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venerdì 16 marzo 2018

7 motivi per guardare Seven Seconds da leggere in (più o meno) 7 secondi





Seven Seconds
(serie tv, stagione 1)
Rete: Netflix
Creata da: Veena Sud
Cast: Clare-Hope Ashitey, Beau Knapp, Michael Mosley, David Lyons, Russell Hornsby, Raúl Castillo, Patrick Murney, Zackary Momoh, Michelle Veintimilla, Regina King, Corey Champagne, Nadia Alexander, Coley Mustafa, Adriana DeMeo


1. È una serie Netflix, e quindi 'sti cazzi.

martedì 13 ottobre 2015

Black Depp - L'ultimo gang-star





Black Mass - L'ultimo gangster
(USA 2015)
Titolo originale: Black Mass
Regia: Scott Cooper
Sceneggiatura: Mark Mallouk, Jez Butterworth
Tratto dal libro: Black Mass: The True Story of an Unholy Alliance Between the FBI and the Irish Mob di Dick Lehr e Gerard O'Neill
Cast: Johnny Depp, Joel Edgerton, Benedict Cumberbatch, Kevin Bacon, Dakota Johnson, Jesse Plemons, Peter Sarsgaard, Corey Stoll, Rory Cochrane, David Harbour, Adam Scott, Julianne Nicholson, Juno Temple, W. Earl Brown, Luke Ryan
Genere: gangsta
Se ti piace guarda anche: The Iceman, Mystic River, Nemico pubblico, Chi è senza colpa

C'è una cosa che tutti sanno: i brutti sognano di essere belli.
C'è però anche un'altra cosa che non tutti conoscono: i belli sognano di essere brutti. Neanche troppo segretamente. Il caso più evidente è quello di Charlize Theron. Pur di dimostrare di essere un'attrice valida e non solo un bel pezzo di manza, si è letteralmente trasformata in un monster.
Tra gli altri che si sono sempre divertiti a imbruttirsi c'è Johnny Depp. Una buona parte della sua carriera l'ha giocata sul trasformismo e sul fare il freak, meglio se per Tim Burton, però negli ultimi tempi si è davvero superato. Se in Mortdecai si è mortificato con dei baffetti che lo hanno reso inchiavabile anche agli occhi delle più accanite tra le sue fan, con Black Mass - L'ultimo gangster ha cercato di fare ancora di meglio. O meglio, diciamo di peggio. In Black Mass è un pelatone con degli occhi chiari inquietanti. Il risultato è un incrocio tra Pippo Baudo per la (non) capigliatura e il suo Cappellaio Matto di Alice in Wonderland per lo sguardo da pazzo.
Bello, vero?

"Non avrò molti capelli, però in compenso posso puntare su un gran bel sorriso!"

lunedì 29 settembre 2014

GOTHAM, NO BATMAN NO PARTY





Gotham
(serie tv, episodio pilota)
Rete americana: Fox
Rete italiana: dal 12 ottobre su Italia 1 i primi due episodi, gli altri dal 20 ottobre su Premium Action
Ideatore: Bruno Heller
Cast: Ben McKenzie, Donal Logue, David Mazouz, Erin Richards, Robin Lord Taylor, Jada Pinkett Smith, Zabryna Guevara, Sean Pertwee, Camren Bicondova, Cory Michael Smith
Genere: crime fumettoso
Se ti piace guarda anche: i film su Batman, Arrow, CSI

Gotham City senza Batman e Joker è un po' come una blogosfera cinematografica senza il mio blogger rivale Mr. James Ford e il sottoscritto Cannibal Kid. Sì certo, potrebbe esistere comunque, ma sarebbe un sacco meno interessante.
Questa è l'impressione che si ha guardando il pilot di Gotham, specie di prequel delle avventure del Cavaliere Oscuro. Quella di una serie che si potrà anche guardare, ma che difficilmente offrirà enormi motivi di interesse.


sabato 21 gennaio 2012

Voglio evadere da Alcatraz: la serie, mica la prigione

Sulla rete e su faceboom è tutto un fiorire di commenti entusiasti, tipo J.J. is back, J.J. I love you, J.J. marry me! e allora me lo guardo pieno di fiducia, questo nuovo Alcatraz che viene definito come la nuova creatura di J.J. Abrams e minuto dopo minuto mi chiedo sempre più:
ma hanno visto la stessa roba che ho visto io, o si sono guardati un vecchio episodio di Lost?

Alcatraz
(serie tv, stagione 1, episodi 1-2)
Rete americana: Fox
Rete italiana: Premium Crime, dal 30 gennaio
Creata da: Elizabeth Sarnoff, Steven Lilien, Bryan Wynbrandt
Cast: Sarah Jones, Jorge Garcia, Sam Neill, Parminder Nagra, Jeffrey Pierce, Jonny Coyne, David Hoflin,  Santiago Cabrera, Jason Butler Harner
Genere: il passato ritorna
Se ti piace guarda anche: Fringe, Shutter Island, Il miglio verde, Person of Interest, 4400

Alcatraz è quasi peggio degli Alcazar.
Chi sono gli Alcazar? Non vi ricordate? Beati voi.
E visto che se no ve ne state troppo beati, sucateveli qui sotto


"Ah, che relax! Sembra quasi di stare in crociera... oops!"
Crying at the discoteque. Parliamo di discoteche, allora? Parliamo dell’Alcatraz di Milano, discoteca rock e non solo in cui ho assistito al primo concerto italiano dei Muse, quando li conoscevamo solo noi indie-fighetti e non suonavano ancora a Wembley o a San Siro? Quella volta che ho pagato insieme al nongiovane futuro solito idiota Francesco Mandelli?
Eh no, che sarebbe troppo interessante. Parliamo invece di Alcatraz la serie tv, il nuovo parto di J.J. Abrams. In realtà, per questa Alcatraz J.J. non figura tra i creatori o gli sceneggiatori, ma solo tra i produttori. Quindi caccia il grano e poco altro. Eppure il suo zampino un pochino si sente. O quasi. Sono infatti presenti i flashback proprio come in Lost, è vero, sono copiati spudoratamente, ma il tutto appare ad essere gentili come la versione sfigata di Fringe. Quanto a Fringe, che per carità è anche una serie valida, ma se già quella non mi appassiona molto, figuriamoci questa.
Una rassicurazione almeno la posso fare: non ci troviamo di fronte a una boiata assoluta come Terra Nova, l’altra recente serie trasmessa da Fox, pompatissima prima che partisse, spompatissima dopo la visione della sola puntata pilota. Però di sicuro non ci troviamo nemmeno di fronte al nuovo Lost. Scordatevelo.

Potrei dire di essere rimasto deluso, da questo Alcatraz, ma in realtà non è così. Dal trailer e dalle prime immagini viste sapevo già in maniera piuttosto precisa a cosa andavo incontro. E per quanto abbia adorato Alias e Lost e apprezzato pure il suo ultimo film Super 8, il solo nome di J.J. Abrams non basta più per farmi gridare al miracolo. Anche perché nel frattempo il signorino ha firmato cose decisamente pessime come la modestissima serie spionistica Undercovers e il mediocrissimo Person of Interest. E di queste due c’aveva messo pure le sue idee a livello di sceneggiatura, figuriamoci cosa ne esce da Alcatraz in cui si è limitato a mettere i dollari. Credo anche non pochi dollari. Buttati.

"Dai, faccio un po' il pirla che se no in 'sta serie non succede un bel nulla..."
Qual è il problema principale di questa serie?
Stereotipi, stereotipi e ancora stereotipi. Questa serie è un campionario di assortiti stereotipi.
La protagonista è diventata detective perché suo padre era poliziotto e portava i suoi casi a casa, però è stata cresciuta dallo zio, perché vorrai mica fare una serie in cui il personaggio principale ha due normali genitori e nessun passato oscuro? Ovviamente la tipa ha avuto pure un trauma recente: ha visto morire il suo partner in polizia, precipitato giù da un cornicione in una scena molto Vertigo (seee, magari). Da allora la tipa non riesce a trovare nessun altro partner con cui lavorare, fino a che non appare Jorge Garcia, il mitico “coso” Hugo di Lost che qui è un po’ il personaggio nerd-simpatico di turno. Peccato che i suoi momenti divertenti siano limitati a giusto un paio di battutine nemmeno troppo riuscite a episodio. Un po’ troppo poco per continuare a seguire questa serie con interesse.
"Avete visto questo attore? Si chiama Sam Neill.
È dal 1994 che non lo si vede più in qualcosa di decente..."
A stereotipizzare (non so se sia un verbo, ma facciamo finta che lo sia) il tutto ci pensa poi la solita atmosfera da grande enfatica pomposo produzione hollywoodiana, fatta di inquadrature jurassicparkiane (aaancora? i 90s sono finiti da un pezzo!) sull’isola su cui è situata la prigione più famigerata del mondo, quella su cui tutto il mondo in questo momento vorrebbe spedire un certo “capitano” di crociere italiano. E magari pure qualche sceneggiatore televisivo a corto di idee...
A proposito non di crociere ma di Jurassic Park: ci sta pure Sam Neill. E negli ultimi tempi si sa che dove c'è Sam Neill, ci sta anche puzza di merda in arrivo.
E poi non mancano i soliti espedienti, le frasi a effetto tipo: “Welcome to Alcatraz” (eh sì, si sono proprio sprecati!) con la musica in crescendo e lo stacco sul più bello. Sul più bello si fa per dire, visto che non assistiamo manco a mezzo colpo di scena in grado di farti chiedere: “E mo’ adesso che succederà mai?”, talmente il tutto è prevedibile. A meno che non abbiate mai visto una serie da prima di X-Files e in tal caso Alcatraz vi sembrerà davvero sorprendente.
Altro grave, gravissimo difetto di partenza di questa serie? Sarah Jones come protagonista non regge, né a livello recitativo, né per simpatia, né per il personaggio e soprattutto: non è nemmeno gnocca!
E pure la sigla. Sì, persino la sigla fa cagare.

Andiamo J.J., dopo Evangeline Lilly e Jennifer Garner
'sta qua è il meglio che sei riuscito a tirar fuori?
Vogliamo continuare a demolire questa serie? Vogliamo proprio farci del male? E facciamolo.
La storia fa acqua da tutte le parti e, almeno a me, ha suscitato un interesse giusto di poco superiore alle vicende raccontate nel film La talpa. ZZZZZZZZZZZZZ
La raccontiamo? E raccontiamola…
Un uomo, scomparso da Alcatraz nel 1963, ritorna nel presente con lo stesso aspetto di allora. E fino a qua è una cosa che diciamo possa risultare credibile a livello narrativo (sebbene a livello di realtà non lo sia di certo), perché comunque su questa cosa è giocato tutto il mistero della serie. Com’è possibile che questi prigionieri siano spariti nel nulla nel ’63? Chissà?
Ammesso e non concesso che ce ne freghi qualcosa di scoprire la risposta a questa domanda, cui probabilmente non si arriverà nel giro di una sola stagione, questo tizio si ritrova nel presente e, molto prevedibilmente, cerca vendetta contro i tizi che gli stavano sulle palle quasi 50 anni prima. Come fa però ad aggirare tutti i più moderni sistemi di sorveglianza, considerando che, in quanto uomo degli anni Sessanta, manco sapeva dell’esistenza, di tali sistemi di sorveglianza? Questo è il vero mistero della serie.

L’episodio pilota di quella che era una delle più attese serie tv dell’anno si risolve quindi in una semplice e stra-già-vista storia di vendetta personale da action movie anni ’80, ma senza nemmeno la tamarraggine tipica di quei film. Considerando che altri candidati al titolo portasfiga di “nuovo Lost” come FlashForward e The Event erano partiti con pilot decisamente più riusciti e promettenti, salvo poi scadere in fretta, questo Alcatraz parte messo peggio di loro. Magari poi compirà una traiettoria inversa e nei prossimi episodi si riprenderà, però certo è che questo NON è il nuovo Lost, né mai lo sarà. Lo ribadisco nel caso qualcuno si fosse il perso la scena precedente in cui lo dicevo.

"Ma quanto mi manca Lost? L'unica è compensare col cibo..."
MOMENTO FLASHBACK DEL POST:
“…non ci troviamo di fronte a una boiata assoluta come Terra Nova, l’altra recente serie trasmessa da Fox, pompatissima prima che partisse, spompatissima dopo la visione della sola puntata pilota. Però di sicuro non ci troviamo nemmeno di fronte al nuovo Lost. Scordatevelo.” Cannibal Kid

RITORNO AL PRESENTE:
La parziale ambientazione carceraria crea vaghi collegamenti con Shutter Island (ma senza un briciolo del suo mistero e fascino), Il miglio verde (ma senza quell’omone nero dai poteri soprannaturali cui non si poteva fare a meno di voler bene) e Prison Break (ma senza la stessa adrenalina). Però è solo una copertura. Così come la componente mystery, pure questa non certo una novità, considerando come oggi non esista in pratica nessuna nuova serie senza un minimo di mystery. E allora cosa è in realtà questo Alcatraz? Qual è la sua vera natura?
Fondamentalmente si tratta di una variante leggermente paranormale del classico crime procedural stracciamaroni, con una puntata dedicata a un diverso criminale in ogni episodio. Insomma, che noia che barba. Tutto già visto. Tanto rumore per nulla, chi ha orecchie per intendere intenda, si stava meglio quando si stava peggio, l’erba del vicino è sempre più verde, campa cavallo che l’erba cresce e frasi fatte del genere. Tanto è tutto uno stereotipo.
J.J. Abrams, pure tu mi sei diventato uno stereotipo?
Che tristezza, non ci sono davvero più le mezze stagioni.
(voto 5-/10)

lunedì 18 aprile 2011

Amanda è libera

Amanda Knox: Murder on Trial in Italy
(USA 2011)
Film tv trasmesso negli USA su: Lifetime
Regia: Robert Dornhelm
Cast: Hayden Panettiere, Paolo Romio, Vincent Riotta, Marcia Gay Harden, Amanda Fernando Stevens, Djibril Kébé, Timothy Martin
Genere: ricostruzione
Se ti piace guarda anche: Studio aperto, Quarto grado

Se n’è tanto parlato e forse in Italia non verrà mai nemmeno mostrato. Per i curiosi, il film sull’omicidio di Meredith Kercher a Perugia si può comunque trovare in rete sottotitolato in italiano, ma certo non aspettatevi una perla cinematografica, anche perché qui si tratta di una produzione televisiva. Se dietro ci fosse lo zampino di network come AMC, HBO o Showtime sarebbe stato però tutto un altro discorso, invece la realizzazione è della più modesta Lifetime, che ha già in cantiere anche un filmetto su William e Kate (chiiiiii?).

La regia di questa robetta è quindi ben poca cosa e lo stile ricorda da vicino le fiction tv nostrane, con un livello recitativo che è parecchio basso. Mi spiace dirlo visto che mi è sempre piaciuta parecchio, ma la scelta di Hayden Panettiere nei panni di Amanda Knox è davvero poco riuscita. L’impressione è comunque che la qualità generale sia talmente bassa che poco di più poteva fare la cheerleader Claire Bennet di Heroes, visto che anche la solitamente ottima Marcia Gay Harden (che qui interpreta la madre di Amanda) finisce pure lei risucchiata nella mediocrità del prodotto.


Harry Potter nei panni di Raffaele Sollecito
Appurato il livello pessimo del filmettino tivùino, la storia si lascia seguire con morbosa curiosità come una puntata (e ci tengo a dire puntata e non edizione) di Studio Aperto particolarmente riuscita, per ripercorrere una vicenda di cui nostro malgrado abbiamo sentito parlare parecchio negli ultimi anni e per cercare di capire quale sia la visione dell’Italia all’estero. Alle solite, noi italiani facciamo la nostra figura barbina e gli americani ci fanno passare per un paese dei Balocchi pittoresco e singolare in cui tutto è lecito (e Sollecito) e in cui la Giustizia segue un corso tutto suo. Stando a vedere il comportamento del nostro Governo e le varie vicissitudini del Premier, come dar loro torto?

La cheerleader di Heroes nei panni di Amanda Knox
La vicenda ha un inizio tipicamente da commediola americana, con tanto di colonna sonora pop e l’ambientazione di Seattle che ci rimanda dalle parti di Grey’s Anatomy. Quindi la nostra protagonista Hayden Panettiere/Amanda Knox, ragazza apparentemente come tante (giusto un po’ originale e stralunata), se ne va nel Belpaese e più che in un crime su uno dei più discussi omicidi internazionali degli ultimi anni sembra di stare in Sotto il cielo della Toscana, Letters to Juliet, Mangia prega ama o qualche altra pellicola sentimentale ambientata dalle nostre parti. “L’Italia è un posto simpatico in cui le persone non pensano soltanto a lavorare, ma hanno tempo per ricercare se stessi”, scrive Amanda in versione Hannah Montana sul suo diario. Un personaggio del genere meritava una versione cine/televisiva migliore oppure questo è il giusto trattamento che Foxy Knoxy si meritava?

La sconosciuta Amanda Fernando Stevens
nei panni di Meredith Kercher
Patrick Lumamba, dopo essere stato rilasciato in seguito alle accuse inventate dall’American girl, ha dichiarato ai media: “Non credo sia cattiva. Perché per essere cattivi si deve avere un’anima e Amanda non ne ha una.” Sarebbe dunque uno splendido personaggio BretEastonEllissiano e, con una produzione più coraggiosa, si sarebbe potuto immaginare qualcosa di interessante, a metà strada tra il college di Le regole dell’attrazione e l’incapacità di distinguere la realtà dall’immaginazione di American Psycho. Quindi credo che sì, Amanda Knox sia un personaggio degno di una rappresentazione più interessante di quella messa qui in scena, così come soprattutto Meredith Kercher avrebbe meritato di essere ricordata in una maniera migliore rispetto a quanto fatto da questa finto shockante ricostruzione. Che poi non si tratta altro che di questo, una ricostruzione orchestrata alla buona degli accadimenti oggettivi. Il fatto che i legali della Knox si siano opposti è prevedibile, quanto inutile, visto che qui non viene data un’interpretazione univoca dei fatti, ma si segue in maniera sterile quanto successo nel corso del processo.

Alla fine dei conti comunque poteva andare anche peggio e l’operazione poteva trasformarsi in un mega spottone degli americani in favore dell’innocenza della loro povera Amanda Knox, cosa che per fortuna, pur lasciando la porta aperta a qualche dubbio, non è. Certo, l’atmosfera creata da questa ricostruzione più che da thriller è da cartolina del Belpaese, tanto che ci si stupisce di non vedere alla fine arrivare Raoul Bova su una vecchia Giulietta decappottabile e portarla in salvo cantando: “Aaaaaaaamanda è libera”.
(voto 4)

giovedì 9 dicembre 2010

Shock in my town

The Town
(USA 2010)
Regia: Ben Affleck
Cast: Ben Affleck, Rebecca Hall, Jeremy Renner, Jon Hamm, Blake Lively, Titus Welliver, Pete Postlethwaite, Slaine, Chris Cooper
Genere: rapina
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Killing Zoe, Inside Man, Heist – Il colpo, Le iene

E chi diavolo l’avrebbe mai detto che Ben Affleck era così bravo dietro la macchina da presa? Sì, ok, ormai lo sapevamo già tutti (o quasi) perché Affleck aveva esordito positivamente con “Gone Baby Gone”, che però come molte opere prime difettava un pochino di personalità, inseguendo troppo l’esempio clinteastwoodiano di “Mystic River”.
In “The Town” invece Ben Affleck va Ben oltre, non imita più nessuno e si afferma come il regista più cool in town: Boston diventa la SUA Boston. La pellicola fa respirare a pieni polmoni l’aria inquinata della città con più rapine degli Stati Uniti, si immerge nei suoi vincoli, ci fa sentire l’odore, anzi la puzza, dei suoi poco raccomandabili protagonisti.

Il film appartiene al genere “heist movie”, la pellicola di rapina, e si inserisce nel filone con rispetto ma anche concentrandosi sui personaggi con una profondità inedita tra i film appartenenti a questa categoria. Le scene delle rapine sono brevi ma intense, come si suol dire, e rese memorabili dai particolari costumi scelti dalla gang dei rapinatori. Se in “Point Break” Patrick Swayze e compagnia facevano strage di banche travestiti da presidenti degli Stati Uniti, Ben Affleck e combriccola usano invece maschere da Skeleton, da suora, da hockey come Jason Voorhees di “Venerdì 13” e un travestimento a sorpresa per il colpo finale.

Io di solito odio le scene di inseguimento, perlomeno quando sono inserite dagli sceneggiatori solo per riempire qualche minuto di film, ma le scene di inseguimento qui presenti sono tra le più fighe mai viste. Sembra di stare dentro il videogame “Grand Theft Auto” girato meglio e già solo per questo Ben Affleck assurge a mio idolo personale. Ma poi non è solo per questo, perché il film tiene incollati per 2 ore senza cadere mai nella noia, grazie a dialoghi brillanti e ispirati, una storia d’amore affatto scontata e sdolcinata e una notevole attenzione rivolta ai personaggi, interpretati da un cast della Madonna scelto ben bene da Ben. Come dice il suo personaggio in un momento del film: “Guardo un sacco di tv, tutti i CSI: Miami, New York, Las Vegas”, solo che il vero Affleck sembra aver visto altre serie. “Mad Men”, innanzitutto, dove preleva il grande Jon Hamm e gli dà un ruolo da agente dell’FBI che dimostra come sia un attore favoloso anche quando non veste i panni di Don Draper.

Ben Affleck prende però anche Blake Lively, la trasforma da Gossip girl a toxic girl e, mica scemo l’uomo che si è sposato Jennifer Garner, regala al suo personaggio una scena di sesso insieme a lei. Pure la Lively va ben oltre la sua Serena Van Der Woodsen dell’Upper East Side televisivo con un ruolo da giovane mamma fattona e si rivela una delle migliori attrici della nuova leva. C’è poi anche Titus Welliver, il man in black di “Lost” (ma è un pupillo di Affleck già presente in “Gone Baby Gone”).
Non solo dalla tv è però arrivata l’ispirazione per il cast: dal film premio Oscar “The Hurt Locker” proviene infatti Jeremy Renner, con un personaggio sopra le righe che lo esalta alla stra-grande, mentre Rebecca Hall era brava in “Vicky Cristina Barcelona” ma qui si supera e pure lo stesso Ben Affleck nella parte della ligera di periferia che svaligia le banche si è ritagliato la parte migliore della sua intera carriera.

Film scritto, diretto e interpretato con uno stile classico ma allo stesso tempo assolutamente contemporaneo, vedi i riferimenti telefilmici, la hit hip-hop “Whatcha Say” di Jason Derulo in colonna sonora, o le rocambolesce riprese degli inseguimenti. Il merito? (Quasi) tutto di Ben Affleck, regista protagonista e co-sceneggiatore in grado di regalarci una pellicola bella come una giornata di sole. E non una di quelle giornate di sole del personaggio interpretato da Rebecca Hall (chi ha visto il film sa di cosa parlo, tutti gli altri vadano a vederselo immediatamente!).
(voto 9)

sabato 2 ottobre 2010

Aloha (Nuove serie tv: Hawaii Five-0)

Hawaii Five-0
Rete americana: CBS
Rete italiana: non ancora arrivato
Cast: Alex O’Loughlin, Scott Caan, Daniel Dae Kim, Grace Park

Una sorpresa, questa nuova serie Hawaii Five-O. E pensare che non mi ispirava particolarmente: remake di una serie anni 70 (e quindi puzza di idee riciclate a manetta), il protagonista è Alex O’Loghlin, uno che nella sua carriera ha fatto solo porcate e flop (i telefilm subito cancellati Moonlight e Three Rivers, la commedia con J.Lo Piacere sono un po’ incinta), come genere sembrava l’ennesima milionesima serie crime fatta con lo stampino. Eppure, nonostante questo (o forse grazie a tutti questi elementi fallimentari combinati insieme in maniera vincente) ciò che ne è venuto fuori è un’autentica figata. Almeno, il pilot è una figata ma ci sono le radici per far crescere tutta una serie di ottimo livello.

Inizio classico, che ti scaraventa subito al centro dell’azione: il padre del protagonista è stato rapito e rischia di essere ucciso, a meno che il protagonista stesso non rilasci un pericoloso terrorista cui dava la caccia da tempo. Le cose non vanno molto bene e lo scambio finisce in carneficina. A questo punto il protagonista fa ritorno a casa (le Hawaii, mica Cinisello Balsamo!) e viene messo a capo di una task-force ai limiti della legalità in cerca della sua vendetta.
Come partner si ritrova il classico duro dal cuore tenero Scott Caan (ragazzone dalla faccia simpatica figlio di James Caan e già visto nella serie di Ocean’s 11). Insieme, i due formano una di quelle improbabili coppie di sbirri che si lanciano un sacco di frecciatine ma alla fine riescono a funzionare anche sul lavoro. Un po’ come Bruce Willis/Damon Wayans ne L’ultimo dei Boyscout. E i loro dialoghi in auto come commento tra una missione e l’altra sono fenomenali. Ad aiutarli in questa allegra combriccola/task force si aggiungono anche Daniel Dae Kim (il coreano Jin di Lost) e la sua cuginetta hot Grace Park. E con loro nelle prossime puntate è annunciato anche l’arrivo di Masi Oka, sì proprio Hiro Nakamura di Heroes.

Il merito della riuscita della serie sta però soprattutto nella giusta dose di umorismo mischiata all’azione e a intrecci tipicamente crime, provided by Alex Kurtzman e Roberto Orci: due sceneggiatori già al lavoro su Transformers e Star Trek, nonché creatori di Fringe e collaboratori abituali di J.J. Abrams.
Se i ritmi del pilot saranno mantenuti nelle prossime puntate e i bei personaggi ulteriormente sviluppati, ci troveremo certo tra le mani una delle serie action più divertenti degli ultimi tempi. E l’ambientazione hawaiiana mica ci fa schifo. Aloha!
(voto 7+)

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