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lunedì 9 dicembre 2013

FRANCES HA RUBATO IL MIO CUORE




Frances Ha
(USA 2012)
Regia: Noah Baumbach
Sceneggiatura: Noah Baumbach, Greta Gerwig
Cast: Greta Gerwig, Mickey Sumner, Michael Zegen, Adam Driver, Grace Gummer, Michael Esper, Justine Lupe, Patrick Heusinger
Genere: indie
Se ti piace guarda anche: Girls, Damsels in Distress, Manhattan, Io e Annie
Uscita italiana prevista: aprile 2014 (forse)

Mi sono innamorato.
Di chi?
Mi sono innamorato di Frances Ha.
Ci sono le recensioni razionali, e poi ci sono quelle che iniziano come sopra e capite già che non lo saranno. Per niente. Tutti i film ovviamente possono essere visti in maniera più o meno soggettiva, ma questo è un caso a parte. Se alla fine della visione di Frances Ha senti le farfalle allo stomaco e vorresti che la pellicola non fosse finita, che non finisse mai e vorresti solo continuare a vedere per sempre cosa la protagonista Frances combinerà, vuol dire che il film ha funzionato. Vuol dire che ti sei innamorato.

Frances Ha è un film sull’amore, ma non è una commedia romantica. Non è una storia d’amore tradizionale. Non è una storia d’amore etero, non è una storia d'amore lesbo e non è nemmeno tanto una storia d’amore. A pensarci bene, non è nemmeno un film proprio sull’amore amore comunemente inteso. È più una storia d’amicizia, però ciò non rende bene l’idea. Frances è innamorata della sua migliore amica Sophie, solo non in un senso sessuale, né romantico. È una persona su cui può contare, con cui ha un’intesa particolare.
Capito?
No, vero?
È una cosa difficile da spiegare, per provarci passo la parola direttamente a lei, la protagonista del film Frances:

È quella cosa quando sei con qualcuno e tu lo ami e lui lo sa e anche lui ti ama e tu lo sai. Ma sei a una festa e tutte e due state parlando con altra gente, poi guardi in fondo alla sala e i vostri sguardi si incrociano, ma non in maniera possessiva o con l’intenzione di fare sesso, ma perché quella è la tua persona in questa vita.

Non avete ancora capito?
Allora non vi resta che guardare questo film che provoca lo stesso effetto. Lo guardi e sai di amarlo. Però non è che te lo vorresti scopare. Lo ami e basta. Ami tutto di questo film.
La protagonista, per prima cosa. Greta Gerwig è la nuova fenomena del cinema indie americano, già splendida rivelazione nell’horror The House of the Devil e poi protagonista di quel sottovalutato gioiellino di Damsels in Distress. Un’attrice che si fonde in un tutt’uno con il suo personaggio, l’originalissima, folle Frances. Un’attrice, ma anche una sceneggiatrice, che qui firma a 4 mani con il regista Noah Baumbach uno degli script più freschi e frizzanti degli ultimi tempi. Nonostante tutti questi talenti, il suo vero sogno, il sogno di Greta non ha a che vedere tanto con il cinema, ma è quello di fare la ballerina, come la Frances del film. Non è che sia proprio un fenomeno come la Nina del Cigno nero, eppure ha uno stile tutto suo, molto personale, messo in mostra già nel mitico balletto della Sambola in Damsels in Distress, così come anche nel pazzesco video live agli YouTube Awards di “Afterlife” degli Arcade Fire diretto da Spike Jonze.



Come fai a non amare Greta Gerwig?
Come fai a non voler uscire con la sua “undateable” Frances?
E poi, una volta investito da quest’ondata di amore, oltre a Greta/Frances cominci ad amare anche tutto il resto. Tutto ciò che rende questo film da semplice film indie tra i tanti a Film Indie per eccellenza. E così ami anche la trama/non-trama che sembra quella di un episodio allungato di Girls, un episodio bellissimo di Girls. L’episodio definitivo di Girls.
Credo che potrei essere la voce della mia generazione, o almeno una voce di una generazione,” diceva Lena Dunham nella puntata pilota di Girls e così è stato. La sua serie tv sta già facendo scuola, anche all’interno del nuovo cinema alternative americano. Perché, vedete, Frances è uno dei personaggi più singolari mai visti su schermo, e non solo su schermo, eppure allo stesso tempo riesce pure lei a farsi simbolo universale di un’intera generazione, proprio come la Hannah/Lena Dunham di Girls. La generazione dei 20/30enni incasinati di oggi. La mia generazione. Una generazione precaria. Una generazione multitasking che si trova a fare un sacco di cose differenti senza riuscire a portarne a termine manco mezza. Una generazione fottuta. Laddove però Girls, per quanto scritto alla grandissima, dà spesso un senso di incompiutezza, qui Greta Gerwig, grazie probabilmente all’aiuto della mano ormai esperta di Noah Baumbach, riesce a trovare una quadratura, a chiudere il cerchio con un (doppio) finale splendido.

Pur partendo da uno stile hipster alla Girls, Frances Ha possiede comunque uno slang e un linguaggio tutti suoi, e percorre anche altre strade. A livello visivo, Noah Baumbach sceglie di fotografare una New York City in bianco e nero che riporta esplicitamente alla mente Manhattan di Woody Allen, il tutto però con una spruzzata profumata di Nouvelle Vague, messa in evidenza dallo stile registico, narrativo, così come anche dalle numerose splendide musiche di Georges Delerue, Jean Constantin, Antoine Duhamel e altri compositori transalpini recuperate da varie pellicole anni ’60 tra cui I quattrocento colpi, più un’aggiunta di David Bowie con “Modern Love” che non fa mai male.

Ami la colonna sonora, dunque.
Ami pure i personaggi comprimari. Magari Sophie (Mickey Sumner) non tanto, perché è così egoista ed è così cattiva nei confronti della povera Frances che le vuole tanto tanto bene. Ecco, Sophie magari è l’unica cosa del film che non ami.
Sophie, sei una bruttona!
Sì, l’ho detto.

Sophie: "Credevi forse non avrei letto quello che hai scritto su di me, maledetto d'un cannibale?"

E poi ci sono i coinquilini della nostra (nostra? della “mia”) Frances: Holly e Benji… volevo dire Lev e Benji, il primo interpretato dall’Adam Driver proveniente – guarda caso – dalla serie Girls e il secondo dal volto nuovo Michael Zegen. E ami pure loro.

E ancora, ami la regia non invasiva ma funzionale al racconto di Noah Baumbach, uno che già aveva fatto cose niente male come Il calamaro e la balena e Lo stravagante mondo di Greenberg, pellicole che però lasciavano un po' con l’amaro in bocca e che erano un filino deprimenti. Frances Ha invece no. Nonostante la sua forte componente intellettualoide e sfacciatamente radical-chic, è una visione leggera come un palloncino che si libra in volo e che non puoi fare a meno di continuare a seguire con lo sguardo, fino a che non scompare all’orizzonte. Quando ciò accade, ti prende una sensazione triste ma allo stesso tempo buffa, che ti lascia con un sorriso ebete stampato in faccia. È questo che ti fa l’amore. È questo che ti fa Frances Ha. Tutto qua.
(voto 9/10)



sabato 19 gennaio 2013

STUDENTESSE DEL DAMS STRESSATE O DAMSELS IN DISTRESS

Damsels in Distress - Ragazze allo sbando
(USA 2011)
Regia: Whit Stillman
Sceneggiatura: Whit Stillman
Cast: Greta Gerwig, Analeigh Tipton, Megalyn Echikunwoke, Carrie MacLemore, Adam Brody, Ryan Metcalf, Hugo Becker, Jermaine Crawford, Caitlin Fitzgerald, Aubrey Plaza, Nick Blaemire, Billy Magnussen, Alia Shawkat, Zach Woods
Genere: college movie atipico
Se ti piace guarda anche: Girls, The Last Days of Disco, Bunheads, Ragazze a Beverly Hills

La donzelletta oggi non vien dalla campagna, vien dal college. Non ci sono più i sabati del villagio de ‘na vorta, di leopardiana memoria. I tempi sono cambiati e su questo Whit Stillman riflette nel suo nuovo film, il primo dopo una lunga pausa terrencemalickiana durata più di dieci anni, dal 1998 di quello splendido The Last Days of Disco, un cult cannibale assoluto.
Le donzelle in pericolo, le damsels in distress del titolo originale, in realtà non è che siano così in pericolo. Come nella sua pellicola precedente, le ragazze sono forti e determinate, mentre i personaggi maschili appaiono decisamente con meno palle. Il titolo originale assume quindi una valenza ironica, rasa al suolo dal sottotitolo messo del tutto a caso in Italia: Ragazze allo sbando… ma perché? Un sottotitolo del genere la fa apparire come una pellicola anni ’90 su ragazze tossiche e ribelli, tutte sesso, droga e rock’n’roll. Così non è. È tutto l’opposto, semmai.
Le 4 donzelle protagoniste sono delle tipe fissate con l’igiene personale e i profumi. Un buon profumo può cambiarti la vita. Di sesso si parla sì ma non viene mostrato e credo questo sia l’unico college movie senza manco una scena di sesso (robe Disney a parte, ma non so se la Disney ha mai fatto un college movie). Droga niente, rock’n’roll non parliamone. Persino di party ce n’è uno giusto a inizio visione, poi bom.
Quello di Stillman è quindi un college movie del tutto particolare e inoltre, per chi avesse dubbi in proposito, nonostante il titolo l’università in cui è ambientato il film non è il Dams, bensì un college americano che sembra uscito da una canzone dei Vampire Weekend, più che dalla realtà.

"Ecco, così attireremo molti più teenager emo!"
A capeggiare queste mean girls sui generis c’è Violet (Greta Gerwig), che è una tipa difficile da inquadrare: è paranoica, ha manie di controllo su ogni cosa che le succede intorno ed è sempre pronta a criticare tutto e tutti. È una tipa antipatica, fondamentalmente. Avevo quasi dimenticato perché avevo adorato The Last Days of Disco, perché anche lì, come qui, tutti i personaggi sono antipatici.
A me stanno simpatiche le persone antipatiche: Mourinho, Sgarbi, Bret Easton Ellis, Lars Von Trier... Quelli che dicono ciò che pensano, non importa quanto impopolare, politically incorrect o spregevole ciò possa risultare. Anzi, tanto meglio se ciò che dicono risulta impopolare. I film di Whit Stillman sono pieni di personaggi spregevoli, magari meno sopra le righe rispetto ai nomoni sopra citati, ma anche qui non troviamo troppi piacioni e tipi simpa. Credo sia anche per questo che il cinema di Whit Stillman rimarrà sempre per pochi, perché non vuole proprio piacere. Si impegna a non piacere.
A dei personaggi sull’antipatico andante si contrappongono comunque atmosfere decisamente piacevoli, da pellicola nouvelle vague d’altri tempi. Damsels in Distress è quindi un college movie, ma il più atipico dei college movie. I personaggi non sono per nulla teen. Siamo più dalle parti di una sofisticata commedia newyorkese a metà strada tra Woody Allen e la serie tv Girls, al limite di un Ragazze a Beverly Hills meno glamour. Ci sono momenti esilaranti, ma siamo ben lontani dalla goliardia di Porky’s o American Pie. Su tutti, la vetta comica viene raggiunta dal personaggio di Thor (Billy Magnussen), un tizio che non sa distinguere… i colori.

"Ballo meglio di Ryan di The O.C.? Non è che sia 'sto gran complimento..."
Punto di forza principale del film sono i dialoghi, fenomenali e imprevedibili, tra Grindhouse - A prova di morte di Quentin Tarantino e il telefilm Bunheads. Niente male anche il cast, con una serie di serie candidate al titolo di reginetta della scena indiependente americana: da Greta Gerwig, possibile nuova Chloe Sevigny (che non a caso svettava in The Last Days of Disco) ad Analeigh Tipton, già rivelazione di Crazy, Stupid, Love., , fino alla fenomenale Aubrey Plaza, vista in Safety Not Guaranteed, Scott Pilgrim e in Parks and Recreation, qui nel ruolo di un’aspirante suicida piccolo, ma in grado di lasciare comunque il segno. E poi c'è pure Adam Brody, ex mitico Seth Cohen di The O.C., la cui carriera cinematografica non è (ancora) decollata ma che di recente abbiamo avvistato pure in Cercasi amore per la fine del mondo.

"Hey guarda, un asino che vola!"
"No caro, lo so che te li confondi sempre, ma è solo Cannibal Kid su un aereo."
Per il resto, la scrittura di Whit Stillman ripercorre in maniera piuttosto fedele quella del precedente The Last Days of Disco, come se dieci e passa anni non fossero per lui passati. Laddove là si ripercorrevano gli anni di declino della musica disco, a inizio anni ’80, qui ci fa assistere alla decadenza della gioventù contemporanea americana. Una specie di declino dell’impero romano ai giorni nostri, considerando come le confraternite del campus in cui la pellicola è ambientata sono fissati proprio con l’immaginario romano, benché i toga party di Animal House siano ricordi lontani.
Meglio ancora, questo è un film sul declino della decadenza. Damsels in Distress è un’altra perla di commedia più anti-romantica che romantica, leggera, leggerissima al punto da sembrare inconsistente e invece alla fine sa piazzare un paio di riflessioni interessanti. Prima di gettarsi pure qui in un finale danzereccio, a passo di Sambola. Perché alla fine quelli di Whit Stillman non sono commedie né drammoni, sono musical. Solo che, al posto delle canzoni, ci sono le parole.
(voto 7+/10)




venerdì 4 gennaio 2013

I MEGLIO FILM CANNIBALI 2012, 30-21


La classifica dei films più apprezzati da queste parti va avanti.
Dopo aver visto le posizioni dalla 40 alla 31, in cui c'erano film che avevo apprezzato ma non adorato fino in fondo, oggi si sale più su, con una serie di pellicole che mi sono piaciute molto, pur nella loro imperfezione e con tutti i loro difetti.
Accanto ai due grossi successi commerciali nell'immagine qui sopra, ci sono una serie di film più o meno piccoli, poco conosciuti e dalla distribuzione italiana scarsa o assente. Io vi consiglio vivamente di recuperarli.

"Dopo averci tanto esaltati, solo 30esimi? Va a quel paese, Cannibal!"
30. Ted
Regia Seth MacFarlane
Genere Peluche
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Mark Wahlberg da bambino desidera che il suo orso prenda vita e parli, e succede. Poi, da grande, desidera come fidanzata Mila Kunis, e succede pure questo. Quale sarà il suo terzo desiderio? Lo scopriremo solo in Ted 2.

Pregi
- Mila Kunis.
- La comicità dei Griffin in formato cinematografico. Grazie, Seth MacFarlane.
- L’orsetto Ted è un idolo.
- La comparsata già cult di Flash Gordon.
- La battuta su Susan Boyle e l’apparizione (una specie) di Taylor Lautner.
- Il cameo di Norah Jones.
- È vero, la storia ha i contorni della favola, i canoni della tradizionale commedia americana vengono rispettati e c’è il lieto fine. Però sono costantemente presenti alcuni momenti demenziali e destabilizzanti in grado, se non di stravolgere le regole, perlomeno di creare un grandioso effetto comico.
- Credo sia il film che in assoluto mi ha fatto ridere di più, in questo 2012.

Difetti
- Nella parte finale, Seth MacFarlane avrebbe potuto osare un pochino di più.
- Mark Wahlberg. Non proprio il massimo, in versione comedy. Probabilmente, non proprio il massimo, in generale.

Scena cult
Flash Gordon e tutto il delirio successivo.

"Cinema indie? Dove stiamo andando non c'è bisogno di cinema indie..."
29. Safety Not Guaranteed
Regia Colin Trevorrow
Genere Viaggi nel tempo
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Su un giornale locale esce un annuncio strano: “Sono un uomo e cerco un partner per fare un viaggio nel tempo.”
Nessuno risponde.
Qualche giorno dopo, esce un altro annuncio strano: “Sono una donna e cerco un partner per fare un viaggio nel tempo.”
Le risposte a questo annuncio arrivano a milioni da tutte le parti del mondo.

Pregi
- I film sui viaggi nel tempo sono quasi sempre una figata. Le serie tv (vedi Terra Nova) non sempre…
- Un regista (Colin Trevorrow) e uno sceneggiatore (Derek Connolly) da tenere d’occhio anche nel futuro. Lo so, perché ho utilizzato una macchina del tempo e l'ho visto con i miei occhi.
- La protagonista femminile Aubrey Plaza è la nuova eroina indie, un incrocio tra Juno e Daria Morgendorffer. Se non vi piace, significa che non siete abbastanza indie. E dovreste vergognarvi per questo.
- Considerato lo spunto di partenza, ci si potrebbe aspettare una pellicola sci-fi, invece è una stralunata commedia indie on the road. Il che non è un male.
- È un film Sundance style.

Difetti
- Gli manca la zampata vincente per diventare un nuovo cult assoluto del genere “viaggi nel tempo”.
- Colonna sonora carina, però non c’è il pezzone da consegnare alla memoria.
- Il protagonista maschile Mark Duplass è destinato a diventare pure lui il nuovo idolo del cinema indie americano, però qui non mi ha convinto del tutto.
- È un film Sundance style e a qualcuno questo potrebbe non piacere. Cavoli suoi.

Attrice cult
Aubrey Plaza.

"Bene, adesso ci sediamo tutti in cerchio e ci guardiamo un film
consigliato da Pensieri Cannibali. Non voglio sentire proteste, come al solito."
28. Sound of My Voice
Regia Zal Batmanglij
Genere Setta misteriosa
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Un tipo e una tipa vogliono girare un documentario sulle sette religiose. Tom Cruise glielo impedisce.
Fine del film.

Pregi
- Dopo Another Earth, Brit Marling si conferma come una delle nuove fenomene del cinema indipendente americano. Anche qui è in veste di co-sceneggiatrice e di interprete. Notevolissima in entrambi i campi.
- Il regista esordiente Zal Batmanglij è un nome da segnare. Impronunciabile, ma da segnare.
- È un film che, grazie alla sua trama misteriosa, tiene incollati allo schermo dall’inizio alla fine.
- Non è un thriller in senso stretto, però è stata una delle visioni più tese dell’anno. Talmente tesa che, al termine, ho avuto bisogno di un massaggio da Jennifer Love Hewitt.
Okay, non è proprio vero vero... in realtà sono semplicemente andato in un centro massaggi orientale.
- La scena con “Dreams” dei Cranberries. Straniante ma bellissima.
- Come già Another Earth, anche il finale di questo sa sorprendere.

Difetti
- Uno stile registico ancora acerbo, che lascia spazio per ampi margini di miglioramento.
- In Italia non è ancora uscito e chissà se uscirà mai. Ma questo è più che altro un difetto della handicappata distribuzione nostrana (senza offesa per gli handicappati, sono stato abbastanza politically correct?).

Personaggio cult
Maggie (Brit Marling).

"Siamo finite nella lista cannibale? Che sorpresa!"
27. Damsels in Distress
Regia Whit Stillman
Genere Radical-chic
RECENSIONE prossimamente…

Trama semiseria
Un gruppo di ragazze cerca di fare la differenza nel proprio campus universitario, combattendo contro il maschilismo. Fino a che il prete anti-donne di Lerici non arriva al college e il film si trasforma in una battaglia epica girata da Michael Bay in cui cominciano a comparire inspiegabilmente anche dei robottoni.

Pregi
- Whit Stillman, regista di culto per pochissimi (me, l’ex direttore del Festival di Venezia Marco Muller e, credo, basta), è tornato con il suo primo film dallo splendido The Last Days of Disco del 1998 e il suo stile è rimasto intatto.
- I personaggi del film, in particolare la protagonista Violet, sono tutti volutamente irritanti e supponenti. Finalmente insomma un film che non cerca di presentarci dei personaggi simpa di turno.
- Piccola ma grandiosa apparizione di Aubrey Plaza (vedi Safety Not Guaranteed un paio di posizioni indietro).
- Greta Gerwig è la nuova Chloe Sevigny. Complimenti migliori di questo non è che ne esistano tanti.
- Ottima anche Analeigh Tompton, già in Crazy, Stupid, Love., e to’ chi si rivede? Adam Brody, ex Seth Cohen di The O.C.
- Simpatico il numero musicale di chiusura.
- È un film fresco e leggerissimo, ma riesce a piazzare pure qualche riflessione non scontata.

Difetti
- Whit Stillman ha replicato lo stile del suo precedente The Last Days of Disco, cambiando epoca ma non cambiando poi molto altro.
- Rispetto a The Last Days of Disco, manca una colonna sonora altrettanto forte.
- I personaggi del film, in particolare la protagonista Violet, sono tutti volutamente irritanti e supponenti. A qualcuno (diciamo a molti) ciò potrebbe non piacere.

Personaggio cult
Violet (Greta Gerwig).

"Speriamo che quest'anno vadano di nuovo a Cortina a fare i controlli
fiscali, altrimenti con la mia attività da piccolo criminale so' cazzi amari..."
26. Sister
Regia Ursula Meier
Genere Famigliare
RECENSIONE prossimamente…

Trama semiseria
Simon è un ragazzino che vive insieme alla sister poco propensa a lavorare e quindi tocca a lui mantenere entrambi, facendo il ladruncolo sulle piste da sci. Il carabiniere sciatore Alberto Tomba proverà a fermarlo. Invano.

Pregi
- Non è un thriller e non è un film di M. Night Shyamalan, eppure a un certo punto c’è un colpo di scena inaspettato, che cambia tutta la prospettiva della storia.
- Una delle sorprese più piacevoli dell’annata. Quella raccontata da questo film franco-svizzero è una vicenda piccola, eppure riesce a toccare il cuore senza alcuna concessione melodrammatica o ruffiana.
- Non è una commedia. È più un dramma. Eppure è girato e raccontato in maniera leggera e ti lascia addosso un senso di piacevolezza.
- To’, chi si rivede? Gillian Anderson, ex Agente Scully di X-Files.
- Léa Seydoux. Un'attrice in costante crescita, nonché fanciulla dal fascino particolare quanto notevole.
- Particolare e notevole anche il finale del film.

Difetti
- È una storia forse persino troppo intima e neorealista. E dalle parti di Pensieri Cannibali il neorealismo non è visto molto di buon occhio.
- Il personaggio di Martin Compston, uno dei migliori attori inglesi emergenti, è troppo sacrificato.

Attrice cult
Léa Seydoux.

"Arco fuck yourself."
25. Hunger Games
Regia Gary Ross
Genere Ne resterà soltanto uno. O due...
Leggi la mia RECENSIONE SEMISERIA

Trama semiseria
Un gruppo di ragazzini partecipa a un reality show. A differenza degli altri reality show, qui i concorrenti si devono eliminare fisicamente a vicenda.
A differenza degli altri reality show?

"Mettiamoci pure comodi,
che con i tempi di Cannibal la numero 1 la scopriremo nel 2014..."
Pregi
- Jennifer Lawrence über alles.
- Finalmente una saga teen con un cervello e anche un minimo di riflessione politica e di critica ai reality-talent-show. Non come altre saghe inutili che preferisco non menzionare.
- Questo film è riuscito a rendere cool il tiro con l’arco. E sì che esistono poche cose meno cool del tiro con l’arco.
- La scena del saluto di Katniss alla gente del Distretto di Rue dopo la sua morte.
- Woody Harrelson fa sempre il suo porco dovere.
- Il fischio inquietante delle ghiandaie imitatrici.

Difetti
- Regia di Gary Ross un po’ piatta nelle scene d’azione, per fortuna non eccessivamente presenti come in altri blockbusteroni americani.
- Elizabeth Banks truccata da versione sfigaga di Lady Gaga.
- Donald Sutherland è un cattivone stereotipato.
- Alcuni particolari del romanzo sono persi nell’adattamento cinematografico, che non li spiega a dovere.
- Il finale hollywoodianizzato rispetto a quello più dark e senza speranza del libro.

Attrice cult
Jennifer Lawrence.

"A cosa brindiamo? Alla grande annata del cinema francese?"
"No, all'aver superato il film bimbominkia cannibale annuale!"
24. Tutti i nostri desideri
Regia Philippe Lioret
Genere Cancerogeno
RECENSIONE prossimamente…

Trama semiseria
Marie Gillain scopre di avere il cancro e così decide di mettersi a cucinare e spacciare metanfetamine.
Ah no, questa è la trama di Breaking Bad.

Pregi
- La tematica ostica della malattia viene affrontata senza eccessivi patetismi, come di recente solo i francesi sembrano saper fare.
- La protagonista Marie Gillain è bravissima.
- Vincent Lindon nelle vesti di comprimario è pure lui bravissimo.
- La sceneggiatura unisce in maniera efficace la vicenda personale della protagonista con un caso legale. A me in genere i casi legali non piacciono, ma questo è ben raccontato.
- Alcune scene molto intense, come quella della nuotata nell’acqua gelida.
- Alla fine ci si commuove, e che cacchio.

Difetti
- La canzone tema del film, “On Saturday Afternoons in 1963” di Rickie Lee Jones, non è che sia proprio il massimo.
- A livello registico, la pellicola non è originale e inventiva come altri film francesi  recenti dalla tematica similare, tipo La guerra è dichiarata.

Attrice cult
Marie Gillain

"E ora in che programma andiamo? Dagli Amici di Maria de Filippi?"
23. God Bless America
Regia Bobcat Goldthwait
Genere Antiamericano
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Frank, in fin di vita e schifato dell’America, decide di fare piazza pulita di alcuni elementi sgradevoli della società, a partire dalla starlette di un reality show. Poi viene in Italia e dice: “Questo è troppo. Da dove comincio?”. A questo punto rinuncia, torna negli USA, gli sembrano un paese ancora decente rispetto al nostro e visse per sempre felice e contento.

Pregi
- Una critica spietata alla società americana come poche vengono prodotte in America. E come non se ne vedevano probabilmente da Natural Born Killers di Oliver Stone.
- Un’ottima riflessione sui reality, sulla tv spazzatura, sulla cultura della violenza e delle armi. Ma fa anche ridere, sebbene sia una risata più che altro amara.
- Joel Murray, finora più che altro caratterista in piccoli ruoli per film e serie tv, in versione protagonista se la cava decisamente bene.
- La giovane co-protagonista dal volto strano Tara Lynne Barr è una rivelazione.
- La scena con "School's Out" di Alice Cooper.

Difetti
- A livello visivo, un film adagiato su uno stile non troppo distante da quello della stessa tv che critica. Scelta interessante e penso voluta, ma forse non del tutto azzeccata.
- Il finale, non riuscito fino in fondo.

Scena cult
Il monologo sulla società di oggi del protagonista Frank (Joel Murray).

"Qualcuno volele succhiale salcicciotto?
Questa non essele metafola sessuale, no no.
E questa non essele nemmeno pallata steleotipata olientale, no no."
22. Guilty of Romance
Regia Sion Sono
Genere Porno manga
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Izumi è una brava mogliettina tettona, fino a che non le propongono di girare film porno. Lì scoprirà finalmente che le sue tettone sono un patrimonio da condividere con l'intera umanità e non con un solo uomo. Una commissione sta valutando di farla Santa Subito.

Pregi
- Le tettone della protagonista Megumi Kagurazaka.
- Tettone a parte, Megumi Kagurazaka offre un’interpretazione di un’intensità che altroché Meryl Streep…
- Il cinema di Sion Sono è sempre un’esperienza visiva e fisica grandiosa e totale.
- È un film sessualmente depravato e folle come solo i giapponesi sanno fare. In più è una splendida discesa nel dark side della mente umana.

Difetti
- Se a livello sessuale è spinto abbastanza, il film poteva spingere di più anche sul versante thriller/horror.
- Qualche esagerazione di troppo che rischia di sfociare nel trash, ma anche questo è il bello del cinema di Sion Sono. Uno che d'altra parte continua a ripetere: "Sion Sono come sono."

Personaggi cult
Le tettone di Megumi Kagurazaka. Yatta!

"Tua mamma è Raffaella Fico? Coraggio piccolo, poteva capitarti di peggio,
anche se adesso non mi viene in mente nessuna. Ah sì... la Franzoni!"
21. Polisse
Regia Maïwenn
Genere Scuola di polizia
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Una fotografa entra a far parte della vita di un gruppo di poliziotti dell'unità a tutela dei minori di Parigi per documentarne il lavoro. Ma poi si fa corrompere dal denaro e vende le foto più compromettenti a Fabrizio Corona.

Pregi
- La regista e attrice Maïwenn farà strada e qui offre già una buona dimostrazione di talento.
- Il tema della pedofilia è affrontato evitando stereotipi e patetismi. Il film riesce anzi a rivolgere uno sguardo originale all'argomento e inserisce persino un inaspettato momento di comicità.
- Una moltitudine di personaggi e storie, intrecciate tra loro in maniera sorprendentemente naturale e fluida. Cosa tutt’altro che semplice.
- Grande prova corale da parte di tutto il cast, dall’attore-rapper Joey Starr alla rivelazione Jérémie Elkaïm, il partner di Valerie Donzelli.

Difetti
- Non che sia una sega totale a recitare, ma Maïwenn appare qui più a suo agio come regista che come interprete.
- Il finale: durissimo, però non del tutto convincente.
- Il personaggio di Riccardo Scamarcio ha davvero poco spazio. Ma questo potrebbe benissimo rientrare anche tra i pregi della pellicola…

Scena cult
La scena della ragazzina che racconta dei suoi lavoretti orali per recuperare il cellulare.

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