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martedì 5 luglio 2016

Altruisti si diventa, basta seguire il mio esempio





Altruisti si diventa
(USA 2016)
Titolo originale: The Fundamentals of Caring
Regia: Rob Burnett
Sceneggiatura: Rob Burnett
Tratto dal romanzo: The Revised Fundamentals of Caregiving di Jonathan Evison
Cast: Paul Rudd, Craig Roberts, Selena Gomez, Megan Ferguson, Jennifer Ehle, Bobby Cannavale
Genere: on the road
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mercoledì 25 maggio 2016

Kill Your Friends, il Vinyl degli anni '90





Kill Your Friends
(UK 2015)
Regia: Owen Harris
Sceneggiatura: John Niven
Ispirato al romanzo: Kill Your Friends di John Niven
Cast: Nicholas Hoult, Tom Riley, Georgia King, Craig Roberts, Ed Skrein, James Corden, Jim Piddock, Rosanna Arquette, Moritz Bleibtreu
Genere: Brit Psycho
Se ti piace guarda anche: Vinyl, American Psycho, My Mad Fat Diary, Trainspotting, Filth – Il lercio


Kill Your Friends. Uccidi i tuoi amici. E uccidi anche i film tuoi amici, quelli che sembrano usciti dritti dai tuoi sogni, come questo Kill Your Friends. Una pellicola ambientata nel mio decennio preferito, i mitici anni '90, e per di più nel mio ambito preferito, quello musicale. Ciliegina sulla torta: il protagonista è un tipo freddo, cinico, apatico, senza sentimenti, di quelli odiosi che piacciono a me.
Ma non importa. Devo tenere fede al titolo del film: Kill Your Friends. Nessun trattamento di favore verso i film amici. E allora che il massacro cominci.

venerdì 10 ottobre 2014

22 JUMP STREET, IL SEQUEL FOTOCOPIA





22 Jump Street
(USA 2014)
Regia: Phil Lord, Christopher Miller
Sceneggiatura: Michael Bacall, Oren Uziel, Rodney Rothman
Cast: Jonah Hill, Channing Tatum, Ice Cube, Amber Stevens, Wyatt Russell, Peter Stormare, Jillian Bell, Dave Franco, Nick Offerman, Patton Oswalt, Queen Latifah, Craig Roberts, Diplo, Anna Faris, Bill Hader, Seth Rogen, Richard Grieco
Genere: college di polizia
Se ti piace guarda anche: Mai stata baciata, Una spia non basta, Scuola di polizia, 21 Jump Street (la serie)

Il primo fatto che salta agli occhi di questo 22 Jump Street non è il Jonah Hill sempre più dimagrito, ormai ce ne siamo già abituati mentre lui intanto forse è ingrassato di nuovo. A jumpare subito in maniera evidente alla vista è il fatto che sia un film tratto da un film che a sua volta era già tratto da un vecchio telefilm.

In tal senso, i precedenti non è che siano stati dei più positivi: Charlie’s Angels, Starsky & Hutch, Hazzard, A-Team… tutti filmetti davvero poco degni di nota. E pure di rispetto, quindi dico BLEAH, che schifo!
Tutte operazioni, o meglio tentativi, di aggiornare all’epoca moderna vecchie storie da piccolo schermo con risultati in bilico tra il ridicolo e il tragico. Senza però risultare tragicamente divertenti. Soltanto delle minchiatone. Qualcuno citerà allora la saga di Mission: Impossible tomcruisizzata. E va bene, in quel caso la resa cinematografica, seppure altalenante, è stata decente. Però certo che, se anche non l’avessero fatta, io non avrei sentito un grosso vuoto dentro la mia anima.

Con tali precedenti non certo esaltanti alle spalle, le premesse erano tragiche per questo 22 Jump Street, che peraltro è il sequel della versione cinematografica della serie tv. Mi viene infatti in mente Charlie's Angels 2, che era peggio, e molto, persino del già modestissimo primo film.
Quanto alla serie cui si ispira, 21 Jump Street è stato un telefilm 80s andato in onda negli Usa tra il 1987 e il 1991 per ben cinque stagioni, con un buon successo in patria. In Italia il serial è stato invece trasmesso da Italia 1 con il titolo I quattro della scuola di polizia ma non mi risulta sia diventato un fenomeno di massa né di culto. Dalle nostre parti, la serie risulta vagamente conosciuta soprattutto per aver lanciato la carriera del giovane Johnny Depp, che già pochi anni addietro aveva esordito nel primissimo mitico A Nightmare on Elm Street. Dove non faceva una bella fine, se non ricordo male… Qualche anno più tardi Depp mani di forbice avrebbe però preso spunto per le unghie affilate proprio da Freddy Krueger. Chissà, probabilmente all’epoca i due si facevano la manicure nello stesso posto.

Premettendo che non ho mai visto la suddetta serie tv 21 Jump Street, mi sembra comunque che in questo sequel del remake non si sia tentata tanto un’operazione nostalgia, ma si sia preso semplicemente spunto dalla trama del telefilm per creare qualcosa che parli di oggi.
L’idea della serie è quella di reclutare degli agenti di polizia giovani e infiltrarli in un college spacciandoli per studenti normali in modo da catturare degli spacciatori di droga (e nel telefilm immagino anche per altri crimini di natura varia). La storia dell’infiltrato funziona sempre, da Point Break a Fast & Furious, perché è un modo efficace per raccontare un determinato mondo, dal surf alle auto truzzate, attraverso il punto di vista di un esterno che però fa il doppiogioco e poi finirà immancabilmente per farsi catturare anche lui dal fascino di quel determinato mondo e scusate se vi ho spoilerato sia Point Break che Fast & Furious.
Anche se il film che mi ha ricordato di più questo 22 Jump Street è Mai stata baciata, commedia romantica in cui Drew Barrymore per scrivere un articolo sui giovani si finge una studentessa e torna al liceo, rivivendo gioie e soprattutto dolori dell’epoca.

Anche applicato al tema adolescenziale, questo è un espediente narrativo parecchio comune. Non quello del poliziotto infiltrato, ma dell’esterno in generale. Capitava ad esempio in Beverly Hills 90210 a Brandon & Brenda, due gemelli montanari provenienti dal Minnesota che da un giorno all’altro si ritrovano a trasferirsi sotto il sole glamour di L.A. e a dover cambiare il loro stile di vita in maniera radicale in quattro e quattr’otto. E ben felici di farlo. Così come succedeva in The O.C., dove Ryan Atwood (il Ben McKenzie oggi detective di Gotham), giovane criminale che fotteva le auto radio nel quartiere del Chino, veniva pure lui catapultato all’improvviso al sole della California a vivere in una villa con piscina mega-sborroneria per ricconi.

Senza andare a trovare ulteriori collegamenti con serie varie, torniamo sulla retta via di 22 Jump Street. Nel film c'è un breve cameo di uno dei protagonisti del telefilm originale, Richard Grieco, mentre questa volta Johnny Depp non si degna manco di apparire. Per il resto, il film è assolutamente indipendente dalla serie tv e quindi godibile da tutti, anche da chi non ha visto il primo film, riassunto in maniera veloce ed esilarante all'inizio, e infatti la pellicola ha ottenuto un successo enorme negli USA portando nelle sale anche chi il telefilm manco l'aveva mai sentito nominare. Chissà allora a questo punto che non facciano anche un vero terzo capitolo, dopo quelli fittizi dei titoli di coda. In Italia invece l'hanno proposto praticamente senza promozione in una manciata di salette nel periodo estivo e, così come già con l'episodio precedente, non se l'è filato quasi nessuno. Complimenti.

22 Jump Street - il film è un film con venature action e poliziesche leggere. Ma soprattutto, è una comedy molto jump around, jump around, jump around, jump up jump up and get down! Le scene più d’azione infatti lasciano il tempo che trovano. A convincere è soprattutto la parte comica, il bel susseguirsi di battute e di momenti folli e divertenti. Alcuni persino deliranti, come quando i due protagonisti si drogano. Funziona poi molto bene l’alchimia tra i due protagonisti, i diversissimi Jonah Hill e Channing Tatum...

Hey, un momento...
Avete per caso avuto una sensazione di deja vu? Questo post vi suona stranamente famigliare? Vi sembra di averlo già letto prima?
Beh, probabilmente perché l'avevate già letto, nel giugno 2012. Quella che avete trovato sopra è infatti la recensione che avevo scritto di 21 Jump Street, giusto un minimo riadattata.

Perché vi ho tirato questo scherzetto?
Perché, oltre al fatto che sono un bastardo, in pratica è quanto fa anche 22 Jump Street. La missione in cui sono coinvolti i due agenti protagonisti Jonah Hill e Channing Tatum è praticamente identica a quella precedente, con l'unica variante dell'ambientazione del college anziché quella del liceo. 22 Jump Street non cerca quindi di fare come tanti sequel che fingono di essere differenti dal primo capitolo quando non lo sono. 22 Jump Street è uguale a 21 Jump Street e non fa niente per nasconderlo. Squadra che vince non si cambia. Film che vince non si cambia. Il primo funzionava e, per quanto affiori una sensazione di deja vu, funziona pure questo secondo.
Com'è possibile che funzioni e com'è possibile che a me sia piaciuto, visto che io i sequel li critico sempre e comunque? Non avendo ancora (colpevolmente) mai visto Il padrino - Parte II, l'unico seguito che credo di aver apprezzato quanto (e forse un pochino di più) dell'originale è stato Ritorno al futuro - Parte II. Tutti gli altri mi hanno immancabilmente deluso, o annoiato, o fatto incazzare, o tutte queste cose messe insieme, benché alcuni non fossero troppo male. Mi viene in mente giusto Scream 2 e non è un caso. In quello, così come in questo 22 Jump Street, si ironizza sul concetto stesso di sequel. Da subito si mette in luce il fatto che il numero 2 non sarà mai al livello dell'1 e così, mettendo in chiaro questo aspetto, ne esce una pellicola che può avere una sua dignità.

22 Jump Street ridicolizza l'idea di seguito e la ripetizione all'infinito di una stessa idea (si vedano i titoli di coda) ed è questa la sua arma vincente. Oltre a ciò, la sua ironia prende di mira in maniera ancora più estrema i classici buddy movie polizieschi alla 48 Ore, Tango & Cash e numerosissima compagnia varia. Come il primo episodio, più del primo episodio. Il rapporto tra Jonah Hill e Channing Tatum viene qui presentato come quello tra due fidanzatini, portando il bromance tipico di questo genere di film a livelli mai toccati prima.
Fondamentalmente è tutto come nel precedente capitolo, citazionismo compreso, che qui va a toccare tra le altre cose Arma letale, Spring Breakers e pure il videogame Grand Theft Auto, il primo mitico GTA, nella scena con ripresa dall'alto. Oltre a una trama pressoché invariata, vengono riprese quasi pari pari pure numerose scene, come quella in cui i due protagonisti si drogano e hanno le visioni, o il sacrificio di uno che si prende un proiettile per salvare l'altro.
Il colpo di genio di questa pellicola sta proprio in questo: fare una copia spudorata ed esplicita del primo film. Prendere di nuovo dalle tasche del pubblico i soldi del biglietto con una pellicola identica all'altra, senza l'ipocrisia di tanti seguiti in circolazione. 22 Jump Street è un sequel fotocopia, ma se non altro lo dichiara e non lo tiene nascosto. Io questa la chiamo onestà intellettuale...
Va beh, considerando il livello della comicità del film, intellettuale mica tanto. Diciamo solo onestà e basta.
(voto 6+/10)

domenica 21 settembre 2014

RIVENGO DA CAPO





Io vengo ogni giorno
(USA 2014)
Titolo originale: Premature
Regia: Dan Beers
Sceneggiatura: Dan Beers, Mathew Harawitz
Cast: John Karna, Katie Findlay, Craig Roberts, Carlson Young, Alan Tudyk
Genere: ripetitivo
Se ti piace guarda anche: Ricomincio da capo, American Pie, +1

L’altro giorno ho visto un filmetto, Io vengo ogni giorno. Cosa c’è da sapere su questa pellicola?
È presto detto. Si tratta della versione American Pie di Ricomincio da capo. Oppure, se preferite, della versione Ricomincio da capo di American Pie. Un mix tra le due pellicole in versione porella, precisiamo.
Il problema numero 1 di Io vengo ogni giorno è la scarsa originalità. Il film, forte dell'idea, che è anche l’unica presente, della stessa giornata che continua a ripetersi, crede di essere chissà quanto particolare e fantasioso. In realtà già di recente si era assistito a qualcosa di simile con +1, pellicola adolescenziale dallo spunto sci-fi non fenomenale ma più riuscito di questo. Per non parlare di Questione di tempo, che trasformava il ripetersi delle situazioni in una delle più emozionanti romcom viste di recente.
La variante proposta da Io vengo ogni giorno è che il protagonista torna indietro e rivive di nuovo la stessa giornata da capo ogni volta che eiacula. Come in Ricomincio da capo, solo che lì si assisteva a un minore spreco di sperma. Uno spunto così stupido che potrebbe funzionare, per una commedia goliardica. Invece, e qui giungiamo al problema numero 2, il film non fa quasi mai ridere. Parte anche benino, per i primi 2 minuti circa, quando il padre dice al figlio imbranato che è stato persino “battuto alle elezioni scolastiche da un procione”, ma da lì in poi le battute azzeccate si azzerano, così come le varie gag, soprattutto quelle a sfondo sessuale, non ottengono gli effetti comici sperati. E non sono manco sexy. Non quanto gli scatti intimi di Jennifer Lawrence e delle altre celebrità usciti negli scorsi giorni…
AAAAAH
AAAAAAAAH
oddio, scusate. Al solo pensare a Jennifer Lawrence nuda sto venendoooooo!


L’altro giorno ho visto un filmetto, Io vengo ogni giorno. Cosa c’è da sapere su questa pellicola?
È presto detto. Si tratta della versione American Pie di Ricomincio da capo. L’ho già detto?
Mi sembra di sì. E ve l’ho detto che il suo problema numero 1 è la scarsa originalità e il problema numero 2 è che non fa quasi mai ridere?
Sto avendo una forte sensazione di deja vu…
Oh, no! Mi sta capitando come al protagonista, cui sua volta capitava come a Bill Murray in Ricomincio da capo. Il paragone vi sembra blasfemo? È vero, Io vengo ogni giorno non vale manco un decimo di Ricomincio da capo, ma se non altro bisogna ammettere che, laddove in quello c’era la bruttarella Andie McDowell – oh, a me non è mai piaciuta – qui se non altro ci sono un paio di belle fighette. L’amica-qualcosapiùcheamica del protagonista, la mora Katie Findlay, già vista nelle serie The Killing e The Carrie Diaries, e la zoccolona bionda Carlson Young, che prossimamente vedremo nella serie tv tratta da Scream. Che bella gnocchetta che è…
AAAAAH
davvero una bella gnocchetta...
AAAAAAAAAH
no, scusate, sto venendo di nuovoooooooooooo!
AAAAAAAAAAAAAH


L’altro giorno ho visto un filmetto, Io vengo ogni giorno. Cosa c’è da sapere su questa pellicola?
È presto detto. Si tratta della versione American Pie di Ricomincio da capo...
Oh, cazzo. Basta!
Questo post sta diventando ripetitivo, considerando che avevo già scritto dei pezzi del genere anche per Ricomincio da capo e Questione di tempo. Mi sto ripetendo mi sto ripetendo mi sto ripetendo.
Vero?
Vero?
Vero?
E allora, ripetitivo per ripetitivo per ripetitivo che sono vi ricordo i problemi di questo film:
1) La scarsa originalità
2) Non fa quasi mai ridere
In più aggiungo il suo terzo problema, che ancora non vi avevo enunciato:
3) È ripetitivo. Non si era capito, eh, vero? Non si era capito? No che non l’avevate capito, no? No? No?
Aggiunto tale terzo punto, credo di aver detto proprio tutto quello che c’era da dire su questo filmetto e ora posso tornare a concentrarmi sulle foto di Jennifer Lawrence nuda…
AAAAAAAAAH
AAAAAAAAAAAAH
aiuto no, sto venendooooooo ancoraaaaaaAAAAAAH


L’altro giorno ho visto un filmetto, Io vengo ogni giorno. Cosa c’è da sapere di questa pellicola?
È presto detto. Si tratta della versione American Pie di Ricomincio da capo...
NOOOOOOOOOOOO
BASTAAAAAAAAAAAA
Posso accettare di rivivere per sempre la stessa giornata, ok, mi arrendo. Però almeno fatemi vedere un altro film. Qualsiasi tranne una roba ripetitiva come Io vengo ogni giorno, vi prego.
Vi prego.
Vi prego.
Vi prego.
Vi prego.
Vi prego.
Vi prego.
Vi prego.
(voto 4,5/10)

mercoledì 27 agosto 2014

CATTIVI VICINI, LA COMMEDIA CROSSOVER





Cattivi vicini
(USA 2014)
Titolo originale: Neighbors
Regia: Nicholas Stoller
Sceneggiatura: Andrew J. Cohen, Brendan O’Brien
Cast: Seth Rogen, Rose Byrne, Zac Efron, Elise Vargas, Zoey Vargas, Ike Barinholtz, Carla Gallo, Dave Franco, Halston Sage, Craig Roberts, Christopher Mintz-Plasse, Jerrod Carmichael, Lisa Kudrow, Hannibal Buress, Andy Samberg, Jake Johnson
Genere: crescere che fatica
Se ti piace guarda anche: Old School, 21 Jump Street, Gli stagisti, Animal House

Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire.
Così diceva Jep Gambardella ne La grande bellezza. Così fanno anche Seth Rogen e Rose Byrne in Cattivi vicini. I due sono una giovane coppia che ha appena avuto una figlia. Da quando sono diventati genitori, la loro vita è cambiata. Sono stati costretti a diventare delle persone adulte, responsabili e serie. Più o meno. Quando nella casa accanto alla loro si trasferisce una confraternita universitaria, le cose per loro saranno però destinate a mutare di nuovo. I due parteciperanno a una festa dei nuovi vicini cool capitanati da Zac Efron e poi le cose sfuggiranno loro di mano, parecchio, e si troveranno così a voler vedere fallire i loro party.

Se pensate a una specie di versione americana della pellicola premio Oscar di Paolo Sorrentino, fermatevi subito. Cattivi vicini non è un film arty o d'autore. E' “solo” una commedia caciarona goliardica e volgare. Mi correggo: è La Commedia caciarona goliardica e volgare più divertente dell’anno. Così come ogni estate ha i suoi tormentoni musicali, più o soprattutto meno gradevoli, la stagione più calda (ma dove?) almeno negli USA è sempre segnata da una comedy che spinge un po’ più in là i limiti delle risate. Nelle scorse estati abbiamo avuto Una notte da leoni e Le amiche della sposa, quest’anno il film comico rivelazione è stato questo Cattivi vicini, costato appena $18 milioni e capace di incassarne in patria oltre $150 milioni. Meritati?
Sì, perché Cattivi vicini è un crescendo esplosivo di comicità paragonabile, per livello di esaltazione e goduria che a livello personale mi ha provocato, a Smetto quando voglio o (quasi) a The Wolf of Wall Street. La pellicola parte come film indie su una coppia alle prese con la routine di tutti i giorni, quasi una versione comedy di un altro lavoro recente sempre con Seth Rogen, Take This Waltz. Ben presto si entra invece in un’altra dimensione, tutt'altra dimensione, quella dei teen movies, grazie all’ingresso in scena di Zac Efron e dei suoi amici festaioli.

A questo punto si assiste a un doppio scontro. La prima battaglia è quella combattuta dal come al solito divertente Seth Rogen in coppia con una Rose Byrne da Oscar VS. uno Zac Efron convincente a livello recitativo come non mai. Sarà che la parte dello studente decerebrato e superficiale gli calza a pennello, chissà?
Dall’altra parte abbiamo invece uno scontro tra generi cinematografici differenti: la pellicola indie sulla vita di coppia VS. la pellicola adolescenziale. Un confronto non solo generazionale, ma filmico. Più che uno confronto, un mash-up riuscito, come il mix tra Missy Elliott e Black Keys “Get Ur Freak On Keep Me” suonato in una delle scene più deliranti della pellicola.



Cattivi vicini allora è proprio come questa canzone: una commedia crossover, un film destinato a piacere e a divertire sia i bimbiminkia come me che si esaltano con Project X e American Pie vari, così come un pubblico più adulto che ricorda con nostalgia Animal House. E magari pure Porky’s. Destinato a convincere tanto i giovani Cannibal Kid quanto (forse) i vecchi Mr. James Ford in egual misura.

Cattivi vicini sarà quindi ricordato come uno dei cult movie assoluti di questo 2014?
Solo il tempo ce lo dirà, ma di certo non gli manca nulla. Tre protagonisti in formissima, una colonna sonora bomba che mixa electro, hip-hop e rock, più una serie di scene esilaranti. Senza svelare troppo dico solo: Robert De Niro, mungitura umana e airbag.
Si potrà dire che non è un film che propone chissà quali contenuti, ed è vero solo in parte. Un minimo di riflessioni sulle difficoltà nel crescere e nell’accettare di non essere più dei teen ma delle persone adulte la pellicola le offre. Così come è facile identificare i rapporti problematici con i vicini ai propri, a meno che non abbiate vissuto tutta la vostra vita in un deserto. O a meno che non siate dei ricconi che vivono in una villa isolati dal resto del mondo e in tal caso non era mia intenzione offendervi e già che ci sono vi chiedo di fare una piccola donazione in favore di Pensieri Cannibali. Grazie.
Il merito principale del film in ogni caso è un altro ed è una qualità paradossalmente sempre più difficile trovare in una commedia: far ridere. Far morir dal ridere e divertire dall’inizio alla fine, come un party ben riuscito.
(voto 7+/10)

domenica 29 giugno 2014

IL DOPPIO VOLTO DI THE DOUBLE




Vi chiedo scusa fin da subito se ruberò qualche minuto del vostro prezioso tempo, ma oggi vorrei portare alla vostra gentile attenzione un film che mi ha molto colpito. The Double è l’opera seconda di Richard Ayoade, attore della serie The IT Crowd che aveva debuttato come regista con il folgorante Submarine, uno degli esordi più sorprendenti del cinema britannico e non solo degli ultimi anni. Scordatevi però le atmosfere hipster da Wes Anderson inglese di quella splendida pellicola, perché qui abbiamo tutto un altro mood. Qui siamo dalle parti di un incubo a occhi aperti, un incrocio tra il mondo malato di David Lynch e quello perverso di David Cronenberg, riletto però in una chiave più leggera, non troppo distante dalla visione di un Michel Gondry o di uno Spike Jonze. Senza dimenticarsi pure di aggiungere all'insieme un certo tocco alla Terry Gilliam e una punta di cignesco Darren Aronofsky. Qual è però la vera fonte di ispirazione principale del film?
The Double è liberamente tratto dal romanzo ottocentesco Il sosia di Fëdor Dostoevskij perché, ebbene sì, forse dal titolo potevate già averne il sospetto, viene qui affrontato l’eterno tema del doppio. Una vicenda grottesca dai contorni kafkiani da cui, nonostante tutti i confronti con i nomoni cinematografici e letterari finora menzionati, il giovane regista Ayoade, anche grazie al fratello di Harmony Korine Avi Korine che ha partecipato come co-sceneggiatore, ha tirato fuori una pellicola che si smarca da simili paragoni. I richiami importanti sono molti, questo è certo, eppure lui è riuscito a creare una dimensione sua, un universo parallelo dotato di una sua coerenza. E dotato di una sua bellezza.
In un cast in cui in vari ruoli minori troviamo molti attori del suo precedente Submarine, più il musicista J. Mascis dell’alternative-rock band Dinosaur Jr., a spiccare è soprattutto la splendida (doppia) prova recitativa del protagonista Jesse Eisenberg, proprio il Mark Zuckerberg di The Social Network, che riesce a caratterizzare bene due personaggi tanto identici a livello fisico tanto opposti in quanto a comportamento. Se nella parte del perfido cattivone James è convincente, a toccare le corde dell’anima è soprattutto la sua interpretazione di Simon, il povero Simon di cui nessuno si ricorda mai e che passa inosservato sotto lo sguardo dell’assurdo, folle mondo in cui vive. Il povero Simon che si sente come Pinocchio: solo un burattino e non una persona vera. Il suo amore per Mia Wasikowska, come sempre affascinante nel suo magnetico misterioso modo, è straziante. La sua vita è straziante. Se a livello visivo la pellicola è splendida ma non ancora al livello di un Lynch o di un Cronenberg dei tempi d’oro, il suo punto di forza sta in una grande, profonda umanità. Non importa allora che la tematica del doppio non sia così di primo pelo, The Double non parla soltanto al cervello, non conquista solo gli occhi, ma si rivolge soprattutto al cuore. Se non vi emozionerà almeno un pochino, mi scuso con voi ma ve lo devo dire: siete proprio delle persone malvagie.
Kid
(voto di Kid 9/10)


The Double?
E che è?
Quel thrillerazzo con Richard Gere di un paio di anni fa?
No? C’è un altro film che si chiama The Double? Cos’è, uno scherzo? Una pellicola che si chiama The Double ha un doppio?
Ah sì, ora ricordo. L’ho pure visto e non c’entra niente con quell’altro The Double. Questo me l’ha consigliato quello scimunito di Kid. Lui si commuove sempre per questi film stramboidi pseudo autoriali intellettuali del cazzo girati da qualche sconosciuto autore emergente britannico. Per lui The Double è stata una visione magnifica, originale, toccante…
Ma va a cagher, Kid! Vattelo a pigliare in quel posto, una buona volta!
The Double è il filmetto di un regista che si fa le seghe con le videocassette di David Lynch e David Cronenberg, senza però possedere la visionarietà del primo, né la crudezza carnale del secondo. È solo la storiella di Simon, un nerd sfigato stalker con la faccia del coglione che ha inventato Facebook, innamorato della Vaginoska, che ovviamente non riuscirà mai e poi mai a scoparsi. Chi riesce a farsela, e alla grande, è invece il suo doppio figo, ovvero James. Lui sì che è l’idolo del film, quello che mi ha fatto destare dal coma in cui ero caduto nella prima parte. Grazie al suo arrivo, la pellicola assume contorni da thriller avvincente. Non al livello del capolavoro dallo stesso titolo con il grande Richard Gere, ma se non altro sono riuscito ad arrivare a fine visione. Sveglio.
La prossima volta però ci penso bene prima di guardarmi un film sponsorizzato da quello sfigato di Kid. L’ultima pellicola decente che ha consigliato è stata Piranha 3D dove più che piranha c’era un sacco di patata. Un altro thriller-dramma kafkiano tratto da Dostoevskij invece col cazzo che me lo guardo!
Cannibal
(voto di Cannibal 5/10)


The Double
(UK 2013)
Regia: Richard Ayoade
Sceneggiatura: Richard Ayoade, Avi Korine
Ispirato al romanzo: Il sosia di Fëdor Dostoevskij
Cast: Jesse Eisenberg, Jesse Eisenberg, Mia Wasikowska, Wallace Shawn, Sally Hawkins, Paddy Considine, Chris O’Dowd, Craig Roberts, Noah Taylor, Cathy Moriarty, Phyllis Somerville, Yasmin Paige, James Fox, J. Mascis
Genere: grottesco
Se ti piace guarda anche: Mood Indigo – La schiuma dei sogni, Brazil, Inseparabili, eXistenZ, Il cigno nero
(voto di Cannibal Kid 7/10)

IL DOPPIO VOLTO DI THE DOUBLE




The Double?
E che è?
Quel thrillerazzo con Richard Gere di un paio di anni fa?
No? C’è un altro film che si chiama The Double? Cos’è, uno scherzo? Una pellicola che si chiama The Double ha un doppio?
Ah sì, ora ricordo. L’ho pure visto e non c’entra niente con quell’altro The Double. Questo me l’ha consigliato quello scimunito di Kid. Lui si commuove sempre per questi film stramboidi pseudo autoriali intellettuali del cazzo girati da qualche sconosciuto autore emergente britannico. Per lui The Double è stata una visione magnifica, originale, toccante…
Ma va a cagher, Kid! Vattelo a pigliare in quel posto, una buona volta!
The Double è il filmetto di un regista che si fa le seghe con le videocassette di David Lynch e David Cronenberg, senza però possedere la visionarietà del primo, né la crudezza carnale del secondo. È solo la storiella di Simon, un nerd sfigato stalker con la faccia del coglione che ha inventato Facebook, innamorato della Vaginoska, che ovviamente non riuscirà mai e poi mai a scoparsi. Chi riesce a farsela, e alla grande, è invece il suo doppio figo, ovvero James. Lui sì che è l’idolo del film, quello che mi ha fatto destare dal coma in cui ero caduto nella prima parte. Grazie al suo arrivo, la pellicola assume contorni da thriller avvincente. Non al livello del capolavoro dallo stesso titolo con il grande Richard Gere, ma se non altro sono riuscito ad arrivare a fine visione. Sveglio.
La prossima volta però ci penso bene prima di guardarmi un film sponsorizzato da quello sfigato di Kid. L’ultima pellicola decente che ha consigliato è stata Piranha 3D dove più che piranha c’era un sacco di patata. Un altro thriller-dramma kafkiano tratto da Dostoevskij invece col cazzo che me lo guardo!
Cannibal
(voto di Cannibal 5/10)


Vi chiedo scusa fin da subito se ruberò qualche minuto del vostro prezioso tempo, ma oggi vorrei portare alla vostra gentile attenzione un film che mi ha molto colpito. The Double è l’opera seconda di Richard Ayoade, attore della serie The IT Crowd che aveva debuttato come regista con il folgorante Submarine, uno degli esordi più sorprendenti del cinema britannico e non solo degli ultimi anni. Scordatevi però le atmosfere hipster da Wes Anderson inglese di quella splendida pellicola, perché qui abbiamo tutto un altro mood. Qui siamo dalle parti di un incubo a occhi aperti, un incrocio tra il mondo malato di David Lynch e quello perverso di David Cronenberg, riletto però in una chiave più leggera, non troppo distante dalla visione di un Michel Gondry o di uno Spike Jonze. Senza dimenticarsi pure di aggiungere all'insieme un certo tocco alla Terry Gilliam e una punta di cignesco Darren Aronofsky. Qual è però la vera fonte di ispirazione principale del film?
The Double è liberamente tratto dal romanzo ottocentesco Il sosia di Fëdor Dostoevskij perché, ebbene sì, forse dal titolo potevate già averne il sospetto, viene qui affrontato l’eterno tema del doppio. Una vicenda grottesca dai contorni kafkiani da cui, nonostante tutti i confronti con i nomoni cinematografici e letterari finora menzionati, il giovane regista Ayoade, anche grazie al fratello di Harmony Korine Avi Korine che ha partecipato come co-sceneggiatore, ha tirato fuori una pellicola che si smarca da simili paragoni. I richiami importanti sono molti, questo è certo, eppure lui è riuscito a creare una dimensione sua, un universo parallelo dotato di una sua coerenza. E dotato di una sua bellezza.
In un cast in cui in vari ruoli minori troviamo molti attori del suo precedente Submarine, più il musicista J. Mascis dell’alternative-rock band Dinosaur Jr., a spiccare è soprattutto la splendida (doppia) prova recitativa del protagonista Jesse Eisenberg, proprio il Mark Zuckerberg di The Social Network, che riesce a caratterizzare bene due personaggi tanto identici a livello fisico tanto opposti in quanto a comportamento. Se nella parte del perfido cattivone James è convincente, a toccare le corde dell’anima è soprattutto la sua interpretazione di Simon, il povero Simon di cui nessuno si ricorda mai e che passa inosservato sotto lo sguardo dell’assurdo, folle mondo in cui vive. Il povero Simon che si sente come Pinocchio: solo un burattino e non una persona vera. Il suo amore per Mia Wasikowska, come sempre affascinante nel suo magnetico misterioso modo, è straziante. La sua vita è straziante. Se a livello visivo la pellicola è splendida ma non ancora al livello di un Lynch o di un Cronenberg dei tempi d’oro, il suo punto di forza sta in una grande, profonda umanità. Non importa allora che la tematica del doppio non sia così di primo pelo, The Double non parla soltanto al cervello, non conquista solo gli occhi, ma si rivolge soprattutto al cuore. Se non vi emozionerà almeno un pochino, mi scuso con voi ma ve lo devo dire: siete proprio delle persone malvagie.
Kid
(voto di Kid 9/10)


The Double
(UK 2013)
Regia: Richard Ayoade
Sceneggiatura: Richard Ayoade, Avi Korine
Ispirato al romanzo: Il sosia di Fëdor Dostoevskij
Cast: Jesse Eisenberg, Jesse Eisenberg, Mia Wasikowska, Wallace Shawn, Sally Hawkins, Paddy Considine, Chris O’Dowd, Craig Roberts, Noah Taylor, Cathy Moriarty, Phyllis Somerville, Yasmin Paige, James Fox, J. Mascis
Genere: grottesco
Se ti piace guarda anche: Mood Indigo – La schiuma dei sogni, Brazil, Inseparabili, eXistenZ, Il cigno nero
(voto di Cannibal Kid 7/10)

giovedì 21 marzo 2013

THE FIRST TIME, CHE FILM CARIIIIIIIIIIINO

The First Time
(USA 2012)
Regia: Jon Kasdan
Sceneggiatura: Jon Kasdan
Cast: Dylan O’Brien, Britt Robertson, Victoria Justice, Craig Roberts, Joshua Malina, Christine Taylor, James Freecheville, Halston Sage, Molly C. Quinn, Maggie Elizabeth Jones
Genere: romantico
Se ti piace guarda anche: Prima dell'alba, Adventureland, Il bacio che aspettavo

Cariiiiiiiiiiiino.
The First Time è il classico film che lo guardi e pensi: “Che cariiiiiiiiiiiiino.”

E i due protagonisti insieme sono così cariiiiiiiiiiiiiiiini.
❤❤


Lui è Dylan O’Brien, il personaggio simpa della serie Teen Wolf, quello imbranato che ricorda un po’ Seth Cohen di The O.C. e, guarda caso, è il protagonista di questo The First Time, il secondo film di Jon Kasdan, regista e sceneggiatore che aveva esordito con Il bacio che aspettavo, film con protagonista proprio… Adam Brody, ovvero il Seth Cohen di The O.C., pellicola in cui se non ricordo male era conteso tra Meg Ryan e Kristen Stewart e non so voi ma io preferisco Meg Ryan, che della Stewart non se ne può più, e che Kristen!


Jon Kasdan è il figlio di Lawrence Kasdan, il regista de Il grande freddo, e per di più è pure il fratello di Jake Kasdan, regista di commediole come Orange County (da non confondere con la sopra citata serie The O.C.) e Bad Teacher, nonché produttore di serie tv come Ben & Kate e New Girl. In pratica, Jon Kasdan è un doppio raccomandato e questa è una cosa non troppo cariiiiiiiina, però lui se la cava abbastanza bene, più come sceneggiatore che come regista a dirla tutta, e come autore si è fatto le ossa scrivendo una manciata di episodi di Dawson’s Creek e si vede, visto che questo The First Time è impregnato degli stessi infiniti dialoghi che qualcuno può trovare logorroiiiiiiiici e che io invece trovo tanto cariiiiiiiiiiini.

Lei, la protagonista femminile, è Britt Robertson, che è troppo cariiiiiiiiina, anzi è proprio fiiiiiiiiiiga, e io sono un suo fan da lunga data e per me potrebbe diventare la nuova Jennifer Lawrence e sì l’ho detto: Jennifer Lawrence! Però Britt per ora non è ancora esplosa del tutto. Prima ha fatto la serie Life Unexpected che era veramente troppo ma troppo cariiiiiiina ma ce l’hanno cancellata dopo appena due stagioni, maledetti stronzi poco cariiiiiiiini, e poi era la protagonista di The Secret Circle, la serie con le streghette troppo cariiiiiine che era un po’ una puttanatiiiiiiiina ma non troppo e questa l’hanno cancellata dopo solo una stagione, brutti bastardi siete stati davvero poco cariiiiiiiiini, e ha fatto pure una comparsata in Scream 4 e insomma se questa Britt Robertson azzecca il film giusto, prima o poi fa il botto e diventa la nuova Jennifer Lawrence, ecco l’ho ridetto di nuovo.


Una menzione va poi pure ai personaggi secondari, tra cui spiccano Victroia Victoria Justice che è la protagonista della serie tv Victorious che pare sia troppo cariiiiiiiina ma non l’ho mai viiiiiiiiiiista perché sarà anche cariiiiiiiina ma è una serie per dodiiiiiiicenni, e soprattutto c’è Craig Roberts, quello del miticissiiiiiiiimo Submarine e del video “Here With Me” diretto da Tim Burton e con protagonista femminile Winona Ryder, e qui in The First Time Craig Roberts è l’amico strambo del protagonista e lui più che cariiiiiino è un iiiiiiiidolo.


Occhio anzi orecchio pure alla colonna sonora che ha tutte le canzoncine cariiiiiiine al momento giusto, in particolare questa dei Pains of Being Pure at Heart che è super cariiiiiiiiniiiiiiiissiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiisssssiiiiiiiiiiiiima.



Per quanto rigurda la storia raccontata dal film, è il classico boy meets girl in cui tutto procede come da programma. Lui all’inizio è innamorato di un’altra e lei all’inizio sta insieme a un altro, ma dopo una serata passata insieme i due piccioncini prima si innamorano.


E poi lo fanno.


Insomma non è che dovete aspettarvi una pellicola rivoluzionaria. Se però cercate una commediola romantica piacevole, sullo smielato andante ma con brio, una storia molto sentimentale che però non scade nel facile dramma, un filmetto adolescenziale di quelli che si bevono in un sorso, dissetano e alla fine lasciano con il sorriso sulle labbra, The First Time è la visione giusta per voi.
Un film troppo cariiiiiiiiiiiiiiiiino!
(voto ♡♡♡♡♡♡♡/10)


martedì 11 ottobre 2011

Jane in a bottle

Jane Eyre
(UK, USA 2011)
Regia: Cary Fukunaga
Cast: Mia Wasikowska, Michael Fassbender, Judi Dench, Jamie Bell, Sally Hawkins, Imogen Poots, Craig Roberts, Valentina Cervi, Holliday Grainger, Tamzin Merchant
Genere: vittoriano
Se ti piace guarda anche: Bright Star, La duchessa, Orgoglio e pregiudizio

Trama semiseria
Jane Eyre, rimasta orfana, può scegliere se venira data in affidamento alla nonna e diventare la giovane streghetta protagonista di The Secret Circle oppure andare a stare con la ziastra che al confronto Crudelia de Mon è una cara persona. Sceglie la seconda. La ziastra le vuole talmente bene che la manda in un istituto dove il primo giorno la mettono in punizione e dicono a tutte le altre bambine che se mai parleranno con lei finiranno a condurre la rubrica “Salviamo le forme” di Studio Aperto per tutta la vita. Uscita da questo simpatico istituto, la nostra Jane diventa un’insegnante privata per una bambina che parla solo francese e scoprirà poi…
che il padre della bambina è Sarkozy e sua madre è Carlà?

Recensione cannibale
Beata ignoranza.
C’è chi sostiene che la felicità consista nell’ignoranza del vero. Un certo Leopardi, ad esempio. Forse ha ragione. Ad esempio se ignori che la Gelmini è l’attuale Ministro dell’istruzione, sei più felice. Oppure se ignori che un pianeta sta per colpire la Terra, è più improbabile tu sia depresso rispetto a uno che lo sa. Ma su quest’ultimo punto torneremo in occasione di Melancholia. Fatto sta che forse ha ragione Leopardi. Meglio non saperle, le cose.
Tutto questo per dire che io, dall’alto della mia ignoranza sulle opere delle Brontë sisters (che per gli altri ignoranti come me in ascolto non sono una nuova cool band al femminile, ah yeah, ma delle sorelle scrittrici dell’Ottocento) non conoscevo Jane Eyre. O meglio, la conoscevo di nome ma non conoscevo la sua storia, non avendo letto il romanzo della Charlotte Brontë e non avendo mai visto nessuna delle miliardi di trasposizioni per il cinema e la tv realizzate fino ad oggi. No, nemmeno quella di Zeffirelli con la mia adorata Charlotte Gainsbourg, sulla quale pure in questo caso torneramo sempre in occasione di Melancholia.
Tutto quest’altro per dire che mi è piaciuta, questa nuova versione cinematografica di Jane Eyre prodotta dalla BBC, e magari a chi ha ben presente la storia sembrerà una versione non eccezionale. Io però non so dire se possa rientrare tra i migliori o peggiori adattamenti del romanzo, né so quali elementi qui presenti siano più originali rispetto alle altre versioni e quali elementi siano stati tralasciati. Quindi in pratica questa pseudo recensione è del tutto inutile.

Quello che posso dire dal basso del mio personale ignorante punto di vista è quanto ho apprezzato di più: i due attori riescono a rapire lo sguardo, conducendoci al cuore della vicenda. Lei, Jane Eyre, è Mia Wasikowska (ora sui nostri schermi anche con L'amore che resta di Gus Van Sant), l’attrice australiana di origini polacche (sempre sia tu lodata, Wikipedia libera) il cui cognome viene ormai usato come scioglilingua nelle principali accademie di dizione del mondo. A parte quelle dell’Est Europa, perché vabbé lì immagino non lo trovino così complesso da pronunciare. Lui, Mr. Rochester, è Michael Fassbender, attore tedesco naturalizzato irlandese (sempre e always thank you, free Wikipedia), coppa Volpi all’ultimo Festival di Venezia per il film Shame. Vergogna. No, non è una vergogna che abbia vinto, volevo solo dire che “shame” in italiano significa “vergogna”. Il film invece non l’ho ancora visto (altra ignoranza), ma considerata la solita bravuta dell’interprete di certo il premio non è stato una vergogna.
La cosa più affascinante del film è proprio la tensione sessuale sottesa che all’improvviso si sprigiona tra le due anime in pena. Questa è una frase che forse alla Brontë sarebbe piaciuta. Eh sì, bambini, avete letto bene, ho detto: tensione sessuale. Siete arrossiti come Jane al primo incontro con il macho Rochester? Lui, il Fassbender, fin dall’inizio ha infatti lo sguardo (vedi foto a destra) di chi pensa: “Puoi provare a resistermi, piccola, ma tanto te trombo!”. Lei, la Wasikowska, ha invece lo sguardo peccaminoso (vedi foto sopra) di quella che pensa: “Faccio finta di resisterti, ma al terzo appuntamento te la smollo.”
E così la coppia di protagonisti funziona alla grande, anche perché al di là della tensione sessuale, sono due signori attori, tra i più lanciati del panorama attuale.

"Hey, Billy Elliot, mai pensato di iscriverti al Glee club?"
"Hey, Alice, vuoi che mi tolga i pantaloni e ti mostri il paese delle meraviglie?"
A funzionare meno, ma ricordo ancora che non conoscendo l’opera originale non so se ciò sia amputabile al romanzo o a questa versione, è invece il contorno. Gli altri personaggi rimangono per forza di cose minori, dalla perfida zia Sally Hawkins (la grande Sally Hawkins, qui convincente nella parte della stronza), al cugino Craig Roberts (il mitico protagonista del mitico Submarine, dove pure lì c'era anche la Hawkins), dall’aspirante provolone Jamie Bell (proprio il ballerino gay Billy Elliot; come, non era gay? stupidi stereotipi!) alla governante Judi Dench. Ma ad essere sacrificato è soprattutto il personaggio della pazza Bertha Mason, interpretata dalla “nostra” Valentina Cervi (anche in versione cantante in soundtrack con la sua versione del traditional Ada), che avrebbe meritato un maggiore approfondimento in grado di regalare alla pellicola un ulteriore gothic touch e invece si ritaglia appena una misera scena.

Se la fotografia è di ottimo livello e ci (o almeno mi) riporta alla mente le atmosfere sospese di Bright Star, manca però una forte impronta registica come quella di Jane Campion, ma comunque Cary Fukunaga, qui alla sua seconda opera dopo l’acclamato Sin Nombre (che pure questo, continuo ad ammettere la mia ignoranza, non ho visto), dimostra di possedere un buon occhio e uno sguardo attento.
La colonna sonora dell’altro “nostro” Dario Marianelli (premio Oscar per Espiazione) è azzeccata e conferma, manco ne avessimo bisogno, la teoria della fuga dei cervelli. E qui ritorniamo alla questione di partenza. Se, ad esempio, ignorassimo di vivere in un paese in cui il talento viene considerato come la Peste, saremmo più felici?
Penso di sì.
E allora beata ignoranza.
(voto 7/10)

P.S. Confesso che il finale ha (quasi) sciolto il mio freddo cuore.

lunedì 29 agosto 2011

Sottomarino marino marino, ti voglio al più presto sposar

Submarine
(UK, USA 2010)
Regia: Richard Ayoade
Cast: Craig Roberts, Yasmin Paige, Noah Taylor, Sally Hawkins, Paddy Considine, Gemma Chan
Genere: strano, anzi strange
Se ti piace guarda anche: Skins UK (serie tv), Fish Tank, Fuga dalla scuola media, Cashback, I quattrocento colpi

Il ragazzino protagonista di Submarine è Oliver Tate, un tipo particolare, strambo. È un nerd ma è anche un bullo. Si veste in maniera del tutto particolare e ha un look fuori dal tempo, con quei capelli da baronetto e con sempre indosso quel cappottino a metà strada tra lo stiloso e lo sfigato, potrebbe sembrare gay invece non lo è, e per quanto singolare sia desidera fortemente anche integrarsi e lui stesso si autoconsidera piuttosto cool. Insomma, è davvero difficile decifrarlo ma allo stesso tempo è uno dei ritratti adolescenziali per quanto strambi anche più veri, perché non fa rientrare il personaggio in un semplice stereotipo, ma racconta di come in giovine età sia difficile trovare una propria precisa identità. Di come si vaghi nell’oscurità senza meta alla ricerca della propria via, della propria voce. E allora, per quanto difficile sia ritrovarsi nella totalità dei suoi contraddittori comportamenti, questo suo vagare incerto rende possibile l’immedesimazione non dico per tutti gli spettatori, ma per molti o almeno alcuni probabilmente sì.


Prodotto da Ben Stiller, uno che ogni tanto qualcosa di buono la fa, Tratto da un romanzo di Joe Dunthorne, Submarine è l’opera prima di Richard Ayoade, personaggio pure lui parecchio strambo, regista di videoclip (tra gli altri di Arctic Monkeys e Last Shadow Puppets, come vedremo dopo non a caso) attore nerd protagonista dell’esilarante serie tv UK The It Crowd, una sorta di antecedente di The Big Bang Theory, e da buona opera prima ha tutti i pregi & difetti del caso: parte a razzo, ci presenta un protagonista davvero unico che ci accompagna per manina con la sua voce fuori campo, ci consegna alcune scene di magia cinematografica notevole, e poi verso metà si perde un pochino, come un sottomarino che si è smarrito nelle profondità dell’oceano, o proprio come il protagonista confuso della storia. Il bello comunque è anche questo. Se nella prima parte c’è spazio per un umorismo obliquo e contemporaneamente esilarante, nonché per le rane allo stomaco provocate dalla prima cotta, più in là ci si concentra soprattutto sui problemi coniugali dei genitori, il tutto sempre visto attraverso gli occhi del protagonista. La vicenda perde qui leggermente in mordente, nononostante le ottime interpretazioni del padre Noah Taylor (E morì con un felafel in mano), della madre, una sempre grande Sally Hawkins (già elogiata da queste parti per La felicità porta fortuna e We Want Sex) e del suo pseudo-amante interpretato da Paddy Considine (In America, 24 Hour Party People).
Se il cast di contorno vede impegnati dei volti affermati del notevolissimo panorama attoriale british, a sorprendere sono però i due giovanissimi attori principali, la fidanzatina del protagonista, Yasmin Paige, affascinante naturalmente in maniera strana, e soprattutto il protagonista assoluto, Craig Roberts, con quel suo volto che rimane impresso e che ricorda un po’ quello del cantante degli Arctic Monkeys. A sorprendere meno allora a questo punto è ritrovare appunto Alex Turner come firma e voce delle canzoni originali composte appositamente per il film, una vera chicca in grado di regalare al film un’atmosfera unitaria e unica, e con un paragone importante potremmo scomodare persino il lavoro fatto da Simon & Garfunkel per Il laureato.
Massì, scomodiamolo, che questo è quasi Il laureato di oggi.
Ho esagerato?
Ho esagerato.
Come al solito, cazzo!
(sei stato stupido, cannibal, stupido e cattivo!)


E a proposito di paragoni non da poco, se l’anno scorso era stato l’altra ottima produzione british Fish Tank ad avere l’onore di essere accostata a I quattrocento colpi di Francois Truffault (l’avevano definito un 400 colpi hip-hop), questa volta il paragone mi sembra ancora più azzeccato per questo Submarine (che potremmo definire un 400 colpi indie).
Se non l’avete ancora capito, trattasi quindi di un film britannico imperdibile per chi cerca uno sguardo nuovo, sulla vita e sul cinema. Un sottomarino con cui immergersi nelle profondità dell’animo di un giovane uomo… ok, detto così sembra una cosa pesante, e invece vi ritroverete a galleggiare come sopra un materassino. Pensavate mica che l’estate fosse già finita?
(voto 8/10)

(un’uscita italiana non è ancora prevista, sorprendente vero?)

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