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martedì 18 gennaio 2011

Le interpretazioni cult del 2010

Le migliori interpretazioni dell’anno? No, solo quelle che personalmente ho trovato più cult (qualunque cosa questa parola possa significare)

10. Bruce Willis, videoclip “Stylo” dei Gorillaz
Bruce Willis che fa il Bruce Willis. Sempre il migliore.


9. Luis Tosar, Cella 211
Malamadre, leader-idolo della rivolta carceraria nello spagnolo Cella 211.


8. Bill Murray, Benvenuti a Zombieland
Il suo cameo in Zombieland è breve (se no che cameo sarebbe?), ma memorabile.


7. Heather Morris, Glee
Guardandola in maniera superficiale, la cheerleader Brittany di Glee è una tipa stupida. Ma guardando più in profondità è genialmente stupida.


6. Aggeliki Papoulia, Kynodontas
L'attrice con il nome più pazzesco dell'anno nella scena più pazzesca interpretata quest’anno nel film più pazzesco visto quest’anno.


5. Orsetto Lots-O, Toy Story 3
Non fatevi ingannare dalle sue morbide apparenze, Lots-O è il personaggio più totalmente bastardo dentro della saga di Toy Story, forse dell’intera produzione Pixar tutta. Per questo è il mio preferito.


4. Sylvie Testud, Lourdes
Ottimo film, Lourdes. Ma a spiccare è soprattutto la protagonista Sylvie Testud, costretta su una sedia a rotelle e poi miracolata. Perlomeno fino a che non sente “Felicità” di Albano & Romina…


3. Janelle Monae, videoclip di “Tightrope”
Che stile. Cazzo, che stile.


2. Robert Sheehan, Misfits
Un serio (sebbene serio non sia proprio il termine più appropriato) pretendente al titolo di personaggio più divertente di tutti i tempi e non solo in tv. Signore e signori: Robert Sheehan, alias Nathan Young della serie tv britannica Misfits.


L’equivalente odierno di Molly Ringwald nelle pellicole anni ’80 di John Hughes. Anzi, è ancora meglio. Un mito immediato.

mercoledì 5 gennaio 2011

I miei film dell'anno 2010 - n. 23 Cella 211

Cella 211
(Spagna)
Regia: Daniel Monzón
Cast: Luis Tosar, Alberto Ammann, Marta Etura, Antonio Resinas, Carlos Bardem
Genere: rivolta carceraria
Se ti piace guarda anche: Il profeta, Bronson, Prison Break, Fuga per la vittoria, Le ali della libertà, Il miglio verde

Trama semiseria
Juan, sosia ufficiale del calciatore Raul, arriva con un giorno d’anticipo al suo nuovo posto di lavoro da secondino, per fare una bella impressione. Come quasi ogni volta che al lavoro fai qualcosa di non richiesto, si rivelerà un’autentica stronzata. Infatti per una serie di circostanze davvero sfigate, quando capita per di lì scoppia guarda caso una rivolta carceraria senza precedenti. Per cercare di uscirne vivo, Juan finge quindi di essere un nuovo carcerato. Il folle capo della rivolta Malamadre gli crederà?

Pregi: un film sull’amicizia/rivalità macho alla Point Break/Fast & Furious con una sceneggiatura davvero brillante e adrenalinica da fare invidia a Hollywood (a quando un remake?), con in più risvolti socio-politici più tipicamente europei
Difetti: c’è poca figa. Sarà mica perché è principalmente ambientato in un carcere maschile? Chissà?

Personaggio cult: Malamadre, o meglio de puta madre
Scena cult: il delirio quando scoppia la rivolta

Leggi la mia RECENSIONE

mercoledì 21 aprile 2010

Prison Break

Cella 211
(Spagna, 2009)
Titolo originale: Celda 211
Regia: Daniel Monzón
Cast: Luis Tosar, Alberto Ammann, Marta Etura, Antonio Resinas, Carlos Bardem

“Non fuggire in cerca di libertà quando la tua più grande prigione è dentro di te.” Jim Morrison

Il genere carcerario negli ultimi tempi sembra essere diventato uno dei mezzi migliori per raccontare le contraddizioni anche della società che sta al di fuori dalla gattabuia. La cosiddetta società “libera”. In Francia l’ha fatto lo splendido “Il profeta”, in Spagna il campione al box-office e trionfatore ai Goya (gli Oscar iberici) “Cella 211”.

Juan, per fare buona impressione, si presenta con un giorno d’anticipo al lavoro come secondino. Solo che quando il tuo nuovo posto di lavoro è un carcere, forse faresti meglio a startene a casa con la mogliettina incinta. Anche perché proprio quel giorno nella prigione scoppia una rivolta e lui rimane dentro alla cella 211. Vestito in abiti civili, si fa passare per un nuovo detenuto e riesce ad entrare nella grazie di Malamadre, il leader dei detenuti, una sorta di Vin Diesel ispanico. Dall’interno proverà a mettere fine alla ribellione, ma bastano poche ore dietro le sbarre e la tua concezione del mondo può cambiare radicalmente.
Nelle menzogne, tra Malamadre e l’agente sotto copertura Juan nasce una profonda amicizia che ricorda “Fast & Furious” e naturalmente anche il precursore del genere: “Point Break” di Kathryn Bigelow. Strepitoso il personaggio di Malamadre, un leader criminale con le idee chiare in testa che fa scoppiare tutto ‘sto casino non per evadere, ma per far valere i diritti e migliorare le condizioni dei reclusi in tutta la nazione.

Il film funziona dunque alla grande su due piani. Uno più incentrato sull’azione e sui meccanismi di tensione che è roba da far invidia e molte sceneggiature hollywoodiane (non mi stupirebbe se ne facessero un remake magari proprio con Vin Diesel). La storia è notevole fin dall’inizio con una descrizione dell’ambiente che ricorda la prima parte di “Shining” dedicata all’Overlook Hotel e in grado poi di mantenere costante l’interesse grazie ad alcune svolte narrative non scontate.
Su un altro piano è un’ottima riflessione sulle dinamiche sociali e anche un grido di protesta sulla condizione nelle carceri. Perché anche da una gabbia può partire una rivoluzione.
(voto 8)

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