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martedì 24 novembre 2015

Ant-Man, l'omoformica





Ant-Man
(USA 2015)
Regia: Peyton Reed
Sceneggiatura: Edgar Wright, Joe Cornish, Adam McKay, Paul Rudd
Cast: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michael Douglas, Corey Stoll, Judy Greer, Bobby Cannavale, Michael Peña, T.I., Abby Ryder Fortson, Martin Donovan, John Slattery, Anthony Mackie, Hayley Atwell, Stan Lee
Genere: piccolino
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La vita da formica proprio non ve la consiglio. Non è un granché essere ignorati, invisibili a tutti. Non invisibili invisibili come Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores, però quasi. Voi probabilmente non lo sapete come ci si sente, a meno che non abbiate provato un'esperienza come quella dei protagonisti di Radiazioni BX: distruzione uomo, Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, o quella figata di cult anni '80, il sottovalutato Salto nel buio di Joe Dante. Oppure il nuovo Ant-Man.

martedì 27 ottobre 2015

Dark Places - Nei posticini oscuri di Charlize Theron





Dark Places - Nei luoghi oscuri
(USA, UK, Francia 2015)
Titolo originale: Dark Places
Regia: Gilles Paquet-Brenner
Sceneggiatura: Gilles Paquet-Brenner
Tratto dal romanzo: Nei luoghi oscuri di Gillian Flynn
Cast: Charlize Theron, Nicholas Hoult, Christina Hendricks, Tye Sheridan, Chloë Grace Moretz, Sean Bridgers, Corey Stoll, Drea de Matteo
Genere: dark
Se ti piace guarda anche: Devil's Knot - Fino a prova contraria, Rectify, Cold Case

Signora Gillian Flynn, lei è condannata. Condannata a saper scrivere dei buoni thriller. Lo dico senza manco aver mai letto una pagina dei suoi lavori. Mi è bastato vedere L'amore bugiardo - Gone Girl per capirlo e con Dark Places ne ho avuto la conferma. Dark Places quindi è un nuovo giallo della Madonna?
No. Poteva tranquillamente esserlo se sulla sedia da regista si fosse seduto di nuovo David Fincher, o un nome analogo. Ammesso e non concesso siano in circolazione nomi analoghi a David Fincher e ne dubito. Forse giusto Brian De Palma oggi come oggi può essere considerato un thrilleraro degno del confronto. Di certo non lo è Gilles Paquet-Brenner, l'autore francese di questa trasposizione cinematografica che aveva già girato il valido La chiave di Sara e il ridicolo Walled In - Murata viva e che qui dirige in maniera anonima, una volta si sarebbe detto “televisiva” in senso dispregiativo, ma al giorno d'oggi risulterebbe semmai un complimento.

sabato 18 ottobre 2014

UN VOLO AEREO CON LIAM NEESON? UN INCUBO NON-STOP





Non-Stop
(USA, UK, Francia, Canada 2014)
Regia: Jaume Collet-Serra
Sceneggiatura: John W. Richardson, Christopher Roach, Ryan Eagle
Cast: Liam Neeson, Julianne Moore, Michelle Dockery, Corey Stoll, Scoot McNairy, Lupita Nyong'o, Nate Parker, Omar Metwally, Shea Whigham, Anson Mount, Quinn McColgan, Corey Hawkins, Bar Paly, Edoardo Costa, Jon Abrahams
Genere: volatile
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Qual è la vostra più grande paura quando salite su un aereo?
Nel periodo pre-11 settembre e pre-Lost, la risposta più comune sarebbe stata quella di precipitare a causa di un qualche guasto. Lost ci ha però mostrato come un incidente aereo possa essere soltanto l'inizio di un'avventura pazzesca in cui si finisce su una misteriosa isola deserta e si conoscono un sacco di personaggi incredibili, quindi la cosa non fa più tanta paura.
Dopo l'11 settembre, il timore più grande per molti è ormai quello che l'aereo venga dirottato. Per quanto mi riguarda, invece, sono terrorizzato dalla possibilità di fare un intero viaggio intercontinentale in compagnia di Liam Neeson, forse l'attore che detesto di più sulla faccia della Terra, anche se se la gioca con il neo inventore di app di successo Tom Hanks e con Chiappona J. Lo, oltre che con i vari expendables amati dal mio odiato blogger rivale Mr. James Ford.

Pensate un po' che incubo dev'essere un volo aereo dirottato da Liam Neeson! Eppure è proprio quanto capita in Non-Stop, un incubo a occhi aperti. A essere più precisi, non è che Liam Neeson dirotti l'aereo di persona. È solo quanto il vero e misterioso dirottatore vuole far credere a tutti, mentre in realtà Liam Neeson è chiamato al solito ruolo di eroe di turno che deve salvare la situazione. Prevedibile. Da quando ha fatto Io vi troverò e relativo seguito Taken 2 – La vendetta, l'attore più insopportabile d'Irlanda è diventato il più attempato quanto improbabile nuovo action hero del cinema mondiale. Il ruolo che ha qui, quello di un agente con problemi famigliari, non è troppo distante da quello vestito nell'agghiacciande saga di Taken. Anche qui è una specie di invincibile supereroe bravo a menare le mani, fenomenale con le armi e in grado di pensare a una soluzione anti-terroristica per ogni occasione. Un incrocio tra Rambo e Jack Bauer, esatto.

Rispetto a Taken, c'è da dire che qui il livello cinematografico è un po' più alto, grazie alla discreta regia di Jaume Collet-Serra, che con Neeson aveva già girato Unknown – Senza identità, e grazie a un cast di comprimari di buon livello che vede scendere in campo Julianne Moore, Michelle Dockery (Downton Abbey), Corey Stall (The Strain e la nuova stagione di Homeland), il premio Oscar Lupita Nyong'o (12 anni schiavo) e Scott McNairy dell'imperdibile serie tv Halt and Catch Fire. Ma attenzione, perché in una piccolissima minuscola parte c'è pure il nostro Edoardo Costa. E al confronto di Liam Neeson sembra persino un attorone!


Il livello di curiosità generato dal mistero è inoltre abbastanza buono: chi sarà il misterioso dirottatore che cerca in tutti i modi di far perdere la pazienza all'impassibile e soprattutto inespressivo Liam Neeson?
Peccato che questo sia anche l'unico motivo di interesse della pellicola e all'inizio va bene, ma dopo un po' la situazione comincia a diventare ripetitiva. La sceneggiatura si dimostra priva di altre idee, Liam Neeson diventa insopportabile sempre più a ogni minuto che passa, il livello di tensione non è minimamente degno di una qualsiasi puntata della serie tv 24 e la parte conclusiva è parecchio banale, con un tentativo di infilarci dentro un discorso politico che risulta a dir poco fallimentare. Per non parlare della scena in cui il protagonista prende una pistola al volo – letteralmente al volo – e spara un colpo perfetto. Lì capisci che questo non è un film action-thriller, bensì una pellicola di fantascienza.
Il dirottamento compiuto da Liam Neeson nei confronti del cinema action può comunque dirsi riuscito. Il suo nome è ormai diventato un brand per un certo genere di pellicole patriottiche e trash. Detto con altre parole, il suo nome è diventato sinonimo di film de mmerda. Questo Non-Stop rispetto ad altre porcate da lui girate non-stop negli ultimi anni come i citati Taken, The Grey o qualche suo altro film a caso è un filo meglio, ma ciò non cambia un fatto: Liam Neeson è attualmente il più pericoloso terrorista del cinema mondiale. Se lo incontrate, segnalatelo alle autorità competenti.
(voto 4,5/10)

"Pensieri Cannibali ha dato più di zero a un mio film? Ci dev'essere un errore..."

"In effetti il voto è stato modificato da un hacker fan di Liam Neeson."

"A questo punto non poteva mettergli un bell'otto?
Ho proprio dei fan stupidi. Chissà perché?"

venerdì 6 giugno 2014

THE NORMAL HEART, UN CUORE MICA TANTO NORMALE




The Normal Heart
(USA 2014)
Regia: Ryan Murphy
Sceneggiatura: Larry Kramer
Ispirato all’opera teatrale: The Normal Heart di Larry Kramer
Cast: Mark Ruffalo, Matt Bomer, Julia Roberts, Taylor Kitsch, Jim Parsons, Alfred Molina, Jonathan Groff, Joe Mantello, Stephen Spinella, Adam B. Shapiro, Denis O’Hare, Finn Wittrock, Rob Tunstall, Corey Stoll
Genere: gay
Se ti piace guarda anche: Dallas Buyers Club, Milk, Dietro i candelabri, Looking

Pensate alla cosa più gay che avete mai visto.
Vi si ripropongono davanti agli occhi gli abiti e l’arredamento di casa Liberace in Dietro i candelabri?
State pensando a una maratona di episodi delle serie tv Looking e Queer as Folk?
O a Valerio Scanu con i boccoli biondi alla Lady Oscar?
O magari proprio a Lady Oscar?
O vi viene per caso in mente la guida galattica alle boy band di Pensieri Cannibali?
In ogni caso prendete tutte queste cose insieme, moltiplicatele per mille e non sarete andati nemmeno vicini alla cosa più gay che ho visto io: la prima scena di The Normal Heart.
I primi 5 minuti del nuovo film tv della HBO The Normal Heart sono quanto di più omosessuale si possa immaginare. Lo dico in senso positivo. Guardando i personaggi della pellicola che se la spassano mi è venuto il rimpianto di non essere un gay all’inizio degli anni Ottanta, quegli anni di rivoluzione sessuale in cui tutti scopavano con tutti liberamente, senza legami e senza problemi.
Perché mi piace la figa? Perché???
È una maledizione! Sarei potuto essere così felice, come gay e in particolare come gay all’inizio degli anni Ottanta.

Questo per quanto riguarda i primi 5 minuti di film, poi entra in scena il dramma ed essere gay negli anni Ottanta non appare più soltanto nei suoi risvolti tutti rose e fiori. In scena compare ciò che all’inizio di quel decennio veniva chiamato “il cancro dei gay” e successivamente diventerà noto come AIDS.
AIDS?
Hey, Pensieri Cannibali si sta per occupare di un argomento serio?


La pellicola va a indagare in una pagina parecchio oscura e misteriosa, quella dell’origine del virus. Nel 1981 cominciano i casi inspiegabili di morti all’interno della comunità omosessuale e nessuno capisce il perché o il per come la malattia si diffonda. La dottoressa sulla sedia a rotelle Julia Roberts suggerisce loro a questo punto di evitare orge e sesso promiscuo, ma viene vista come una repressa sessuale e in pochi le danno ascolto. Negli anni successivi si cerca di capirne di più, solo che il governo degli Stati Uniti non fa nulla per studiare la malattia. Sembra quasi un complotto per eliminare tutti i gay dalla faccia della Terra e l’amministrazione del conservatore bigotto yuppie repubblicano Ronald Reagan comincerà a interessarsi al problema soltanto quando a essere colpiti dal virus saranno pure uomini e donne eterosessuali.

La vicenda raccontata in The Normal Heart a grandi linee è questa ed è parecchio interessante anche e soprattutto per chi come me è nato nel 1982 ed è cresciuto con la consapevolezza che l’AIDS c’era e basta, senza sapere come ha cominciato a diffondersi. Al di là della ricostruzione storica, medica e pure politica, in cui il film si avvicina alle parti di Milk di Gus Van Sant, la carta vincente di questa bella pellicola tv HBO, che come Dietro i candelabri non ha nulla da invidiare alle produzioni per il grande schermo, è il suo cuore. Il suo normal heart. In più momenti la pellicola sa emozionare e lo fa per merito di una serie di interpretazioni magistrali di attori in stato di grazia che riescono a dare vita a dei personaggi pieni di vita (la ripetizione è voluta, bitches!).

"The streets of Philadelphia...
Ah, come? Siamo a New York?"
Una nota di merito particolare va a Mark Ruffalo, protagonista principale che porta sullo schermo Ned Weeks, uno scrittore che si batte in maniera molto sentita per sensibilizzare un’opinione pubblica e un governo cui del problema dell’AIDS pare non fregare un tubo. Mark Ruffalo che una decina d’anni fa appariva ovunque, dal cinema d’autore (Se mi lasci ti cancello, In the Cut) alle commedie romantiche (Se solo fosse vero, 30 anni in un secondo) ai thrilleroni (Collateral, Zodiac) e sembrava destinato a diventare una delle più grandi star che Hollywood avesse mai avuto e poi invece, come accade a un sacco di attori, non è mai esploso del tutto. Questo ruolo televisivo molto intenso (in alcune scene forse persino troppo) potrebbe rappresentare una svolta per la sua carriera, così come per quella di Taylor Kitsch che fa dimenticare i dimenticabili ruoli da macho in flopponi come John Carter e Battleship per tirare fuori un inaspettato e molto credibile ruolo da gay. Bravissimi poi anche attori noti soprattutto al pubblico delle serie tv come Jim Parsons, lo Sheldon Cooper di Big Bang Theory, e Matt Bomer, il bellone di White Collar che qui dà tutto se stesso, con una trasformazione fisica degna di Christian Bale.

In mezzo a tanti lui c’è poi una lei, la divina Juliona Roberts che, dopo la pazzesca interpretazione ne I segreti di Osage County, giganteggia un’altra volta. Che le è successo?
Probabilmente ha cominciato a prendere le stesse droghe di Matthew McConaughey, visto i due che sono passati dal titolo di reuccio e reginetta delle commediole romantiche al diventare un attore come Dio comanda e un'attrice della Madonna.

"Già sono tutti gay, in più sono su una sedia a rotelle e poi mi hanno pure imbruttita.
Le mie probabilità di chiavare in questo film le vedo un po' bassine..."

"Per favore, aiutatelo:
ha appena scoperto che Sex & the City non andrà mai più in onda!"
E perché invece tanti attori, soprattutto negli ultimi tempi, si stanno cimentando in pellicole a tematica gay?
Chiamatelo "effetto Brokeback Mountain". Quel film ha rappresentato una svolta a Hollywood, facendo poi avvicinare attori dalla forte identità etero come Michael Douglas e Matt Damon e in questo caso Mark Ruffalo e Taylor Kitsch a parti omo.

A firmare la regia c’ha pensato uno che nella tematica gay c’ha sempre sguazzato e che qui ha avuto il modo di metterci dentro se stesso al 100%. Sto parlando di Ryan Murphy, l’autore delle serie Nip/Tuck, American Horror Story, Glee, Popular e The New Normal, che come regista firma la sua opera più personale e riuscita, dopo i poco convincenti Correndo con le forbici in mano e Mangia prega ama. Il suo stile mi ricorda un po’ quello di Gabriele Muccino e, prima di considerarlo un insulto, preciso che sembra una versione gay del Muccino migliore, quello dei primi tempi, quello delle sue pellicole italiane, prima che si sputtanasse a Hollywood con una serie di lavori uno più terrificante dell’altro. Come quel Muccino, il Muccino quando era magro, Murphy utilizza riprese vorticose, tiene alto e concitato il ritmo per quasi tutte le oltre 2 ore di durata, spinge i suoi attori sempre al limite del melodramma, a tratti in maniera eccessiva, ma sempre intensa. The Normal Heart è proprio così: intenso, super gaio, esagerato, troppo lungo e con al suo interno troppi temi e troppi personaggi, eppure allo stesso tempo non si fa mancare l’elemento più importante in grado di fare da collante al tutto. Un cuore normale? No, un cuore eccezionale.
(voto 7,5/10)

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