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giovedì 10 agosto 2017

I film da buttare giù dalla torre (nera) di Ferragosto





Ferragosto, cinema mio non ti conosco.
Oppure sì?
Ecco le uscite di questa e pure della prossima settimana, tanto la prossima arriva giusto 1 film 1.
Ecco tutte le pellicole da vedere, e soprattutto da non vedere, nei cinema nei prossimi afosi giorni.
Tutte commentate adorabilmente da me e oscenamente dal mio blogger rivale Mr. James Ford.

La torre nera
(nei cinema da giovedì 10 agosto)
"Idris, la devi smettere di dire che le romcom sono solo per cannibali e/o sfigati."
"In effetti devo confessare di aver adorato Come farsi lasciare in 10 giorni, ma non andare a dirlo in giro."

giovedì 29 giugno 2017

Cinema criminale





Mentre le spiagge e le piscine si affollano sempre di più, e cinema e blog cinematografici si svuotano sempre di più (UUUH, CHE PAROLE POLEMICHE!), ecco che in sala arrivano una serie di filmetti che sanno molto di saldi estivi. E che riusciranno a svuotare le sale ulteriormente, un po' come si faceva con i pezzi svuotapista in discoteca un tempo, quando io e il co-conduttore di questa rubrica Mr. James Ford eravamo ggiovani.


Codice criminale
"Ford, vuoi metterti alla guida al mio posto? Ma che ci vuoi far andare ad ammazzare???"

lunedì 12 giugno 2017

Frett & Furious 8





Fast & Furious 8
Titolo originale: The Fate of the Furious
Regia: F. Gary Gray
Cast: Vin Diesel, Charlize Theron, Dwayne Johnson, Michelle Rodriguez, Jason Statham, Tyrese Gibson, Ludacris, Nathalie Emmanuel, Scott Eastwood, Kurt Russell, Elsa Pataky, Luke Evans, Kristofer Hivju, Celestino Cornielle


Fast & Furious ormai si è trasformato nel cinepanettone per i palestrati. Solo che al posto delle scoregge di Boldi ci sono le scazzottate di The Rock e Jason Statham che sembrano uscite da un videogame o dall'ennesima brutta copia di Matrix, o persino di The Raid – Redenzione. E al posto delle scappatelle di De Sica con l'amante di turno, qui c'è quella di Vin Diesel con Charlize Theron.
Come nei cinepanettoni, inoltre, un risalto particolare sta non tanto nella trama (quale trama???), quanto piuttosto nelle location. Da Natale sul Nilo, Natale a Miami e Natale a New York, qui si passa a Fast & Furious a New York, Fast & Furious a Berlino (anche se le riprese delle scene “tedesche” sono state fatte in Georgia, Usa) e Fast & Furious a Cuba.

martedì 24 maggio 2016

Il Cannibale e la Recensione di Ghiaccio





Cannibal Kid
Specchio, specchio delle mie brame, di chi sono i post più belli del bloggame?



Specchio
Di Mr. James Ford del bellissimo blog WhiteRussian, naturalmente.



martedì 27 ottobre 2015

Dark Places - Nei posticini oscuri di Charlize Theron





Dark Places - Nei luoghi oscuri
(USA, UK, Francia 2015)
Titolo originale: Dark Places
Regia: Gilles Paquet-Brenner
Sceneggiatura: Gilles Paquet-Brenner
Tratto dal romanzo: Nei luoghi oscuri di Gillian Flynn
Cast: Charlize Theron, Nicholas Hoult, Christina Hendricks, Tye Sheridan, Chloë Grace Moretz, Sean Bridgers, Corey Stoll, Drea de Matteo
Genere: dark
Se ti piace guarda anche: Devil's Knot - Fino a prova contraria, Rectify, Cold Case

Signora Gillian Flynn, lei è condannata. Condannata a saper scrivere dei buoni thriller. Lo dico senza manco aver mai letto una pagina dei suoi lavori. Mi è bastato vedere L'amore bugiardo - Gone Girl per capirlo e con Dark Places ne ho avuto la conferma. Dark Places quindi è un nuovo giallo della Madonna?
No. Poteva tranquillamente esserlo se sulla sedia da regista si fosse seduto di nuovo David Fincher, o un nome analogo. Ammesso e non concesso siano in circolazione nomi analoghi a David Fincher e ne dubito. Forse giusto Brian De Palma oggi come oggi può essere considerato un thrilleraro degno del confronto. Di certo non lo è Gilles Paquet-Brenner, l'autore francese di questa trasposizione cinematografica che aveva già girato il valido La chiave di Sara e il ridicolo Walled In - Murata viva e che qui dirige in maniera anonima, una volta si sarebbe detto “televisiva” in senso dispregiativo, ma al giorno d'oggi risulterebbe semmai un complimento.

venerdì 3 luglio 2015

L'unica stroncatura al mondo di Mad Max: Fury Road...





L'unica stroncatura al mondo di Mad Max: Fury Road...
la leggerete non so dove, ma a sorpresa non qui su Pensieri Cannibali. E sì che le premesse non erano certo delle migliori. Il primo episodio di questa anomala saga non è che mi avesse entusiasmato più di tanto, giusto per usare un eufemismo. Le cose erano però migliorate con i due capitoli successivi. Ed è ora è la volta di mettersi in marcia su una nuova strada, sulla Fury Road.

Mad Max: Fury Road
(Australia, USA 2015)
Regia: George Miller
Sceneggiatura: George Miller, Brendan McCarthy, Nico Lathouris
Cast: Tom Hardy, Charlize Theron, Nicholas Hoult, Hugh Keays-Byrne, Rosie Huntington-Whiteley, Riley Keough, Zoë Kravitz, Abbey Lee, Courtney Eaton, Megan Gale, Melissa Jaffer
Genere: disto-fico
Se ti piace guarda anche: gli altri Mad Max

È stato un viaggio lungo e difficoltoso, non privo di incidenti e contrattempi. Meglio così. Che palle, quando tutto fila liscio come l'olio. I viaggi più memorabili sono quelli che procedono tra alti e bassi e presentano delle difficoltà sul loro cammino. Dopo una falsa partenza con il primo soporifero Interceptor, l'auto di George Miller ha preso velocità e ha mostrato con Interceptor - Il guerriero della strada e ancor di più con Mad Max: Oltra le sfera del tuono paesaggi parecchio intriganti. Strani, però intriganti. La cosa che più mi ha colpito di questa saga è che ogni episodio è un'avventura a parte. Ognuna è in qualche modo collegata all'altro, ma allo stesso tempo è tutta un'altra storia. Non fa eccezione Mad Max: Fury Road. Non un reboot, né un sequel, quanto piuttosto una rivisitazione dei precedenti episodi. Per fortuna c'è ben poco del primo, giusto la mania per gli inseguimenti in auto, qui comunque condotti a ben altra velocità e potenza visiva. Ci sono diversi richiami ai costumi e alle tribù incontrate in Interceptor - Il guerriero della strada e in Mad Max: Oltra le sfera del tuono e allo stesso tempo c'è qualcosa di più e di diverso. È come se George Miller stesso si fosse reso conto che la sua trilogia possedeva del potenziale che non era riuscito a sfruttare in pieno. Ci sono voluti 30 anni di tempo e il regista australiano è riuscito a spremere tutto il succo presente nei primi tre film in una sola pellicola action de-fi-ni-ti-va.

martedì 21 ottobre 2014

UN MILIONE DI MODI PER RIDERE DEL WEST





Un milione di modi per morire nel West
(USA 2014)
Titolo originale: A Million Ways to Die in the West
Regia: Seth MacFarlane
Sceneggiatura: Seth MacFarlane, Alec Sulkin, Wellesley Wild
Cast: Seth MacFarlane, Charlize Theron, Amanda Seyfried, Liam Neeson, Giovanni Ribisi, Sarah Silverman, Neil Patrick Harris, Christopher Hagen
Genere: comedy western
Se ti piace guarda anche: Ritorno al futuro – Parte III, Django Unchained, Rango, Ted, I Griffin

Il West è stato un periodo davvero, davvero, davvero di merda. Lo penso io, ma lo pensa anche Seth MacFarlane. Perché mi si faccia digerire un film western occorrono allora dei grandi uomini. Il primo è stato Michael J. Fox alias Marty McFly in Ritorno al futuro – Parte III. Il capitolo inferiore della saga, però pur sempre un più che rispettabile sequel di un sequel. Il secondo è stato Quentin Tarantino, con quello che a oggi è il mio western preferito, ovvero Django Unchained. Il terzo è ora appunto il papà dei Griffin, Peter Griffi... pardon intendevo Seth MacFarlane. Se vogliamo ce n’è stato anche un quarto, Jim Jarmusch con il suo Dead Man, ma quello è un film talmente strambo e fuori da ogni genere che non mi sento neanche di classificarlo tra i western.

Seth MacFarlane attraverso la sua nuova opera Un milione di modi per morire nel West rappresenta bene il mio pensiero (cannibale) nei confronti di quel periodo storico. Tutti a lamentarsi che c’è crisi, che l’Italia è 'nammerda, che la vita di oggi è un disastro, ma non è vero. Vivere nel selvaggio West americano sì che era uno schifo. Oltre al fatto che il massimo del divertimento all’epoca era fare una scazzottata al saloon che, a meno che non ti chiami come il mio blogger rivale Mr. James Ford, non è proprio il top dei top, se arrivavi a 35 anni ancora vivo potevi considerarti molto fortunato. In quel periodo era infatti parecchio facile morire in qualunque momento e nella maniera più tragica e assurda immaginabile. Si può realizzare un film spassoso su un periodo tanto deprimente già per i bianchi, figuriamoci per indiani e neri?

Se non ti chiami Mr. James Ford bensì Seth MacFarlane, la risposta è sì. Il geniale creatore de I Griffin, American Dad! e The Cleveland Show torna al cinema con il suo secondo film da regista e sceneggiatore dopo l’esilarante Ted e ancora una volta non delude. Dico subito che non mi è piaciuto allo stesso modo del precedente, dopo tutto si tratta pur sempre di un comedy western, genere ibrido che ha generato porcherie assolute come Wild Wild West, però anche in questa occasione ho riso dal primo all’ultimo istante, o quasi.
Dal film non aspettatevi innovazioni o rivoluzioni. Lo stile MacFarlane è sempre lo stesso, tanto che in alcuni punti sembra di trovarsi dentro a una puntata dei Griffin con un'ambientazione da vecchio West e poi, così come Ted rileggeva a suo modo il genere romcom, lo stesso accade qui con il western. I punti di riferimento, più che i classici del genere, sembrano proprio i film che nominavo in apertura. Un pizzico di Django Unchained per il tocco post-moderno e l’ironia, e soprattutto Ritorno al futuro 3. Non a caso entrambe le pellicole sono citate esplicitamente in un paio di scene chicca di cui non vi svelo di più.

Il punto forte non sta comunque nella revisione del genere western, né in una trama che non si distingue certo per originalità. Così così anche la scelta del cast. Seth MacFarlane si è qui auto assegnato il primo ruolo da attore protagonista della sua carriera e, per essere un esordiente o quasi (prima era apparso giusto in L’acchiappadenti e Comic Movie), se la cava in maniera decente, senza però convincere del tutto. In certi momenti, più che recitare per il cinema sembra stia facendo uno dei suoi monologhi da cabarettista, come alla notte degli Oscar 2013. Charlize Theron poi, dopo avermi esaltato in Young Adult, è tornata a lasciarmi freddo. Splendida donna, eh, però troppo glaciale e non troppo adatta alla commedia.

"La vita nel West faceva cacare, ma se non altro i cappelli erano cool.
Soprattutto se indossati da me. Modestamente, eh."

Più azzeccati i personaggi negativi del film, con Amanda Seyfried e Neil Patrick Harris che riescono a essere perfettamente odiabili. Che sia un merito o un demerito?

"Cannibal voleva insultarci o farci un complimento?"
"Penso che moriremo senza scoprirlo."
"E qui nel West è una cosa che accadrà molto in fretta..."

Ancora più odioso è Liam Neeson, uno degli attori più detestati in assoluto qui dalle parti di Pensieri Cannibali. È stata allora un’autentica goduria vederlo smerdato in un paio di occasioni!

"Me la pagherai cara prima o poi, Cannibal the Kid!"

Molto simpatica invece la coppia formata da Giovanni Ribisi e dalla comica Sarah Silverman in versione prostituta, anche se il migliore in assoluto è il padre del personaggio di Seth MacFarlane interpretato dal cattivissimo Christopher Hagen.

"Non c'è nessun Cannibal qui.
Vattene via dalla mia proprietà, dannato Neeson!"

A mancare è però un personaggio mitico come il mitico orsetto Ted, o scene cult come quelle del precedente film macfarsesco. Non mancano invece le battute esilaranti e una piacevolezza di fondo in grado di farsi apprezzare anche da chi, come me o come il protagonista della pellicola, in mezzo alla polvere, alle sparatorie e alle scazzottate è a suo agio come un pesce fuor d’acqua. E allora abbasso il western e viva Seth MacFarlane!
(voto 6,5/10)

martedì 26 novembre 2013

AMERICAN GIGOLO – PUTTANO AMERICANO




Cosa si fa ‘sta sera, eh raga? Facciamo un bel puttan-tour?
Eddai, vediamo un po’ cosa offre la strada. Mi raccomando: portatevi dietro il ca$h, quello bello pesante, perché questa sera si fa un puttan-tour di lusso. Un puttan-tour cinematografico.
Pronti?

Ad aprire la strada, letteralmente, troviamo la Pretty Woman Julia Roberts. O forse dovremmo dire Pretty Lady, visto che ormai è una MILFona di una certa età. Sempre affascinante, in ogni caso.


Non male, però vediamo che altro c’è in giro…
Mira Sorvino?
Nah, non m’è mai piaciuta, quella.
Dea dell’amore?
Dea dell’amore un cavolo!


Chi altri c’è?
Oh, tu guarda chi si rivede, Audrey Hepburn!
Beh, non sarebbe male restare tutta la notte con lei e poi il mattino dopo andare a fare Colazione da Tiffany. Teniamola presente, anche se ho come il sospetto che sia un pochino morta, tra le riprese di quella pellicola e oggi. Chissà?


Vabbè, tanto c’è Demi Moore, ma lei accetta solo una Proposta indecente e io, con questa economia attuale, non posso proprio fargliela. Al massimo posso farle una proposta indecente nel senso di scandalosamente bassa. Ah Demi, 10.000 delle vecchie lire ti vanno bene?
No, eh?

"I soldi non fanno la felicità...
Chi l'ha detta 'sta stronzata?"

Attenzione, attenzione, chi vedo laggiù in fondo?
Charlize Theron!
Mooolto bene. Charlize Theron è un bel figon…
Aspettate, però, aspettate un attimo raga. A vederla da vicino non è poi tutto ‘sto splendore. Questa sera si è presentata senza trucco in versione Monster e mi sa che non combinerà dei grandi affari…

"Hey, perché nessuno vuole vedere le mie chiappe come nello spot Martini?"

Facciamo un salto al Moulin Rouge? Lì ci lavora Nicole Kidman e dicono che la da via facile.
Dite che spenderemmo di più per il volo fino a Parigi?
E dite anche che se arriviamo con Ryanair e non con un jet privato la Nicole non ci si fila manco di striscio?


Hey, ma quella non è Jodie Foster in versione Taxi Driver?
Sì sì, è proprio lei.
Mmm, però… troppo giovane. Troppo. Chiamate Gabriele Paolini.


Vediamo un po’, con qualche annetto, ma non troppi, di più c’è la Giovane e bella di Francois Ozon, Marine Vacth.
Bonjour, anzi bonsoir. Quanto vuoi, giovane e bella?
Quanto???
Ma t’attacchi, sei troppo cara, baby prostituta!

"Ma bussare non è più di moda?"

Facciamo che tornare dalla cara vecchia pretty woman Julia Roberts, che è un po’ più economica.


Ciao Julia, come vanno gli affari?

Procedono a rilento?

C’è crisi anche sulla strada?

Guarda, è davvero un momentaccio in tutti gli ambiti lavorativi, pure nel tuo…
Vabbé, comunque, andiamo a farci un giro?

Nooo! Ma come per stasera hai finito? Devi andare a rimboccare le coperte ai tuoi figlioletti? E vabbè, ma allora chi mi consigli?

Un uomo???
Un uomo no, dai.

Aspetta, dici che è un tuo vecchio amico? Il tuo più caro vecchio amico, quello con cui hai girato il super
successo Pretty Woman e pure quella menata di Se scappi, ti sposo?
Per Richard Gere posso fare un’eccezione. Ma solo per il Richard Gere di American Gigolo, che è tipo l’uomo più figo di tutti i luoghi, di tutti i laghi, di tutti i film e di tutti i tempi. Non sono gay, ma potrei diventare gay per il Richard Gere di American Gigolo.

Come dici Julia? Non hai mai visto American Gigolo?
Sei tutta strada e chiesa e non hai tempo per guardare dei film?
Ma questo non è proprio recentissimo. È del 1980… Comunque non c’è problema, te lo racconto brevemente io.

American Gigolo
(USA 1980)
Regia: Paul Schrader
Sceneggiatura: Paul Schrader
Cast: Richard Gere, Lauren Hutton, Hector Elizondo, Bill Duke, Brian Davies, K Callan, Carol Cook, Carol Bruce, Frank Pesce
Genere: mercenario
Se ti piace guarda anche: American Psycho, The Canyons, Drive, Pretty Woman

Tutto parte con “Call Me”, pezzone dei Blondie scritto e prodotto dal vanto nazionale Giorgio Moroder, autore di tutta la fenomenale e super 80s colonna sonora del film.



Manco questa canzone qui ti dice niente, Julia? Ma in che mondo vivi, porca puttana?

Oops, scusa. Non volevo offenderti.
Canzone simbolo, colonna sonora simbolo e naturalmente anche il film è uno dei simboli supremi di ciò che sono stati gli Anni Ottanta. Più che una semplice pellicola, American Gigolo è gli Anni Ottanta.
La storia poi dovresti sentirla parecchio vicina, cara Julia. Il protagonista è un puttan… cioè un prostitut… Come diavolo devo chiamarlo oggi? Escort maschile è politically correct abbastanza?
Lo chiamo gigolo, come fa il titolo del film, e faccio prima, anche se mi resta un dubbio: ma gigolo si scrive con l’accento o senza?

Comunque sia, Richard Gere è Julian Kay, un bellissimo gigolo che va soprattutto con donne mature perché – come dice – con le ragazzette è troppo facile, non c’è gusto, non c’è sfida. Dopo il Dustin Hoffman de Il Laureato, possiamo considerare quindi Julian un precursore, uno dei primi amanti del genere MILF quando il genere MILF non era ancora ufficialmente nemmeno nato.
Il nostro gigolo si passa un sacco di MILFone in quel di Los Angeles, se ne va in giro in auto con un sottofondo musicale spudoratamente 80s come farà poi il Ryan Gosling di Drive, abita in un loft arredato in maniera minimal-chic che verrà ripreso pari pari nel film American Psycho, è fissato con l’allenamento e la cura del proprio corpo, anche in questo caso come il Patrick Bateman di American Psycho, e un giorno viene accusato di omicidio, vagamente come capita in American Psycho. In pratica, American Psycho deve molto ad American Gigolo, fin dal titolo. Diciamo che il mondo di Bret Easton Elllis tutto deve molto a questa pellicola di Paul Schrader ed è un po’ anche per questo che dall’unione delle loro due menti malate mi aspettavo grandi cose, invece hanno tirato fuori The Canyons, un filmetto senza arte né parte che non è così male come quei cattivoni della critica hanno detto, ma non è certo il capolavoro che poteva essere.

Ma adesso mi sa che sto divagando, Julia. Tornando ad American Gigolo, riesce laddove The Canyons fallisce: nel coniugare una trama dalle tinte thriller con il ritratto socio-antropologico di un personaggio bello bello in modo assurdo, quanto vuoto vuoto in modo assurdo. Un puttano superficiale cui interessano solo i soldi e l’aspetto fisico. Dietro al suo egoismo e al suo egocentrismo, c’è però dell’altro. Julian Kay è pieno d’amore da dare al mondo. A lui non interessa tanto il suo piacere personale, quanto dare piacere alle donne, un po’ come il suo discepolo Christian Troy della serie tv Nip/Tuck. Il suo aspetto e i suoi modi nascondono questo suo lato intimo, da benefattore dell’umanità.

American Gigolo riesce a dare un ritratto splendido e stilosissimo non solo di un’epoca, di un decennio, ma anche di un personaggio meno superficiale di quanto potrebbe sembrare in superficie appunto e anche parecchio ambiguo, visto che ci lascia sempre con il dubbio. Il dubbio se considerarlo un bluff o qualcosa di più di un manzo, se considerarlo un assassino oppure uno che, in fondo in fondo, è un buono e non solo un bono.
La pecca principale del film, che per tutta la sua durata riesce a mantenere quest’ambiguità, è il finale. Un happy ending romantico che stona con la cattiveria mostrata fino a quel momento. Una conclusione, scusa se te lo dico Julia, degna delle tue peggiori commediole romantiche stracciapalle.
In ogni caso si può anche dimenticare il finale e concentrarsi su una pellicola per il resto a suo modo perfetta, grazie anche e soprattutto a un Richard Gere all’apice della sua forma fisica e recitativa. Al di fuori di questo film, e del sottovalutato The Mothman Prophecies – Voci dall’ombra, è un attore che non amo e non ho mai amato particolarmente però, cara la mia Julia, se mi porti qui il Richard Gere dei tempi di American Gigolo, giuro che me lo faccio. Se poi vuoi partecipare pure tu, per fare una cosa tre, per me non c’è problema.
Vabbuò, Julia Roberts, adesso ti lascio andare dai tuoi figlioli, che s'è fatto proprio tardi, tanto il mio numero te l’ho lasciato e quindi ricordati di una cosa: Call meee!

Non hai capito il riferimento, neh?
Dopo aver messo a letto i tuoi figli allora corri a vederti American Gigolo, che non si può non averlo visto almeno una volta nella vita, porca puttana!
Oops, scusa. Non volevo offenderti di nuovo, pretty woman, walking down the street, pretty woman, the kind I like to meet...
Ma manco questo riferimento hai capito?
(voto 7,5/10)

lunedì 25 febbraio 2013

OSCAR 2013: IL RED PORCHET

Pronti... via.
Inizia la notte degli Oscar.
Si attende una grande sfida. Tra Lincoln e Argo?
Ma no!
MA NOOOOOOOOOOOOOOOO
CHISSENEFREGA
La grande sfida è tra Jessica Chastain e Jennifer Lawrence!

Parliamo di cinema?
No dai, in attesa del post cannibale su vincitori e vinti della serata, attualmente in preparazione, la prima parte dello speciale cannibale sugli Oscar 2013 è dedicato al red carpet. Mentre le fashion blogger danno i voti ai vestiti e dicono chi è IN e chi è OUT, chi è troppo giusta e chi fa pena, qui a Pensieri Cannibali c’arrangiamo diversamente. Dando i voti alla gnocc… alla bellezza femminile presente sul red carpet.

Jessica Chastain
Di-vi-na.
Vo-to die-ci.


Amy Adams
Possiede il fascino della tipa strafatta di coca. O il suo sguardo è sempre così?
Voto 7


Zoe Saldana
Se ogni tanto si ricordasse di mangiare, sarebbe una bella ragazza.
E se solo non avesse fatto Avatar, la considererei persino un'attrice.
Voto 6


Kerry Washington
Splendida Broomhilda. Molto labbrosa. Ma mangiare comunque non è proprio davvero più di moda?
Voto 7,5


Olivia Munn
Bona.
Voto 8


Amanda Seyfried
Sei fredda, Amanda.
Voto 5


Samantha Barks
Anvedi. Mica tanto miserabile, la fanciulla…
Voto 7+


Jennifer Lawrence
Con questo vestito indosso, sposami.
Anche non con questo vestito indosso.
Anche non con alcun vestito indosso.
Voto 10

"Kristen Stewart, la tua interpretazione in Twilight è stata per me una fonte d'ispirazione fondamentale.
Su come non recitare."

"Ho come l'impressione che mi pentirò di aver scelto questo abito..."

Charlize Theron
Taglio corto lesbo chic. Glacialmente affascinante.
Forse più glaciale che altro.
Voto 6,5


Anne Hathaway
Quanto era capezzolosa, ieri, la Tettaway?
Voto 7,5


Helen Hunt
MILF reperto 1: Discreta.
Voto 6


Catherine Zeta-Jones
MILF reperto due: stica!
Voto 7+



Jennifer Aniston
Sempre caruccia, lei. E notate che ho detto caruccia quando avrei potuto usare espressioni ben più zozze.
Voto 8


Jennifer Garner
Sposando Ben Affleck l’attore, Jennifer ignara pensava: “Oh, che bello! Sarò io quella di talento della coppia.”
Poi Ben Affleck si è messo a fare il regista…
Voto 7

"Chi l'avrebbe detto Ben, che dietro quel tuo sguardo inespressivo
si nascondeva uno dei più grandi talenti registici della nostra generazione?"

Jenna Dewan
Una delle tante a essere rimasta incinta alla sola visione di Magic Mike.
Voto 7



Halle Berry
No.
Semplicemente no.
Ma proprio no.
Voto 3


Kristen Stewart
Kristen ha tentato di lanciare una nuova moda: le stampelle in passerella.
Ma io non mi faccio impietosire da queste tecniche subdole.
Voto 5


Kelly Osbourne
Ma perché continuano a invitarla a questi eventi?
Peeeeeeeeerché?
Voto 0


And the Cannibal Oscar goes to...
Jessica Chastain!

"Ooh, che onore! Questo per me è il premio più importante.
Anche se pure un Oscar vero non mi farebbe schifo..."
E gli Oscar veri e propri???
I commenti cannibali sono in arrivo a brevissimo.
Rimanete sintonizzati!

lunedì 17 settembre 2012

Prometheus di amarti e rispettarti nella buona e (soprattutto) nella cattiva sorte

"Palla magica, dimmi un po': chi ha l'uccello più grosso di tutta Hollywood?"
Prometheus
(USA, UK 2012)
Regia: Ridley Scott
Cast: Noomi Rapace, Michael Fassbender, Charlize Theron, Logan Marshall-Green, Idris Elba, Sean Harris, Guy Pearce, Kate Dickie
Genere: alieno
Se ti piace guarda anche: Alien e compagnia, Sfera, Moon

Prometheus è riuscito a sorprendermi. A sorprendermi e poi a deludermi. Affare mica da poco, per una pellicola per cui nutrivo aspettative davvero basse. Aspettative basse, essendo un non fan della saga di Alien, anzi un vero e proprio anti Alien. La mia non è una scelta di stampo razzista: non odio tutti gli alieni dell’universo, odio solo i cosi di Alien, cui aggiungo pure i puffoni giganti di Avatar. Con le altre forme di vita extraterrestri invece: vengo in pace.

"Kristen Stewart, intendi ancora sostenere di essere la più bella del reame?"
Nonostante le diffidenze iniziali, la prima parte di quello che è stato annunciato come il prequel di Alien è riuscita a conquistarmi poco a poco. La storia è all’incirca la solita vista già in decine di altre pellicole sci-fi. Un gruppo di persone con competenze variegate viene mandato nello spazio per raggiungere un altro pianeta ed entrare in contatto con… Dio. Ma non è che sia proprio Dio Dio. Non è uno e trino. Vengono chiamati “ingegneri” e in pratica sembra che siano dei cosi che hanno creato gli uomini. L’intera umanità. La spedizione è organizzata dal solito vecchino (vecchino? diciamo pure vecchiazzo più nell’aldilà che nell’aldiqua) facoltoso, con l’aiuto della solita assistente figon (Charlize, in questo caso), e con la solita coppia di genietti che ha scoperto dell’esistenza di questi “ingegneri” (ma trovare un nome migliore per delle divinità no, eh?).
Tutto nello standard dello sci-fi medio, tutto nella dimensione del già visto, professionale quanto asettica regia di Ridley Scott compresa. Ciò che coinvolge, ciò che mi ha coinvolto, è però la riflessione diciamo “religiosa”, forse è meglio dire “teologica” che ci sta “dietro”. Perché continuo a mettere le “virgolette” tra le “parole” “?” Non lo so, però fa “fico” perché così “sembra” che le “parole” acquistino un maggior “spessore” o significato “nascosto”.

Questo film lo vedo come un punto di contatto con Contact, pellicola 90s di Robert Zemeckis anch’esso non del tutto compiuta, ma che portava a riflessioni interessanti. Proprio come questo Prometheus, in cui viene affrontato l’eterno tema del rapporto con chiamatelo Dio, chiamatelo Creatore, o chiamatelo Ingegnere (ma anche no), il risultato non cambia, la domanda è sempre la stessa: chi ci ha creati e perché?

"Dicono che somiglio a Tom Hardy:
spero solo di non venir doppiato anch'io da Filippo Timi..."
Entrare all’interno delle dinamiche del film è quindi una questione di Fede. Io all’inizio mi sono approcciato da infedele, ma poi dopo qualche minuto sono stato risucchiato all’interno della Chiesa, volevo dire dell’astronave capitanata da Ridley Scott.
Merito delle riflessioni che la pellicola mi ha fatto nascere, e che vanno al di là del valore cinematografico intrinseco, e merito anche di un buon cast. Noomi Rapace non ho ancora capito se e quanto mi convinca in generale, c’è chi dice abbia solo due espressioni, una con il piercing e l’altra senza, però qui in versione prequel di Sigourney Weaver mi è sembrata parecchio in parte. Così come il suo partner cinematografico Logan Marshall-Green, uno che arriva da serie come 24 e The O.C. e a cui Ridley Scott ha regalato finalmente una bella ribalta cinematografica. Così così una persino troppo (f)rigida Charlize Theron, decisamente meglio come Young Adult che come Space Bitch, mentre a spiccare è soprattutto… è lui o non è lui? Certo che è lui: Michael Fassbender.
Un grande Michael Fassbender. E quando dico “grande” non mi riferisco alle dimensioni del suo pene, non in questo caso almeno, ma alle dimensioni del suo talento recitativo. Era difficile non cadere nel ridicolo o nell’assurdo, visto che interpreta la parte di un robot umanoide, e invece ha superato la prova brillantemente.



"Ehm, in realtà nel CV ho mentito: non ho la patente manco per il motorino!"
Fino a qui, tutto bene. Pur senza risultare niente che non si sia già visto prima, la visione è scivolata in maniera più piacevole di quanto mi aspettassi. Le note positive però sono finite, poiché l’ultima parte del film rovina clamorosamente.
Dopo aver posto tante belle domandine sull’esistenza di questi Dei che ci avrebbero creato e su come gli uomini e le donne facciano qualcosa di analogo, sia con i figli che progettando ad esempio robot, le conclusioni cui arriva questo Prometheus sono decisamente sconclusionate. La navicella condotta fino ad allora con mestiere dall’ultimo degli Scott precipita e si schianta contro il suolo, distruggendo con sé tutte le buone premesse costruite e gettando pure nel cesso il promettente personaggio del Fassbender-robot.
La conclusione apre a tutta una possibile sequela di sequel, che poi sarebbero degli altri eventuali prequel di Alien e insomma sarebbero dei remake-prequel e al solo pensarci c’è da farsi andare in pappa il cervello più che a riflettere sull'esistenza di Dei Ingegneri.
Quanto alla scena inserita sui titoli di coda: portatemi un velo pietoso, per favore.
Complimenti Ridley, sei riuscito a rovinare un film promethente!

Di recente, ho avuto un’esperienza analoga ma opposta con un altro film sci-fi: Beyond the Black Rainbow. In quel caso, per 2/3 si è rivelato una noia mortale, fino a una parte finale sorprendentemente interessante. Con Prometheus tutto il contrario: per 2/3 valido, conclusione da dimenticare.
Non è che riusciamo a combinare questi due film promethenti ma non del tutto riusciti e ne mettiamo insieme uno decente?
In fondo siamo nel campo della fantascienza e quindi tutto è possibile. E poi, per creare questa nuova vita, possiamo sempre chiamare gli “Ingegneri”.
(voto 6/10)

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