Visualizzazione post con etichetta chris martin. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta chris martin. Mostra tutti i post

domenica 21 dicembre 2014

MEN OF THE YEAR 2014 – LA TOP 10





Se negli scorsi giorni siete stati sulla Luna, o solo sui siti porno, vi sarete probabilmente persi il countdown dedicato ai 10 uomini più rappresentativi dell'annata che sta volgendo al termine, se non altro secondo il giudizio del qui presente blog Pensieri Cannibali.
10 attori, cantanti, personaggi di natura varia che in qualche modo hanno segnato l'anno.
Questo post ad altro non serve che a riepilogarvi la Top 10.
Cliccate sul nome per andare a leggervi qualcosina di più su ciascuno.
E bom. Per adesso è tutto, al prossimo riepilogone!


  5. Stromae
  8. Hozier
10. Fedez

domenica 7 dicembre 2014

COTTA ADOLESCENZIALE 2014 – N. 6 JENNIFER LAWRENCE






"Amy Adams, t'ho superata.
Seeeh!"
n. 6 Jennifer Lawrence
(USA 1990)
Genere: tuttofare
Il suo 2014: i film American Hustle, X-Men - Giorni di un futuro passato, Serena e Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I, la storia con Chris Martin, lo scandalo The Fappening

Jennifer Lawrence sta cominciando a stufare?
Questa più che una domanda è una bestemmia, me ne rendo conto benissimo, però il dubbio negli ultimi 12 mesi ha assalito persino me. Tra lo scandalo The Fappening delle sue foto zozze finite in rete, la storia d'amore con il divorziato Chris Martin, un film che mi ha parzialmente deluso come American Hustle, un blockbusterone commerciale come X-Men - Giorni di un futuro passato, un dramma storico che ho paura di vedere come Serena, la saga di Hunger Games che rischia di tirare troppo le cose per le lunghe con un episodio finale sdoppiato, più tutta la sovraesposizione mediatica che l'ha vista protagonista negli ultimi tempi, il rischio c'era.
Eppure Jennifer Lawrence non ha stufato. Non ancora, almeno. Senza di lei, senza i suoi scandali, senza le sue cadute e gaffe come alle ultime notti degli Oscar, Hollywood sarebbe un posto più triste. Molto più triste.
Inoltre il suo sorprendente debutto come cantante, con una “The Hanging Tree” da brividi scritta dai Lumineers con l'autrice della saga Suzanne Collins, musicata da James Newton Howard e da lei interpretata in Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I, entrata pure nella Billboard chart delle canzoni più vendute negli USA, dimostra che la Jennifer Lawrence mania non è ancora finita. Tutt'altro.
Jennifer Lawrence foreva!



"L'anno scorso ero seconda e quest'anno solo sesta?
E chissenefrega!"

MAN OF THE YEAR 2014 – N. 6 CHRIS MARTIN






n.6 Chris Martin
(Inghilterra, 1977)
Genere: playboy a sorpresa
Il suo 2014: l'album “Ghost Stories” con i Coldplay, la storia con Jennifer Lawrence

Chris Martin è presente nella classifica degli uomini dell'anno per un'unica ragione.
Sì, certo la musica, ovvio...

mercoledì 21 maggio 2014

“GHOST STORIES”, LE STORIE DELLA BUONANOTTE DEI COLDPLAY




Coldplay "Ghost Stories"
Il grande problema dei Coldplay è fondamentalmente uno. Più che un problema, una colpa. Sono troppo famosi, hanno venduto troppi dischi, hanno raccolto troppo rispetto ai loro reali meriti. I Coldplay non sono un gruppo pessimo, questo no, ma tanto meno sono fenomenali. Sono una band media, come tante, che però ha una popolarità enorme, come poche. Il segreto del loro successo? Chris Martin è riuscito a scrivere una serie di canzoni capaci di arrivare al cuore del pubblico, alcune davvero riuscite come “Yellow”, “The Scientist”, “Fix You” e “Viva la vida”. Allo stesso tempo manca loro il vero genio creativo. I primi tempi, quelli del loro album migliore, il debutto “Parachutes”, suonavano come un incrocio tra Radiohead e Jeff Buckley, poi è avvenuta la loro U2izzazione e hanno puntato a proporre uno stadium-pop con grandi cori e canzoni di facile presa. In ogni caso senza mai possedere un'enorme originalità. Ai Coldplay va però almeno dato atto di non essersi cristalizzati in un solo tipo di suono, ma di cercare sempre nuova gente cui scopiazzar… ehm, cui ispirarsi. Con l’ultimo poco riuscito “Mylo Xyloto” avevano tentato, senza convincere molto, qualche divagazione elettronica, ma il lavoro risultava un pasticciaccio brutto, e ora?

Con il nuovo “Ghost Stories” i Coldplay cercano di infilare tutto quanto fatto in precedenza in una forma più semplice, provando a spogliarsi delle produzioni eccessive e dei barocchismi dei loro ultimi album. Il suono del disco è delicato, leggero, sospeso. Impalpabile. Talmente impalpabile da essere quasi inconsistente.
Se a livello di tematiche questo è un disco di rottura, visto che Chris Martin affronta la fine della storia con l'ormai ex moglie Gwyneth Paltrow, a livello musicale pure, considerando come questa volta le rinnovate fonti di ispirazione sembrano essere James Blake, The xx e Bon Iver, si senta il soporifero clone di quest’ultimo che è “Midnight”, mentre a tratti pare di essere finiti in una versione for dummies dei Sigur Ros, basti dare un ascolto all'apertura di "Always in My Head". In mezzo a tante ballatone, a sorpresa c’è anche spazio per una parentesi quasi dance, con “A Sky Full of Stars” prodotta dal dj più in voga più tamarro del momento, Avicii. Il risultato? Sembra un pezzo di David Guetta che cerca di fare la copia dance di una canzone dei Coldplay.



Nonostante questo pezzo che con il resto della tracklist c’entra quanto un brano di Gigi D’Agostino in una compilation di musica new-age, i ritmi sono per lo più lenti, per non dire assenti. Provate ad ascoltare “Oceans” senza finire in coma e Chris Martin vi regalerà una bambolina per fare il voodoo a Gwyneth Paltrow.


A inizio post dicevamo che il grande problema dei Coldplay è quello di essere diventati più famosi di quanto meritassero. A dirla tutta, Chris Martin e compagni hanno anche un altro e più grave problema. Sono una lagna infinita e il loro nuovo lavoro ne offre un’ulteriore lampante dimostrazione. “Ghost Stories” non è un brutto album, è solo noioso. Penso ci sia solo una cosa più noiosa dell'ultimo disco dei Coldplay: Robert Redford da solo su una barca che si ascolta l’ultimo disco dei Coldplay.
La definizione di album di rottura è allora perfetta. Non perché documenta la rottura tra Chris Martin e Gwyneth Paltrow, ma perché è una gran rottura di palle.
(voto 5/10)

mercoledì 26 ottobre 2011

Pensione a 34 anni a chi intitola un disco Mylo Xyloto


I turn the music down,
metto su i miei records on,
il tuo Chris è appena uscito però a me m’ha rotto già da un po’
ma che stai a fa’, che stai a combina'?
una volta cantavi yellow
adesso c’hai le cattedrali nel tuo cuooor?
Ogni lacrima è una waaaaaaaaaterfall
ma tu vattene al diaaaaaaaaaaaavoll
e smettila di gridaaaaaaaaaar
che quando va bene sembri Booooooooooono
quando va peggio Vaaaaaaaaaaasaaaaaaaasco


Coldplay “Mylo Xyloto”
Genere: cori da stadio
Provenienza: gwynethpaltrowlandia
Se ti piace ascolta anche: U2, Keane, Snow Patrol, Baltimora

Uh, è arrivato un nuovo disco dei Coldplay. Mammà, papà: che bello!
Una volta lo potevo dire tranquillamente perché l'oggi 34enne Chris Martin e soci erano in grado di fare uscire dei dischi interessanti, adesso lo dico con tono urlante (visto che Chris è passato dal falsetto all’urlo da stadio perenne e quindi per farmi sentire sulla sua voce devo gridare) perché di certo ci sarà da spettegolarci sopra e da divertirsi nel criticarlo. Yahooooo!
I Coldplay si sono infatti progressivamente trasformati da grande promessa della musica inglese a grande delusione della musica inglese, con vendite - è ovvio - inversamente proporzionali alla qualità dei dischi, fino ad arrivare al tonfo dell’ultimo Viva la vida che era davvero mediocre, a parte la title track resa splendida dagli archi del “nostro” Davide Rossi.

Adesso è arrivata l’ora di un nuovo album e com’è che hanno deciso di chiamarlo?
Mylo Xyloto.
No dai, sul serio: come l’hanno chiamato?
Mylo Xyloto!
°___°

Oookay, quindi a quanto pare questo è un concept album che ci racconta una storia, una fiaba d’amore, il cui protagonista è proprio ‘sto personaggio chiamato in questo buffo (stupido?) modo, pare perché ai Coldplay piaceva scegliere come titolo del disco un nome che quando lo googli non dà altri risultati. E tè credo, chi ha così pessimo gusto da usare un nome del genere? Forse giusto uno che chiama i suoi figli Apple e Moses…
°___°

Eppure l’attacco del disco fa ben sperare. “Hurts like heaven” ha un suono electro anni ’80 nervoso, ti fa muovere la testa su e giù come un pezzo dei Coldplay non aveva mai fatto prima. Come apertura è più che discreta, anche se nel finale Chris Martin non può fare a meno di inserire un evitabile coro angelico poco in stile Sigur Ros e più in stile catechismo del sabato pomeriggio. E io penso di non aver mai odiato niente più del catechismo del sabato pomeriggio. Mi mettevo a piangere come una fontanella, every teardrop is a waterfall direbbe Chris, ma i miei mi costringevano ad andarci e pensare che nemmeno gli è mai importato così tanto della religione. Probabilmente mi ci mandavano giusto per avermi fuori dalle scatole per un’ora.

Oh, merda! Hanno pure messo le farfalline sulla copertina.
La situazione è più preoccupante di quanto immaginassi...
E poi calano la carta “Paradise”.
C’era una volta una band che voleva essere come i Radiohead.
A dirla tutta, ce n’erano e ce ne sono tante di band che vogliono essere come i Radiohead, ma in particolare ce n’era una, i Coldplay, che ai tempi degli esordi un disco come Ok Computer doveva averlo consumato parecchio. Quello è stato il loro periodo artisticamente migliore, poi si sono resi conto di non aver nemmeno lontanamente il talento e la genialità dei Radiohead e allora hanno deciso di diventare i nuovi U2. Lì gli è andata piuttosto bene, hanno venduto milioni di dischi, il cantante si è sposato con un’attrice hollywoodiana, come abbiamo visto ha dato dei nomi ridicoli ai suoi figli e si è messo a fare il mezzo profeta come se il destino del mondo fosse nelle sue mani.
Adesso però i Coldplay hanno deciso di cambiare modello di riferimento e prendere come esempio una band italiana: i Baltimora.
Come, chi sono i Baltimora? Hanno fatto hit di successo come Tarzan Boy e… basta.
In pratica il nuovo singolo dei Coldplay “Paradise” è un tributo a Tarzan Boy, anche se, pur sforzandosi, non raggiunge le stesse vette trash.
Il fatto che sia uno dei brani migliori dell’album vi può dare un’idea del resto.
E il ritornello è proprio para-para-paraculo
para-para-paraculo
oooooh ooooooooohh



"Cos'ho fatto di male per finire in un disco dei Coldplay?"
Poi arriva un pezzo che si chiama “Charlie Brown” e solo un gruppo troppo poco rock’n’roll come i Coldplay poteva intitolare un brano così. Il titolo è comunque l’unica cosa rivelante di un pezzo al 100% coldpleiano che scivola innocuo. Charlie, renditi utili e portami la coperta di Linus che mi schiaccio un pisolino.

“Us against the world” è una ballata in slow motion vagamente folk-country. Il genere di pezzi delicati che ai Coldplay riesce ancora discretamente bene. Che forse gli orpelli e le palettes 80s li debbano lasciare a chi sa come usarli e concentrarsi su una scrittura semplice e basic? Potrebbe essere una buona idea, peccato che si sforzino in tutti i modi di fare i cool ma quando ci provano finiscono solo per farsi prendere per il cul.
Sarkò, Anghela: smettetela di ridere.
Merci.
Danke.

“Major minus” ha un ondeggiamento più rock, per quanto il maritino salutista di Gwyneth Paltrow possa fare del rock, e un coretto che ricorda parecchio un brano più o meno famoso, “Sympathy for the devil” di certi Rolling Stones. Dopo le accuse di plagio che sono piovute loro addosso già con lo scorso disco, la pericolosa e famigerata “sindrome da Zucchero” sta entrando per loro in una fase acuta?
In ogni caso il brano non è per nulla riuscito. Il rock non è proprio la loro cosa. Ma questo già lo sapevamo.

La chitarrina acustica ci “U.F.O.” nonostante il titolo riporta i freddogioco sulla Terra e a ciò che sanno fare meglio, le ballatone. Peccato che in questo caso non sia particolarmente riuscita. Come direbbe E.T.: “Ohi ohi”.

“Princess of China” è il pezzo della discussa collaborazione con Rihanna. La canzone ha un andamento quasi hip-hop alla Kanye West, ma senza avvicinarsi not even far away alla sua potenza e genialità. Il vocal di Rihanna farà storcere il naso ai puristi coldplayani ma secondo me è tra le cose migliori dell’intero album. Anche perché della voce di Chris Martin francamente non ne potevo più e pure lui, autoinfastidito da se stesso, la pensa così. Peccato per i soliti cori da stadio che invece non giocano a favore del pezzo, uno dei migliori di Mylo Xyloto ma uno dei peggiori degli ultimi tempi per Rihanna, che ci aveva abituati a collaborazioni di ben altro livello con Eminem, Kanye West, Jay-Z, Calvin Harris, Drake, Nicki Minaj, T.I. e persino Britney Spears!


“Up in flames” è un’altra ballata rallentata. Carina, ma anche sbadigliona. Yawn. Charlie Brown, ‘sta cazzo di coperta arriva o no?

“Don’t let it break your heart” con quel piano va in territori Keane. Fatto curioso, perché una volta erano i Keane a ricordare i Coldplay, adesso viceversa. Il resto dei suoni riporta invece dalle parti di “Every teardrop is a waterfall”. E non è certo cosa giusta e buona.

“Up with the birds” chiude con la solita lagna coldplayana, per un disco che nei primi pezzi faceva intravedere qualche luce, qualche abbozzo di idee, e invece sprofonda nella confusione, nell’apatia e nella noia.
Per quanto una insufficienza ancora più pesante al disco dei tanto blogger-odiati Coldplay mi renderebbe più fico al mondo della blogosfera, non fico quanto Ryan Gosling ma comunque piuttosto fico tipo boh Michael Fassbender, devo dire che non tutto mi è dispiaciuto del tutto.
È vero: i Coldplay sono troppo più famosi dei loro reali meriti.
È vero: ci sono un sacco di band che non si fila nessuno che fanno musica molto ma molto più coraggiosa, eccitante, entusiasmante di loro.
È però vero anche che là fuori c’è della musica peggiore.
Certo, Mylo Xyloto con quel suo nome del cazzo non credo rientrerà nella classifica dei miei dischi preferiti dell’anno nemmeno se facessi una top 100 o top 200 o top 1000, per dire, però un paio delle sue canzoni ogni tanto potrei ascoltarmele per addormentarmi. Peccato poi arrivino tutti ‘sti cori da stadio e prendere sonno diventi più difficile che in mezzo alla curva Sud. Perché la più grande influenza di questo è album è il “Po-poppoppopopo”. E intendo proprio il “Popporoppopopo”, non “Seven Nation Army” dei White Stripes.
Indovinate cosa sta facendo?
Facile: un coro da stadio!
La prossima volta, Chris, vai allo stadiooooooo-oooooo-oooooo-oooooo, sempre che Gwynettina ti lasci uscire di casa da solo, così ti sfoghi per bene. Quando hai finito con tutti ‘sti cori, facci un fischio.
Anzi no, come non detto, che poi il prossimo disco lo riempi di fischi e tra Mooooooves like Jagger e cazzate varie ne abbiamo già basta pure di quelli…
Come dici, Chris?
Questo Mylo Xyloto potrebbe essere il vostro ultimo album?
Oh, finalmente una buona notizia!
(voto 5/10)


giovedì 2 dicembre 2010

Christmas time is here (Di già?)

A casa di Christmas Martin è già Natale.
Ho (quasi) sempre apprezzato e difeso i Coldplay, però questa canzone e relativo video mi sembrano proprio una gran ruffianata.


Pure a casa di Brandon Flowers è già Natale e pure per i Killers questa "Boots" è ben lungi dall’essere tra le loro migliori canzoni. O magari sono solo io che non sono ancora entrato nel clima festivo (e non è poi nemmeno detto che ci entri).

mercoledì 9 luglio 2008

non ti scordar mai di me

"Che cosa cercava una ragazza come lei, una brava ragazza, la ragazza della porta accanto, da una vacanza a Lloret de Mar?” si chiede Studio Aperto. Certo non di diventare il volto che compare su tutti i quotidiani, che sta appeso su un muro all’uscita del Tropics, che sorride su tutti gli schermi di tv e pc. Ma se lo guardi bene, non è proprio un sorriso. E' una maschera che ha solo le sembianze di un sorriso, come quello rosso sangue dipinto sul Joker di Heath Ledger.
Parti per una vacanza e non necessariamente cerchi lo sballo facile come suggerisce Lucignolo il morboso. “Non ballavamo nude sul cubo,” ha dichiarato la migliore amica, al che Lucignolo ha replicato “Niente nudo? Raga, sbaracchiamo le telecamere: non abbiamo nessuna notizia qui!”
E' un'estate che fatica a essere estate e fatica a trovare un tormentone musicale allegro. Nell'iPod passano solo parole inquiete. La voce della nostra Amy Winehouse ti prega di “non ti scordar mai di me” in modo molto simbolico, Chris Martin ti sussurra “Those who are dead are not dead they’re just living in my head” nelle orecchie e i Guillemots ti cantano “Nobody really dies, they all just end up in the sky”.
Il magico mondo dei media intanto si deve nutrire di una tragedia, deve creare un tormentone giallo per segnare l'estate 2008 ed ecco che arrivano tutti gli ingredienti perfetti: una scomparsa senza motivi apparenti, forse un rapimento, poi un corpo ritrovato nudo come quello di Laura Palmer e le ultime speranze che spariscono pure loro, una città del peccato Mecca del superdelirio giovanile, sesso droga alcool discoteche locali hard rock e un contorno di personaggi misteriosi.
Il crucco svanito nel nulla, El Gordo, svanito pure lui, la compagna di banco che dovrà vivere nel rimpianto di aver lasciato l’amica sola nelle mani di uno che si chiama El Gordo, la mossos de squadra che cerca di far mantenere alla vicenda un basso profilo che se no si rischia di perdere i turisti, un investigatore mandato dall’Interpol o dagli Interpol?, la ragazza olandese che la stessa notte della scomparsa nello stesso hotel si è suicidata come se il male fosse lì presente, proprio lì vicino che ti accarezza le orecchie esortandoti "Fallo, buttati. E' la tua unica possibilità di salvezza", il ragazzo tedesco e la ragazza inglese precipitati pure loro misteriosamente da un balcone, morti ravvicinate e inspiegabili quanto quelle del remake americano di un horror giapponese. Forse un’antica maledizione si è abbattuta sulla cittadina spagnola o forse l'arrivo di una partita di droga tagliata male ha creato effetti devastanti.
Vado su per i sentieri che non portano a Twin Peaks ma a un estate che non sembra tanto estate e che non so perché si sta dimostrando parecchio confusa angosciante enigmatica. Niente sembra avere senso. Forse quando le foglie arancioni scenderanno giù dagli alberi si riuscirà a comprendere qualcosa di più. I pezzi del puzzle magari formeranno un enorme sorriso e magari capiremo il disegno di Dio. Magari. Per adesso ci sono solo i volti di persone scomparse dappertutto che sorridono anzi no non sorridono, fanno solo finta e canticchiano “non ti scordar mai di me”.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com