Sole a catinelle
(Italia 2013)
Regia: Gennaro Nunziante
Sceneggiatura: Checco Zalone, Gennaro Nunziante
Cast: Checco Zalone, Robert Dancs, Miriam Dalmazio, Aurore Erguy, Angie Alexander, Marco Paolini
Genere: nazional-popolare
Se ti piace guarda anche: Cado dalle nubi, Che bella giornata, Tre uomini e una gamba
La gente inioranti subbito li riconosci, subbito.
La gente inioranti ha come nuova idola esistenziale
La Giovii, la bulla di Bollate diventata famosa per aver preso a botte una sua coetanea nell’indifferenza generale di amici e amiche.
La gente inioranti usa “Porcoddue” come intercalare ogni 3x2, in frasi come: “Domenica sono stato a Messa, porcoddue!”
A proposito di 3x2, la gente inioranti quando c’è un’offerta al supermercato si fionda subito ad approfittarne: “C’è la Cacca-Cola in offerta 3x2, ne ho prese 8, ne ho prese, anche se io la Cacca-Cola manco la bevo! E poi ho visto la televendita con Giorgio Latrota che oltre ai materassi vende i televisori al plasmon in offerta. 2000 rate da 1 euro al giorno con lo sconto del 50 per mille! Me lo sono comprato subito, il televisore al plasmon.”
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"Dai che se l'hanno dato alla Jolie, presto l'Oscar lo danno pure a noi!" |
Ma la gente inioranti, lo legge Pensieri Cannibali? Se sa leggere, lo legge? Andiamo a chiederlo a un persono inioranto.
“Sì, Pensieri Carnibali. Lo leggo, ogni tanto. Non è che lo leggo leggo, parla sempre di film medioccidentali mai sentiti che nessuno s’incula. Però spesso ci sono foto di figa. E a me piace la figa!”
“Sì, ma quale figa, in particolare?”
“A me piace LA FIGA!”
“Ok, però magari c’è qualche attrice che gradisci più delle altre?”
“Sì, la Belè.”
“E chi cazz'è?”
“La Belè, la Belè. La Belè Rodrighe.”
“Aah, Belen Rodriguez. Hai scelto proprio un’attriciona.”
“Sì, e poi Larculi.”
“Vuoi dire Manuela Arcuri?”
“Sì sì, lei. E poi come attori mi piace Gabriel Grankio. Uh, se è bravo quello. Tutte se le fa le filmscion, tutte Maronna, piace anche a mia nonna, che quella è cresciuta con il cinema d’attore, quello di Dessica. Christian Dessica.”
“Scusa, mi puoi togliere ancora un dubbio: qual è il tuo gruppo preferito?”
“Facile, questa: i Moddà.”
“Vuoi dire i Modà? Ne ero sicuro.”
“Ultimissima cosa, per chi hai votato alle ultime elezioni?”
“Lo stesso che ho votato negli ultimi 20 anni.”
“Semper fidelis.”
“Fidelis, quel comunista? E che, so' scemo?”
La gente inioranti è andata al cinema a vedere Sole a catinelle e non l’ha visto solo una volta, l’ha visto un sacco di volte perché c’era il 3x2, per questo che è diventato il film itagliano più visto di tutti i tempi.
La gente inioranti non solo è andata a vederlo, ma gli è anche piaciuto parecchio. Per la gente inioranti, Sole a catinelle è stato il miglior film del 2013. Uno pensa che sarà anche l’unico film che hanno visto. E invece no.
“Uh, quest’anno ne ho visti un sacco di film! Ne ho visti quasi più delle partite della Giuve. Ne ho visti 3! Quello nuovo di Checca Zalone e i due vecchi di Checca Zalone.”
“Vuoi dire Checco Zalone?”
“Sì, Checca Zalone. Troppo simpatico. C’ho pure i suoi due altri film in Blu-Gay.”
“Vuoi dire in Blu-Ray?”
“Sì, sì, proprio in Blu-Gay ce li ho. Li ho comprati tutti col 3x2.”
Anche a me Checco Zalone fa ridere. Questo significa che faccio pure io parte della gente inioranti? Oh, mio Dio. Sono pure io un itagliano medio?
Può darsi. Di certo sono tra i pochi blogger cinematografici, o presunti tali, in Italia e nel mondo ad aver apprezzato il suo fresco esordio cinematografico Cado dalle nubi e ancor di più il successivo
Che bella giornata. In quella pellicola, Checco Zalone si prendeva gioco del sistema lavorativo italiano basato sulle raccomandazioni e riusciva a tirare fuori una piacevole commedia dalle venature romantiche inserendo al suo interno persino la tematica del terrorismo internazionale. Per quanto tutt’altro che un capolavoro, credo che quel film resterà il punto più alto nella “poetica” dell’attore/cantautore/comico pugliese, nonché la pellicola che continuerà a replicare all’infinito, come stanno facendo d’altra parte i suoi colleghi, da Leonardo Pieraccioni ad Aldo, Giovanni e Giacomo, impegnati a copiare ogni volta sempre più stancamente la formula dei loro vecchi successi del passato. E mi sa che ultimamente pure Carletto Verdone sta scendendo per questa pericolosa strada.
Il terzo film zaloniano Sole a catinelle appare come una replica della precedente pellicola. Anche qua Checco punta a regalare un ritratto ironico dell’Italia della crisi. Intento lodevole, risultato innocuo.
Qualcuno ha visto nel personaggio di Checco Zalone una celebrazione del berlusconismo. A me sembra più che altro uno sberleffo evidente nei confronti del berlusconiano e dell’itagliano medio, in pratica della gente inioranti. Nelle sue prese per il culo, per par condicio Zalone va a prendere di mira anche i radical-chic, i sindacati e la commercializzazione del comunismo (“Scusi della Che Guevara avete pure i borselli?” chiede Checco in una delle battute più riuscite). Insomma, ce n’ha davvero per tutti e ciò sarebbe anche un bene. Quello della pellicola è però un umorismo sterile, troppo leggero per essere considerato davvero corrosivo. Non che i suoi due film precedenti fossero delle bombe rivoluzionarie, ma se non altro avevano un piglio maggiormente politically incorrect. Con questo terzo film Checco si è invece ingentilito, ha tirato fuori una storiella padre-figlio in grado di far contenti tutti gli spettatori, grandi e piccini, si è limitato nell’uso delle parolacce (comunque presenti e sempre efficaci a livello comico), e ha cercato di fare un film politico. Sole a catinelle è un film politico che, come detto, ne ha per tutti. Destra e Sinistra. Solo che l’umorismo di Zalone qui presente è come quello di Striscia la notizia. Battute innocenti che fanno sorridere sia il pubblico di sinistra che quello di destra e non fanno del male a nessuno.
Se Checco Zalone vi fa ridere, passerete una striminzita ora e un quarto a ridere, perché Sole a catinelle da un punto di vista strettamente comico funziona. A livello cinematografico invece è nullo, ancor più dei suoi due precedenti. C’è una sigla animata che, più che per un film, andrebbe bene per una di quelle fiction con Gerry Scotti, c’è un momento videoclip con Zalone impegnato a cantare uno dei suoi brani presa per il culo dei neomelodici che però ormai suonano quasi più come una celebrazione dei neomelodici, c’è una trama degna di un temino delle elementari (non a caso scelto come espediente narrativo iniziale) e c’è un doppio finale campato per aria tanto per allungare un minutaggio più da episodio di una serie tv che da film vero e proprio. Inoltre, il bambino con i capelli da emo che interpreta il figlio di Checco Zalone, tale Robert Dancs, è davvero insopportabile, come quasi tutti i bambini nei film d’altra parte, e almeno in questo se non altro Sole a catinelle si mantiene al livello degli standard internazionali.
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"Ciao Cannibal! Mentre tu stai lì a criticare, noi ce ne stiamo qui al mare!
Chi sono adesso la gente inioranti?" |
Peccato, perché la possibilità di fare una pellicola che, anziché essere soltanto comica, potesse avere anche qualcosa da dire c’erano. La vicenda del viaggio padre-figlio, molto semplice e già sfruttata in un sacco di altri film, da In viaggio con papà fino al recente
Nebraska, sarebbe stata l’occasione perfetta per un on the road ironico in giro tra le brutture del nostro paese.
Puntando ancora più in alto, nel suo fotografare l'Italia di oggi sarebbe potuta quasi diventare una versione comedy di un film come
La grande bellezza. Così non è. Il problema principale di Sole a catinelle è che il confine tra sberleffo e celebrazione dell’itagliano medio è talmente sottile che forse non c’è nemmeno. Sarebbe interessante vedere cosa potrebbe combinare Checco Zalone nelle mani di un Paolo Sorrentino. Dopotutto Fellini ha lavorato più volte con Alvaro Vitali, quindi non sarebbe nemmeno una cosa così shockante. Così com’è, con la regia sciapa, per non dire inesistente, di Gennaro Nunziante, con una sceneggiatura incapace di andare oltre alle battutine pur divertenti per farsi vera satira sociale e politica, Sole a catinelle appare all'incirca come una versione aggiornata dei film di Pierino. Fa ridere, ma niente più di questo. Non riesce mai trasformarsi da semplice riflesso a riflessione vera e propria sull’Italietta attuale.
O forse è solo colpa mia. Checco Zalone non mi piace più come prima. Checco Zalone mi sta già stufando. Ciò significa che sto guarendo. Non sono più un itagliano medio. Non faccio più parte della gente inioranti. Porcoddue.
(voto 5/10)