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sabato 24 maggio 2014

GUIDA GALATTICA AL RAP ITALIANO





La quarta puntata delle guide musicali galattiche fornite da Pensieri Cannibali, dopo Britpop, Grunge e Hip-Hop internazionale, si occupa di un genere molto, come dire? Odiato. Sì. Forse il rap italiano è il genere musicale più odiato d’Italia. La colpa? Fondamentalmente di una scena passata non sempre fenomenale e di una odierna ancora più discutibile, capitanata da nomi sputtanati come Moreno, Fedez ed Emis Killa. Soltanto perché loro fanno schifo, non significa però che sia tutta ‘nammerda.
Un altro motivo per cui il genere non è visto di buon occhio è il fatto che in Italia l’hip-hop tutto, e non solo quello nazionale, viene ancora considerato da molti come un tipo di musica di serie B. Perché questo?
Forse perché in Italia non c’è mai stata una forte comunità black, non come in altri paesi come Francia o Regno Unito, per non nominare gli USA. O forse perché da noi c’è ancora la concezione che solo il rock è musica di serie A, senza però considerare che i dischi rock davvero fondamentali usciti nel nuovo millennio si possono contare sulle dita di una mano. Monca.

Come sia o come non sia, la scena hip-hoppara italiana nel corso degli anni qualche cosa di interessante l’ha anche prodotta. Volendo provare a fare un brevissimo bignamino per babbani, possiamo dire che tra i primi a importare dagli Stati Uniti il rap c’è stato Jovanotti. Proprio lui. Per quanto sia sempre stato un po’ ai margini del movimento hip-hop e sbeffeggiato dagli intregralisti del genere, il Jova ha dato un contributo fondamentale per far conoscere la musica rap dalle nostre parti. La scena si è poi sviluppata negli anni ’90 grazie al successo di Articolo 31 e Sottotono, mentre nell’ underground si sono mosse le posse, oltre a varie realtà locali con il loro rap in dialetto, soprattutto in napoletano uè uè e in romanesco aò.
Dopo un periodo di stallo a livello commerciale, negli ultimi anni il genere è tornato sulla cresta dell’onda, grazie in particolare al fenomeno Fabri Fibra che, nel piccolo dello Stivale, ha rappresentato un po’ quello che Eminem è stato dall’altra sponda dell’Atlantico. Applausi per Fibra, dunque?
Da una parte sì, perché insieme ad altri rappers come Caparezza, Club Dogo, Mondo Marcio, Marracash etc. ha sdoganato definitivamente il genere nel mainstream, dall’altra parte no, perché ha (involontariamente) dato vita a tutta una serie di suoi cloni in tono minore, come i vari rapperoni citati in apertura di post.
Ma adesso basta polemiche e chiacchiere da bar e via alla musica, con i miei 10 pezzi di rap italiano preferiti di sempre. E, a fondo post, trovate anche la mia ormai tradizionale playlist Spotify.


Top 10 – Le canzoni di rap italiano preferite di Pensieri Cannibali

10. Piotta "Super cafone"



9. Club Dogo "Spaccotutto"



8. Sottotono "Tranquillo"



7. Fabri Fibra "Bugiardo"



6. Jovanotti "Non m'annoio"



5. Neffa e I messaggeri della dopa "Aspettando il sole"



4. Frankie HI-NRG MC feat. Riccardo Sinigallia "Quelli che benpensano"



3. Articolo 31 "Tranqi funky"



2. 99 Posse "Comuntwist"



1. Caparezza "Eroe (Storia di Luigi delle Bicocche)"




Ecco la playlist Spotify di Pensieri Cannibali dedicata al rap italiano

martedì 24 luglio 2012

Festivalbar cannibale

Quali sono i tormentoni più odiosi dell’estate 2012?
Lo scopriremo solo vivendo e, soprattutto, lo scopriremo domani.
Oggi invece, per addolcirvi la pillola, vi propongo le canzoni migliori della summer of ’69 ’12. Almeno secondo il mio modesto ma indiscutibile parere.
Ecco la mia top 10 dell’estate più calda degli ultimi 3 milioni di anni (fonte: Studio Aperto).

10. Skrillex & Damian “Jr Gong” Marley “Make It Bun Dem”
Clamorosa tamarrata che fonde il dubstep più sguaiato, quello di Skrillex ovviamente, con il reggae di uno dei (mille) figli di Bob Marley.



9. Regina Spektor “Don't Leave Me (Ne Me Quitte Pas)”
Ma quanto mette di buon umore, questa canzone?



8. Club Dogo ft. Giuliano Palma “PES”
Brano molto estivo, ma soprattutto molto videogammaro. Pro Evolution Soccer sempre sia lodato, sia col bello che col brutto tempo!



7. Carly Rae Jepsen “Call Me Maybe”
Momento pop bimbominkia.
Questo pezzo l’ho conosciuto grazie alla segnalazione del simpatico video da parte di Rumplestils Kin del blog Overexposed. Ormai è strasuonata ovunque e da settimane occupa stabile il primo posto della Billboard chart americana. Una delle canzoni simbolo dell’estate 2012, maybe? No, sicuramente.



6. Labrinth “Climb on Board”
Il suono più cool in circolazione in UK, tra urban, dubstep, garage, hip-hop e quant’altro, anche se alla fine è più che altro una grande canzone pop.



5. Of Monsters and Men “Little Talks”
Un pezzo stile Arcade Fire che per una volta la smettono di fare i musoni e si stampano un sorriso sulle loro facce. Il risultato è irresistibile e freschissimo.



4. Purity Ring “Fineshrine”
Chill-out, fratelli e sorelle. Rilassatevi in riva al mare sulle note di questo pezzo e vedrete che i pensieri di IMU, Spagna che ci mata a calcio, stragi compiute da pazzi o qualsiasi problema personale che possiate avere svanirà per magia.



3. Blur “Under The Westway”
I Blur sono finalmente tornati. Per ora non si sa ancora se vorranno farci l’onore di regalarci un album intero, però intanto ci hanno portato in dono un singolo nuovo. Una ballata splendida lontanissima dalle classiche porcherie sonorità estive, eppure perfetta per essere suonata appena il sole va giù, under the westway.



2. Twin Shadow “Five Seconds”
Un pezzo che sembra uscito dagli anni Ottanta, oppure dalla colonna sonora di Drive, con un ritornello che entrerà in maniera irresistibile nelle vostre teste. E non se ne andrà dopo 5 seconds.



1. Best Coast “The Only Place”
Il The Only Place cui si riferisce la cantante dei Best Coast Bethany Cosentino è la “sua” California. Ma il vostro The Only Place può essere qualunque luogo in cui siete stati o starete bene quest’estate. Se poi quel place è proprio la California, beh, beati voi!



venerdì 6 luglio 2012

Non vi piacciono i Club Dogo? Chissenefrega

Club Dogo “Noi siamo il club”
Genere: it-hip-hop
Provenienza: Milano, Italia
Se ti piace ascolta anche: Marracash, Ensi, Entics, Emis Killa, Dargen D’Amico, J-Ax

I Club Dogo non sono dei rapper, sono dei selvaggi, capaci di uscite romantiche come questa:

Pensavo fosse amore e invece era MDMA”.

Anche se non sembra, anche loro però hanno un cuore che batte (a un ritmo hip-hop da 80BPM al minuto, naturalmente) e a conferma di questa azzardata tesi hanno appena fatto uscire un pezzo di beneficenza in favore dei terremotati d’Emilia intitolato “Se il mondo fosse”, in collaborazione con J-Ax, Marracash ed Emis Killa. Il tutto fatto senza buonismi di sorta alla LigaJovaPelù. Ed è proprio questo il punto di forza di ciò che fanno. A parte una parte musicale particolarmente curata, in questo album ancor più che nei precedenti il loro punto di forza sta nelle parole, letteratura di strada nuda e cruda. Cattiva, ma quasi mai gratuitamente cattiva. Se si guarda al di là dei termini più hip-hoppari yo yo fratello tipo “Dicono Dio Gìo Dio Mio Vai Zio, Dio Gìo Dio Mio Vai Zio” o certe sparate gangsta-rap sui soldi o meglio sul ca$h, i loro testi sono piccole perle di ingenio creativo.
Qualcuno potrà accusarli di essersi fatti via via più commerciali: “Siete diventati troppo commerciali, bro!” e in effetti vari pezzi virano parecchio verso il pop, però a livello di rime e testi non hanno smussato alcun angolo e il loro nuovo disco è disseminato di idee e di riferimenti di tutti i tipi. In “Erba del diavolo” ad esempio c’è una rima dedicata a Game of Thrones, visto il loro nome decisamente inevitabile:

La mia lingua è peggio di tutte le spade dentro al trono,
La Furia dei Club Dogo ha la furia di Khal Drogo.

E c’è pure una rima dedicata a me. Forse…

Non metto una rosa tra i denti, sul petto una rosa dei venti,
figlio di Annibale, il flow cannibale, tu pagami gli alimenti.

Nella parte chiamiamola “emotiva” dell’album, i Club Dogo giocano invece a fare gli Eminem all’italiana. “Tutto ciò che ho”, scritta come una lettera da parte dei fan, è la loro “Stan”, mentre “Se non mi trovi” è alla lontana la loro “Love the Way You Lie”.
Il pezzo cult dell’album, oltre al contagioso primo singolo “Chissenefrega (in discoteca)”, è però senza dubbio “P.E.S.” con il ritornello cantato da Giuliano Palma, un irresistibile inno al videogame per eccellenza sul calcio Pro Evolution Soccer. E pure un vago inno al fumo…


Nell’insieme, tra un’ospitata e l’altra, c’è qualche momento più debole e facilmente commerciale (“La fine del mondo” con i Power “Rangers” Francers), ma tutto sommato niente che possa far gridare allo scandalo. I Club Dogo non si sono venduti. Certo, ora sono più accessibili rispetto a un tempo, passano in radio e pure in discoteca. Però chissenefrega?
(voto 6,5/10)


sabato 15 gennaio 2011

Arriva la nuova musica italiana - Best of 2010

Spazio ai miei top artisti/gruppi musicali italiani. Un’annata che non mi è sembrata a livello generale troppo esaltante, è mancato forse il capolavoro o la rivelazione tricolore assoluta (almeno a livello personale) ma comunque piena di spunti interessanti e molto vitali, soprattutto a margine, a volto mooolto a margine, dalla scena ufficiale dei circuiti radio-talent-paracul-televisivi.

10. Tying Tiffany
La risposta italiana (ma a guardar bene per fortuna ben poco italiana) a certo electro-rock alla Crystal Castles.


9. Club Dogo
Insieme a Fabri Fibra, una conferma nel panorama hip-hopparo nostrano, con i testi meno politically correct e più esplicitamente anti-Governo in circolazione in Italia.


8. Baustelle
Gli spietati della musica italiana, a questo giro senza una bomba alla “Charlie fa surf” o “La guerra è finita”, ma con una classe e un talento sempre rari da trovare.


7. …A Toys Orchestra
Hanno fatto un gran disco di livello internazionale, ispirato dall’inizio alla fine. Personalmente però è mancato giusto il pezzo da innamoramento totale (com’era stato in passato per “Peter Pan Syndrome”).


6. Tre allegri ragazzi morti
Tra un ragazzino cannibale e dei ragazzi morti, per di più allegri, non può che esserci una simpatia da lunga data. Con l’ultimo disco hanno poi saputo dare una rinfrescata davvero molto piacevole al loro sound.


5. Iosonouncane
Dalla Sardegna arriva un pazzo che è una sorta di incrocio tra Caparezza e Le luci della centrale elettrica. Non avrà doti canore sopraffine, ma rimedia con testi geniali e una gran fantasia.



4. Beatrice Antolini
Ritorno piacevolmente funky e ancora più alieno rispetto al passato. C’è poco da fare, è la Fiona Apple italiana.


3. Colapesce
Colapesce (alias Lorenzo Urciullo) è il cantante degli Albanopower. Come solista per adesso ha firmato solo un EP di 6 pezzi, ma per me è già abbastanza per vederlo come il futuro della musica italiana indie e soprattutto pop.


2. Crookers
Gli italiani più apprezzati dal mondo della musica internazionale? I Negramaro? Tiziano Ferro? Ligabue? Vasco Rossi? Ma per favore! Sono i Crookers il nostro gruppo di punta nel mondo. Giustamente. E tra un po' potrebbero diventare talmente grandi che all'estero saremo conosciuti per pizza, mandolino, mafia, politici pedoputtanieri e... Crookers.


1. Le luci della centrale elettrica
Vasco Brondi aka Le luci della centrale elettrica atto II: è mancato l’effetto sorpresa del primo disco, naturalmente, ma per ora noi la chiameremo comunque felicità.

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