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martedì 25 ottobre 2016

Mike e Dave – Un annuncio da sballo





AAA Cercasi ragazze per collaborazione con il sito Pensieri Cannibali.
Le ragazze potranno scrivere recensioni cinematografiche e pubblicare news di intrattenimento a 360°, oltre a essere libere di potersi spogliare ogni volta che lo riterranno opportuno e pubblicare poi i loro scatti hot direttamente sul sito.
Non sono richieste capacità o competenze particolari, se non una comprovata abilità nell'arte del selfie. Si richiede la massima non-serietà. Sì perditempo!
Se interessate, potete mandare i vostri CV e soprattutto le vostre foto all'indirizzo marcogoi82@gmail.com

Postato su Craigslist!
Vediamo adesso se questo annuncio otterrà lo stesso successo di quello pubblicato da Mike e Dave Stangle nel febbraio 2013. Un annuncio che ha fatto talmente parlare da diventare persino un film.

Mike & Dave – Un matrimonio da sballo
(USA 2016)
Titolo originale: Mike and Dave Need Wedding Dates
Regia: Jake Szymanski
Sceneggiatura: Andrew Jay Cohen, Brendan O'Brien
Cast: Zac Efron, Adam DeVine, Anna Kendrick, Aubrey Plaza, Sugar Lyn Beard, Sam Richardson, Stephen Root, Stephanie Faracy, Mary Holland, Alice Wetterlund, Jake Johnson
Genere: stupidoso
Se ti piace guarda anche: 2 single a nozze, Nonno scatenato, Non mi scaricare

venerdì 4 dicembre 2015

7 Days in Blog





Questo è il vero resoconto di come è nato “7 Days in Blog”, il post dalla gestazione più lunga nella storia di internet: ben 7 giorni.

Giorno 1
Secondo quanto narra la Leggenda, Cannibal Kid si mise alla visione di 7 Days in Hell un lunedì sera. Trattandosi di un mediometraggio della durata di appena 40 minuti, pensava che avrebbe avuto il tempo di passare alla scrittura della recensione al termine della visione e realizzare un post molto velocemente, ma non ce la face. Rimase troppo sconvolto dal finale shock della pellicola. Le lacrime glielo avrebbero impedito. E poi si addormentò come un sasso e scrivere da addormentato è un po' difficile...

Giorno 2
Cannibal Kid venne svegliato alle prime luci dell'alba, la Leggenda dice testualmente da un “chicchirichì di un gallo”, anche se il “celebre” (sempre secondo la Leggenda) blogger non viveva in campagna e quindi non si capisce bene da dove potesse provenire un simile suono. Armato di una brocca di caffè, Cannibal Kid si mise al lavoro. Da dove partire, per parlare di un simile capolavoro, nonché di una pellicola di enorme complessità come 7 Days in Hell, un mockumentary dedicato alla (finta?) partita di tennis più lunga nella storia del tennis?
Da dove partiva di solito: dai dati tecnici del film.

7 Days in Hell
(film tv, USA 2015)
Rete americana: HBO
Regia: Jake Szymanski
Sceneggiatura: Murray Miller
Cast: Andy Samberg, Kit Harington, Will Forte, Michael Sheen, Fred Armisen, Mary Steenburgen, David Copperfield, Serena Williams, Lena Dunham, Karen Gillan, John Mcenroe, June Squibb, Dolph Lundgren
Genere: sportivo
Se ti piace guarda anche: The Interview, Hot Rod - Uno svitato in moto, Brooklyn Nine-Nine

Immerso nel sudore per lo sforzo compiuto, Cannibal Kid spense soddisfatto il computer. Quella era stata una giornata di lavoro molto produttiva.

lunedì 19 ottobre 2015

Tema in classe: Si fotta, Prof!





Nome e cognome: Cannibal Kid
Data: 19/10/'15
Tema in classe

Svolgimento 1, tema di attualità: Spiega in breve le cause della Terza Intifada e illustra quali sono, a tuo parere, le possibili risoluzioni al conflitto israelo-palestinese.

Svolgimento 2, tema religioso/scientifico: Dio esiste? Supporta la tua teoria con tanto di dati scientificamente provabili.

Svolgimento 3, tema letterario: Prendi il tuo pezzo preferito dal Canzoniere del Petrarca e adattalo al tuo sentire componendo un nuovo brano in chiave dubstep.

Svolgimento 4, tema cazzaro artistico: Parla dell'ultimo film che hai visto.



Svolgimento 4

Fuck You, Prof!
Sono cinque anni che sognavo di dirlo e finalmente posso. Così infatti si chiama l'ultimo film che ho visto e no, non me lo sono inventato. Esiste per davvero. Se non ci crede, vada a controllare le pellicole uscite lo scorso weekend sul sempre ben informato sito di cinema Pensieri Cannibali.
Visto? Non le sto mentendo. Fuck you, prof! per aver pensato male di me.
Fuck you, prof! quale dolce suono hanno queste tre parole. Suonano molto meglio di I love you.
Fuck you, prof! me lo faccia ripetere ancora una volta, visto che mi è consentito e ora dai, basta, facciamo i seri e parliamo di questo film molto serio.

Fuck You Prof!
(Germania 2013)
Titolo originale: Fack ju Göhte
Regia: Bora Dagtekin
Sceneggiatura: Bora Dagtekin
Cast: Elyas M'Barek, Karoline Herfurth, Katja Riemann, Alwara Höfels, Jana Pallaske, Jella Haase, Max von der Groeben
Genere: cruccata pazzesca
Se ti piace guarda anche: Bad Teacher - Una cattiva maestra, Classe di ferro, Class Enemy

Non ci sono più i crucchi di una volta. Una volta erano quelli tutti precisini e perfettini. Adesso si mettono a truccare le auto peggio che i nostri concessionari di (s)fiducia.

mercoledì 23 settembre 2015

Una disgraziata di ragazza





Un disastro di ragazza
(USA 2015)
Titolo originale: Trainwreck
Regia: Judd Apatow
Sceneggiatura: Amy Schumer
Cast: Amy Schumer, Bill Hader, Brie Larson, John Cena, LeBron James, Amar'e Stoudemire, Colin Quinn, Ezra Miller, Randall Park, Vanessa Bayer, Mike Birbiglia, Daniel Radcliffe, Marisa Tomei, Tim Meadows, Method Man, Matthew Broderick
Genere: romcom
Se ti piace guarda anche: Come farsi lasciare in 10 giorni, Inside Amy Schumer, Ted, Girls

Amy Schumer è una grande.
E allora fatemelo dire per bene:
Amy Schumer è una grande.

sabato 22 agosto 2015

Figas in taccos a spillos





Fuga in tacchi a spillo
(USA 2015)
Título original: Hot Pursuit
Dirección: Anne Fletcher
Guión: David Feeney, John Quintance
Reparto: Reese Witherspoon, Sofia Vergara, Robert Kazinsky, Michael Mosley, Matthew Del Negro, John Carroll Lynch, Joaquín Cosio, Jim Gaffigan
Género: estúpido
Si te gusta, también se ve: Observe and Report, Il superpoliziotto del supermercato, Modern Family, Duri si diventa, Spy

Hola cabrones, esto post es por comunicarves che esta película es una mierda.
Quale película?
Fuga in tacchi a spillo, con la chica bionda pequena Reese Witherspoon e la muy caliente Sofia Vergara, quella con dos bombas mica tanto pequenas. La storias es prestos dettas: una polisiotta presisina deve portar en salvo para testimonaries a un processos la esposa de un hombre importante, una chica latina muy loca y casinista. Y un poco puta.

venerdì 5 giugno 2015

LA RECESSIONE DI ITALIANO MEDIO, UN FILMACCIO CAPATONDA





Italiano medio
(Italia 2015)
Regia: Marcello Macchia
Sceneggiatura: Marcello Macchia
Cast: Marcello Macchia, Luigi Luciano, Lavinia Longhi, Barbara Tabita, Franco Mari, Enrico Venti, Gabriella Franchini, Francesco Sblendorio, Rodolfo D'Andrea, Adelaide Manselli, Nino Frassica, Raul Cremona, Andrea Scanzi, Matteo Basso Fin
Genere: marcio
Se ti piace guarda anche: Mario, Fantozzi, Smetto quando voglio, Limitless

Non avevo mai capito chi era, sto Marcio Capatonda, fino a che non ho sentito che si era fatto Elisatetta Cannalis e allora ho pensato che questo non doveva essere il solito attore omosessuato con la puzza sotto il naso e pure sotto le ascelle e così mi sono detto guardiamoci questo filmaccio capatonda che magari non è proprio una merdaccia totale come tutte quelle merdacce di film per cacche isteriche che si guarda mia moglie consigliata da quel sito democomunista di Pensieri Carnivori che spero Matteo Salvbossi rada al suolo insieme ai Nomadi, che quella Io vagabondo che son io non si può più sentire, non si può. Questa sera per punizione che legge Pensieri Carnivori la frustro, 'sta stroia. Ma prima mi guardo il filmarcio di Caparezza o Capatonda o come pazzo si chiama questo stronzio. Anzi no, prima mi guardo la partita. C'è la sfida per la salvezza nel campionato di Eccellenza e io di partite non me ne perdo una, non me ne perdo, perché io sono un uomo e c'ho due palle così e mi piace il calcio. Mi piace il calcio e le palle... no, cioè, intendevo il calcio e la figa. E stasera me ne vado a puttante, sì perché io me ne faccio tante di zoccole, alla faccia di quella brutta trota di mia moglie.
Adesso me ne vado nella sala del cineblog01 a vedermi Italiano medio, ma prima mi prendo la Pillola del critico dopo, che mi farà diventare un critico serio come Vittorio Sgorbio o Mario Luttazzi Fedez.

venerdì 6 marzo 2015

RUTTO MOLTO BELLO





"Ebbene sì, posso dire di essere un collega di...
Stanley Kubrick."
Tutto molto bello
(Italia 2014)
Regia: Paolo Ruffini
Scemeggiatura: Paolo Ruffini, Giovanni Bognetti, Marco Pettenello, Guido Chiesa
Cast: Paolo Ruffini, Frank Matano, Chiara Francini, Angelo Pintus, Paolo Calabresi, Gianluca Fubelli, Nina Senicar, Ahmed Hafiene, Niccolò Senni, Enzo Ghinazzi as Pupo
Genere: ruffiano
Se ti piace guarda anche: Fuga di cervelli, Colorado, i siparietti comici del Festival di Sanremo 2015

Ieri sera sono mi sono visto un cine.
Ho mangiato un sacco di popcorn e mi sono bevuto una Coca fresca.
Poi ho piantato un rutto molto bello.
La pellicola che ho guardato?
Tutto molto bello, un film scritto, diretto e interpretato da Paolo Ruffini.
Com'era?
Mah, diciamo che al confronto il mio rutto aveva un valore artistico molto più elevato.

Con questa battuta degna del miglior Ruffini potrei chiudere la rece qui e dedicarmi ad attività più divertenti del parlare di Tutto molto bello, come ad esempio stare in sala d'attesa dal dentista oppure guardare i vecchi che guardano la gente che lavora nei cantieri, invece no. Mi preme approfondire di più la mia critica nei confronti di Paolo Ruffini e del suo Cinema. E mi scusi, signor Cinema, se ho osato nominarla al fianco del Ruffini.

lunedì 2 marzo 2015

I (QUASI) CULT DI PENSIERI CANNIBALI - FUSI DI TESTA





Fusi di testa
(USA 1992)
Titolo originale: Wayne's World
Regia: Penelope Shpeeris
Sceneggiatura: Mike Myers, Bonnie Turner, Terry Turner
Cast: Mike Myers, Dana Carvey, Tia Carrere, Rob Lowe, Lara Flynn Boyle, Lee Tergesen, Mike Hagerty, Alice Cooper, Robert Patrick, Meat Loaf, Ed O'Neill
Genere: buddy idiot movie
Se ti piace guarda anche: Beavis and Butt-head, Scemo & più scemo, Fatti, strafatti e strafighe, American Trip, Tenacious D e il destino del rock, School of Rock, Austin Powers

Benvenuti nel Cannibal's World. Oggi vi voglio parlare di una pellicola che tutti voi già conoscerete se siete stati adolescenti negli anni '90, o di cui probabilmente e bellamente ignorerete l'esistenza se invece siete cresciuti in un'altra epoca, sia anteriore che posteriore. Ho detto posteriore, ahahah.
Sto parlando di Fusi di testa, titolo originale Wayne's World, un film con due protagonisti che sembrano Beavis and Butt-head. Una cosa che mi sono sempre chiesto è se siano nati prima Wayne (Mike Myers) e Garth (Dana Carvey) di Fusi di testa, oppure i due personaggi di Mtv. Una domanda paragonabile a quella: “È nato prima l'uovo o la gallina?”. Andando a guardare le date, Fusi di testa è uscito nei cinema nel 1992, ovvero prima dell'arrivo di Beavis and Butt-head sul piccolo schermo nel 1993. Il cartone animato di Mtv è però stato sviluppato a partire da un cortometraggio di Mike Judge anch'esso del 1992, quindi la domanda su chi sia nato prima resta valida.


mercoledì 14 gennaio 2015

THE INTERVIEW, L'INTERVISTA IN ESCLUSIVA A JAMES FRANCO





Buonasera gentili spettatori, oggi qui su Pensieri Cannibali abbiamo con noi, con noi è un modo di dire visto che ci sono solo io, un ospite davvero davvero speciale. Mr. James F...
No, per una volta non sto parlando del mio blogger rivale. Oggi c'è qui un ospite molto più importante: Mr. James Franco. Sì, esatto, proprio lui, l'attore di Spider-Man, Spring Breakers, Il grande e potente Oz, Strafumati, Facciamola finita e facciamola finita con questo elenco che tanto so che lo conoscete già tutti.
Non sapete ancora di chi sto parlando?
Del protagonista del nuovo discussissimo The Interview.


sabato 10 gennaio 2015

ZOMBEAVERS: TETTE E CASTORI ZOMBIE, COSA VOLERE DI PIÙ DALLA VITA?





Zombeavers
(USA 2014)
Regia: Jordan Rubin
Sceneggiatura: Al Kaplan, Jon Kaplan, Jordan Rubin
Cast: Rachel Melvin, Cortney Palm, tette di Cortney Palm, Lexi Atkins, Jake Weary, Peter Gilroy, Hutch Dano, Rex Linn, John Mayer, Bill Burr
Genere: trashata mega galattica
Se ti piace guarda anche: Piranha 3D, Sharknado, Altitude

Avevo bisogno di un film come Zombeavers. Dopo il documentario The Act of Killing - L'atto di uccidere, una delle visioni più devastanti della mia intera esistenza, avevo fisicamente bisogno di un film come Zombeavers.
Non mi bastava una pellicola disimpegnata qualsiasi. Volevo qualcosa che fosse al di sotto di qualunque livello di un anche solo vago impegno mentale. Sono stato accontentato in pieno. Anche sforzandomi con tutti i miei due neuroni a pensarci su, non ho trovato alcun spunto di riflessione all'interno di Zombeavers. Bene così. Questo film è intrattenimento puro. A volte le apparenze ingannano e un prodotto che può sembrare superficiale in realtà può rivelarsi più profondo di quanto si immaginasse. Tranquilli, non è questo il caso. Zombeavers parla di un gruppo di ragazzi e ragazze idioti che dicono cose idiote e fanno cose idiote nel corso di un weekend idiota in una casa al lago. La solita casa sperduta nel nulla al centro di decine, centinaia di pellicole horror, da Venerdì 13 a La casa, fino ad arrivare a Quella casa nel bosco. Un tranquillo weekend che sarà scombussolato dall'arrivo di... castori zombie!

venerdì 15 agosto 2014

GHOST MOVIE 2 – QUESTA VOLTA È MERDA





"Questa scena è dal primo Scary Movie che la ripeto, ma fa sempre ridere.
No?"
Ghost Movie 2 – Questa volta è guerra
(USA 2014)
Titolo originale: A Haunted House 2
Regia: Michael Tiddes
Sceneggiatura: Marlon Wayans, Rick Alvarez
Cast: Marlon Wayans, Jaime Pressly, Ashley Rickards, Steele Stebbins, Gabriel Iglesias, Essence Atkins, Hayes MacArthur, Missi Pyle, Affion Crockett, Rick Overton, Cedric the Entertainer
Genere: sequel infestato
Se ti piace guarda anche: Ghost Movie, Scary Movie, Horror Movie

Quali sono le regole fondamentali che il sequel di un film horror deve per forza seguire?
Se non ne avete proprio nessuna idea, correte subito a vedervi Scream 2.
Se Scream 2 l’avete già visto, ma in questo momento non ricordate, vi fornisco un veloce ripasso delle regole:

1) Il numero dei morti aumenta.
2) Gli omicidi sono sempre più elaborati, con più sangue e sempre più violenti, insomma una carneficina.
3) La terza regola nel film non viene pronunciata, poiché Randy mentre sta per dirla viene fermato. Dal teaser trailer della pellicola comunque veniamo a sapere che è la seguente: “Mai, mai, in qualsiasi circostanza pensare che il killer sia morto”.

Ghost Movie 2 segue queste regole?
No.
Il numero dei morti non aumenta in maniera considerevole rispetto al primo episodio. Almeno a quanto mi ricordo, visto che Ghost Movie non è che fosse esattamente uno di quei film impossibili da cancellare dalla memoria. Non ricordavo nemmeno di averlo visto. Andando a spulciare tra i miei vecchi post ho però scoperto con mia sorpresa che ne avevo scritto e quindi sì, l’avevo guardato.

Non contento di quella non proprio memorabile esperienza, ho deciso di ripeterla e dedicarmi pure a Ghost Movie 2, che tanto ha una breve durata. Almeno un pregio il film ce l’ha.
Non solo la regola d’oro numero 1 dei sequel non viene rispettata. Nemmeno la seconda. Gli omicidi non diventano più elaborati. Solo le stronzate sono più elaborate. Le scene di sesso con oggetti inanimati pure. Ma non è che sia una grande nota in favore della pellicola.
Quanto alla terza regola, quella sì, un po’ viene rispettata. Solo che ormai è troppo tardi. Non si può seguirne solo una. Bisogna followarle tutte. Questo film non è solo pessimo di suo e sfido chiunque a sostenere il contrario. Non è una pellicola nemmeno lontamente decente per me che in questo tipo di film ci sguazzo e nemmeno le simpatiche presenze telefilmiche di Jaime Pressly (ex star femminile di My Name Is Earl) e Ashley Rickards da Diario di una nerd superstar riescono a risollevare un minimo la situazione. Ghost Movie 2 è pessimo pure come sequel di un horror. Non importa che non sia proprio un horror-horror ma solo la parodia di un horror, anzi più di uno, visto che qui vengono presi di mira Sinister, L'evocazione - The Conjuring, Insidious, The Possession, La casa, oltre ai soliti Paranormal Activity girati in stile mockumentary. Le regole vanno seguite lo stesso.
Ed ecco spiegato il titolo del post: Ghost Movie 1 faceva schifo. Ghost Movie 2 oltre a non far ridere manco per sbaglio, fa schifo uguale preso singolarmente e in più fallisce pure come sequel. Se il primo film era solo una scoreggia d’avvertimento, questa volta allora è davvero merda.
(voto 2/10)

"2 dev'essere il numero del capitolo del film. Come voto non può essere più di zero..."

mercoledì 9 luglio 2014

INSIEME PER FORZA – ADAM SANDLER E IL CINEHAMBURGERONE





"Cos'hai ordinato?"
"Un cinehamburgerone, ovviamente!"
Insieme per forza
(USA 2014)
Titolo originale: Blended
Regia: Frank Coraci
Sceneggiatura: Ivan Menchell, Clare Sera
Cast: Adam Sandler, Drew Barrymore, Terry Crews, Wendi McLendon-Covey, Bella Thorne, Emma Fuhrmann, Alyvia Alyn Lind, Joel McHale, Braxton Beckham, Kyle Red Silverstein, Kevin Nealon, Jessica Lowe, Shaquille O’Neal
Genere: cinehambugerone
Se ti piace guarda anche: Big Daddy – Un papà speciale, Mia moglie per finta, Racconti incantati, Un weekend da bamboccioni



"Un applauso a Pensieri Cannibali che oggi finalmente parla di cinema d'autore."
Adam Sandler è il Christian De Sica americano. O meglio, anzi o peggio, è il Massimo Boldi a stelle e strisce. È infatti sempre il protagonista nella stessa parte, ovvero all’incirca di se stesso, di una serie di cinepanettoni, o se preferite cinehamburgeroni, la cui ricetta è ogni volta uguale: gag sul volgare e sull’idiota andante, esibizione di valori tipicamente nazional-popolari e una spruzzata di buoni sentimenti famigliari sempre più presente man mano che gli anni passano. Entrambi mal digeriti dalla critica, ed entrambi gustati con goduria dalla gente. Almeno una volta. Ormai anche il grande pubblico sembra aver voltato loro le spalle. Dopo il progressivo sfacelo dei cinepanettoni, Massimo Boldi non azzecca più un successo da quando girava “film” insieme all’ex socio De Sica. Dall’altra parte dell’Oceano, Adam Sandler continua pure lui a infilare un flop dietro l’altro. Non fa eccezione l’ultimo Insieme per forza, che al botteghino d’Oltraoceano si è rivelato uno dei titoli più deboli della sua intera carriera. Per non parlare dell’accanimento della critica nei suoi confronti, più sadico dei tedeschi nei confronti dei brasiliani, con una serie di nomination e di premi ai Razzie Awards da fare invidia persino a Sylvester Stallone. Se però dello sprofondare della carriera di Boldi non me ne può fregar di meno, semmai mi fa solo piacere, verso invece una lacrimuccia triste per l’affossamento di quella di Sandler, il mio guilty pleasure personale preferito. Da questo punto di vista, più che il Massimo Boldi americano, lo vedo come un Carletto Verdone yankee. Escludendo le loro rare parentesi autoriali (Sandler in Ubriaco d’amore di Paul Thomas Anderson e Verdone ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino) entrambi ormai infilano solo una serie di pellicolette. Nonostante questo, io a entrambi continuo a voler bene e le loro ultime fatiche, per quanto di un livello qualitativo infimo, non mi sono dispiaciute. Per altro sia Insieme per forza che Sotto una buona stella hanno in comune pure un certo taglio “famigliare”, con la differenza che Verdone punta più a un poco riuscito discorso sociale, mentre Sandler si concentra solo su ciò che sa fare meglio: la commedia caciarona stupida e disimpegnata.

Insieme per forza è un filmaccio. “E per forza,” direte voi, “È un film con Adam Sandler.” Vero, avete ragione, bravi. Allo stesso tempo, è un filmaccio che mi ha fatto ridere come un cretino per quasi tutto il tempo. Mi hanno fatto ridere le battute idiote, mi hanno fatto ridere le scenette ancora più idiote, mi ha fatto ridere il muscoloso Terry Crews, quello della crew della spassosa serie tv Brooklyn Nine-Nine, qui nei panni di un ridicolo cantante sudafricano, mi hanno fatto persino ridere le scimmiette che suonano la romantica “Careless Whisper” e io di solito odio l’uso degli animali nei film. Mi ha fatto ridere pure Shaquille O’Neal, l’ex gigante del basket riciclatosi come (atroce) attore.
WTF? Cosa mi sta succedendo?
Va bene, io per i film con Adam Sandler ho sempre avuto un debole, perché è una specie di versione in carne e ossa dell’americano medio incarnato da Homer Simpson e Peter Griffin e perché sa che i suoi filmetti sono un puro e semplice intrattenimento leggero. Sebbene in qualche (rara) occasione in versione più seriosa abbia dimostrato come le sue pellicole avessero anche qualcosa da dire, come il citato Ubriaco d’amore o i sottovalutatissimi Cambia la tua vita con un click e Funny People. E poi mi piace perché mi sta simpatico a pelle. Questa non è una cosa che si può decidere in maniera razionale. Certe persone a pelle mi stanno sulle palle, Adam Sandler invece a pelle mi ispira simpatia.

"Davvero non capisco come la critica possa non amare i miei film.
Lei lo sa, signor struzzo?"
In questa sua avventura sudafricana, Sandler ritrova una sua vecchia amica, Drew Barrymore, con cui aveva già girato due ottime romcom come Prima o poi me lo sposo e 50 volte il primo bacio. Insieme per forza è l’episodio più debole di questa “trilogia sandlerbarrymoriana”, ma allo stesso tempo per fortuna non è nemmeno una schifezzona assoluta come il trailer lasciava pregustare. In questa occasione non si scade nel trash assoluto come in recenti opere con l’attore come Un weekend da bamboccioni, Un weekend da bamboccioni 2, Indovina perché ti odio e Jack e Jill. Siamo dalle parti di una commedia per famiglie a metà strada tra Big Daddy e Racconti incantati, o a una versione più riuscita di Mia moglie per finta e, quando si tratta di Sandler, riesco persino a chiudere un occhio sul buonismo di fondo e sullo scontato happy ending che arriva puntuale come una scoreggia in un film con Boldi. E riesco pure a chiudere un occhio sullo strizzare l'occhio al pubblico di pre-adolescenti con la poco riuscita partecipazione della starlette Disney Bella Thorne, per ora piuttosto acerba, ma chissà che nel giro di un paio di anni non diventi la degna erede di zoccole star come Lindsay, Miley e Britney.

"I ggiovani d'oggi mi considerano il loro sex symbol?
Certo che sono proprio dei bimbiminkia!"

E allora forse Adam Sandler è davvero il Massimo Boldi americano e se il primo mi sta simpatico mentre il secondo non lo reggo magari è perché sono affetto da esterofilia acuta. O forse Adam Sandler è il Carlo Verdone yankee e a entrambi non posso far altro che voler bene, anche quando girando delle schifezzuole. Anche quando si meriterebbero una bella e sana stroncatura, come nel caso dei loro ultimi due film. Solo che io non ce la faccio. Insieme per forza farà pena, ma come visioncina estiva con me ha funzionato alla grande. Sarà che, come ben testimonia la mia rassegna sandleriana dell’anno scorso, per me l’estate significa fondamentalmente 4 parole: sole, cuore, amore e cinehamburgerone. Alla faccia di Valeria Rossi. Se ciò fa di me un cine-idiota, ben venga questa definizione, che mi piace pure.
Io e Adam Sandler insieme per forza e insieme per sempre, bitches!
(voto 6/10)

mercoledì 28 maggio 2014

POLIZIOTTO (E FILM) IN PROVA




Poliziotto in prova
(USA 2014)
Titolo originale: Ride Along
Regia: Tim Story
Sceneggiatura: Greg Coolidge, Jason Mantzoukas, Phil Hay, Matt Manfredi
Cast: Ice Cube, Kevin Hart, Tika Sumpter, John Leguizamo, Bryan Callen, Bruce McGill, Jay Pharoah, Angie Stone, Laurence Fishburne
Genere: buddy film
Se ti piace guarda anche: Arma letale, 48 ore, L’ultimo boy scout

L’altro giorno ho visto un gran bel film.
No, non era Poliziotto in prova. Era così, tanto per dire. Poliziotto in prova invece l’ho visto come film in prova. Ho iniziato a guardare i primi minuti e poi, se non era troppo una minchiatona, avrei deciso se andare avanti o meno.
La prima scena non è stata delle più incoraggianti e mi ha messo a dura prova. C’è infatti soprattutto una cosa che non sopporto in una pellicola.


No, non Tom Hanks!



No, nemmeno Angelina Jolie!



No, sbagliato ancora. Non mi riferisco neppure a Jennifer Lopez!

Sto parlando degli inseguimenti. Io odio gli inseguimenti. Salvo rare eccezioni (nel film The Town di Ben Affleck ad esempio ne ricordo uno notevole), sono la morte della creatività cinematografica. Più inseguimenti ci sono in un film e più so che lo sceneggiatore è una scarpa. Oppure non aveva voglia di lavorare. Quando uno sceneggiatore non sa come riempire tre o quattro pagine di script, ci mette dentro un bell’(bell’ si fa per dire) inseguimento e il problema è risolto. Può anche chiudere il foglio Word, smettere di lavorare e mettersi a giocare ai videogame, tanto sa che i produttori saranno contenti. I produttori adorano gli inseguimenti. Sanno che piacciono ai bambini e ciò che piace ai bambini fa stare zitti i bambini e ciò che fa stare zitti i bambini fa contenti i genitori, quindi al multisala sono tutti felici e contenti e i produttori possono contare i dollaroni incassati felici e contenti pure loro.

"Facciamo un bell'inseguimento?"
"Sì dai, così quel Cannibal Kid si incazza per bene!"

Tutto questo pippotto per dire che Poliziotto in prova inizia con un inseguimento, girato per altro malissimo dal modesto regista Tim Story, quello dei poco fantastici film sui Fantastici 4. D’altra parte una persona che decide di dare a Jessica Alba la parte della Donna Invisibile tanto a posto non può essere.
Sopravvissuto non so come al lungo scenone di inseguimento iniziale (che poi forse non era nemmeno così lungo, ma a me è sembrato durare un’eternità), un po’ come voi siete sopravvissuti a questa mia lunga e inutile intro, sono stoicamente andato avanti. Per fortuna poi il film migliora. Non che si potesse fare di peggio. Il post invece non so se migliora.

"Cannibal ha visto questo filmetto e non ancora il nuovo di Wes Anderson?"
"Ma è scemo?"
A questo punto entra in scena Kevin Hart, comico di colore che fa parte della cricca di Judd Apatow e che negli USA sta vivendo un momento di grande popolarità. Potrebbe essere l’erede di Eddie Murphy?
Nah, mi sa di no, però a suo modo riesce a risultare piuttosto simpatico, sarà per la sua bassa statura o per la sua facia da pirla o per queste due cose combinate insieme, e riesce a rendere gradevole la visione della pellicola. Per il resto, il film è la classica commedia action giocata su un’accoppiata di sbirri uno l’opposto dell’altro. Kevin Hart ha la parte della sprovveduta matricola che è appena stata accettata all’accademia di polizia, un tipo che ha più confidenza con le armi nei videogiochi che non quelle reali. Per il suo giorno di addestramento, un vero e proprio training day, si ritrova a fianco il Denzel Washington della situazione. Essendo una comedy americana commerciale, si tratta del classico duro dal cuore tenero. A interpretarlo c’è Ice Cube, uno che è meglio come rapper che come attore, su questo non ci sono dubbi. Nonostante la sua limitata espressività, il ruolo gli calza a pennello. In fondo lui è un duro passato dal gangsta-rap alle commedie per tutta la famiglia, quindi gli si addice alla perfezione la parte del poliziotto incazzoso che però allo stesso tempo è più umano di quanto vorrebbe far credere e tiene molto alla sua sorellina. La sua sorellina che è una bella sventolona (Fika Tika Sumpter già intravista in Gossip Girl) e che sta insieme proprio a Kevin Hart. Per la gioia del povero Ice Cube.

Da qui in poi, come potete facilmente immaginare, si sviluppano una serie di gag più o meno simpatiche che ci mostrano come i due sbirri poco a poco cominceranno ad avvicinarsi e a rispettarsi a vicenda. Il solito buddy film su un’amicizia tra uomini in stile Arma letale/48 ore e compagnia bella brutta, con una variante; questa volta non ci sono il poliziotto nero e il poliziotto bianco come di consueto, ma due sbirri tutt’e due di colore. Una versione all blacks di un buddy movie che in pratica è uguale a un buddy movie qualunque. Fondamentalmente, niente di più e niente di meno di questo. La trama poliziesca è scontatissima, ma la visione l'ho continuata grazie alle risate, o più che altro ai sorrisini, che Kevin Hart riesce qua e là a regalare. Il segreto del suo incredibile successo americano ($130 milioni a fronte di una spesa di “appena” $25) sta soprattutto nella simpatia del comico, che fa procedere bene quest’action comedy tradizionale ed è riuscito ad accompagnarmi fino ai titoli di coda di questa visione in prova. Anche perché – grazie a Dio – dopo la prima scena non ci sono altri odiosi inseguimenti. Non troppi, almeno.
(voto 5+/10)

giovedì 15 maggio 2014

RAPTURE-PALOOZA, QUESTA (NON) È LA FINE DEL MONDO




Rapture-Palooza
(USA 2013)
Regia: Paul Middleditch
Sceneggiatura: Chris Matheson
Cast: Anna Kendrick, Craig Robinson, John Francis Daley, John Michael Higgins, Ana Gasteyer, Rob Corddry, Tyler Labine, Paul Scheer, Rob Huebel, Thomas Lennon, Ken Jeong
Genere: aporcalittico
Se ti piace guarda anche: Facciamola finita, Benvenuti a Zombieland, South Park, Fatti, strafatti e strafighe

Rapture Palooza è uno dei film più idioti che abbia mai visto. E sì che ne vedo parecchi, sia di film che di idioti. È un film talmente stupido, che non gli si può nemmeno voler troppo male. La sua assurdità è così assurda che fa quasi tenerezza. Al suo confronto, capolavori della demenzialità come Facciamola finita o Fatti, strafatti e strafighe appaiono come pellicole per intellettuali.

Di che parla, siffatto filmone?
Lo spunto di partenza della pellicola è ormai parecchio abusato: i protagonisti si trovano nel bel mezzo dell’Apocalisse, sai che novità! Questa volta però, una volta tanto, niente zombie o eventi paranormali, bensì l’avverarsi delle profezie della Bibbia. I credenti, i fedeli, vengono chiamati su in Paradiso, mentre tutti gli altri rimangono giù sulla Terra che però si trasforma in un mezzo Inferno. Cominciano a piovere meteoriti infuocati, locuste che gridano: “Soffri!”, e altre cose di questo tipo.
Tra i sopravvissuti sulla Terra c’è Anna Kendrick insieme alla sua famiglia (almeno fino a che il padre non schiatta) e al suo boyfriend (l’inconsistente John Francis Daley). Se già in condizioni normali c’è crisi economica, figuriamoci durante un’Apocalisse, e così Anna Kendrick e il fidanzato si trovano costretti ad andare a lavorare per l’Anticristo in persona. Non Marilyn Manson, non il bambino che sta per nascere nel recente La stirpe del male, non i ragazzi metallari di Fino a prova contraria - Devil's Knot o qualcuno del genere, poiché la cosa avrebbe avuto troppo senso, bensì Craig Robinson, attore comico di colore piuttosto noto negli USA mentre da noi un mezzo emerito sconosciuto, anzi un totale emerito sconosciuto. Come Anticristo non è che sia molto convincente, visto che si tratta semplicemente di un gangsta pappone che parla come la parodia di un rapper ed è più arrapato di S. Berlusconi. Appena vede Anna Kendrick, giustamente, se ne innamora e vuole sposarla. La ragazza, anche se già impegnata, può mica rifiutarsi all’Anticristo, benché sia un Anticristo davvero improbabile, e così accetta. Per tirarsi fuori da questa ingarbugliata situazione, insieme a quell’idiota di boyfriend che si ritrova, la bella Kendrick orchestra un piano…
Un piano che è più assurdo di quanto già raccontato finora ed è, un po’ come tutte le altre idee presenti nel film, idiota e senza senso e nemmeno troppo divertente.

Rapture Palooza in pratica è una cacchiata apo(r)calittica. Un film che all’inizio riesce persino a metterti il sorriso sulle labbra, quasi fosse un tentativo di replica di Benvenuti a Zombieland, ma che ben presto scivola nella noia. La vicenda poteva offrire degli spunti anti-religiosi notevoli, invece lo sberletto è limitato e di molto inferiore a qualunque puntata a caso di South Park. L’umorismo presente non è un granché, si punta troppo su una serie di varie volgarità assortite, il linguaggio usato è parecchio esplicito e il film non si tira indietro di fronte a niente. Un po’ poco comunque per affermare che si tratti di una comedy coraggiosa o politically incorrect. Rapture Palooza non riesce a rapire per niente ed è davvero un mistero come Anna Kendrick, dopo la nomination agli Oscar per Tra la nuvole e il grande successo americano di Voices (Pitch Perfect), di cui è in preparazione il seguito, possa accettare di girare robette del genere.
Considerando che è quasi estate, ce lo possiamo far passare come intrattenimento minimo per una afosa e disimpegnata serata? Se non ci si aspetta la fine del mondo massì, può andare giusto per il rotto della cuffia. E poi, a certi film così idioti, come fai a volere troppo male?
(voto 5-/10)

sabato 26 aprile 2014

PEE MAK, L’HORROR PIU DIVERTENTE DEL MONDO. O ALMENO DELLA THAILANDIA




Pee Mak
(Thailandia 2013)
Titolo originale: Pee Mak Phrakanong
Regia: Banjong Pisanthanakun
Sceneggiatura: Chantavit Dhanasevi, Nontra Kumwong , Banjong Pisanthanakun
Cast: Mario Maurer, Davika Hoorne, Nattapong Chartpong, Pongsatorn Jongwilak, Wiwat Kongrasri, Kantapat Permpoonpatcharasuk, Sean Jindachot
Genere: comedy-horror
Se ti piace guarda anche: Exte: Hair Extensions, The Ring, Scream

Se dico Thailandia, cosa vi viene in mente?
Traffico di esseri umani? Prostituzione minorile? Massaggi?
Bene. Cioè, più o meno bene, ma d’ora in poi potete aggiungere pure un’altra specialità: i comedy horror. I thailandesi hanno infatti sfornato una delle pellicole dell’orrore, o all’incirca dell’orrore, più spassose degli ultimi anni, Pee Mak, super campione al box-office locale. Anzi, per la precisione è il film thai che ha fatto registrare i maggiori incassi di tutti i tempi. Ed era forse dai tempi di Scream che non mi divertivo tanto con un horror, o se non altro dal giapponese Exte - Hair Extensions. Rispetto a quest’ultimo, manca qui una regia altrettanto inventiva e geniale quanto quella del mito Sion Sono, ma non manca il piacere della visione. Tutt’altro.

Da un punto di vista horror, Pee Mak non è che la faccia fare sotto dalla paura. Non come capita letteralmente a uno dei personaggi del film, almeno. Detto questo, Pee Mak racconta una storia di fantasmi dotata di un suo fascino, capace di regalare qualche momento inquietante e con qualche scena dotata di un buon livello di tensione. Ma non è questo il grande pregio del film. Il suo grande pregio è che esilarante. Nonostante parta da una situazione di guerra, nonostante sia una storia di spiriti, nonostante dovrebbe essere un horror, Pee Mak fa ridere, sempre e comunque. In ogni situazione, da quella più drammatica a quella più epica a quella più spaventosa, sono infilate dentro delle battute, dei siparietti comici irresistibili. Un tipo di umorismo tipicamente orientale, se vogliamo ancora più assurdo e più virato verso il demenziale rispetto a quello giapponese cui siamo, o almeno cui sono, abituato di solito. Pee Mak usa un tipo di goliardia che farebbe arrossire persino gli autori dei vari American Pie e Vacanze di Natale ed è talmente volgare e scemo da risultare dannatamente efficace, al contrario di schifezzone assolute come Fuga di cervelli che a far ridere proprio non ce la fanno. A contribuire allo spasso del tutto ci pensano anche i protagonisti, che hanno delle facce da pirla come pochi, oltre che delle pettinature improponibili, cosa di cui loro stessi per primi si rendono conto.

"Bel taglio di capelli."
"Grazie, sei il primo che me lo dice!"
"Nooo, davvero?!? Chissà perché..."

Questo è il tipo di horror, se horror lo possiamo considerare, che voglio vedere. Questo è il tipo di cinema in generale che voglio vedere. Un cinema che non si prende mai sul serio, pronto a sdrammatizzare su qualunque argomento, su qualsiasi tipo di situazione e allo stesso tempo comunque capace di regalare emozioni. Avete capito bene. In un paio di momenti, tra la visita al luna park e la conclusione, Pee Mak tira fuori dei momenti sentimentali niente male. A prevalere su tutto è naturalmente l’anima più cazzona eppure, oltre al lato comedy, anche gli elementi da film di paura e da storia romantica sanno fare il loro porchissimo dovere. Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, alcune situazioni sono un pochino ripetitive e il finale viene tirato troppo per le lunghe. Con una ventina di minuti in meno di durata, sarebbe stato perfetto. Tutto questo però importa in maniera relativa perché alla fine la cosa che più conta è che con Pee Mak ci si diverte e si ride. Si ride parecchio. Alla faccia di chi pensa che in Thailandia sappiano fare solo delle gran pipp… ehm, dei gran massaggi.
(voto 7/10)

venerdì 25 aprile 2014

FIGA NEI CERVELLI




Fuga di cervelli
(Italia 2013)
Regia: Paolo Ruffini
Sceneggiatura: Paolo Ruffini, Nicola Guaglianone, Menotti
Ispirato al film: Fuga de cerebros
Cast: Luca Peracino, Paolo Ruffini, Guglielmo Scilla, Frank Matano, Andrea Pisani, Olga Kent, Niccolò Senni, Gaia Messerklinger, Giulia Ottonello, Biagio Izzo, Daniel McVicar
Genere: di ‘sto cazzo
Se ti piace guarda anche: Fuga de cerebros, Notte prima degli esami, I soliti idioti

Pure io me le vado a cercare. Lo so, lo so. Ogni tanto però non posso fare a meno di assecondare il mio istinto masochista e infliggermi del male con delle pellicole atroci. I segnali allarmanti erano per altro ben visibili. Innanzitutto, Fuga di cervelli è una produzione Colorado Film. Per chi non lo sapesse, beato lui, Colorado è la versione meno divertente di un programma già ben poco esilarante come Zelig. Colorado in alcune occasioni ha realizzato persino delle puntate intere dedicate alle parodie di pellicole famose come Il signore degli anelli e, per quanto io adori le parodie, persino quelle più scrause, quelle del programma di Italia 1 non facevano ridere manco per sbaglio.

Come secondo elemento preoccupante, Fuga di cervelli rappresenta l’esordio alla regia di Paolo Ruffini. Chi cazzo è Paolo Ruffini?
Dopo un piccolo ruolo in Ovosodo, Paolo Ruffini ha iniziato la sua "folgorante" carriera a Mtv. Ecco, a me piacciono praticamente tutti quelli che hanno lavorato a Mtv. Persino i puliscicessi e persino il Nongio che ultimamente si è sputtanato tra film di Neri Parenti e I soliti idioti. Ma i soliti idioti, pure il secondo terribile film, appaiono dei soliti geni della comicità, al confronto del Ruffini. E io Ruffini non lo sopporto. È l’unico nella storia di Mtv che non mi è mai piaciuto e continuerà a non piacermi mai.

Ulteriore campanello d’allarme, ancora prima di iniziare la visione, è che Fuga di cervelli è il remake di una pellicola spagnola campione di incassi in patria, Fuga de cerebros. Quando noi italiani copiamo gli spagnoli, sono cazzi amari. Basta vedere I Cesaroni, format tratto dalla serie iberica Los Serrano.

Il cast di Los Serrano.
Fanno quasi rimpiangere Branciamore e la Mastronardi. Ho detto quasi.

Paolo Ruffini nella parte dello scemo.
Ah no, scusate, nella parte del cieco.
Nonostante tali segnali facevano temere il peggio, mi sono avventurato comunque a guardare quest’opera prima (e spero anche ultima) del regista Ruffini, sperando che almeno un paio di risate me le avrebbe regalate. In fondo l’idea alla base della pellicola, che poi credo sia del tutto rubata all’originale spagnolo, non è così male. L’intenzione è quella di realizzare una versione europea delle commedie goliardiche adolescenziali americane, dei college movies in particolare. Un genere che nel corso del tempo ci ha regalato vari spassosi esempi, dal leggendario Animal House arrivando al cult di quando ero ggiovane io American Pie e seguiti vari, passando per gli anni ’80 de La rivincita dei nerds. Come in quest’ultimo film, anche qui i protagonisti sono degli emarginati sociali, degli outsiders. Uno è un ragazzo cieco, un altro è su una sedia a rotelle, c’è lo spacciatore tossico di nome Lebowski, c’è un tizio scemo, ma scemo forte, e poi c’è il protagonista principale Emilio che è uno sfigato che nel corso della sua vita ha avuto vari problemi fisici.

"Ma questo è un tram di Torino, non un tram inglese.
Se ne accorgerebbe anche un Ruffini finto cieco."
Questo però non è solo un college movie demenziale e irriverente (ma dove?), è anche una grande storia d’amore. Emilio è innamorato perso della sua amica d’infanzia Nadia, interpretata da Olga Kent, attrice moldava topa a livello fisico ma cagna a livello recitativo come poche. Così come nel resto del cast Guglielmo Scilla in arte Willwoosh riesce a mascherare poco, dietro gli occhiali da sole perennemente indossati, le sue scarse capacità interpretative. Anche se, va detto, niente in confronto a Paolo Ruffini che, nella parte del cieco, offre la prova recitativa peggiore nella storia del cinema. Se questo può essere considerato cinema e non giusto uno sketch tirato troppo per le lunghe di Colorado.
Tornando alla storia, un bel giorno, anzi un brutto giorno per Emilio, Nadia viene accettata a Oxford e parte per l’Inghilterra. A questo punto, gli amici di Emilio lo convincono ad andare a Oxford pure lui e in quattro e quattr’otto questi cinque ritardati riescono a falsificare la loro iscrizione a una delle università più prestigiose del mondo.

"Aahahah, divertentissima questa scena!"
"Allora è meglio se la tagliamo, Paolo. Stona troppo con il resto del film..."
Tutto questo è giusto il pretesto per arrivare al punto fondamentale del film. Un’analisi sociale profonda della situazione giovanile attuale, che porta i talenti italiani (o spagnoli, nel caso dell’originale) a doversi trasferire all’estero per trovare fortuna?
Certo che no. Anche perché questi tizi di talento non ne hanno, manco nell’essere dei simpatici cazzari. Il cuore della pellicola sta invece nel vedere un gruppo di ragazzi italiani disadattati, casinisti e arrapati alle prese con un serioso college inglese. Spunto che da solo basta per immaginare un film tanto sguaiato quanto divertente. E invece no. Il problema di Fuga di cervelli non è essere senza cervello. Che questa fosse una pellicola stupida, già lo si poteva mettere in conto e non ci si poteva aspettare altro. Il problema è che non fa ridere. È una commedia trash, ma trash forte, che ben presto dà noia, con il suo ripetere forzato di gag prive di idee. Persino la componente volgare è tenuta a bada e, nonostante qualche nudo e qualche parolaccia, niente va davvero all’infuori dei binari dell’imperante politically correct.
Il film è ricco di citazioni cinematografiche, da Il grande Lebowski a Non guardarmi: non ti sento, oltre ai college movies sopra nominati. Solo che non si tratta di rielaborazioni personali, come poteva ad esempio capitare nei primi validi lavori di Aldo, Giovanni e Giacomo Tre uomini e una gamba e Così è la vita, che citavano Tarantino come i Coen. Laddove in quei casi emergeva lo spirito cinefilo dei tre comici, qui è solo un semplice scopiazzare e rubare le idee in maniera per nulla fantasiosa e, soprattutto, per nulla divertente.

Nonostante le premesse iniziali non fossero delle migliori, un minimo di speranza di trovarsi di fronte a una via italiana alla commedia goliardica a stelle e strisce c’era comunque. Sarebbe stato bello trovarsi di fronte a un guilty pleasure stupido, ma in grado di far ridere. Uno di quei film che ti vergogni ti siano piaciuti. Purtroppo non è così. La pellicolona d’esordio di Paolo Ruffini mi ha fatto giusto provare una gran pena e durante la visione non solo se n’è andato in fuga il mio cervello, ma pure il mio sorriso.
(voto 1/10)

"Grande Cannibal che non c'ha dato zero.
Queste sì che sono soddisfazioni!"

lunedì 17 febbraio 2014

SÒLA A CATINELLE




Sole a catinelle
(Italia 2013)
Regia: Gennaro Nunziante
Sceneggiatura: Checco Zalone, Gennaro Nunziante
Cast: Checco Zalone, Robert Dancs, Miriam Dalmazio, Aurore Erguy, Angie Alexander, Marco Paolini
Genere: nazional-popolare
Se ti piace guarda anche: Cado dalle nubi, Che bella giornata, Tre uomini e una gamba

La gente inioranti subbito li riconosci, subbito.
La gente inioranti ha come nuova idola esistenziale La Giovii, la bulla di Bollate diventata famosa per aver preso a botte una sua coetanea nell’indifferenza generale di amici e amiche.
La gente inioranti usa “Porcoddue” come intercalare ogni 3x2, in frasi come: “Domenica sono stato a Messa, porcoddue!”
A proposito di 3x2, la gente inioranti quando c’è un’offerta al supermercato si fionda subito ad approfittarne: “C’è la Cacca-Cola in offerta 3x2, ne ho prese 8, ne ho prese, anche se io la Cacca-Cola manco la bevo! E poi ho visto la televendita con Giorgio Latrota che oltre ai materassi vende i televisori al plasmon in offerta. 2000 rate da 1 euro al giorno con lo sconto del 50 per mille! Me lo sono comprato subito, il televisore al plasmon.”

"Dai che se l'hanno dato alla Jolie, presto l'Oscar lo danno pure a noi!"
Ma la gente inioranti, lo legge Pensieri Cannibali? Se sa leggere, lo legge? Andiamo a chiederlo a un persono inioranto.
“Sì, Pensieri Carnibali. Lo leggo, ogni tanto. Non è che lo leggo leggo, parla sempre di film medioccidentali mai sentiti che nessuno s’incula. Però spesso ci sono foto di figa. E a me piace la figa!”
“Sì, ma quale figa, in particolare?”
“A me piace LA FIGA!”
“Ok, però magari c’è qualche attrice che gradisci più delle altre?”
“Sì, la Belè.”
“E chi cazz'è?”
“La Belè, la Belè. La Belè Rodrighe.”
“Aah, Belen Rodriguez. Hai scelto proprio un’attriciona.”
“Sì, e poi Larculi.”
“Vuoi dire Manuela Arcuri?”
“Sì sì, lei. E poi come attori mi piace Gabriel Grankio. Uh, se è bravo quello. Tutte se le fa le filmscion, tutte Maronna, piace anche a mia nonna, che quella è cresciuta con il cinema d’attore, quello di Dessica. Christian Dessica.”
“Scusa, mi puoi togliere ancora un dubbio: qual è il tuo gruppo preferito?”
“Facile, questa: i Moddà.”
“Vuoi dire i Modà? Ne ero sicuro.”
“Ultimissima cosa, per chi hai votato alle ultime elezioni?”
“Lo stesso che ho votato negli ultimi 20 anni.”
“Semper fidelis.”
“Fidelis, quel comunista? E che, so' scemo?”

La gente inioranti è andata al cinema a vedere Sole a catinelle e non l’ha visto solo una volta, l’ha visto un sacco di volte perché c’era il 3x2, per questo che è diventato il film itagliano più visto di tutti i tempi.
La gente inioranti non solo è andata a vederlo, ma gli è anche piaciuto parecchio. Per la gente inioranti, Sole a catinelle è stato il miglior film del 2013. Uno pensa che sarà anche l’unico film che hanno visto. E invece no.
“Uh, quest’anno ne ho visti un sacco di film! Ne ho visti quasi più delle partite della Giuve. Ne ho visti 3! Quello nuovo di Checca Zalone e i due vecchi di Checca Zalone.”
“Vuoi dire Checco Zalone?”
“Sì, Checca Zalone. Troppo simpatico. C’ho pure i suoi due altri film in Blu-Gay.”
“Vuoi dire in Blu-Ray?”
“Sì, sì, proprio in Blu-Gay ce li ho. Li ho comprati tutti col 3x2.”

Anche a me Checco Zalone fa ridere. Questo significa che faccio pure io parte della gente inioranti? Oh, mio Dio. Sono pure io un itagliano medio?
Può darsi. Di certo sono tra i pochi blogger cinematografici, o presunti tali, in Italia e nel mondo ad aver apprezzato il suo fresco esordio cinematografico Cado dalle nubi e ancor di più il successivo Che bella giornata. In quella pellicola, Checco Zalone si prendeva gioco del sistema lavorativo italiano basato sulle raccomandazioni e riusciva a tirare fuori una piacevole commedia dalle venature romantiche inserendo al suo interno persino la tematica del terrorismo internazionale. Per quanto tutt’altro che un capolavoro, credo che quel film resterà il punto più alto nella “poetica” dell’attore/cantautore/comico pugliese, nonché la pellicola che continuerà a replicare all’infinito, come stanno facendo d’altra parte i suoi colleghi, da Leonardo Pieraccioni ad Aldo, Giovanni e Giacomo, impegnati a copiare ogni volta sempre più stancamente la formula dei loro vecchi successi del passato. E mi sa che ultimamente pure Carletto Verdone sta scendendo per questa pericolosa strada.

Il terzo film zaloniano Sole a catinelle appare come una replica della precedente pellicola. Anche qua Checco punta a regalare un ritratto ironico dell’Italia della crisi. Intento lodevole, risultato innocuo.
Qualcuno ha visto nel personaggio di Checco Zalone una celebrazione del berlusconismo. A me sembra più che altro uno sberleffo evidente nei confronti del berlusconiano e dell’itagliano medio, in pratica della gente inioranti. Nelle sue prese per il culo, per par condicio Zalone va a prendere di mira anche i radical-chic, i sindacati e la commercializzazione del comunismo (“Scusi della Che Guevara avete pure i borselli?” chiede Checco in una delle battute più riuscite). Insomma, ce n’ha davvero per tutti e ciò sarebbe anche un bene. Quello della pellicola è però un umorismo sterile, troppo leggero per essere considerato davvero corrosivo. Non che i suoi due film precedenti fossero delle bombe rivoluzionarie, ma se non altro avevano un piglio maggiormente politically incorrect. Con questo terzo film Checco si è invece ingentilito, ha tirato fuori una storiella padre-figlio in grado di far contenti tutti gli spettatori, grandi e piccini, si è limitato nell’uso delle parolacce (comunque presenti e sempre efficaci a livello comico), e ha cercato di fare un film politico. Sole a catinelle è un film politico che, come detto, ne ha per tutti. Destra e Sinistra. Solo che l’umorismo di Zalone qui presente è come quello di Striscia la notizia. Battute innocenti che fanno sorridere sia il pubblico di sinistra che quello di destra e non fanno del male a nessuno.

Se Checco Zalone vi fa ridere, passerete una striminzita ora e un quarto a ridere, perché Sole a catinelle da un punto di vista strettamente comico funziona. A livello cinematografico invece è nullo, ancor più dei suoi due precedenti. C’è una sigla animata che, più che per un film, andrebbe bene per una di quelle fiction con Gerry Scotti, c’è un momento videoclip con Zalone impegnato a cantare uno dei suoi brani presa per il culo dei neomelodici che però ormai suonano quasi più come una celebrazione dei neomelodici, c’è una trama degna di un temino delle elementari (non a caso scelto come espediente narrativo iniziale) e c’è un doppio finale campato per aria tanto per allungare un minutaggio più da episodio di una serie tv che da film vero e proprio. Inoltre, il bambino con i capelli da emo che interpreta il figlio di Checco Zalone, tale Robert Dancs, è davvero insopportabile, come quasi tutti i bambini nei film d’altra parte, e almeno in questo se non altro Sole a catinelle si mantiene al livello degli standard internazionali.

"Ciao Cannibal! Mentre tu stai lì a criticare, noi ce ne stiamo qui al mare!
Chi sono adesso la gente inioranti?"
Peccato, perché la possibilità di fare una pellicola che, anziché essere soltanto comica, potesse avere anche qualcosa da dire c’erano. La vicenda del viaggio padre-figlio, molto semplice e già sfruttata in un sacco di altri film, da In viaggio con papà fino al recente Nebraska, sarebbe stata l’occasione perfetta per un on the road ironico in giro tra le brutture del nostro paese.
Puntando ancora più in alto, nel suo fotografare l'Italia di oggi sarebbe potuta quasi diventare una versione comedy di un film come La grande bellezza. Così non è. Il problema principale di Sole a catinelle è che il confine tra sberleffo e celebrazione dell’itagliano medio è talmente sottile che forse non c’è nemmeno. Sarebbe interessante vedere cosa potrebbe combinare Checco Zalone nelle mani di un Paolo Sorrentino. Dopotutto Fellini ha lavorato più volte con Alvaro Vitali, quindi non sarebbe nemmeno una cosa così shockante. Così com’è, con la regia sciapa, per non dire inesistente, di Gennaro Nunziante, con una sceneggiatura incapace di andare oltre alle battutine pur divertenti per farsi vera satira sociale e politica, Sole a catinelle appare all'incirca come una versione aggiornata dei film di Pierino. Fa ridere, ma niente più di questo. Non riesce mai trasformarsi da semplice riflesso a riflessione vera e propria sull’Italietta attuale.
O forse è solo colpa mia. Checco Zalone non mi piace più come prima. Checco Zalone mi sta già stufando. Ciò significa che sto guarendo. Non sono più un itagliano medio. Non faccio più parte della gente inioranti. Porcoddue.
(voto 5/10)
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