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martedì 7 giugno 2016

Bambini, arriva l'estate: tutti in Colonia con Emma Watson





Colonia
(Germania, Lussemburgo, Francia 2015)
Regia: Florian Gallenberger
Sceneggiatura: Torsten Wenzel, Florian Gallenberger
Cast: Emma Watson, Daniel Brühl, Michael Nyqvist, Richenda Carey, Vicky Krieps, Jeanne Werner
Genere: colonizzato
Se ti piace guarda anche: The Lobster, The Path, The East

Ecco a voi la sinossi di Colonia:

La colonia estiva è una struttura situata presso località marine o montane destinata al soggiorno di bambini e adolescenti che vi svolgono attività ludiche e ricreative.

No, scusate. Ho sbagliato. Ecco a voi la vera sinossi di Colonia:

L'Acqua di Colonia si differenzia dall'Eau de Toilette così come dall'Eau de Parfum per la differente quantità di essenza di profumo: essa, infatti, ne contiene dal 3% al 5%.

Pardon. Mi sono confuso un'altra volta. Adesso vi metto quella giusta:

Il film Colonia racconta la storia di Lena e Daniel, una giovane coppia che si trovava in Cile durante il sanguinoso colpo di stato di Pinochet del 1973: lui verrà sequestrato dalla polizia segreta del Generale, lei dovrà andare alla sua ricerca. Lo troverà in una zona misteriosa nota come Colonia Dignidad, dove opera una misteriosa setta che, di fatto, gestisce una prigione.

Dopo averla letta, ho pensato: “Non guarderò mai questo film!”. Per quanto No – I giorni dell'arcobaleno con il mio attore messicano preferito Gael García Bernal fosse un lavoro molto interessante, rigettarmi di nuovo nel periodo della dittatura cilena di Pinochet non è che fosse tra le mie priorità nella vita.
Dopo aver saputo che la protagonista femminile sarebbe stata Emma Watson mi sono però detto: “Sarò il primo al mondo a guardare questo film!”.

venerdì 16 ottobre 2015

The Face of an Angel - La faccia di un Angelo (di Victoria's Secret)





The Face of an Angel
(UK, Italia, Spagna 2014)
Regia: Michael Winterbottom
Sceneggiatura: Paul Viragh
Ispirato al libro: Angel Face di Barbie Latza Nadeau
Cast: Daniel Brühl, Kate Beckinsale, Cara Delevingne, Valerio Mastandrea, Genevieve Gaunt, Sai Bennett, Rosie Fellner
Genere: imprevisto
Se ti piace guarda anche: Amanda Knox: Murder on Trial in Italy

Si può dire quello che si vuole, sulla Giustizia italiana, ma non che sia noiosa o prevedibile. Si può infatti essere giudicati colpevoli, quindi assolti, poi di nuovo colpevoli però se all'ultimo livello batti il mostro finale vieni considerato innocente per sempre e nessuno ti può più dire niente.
È quanto capitato nel processo per l'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa la notte di Halloween del 2007, ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Condannati nel 2009, quindi assolti e scarcerati nel 2011, poi di nuovo giudicati colpevoli nel 2014 e quindi assolti in via definitiva lo scorso 27 marzo 2015 dalla quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione.
Ora Amanda è tornata nella sua Seattle, dove se vuole può fondare una grunge band. Fossi in lei comunque starei lontano dal Seattle Grace Hospital. Lì entri che sei sano come un pesce e va a finire che ti trovano una qualche malattia assurda, peggio che dal Dr. House.
Raffaele invece ha appena pubblicato un libro, Un passo fuori dalla notte, uscito il 6 ottobre, in cui racconta le sue verità. Tra queste non vi è la rivelazione che lui è il vero Harry Potter, come sembrava dalle foto ai tempi dell'assassinio, che lui e Amanda comunque non hanno commesso, almeno per la Legge italiana. Meglio ribadirlo, perché se no arrivano le querele.

martedì 4 novembre 2014

A MOST WANTED HOFFMAN





Ho visto un film, ma non ricordo più il titolo. Devo scrivere la recensione per Pensieri Cannibali e mica posso pubblicare un post senza dire come si chiama la pellicola. Sembrerei uno sprovveduto...
Voglio dire, sembrerei ancora più sprovveduto del solito. E adesso come faccio?
Meglio non farsi prendere dal panico e riordinare le idee. Nessuno faccia la spia. Vietato pure la consultazione di Google e di IMDb. Voglio arrivarci da solo. Allora, se non sbaglio, e sbagliare è una cosa che faccio spesso, si tratta di un film tratto da un romanzo di quel tizio che aveva scritto anche La talpa. OhMioDio!
La talpa è stata una delle visioni più noiose della mia intera vita. Non a caso si è pure guadagnato l'ambitissimo Valium Award di Pensieri Cannibali come film più palloso dell'annata 2012. Perché allora ho recuperato un'altra pellicola ispirata a una sua storia, tra l'altro un'altra vicenda piuttosto simile per intrecci spionistici?

Un team di esperti impegnato a trovare il misterioso titolo del film.

Chi lo sa? Probabilmente sarà stato per via del regista.
Dietro la macchina da presa di questo film c'è... chi è che c'è?
Non ricordo il suo nome, ma dev'essere lo stesso che aveva firmato The American, il vincitore dell'ancora più ambito premio di Peggior film dell'anno di Pensieri Cannibali, questa volta edizione 2010.
Perché diavolo mi sono andato a vedere una roba dietro la quale si celano gli autori di due delle peggiori ciofeche cinematografiche in cui mi sono imbattuto nel corso della mia brillante – scusate, ve l'ho detto che ogni tanto mi sbaglio – carriera da blogger?

Il motivo più ovvio: in questo film ci doveva essere della figa. E infatti c'è. Della figa di altissima qualità, di cui ricordo pure il nome: Rachel McAdams. Avrò anche dei problemi di memoria, ma quando si tratta di gnocca questi spariscono immediatamente.
Mamma mia, quanto è bella Rachel McAdams?!?


Qui appare per lo più struccata, nella parte di una avvocatessa non particolarmente infighettata, ma quanto è bella lo stesso Rachel McAdams?!?
E poi è pure brava. In questa pellicola offre davvero una notevole prova di recitazione. Ricordo che non era la sola. Ricordo che l'intero cast del film era di ottimo livello. Soprattutto il protagonista...


Oh, ecco. Ora ricordo perché ho visto questo film.
Non è stato per il regista, che pure oltre al terribile The American aveva girato il pregevole Control, il biografico su Ian Curtis dei Joy Division. Non è certo stato per l'autore del romanzo da cui è tratto e per una volta non è nemmeno stato per la figa. L'ho visto per Philip Seymour Hoffman. È il suo ultimo film da protagonista e quindi non potevo perdermelo.
La pellicola poi non è nemmeno malaccio. Considerando che è una spy-story dai ritmi sonnacchiosi proprio come La talpa, mi sarei aspettato di annoiarmi a morte e invece no. Sarà per via dell'affascinante ambientazione crucca, per la precisione Amburgo, città ben poco utilizzata dal cinema internazionale, almeno che io sappia. O sarà perché la vicenda di spionaggio “riflessivo”, vagamente dalle parti dello splendido Zero Dark Thirty o di serie notevoli (o almeno un tempo notevoli) come The Americans e Homeland, con le sue riflessioni attualissime sul confronto Occidente VS Islam che su di me hanno sempre una certa presa. O sarà perché per tutto il tempo sono rimasto in attesa che la visione decollasse, che succedesse qualcosa, e invece niente. Il film stuzzica, sembra sempre lì lì per trasformarsi in un filmone e, anche se ciò non accade, tu passi due ore con quella speranza. È già qualcosa. È già meglio di niente.
Ma se questa pellicola, per quanto irrisolta, sospesa e tutto fuorché entusiasmante, non mi ha annoiato e in fondo non mi è dispiaciuta, è soprattutto per merito suo. Il suo personaggio non resterà tra i più memorabili da lui interpretati nel corso della sua carriera, ma lui offre un'interpretazione davvero notevole, con la sua enorme bravura che, dopo essersi trattenuta per 120 minuti, esplode nella scena conclusiva del film. Philip Seymour Hoffman è grande, grandissimo, ancora una volta. Ancora un'ultima volta.
Sì, ma come si chiama, questa sua ultima pellicola da protagonista?

Ah già, ora ricordo. Si tratta del solito banale anonimo titolo messo dalla distribuzione italiana: La spia.
Uh, che titolone indimenticabile! Chissà come ho fatto a scordarmelo?

La spia – A Most Wanted Man
(UK, USA, Germania 2014)
Titolo originale: A Most Wanted Man
Regia: Anton Corbijn
Sceneggiatura: Andrew Bovell
Tratto dal romanzo: Yssa il buono di John le Carré
Cast: Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Rachel McAdams, Willem Dafoe, Grigory Dobrygin, Daniel Brühl, Nina Hoss, Mehdi Dehbi
Genere: spione
Se ti piace guarda anche: The Americans, Homeland, Tyrant, 24, La talpa, Zero Dark Thirty
(voto 6/10)

venerdì 11 aprile 2014

IL QUINTO SEDERE




Il quinto potere
(USA, Belgio 2013)
Titolo originale: The Fifth Estate
Regia: Bill Condon
Sceneggiatura: Josh Singer
Ispirato ai libri: Inside WikiLeaks. La mia esperienza al fianco di Julian Assange nel sito più pericoloso del mondo di Daniel Domscheit-Berg e Wikileaks. La battaglia di Julian Assange contro il segreto di stato di Luke Harding e David Leigh
Cast: Benedict Cumberbatch, Daniel Brühl, Alicia Vikander, Moritz Bleibtreu, Peter Capaldi, David Thewlis, Laura Linney, Anthony Mackie, Stanley Tucci, Carice van Houten, Jenny Spark
Genere: cospirazionista
Se ti piace guarda anche: The Social Network, S.Y.N.A.P.S.E. – Pericolo in rete, The Net – Intrappolata nella rete

Il quinto potere è uno dei film che più avevo paura di guardare. Non avevo mai temuto tanto nessun horror e manco alcuna pellicola (pseudo)autoriale consigliata dal mio blogger nemico MrJamesFord. Il motivo è presto detto: Julian Assange è un mio eroe personale. C’è chi ha la maglietta del Che, c’è chi in auto ha il santino di Hitler (Lars von Trier ce l’ho con te uahahah), c’è chi prega Dio, io invece la notte prima di addormentarmi rivolgo una preghiera a Julian Assange. Un mito, un modello esistenziale, un esempio da seguire, un paladino della libertà di espressione nell’era di Internet. Nonostante sia una infinita rottura di palle da leggere, WikiLeaks può tranquillamente essere considerata una delle cose più belle mai successe alla rete, insieme a Napster, eMule, YouPorn e… Pensieri Cannibali. Modestamente, si intende.
Potete quindi immaginare il mio stato d’animo nell’approcciarmi a una pellicola come Il quinto potere, boiocottata dallo stesso Assange. È stato un po’ come quando Giulio Andreotti è andato a vedere Il divo, o quando Silvio Berlusconi ha visto Il caimano, anche se quest’ultima cosa non credo sia mai successa.

"Questo sito fa schifo, dovrebbero chiamare
il grafico di Pensieri Cannibali, Cherotto de L'OraBlù!"
Dico subito che Il quinto potere non mi ha schifato o fatto indignare come immaginavo. Non si tratta di un film di ottimo livello, non è per niente imparziale, il suo obiettivo di essere una pellicola anti-Assange piuttosto che pro-Assange a un certo punto diventa chiaro, però sinceramente mi aspettavo di peggio.
La prima parte in particolare non è troppo male. Merito del regista Bill Condon, anche noto agli scopamici come Bill Condom e ai nemici come Bill Condoglianze, quello che ha firmato gli episodi più agghiaccianti della già di suo poco esaltante sega di Twilight?
No. Bill Condon dirige con quello stile da docu-inchiesta finto giornalistica, un po’ alla Lucignolo di Italia 1 e un po’ alla thrillerino sempre di Italia 1 degli anni ’90. Non proprio una regia d’alta scuola autoriale, insomma. Il merito sta piuttosto nel fascino della figura di Julian Assange, portato sullo schermo da un Benedict Cumberbatch fisicamente somigliante, anche se non del tutto convincente nel ruolo. Sarà perché la produzione gli ha imposto di far sembrare il suo personaggio il più viscido e losco possibile?

La cosa migliore del film è lui. L’hacker dai capelli bianchi, il vagabondo che vaga di città in città seminando il panico tra i poteri forti, l’impavido blogger che fa quello che i giornalisti si sono dimenticati di fare: raccontare la verità. Non la verità filtrata dal politico, dal direttore di testata, dall’ufficio marketing di turno. La verità e basta. Il problema di fruibilità di un sito come WikiLeaks è che, se pubblica 90mila documenti riservati contemporaneamente, chi diavolo ha tempo di stare a leggerseli tutti? E, soprattutto, chi ha voglia di farlo?

Nonostante nessuno legga effettivamente WikiLeaks, tutti temono WikiLeaks, anche la DreamWorks e la Walt Disney che hanno prodotto questo film con l’intenzione di massacrare Assange. Ma perché lo odiano?
Alla DreamWorks non è andata giù che WikiLeaks ha svelato la vera provenienza di E.T.: non è un extra-terrestre, bensì un messicano clandestino.
Ecco in esclusiva il momento in cui E.T. ha superato illegalmente il confine americano.


Quanto alla Disney, non sopporta che il sito di Assange abbia svelato i segreti riguardanti alcuni suoi personaggi, nell’inchiesta passata alla Storia come DisneyLeaks.







Paradossalmente, il film prodotto dalla DreamWorks e distribuito dai Walt Disney Studios ha quindi il suo punto di forza principale nel personaggio che cerca, in maniera più o meno velata, di denigrare. Julian Assange è l’anima e core de Il quinto potere, nonostante il vero protagonista, nonché gli “occhi” attraverso i quali riviviamo la clamorosa epopea di WikiLeaks e dei danni – danni? a me sembrano solo benefici – provocati al mondo da questo sito sia un altro. Il vero protagonista del film è il personaggio interpretato da Daniel Brühl, ovvero Daniel Domscheit-Berg.
Chi ca**o è Daniel Domscheit-Berg?

"Julian Assange deve smetterla di scrivere sul suo blogghetto che non legge
nessuno che Daniel Bruhl è troppo bello per interpretare la mia parte.

Daniel Domscheit-Berg è stato a lungo il braccio destro di Julian Assange, un elemento fondamentale per la diffusione di WikiLeaks. Detto ciò, WikiLeaks è e resta sempre tutto frutto della mente di Assange, il quale più tardi volterà le spalle all’amico, con una mossa molto alla Mark Zuckerberg. Domscheit-Berg, incazzato, per sfogarsi ha poi scritto il libro “Inside WikiLeaks. La mia esperienza al fianco di Julian Assange nel sito più pericoloso del mondo” che è la fonte di ispirazione principale di questa pellicola insieme a un’altra pubblicazione piuttosto anti-Assange, “Wikileaks. La battaglia di Julian Assange contro il segreto di stato”, scritto dai giornalisti del britannico Guardian Luke Harding e David Leigh.
Io mi chiedo: se volevano fare un film obiettivo, come hanno dichiarato autori e produttori de Il quinto potere, non potevano prendere ispirazione da un libro anti-Assange e da un libro pro-Assange?
No, perché a Hollywood evidentemente interessava di più mettere in moto quella “macchina del fango” di cui si parla all’interno dello stesso film e di cui la pellicola finisce per essere parte integrante.

Come detto, Assange è però talmente forte da imporsi per una buona parte del film su questi tentativi di screditare la sua figura. Assange allora ha sconfitto Hollywood?
Eh, insomma, non del tutto. La prima parte della visione, costruita sull’affiatata accoppiata Assange + Domscheit-Berg soli contro il mondo together forever ❤ riesce ad affascinare, o se non altro a conquistare l’attenzione. Solo che, via via che il tempo passa, i ritmi si dilatano, il minutaggio diventa eccessivo e due cose emergono chiare:

"Le rivelazioni su DisneyLeaks sono troppo scottanti persino per noi!
Non possiamo permettere che Pensieri Cannibali le pubblichi."
1) Bill Condon non è David Fincher. Vorrebbe esserlo, ma non lo è. Allo stesso tempo, il suo Il quinto potere vorrebbe essere il nuovo The Social Network e ok, dalla sua parte ha una buona colonna sonora electro, delle belle location europee e una sempre più splendida Alicia Vikander, ma non è lo è manco da lontano.

2) I tentativi di mostrare Julian Assange come uno stronzo manipolatore pazzo autistico egocentrico si fanno sempre più evidenti soprattutto nella seconda parte del film. Nonostante le intenzioni perfide degli autori, ciò non fa però che accrescere il fascino del personaggio. E cercare di paragonare la “menzogna” di Assange sul suo colore di capelli alle bugie del governo degli Stati Uniti sui crimini insabbiati nelle guerra in Iraq e Afghanistan non fa altro che contribuire a rendere ridicolo il punto di vista del film, non certo del creatore di WikiLeaks.

Per certi versi, questo Il quinto potere mi ha ricordato Saving Mr. Banks, un’altra produzione Disney/DreamWorks che in quel caso cercava di lodare la figura di Walt Disney, finendo per quanto mi riguarda per avere l’effetto opposto. Qui Julian Assange invece si cerca di screditarlo, ma l’obiettivo finale è ugualmente opposto. Da questa pellicola esce fuori un personaggio controverso e pieno di lati oscuri, nessuno dei quali riesce comunque a screditarlo o a diminuire anche solo di un briciolo l’importanza che ha avuto nella Storia recente. In attesa che magari su di lui venga realizzata una pellicola un minimo più impaziale, è per questo che io, a differenza di Assange, non mi sento di boicottare la visione de Il quinto potere. Se questo è il massimo che gli Stati Uniti e Hollywood sono riusciti a ideare per cercare di farlo passare come un terrorista cattivone, il loro obiettivo si può dire miseramente fallito.
(voto 5,5/10)

mercoledì 29 gennaio 2014

RUSH, LA RECENSIONE SFIDA




La recensione di Rush di James Hunt
Wooo oooh, che sballo di film!!!
Ovviamente intendo le parti in cui ci sono io. Davvero cool ed esaltanti. Le scene in cui c’è Niki Lauda invece sono noiose e quelle potete mandarle avanti veloce, che tanto non vi perdete nulla. Il resto del film però è una bomba, con belle fighe, belle corse e bella musica. Continuo a vedermelo e a rivedermelo, anche perché non è che abbia poi molto altro da fare, qua. Mi hanno sbattuto in Purgatorio per via di quell’incidentino capitato a Niki. Un po’ è stata colpa mia lo ammetto, però adesso il grande capo spero mi prenda presto lassù in Paradiso con sé. O che altrimenti mi spedisca giù all’Inferno, dove pare diano dei party grandiosi a cui non mi spiacerebbe affatto partecipare. Qua in Purgatorio sto anche seguendo quanto capita a Michael Schumacher. È una cosa noiosa tipo le scene di Niki Lauda in ospedale, però il finale è da thriller. Il grande capo non ha ancora deciso quale destino affidargli. A lui comunque un poco ci tengo, perché Michael Schumacher come pilota era un precisino in stile Lauda e come uomo pure, eppure qualcosa in comune ce l’abbiamo: sia io che lui non si sa bene se siamo buoni o cattivi. Boh, chissà? Non lo sappiamo nemmeno noi. L’unico che può stabilirlo è il grande capo lassù. Sperando prenda una decisione al più presto, ché la cosa sta cominciando a diventare un pochetto pallosa. Prenderà Schumi con sé in Paradiso, lo spedirà all’Inferno, lo manderà da me in Purgatorio così avrò finalmente un rivale alla mia altezza con cui fare le gare, oppure deciderà di tenerlo ancora un po’ sulla Terra?
(voto di James Hunt 7,5/10)


La recensione di Rush di Niki Lauda
Allora. Non state a dar retta a quello stordito di James Hunt. Sì, in alcuni momenti il film Rush è uno “sballo”, come piace dire a lui che è morto ma si crede di essere ancora un ggiovane, mentre per altri aspetti lo è di meno. Analizziamo allora la pellicola in maniera razionale. Ci sono alcune cose che funzionano, altre meno, altre sono migliorabili, come la Ferrari, quella macchina di merda che mi avevano dato da guidare e che io ho contributo a rendere un vero “sballo”.

Questi americani. La prima cosa che si nota è che ci mettono sempre un sacco di enfasi e di retorica. Quella buona per commuovere il grande pubblico, ma con me non funziona, anche se il film parla di me. Di me e di quell’altro. James Hunt. È vero che tutto sommato lo stimavo e sono vere le parole inserite a fine pellicola. Però è una cosa che ho detto una volta in un momento di debolezza, in un determinato contesto e quindi adesso non è che James Hunt fosse la mia persona preferita nell'intero mondo. Sì, è stato un buon rivale, ma non ingigantiamo la cosa più del necessario, sebbene agli americani piaccia tanto ingigantire le cose. Quindi sì, io James Hunt lo stimavo, ma non è che lo amavo o cosa, che credete?

Nonostante le mie riserve per un progetto del genere, mi tocca comunque ammettere che sono riusciti a portarla bene sullo schermo, la nostra sfida, questi dannati americani. Questo dannato Ron Howard, uno di cui, tra blockbusteroni come Il codice da Vinci e schifezze come Il dilemma e Il Grinch, non è che mi fidassi molto. Eppure qui fa il suo dovere, diligente e poco fenomenale a livello registico, ma efficace quel che basta. Già la nostra sfida è stata epica di suo, figuriamoci con tutti i mezzi del grande cinema hollywoodiano. Il film allora funziona. È un buon intrattenimento. Corre via veloce in tutte le sue parti, soprattutto quelle che vedono me protagonista, ovvio. Le scene con James Hunt saranno anche fighe e divertenti e tutto, peccato il suo personaggio abbia ben poca sostanza. La vera anima della pellicola sono io. Io che rappresento un tipo di pilota diverso dal solito. Un “nerd” se volete, almeno in confronto a quello spaccone di un bellone di un campione di un James Hunt. Prima un nerd e poi, dopo l’incidente, un mostro. È lì che si cela il vero spettacolo del film. Belle e palpitanti le gare, ma a far risultare vincente la pellicola è principalmente il mio personaggio, e diciamolo senza troppa modestia.

Per il resto, la pellicola qualche lacuna e qualche difetto lo presente. Adesso io non è che me ne intenda di cinema quanto di automobili. In quanto rompipalle precisetti della situazione non posso comunque fare a meno di notare come la regia di Ron Howard sia persino troppo classica e patinata. La sceneggiatura firmata da Peter Morgan (quello di Frost/Nixon e Hereafter), per quanto perfettamente orchestrata, lascia poi vari aspetti in superficie e si limita a puntare soprattutto sulle parti più spettacolari della vicenda. I personaggi femminili (quelle fregne di Olivia Wilde e Natalie Dormer più l’affascinantissima Alexandra Maria Lara) hanno lo spessore di una figurina e la parte italiana… beh, su quella meglio stendere un velo pietoso. Per interpretare Clay Regazzoni non c’era davvero nessuno meglio di Pierfrancesco Favino? Non so, a 'sto punto tra un po' ingaggiavano Beppe Fiorello... E quei due tizi italioti che mi offrono un passaggio a un certo punto della storia?
Ma che davero?
Comunque dai, la smetto di fare il precisetti della situazione e dico che tutto sommato questo film mi è piaciucchiato. Tra tutte le cose, ce n’è però una che non mi va davvero giù. Per fare James Hunt hanno preso quel figaccione di Chris Hemsworth e per interpretare me hanno chiamato Daniel Brühl?
Bravissimo attore, eh, però fisicamente non credo mi somigli molto. Io avrei optato per qualcun altro. Non so, Brad Pitt ad esempio. O Ryan Gosling. Sì, quello che in Drive stava sempre in auto. Non potevano prendere lui? Sembriamo gemelli separati alla nascita, non credete?
(voto di Niki Lauda 6,5/10)


Rush
(USA, Germania, UK 2013)
Regia: Ron Howard
Sceneggiatura: Peter Morgan
Cast: Chris Hemsworth, Daniel Brühl, Olivia Wilde, Alexandra Maria Lara, Natalie Dormer, Pierfrancesco Favino, Stephan Mangan
Genere: veloce
Se ti piace guarda anche: Driven, Giorni di tuono, Cars
(voto di Cannibal Kid 7/10)


domenica 21 ottobre 2012

Intruducetevi in Intruders

Intruders
(USA, UK, Spagna 2011)
Regia: Juan Carlos Fresnadillo
Cast: Clive Owen, Ella Purnell, Pilar López de Ayala, Daniel Brühl, Carice Van Houten, Kerry Fox
Genere: thrilla
Se ti piace guarda anche: The Orphanage, Il labirinto del fauno, Non avere paura del buio

Un thriller latino americano? Mi aspettavo una cagada, ovvero l'equivalente cinematografico della Balada di Gusttavo Lima che ha impazzato per tutta l’estate itali/idiota, e invece no.
Intruders poteva essere il solito thrillerino agghiacciante in senso qualitativo, mentre risulta una visione più che valida per una notte da brividi (magari non troppi, giusto qualcuno). Non un capolavoro, intendiamoci, eppure il classico film su cui andare sul tranquillo per avere un onesto intrattenimento da thriller, thriller night, come avrebbe cantato Michael Jackson. Awww.

"E adesso, come sorpresa per il tuo compleanno, arriverà... Justin Bieber!"
La storia si muove su due piani, ci racconta di due diversi ragazzini, un bambino e una bambina, che di notte ricevono la visita non della fatina dei denti bensì di un mostro. Senza volto è il suo nome, poiché non ha un volto e va di casa in casa alla ricerca di un bimbo cui rubare la faccia. Un tizio incappucciato che somiglia alle creature innominabili di The Viilage e che qui da noi chiamiamo anche babau.
Attraverso le due storie intrecciate tra loro sempre più, come scopriremo addentrandoci nella visione, si dipana un giallo avvincente dall’inizio alla fine. O quasi. Nella parte finale infatti Intruders perde un po’ di mordente, come capita alla stragrande maggioranza delle pellicole del genere. Se iniziare bene un thriller è relativamente facile, portarlo a conclusione in maniera degna si può rivelare parecchio più intricato. La risoluzione del mistero non è infatti quasi mai all’altezza del mistero stesso. Una domanda, dopo tutto, è sempre più affascinante di una risposta. No?
(non rispondete a questa domanda, perché la risposta sarà inevitabilmente deludente)

"Justin Bieber??? Ma papà, io ascolto solo i Radiohead!"
A regalare fascino alla pellicola è quel certo sapore spagnolo che emana, grazie alla regia di Juan Carlos Fresnadillo (Intacto e 28 settimane dopo nel suo curriculum vitae). Il sapore del thriller/horror alla spagnola, com’è consuetudine nell’ultima manciata d’anni (vedi The Orphanage, Il labirinto del Fauno e affini), è impreziosito da un certo retro gusto fantasy e da una piacevole, quanto inquietante, componente fanciullesca.
Le paure più grandi, quelle primarie, si annidano in noi da bambini e quindi il modo migliore per metterci paura è quello di tirarle fuori. Aprire un coperchio che credevamo chiuso ermeticamente e che invece no, quando meno ce lo aspettiamo viene aperto e ci fa tornare bimbetti.
Non proprio bimbetti, magari, visto che questo film non fa lo stesso effetto di quando avevamo paura del babau o anche solo del buio, però è come se ci rimandasse, seppure parzialmente, indietro nel tempo per qualche istante e riaprisse qualche ferita che credevamo rimarginata. Facendoci dimenticare le paure che ci tormentano oggi, come l’IMU o Fiorito, e ricordandoci le nostre vecchie, e più fantasiose, paure. Come il Senza volto che va a tormentare la quiete notturna dei due chicos protagonisti di questa inquietante storiella.

"E allora brucia, Justin Bieber, brucia!"
"Oh, papà, grazie! Questo è stato il compleanno più bello della mia vita!"
Quanto al cast, il padre della bimba protagonista è Clive Owen. Clive Owen che in un tempo nemmeno troppo lontano sembrava destinato a spaccare il mondo o se non altro Hollywood dopo interpretazioni spettacolari in Inside Man, Sin City, I figli degli uomini e soprattutto Closer, ma ultimamente pare aver perso forma come la Pellegrini tra l’Olimpiade di Pechino e quella di Londra. In questo Intruders la sua performance è davvero al minimo sindacale. Meglio allora i bimbetti Ella Purnell e Izan Corchero, e i due comprimari Daniel Bruhl (visto anche nel bel fantascientifico Eva e in Good Bye Lenin!) e Pilar Lopez de Ayala (lei l’abbiamo invece vista nella bella commedia argentina Medianeras).
E poi c’è il Senza volto. Non un attore, non un interprete, quanto un’entità, una presenza che si stende minacciosa sul film. È lui ad uscire dai racconti di fantasia, o forse non di fantasia, della bambina e a entrare nel nostro immaginario. Seppure solo per una notte. E poi domani conteremo fino a 5, ci sveglieremo, e Senza volto sarà solo un ricordo lontano. Come un film di quelli che non resteranno memorabili, ma almeno ci avranno fatto passare una bella thriller, thriller night. Awww.
(voto 6,5/10)

Post pubblicato anche su Sdangher!


lunedì 3 settembre 2012

Pu**ana Eva, che film!

Eva
(Spagna 2011)
Regia: Kike Maíllo
Cast: Daniel Brühl, Marta Etura, Alberto Ammann, Claudia Vega, Lluís Homar
Genere: gli androidi sognano pecore elettriche?
Se ti piace guarda anche: A.I. Intelligenza Artificiale, Wall-E, Io, Robot, Another Earth

Dico Eva e a voi cosa viene in mente?
Se siete uomini e siete pure molto sporcaccioni, probabilmente penserete subito a Eva Henger.
Se siete uomini, ma un pochino meno sporcaccioni, i vostri pensieri saranno invece rivolti a Eva Herzigova, Santa Wonderbra.
Se siete donne o uomini per nulla sporcaccioni e molto religiosi, penserete invece ad Adamo ed Eva. La cara vecchia “favola” di Adamo ed Eva, come cantava anche Max Gazzé.
In questo film spagnolo abbiamo solo Eva, niente Adamo sorry, e con un titolo del genere naturalmente si parla di creazione. Di “dare la vita”. In questo caso è l’uomo che fa le veci di Dio.
Il protagonista è un geniale autore di robot. Nel mondo distopico in cui è ambientata la pellicola, non ci è dato sapere se è ambientata in un futuro prossimo o meno, i robot sono infatti in mezzo a noi, dappertutto, un po’ come in Io, robot ma senza Io, Will Smith e le tipiche cavolate da film action fantascientifico ammmericano-mericano-mericano. Questo film è (per fortuna) spagnolo e quindi siamo dalle parti di una sci-fi meno improntata sugli effetti speciali, comunque presenti e comunque niente male, quanto piuttosto sulle dinamiche e sulle psicologie dei personaggi. Una sci-fi umanistica, avete capito bene, vagamente dalle parti dei vari splendidi Another Earth, Melancholia, Non lasciarmi etcetera etcetera.
Il protagonista deve creare un robot-bambino da mettere in commercio e per farlo prende ispirazione dalle emozioni e dai comportamenti di un bimbo vero, in carne e ossa. I ragazzini che gli vengono sottoposti in esame dalla sua compagnia però non lo convincono, fino a che per strada incontra una bambina di nome Eva. E lì scatta il colpo di fulmine. Non romantico, non pensate subito male, bensì lavorativo. Decide così di prendere lei come modello per il suo androide e… il resto sta a voi a scoprirlo.

"Massì, butta pure giù quel negroni, tanto sei una bambina robot..."
Eva è un gran bel film di fantascienza con una produzione spagnola che, per quanto low-cost, non ha nulla da invidiare alle pellicole hollywoodiane. Tutt’altro. È una pellicola dotata di un’anima e di un’umanità rari da trovare. È come se fosse un film “vero”, contro i “robotici” filmoni a stelle e strisce tutti esplosioni e inseguimenti e zero cuore. Proprio qua sta la grossa differenza. Senza voler fare razzismi di tipo nazionalista, a Hollywood una storia del genere si sarebbe molto probabilmente trasformata nell’ennesimo e non richiesto sfoggio di effettoni speciali, scene d’azione gettate dentro a caso, una storia che avrebbe implicato la salvezza del mondo intero, un protagonista trasformato in eroe e in pratica ne sarebbe uscito fuori un Io, Robot - Parte seconda. Quello che invece gli spagnoli hanno fatto è concentrarsi su una vicenda più emozionante, giocata sui sentimenti e sui rapporti personali, eppure non sdolcinata.

Il pensiero va ad A.I. Intelligenza Artificiale, ai tempi in cui Steven Spielberg riusciva ancora a tirare fuori bei film, epperò la sua “spagnolità” rende il tutto più particolare e diverso dal già visto. Non manca una leggera dose di umorismo, grazie al personaggio del simpatico maggiordomo robotico, che ricorda vagamente C-3P0 di Guerre stellari, e grazie pure a una strizzatina d’occhio al pubblico più piccolo, con la presenza di un gatto androide. Cosa che però non implica la presenza di ruffianate di stampo disneyano.

"Alberto, ti presento Marta."
"Ma noi ci siamo già conosciuti in cella!"
"Ah, quante storie potrei raccontare sulle saponette cadute nelle docce..."
"Ti prego, Marta, non è il momento per scherzarci su.
Ancora faccio fatica a sedermi..."
Spendiamo poi due parole sul cast, davvero ottimo: la bimba protagonista, Claudia Vega, è un’autentica rivelazione, in grado di sfuggire alla categoria di “bambini odiosi” in cui finiscono intrappolati molte giovani stars. Quanto agli attori adulti, abbiamo un gran bel terzetto: Daniel Brühl è quello di Good Bye Lenin!, più di recente assoldato pure tra i basterdi tarantiniani di Bastardi senza gloria, Alberto Ammann è quello che ha fatto Cella 211 (non Malamadre, l’altro, quello che assomiglia al calciatore Raúl) e a proposito di Cella 211 c’è pure la guapa Marta Etura, la tifosa juventina del consigliatissimo thriller Bed Time, questa volta con Malamadre, ovvero Luis Tosar.

Eva sembra quindi, se non la nascita, perlomeno l’evoluzione di una sci-fi umanista. Come nei film americani, solo senza le paraculate tipiche dei film americani che ormai hanno fatto il loro tempo.
Il meglio calcio? Está en España, purtroppo per noi. Potevano accontentarsi così, i dannati spagnoli, e invece no. La meglio fantascienza? Pure quella adesso Está en España. Quanto all’Italia, sul campo della fantascienza, una finale non ce la possiamo nemmeno sognare…
(voto 7+/10)


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