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lunedì 7 novembre 2016

Swiss Army Man, il film in cui Harry Potter rubò la parte a Massimo Boldi





Swiss Army Man
(USA 2016)
Regia: Dan Kwan e Daniel Scheinert
Sceneggiatura: Dan Kwan e Daniel Scheinert
Cast: Paul Dano, Massimo Boldi Daniel Radcliffe, Mary Elizabeth Winstead
Genere: scoreggione
Se ti piace guarda anche: The Last Man on Earth, Cast Away


Ci sono cose che uno preferisce fare da solo, nella sua intimità, senza che nessuno lo veda. Nel mio caso una di queste cose è scrivere. Quando scrivo, non voglio nessuno alle spalle che mi spii. Non importa se poi qualche minuto dopo ciò che ho scritto finirà qui su Pensieri Cannibali in pasto a milioni... ehm, a migliaia... mmm, a centinaia... okay, a quelle due o tre persone che leggono questo blog. Mentre sto componendo un nuovo post, non voglio che nessuno mi veda.
Quindi smettetela di guardarmi e lasciatemi finire questa maledetta pseudo recensione!

mercoledì 23 settembre 2015

Una disgraziata di ragazza





Un disastro di ragazza
(USA 2015)
Titolo originale: Trainwreck
Regia: Judd Apatow
Sceneggiatura: Amy Schumer
Cast: Amy Schumer, Bill Hader, Brie Larson, John Cena, LeBron James, Amar'e Stoudemire, Colin Quinn, Ezra Miller, Randall Park, Vanessa Bayer, Mike Birbiglia, Daniel Radcliffe, Marisa Tomei, Tim Meadows, Method Man, Matthew Broderick
Genere: romcom
Se ti piace guarda anche: Come farsi lasciare in 10 giorni, Inside Amy Schumer, Ted, Girls

Amy Schumer è una grande.
E allora fatemelo dire per bene:
Amy Schumer è una grande.

domenica 8 marzo 2015

WHAT IF, IL FILM IN CUI HARRY POTTER VUOLE USCIRE DALLA FRIEND ZONE





What If
(Canada, Irlanda 2013)
Regia: Michael Dowse
Sceneggiatura: Elan Mastai
Tratto dall'opera teatrale: Toothpaste and Cigars di T.J. Dawe e Michael Rinaldi
Cast: Daniel Radcliffe, Zoe Kazan, Adam Driver, Mackenzie Davis, Rafe Spall, Megan Park, Jemima Rooper, Oona Chaplin, Sarah Gadon
Genere: boy meets girl
Se ti piace guarda anche: The First Time, Quel momento imbarazzante, In Your Eyes

Oggi vi insegno due espressioni inglesi. Perché?
Perché mi sento in vena di regalare un po' della mia immensa cultura in giro per il mondo. Gratis?
Certo che no. Siete pregati di finanziare Pensieri Cannibali con un bonifico sul mio conto alle Cayman.
Versato il bonifico?
Okay, allora potete procedere oltre con la lezione. Altrimenti potete farlo comunque, ma sappiate che mi state rubando del Sapere prezioso. Ladri!

mercoledì 29 ottobre 2014

HORNS, HARRY POTTER È PROPRIO UN CORNUTO






Horns

(USA, Canada 2013)
Regia: Alexandre Aja
Sceneggiatura: Keith Burnin
Tratto da: La vendetta del diavolo di Joe Hill
Cast: Daniel Radcliffe, Juno Temple, Max Minghella, Joe Anderson, Heather Graham, Kelli Garner, James Remar, Kathleen Quinlan, David Morse
Genere: cornuto
Se ti piace guarda anche: Odd Thomas, Invisible, Botte di fortuna – The Brass Teapot

Daniel Radcliffe nella sua vita ha un grande, enorme rimpianto.
Quello di non essersi fatto Hermione/Emma Watson, che chiaramente gli ha sbavato dietro per tutta la saga di Harry Potter?
Sì, anche. Ma all'inizio del film Horns ne ha pure un altro. Quello di aver perso l'amore della sua vita, Juno Temple.

lunedì 10 marzo 2014

GIOVANI MAGHETTI RIBELLI




Giovani ribelli – Kill Your Darlings
(USA 2013)
Titolo originale: Kill Your Darlings
Regia: John Krokidas
Sceneggiatura: Austin Bunn, John Krokidas
Cast: Daniel Radcliffe, Dane DeHaan, Ben Foster, Jack Huston, Michael C. Hall, Elizabeth Olsen, David Cross, Jennifer Jason Leigh, Erin Darke
Genere: maledetto
Se ti piace guarda anche: L’attimo fuggente, Poeti dall’inferno, Wilde

In questo film, Harry Potter è un giovane ribelle...
buaahahahah
BUAHAHAHAHAH

BUAHAHAAHHAHAHAHAHA

Ok, lasciatemi riprendere un momento. Allora, dicevo che Harry Potter è un giovane ribelle…

BUAHAHAHAHAHAH

No, non ce la posso fare!
Sarebbe un giovane ribelle contro cosa, contro quel cattivone di Voldemort?
Il problema di Daniel Radcliffe è quello tipico di un attore che ha interpretato un ruolo talmente identificativo che poi ce l'ha davvero dura a staccarselo di dosso. Prendiamo ad esempio Mark Hamill.
CHIIIIII?
Ecco, appunto. Mark Hamill chiiiiiii?


Mark Hamill è meglio conosciuto come Luke Skywalker nella saga di Guerre stellari, per il resto cos’ha fatto?
Boh.
Per carità, tanto di cappello a lui che sarà ricordato almeno per una cosa nella vita. Mica è da tutti. Tornando al nostro protagonista di giornata, credo che Daniel Radcliffe sia destinato a fare la stessa fine di Hamill. Da un ruolo entrato nell’immaginario collettivo è anche possibile scostarsi. Leonardo DiCaprio ad esempio è riuscito, sebbene non senza fatica, a levarsi di dosso l’etichetta di teen idol che gli è stata appioppata con Titanic. Ci sono però due condizioni necessarie perché ciò avvenga:
1) Essere un ottimo attore
2) Compiere le scelte recitative giuste

Per quanto riguarda il punto numero 1, il nostro (nostro? diciamo pure vostro) Daniel Radcliffe non mi sembra proprio appartenere alla categoria. Imbambolato come pochi, ha solo due espressioni: una con gli occhialetti tondi e una senza occhialetti tondi.
Per quanto riguarda il punto numero 2, Radcliffe ci sta provando a staccarsi dai ruoli da maghetto sfigato, di questo gli va dato atto. Ad esempio in The Woman in Black aveva il ruolo di un padre. Peccato solo che apparisse del tutto inappropriato per non dire ridicolo in una parte del genere, visto che dimostrava (e dimostra ancora adesso) circa 8 anni. 9 al massimo. Persino come teen mom sembrerebbe troppo infantile.
Con Giovani ribelli – Kill Your Darlings, Daniel Radcliffe si lancia in una nuova difficile sfida, interpretando il ruolo del poeta della beat Generation Allen Ginsberg. Bene, un ruolo del tutto differente rispetto a quello nella saga di J.K. Rowling… O forse non del tutto?
Vediamo la trama del film. 

Harry, pardon Allen è un ragazzo che riesce a entrare in una prestigiosa scuola.
Hogwarts?
No, la Columbia University. Qui stringe amicizia con altri due studenti. Hermione e Ron?
No, purtroppo niente Emma Watson, in questo film, ma mannaggia. I suoi nuovi amichetti sono il futuro giornalista Lucien Carr e il futuro scrittore William Burroughs. Nella parte del primo c’è Dane DeHaan, quello di Chronicle, nella parte del secondo c’è Ben Foster. Loro sì due ottimi attori, sorry Potter. All’elenco dei membri del cast ci aggiungiamo pure la (quasi) sempre impeccabile Elizabeth Olsen che fa dimenticare lo scivolone nell’orrido remake americano di Oldboy, e Jack Huston di Boardwalk Empire, qua impegnato a ritrarre un Jack Kerouac più efficace di quello visto nel recente On the Road (sebbene in quel caso fosse un alter ego dello scrittore).
Inoltre nel corso del film Michael C. Hall (sì, Dexter in persona), dice ad Allen Ginsberg che potrebbe salvare il mondo. Proprio come quelli della scuola di Hogwarts facevano con Harry Potter. In pratica, alla faccia del cambio radicale di ruolo, questa pellicola è una specie di rilettura beat generation di Harry Potter. O qualcosa di simile.

"Non ti posso dare questo drink, Harry, se prima non mi mostri un documento."
Per altri versi, Giovani ribelli si dirige invece dalle parti del racconto di formazione, quello a metà strada tra L’attimo fuggente e Il giovane Holden, e in questo avvince e convince. Fa respirare l’eccitazione tipica dell’adolescenza, di chi scopre le cose per la prima volta, di chi entra in contatto con delle personalità ricche di carisma, di chi vuole lasciare una traccia importante nel mondo. Non per salvarlo, come Harry Potter, ma per cambiarlo a suon di parole con il proprio personale stile di scrittura.
Il regista John Krokidas riesce a rendere bene questo fermento culturale, attraverso inserti visionari e invenzioni stilistiche che ricordano Le regole dell’attrazione, un montaggio veloce e una colonna sonora che mixa il jazz del periodo con sonorità moderne di Tv on the Radio, Bloc Party e titoli di coda coi Libertines. La pellicola è un interessante esperimento che unisce un certo classicismo tipico del racconto di formazione tradizionale con un gusto post-moderno e, pur non raggiungendo i livelli sublimi di un Baz Luhrmann, è coraggioso abbastanza da farsi apprezzare. Tutto questo nella prima valida parte. Nella seconda spenta metà, il film si concentra invece su una vicenda dalle tinte thriller non particolarmente affascinante, accantonando il cuore della pellicola, ovvero il rapporto tra i protagonisti e la loro dirompente forza artistica e creativa.

La pecca principale della pellicola comunque sta in lui, Harry, volevo dire Daniel Radcliffe. Per quanto qui mi pare sia alla sua migliore prova interpretativa finora, non riesce ad annullarsi dietro al suo personaggio. Non riesce mai a diventare Allen Ginsberg e resta sempre un Harry Potter che cerca di fare il poeta maledetto. Un grave difetto, perché con un protagonista migliore ci saremmo trovati probabilmente di fronte a un gioiellino, mentre così abbiamo una pellicola “solo” gradevole, che comunque non è poco.
Kill your darlings?
No, kill Harry Potter!
(voto 6/10)

Non c'entra niente con il film, però questa foto è troppo fantastica e non potevo non condividerla con voi, miei adorati lettori.

martedì 6 marzo 2012

The Potter is back with The Woman in Black

The Woman in Black
(UK, Canada, Svezia 2011)
Regia: James Watkins
Cast: Harry Potter Daniel Radcliffe, Ciaran Hinds, Janet McTeer, Liz White, Shaun Dooley, Roger Allam, Sophie Stuckey, David Burke
Genere: new gothic
Se ti piace guarda anche: Il mistero di Sleepy Hollow, The Messengers, Il messaggero, The Others

Dieci anni. Dieci anni passati dietro a quegli occhialini rotondi da maghetto saputello che si merita una bella mano di botte così fa meno il furbo, e finalmente pensavo di essermelo lasciato alle spalle.
Niente più Harry Potter. Niente più Daniel Radcliffe.
E invece no, sbagliavo. Perché ora Harry, sorry è la forza dell’abitudine, ora Daniel è tornato con una nuova pellicola che al botteghino italiano è partita malissimo, mentre negli Usa ha riscosso un discreto successo e nel Regno Unito è andata alla grande. Certo, niente di paragonabile alle scene di fan accampati per giorni in attesa di vedere l’ultimo episodio della Potter-saga... Giorni di attesa per vedere un pessimo ultimo episodio della Potter-saga, aggiungo io, e assistere alla prevedibile disfatta di Voldemort, il più sfigato dei super cattivoni nella storia del cinema.
"Dov'è che t'ho già visto, giovanotto. Eri in Twilight?"
Sconfitto da due bimbiminikia, ribadisco!
Voldemort, Voldemort… eh eh eh, ma come si fa?
Roba da tapiro d’oro del secolo.

Quando si interpreta un ruolo così iconico entrato (non si sa bene perché) nella pop culture, è difficile scrollarselo di dosso. Qualcuno ha mai più visto Mark Hamill, il Luke Skywalker della saga originale di Star Wars?
Qualcuno sa almeno se è ancora vivo o meno? E con qualcuno intendo pure amici e famigliari…
Nessuno sa niente di lui?
E Macaulay Culkin, bimbo prodigio di Mamma ho perso l’aereo?
Che fine ha fatto?


"Hermione e Ron, dove sieeete?"
Ahia, caro Daniel Radcliffe, mi sa che questa è la fine che potresti fare pure tu. Se ti va bene...
Quanto a Emma Watson, la gnocca mitica inteprete di Hermione (l’unico personaggio decente - ammettetelo anche voi, Potteriani - della saga j.k. rowlinghiana), lei non dovrebbe cadere nel dimenticatoio, visto che ha già in cantiere diversi progetti cinematografici tra cui il nuovo attesissimo film di Sofia Coppola The Bling Ring. Scusate se è poco, Potteriani.
Ruper Grint, il roscio Ron, lui invece che combina? Beh, per il momento si spaccia come sosia ufficiale del cantautore Ed Sheeran…


"Buongiorno, signora fantasma."
Con questo suo primo ruolo post-potteriano, il giovane (ma ormai nemmeno più tanto), Harry ci prova a scrollarsi di dosso la nomea di maghetto streghetto più odioso del mondo, recitando in un ruolo del tutto diverso. Almeno sulla carta.
In The Woman in Black, Daniel Radcliffe infatti è un avvocato ed è pure… papà!
Cooosa?
Quel dodicenne di Harry Potter papà e pure di un bimbetto già cresciutello? Ma per favore. E dovrebbe essere credibile, come cosa? Alla faccia delle magie di Hogwarts, qui siamo davvero entrati nel regno dell’incredibile. Cos’è, siamo per caso finiti dentro una stranissima puntata di Teen Mom o meglio Teen Dad in versione gotica?
E la madre del pargolo, dov’è? Ovviamente nel regno dei Cieli, perché così è tutto più tragico. Anche perché se avessero dovuto sviluppare il personaggio, chi avrebbero potuto prendere? Miley Cyrus? Selena Gomez? Willow Smith, la figlia 11enne di Willy il pirla di Bel Air?
(in realtà ogni tanto la moglie compare, brevissimamente, intepretata dalla sconosciuta Sophie Stuckey)

"Daniel Radcliffe che cerca di recitare? AAAAAAAH, che spavento!!!"
Il film in teoria sarebbe un horror. La prima scena l’è pure ‘na roba inquietante. D’altra parte ci sono delle bambine che giocano con le bambole. Classica roba da cagarsi addosso. Quanto dura l’unica scena pseudo creepy del film? Circa un minuto, poi entra in scena Harry Potter, scusate ancora: Daniel Radcliffe, e il film diventa inquietante per altri motivi. Harry Potter, il ragazzo sopravvissuto, venuto a morire è un attore proprio modesto. O, se è bravo, lo nasconde davvero bene.
La pellicola è tratta dal romanzo gotico La donna in nero di Susan Hill, è prodotta dalla storica casa horror inglese Hammer, ma presenta una storia già vista stravista e strastrastrastracazzovista che non se ne può più. A parte questo, la trama è talmente esile che già a tirarne fuori un cortometraggio si doveva essere bravi. Per farne uscire un lungometraggio di un’ora e mezza decente bisognava essere dei fenomeni, ma non è certo questo il caso.

Uno dei momenti più tesi della pellicola, con Radcliffe che prova
a cambiare una lampadina senza prendersi la scossa. Ci riuscirà?
La storia, presto raccontata, è quella di un giovane avvocato (il poco credibile Radcliffe) che si reca nel classico inquietante paesino di campagna inglese per occuparsi dell’eredità di una vecchina fresca di trapasso. Nel classico inquietante paesino di campagna inglese si troverà di fronte al classico inquietante mistero di campagna inglese che coinvolge alcuni classici bimbi inquietanti inglesi e la classica visione di un inquietante spirito inglese, quello della Woman in Black del titolo. Il mistero è davvero poco interessante e per essere svelato non assistiamo ad altro che a 1 ora e mezza di Daniel Radcliffe show. Uno show degno di Giorgio Panariello o di Adriano Celentano a Sanremo.
Non so voi, ma vedere Harry Potter che vaga con un perenne sguardo svuotato di ogni emozione in giro per delle case gotiche disabitate, tra visioni di vecchie signore (la Juve non c’entra) e corvi che sembrano usciti dalla brutta copia di un racconto di Edgar Allan Poe, non è esattamente il mio ideale di divertimento.
The Potter is back, pardon The Woman in Black è un vorrei essere Sleepy Hollow, ma sono solo Sleepy. Anche perché Daniel Radcliffe il paragone con Johnny Depp lo regge sì, però giusto con il tristissimo Johnny Depp angelinajoliezzato di The Tourist.

"Ho capito, va: me ne torno a Hogwarts. Voldemort, sto arrivando!"
E pensare che alla regia c’è James Watkins, uno che aveva esordito con il tesissimo Eden Lake, una di quelle visioni che ti tengono incollato alla poltrona dall’inizio alla fine, e ora è passato a fare un film che sulla poltrona ti tiene sì incollato, perché dopo 10 minuti sei già nel mondo dei sogni. A livello di inquadrature, Watkins conferma di avere un buon occhio, peccato che qui non riesca nemmeno da lontano a creare non solo qualche brivido, nonostante ci provi malamente, ma pure un briciolo di interesse. Colpa di un inverosimile protagonista e di ritmi soporiferi del tutto opposti a quelli di Eden Lake.
The Woman in Black riesce così giusto nell'impresa (poco invidiabile) di fare il paio con il recente Non avere paura del buio: due storielle pseudo gotiche che fanno fanno meno paura di Voldemort e per di più fanno venire un gran sonno, intepretate nella maniera più svogliata possibile e che nemmeno due registi decenti riescono a salvare. Due film che finiscono per essere non tanto brutti quanto una cosa ancora peggiore: inutili.
(voto 4-/10)

P.S. Giusto Voldemort poteva essere sconfitto da un maghetto bimbominkia catatonico come Daniel Radcliffe!

venerdì 2 marzo 2012

Cesare (quale Cesare?) deve morire

"Ma perché i Taviani vogliono che muoia? Che ho
fatto di male, a parte un sacco di canzoni di merda?"
A dispetto del titolo, si appresta a essere un fine settimana molto vitale sugli schermi cinematografici italiani.
Perché?
Vero è che ci sono i soliti film italiani di troppo, ed è vero che anche questa volta dobbiamo sorbirci pure i commenti del Mr. James Ford, però c'è pure qualche titolo interessante in arrivo e una visione obbligatoria: 50 e 50.
E allora celebriamo il cinema e celebriamo la vita, alla facciazza di quello zombie di Ford!

Cesare deve morire di Paolo e Vittorio Taviani
Il consiglio di Ford: non doveva essere "Cannibale deve morire"? No? Siete sicuri?
Ironizzando sulla sorte del mio antagonista - che, ahimè, dovrò tenermi buono essendo il più valido per il ruolo sulla piazza - direi che vado incontro alla seconda pellicola più interessante della settimana, premiata con l'Orso d'oro a Berlino ed in grado di mescolare il sociale - i detenuti di Rebibbia - e Shakespeare - che, come tutti sappiamo, tranne forse il Cannibale, non è proprio l'ultimo degli stronzi -.
Un tentativo lo vale tutto.
Se poi le aspettative non dovessero essere soddisfatte, potrete sempre farvi un giro gratis qui da me.
Il consiglio di Cannibal: voglio Ford tra i detenuti di Rebibbia!
Su chi sia l’ultimo degli stronzi, io una mezza idea ce l’avrei…
Ma di certo non è Shakespeare, benché filmetti come Anonymous abbiano pure il coraggio di avanzare questa ipotesi.
Dei fratelli Taviani non ho mai visto nessun film e questo, complice l’Orso d’oro berlinale, potrebbe essere il primo. Dalle immagini che ho guardato mi sembra una pellicola potenzialmente molto ben girata, non il solito esperimento neorealista di quelli che fanno impazzire Ford e sbadigliare me. Quindi le premesse per una visione interessante ci sono.
E non sto nemmeno a dire che Ford deve morire, perché chi non ha amato un film come The Tree of Life dev’essere già morto dentro uahahah!


"Piuttosto che sentire J. Ford, mi sparo J. Bieber"
Henry di Alessandro Piva
Il consiglio di Ford: torniamo alla pioggia di sangue.
Onestamente, la trama di questo ennesimo sottoprodotto italiano non mi pare neppure male. Eppure c'è sempre il fatto che i sottoprodotti italiani, soprattutto se spinti e presentati come sorte di Capolavori, finiscono per insospettirmi più delle usualmente scombinate scelte cinematografiche del mio antagonista.
A meno di particolari sconvolgimenti, passo.
Il consiglio di Cannibal: meglio Henry Potter?
Io con i sottoprodotti italiani c’ho già sempre a che fare, mi riferisco a quel sottoblogger di Ford. Quindi con questo filmetto non mi ritrovo di fronte a qualcosa di nuovo.
Il trailer non lascia sperare niente di buono, un po’ come quando siete in giro su Google e per sbaglio finite su un sitarello di nome WhiteRussian e non vi sembra un granché, poi cominciate a leggere i post e le cose vanno ancora peggio ahahah… Però c’è quella cagna di Corinna di Boris, ovvero Carolina Crescentini, e come al solito mostra pure le zinne (intendo nel film, non nel sito WhiteRussian). Quindi decidete voi se questo può essere un motivo sufficiente per vederlo (intendo ancora il film, non WhiteRussian che è sconsigliatissimo sempre e comunque!).
Man in black d'un Ford, ma dove cazzo abiti?

The woman in black di James Watkins
Il consiglio di Ford: Eden Lake dove sei?
L'autore del tesissimo e tostissimo Eden Lake torna con una ghost story da grande produzione che non sta raccogliendo i frutti che avevo sperato per questo talentuoso autore.
Sarà colpa del buon Harry Potter!?!?
Forse, ma la mia curiosità in proposito è parecchio scemata.
Che si tratti dell'ennesimo caso di un regista promettente soggiogato dalle major?
Sinceramente spero di no, ma sento odore di bottigliate. Un pò come quando mi trovo a conversare con il Cannibale.
Il consiglio di Cannibal: The Potter in black? Brrrrr, che paura!
Uh, questo film non vedo l’ora di vederlo, giusto per massacrare ancora un po’ quell’odioso di un Harry Potter che da quando è finita la saga un po’ mi manca.
Non è vero.
Grazie a Ford, una volta tanto fonte di una news interessante e non dei suoi soliti aneddoti da pensionato, scopro però che il regista è quello di Eden Lake e quindi potrebbe non essere la solita cazzatona. Però al giorno d’oggi il nome del regista non è una garanzia sufficiente, vedi le ultime fatiche (per noi spettatori) di Spielberg, Cronenberg, Almodovar e Scorsese… E poi la cosa che potrebbe spaventarmi di più in questo film mi sa che non saranno le atmosfere gotiche, bensì l’interpretazione di Radcliffe Potter!

"Per liberarti dall'immagine mostruosa del Ford mi sa ti ci vorrà più di una seduta..."
50 e 50 di Jonathan Levine
Il consiglio di Ford: può essere che sia anche 100.
Questo film, già cult per numerosissimi bloggers - tra i quali spicca anche il mio antagonista - ha tutta l'aria di poter diventare il titolo della settimana e non solo.
Un cast che mi ispira e appare ispirato, un tema scomodo affrontato con sregolatezza, e la capacità di far ridere tenendoci pronti a sfoderare i lacrimoni.
Dunque, per una volta, mi schiero con il Cannibale, e vi dico: guardatevelo senza badare alle probabilità!
Il consiglio di Cannibal: da vedere al 100%
Uno dei film più belli di questo inizio d’anno, già da me abbondantemente osannato qui, 50/50 è un dramma che riesce a essere commedia, o forse una commedia che riesce a essere dramma.
Guardatelo e non ve ne pentirete! Le probabilità che non vi piaccia sono di 1 su 100, e questo 1 su 100 potrebbe essere il solito Ford rompipalle di turno…

"Non ti fidi di come guido io? Ma hai mai visto Ford al volante???"
Safe House - Nessuno è al sicuro di Daniel Espinosa
Il consiglio di Ford: nessuno è al sicuro, soprattutto da film come questo!
Il buon Denzellone, nel corso della sua carriera, è stato protagonista allo stesso modo di pellicole memorabili - Inside man, Philadelphia, He got game - e di altre decisamente dimenticabili.
Safe house ha tutta l'aria di poter entrare senza troppi problemi nel club delle seconde, accompagnato da schifezze mortali come Unstoppable.
Se proprio, dunque, volete farvi del male con una copia scialba del già non eccelso Training day, accomodatevi pure.
Ma sarà come scegliere il Cannibale al posto di Ford. Ahahahahahah!
Il consiglio di Cannibal: cazzata di sicuro
Action-spy-thriller che negli Usa sta riscuotendo un ottimo successo, a me sa di probabile Fordata pazzesca. Ovvero un film tutto inseguimenti, salti ed esplosioni già visto e stravisto.
E comunque Training Day era una discreta figata e, per parafrasare Denzellone in quel film: Ford Kong non è un cazzo in confronto a me!

"Questo post(-it) dice che posso esprimere un desiderio: voglio che Ford vada via"
"Zitto, non dirlo ad alta voce, se no non si avvera!"
Gli sfiorati di Matteo Rovere
Il consiglio di Ford: un film così, non lo sfioro neanche con un fiore. Ma con le bottigliate, eccome!
Ennesima proposta italiana che garantisce scarsa qualità.
Si continua a cercare di imitare registi europei di talento e successo sfornando schifezze finto alternative come questa finendo per affossare sempre di più una realtà che qualche decennio fa era la più florida del mondo in ambito cinematografico.
E non solo.
La dolce vita è proprio finita.
Il consiglio di Cannibal: prova a sfiorarmi Ford, e scatta la denuncia!
Il cast di questa ennesima uscita italiana (ben 4 questa settimana!) non è malaccio. Una volta detto questo, il film ha altissime probabilità di essere comunque una di quelle visioni utili per quando voglio massacrare una pellicola come si deve. E in quel caso non è che la sfioro con le mie critiche, ma sono pronto a distruggerla in maniera spietata con la stessa semplicità quasi irrisoria con cui faccio fuori il mio nemico pubblico numero 1 Ford.

"Ford ha mandato un SMS: è scritto malissimo, però dice che è a Barcellona!"
"Ma allora è vero che i desideri possono diventare realtà! Mi sento svenire..."
Posti in piedi in paradiso di Carlo Verdone
Il consiglio di Ford: io in piedi non ci sto, me ne resto seduto a casa.
Ormai il buon Verdone - che pure da queste parti gode di una discreta stima - non azzecca un film da cinque o sei anni buoni, e i tempi de I compagni di scuola o Bianco, rosso e Verdone sembrano tramontati da un pezzo.
Questa ennesima commediola in versione crisi pare la caricatura di qualche porcata made in Muccinolandia.
Ne faccio anche a meno.
Il consiglio di Cannibal: il Paradiso tu vivrai se i consigli di Cannibal seguirai
Carlo Verdone non realizza film davvero validi da un po’, personalmente l’ultimo che mi ha convinto in pieno è stato Sono pazzo di Iris Blond addirittura del 1996, però comunque il Carletto Bianco, rosso e Fordone riesce a sfornare pellicole sempre (o quasi) almeno dignitose. Non un film da correre a vedere al cinema, a meno che ao’ non siate Verdoniani sfegatati, però prima o poi una visione gliela si può anche concedere.
Per te Ford comunque di posti a sedere ce ne saranno sempre. In Paradiso? No. Al cinema? Nemmeno. Su un aereo? No, finisci dietro nello scomparto animali. All’Inferno? Oh yes! buah ahh ahh

mercoledì 16 novembre 2011

Brutto figlio di babbana

L’hanno menata per 10 lunghi anni, gli incassi dell’intera saga basterebbero da soli a risolvere il problema del debito pubblico italiano (ehm, forse no, è davvero troppo alto!), i libri che l’hanno ispirata hanno venduto più copie della Bibbia e l’hanno fatto finire così?
Dico: cooosì?

Harry Potter e i doni della morte: Parte II
(UK, USA 2011)
Titolo originale: Harry Potter and the Deathly Hallows: Part 2
Regia: David Yates
Cast: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes, Matthew Lewis, Alan Rickman, Tom Felton, Bonnie Wright, Evanna Lynch, Jason Isaacs, Helena Bonham Carter, Maggie Smith, David Thewlis, Ciaran Hinds, Kelly Macdonald, John Hurt, Katie Leung, Jim Broadbent, Clemence Poesy, Jamie Campbell Bower, Emma Thompson, Gary Oldman
Genere: potteriano
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Cominciamo dall’inizio. Se ve le siete perse, potete recuperare la mia
Breve guida babbana almagico mondo di Harry Potter (dedicata ai primi 6 capitoli cinematografici della saga)
e la recensione de
Ma se non avete tempo e/o voglia riassumo rapidamente le puntate precedenti dicendo che pur partendo da un approccio scettico e “babbano” alla materia potteriana, nel corso del tempo avevo cominciato ad affezionarmi a questi piccoli maghetti bastardelli, e quindi ero curioso di scoprire se con l’ultimissima parte dell’ultimissimo capitolo della serie mi sarei trasformato per magia in… un principe azzurro?
No, in un potteriano DOC.

A opporsi alla mia mutazione completa da babbano a potteriano vi è però un elemento importante. Quella di Potter è una saga per alcuni (anzi, per un sacco di gente) mitica, ma per quanto mi riguarda le manca un’ingrediente fondamentale: l’ironia. Quella che rende indimenticabili e davvero entertaining serie più o meno fantasy anche a chi come me non è un fan assoluto del fantasy in senso stretto. Mi riferisco in particolare ai casi di Buffy - L’ammazzavampiri che ha segnato gran parte delle saghe multimiliardarie degli ultimi anni sia sul piccolo che su grande schermo, ma anche alle recenti e spettacolari serie britanniche come Misfits e The Fades, senza dover tornare indietro fino agli anni ’80 alle avventure dei mitici Goonies. In tutti questi casi troviamo scontri epici, creature fantastiche, battaglie all’ultimo sangue, però non manca mai quella presenza di un velo di umorismo che aiuta non solo ad alleggerire l’atmosfera, ma che ci ricorda di come fondamentalmente solo di una fantasy si tratti. E anche se si trattasse di realtà, è sempre importante mantenere uno sguardo ironico di fronte a tutto, anche alle vicende più serie e drammatiche. Altrimenti si rischia di finire nel patetismo e nelle più diaboliche trappole strappalacrime.
E sì che da ironizzare sul maghetto Fotter ci sarebbe più di un motivo…
A cominciare della sua omosessualità latente, mica tanto latente, visto Harry sta sempre lì a menarsi la sua bacchetta magica, invece di cedere alle avance di Hermione e della sorella ninfomane di Ron, cui concede giusto un mezzo bacetto dopo 14 film.
E poi, altra cosa: ad Hogwarts fanno tutte ‘ste magie assurde, ma le lenti a contatto non le hanno ancora inventate? E se proprio non vuole rinunciare ai suoi occhialetti, Harry non può almeno sostituire quelle ridicole lenti rotonde con quelle rettangolari da fighetto hipster milanese?

Tralasciando quindi la grave mancanza di ironia all’interno della serie, la curiosità per questo capitolo è tutta incentrata sul grande finale e quindi le prime scene scorrono come un mero antipasto, un riempitivo che funge da passatempo ma non regala momenti indimenticabili, al contrario de I doni della morte: Parte I che conteneva almeno 2 o 3 tra i momenti migliori dell’intera saga.
La scena con Hermione/Emma Watson che si finge Bellatrix/Helena Bonham Carter ad esempio è simpatica, però niente di che. Il volo sul volatile gigante poi non raggiunge certo, non me ne vogliano i potteriani DOC, i livelli di magia e poesia di quelli di Bastian a “bordo” di Falkor (per gli amici oggi anche noto come Victoria Beckham) sulle note di Neverending Story di Limahl. E ho detto Limahl!

"Prima di morire, massì carichiamo una foto su Facebook!"
Al ritorno a Hogwarts di Harry, succede quindi una cosa incredibile: viene accolto tra applausi e ovazioni generali, quando in una qualsiasi altra scuola normale uno come lui sarebbe stato vittima dei bulli, pestato a sangue e gettato con la testa dentro il cesso. Altroché applausi.
Una cosa davvero odiosa di Harry Potter è la sua totale assoluta bontà. Nel suo aiutare persino i cattivoni che si sono sempre messi contro di lui come Dago Malfoy e suo padre Renato Zero (per quanto poi scorpiremo l’abbia fatto più o meno per il suo bene) tocca limiti che anche Madre Teresa di Calcutta avrebbe trovato stucchevoli e fatto venire un prurito alle mani persino a Gandhi.
Ma se una parte di Lord Voldemort vive dentro Harry Potter, com’è che lui è così buono e teneroso?

Scena presente solo nel director's cut Harry Fotter
La prima ora e fischia del film scorre quindi piuttosto inutile, però era da mettere in conto, con la parte più interessante che si rivela essere quella dedicata al flashback su Severus e i genitori di Harry, l’unico momento che rivela qualcosa di più sui personaggi.
Una bella scena, finalmente, però non importa: quello che importa è il gran finale, ma che dico? Il super gran finale, quello con lo scontrone fatidico tra Harry Potter e Voldemort. Roba da far impallidire le Blog Wars tra il sottoscritto Cannibal Kid e Mr. James Ford.
E invece…

A livello di epicità, la battaglia finale di massa tra il Bene VS il Male non può competere con gli scontri pazzeschi de Le due torri e Il ritorno del re nel Signore degli anelli. Non c’è storia. Roba che se facessero uno scontro tra le due saghe, Harry finirebbe schiantato come il Napoli contro il Barcellona.
Il bacio così, improvviso e frettoloso tra Hermione e Ron appare come un momento gettato via, più che una scena romantica come ‘sti due poveri cristi avrebbero meritato. 10 anni di tira e molla ed è tutto questo che viene concesso loro? Ma che crudeltà!
Comunque non importa nemmeno questo. Quel che importa è Harry VS Voldemort.



"Conosci un buon chirurgo plastico, Harry?
Voglio un nasino nuovo come Paris Hilton..."
Round 1:
Harry Potter si dichiara “Ready to die, come Notorious B.I.G., yo bitch!”.
 “Il ragazzo che è sopravvissuto, venuto a morire”, replica contento Voldemort, pregustandosi una sfida di quelle infinite tipo quando da ragazzino si scontrava con gli amici a Street Fighter.
Così Voldemort passa all’attacco e pianta un raggio fotonico alla Dragon Ball che manda subito Harry Potter al Creatore.
O qualcosa del genere, visto che in una scena alla Matrix Revolutions finisce in una sorta di Aldilà con quella lagna di Albus Silente che io speravo già di non dovermi più sorbire.
Harry is dead and noone cares, canta vittorioso Voldemort, mentre il cadavere del maghetto più effeminato del mondo viene riportato da Hagrid a Hogwarts, in una scena che sembra di assistere alla Passione di Cristo, soltanto meno antisemita.
Ma Harry non è morto. Harry è ancora vivo… Uuuuh, che sorpresona!

Arriviamo così al Round 2: Harry VS Voldemort, again.
Moh la facciamo una sfida più decente?
Questa volta è Voldemort  a fare la fichetta e dopo una lotta senza esclusione di colpi (ma dove?) in cui Harry ottiene il prezioso aiuto del più sfigato di tutta Hogwars: Neville Paciock, che uccide il misterioso e pericolosissimo serpente. Ma pericolosissimo perché? Manco era un black mamba…
Il momento Neville stile rivincita dei nerd riporta alla mente Sam, l’improbabile quanto vero eroe del Signore degli anelli. Solo che in quel caso aveva un senso, visto che si era rivelato fin da subito come uno dei personaggi più interessanti dell’intera saga. Qui invece Neville non l’hanno mai cagato di striscio, se non per brevissime scene più o meno comiche, e poi all’improvviso mi diventa un supereroe? Mi sembra ‘na roba campata per aria così tanto per…
Panico pa-panico pa-panico paura!
Il colpo di grazia al temibile (ma dooooooove???) Voldemort glielo dà poi naturalmente Harry, perché l’eroe dev’essere a tutti i costi lui. D’altra parte il nome sui titoli di testa e sui libri è il suo, Harry Potter, mica Neville Paciock (o Neville Longbottom in inglese). Credete avrebbero venduto tutti ‘sti fantastiliardi di copie, di libri che si intitolavano tipo Neville Paciock e la pietra filosofale?
Con una facilità irrisoria, Harry disintegra così il temutissimo (ma ddda chi?) Voldemort, che si rivela una delle più grandi ciofeche di villain di tutta la storia del cinema. Una parte del (de)merito va di certo a Ralph Fiennes che, per quanto truccato di tutto punto, ha la credibilità come super cattivone di un Pikachu. Il resto lo fa la sua voce, che parla in mondovisione manco fosse Berlusconi con le sue cazzo di reti pubbliche e private unificate.
Ma ormai è finita.
Per tutti e due!

"Ocio, che se sniffi troppa coca ti vengono le narici come le mie!"
Ammazza che cattivone si è rivelato questo Voldemort: sono bastati un paio di bimbiminkia (mancava giusto Justin Bieber), che nemmeno si sono impegnati più di tanto, per mandarlo al tappeto. Dopo essersi resi tutti quanti conto che questo “mago” era un buffone impostore peggio di Silvan e a sconfiggerlo non ci voleva niente, Harry Potter non viene portato in trionfo né niente. Quando prima era tornato a Hogwarts era stato accolto da applausi, una ola, e scene di groupie che gli lanciavano le mutandine addosso, e adesso che ha eliminato una volta per tutte il più cattivone tra tutti i cattivoni non c’è manco uno che gli dice: “Bravo Harry, ben fatto.”
Vabbè, ma finisce così?
Non ancora…

L’ultima scena dovrebbe essere quella più toccante, visto che è ambientata 19 anni dopo che Voldemort è mort, con i nostri tre maghetti ormai cresciuti e adulti e un mezzo secondo di commozione l’ho anche quasi avuto.
La cosa migliore è Hermione/Emma Watson, che così conciata si rivela una gran bella MILF e finalmente non è più peccaminoso (e illegale) fare pensieri impuri su di lei. Con il trucco a Harry Potter invece ci sono andati giù davvero troppo pesanti. Facendo due conti, al termine delle avventure avrà avuto circa 18 anni + i 19 passati = 37 anni circa. Perché allora l’hanno conciato in un modo che neanche il Nongio quando fa il Father ne I soliti idioti è piazzato così male?
Harry con la mogliettina zoccoletta dai capelli rossi che non mi ricordo come si chiama da una parte ed Hermione e Ron dall’altra portano così i figlioletti nella stazione al binario 9 e ¾, quello magico che conduce dritti a Hogwarts. È la quadratura del cerchio, la fine dove tutto era iniziato, va bene. Ma dalla saga più fantasiosa e magica della letteratura contemporanea non era forse lecito attendersi un finale un minimo più fantasioso?
E invece no. Tutto è gettato lì in maniera veloce, così come lo scontro tra Harry e Voldemort. Spero che nel libro la Rowling abbia trattato i lettori con maggiore rispetto e abbia proposto un finale un pizzico più emozionante. Nel film invece mi sembra che tutta la parte finale sia stata buttata lì alla buona, come se avessero pensato: “Massì, basta. Sono 10 anni che la tiriamo avanti, finiamola più in fretta che possiamo”.
Ma già che c’erano, i furboni hanno anche pensato bene di tenersi una porta aperta per un’eventuale nuova serie futura, con protagonisti già bell’e pronti i figlioletti di Hermione, Ron, Harry e della tipa rossa che non mi ricordo il nome.

E così che finisce il mondo di Harry Potter, non con un bang, ma con un lamento.
Il lamento mio. Dopo 8 film 8 pensavo che per me ci sarebbe stato il lieto fine. Avevo immaginato che da scettico babbano quale ero in partenza, giunto al finale mi sarei trasforfato in un potteriano in lacrime per l’ultima scena. E invece l’ultimo film, che già pregustavo come il migliore, si è rivelato il più deludente della serie.
Affranto non perché Harry Potter è finito, ma da come Harry Potter è finito, ho allora deciso di immaginare un finale alternativo.
Come l’avrei fatto finire io?

"Dai cazzo, GianHenry!"
IL FINALE CANNIBALE
19 anni dopo aver sconfitto Voldemort, Harry Potter è un uomo alcolizzato e depresso che non ha più uno scopo nella vita, non avendo più un acerrimo nemico contro cui combattere. E così si sfoga con una relazione extraconiugale con Hermione, che l’ha sempre guardato con occhi pieni di desiderio del tipo: “Minchia come ti scoperei, Harry,” mentre il povero Ron non l’ha mai guardato così. E come passatempo, anziché fare incantesimi, Harry si sfoga a menare i figlia perché stanno scoprendo le loro prime magie.
Quando la moglie di cui non ricordo il nome becca Hermione mentre gli fa un soffocone, Harry rimane solo, divorziato e senza amici, giacché anche Ron gli volta le spalle. Nell’unico giorno del mese in cui il giudice gli consente di vedere i figli, Harry porta i suoi ragazzi allo zoo come nel primo film e qui ha una rivelazione. Mentre il suo figlioletto piccolo, quello che più gli assomiglia, l’Harry 2.0 insomma, sta combinando un altro dei suoi soliti casini, a lui viene in mente una cosa: rifilargli un bel coppino con la sola imposizione delle mani: “Coppinum coppinum, coppinum supremum!”
Ed ecco che il figlioletto cade a terra con la faccia nel fango ed Harry ride. Ride felice come un bambino, felice non lo era più stato negli ultimi 19 disastrosi anni lontano da Hogwarts. Capisce allora che è lì che deve tornare. A Hogwarts.
Grazie alle solite raccomandazioni e calci nel culo, Harry si guadagna una cattedra da docente in “Poteri stupidi applicati” e lì le cose procedono alla grande. Fino a che una studentessa minorenne non lo denuncia per molestie sessuali, perché a quanto dicono le voci diffuse in quel di Hogwarts, pare le abbia gridato: “Beccati sta bacchetta magica!”.
Qui per l’ex maghetto ha inizio una lunga battaglia legale, ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.
Ciao Harry!
(voto 6-/10)

lunedì 11 aprile 2011

Hey tu Potter, levale le mani di dosso

Harry Potter e i doni della morte: Parte I
(USA, UK 2010)
Titolo originale: Harry Potter and the Deathly Hallows: Part I
Regia: David Yates
Cast: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Bonnie Wright, Tom Felton, Evanna Lynch, Bill Nighy, Rhys Ifans, John Hurt, Jason Isaacs, Clémence Poésy
Genere: magico
Se ti piace guarda anche: tutti gli altri Harry Potter

Trama semiseria
Tutti danno la caccia a Harry Potter. Chissà perché? Eppure è così simpatico con quegli occhialini tondi e quell’aria da secchione e lo sguardo da: “Io sono meglio di tutti voi stupidi babbani!”. Un mistero davvero inspiegabile, che pare abbia commosso anche Gheddafi; il Rais sembra infatti si sia riconosciuto in questa insensata caccia all’uomo al punto da arrivare alle lacrime, chiedendosi: “Ma perché tutti ci vogliono morti? Peeeerché?”

Recensione cannibale
E così siamo arrivati all’ultima avventura per il 4occhi Harry Potter, quello zoccolone di Hermione e il rosso Red Ronnie. Scherzo, naturalmente, ché io a sti ragazzetti voglio un bene dell’anima come fossero fratellini miei e a Hermione come a una cugina di terzo grado, una di quelle scopabili senza un rischio troppo elevato che vengano fuori dei figli handicappati, per capirci.
Ok, dopo essermi sfogato con questo momento molto poco politically correct che mi avrà fatto perdere qualche unità nel counter dei lettori fissi, mi spreco e cerco di concentrarmi sul film. Certo che pure io vado a cercarmele, visto che l’ultima volta che ho osato fare ironia sulla saga dal seguito di tipo religioso della J.K. Rowling avevo toccato un tasto delicato come solo quando avevo scherzato sulla Sacra Sindone. E tra un po’ arriverà pure la beatificazione di Woytila… ahia, mi sa che quell’argomento è meglio non affrontarlo che poi mi cancellano il blog del tutto.
Che poi mi piacciono anche, i film di Harry Potter, però se non si è proprio appassionati al 200% di questo magico mondo a tratti sono anche un pochetto noiosi -e dai, ammettiamolo- e quindi se non si divaga un attimo il rischio di appisolarsi è alto. Zzzzzzzz

La partenza di questi doni della morte comunque è davvero notevole, con una frase solenne di quelle da incorniciare e adattissime anche all’infuori del contesto potteriano:

Questi sono tempi duri, non lo si può negare. Forse il nostro mondo non ha mai affrontato una minaccia come quella di oggi. Ma io dico questo a tutta la cittadinanza: noi, sempre vostri servitori, continueremo a difendere la vostra libertà e a respingere le forze che tentano di portarvela via.

Esattamente quanto sta facendo il nostro Governo: difendere la nostra libertà. Non vi pare?

Dopo una frasona subito da incorniciare, c’è una scenona ancor più magnifica con Hermione/Emma Watson che si autocancella dalle foto e dai ricordi dei genitori. Un inizio da lacrime agli occhi che sembra preludere a un capolavoro, ma poi il film si attesta su standard potteriani più consueti. Standard abbastanza buoni, per carità, però dopo un attacco così fulmineo era lecito attendersi un qualcosa di più, che magari -lo spero- arriverà con la parte II, la vera fine di tutto. O almeno, la fine di tutto per i potteriani. Perché noi babbani a forza di appassionarci alle vicende dei maghetti saremo anche diventati mezzosangue, ma della fine delle avventure di Potter e Co. ce ne potremo fare anche una ragione.

Le vicende di quest’ultimo episodio si fanno più interessanti visto che (finalmente per noi babbani) viene abbandonata la cara vecchia Hogwarts in favore del mondo reale, che poi così reale non è visto che gli ambienti rimangono comunque fortemente magici e (quasi) meno realistici di un reality-show. Viene quindi introdotta qualche situazione curiosa di semi-normalità, come quando i tre maghetti vanno a prendere un cappuccino in un bar e sembrano spaesati quanto i tre “cloni” in una scena analoga di Non lasciarmi - Never Let Me Go. Io però continuo ad aspettarmi ancora di più in questo senso dalla parte II, tipo uno scenone in cui Harry, Hermione e Ron vanno già in un locale underground e si sballano come la Nina di Black Swan o come i loro coetanei di Skins e Misfits. Mi rendo conto che le probabilità che ciò succeda nel mondo potteriano sono esigue quanto quelle dell’Inter di ribaltare il 2-5 subito con lo Schalke 04, però la speranza è sempre l’ultima a morire.

Il film regala diversi altri momenti validi, che lo rendono forse il capitolo migliore sinora. Ecco i miei highlights:
- La scena con vari personaggi che si tramutano in Harry Potter, permettendo dopo 10 anni al povero (si fa per dire) Daniel Radcliffe un po’ di libertà recitativa per staccarsi dal suo personaggio, per quanto appena per pochi istanti.
- L’interessante conflitto tra Harry e Ron (comunque rapidamente risolto).
- La scena di ballo tra Harry e Hermione, con i due che hanno un’intesa sessuale vicina alla coppia scoppiata Depp/Jolie in The Tourist, però almeno loro fanno tenerezza.
- La visita di Harry alla tomba dei genitori, molto toccante.
- L’avvincente fiaba dei doni della morte raccontata da Rhys Ifans nel per lui solito ruolo da scoppiato fuori di testa.
- Il commovente addio all’eroico elfo Dobby, il momento per me più struggente finora dell’intera saga. Perché la morte di Albus Silente, che ormai aveva superato i 150 anni di età, non era poi così da lacrime.

E poi ci ritroveremo come star a bere del whisky al Roxy Bar insieme a Red Ronnie, a Hermione e al maghetto Potter per la seconda metà, questa volta l’ultima e definitiva, del capitolo conclusivo dei Doni della morte. E chissà che dopo essere passati da semplici babbani a mezzosangue, non ci trasformeremo anche noi in potteriani doc. Potere della magia.
(voto 7+)

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