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mercoledì 11 dicembre 2013

MAN OF THE YEAR 2013 – N. 8 MICHAEL DOUGLAS



Michael Douglas
(USA 1944)
Genere: evergreen
Il suo 2013: dopo aver sconfitto il cancro, ha offerto una delle performance recitative dell'anno, e della sua vita, nei panni del pianista gay Liberace nel biopic Dietro i candelabri - Behind the Candelabra.
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È in classifica: perché ha saputo rivelare un inaspettato e gaio talento con un personaggio ben lontano dai suoi soliti ruoli da sciupafemmine.
Il suo discorso di ringraziamento: "Ti ringrazio tantissimo, cara fanciulla cannibale. Oops, mi sa che non sono ancora riuscito a uscire dal personaggio di Liberace..."

Dicono di lui su
cinguettator
Catherine Zeta Jones @CatherineZJones
Una volta parlava solo della vagina di @sharonstone, dopo #Liberace solo di #Sex&TheCity e @ladygaga. Ridatemi mio marito, per favore!


giovedì 20 giugno 2013

QUEL CHE SUCCEDE A LAS VEGAS NON SEMPRE RESTA A LAS VEGAS, PURTROPPO


Una ragazza a Las Vegas
(USA, UK 2012)
Titolo originale: Lay the Favorite
Regia: Stephen Frears
Sceneggiatura: D.V. DeVincentisB
Tratto dalla biografia: Lay the Favorite di Beth Raymer
Cast: Rebecca Hall, Bruce Willis, Catherine Zeta-Jones, Laura Prepon, Frank Grillo, Joel Murray, Joshua Jackson, Vince Vaughn
Genere: commedia che non fa ridere
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Commedie che non fanno ridere. Potrei passare ore a elencarle, se solo mi ricordassi i loro titoli. Se c’è una cosa che il cinema americano non ci fa mai mancare è una buona dose di filmetti pseudo brillanti e pseudo comici che oh, facessero ridere un solo momento uno in tutta la visione. Invece niente. Una ragazza a Las Vegas è una di queste commedie, commedie che non fanno ridere. Ma mai. Ci fosse una scena simpatica ci sarebbe da festeggiare. Ma no, sorry. Nada de nada. Manco un sorrisino.
In compenso però la storia è originale…
Questa era una battuta. Non so se faceva ridere, probabilmente no, però ci potete scommettere che era più divertente dei momenti divertenti del film.
Quali momenti divertenti?
Anche questa era una battutona. Lo dico nel caso non si fosse capito.
Non si era capito, vero?
Oddio, questo post è stato contagiato dalla mancanza di umorismo della pellicola. Noooooooo!

"Mi sento una versione scema (ma figa) del protagonista di A Beautiful Mind."
La storia originalissima presentata dalla pellicola è quella di una bella ragazza che di professione fa la private dancer, la stripper a domicilio come quella cantata da Tina Turner, e che però si sente intrappolata nella sua sciatta vita di provincia e allora vuole andare a tentare la fortuna a Las Vegas. Che fantasia! Che storia mai sentita!
A interpretare questa ragazza a Las Vegas troviamo Rebecca Hall. Buona attrice, Rebecca, vista in film come The Town, Vicky Cristina Barcelona, The Prestige e Iron Man 3, peccato sia del tutto fuori parte. Come ragazza superficiale e ingenua non se la cava per niente. Ci sarebbe stata meglio una dotata di un maggiore senso dell’umorismo, una come una Anna Faris. Rebecca Hall, che per carità per l’occasione sfoggia anche un bel physique du role, è troppo sofisticata, la vedo meglio in un film in costume. Costume ottocentesco, non costume da bagno.

"Azz! Ormai sono più rifatta di Liberace!"
A Las Vegas, la ragazza non va per passare dalla vita dentro una roulotte a quella tra le roulette, bensì per fare la barista. Una volta arrivata nella città del peccato, che in questa pellicola appare in una maniera molto edulcorata e ben poco peccaminosa, trova invece un altro lavoro. No, non torna a fare la spogliarellista, no, non si mette a fare la escort, bensì diventa la segretaria tuttofare di un noto gambler locale. Cos’è un gambler?
È uno scommettitore, un giocatore d’azzardo professionista. A interpretare questo grande gambler vi è Bruce Willis. Bruce che ormai accetta qualunque parte, tra un po’ lo vedremo anche in un cinepanettone, se ancora i cinepanettoni vengono sfornati e spero di no. Bruce gigionissimo ma anche svogliatissimo e non c’è solo lui. Il cast è di quelli quasi da grandi occasioni, con una plasticosa Catherine Zeta-Jones che pure lei ormai per $100 dollari la fate venire alla prima comunione di vostro nipote, l’ex Pacey di Dawson’s Creek Joshua Jackson, l’ex That ’70s Show Laura Prepon, più un Vince Vaughn mai così fuori forma.

"Bruce, ci sono i Vanzina in linea per te..."
"Uh, passameli. Non vedo l'ora di prendere sold... ehm girare un film con loro."
Al che io mi chiedo: ma su carta la sceneggiatura, ispirata per altro alla biografia di tale Beth Raymer, la vera ragazza a Las Vegas, era scritta tanto da Dio da convincere tutti questi attori? O Stephen Frears ha fatto davvero un così cattivo lavoro alla regia?
Che poi io Stephen Frears è un regista che non capisco. È uno che nella sua carriera ha fatto anche dei buoni film, su tutti Alta fedeltà, ed è uno passato senza problemi per pellicole completamente differenti tra loro, da Le relazioni pericolose e Eroe per caso, da Mary Reilly a Tamara Drewe, da La regina a questa Una ragazza a Las Vegas. Va bene cambiare, va bene la varietà, ma nella sua opera non ci vedo un filo comune. È un mestierante che prende ciò che gli capita, come purtroppo il Bruce Willis degli ultimi tempi. È un directeur ma non un metteur en scène.

Se non si era ancora capito, sconsiglio la visione di questa ragazzetta a Las Vegas. Non che sia una roba del tutto inguardabile, però è davvero ma davvero inutile. Pure io dovevo aspettarmelo. In generale i film sulle scommesse e sul gioco d’azzardo non mi piacciono e quindi ci avrei scommesso che nemmeno questo sarebbe stato un puledro da primo posto. Però avrei puntato se non altro su una pellicola da metà classifica, e invece questo è solo un film da ultima posizione.
Scommettiamo che non piacerà nemmeno a voi?
(voto 4/10)


lunedì 20 maggio 2013

QUELLO CHE SO SULL’AMORE NON L’HO IMPARATO DA MUCCINO


Quello che so sull’amore
(USA 2012)
Titolo originale: Playing for Keeps
Regia: Gabriele Muccino
Sceneggiatura: Robbie Fox
Cast: Gerard Butler, Jessica Biel, Catherine Zeta-Jones, Dennis Quaid, Uma Thurman, Judy Greer, Noah Lomax, Iqbal Theba, James Tupper, Jason George
Genere: ruffianata
Se ti piace guarda anche: La ricerca della felicità, La dura verità

Quello che so sull’amore mette in scena molto bene quella che è (o dovremmo dire è stata?) la parabola di Gabriele Muccino a Hollywood. Il protagonista del film è un ex calciatore britannico che all’inizio suscita grande curiosità negli USA, per poi finire presto nel dimenticatoio, in una maniera non troppo dissimile a quanto capitato al Gabriele nostro (nostro???).

"Dopo essere stato nominato in questo film, Beckham ha deciso di ritirarsi.
Sarà un caso?"
Il Muccino senior è un regista italiano che a sorpresa era riuscito a intrigare parecchio dall’altra parte dell’Oceano grazie a L’ultimo bacio, un melodrammone dall’intensità tipicamente mediterranea, ma girato con occhio internazionale. Una ruffianata accattivante, però una ruffianata accattivante ben fatta. Will Smith decideva così di chiamare il Muccino a dirigerlo in La ricerca della felicità, una ruffianata di quelle brutte forti che però riesce a conquistare i botteghini e con cui Willy il principe di Bel-Air si aggiudica persino una generosissima, inventatissima nomination agli Oscar. Nonostante per quanto mi riguarda il film sia terribile, Gabriele Muccino riesce a conquistare Hollywood. Will Smith parla di lui in maniera entusiastica e sembra che tutti vogliano lavorare con il regista venuto dall’Italia. Anche perché se è riuscito a far beccare una nomination a Willy, può farla avere a chiunque…

Il suo secondo colpo a Hollywood Sette anime è un’altra schifezza, ben lontana dai primi simpatici lavori italiani del Muccino, Ecco fatto e Come te nessuno mai. A livello commerciale si rivela meno fortunato rispetto a La ricerca della felicità e a qualunque altro film con Will Smith, però è ancora un mezzo flop. Le quotazioni di Muccino cominciano a scendere e lui si prende una pausa italiana per dirigere il pessimo sequel de L’ultimo bacio, Baciami ancora, questo qui…


A Hollywood comunque credono ancora in lui, anche se magari un po’ meno di prima. Gli offrono così la regia di una commedia romantica molto classica, con un cast magari non di superstar dagli incassi garantiti come Will Smith, magari non di attori di serie A, ma di serie B. Che la serie B hollywoodiana è roba mica da buttar via. Ci sono Gerard Butler, Jessica Biel, Catherine-Zeta Jones, Dennis Quaid, Judy Greer e una da Champions League, almeno quando è allenata dal Coach Tarantino, come Uma Thurman, e gli danno per di più un budget di quelli medi per gli standard hollywoodiani, ma mica noccioline: $35 milioni.
La produzione di quella che sembra una commediola come tante dovrebbe filare via liscia, invece Muccino entra in crisi e, per lo stress nella realizzazione di una pellicola tanto complicata (ma dove?) ingrassa come un porco.


"Quel Muccino me lo magnerei allo spiedo, gnam!"
Risultato finale?
Il film cinematograficamente fa pena, ciò era già preventivabile, ed è pure un floppone a livello commerciale, con appena $13 milioni incassati negli USA. In Italia, per via di un intramontabile campanilismo, la pellicola non va nemmeno malaccio, con oltre €4 milioni raggranellati, eppure i tempi d’oro de ‘na vorta sono lontani. Gabriele Muccino ha fatto flop, da qualunque parte lo si guardi, e per giunta si ritrova anche ad essere un cicciobombo, non cannoniere.

La critica t’ha bastonato, il pubblico t’ha ignorato, il cibo t’ha ingozzato e io che devo fa’ a questo punto, caro Muccino?
Mi spiace infierire. Sarebbe persino troppo facile. Criticare te ormai è un po’ quasi come criticare i Modà. Allo stesso tempo, non si riesce nemmeno a parlarne bene. Manco sforzandosi tanto. Ah Gabrié, io vorrei proprio fare il bastian contrario e spezzare una lancia a tuo favore. Ma come se fa?
Quello che so sull’amore è un film pessimo, imbarazzante sotto tutti i punti di vista, dalle interpretazioni (terribile in particolare Dennis Quaid e cagna as usual Jessica Biel) alla pessima colonna sonora, e per giunta è una di quelle ruffianate tutte buoni sentimenti che scatenano solo i miei peggiori sentimenti.

"Da Tarantino a Muccino... me viene da piagne, li mortacci sua!"
Già l’idea di raccontare la storia di un ex calciatore britannico che negli Stati Uniti si ricicla come allenatore di una squadra di soccer di bambini appariva un disastro annunciato. Le pellicole sportive sono spesso una grossa incognita, ma se non altro quelle sulla sacra triade degli sport americani composta da Baseball, Football e Basketball almeno in patria si rivelano spesso e volentieri fortunate, almeno da un punto di vista commerciale. Quando si sceglie di parlare di calcio al cinema, il rischio di autogoal è invece fortissimo.
Il soccer comunque è giusto un contesto vago, attorno al quale è costruita la classica, sdolcinatissima commediola sentimentale e per di più famigliare. Se con i film sentimentali il rischio di cadere nello zuccheroso è alto, con le pellicole famigliari il rischio diabete è quasi certo. Quello che so sull’amore non fa niente per evitare tale pericolo, un po’ come l’ingrassatissimo Muccino quando siede a cena. Il copione segue anzi passo per passo il manuale della perfetta pellicola sdolcinata, concentrandosi in maniera superficiale e banale sul rapporto padre/figlio come già fatto nella hit mucciniana La ricerca della felicità.
La colpa, va detto, più che di un Muccino che si limita a dirigere in modalità zombie, è di una sceneggiatura a dir poco scandalosa. Anziché approfondire la parabola discendente dell’ex calciatore fallito come fatto in tutt’altra maniera da un film con un protagonista vagamente simile come The Wrestler, assistiamo a una semplice romcom, con il bel protagonista Gerard Butler conteso da TUTTE le donne del film. Tutte lo cercano, tutte lo vogliono: Catherine Z, Uma, persino la nerdosa Judy Greer e, naturalmente, anche la sua ex Jessica Biel.

"Coraggio piccolo, questa era l'ultima volta che ci vedevamo un film di Muccino.
Un altro non glielo fanno più fare..."
Come andrà a finire?
Eddai che lo sapete già. Eddai, che se vi aspettate anche solo la benché minima sorpresa, avete sbagliato film.
Gabriele Muccino invece non ha sbagliato film. Credo che una pellicola del genere possa far bene, non solo al suo girovita, ma anche al suo ego. Adesso che ha capito che a Hollywood non è tutto rose e fiori, può tornare a occuparsi di qualche progetto più personale qui nella sua terra. I tempi in cui riusciva a dirigere e a scrivere in maniera decente sono lontani, Baciami ancora l’ha confermato, però quando ha girato sceneggiature di altri i risultati sono stati ancora peggiori. Adesso che più in basso di così non può scendere, sia sul piano artistico che su quello commerciale, il Muccino può solo risalire. Sognando un happy ending hollywoodiano di quelli che tanto ama.
(voto 4/10)



lunedì 6 maggio 2013

EFFETTI COLLATERALI, THE GIRL WITH THE CHANNING TATTOO


Effetti collaterali
(USA 2013)
Titolo originale: Side Effects
Regia: Steven Soderbergh
Sceneggiatura: Scott Z. Burns
Cast: Rooney Mara, Channing Tatum, Jude Law, Catherine Zeta-Jones, Ann Dowd, David Costabile, Mamie Gummer, Vinessa Shaw
Genere: psichiatrico
Se ti piace guarda anche: Crime d’amour, Limitless, Il cigno nero, Margin Call

Ci sono film che mi provocano seri effetti collaterali.
Il lato positivo ad esempio mi ha provocato un innamoramento immediato nei confronti di Jennifer Lawrence.
Limitless mi ha fatto venire voglia di prendere la droga NZT proprio come fa il protagonista.
Cloud Atlas mi ha fatto desiderare di reincarnarmi in un'altra persona. Un'altra persona che non ha mai visto Cloud Atlas e mai perderà tre ore della sua vita a vederlo.
Avatar mi ha messo in testa l’idea di spedire James Cameron dritto su Pandora. Questo forse non era un effetto collaterale, ma un effetto voluto.

Effetti collaterali mi ha invece provato come effetto collaterale iniziale un forte desiderio di prendere delle pillole, degli psicofarmaci. Proprio ciò che fa la protagonista del film.
Rooney Mara è depressa.
Perché? Cosa ha da essere tanto depressa, questa povera figliola?
"Sposata con Channing Tatum? Che orrore, nun gliela posso fà!"
Il suo maritino, quel brutto ragazzo di Channing Tatum, è appena uscito di galera e si appresta finalmente a stare insieme a lei per tutto il resto della sua vita. Quale donna non sarebbe depressa, davanti a una simile, tragica prospettiva?
Rooney Mara decide che una vita del genere non vale la pena di essere vissuta e allora tenta il suicidio. Ma sopravvive, ahilei. Per aiutarla a superare questo momento di sconforto esistenziale, lo psichiatra Jude Law le fornisce un nuovo psicofarmaco che pare avere effetti miracolosi. Riuscirà questo medicinale a risolvere i suoi problemi e a farle dimenticare il dramma di una vita insieme a Channing Tatum?

Questa non è che la prima parte di una visione parecchio avvincente, che ha sviluppi thriller non rivoluzionari ma nemmeno troppo scontati, più qualche interessante attualissima incursione nel mondo dell’insider trading, delle industrie farmaceutiche, e qualche altra sorpresina in grado di renderlo uno dei film più intriganti del periodo. Pur non senza difetti collaterali, Effetti collaterali è una pellicola decisamente d'effetto e senza bisogno di effetti speciali. Per quelli potete tranquillamente andare a vedervi Iron Merd 3.
A colpire è una sceneggiatura davvero molto ben orchestrata, che può sembrare confusa ma sa sempre dove andare a parare ed è inoltre capace di passare attraverso variazioni tematiche notevoli e pure cambi di protagonisti in corso. Uno script coraggioso con cui lo sceneggiatore Scott Z. Burns si fa perdonare quello sfocato di Contagion, precedente molto meno riuscita collaborazione con Steven Soderbergh.

"Channing, ti bacio, ma in realtà sto pensando al suicidio."
"Ah sì? Io tanto stavo pensando a Matthew McConaughey..."
Veniamo a Steven Soderbergh. È un regista troppo prolifico per i miei gusti e, come ho già detto ad esempio a proposito di Woody Allen, io preferisco quegli autori che tirano fuori un film solo ogni tanto, quando sentono che è il momento giusto. Le pellicole del Soderbergh che ho visto, solo una parte del suo infinito lavoro, le ho comunque apprezzate tutte, a parte il citato Contagion, con picchi soprattutto in Erin Brockovich, Traffic, Out of Sight e Sesso, bugie e videotape, ma anche il suo ultimo Magic Mike, grande successo ai botteghini ingiustamente sottovalutato da una parte di critica e bloggers. Tralasciando l’incursione nell’action con Knockout - Resa dei conti, che dopo la pioggia di critiche mi sono risparmiato per non rovinarmi l’opinione nei confronti del regista, Effetti collaterali fa qualcosa di analogo proprio al recente Magic Mike. Laddove quello era una specie di variante indie di Jersey Shore, questo è una variante indie del classico thriller. E, anche in questo caso, Soderbergh riesce a stupire con una vicenda intricata e dagli sviluppi inattesi, oltre che a convincere con la sua regia fredda quanto impeccabile.

"Catherine Z, ma tu te lo faresti Channing Tatum?"
"Brrr, no. Ma come ti viene in mente? Che schifo!"
Ad aiutarlo ci pensa l’ottimo cast da lui arruolato: oltre al brutto Channing Tatum, c’è il brutto Jude Law, la brutta Catherine Zeta-Jones e la già citata brutta pure lei Rooney Mara. Notevolissima in particolare l’interpretazione di quest’ultima, ma anche Jude Law zitto zitto non sbaglia mai un ruolo.
Chicca omaggio: le ottime musiche di Thomas Newman, già autore della sublime soundtrack di American Beauty.
E allora, CHE CAZZO VOLETE DI PIU’ DA UN FILM?
COSA?
IL SANGUE?
C’E’. C’E’ ANCHE UN PO’ DI SANGUE, QUI DENTRO. CONTENTI ADESSO?
SEMPRE PRONTI A CRITICARE TUTTO. UNA VOLTE CHE C’E’ UN BEL FILM, UN THRILLER NUOVO, NON LA SOLITA MINCHIATONA ANNI 80/90 SUPERATISSIMA, NON SIETE CONTENTI?
MA COME SI FA?

Attenzione: Effetti collaterali come effetto collaterale finale può provocare lampi di pura schizofrenia e attacchi violenti d'ira nei confronti dei suoi detrattori. Ma non c’è problema. Tanto ci sono gli psicofarmaci. Basta un poco di zucchero (non il cantante, mi raccomando) e la pillola va giù. Tutto brillerà di più!
(voto 8/10)



venerdì 19 aprile 2013

ALTA FEDELTA’... ALLE CLASSIFICHE


Alta fedeltà
(UK, USA 2000)
Regia: Stephen Frears
Sceneggiatura: D.V. DeVincentis, Steve Pink, John Cusack, Scott Rosenberg
Tratto dal romanzo: Alta fedeltà di Nick Hornby
Cast: John Cusack, Iben Hjejle, Todd Louiso, Jack Black, Lisa Bonet, Catherine Zeta-Jones, Tim Robbins, Lily Taylor, Joan Cusack, Joelle Carter, Natasha Gregson Wagner, Drake Bell, Bruce Springsteen, Sara Gilbert
Genere: musicalesistenziale
Se ti piace guarda anche: About a Boy - Un ragazzo, L’amore in gioco, Non mi scaricare, School of Rock, Be Kind Rewind, Non per soldi… ma per amore

Dovete sapere che la creazione di una grande compilation richiede più fatica di quanto sembri. Devi iniziare alla grande, catturare l'attenzione! Allo stesso livello metti il secondo brano, e poi devi risparmiare cartucce inserendo brani di minore intensità. Eh... sono tante le regole.
Rob Gordon/John Cusack (Alta fedeltà)

La creazione di una recensione segue all’incirca le stesse regole di quelle di una compilation. L’attacco dev’essere qualcosa che attira subito l’attenzione, e cosa meglio di una bella citazione pronta e servita su un piatto d’argento?
Alta fedeltà è fatto apposta per essere citato. Il libro ancora più del film. Che poi va sempre così. Il libro è meglio del film e anche questo è il caso. Però, per quanto il romanzo originale di Nick Hornby sia ancora più mitico, la trasposizione cinematografica è davvero ottima e rimane anche a distanza di qualche annetto una delle commedie più scoppiettanti e divertenti del nuovo millennio. L’ambientazione è passata da Londra a Chicago, si è americanizzato il tutto, alcune cose sono state semplificate ma per me resta un buonissimo esempio di come adattare un romanzo cult in una pellicola cult allo stesso livello o quasi.

Top 5 delle trasposizioni cinematografiche da libri che ho letto
1) Le regole dell’attrazione da Bret Easton Ellis
2) Il giardino delle vergini suicide da Jeffrey Eugenides
3) Il silenzio degli innocenti da Thomas Harris
4) Fight Club da Chuck Palahniuk
5) Trainspotting da Irvine Welsh

Per il protagonista di Alta fedeltà, Rob Gordon nel film/Rob Fleming nel libro, una compilation deve riuscire a parlare di te stesso, sfruttando però l’arte creata da altri. Ed è anch’essa un’arte. Una cosa valida per le canzoni, così come pure per i film. Se dovessi fare una top 5 dei film che parlano in qualche modo di me, ci metterei sicuramente dentro Alta fedeltà per la passione musicale dei vari personaggi e per la mania maniacale del protagonista di fare liste. Ancora di più mi ritrovo però nel protagonista di un altro romanzo di Nick Hornby, About a Boy - Un ragazzo, anch’esso trasposto in una pellicola americanizzata ma comunque godibile, nonostante l’attualizzazione della vicenda agli Anni Zero abbia eliminato i riferimenti a Kurt Cobain che rendevano il romanzo ancora più memorabile.

Top 5 dei film con cui in qualche modo mi identifico con i protagonisti
1) About a Boy
2) Alta fedeltà
3) (500) giorni insieme
4) Drive
5) Noi siamo infinito

"No, il nuovo dei One Direction non ce l'abbiamo. Ma sai dove puoi trovarlo?
Nella spazzatura, ecco dove."
Tornando fedeli ad Alta fedeltà, tra l’altro titolo geniale, è una pellicola ovviamente ad altissimo tasso di musicalità. Con dei personaggi del genere, d’altra parte, non poteva essere altrimenti. Per chi non lo sapesse, Rob/John Cusack è infatti un ex dj proprietario di un negozio di dischi, assistito da due altri geek musicali non da meno: il timido Todd Louiso, di recente riciclatosi come regista ma con risultati decisamente pessimi (vedi Un microfono per due), e lo scatenato Jack Black, il cui successivo School of Rock sembra quasi uno spinoff ritagliato sul suo personaggio in Alta fedeltà.

Top 5 interpretazioni di Jack Black
1) Alta fedeltà
2) School of Rock
3) Be Kind Rewind
4) Amore a prima svista
5) King Kong

Anche io da ragazzino sognavo di lavorare un giorno in un negozio di dischi. Poi sono arrivati Napster e la crisi dell’industria musicale e oggi aprire un negozio di dischi appare un’idea furba tanto quanto mettere su un Blockbuster. Tanto per dire, il proprietario del record store della mia cittadina in cui andavo a comprare i CD da teenager adesso s’è messo a fare il becchino, fatto che trovo particolarmente simbolico e ironic, come canterebbe Alanis Morissette. O, come canterebbe Bob Dylan, the times they are a-changin’…

"Ford, te lo devo proprio confessare: preferisco nettamente
Pensieri Cannibali a WhiteRussian!"
Top 5 dei miei lavori ideali
1) Marito mantenuto di Jennifer Lawrence
2) Selezionatore di musiche per spot pubblicitari
3) Fare il terzo Daft Punk
4) Assaggiatore di birra Guinness
5) Recensore cinematografico pagato profumatamente

Tre malati di musica le cui vite nel negozio di dischi e fuori sono accompagnate da una colonna sonora che passa da Marvin Gaye ai Belle and Sebastian, da Elton John a Bruce Springsteen (presente anche in un cameo che avrà fatto avere un attacco di cuore al mio blogger rivale Ford), passando per Joan Jett, Katrina & the Waves, Chemical Brothers, Goldie, Velvet Underground, Bob Dylan, Stereolab e un sacco di altri.

Top 5 canzoni del film
1) Jack Black nella cover di “Let’s Get It On” di Marvin Gaye
2) Beta Band “Dry the Rain”
3) Lisa Bonet nella cover di “Baby I Love Your Way” di Peter Frampton
4) Belle and Sebastian “Seymour Stain”
5) Stevie Wonder “I Believe (When I Fall in Love It Will Be Forever)”

Oltre a quei tre disgraziati dei personaggi maschili, sfilano anche la tipa presente e le ex di Rob/John Cusack. Una galleria di donne molto variegata in cui spiccano una Catherine Zeta Jones spumeggiante e una bona Lisa Bonet, mentre più in ombra resta la protagonista femminile vera e propria, l’impronunciabile danese Iben Hjejle, che dopo questa pellicola non stupisce sia tornata abbastanza nell’oblio.

Top 5 donne di Alta fedeltà
1) Catherine Zeta Jones
2) Lisa Bonet
3) Natasha Gregson Wagner (la giornalista musicale)
4) Iben Hjejle
5) Joelle Carter

Musica, donne, risate, qualche momento più introspettivo ma non troppo, una serie di personaggi fantastici… difficile chiedere di più a una commedia. Spiace averla tradita con altri film negli ultimi anni, ma a ritrovarla Alta fedeltà è ancora in splendida forma e una botta gliela si dà di nuovo più che volentieri. Anche più di una. Fino a che non capiterà di innamorarsi di nuovo.
(voto 8+/10)

Post pubblicato anche su L'OraBlù, con il nuovo minimal poster creato da C(h)erotto.


martedì 4 dicembre 2012

Rock for aged

Rock of Ages
(USA 2012)
Regia: Adam Shankman
Cast: Julianne Hough, Diego Boneta, Tom Cruise, Russell Brand, Alec Baldwin, Paul Giamatti, Bryan Cranston, Catherine Zeta-Jones, Malin Akerman, Mary J. Blige, T.J. Miller
Genere: kitsch
Se ti piace guarda anche: Glee, Moulin Rouge!, Nine, Burlesque

Che tamarrata!
Una tamarrata con un grande Tom Cruise nella parte di un rocker ispirato a Bret Michaels, Axl Rose, Jon Bon Jovi, Anthony Kiedis, Nikki Sixx, Tommy Lee, al cantante degli Europe e a Satomi dei Bee Hive...

"Non ho più l'età per fare... che ora si è fatta? Le 8 di sera? Troppo tardi!"

...con la Barbie-gnocchetta Julianne Hough che è rock quanto un pezzo dei One Direction...
Cioè tantissimo!
XD

"Pettinata così sono più rock di Heather Parisi!"

...con il promettente Diego Boneta che assomiglia al protagonista del telefilmetal Todd and the Book of Pure Evil...

"Hey, baby, l'hai comprata la compilation di Natale di quel nuovo artista, quel Michael Bublé?"
"No, è troppo heavy-metal per me."
"Penso che tu non sia pronta per questa musica... ma ai nostri figli piacerà!"
...con Alec Baldwin nella parte di Mr. James Ford, con Russell Brand nella parte praticamente di se stesso, con un Bryan Cranston come al solito quando non è in Breaking Bad sprecatissimo, con una Catherine Zeta-Jones che sembra l’abbiano “ibernata nel culo di Margaret Thatcher”, con un’insopportabile scimmietta, con una sceneggiatura sfilacciata e con una selezione musicale che sembra uscita da Virgin Radio...
Tutto questo è Rock of Ages!

"Ma perché Katy Perry era sposata con te?"
"Ma semmai perché Kim Basinger era sposata con te?"

E poi?
Poi alcune scenette musicali sono ottime (tutte quelle con Tom Cruise), qualcuna divertente (Alec Baldwin + Russell Brand sulle note dei REO Speedwagon), qualcun’altra sembra una versione leggermente rock-oriented di High School Musical (quelle con Julianne Hough), qualcun’altra è penosa (Z-Jones in Chiesa) e qualcun’altra evitabile (Mary J. Blige che c’azzecca con il rock?).

"Dici che conciata così sembro più trans che rock? Certo che anche tu, con quel look da Ke$ha, non sei messa tanto meglio..."

Ambientato in un’epoca lontana lontana in cui la dubstep non era ancora stata inventata, Rock of Ages a tratti sembra una puntata di Glee in cui si cantano classici del rock anni ’80, ovvero una puntata di Glee qualsiasi, a tratti sembra una commedia 80s, a tratti è banalotto, a tratti è più un musical di Broadway che una pellicola cinematografica vera e propria, a tratti è piacevole e divertente.
Però, soprattutto, che tamarrata che è!
(voto 5,5/10)


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