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giovedì 12 luglio 2018

Chiudi gli occhi... di fronte ai film di questa settimana





Oggi c'è un'ospite prelibata, qui su Pensieri Cannibali. Frase che pronunciata da un cannibale potrebbe risultare ambigua, ma vabbé, anzi ma Mbappé...
L'ospite in questione è Elisa Pavan, co-autrice insieme a Francesca Pavan (che credo sia sua sorella) del gustoso blog cinematografico & culinario Cooking Movies, spero di averlo pronunciato bene. Did I say it right?
Andiamo ad assaporare i suoi delicati commenti, insieme a quelli gustosi miei e a quelli disgustosi del mio blogger e nemico – ma soprattutto nemico – Mr. James Ford.


Intro di Elisa: Mamma mia, che emozione, essere ospiti dei miei amici bloggerz di cinemah, il cinico dal cuore nerd Cannibal Kid e il rocker dal cuore radical tenero Mr Ford! Diamo subito uno sguardo a cosa ci attende al cinema questo weekend (premesso che al 12 di luglio se invece che in sala andate al mare, avete tutta la mia approvazione!)

12 Soldiers
"Se Ford cucina al posto di Elisa, faccio una strage.
E anche se si mette a parlare di cinema."

martedì 24 maggio 2016

Il Cannibale e la Recensione di Ghiaccio





Cannibal Kid
Specchio, specchio delle mie brame, di chi sono i post più belli del bloggame?



Specchio
Di Mr. James Ford del bellissimo blog WhiteRussian, naturalmente.



venerdì 10 aprile 2015

BLACKHAT, CHRIS HEMSWORTH NERD VERSIONE 2.0





Blackhat
(USA 2015)
Regia: Michael Mann
Sceneggiatura: Morgan Davis Foehl
Cast: Chris Hemsworth, Wei Tang, Leehom Wang, Viola Davis, John Ortiz, Holt McCallany, Jason Butler Harner, William Mapother, Christian Borle, Ritchie Coster, Yorick van Wageningen
Genere: cyber
Se ti piace guarda anche: Il quinto potere, Johnny Mnemonic, The Net - Intrappolata nella rete, Collateral

Avete presente i nerd?
Non intendo il gruppo musicale di Pharrell Williams. Intendo proprio i nerd secchioni.
Questi qua.

"Che sfigati che sono."
"Hey, ma... siamo noi!"

Bene. Cancellateli dalla vostra mente, perché i nerd di nuova generazione sono fatti così.

sabato 5 aprile 2014

THOR: THE DARK WORLD, IL CINEFUMETTO




Thor: The Dark World
(USA 2013)
Regia: Alan Taylor
Cast: Chris Hemsworth, Natalie Portman, Anthony Hopkins, Tom Hiddleston, Jaimie Alexander, Kat Dennings, Stellan Skarsgård, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Zachary Levi, Christopher Eccleston, Rene Russo, Idris Elba, Chris O’Dowd
Genere: Marvel
Se ti piace guarda anche: tutti gli altri film Marvel
(voto 5,5/10)









mercoledì 29 gennaio 2014

RUSH, LA RECENSIONE SFIDA




La recensione di Rush di James Hunt
Wooo oooh, che sballo di film!!!
Ovviamente intendo le parti in cui ci sono io. Davvero cool ed esaltanti. Le scene in cui c’è Niki Lauda invece sono noiose e quelle potete mandarle avanti veloce, che tanto non vi perdete nulla. Il resto del film però è una bomba, con belle fighe, belle corse e bella musica. Continuo a vedermelo e a rivedermelo, anche perché non è che abbia poi molto altro da fare, qua. Mi hanno sbattuto in Purgatorio per via di quell’incidentino capitato a Niki. Un po’ è stata colpa mia lo ammetto, però adesso il grande capo spero mi prenda presto lassù in Paradiso con sé. O che altrimenti mi spedisca giù all’Inferno, dove pare diano dei party grandiosi a cui non mi spiacerebbe affatto partecipare. Qua in Purgatorio sto anche seguendo quanto capita a Michael Schumacher. È una cosa noiosa tipo le scene di Niki Lauda in ospedale, però il finale è da thriller. Il grande capo non ha ancora deciso quale destino affidargli. A lui comunque un poco ci tengo, perché Michael Schumacher come pilota era un precisino in stile Lauda e come uomo pure, eppure qualcosa in comune ce l’abbiamo: sia io che lui non si sa bene se siamo buoni o cattivi. Boh, chissà? Non lo sappiamo nemmeno noi. L’unico che può stabilirlo è il grande capo lassù. Sperando prenda una decisione al più presto, ché la cosa sta cominciando a diventare un pochetto pallosa. Prenderà Schumi con sé in Paradiso, lo spedirà all’Inferno, lo manderà da me in Purgatorio così avrò finalmente un rivale alla mia altezza con cui fare le gare, oppure deciderà di tenerlo ancora un po’ sulla Terra?
(voto di James Hunt 7,5/10)


La recensione di Rush di Niki Lauda
Allora. Non state a dar retta a quello stordito di James Hunt. Sì, in alcuni momenti il film Rush è uno “sballo”, come piace dire a lui che è morto ma si crede di essere ancora un ggiovane, mentre per altri aspetti lo è di meno. Analizziamo allora la pellicola in maniera razionale. Ci sono alcune cose che funzionano, altre meno, altre sono migliorabili, come la Ferrari, quella macchina di merda che mi avevano dato da guidare e che io ho contributo a rendere un vero “sballo”.

Questi americani. La prima cosa che si nota è che ci mettono sempre un sacco di enfasi e di retorica. Quella buona per commuovere il grande pubblico, ma con me non funziona, anche se il film parla di me. Di me e di quell’altro. James Hunt. È vero che tutto sommato lo stimavo e sono vere le parole inserite a fine pellicola. Però è una cosa che ho detto una volta in un momento di debolezza, in un determinato contesto e quindi adesso non è che James Hunt fosse la mia persona preferita nell'intero mondo. Sì, è stato un buon rivale, ma non ingigantiamo la cosa più del necessario, sebbene agli americani piaccia tanto ingigantire le cose. Quindi sì, io James Hunt lo stimavo, ma non è che lo amavo o cosa, che credete?

Nonostante le mie riserve per un progetto del genere, mi tocca comunque ammettere che sono riusciti a portarla bene sullo schermo, la nostra sfida, questi dannati americani. Questo dannato Ron Howard, uno di cui, tra blockbusteroni come Il codice da Vinci e schifezze come Il dilemma e Il Grinch, non è che mi fidassi molto. Eppure qui fa il suo dovere, diligente e poco fenomenale a livello registico, ma efficace quel che basta. Già la nostra sfida è stata epica di suo, figuriamoci con tutti i mezzi del grande cinema hollywoodiano. Il film allora funziona. È un buon intrattenimento. Corre via veloce in tutte le sue parti, soprattutto quelle che vedono me protagonista, ovvio. Le scene con James Hunt saranno anche fighe e divertenti e tutto, peccato il suo personaggio abbia ben poca sostanza. La vera anima della pellicola sono io. Io che rappresento un tipo di pilota diverso dal solito. Un “nerd” se volete, almeno in confronto a quello spaccone di un bellone di un campione di un James Hunt. Prima un nerd e poi, dopo l’incidente, un mostro. È lì che si cela il vero spettacolo del film. Belle e palpitanti le gare, ma a far risultare vincente la pellicola è principalmente il mio personaggio, e diciamolo senza troppa modestia.

Per il resto, la pellicola qualche lacuna e qualche difetto lo presente. Adesso io non è che me ne intenda di cinema quanto di automobili. In quanto rompipalle precisetti della situazione non posso comunque fare a meno di notare come la regia di Ron Howard sia persino troppo classica e patinata. La sceneggiatura firmata da Peter Morgan (quello di Frost/Nixon e Hereafter), per quanto perfettamente orchestrata, lascia poi vari aspetti in superficie e si limita a puntare soprattutto sulle parti più spettacolari della vicenda. I personaggi femminili (quelle fregne di Olivia Wilde e Natalie Dormer più l’affascinantissima Alexandra Maria Lara) hanno lo spessore di una figurina e la parte italiana… beh, su quella meglio stendere un velo pietoso. Per interpretare Clay Regazzoni non c’era davvero nessuno meglio di Pierfrancesco Favino? Non so, a 'sto punto tra un po' ingaggiavano Beppe Fiorello... E quei due tizi italioti che mi offrono un passaggio a un certo punto della storia?
Ma che davero?
Comunque dai, la smetto di fare il precisetti della situazione e dico che tutto sommato questo film mi è piaciucchiato. Tra tutte le cose, ce n’è però una che non mi va davvero giù. Per fare James Hunt hanno preso quel figaccione di Chris Hemsworth e per interpretare me hanno chiamato Daniel Brühl?
Bravissimo attore, eh, però fisicamente non credo mi somigli molto. Io avrei optato per qualcun altro. Non so, Brad Pitt ad esempio. O Ryan Gosling. Sì, quello che in Drive stava sempre in auto. Non potevano prendere lui? Sembriamo gemelli separati alla nascita, non credete?
(voto di Niki Lauda 6,5/10)


Rush
(USA, Germania, UK 2013)
Regia: Ron Howard
Sceneggiatura: Peter Morgan
Cast: Chris Hemsworth, Daniel Brühl, Olivia Wilde, Alexandra Maria Lara, Natalie Dormer, Pierfrancesco Favino, Stephan Mangan
Genere: veloce
Se ti piace guarda anche: Driven, Giorni di tuono, Cars
(voto di Cannibal Kid 7/10)


mercoledì 12 settembre 2012

Biancaneve e il calciatore

Questo post-recensione su Biancaneve e il cacciatore sarà costruito su una serie di sfide.
Perché?
Tanto per cambiare. E poi perché oggi va così...

BIANCANEVE VS IL CALCIATORE
I protagonisti dell’estate gossippara sono stati due.
La zoccola e il ballerino, ovvero Belen Rodriguez e Stefano De Martino?
No, sbagliato. Sono stati Biancaneve e il calciatore.
Il calciatore è Super Mario Balotelli, che dopo un Europeo da incorniciare, finale a parte, ha pure ficcato un piccolo baby Mario nella Fico. Forse. O forse il test del DNA ci racconterà un’altra storia…
L’altra grande protagonista su siti e riviste di gossip, da TMZ e HollywoodLife a Novella 2000, è stata Kristen Stewart. Che ha combinato la ragazzetta bulimica solitamente molto riservata sulla sua vita privata?
La GZC (Giovane Zoccola Cresce) ha tradito il suo eterno fidanzato, l’imbambolato vampirello Edward Cullen al secolo Robert Pattinson, con un 41enne sposato e con figli, Rupert Sanders, proprio il regista del galeotto Biancaneve e il cacciatore.
Anvedi la fanciullina gracile!
Verdetto: Balotelli è meglio in campo che sulle riviste patinate e allora vince la Biancaneve Stewart, regina assoluta del gossip e, soprattutto, gran bitch dell’estate.

RUPERT SANDERS VS ROBERT PATTINSON
Ma chi è questo Rupert Sanders, l’uomo che ha strappato Kristen dalle braccia del Robert Pattinson, tra il disprezzo e lo sconcerto dei twi-hards?
È questo qui…

"Mi piace palpare quelle minuscole, quasi inesistenti, tettine di Kristen."

Rupert Sanders è pure lui inglese, quindi la Stewart sta in fissa con i British-boys, ed è sposato con Liberty Ross, questa qui...

"So' un po' meglio di quella vampirella bulimica, che dite?"

Liberty Ross che è tra l'altro la sorella di Atticus Ross, ovvero il compositore premio Oscar per la soundtrack di The Social Network realizzata con Trent Reznor dei Nine Inch Nails. Liberty Ross che curiosamente ha pure la parte della madre di Kristen Stewart in Biancaneve e il cacciatore.
Non c’avete capito niente? Benvenuti nel mondo del gossip!

Il film, come vedremo, è una cagata pazzesca. Nonostante questo e per quanto strano possa essere da dire, Rupert Sanders non è solo un tombeur de femmes, ma è pure un regista promettente. Da un punto di vista visivo e di riprese, infatti, Snow White and the Huntsman non è affatto male. Tecnicamente tutto funziona alla grande, persino gli effetti speciali, che di solito non sono una delle cose che più noto in un film, sono davvero notevoli. E Rupert Sanders orchestra il tutto con discreto mestiere, almeno per essere un debuttante. Peccato solo che la storia faccia pena, i dialoghi siano imbarazzanti e la gran parte delle intepretazioni lascino a desiderare.
Insomma, Sanders sembra sapere il fatto suo, mentre il Pattinson, poveretto col cuore a pezzi e in lacrime a ingozzarsi di gelato davanti alla tv, come attore per ora non ha dimostrato di essere poi così promettente (ancora devo vedere Cosmopolis, quindi la mia opinione potrebbe cambiare).
Verdetto: vince Rupert Sanders, sia sul piano sentimentale che cinematografico.

"Uèèèè, uèèèè, uèèèè"

RUPERT SANDERS VS TARSEM
Nella sfida registica tra i due autori delle (modeste) nuove (ma dove?) versioni di Biancaneve, Rupert Sanders dimostra un talento tecnico notevole, sebbene non supportato da una sceneggiatura e da un cast all’altezza. Tarsem Singh invece con il suo Biancaneve ha mostrato una buona cura grafica, ma latita nei ritmi. Ed è troppo kitsch per i miei gusti.
Verdetto: per me, meglio Rupert Sanders. Anche perché Tarsem non lo sopporto.

"Cannibal, vedi di andartene là, a quel paese..."

"Ti odio!"
"Pure io, però sorridi per i fotografi..."
KRISTEN STEWART VS LILY COLLINS
Dicevamo di intepretazioni non proprio memorabili. Su tutte, quella della protagonista: Kristen Stewart. Nonostante al momento sia l’attrice più pagata di Hollywood, la odiano tutti. Parlare male di lei è diventato uno sport nazionale. Dove? In tutte le nazioni del mondo. Quindi mi dispiace infierire ulteriormente e vorrei dire qualcosa di positivo sul suo conto, giusto per fare il bastard bastian contrario. Solo che la sua performance è davvero terribile. Non terribile quanto quella in Breaking Dawn, dove è davvero inguardabile, però quasi, e questo è il massimo complimento che posso farle. La sua Biancaneve pseudo guerriera non è minimamente convincente e gran parte del (de)merito di ciò va alla scarsa espressività e alla scarsissima credibilità della Stewart.
A questo punto, meglio le sopracciglione mostruose esibite da Lily Collins nel Biancaneve di Tarsem. Seppure pure lei non è che fosse il massimo della biancanevosità…
Verdetto: vince Lily Collins per limitatezza dell’avversaria.

KRISTEN STEWART VS CHARLIZE THERON
Se non riesce a reggere il confronto con la sopraccigliuta Collins, figuriamoci contro la Charlaiza Terrona, pardon Charlize Theron.
Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?
Charlize Figon?


O questo ragazzino rachitico e moribondo?


Verdetto: troppo facile, vince Charlize Theron. Anche se due colpi li darei pure alla Stewart, che tanto in questi giorni sembra darla via facilmente…

"Te lo scordi che te la dia, Cannibal!"

CHARLIZE THERON VS JULIA ROBERTS
Charlize esce vincitrice facile contro il peso piuma Stewart, ma contro il peso massimo Julia Roberts è un’altra storia. La Roberts come Evil Queen ha regalato al personaggio una sfumatura ironica inedita e irresistibile. È lei la vera forza motrice e il punto di forza (unico?) della pellicola di Tarsem. Se Charlize Theron pure lei è una spanna sopra al resto del cast, ma solo per scarsità degli altri, più che per meriti suoi. La sua Regina cattiva è spesso sopra le righe, urla un sacco, si inalbera e a tratti è persino troppo odiosa. Va bene essere cattivi, però c’è un limite a tutto. Charlize bravuccia, ma ha fatto molto di meglio, in Young Adult, ad esempio.
Verdetto: vince la Evil Juliona Roberts.

BIANCANEVE E IL CACCIATORE VS BIANCANEVE
Veniamo al film nella sua totalità, finalmente.

"Hey, cos'è questa luce? Sole??? Cos'è il sole?"
Biancaneve e il cacciatore
(USA 2012)
Titolo originale: Snow White and the Huntsman
Regia: Rupert Sanders
Cast: Kristen Stewart, Chris Hemsworth, Charlize Theron, Sam Claflin, Ian McShane, Bob Hoskins, Ray Winstone, Eddie Marsan, Nick Frost, Toby Jones, Brian Gleeson, Sam Spruell, Lily Cole, Liberty Ross
Genere: fantasy poco fun-tasy
Se ti piace guarda anche: Il signore degli anelli, Biancaneve, Once Upon a Time

Biancaneve e il cacciatore è noioso. Non sarà il più professionale dei pareri, di certo è quello più personale. Mi ha fatto addormentare più e più volte nel corso della sua visione, manco si trattasse della fiaba della Bella addormentata anziché quella di Biancaneve. D’altra parte la storia e il personaggio sono stra notori e stra già raccontati, nel passato e soprattutto di recente, sia nel film di Tarsem che nella serie tv Once Upon a Time. C’era davvero tutto questo bisogno di proporre un’altra leggera variante vagamente fantasy e vagamente (ma molto) vagamente ispirata alle atmosfere del Signore degli anelli?
I miei sbadigli dicono che no, non ce n’era bisogno.
Peccato, perché il regista Rupert Sanders come detto sopra sa il fatto suo. La macchina da presa sa come muoverla e se i ritmi latitano è più che altro per colpa di una sceneggiatura priva del benché minimo spunto di originalità o interesse.

"Cos'è che dicevi su di me, Cannibal?"
Certo, pure gli attori non aiutano: vedere Chris Hemsworth e Kristen Stewart recitare insieme è come assistere a due tartarughe che fanno una gara di velocità.
A ciò aggiungiamo pure come bonus extra varie scene ridicole, tutte con protagonista (ovviamente) la Stewart. Mi sembra di sparare sulla Croce Rossa, ma non posso non citare tra i momenti (involontariamente) tragici del film il faccia a faccia di Kristen Stewart con il troll. Chi tra i due è più mostruoso?
Teribbbile poi la scena in cui il nano Gus (non ricordavo esistesse un nano con questo nome...) che muore proprio sotto agli occhi di Kristen Stewart, la quale, più che dispiaciuta, ha la stessa espressione di quando Edward Cullen/Robert Pattinson le fa raggiungere l’orgasmo in Breaking Dawn, nell’unica volta in cui finalmente si ciula all’interno dei 50 capitoli della castigata saga di Twilight.
Altro momento pessimo: il discorso di incitamento di Kristen Stewart. Il discorso d’incitamento meno d’ìncitamento nella storia dell’incitamento mondiale.
Tra noia e ridicolosità, la confezione pur tecnicamente e visivamente impeccabile finisce a pezzi e si arriva al termine delle 2 ore e passa stremati. Qualche risata nel corso della visione la si è anche fatta (thank you, Kristen ;), però non si raggiungono nemmeno gli altissimi livelli di comicità dei vari Twilight, con apice nell’assurdo Breaking Dawn.

"Kristen Stewart è considerata più bella di me? Ma il reame è impazzitooo?"
Sull’altro lato del ring incontriamo il Biancaneve di Tarsem. Come già evidenziato nella mia recensione qualche mese or sono, un film pure questo ricco di difetti e con addosso la sua buona dose di momenti da velo pietoso. Se non altro, almeno, è una pellicola più ironica, vivace e divertente, in grado di tenere più svegli, e Julia Roberts riesce a regalare un motivo uno per vederlo.
Nel complesso, due film visivamente ben curati e piacevoli alla vista, sotto la cui patina non si trova niente. Zero emozioni.
(voto a Biancaneve e il cacciatore: 5/10
voto a Biancaneve: 5,5/10)
Verdetto: vince Biancaneve, per quanto lungi dall’essere convincente.

LE DUE BIANCANEVE VS ONCE UPON A TIME
C’è poco da fare. Il mondo delle fiabe oggi come oggi non lo racconta meglio nessuno dell’ottimo e parecchio inventivo telefilm Once Upon a Time. Se poi la concorrenza è quella fornita dalle ossa scheletriche di Kristen Stewart e dalle sopracciglia selvagge di Lily Collins, non c’è davvero storia. Figuriamoci fiaba.
Verdetto: la tv batte il cinema e Once Upon a Time visse per sempre felice e contento.

lunedì 10 settembre 2012

The Avengers - I Vendicattori

The Avengers
(USA 2012)
Regia: Joss Whedon
Cast: Robert Downey Jr., Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Chris Evans, Scarlett Johansson, Samuel L. Jackson, Jeremy Renner, Tom Hiddleston, Clark Gregg, Cobie Smulders, Stellan Skarsgård, Gwyneth Paltrow, Paul Bettany, Alexis Denisof, Ashley Johnson, Stan Lee
Genere: supereroi contro le forze del male
Se ti piace guarda anche: Iron Man, Hulk, Thor, Capitan America

Tony Stark, Bruce Banner, Steve Rogers, tipo vichingo con un martello in mano proveniente da un altro pianeta e pure tu, Natasha Pompilova Romanoff, state tutti zitti!
Silenzio!
Ci sono troppe primedonne qui dentro e non va bene. Adesso parlo solo io.
Allora, cominciamo con un piccolo riassuntino sui film dei personaggi impegnati in questa super lega di super mezze calzette eroi.


Iron Man 1: bravo Robert Downey Jr., ma film girato malissimo da Jon Favreau, l’unico uomo al mondo in grado di far sembrare Michael Bay e Roland Emmerich i nuovi Stanley Kubrick e Orson Welles. A confermarlo ci sono pure Cowboys & Aliens e il pilot da lui diretto della nuova pessima serie Revolution.
Iron Man 2: altra schifezza tutta giocata sugli effetti speciali e con una trama ridicola.
Hulk 1: Ang Lee prova a dare un tocco d’autore al cinema di fantascienza, con un uso dello split-screen che vuole ricreare in maniera molto fumettistica l’effetto delle vignette. Idea sulla carta buona, su pellicola meno. Buone le intenzioni, il risultato è un film noiosissimo. Mi viene sonno al solo pensarci.
L’incredibile Hulk: nonostante la presenza del sempre valido (anche se negli ultimi tempi un po’ meno) Edward Norton, me lo sono risparmiato perso.
Capitan America: mi sono visto i primi 20 minuti e poi sono finito in coma. Non ho mai tentato di riprenderne la visione.
Thor: film epicamente ridicolo non salvato nemmeno dalla presenza simultanea di Natalie Portman e Kat Dennings. Tragedia sì, ma cannibale più che shakespeariana!
X-Men… ah, almeno loro non ci sono. Quella è la concorrenza.

Sarebbe interessante, se mi piacessero i film sui supereroi e così non è, vedere un The Avengers VS. X-Men.
Ma perché certe idee milionarie non le vendo, anziché sperperarle qui sul blog a uso e consumo gratuito del primo producer hollywoodiano senza scrupoli, ovvero il primo producer hollywoodiano qualunque, che passa da queste parti a leggere?
The Avengers VS. X-Men = 300 milioni di dollari di incasso garantiti nel primo weekend di programmazione nei soli USA!
Meglio ancora: The Avengers VS. X-Men VS. I Fantastici 4 = 500 milioni di dollari di incasso nel primo weekend!
E io queste ideone la getto in pasto gratis agli utenti del blog?
Non ho davvero il senso degli affari…

Joss, ma come fai a restare serio
quando davanti ti ritrovi uno vestito così?
Nonostante mi abbiano fatto pena tutti gli altri film con i vari personaggi del poco meraviglioso universo Marvel (manca solo Rat-Man, ma lui forse non è della Marvel), in questo The Avengers sono tutti insieme (ma non credo sia un punto a favore della pellicola) e in più sono diretti da Joss Whedon.
Joss Whedon?
Io adoro Joss Whedon.
Io venero Joss Whedon.
Ci sono quelli che lo chiamano Dio. Ci sono quelli che lo chiamano Allah. Ci sono quelli che lo chiamano Buddah. Io lo chiamo Joss Whedon.
Eppure adesso mi tocca tirargli le orecchie. Perché avrà anche fatto il più grande successo della sua carriera, anzi il più grande successo nella storia del cinema eccetto le James Cameron productions, ma The Avengers è davvero una robina senza idee, senza inventiva, senza la minima originalità che aveva contraddistinto finora ogni sua creazione.
In The Avengers sarebbero anche presenti le classiche tematiche whedoniane: supereroi, fine del mondo, scontro tra Bene e Male, peccato che il suo tocco non si veda quasi per niente, mentre si senta forte più che altro la mano produttiva buonista dell’immancabile Disney e una visione cinematografica che non va molto oltre i classici film alla Michael Bay, stile Transformers.

La trama del film?
Loki vuole comandare sulla Terra, non si capisce bene perché, e i The Avengers cercano di fermarlo.
Fine della trama.

Sì, ok, non sempre la trama è una cosa fondamentale all’interno di un film. Però questo non è certo The Tree of Life. Non è una pellicola artistica. È solo un fumettone incentrato su scontri, combattimenti, esplosioni, effettoni speciali. Nella mia lingua: noia, noia, solo noia. Dov’è la sostanza? Non c’è una riflessione politica come nei Batman di Christopher Nolan, sebbene ci si provi anche a inserire qualche vago discorso in proposito, e non c’è la minima introspezione nei personaggi, come ad esempio negli Spider-Man di Sam Raimi. Il momento triste poi è affidato alla morte di un personaggio minore di cui nessuno conosce il nome e di cui a nessuno frega niente di niente.
Dov’è il divertimento? Questo è il classico filmone sui supereroi con tutte le cose da classico filmone sui supereroi messe al punto giusto, peccato a me i classici filmoni sui supereroi mi facciano dormire. Non a caso, il mio film supereroico preferito è Unbreakable di M. Night Shymalan.
A salvare un minimo la pellicola, per fortuna, è l’ironia, le battute tipiche di Joss Whedon. Almeno qualcuna decente è riuscita a infilarla dentro. Niente che comunque sia al livello persino del peggiore episodio di Buffy o di Dollhouse. Niente a che vedere con quel gioiello recente dell’horror e non solo di cui Whedon ha cofirmato la sceneggiatura, ovvero Quella casa nel bosco. Niente insomma che sia anche lontanamente al livello delle altre genialate whedoniane.
Se vi è sembrato una figata The Avengers, vi consiglio di recuperarvi tutte e 7 le stagioni di Buffy e dopo vi sfido a non considerare questo filmetto un Whedon in tono molto ma molto minore.

"Più tette di così non le posso mostrare, è pur sempre una produzione Disney..."
Lo scompartimento attori, nonostante i nomi altisonanti, fallisce poi clamorosamente. Si può dire che il cinema di supereroi non è che favorisca grandi interpretazioni però, se pensiamo a Heath Ledger, la storia cambia.
Qui sono tutti ben al di sotto dei loro standard: Robert Downey Jr. come Tony Stark/Iron Man ormai si è trasformato in una macchietta, come già capitato prima di lui al piratesco Johnny Depp/Jack Sparrow.
Scarlett Johansson sì, ha sempre il suo super potere, quello di essere una super gnocca, però non l’ho mai vista recitare tanto male quanto qui. E non si spoglia nemmeno. Proprio come in La mia vita è uno zoo, altro film senza senso: ma si può prendere Scarlett e farla stare vestita tutto il tempo?
Chi altri c’è? Mark Ruffalo come Hulk è del tutto fuori parte, Chris Evans diciamo che fa quello che può per le sue limitate capacità attoriali e comunque ha già fatto la torcia umana ne I fantastici 4? Non esiste il conflitto d’interessi, nel mondo dei supereroi?
E poi c’è anche Chris Hemsworth… vabbé, dai, lasciamo perdere ogni commento sul suo personaggio o sulla sua interpretazione che se no viene a tirarmi una martellata in testa. E forse non solo in testa.


C’è pure Jeremy Renner, che dopo aver fatto The Hurt Locker lo prendono per fare qualsiasi film d’azione. Dobbiamo sostituire Tom Cruise in Mission: Impossible?
Prendiamo Jeremy Renner.
Dobbiamo sostituire Matt Damon nella saga di Jason Bourne?
Prendiamo Jeremy Renner.
Dobbiamo sostituire tutti quei vecchietti di Expendables, che probabilmente non arriveranno vivi o senza l’Alzheimer al prossimo episodio?
Hey, perché non prendiamo Jeremy Renner?
E pure qui ho regalato – sempre gratis, mannaggia a me – un’altra idea ai producers di Hollywood.

Certo che hanno fatto su questa bella lega di super supereroi, e come villain chi ti vanno a prendere?
Loki (Tom Hiddleston). Uno dei più ridicoli cattivi che si siano mai visti su grande schermo.


"Non sono io che copio Travaglio, è lui che copia me!"
Su piccolo schermo no, visto che il suo sosia Marco Travaglio quando è incacchiato fa molta più paura.
Tutto il film, due ore e passa, è giocato sulle minacce inconsistenti dell’inconsistente Loki. Fino al prevedibilissimo finale. Due ore e passa buttate nel cesso, in pratica. La scena migliore del film arriva allora solo al termine dei titoli di coda, con la lega di superamici che si ritrova a mangiare in un fast-food. L’unico momento di vero divertimento e di vera umanità dell’intero film.
Che poi, quando si parla bene di una pellicola sui supereroi, io stesso sono il primo a farlo, si elenca tra i pregi il fatto che sia data loro una dimensione più umana e realistica. Ma allora perché non la smettiamo di far diventare i film sui supereroi dei super campioni di incasso e non ci vediamo film sulle persone vere? Cosa c’è di più umano e realistico di loro?

In conclusione, una riflessione religiosa.
Non scappate, non è un sermone.
Avevo trovato la Fede. Pensavo che Dio esistesse. Pensavo che Dio si chiamasse Joss Whedon. Dopo The Avengers, tutte le mie certezze stanno invece vacillando. Io continuo a volergli bene e lo porterò sempre con me nel mio cuoricino, per cose come Buffy, Dollhouse e Quella casa nel bosco. Però mi sa che è arrivata l’ora di trovarmi un nuovo Dio.
Thor è un Dio? Il Dio del tuono?
Vabbè, allora facciamo che per adesso mi tengo Joss Whedon…
(voto 5,5/10)

martedì 4 settembre 2012

The casin in the woods

Quella casa nel bosco
Titolo originale: The Cabin in the Woods
(USA 2011)
Regia: Drew Goddard
Sceneggiatura: Joss Whedon, Drew Goddard
Cast: Kristen Connolly, Chris Hemsworth, Fran Kranz, Anna Hutchison, Jesse Williams, Richard Jenkins, Bradley Whitford, Amy Acker, Brian White, Tom Lenk, Jodelle Ferland, Sigourney Weaver
Genere: horror sci-fi
Se ti piace guarda anche: Dollhouse, Buffy, Scream

Geniale.
Ecco cosa ho pensato di Quella casa nel bosco - The Cabin in the Woods dalla prima all’ultima scena. Non che mi aspettassi niente di meno da quel genio di Joss Whedon, però insomma… temevo che negli ultimi tempi si fosse perso troppo tra i suoi progetti da superstar hollywoodiana, leggi il pessimo The Avengers, e avesse smarrito la retta via.
E invece no. Joss Whedon domina ancora. Quando vuole.

Per chi non conosce i suoi precedenti lavori, un film come Quella casa nel bosco può essere sembrato davvero sorprendente. Per chi è un whedoniano di lunga data come me invece è stata una piacevole riscoperta di tutte le sue tematiche, frullate qui dentro in una forma compiuta ed efficace. Come in passato, più che in passato. E pensare che il primo passo nel mondo dello show business di Whedon è stato tutt’altro che memorabile.

Buffy - L’ammazza vampiri, film del 1992 con Kristy Swanson e Luke Perry da lui sceneggiato, si rivela infatti un mega flop colossale ai botteghini e cinematograficamente non è certo niente di eccezionale.


"Bella ed Edward chiiiiiiiiiiiii?"
Nonostante quest’esperienza fallimentare, la Warner Bros. gli vuole comunque dare fiducia e qualche anno più tardi, nel 1996, accetta di produrre una serie di Buffy. Questa volta con protagonista la ben più efficace Sarah Michelle Gellar e questa volta è tutta un’altra storia. Eppure, anche in questo caso l’inizio non è subito folgorante. La prima stagione di Buffy è carina, ma non ancora del tutto straordinaria. Whedon evidentemente è uno lento a carburare. Ma quando lo fa, non ci sono ca**i che tengano per nessuno. Dalla stagione 2, Buffy conquista del tutto, grazie anche all’amore tormentato tra la cacciatrice di vampiri e un vampiro vegetariano, Angel, che ispirerà suo malgrado i vari succhiasangue della nuova generazione, da Twilight a The Vampire Diaries fino a True Blood, molto più di quanto fatto dall’ormai pensionato Dracula. E forse, ma solo forse, persino più del mitico Conte Dacula.



(ecco un video di quando Canale 5 proponeva ancora programmi decenti)

Buffy nel corso delle sue sette pazzesche stagioni ha rivoluzionato il genere vampiresco, ma pure quello teen, ma ha pure proposto personaggi nerd in una maniera approfondita e lontana degli stereotipi come mai prima, ma ha pure proposto con coraggio (e venendo censurata dalla bacchettona Italia 1) la tematica lesbo anticipando persino The L Word, ma ha pure dato nuova linfa e idee al mondo dei supereroi (perché Buffy è a tutti gli effetti una supereroina), ma ha pure regalato alcuni degli episodi più memorabili nella storia della tv.
Tanto per citarne uno, L’urlo che uccide (Hush), della stagione 4. Un episodio che è un omaggio al cinema muto stile The Artist solo anni prima di The Artist e in cui tutti gli eventi clou e le vicende della stagione raggiungono il loro climax, il tutto senza l’uso di parole. Che parola usare allora per qualcosa del genere se non: geniale?


Qualcosa del genere avviene anche con l’episodio probabilmente più celebre e imitato nella storia di Buffy, La vita è un musical (Once More, With Feeling), la puntata musical della sesta stagione. Siamo nel 2001, prima del successo di Moulin Rouge, prima degli Oscar a Chicago, molto prima di Glee, e il musical è un genere morto, che nessuno si fila e a cui nessuno darebbe una minima opportunità. Soprattutto in televisione. E invece l’episodio si rivela un successone, le canzoni composte dallo stesso Whedon all’esordio musicale con la collaborazione del compositore della serie Christophe Beck sono davvero notevoli, e tutti i nodi principali della stagione vengono al pettine proprio grazie ai brani interpretati dagli attori. Tra cui James Marsters, il vampiro Spike, ovviamente in versione Billy Idol, e Sarah Michelle Gellar, che ha una voce davvero strana. Non brutta, non bella. Solo strana. Da lì in poi, il musical risorgerà a nuova vita e pure in tv diventeranno tutti pazzi per il genere, da serie come Glee e Smash, fino agli episodi musicali di Scrubs e Grey’s Anatomy, per arrivare persino all’Italia con Tutti pazzi per amore.

Tra le puntate più belle e toccanti c’è poi stata anche quella della morte della madre di Buffy, Un corpo freddo (The Body) della stagione 5, in cui l’orrore del soprannaturale cui la serie ci aveva abituati fino ad allora scompare, in favore di un realismo nudo e crudo del tutto raggelante.

Ma il punto di forza principale di una serie come Buffy, insieme a Twin Peaks e Lost sicuramente uno dei telefilm più importanti e che più ha cambiato il mondo della televisione (così come quello del cinema), è l’ironia. Oggi può suonare come una cosa normale, però a fine anni ’90 non lo era tanto. La maggior parte delle serie tv si prendeva ancora troppo dannatamente sul serio. Buffy ha invece portato una ventata di freschezza tutta nuova, con riferimenti molto nerd e geek ai fumetti, così come al soprannaturale vissuto a 360 gradi, riflettendo e giocando allo stesso tempo sul suo essere un prodotto di fiction. In cui tutto può succedere, persino cose del tutto nonsense.
All’inizio della stagione 5, ad esempio, sbuca fuori dal nulla il personaggio di Dawn Summers, la sorellina di Buffy, e per tutti gli altri personaggi è come se lei ci fosse sempre stata. Cosa che portava lo spettatore a chiedersi: “Ma che ca**o sta succedendo qui?”. Solo successivamente e con calma veniva spiegato cosa diavola stava succedendo lì.
Whedon insomma si è divertito a sorprendere e a lasciare senza riferimenti il suo pubblico spesso e volentieri all’interno di Buffy, cosa che ha ripetuto alla grande con Quella casa nel bosco, dove non gli è interessato tanto fare un film horror. Nonostante sia un grande, grandissimo horror, Quella casa nel bosco è anche e soprattutto una riflessione sulla narrazione. Sul cinema. Sul guardare e sull’essere guardati. Sui reality-show, senza parlare in maniera diretta dei reality-show. Jossh Whedon ancora una volta ha fatto un prodotto di genere, apparentemente diretto soprattuto ai nerd, ai fan della sci-fi, del fantasy e dell’horror, e ancora una volta ha realizzato un prodotto che in realtà parla pure di altro e affronta tematiche alte con una leggerezza e un divertimento unici.

Benché Buffy sia la sua creatura più celebre, Whedon ha inoltre realizzato altri lavori maledettamente interessanti. Se la serie Firefly e la sua versione cinematografica Serenity me li sono persi perché troppo startrekkosi per i miei gusti, non mi sono invece fatto sfuggire la mini-serie in 3 soli episodi realizzata per il web Dr. Horrible’s Sing-Along Blog con Neil Patrick Harris. Una storia pure questa contaminatissima tra generi vari, musical + supereroi + commedia + nuove tecnologie, e una storia pure questa geniale. Potete recuperarla in rete velocemente, la durata totale è di circa un’oretta.


Prima di approdare nei lidi dorati di Hollywood con The Avengers, la pellicola di maggiore incasso di tutti i tempi escludendo quelle girate da quel furbone di James Cameron (ovvero Avatar e Titanic, se negli ultimi 15 anni aveste vissuto su Pandora anziché sulla Terra), Joss Whedon ha però tirato fuori un’altra serie. Notevolissima quanto sottovalutatissima. Parlo di Dollhouse.
Come per Buffy, la partenza si è rivelata un po’ in sordina ma poi, episodio dopo episodio, è cresciuta in maniera esponenziale. Al contrario di Buffy, purtroppo, non ha mai riscosso un grande successo ed è stata cancellata dopo appena 2 stagioni. 2 stagioni parecchio interessanti che vi consiglio di recuperare.
Perché?
Perché è una figata, e poi perché Dollhouse è il riferimento principale per Questa anzi per Quella casa nel bosco. Il tema fondamentalmente è infatti lo stesso: siamo noi che decidiamo il nostro destino, o c’è qualcuno dietro che ci pilota, che ci guida?
Una tematica universale e antica quanto il mondo, che spinge molte persone a trovare una risposta nella Fede, qualunque nome dia al suo Dio, e che spinge invece i più geek come Whedon a cercarla nel cinema, nelle serie tv, nel racconto di fiction.
In Dollhouse, un gruppo di uomini e donne di bell’aspetto venivano “noleggiati” da dei facoltosi clienti per farne ciò che volevano, per realizzare le loro fantasie più profonde e perverse. Erano delle specie di prostituti di ingeniosa e raffinata concezione, in pratica. Per ogni cliente, alla persona/bambola veniva impiantata una nuova personalità con delle caratteristiche specifiche e a ogni nuova lavoro la loro memoria veniva resettata. Fino a che qualcuno di loro non capiva che forse c'era qualcosa di strano...
Dal cast di Dollhouse non a caso provengono un paio di attori, Amy Acker, già affezionata di Whedon dai tempi di Angel, lo spinoff di Buffy, e poi l’idolo indiscusso sia di Dollhouse che di Quella casa nel bosco, Fran Kranz. Mentre da Buffy è un piacerissimo rivedere, seppure in un minuscolo ruolo, Tom Lenk, il mitico Andrew del mitico Trio di super cattivoni super ridicoli.
Per quanto riguarda il resto del cast, segnalo anche la presenza di Jesse Williams da Grey's Anatomy, Chris Hemsworth al primo film interessante della sua carriera, e Kristen Connolly, che è la solita rossa whedoniana, erede della Alyson Hannigan di Buffy e della Felicia Day di Dr. Horrible's.

"Wow, questo è persino meglio di YouPorn!"
ATTENZIONE SPOILER
In Quella casa nel bosco, il “gioco” è differente eppure simile a quello di Dollhouse, con i personaggi che sono burattini nelle mani di qualcosa che sembra il destino, ma potrebbe essere qualcosa altro.
Ci troviamo di fronte a 5 personaggi che rappresentano uno stereotipo tipico del cinema horror: la verginella, il tipo serio e studioso, il tipo atletico, la zoccola e il nerd fattone. Raccontato così, il film potrebbe prendere una piega prevedibile. Potrebbe diventare il classico horrorino su un gruppo di ragazzotti che va in gita in una casa sperduta nel nulla e, come da copione, finisce massacrata brutalmente.
Un po’ è così, però è solo una parte. È solo un film nel film.
A questo punto, potrete pensare allora a una sorta di parodia del genere, alla Scream. Ancora una volta, avrete un pochino di ragione. Perché c’è anche questa componente.
Eppure, avrete pure torto, perché Quella casa nel bosco è anche altro. Molto altro. È cinema in continua evoluzione, che muta i suoi punti di riferimento, non lascia certezze. Sorprende e stupisce di continuo. Il tutto girato alla grande dall’esordiente dietro la macchina da presa Drew Goddard, un talento che Whedon si è coltivato da lunga data. Goddard ha infatti scritto la sceneggiatura di alcuni episodi di Buffy, tra cui uno dei più interessanti dell’ultima stagione (“Conversations with Dead People”), oltre a puntate assortite di Angel, Alias, Lost e aver realizzato lo script del valido Cloverfield.

Di più, preferisco non dirvi. Anche perché mi rendo conto di essermi dilungato a dismisura, per quanto abbia parlato più di Whedon che del film. Aggiungo solo: guardatelo e aspettatevi uno dei migliori e più originali horror degli ultimi anni. Ma non aspettatevi solo questo. Perché Quella casa nel bosco è grande cinema che riflette su se stesso e sulla vita e sul destino e sul libero arbitrio e su Dio.
Quella casa nel bosco è…
non mi viene in mente altra parola:
geniale.
(voto 9/10)

"E se poi ci infila dentro una scena così, va pure oltre il geniale!"



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