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lunedì 25 gennaio 2016

Che brutta persona che era Steve Jobs





Steve Jobs
(USA, UK 2015)
Regia: Danny Boyle
Sceneggiatura: Aaron Sorkin
Tratto dal libro: Steve Jobs di Walter Isaacson
Cast: Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen, Jeff Daniels, Katherine Waterston, Michael Stuhlbarg, Perla Haney-Jardine, Ripley Sobo, Mackenzie Moss, John Ortiz, Sarah Snook
Genere: informativo informatico
Se ti piace guarda anche: Halt and Catch Fire, The Social Network, The Newsroom

Steve Jobs era un brutto figlio di buona donna. Era egoista. Egocentrico oltre ogni misura, tanto che non esitava a paragonarsi a Dio. Era un sociopatico, o qualcosa del genere. Amava farsi odiare dalle gente o, semplicemente, non gliene fregava niente di ciò che pensava la gente, salvo poi cercare il loro consenso attraverso le sue popolari creazioni. Il suo contributo al mondo dei computer è stato più a livello estetico che non pratico. I meriti delle sue invenzioni più geniali forse non è che fossero tutti suoi. Lui, di suo, probabilmente non ha creato un bel niente. Può essere considerato un genio semmai del marketing, più che dell'informatica. Le persone a lui vicino le trattava per lo più da schifo e come padre è stato davvero così così. Per non dire pessimo.

"Bambina, questo computer non è un giocattolo, ma un'opera d'arte. Quindi tieni giù quelle zampe!"

martedì 3 settembre 2013

ROSARIO DAWSON E’ UN TRANS, VOLEVO DIRE E' IN TRANCE




In Trance
(UK 2013)
Titolo originale: Trance
Regia: Danny Boyle
Sceneggiatura: Joe Ahearne, John Hodge
Cast: James McAvoy, Rosario Dawson, Vincent Cassel, Danny Sapani, Tuppence Middleton, Wahab Sheikh, Mark Poltimore
Genere: ingarbugliato
Se ti piace guarda anche: La migliore offerta, L’ipnotista, Inception, Stay - Nel labirinto della mente, Se mi lasci ti cancello

Ritmo. Se c’è una cosa che Danny Boyle riesce a fare è dare subito a una pellicola un ritmo incalzante. È come uno di quei deejay producer cool che prende un pezzo tranquillo, lo remixa e lo rende una bomba. Ci sono registi rock, come Cameron Crowe, registi jazz come Clint Eastwood, registi indie pop come Harmony Korine e registi electro. Danny Boyle è un regista electro. Unz unz unz unz unz unz.
Con Trance conferma questa teoria. Almeno nella prima parte. Come spesso accade, i suoi film cominciano a bomba e, proprio come delle bombe, capita che a volte esplodano. Non intendo in senso positivo. Succedeva ad esempio con i comunque sottovalutatissimi Una vita esagerata e The Beach, pellicole che iniziavano alla grande e poi lungo il tragitto si perdevano un po’, rimanendo pur sempre delle visioni più che interessanti, nonostante il primo sia stato largamente ignorato e il secondo sia stato ampiamente sbeffeggiato dalla critica, forse come punizione nei confronti di Leonardo DiCaprio e del suo enorme successo a bordo del Titanic. Accadeva anche con l’invece sopravvalutato 28 giorni dopo, che può vantare una prima parte notevole, soprattutto le scene ambientate in una Londra deserta, ma che nella seconda si trasforma in uno zombie movie piuttosto convenzionale. Discorso analogo si può fare con The Millionaire e 127 ore, film che pure mi sono piaciucchiati abbastanza, ma pure loro discontinui e non fenomenali soprattutto nella seconda parte.
Con Trance le cose procedono alla stesso modo, con la differenza che la qualità del copione del film è inferiore a quella delle sue opere precedenti. In Trance parte allora col piede giusto, tiene un ritmo frenetico, indiavolato, persino troppo, considerando come poi inevitabilmente freni, fino a rallentare in maniera preoccupante.

"Parla pure, Rosario. Hai la mia più completa attenzione... ZZZZZZZ."
All’inizio, Danny Boyle ci scaraventa subito dentro la storia, una trama thriller che vede James McAvoy nei panni di un banditore d’aste. La mente corre subito all’italiano La migliore offerta, l’ultimo acclamato e sopravvalutato di Giuseppe Tornatore. McAvoy ha un ruolo simile a quello di Geoffrey Rush, con la differenza che fisicamente somiglia di più a Jim Sturgess. Non so perché, sarà perché forse si somigliano realmente, ma io James McAvoy e Jim Sturgess li confondo sempre. In più, sembrano seguire lo stesso destino: erano due attori britannici promettenti, che però fino ad ora le promesse di film come Espiazione e Across the Universe non le hanno mantenute. Per niente.
Comunque, lo Sturgess, intendevo dire il McAvoy Royale, si ritrova suo malgrado dentro un complicato intreccio criminale. Durante un’asta da lui condotta, un prestigioso e costosissimo quadro sparisce misteriosamente. L’ha fregato lui? L’ha fregato quel delinquentello di Vincent Cassel? L’ha fregato lui per quel delinquentello di Vincent Cassel?

"Zitto, Cannibal. Macché trans, ormai sono operata e sono una donna al 100%."
Non lo sappiamo. Nemmeno lui lo sa. Dopo il furto, James McAvoy ha avuto un incidente e non ricorda più dove ha messo il quadro. Per ritrovarlo, Vincent Cassel, nonostante il divorzio in forma recitativa più bellucciana del solito, lo costringe allora a farsi ipnotizzare per recuperare la memoria e andare a sgamare il quadro. Qui entra in gioco Rosario Dawson. Ecco, l’unica parte in cui io vedrei bene Rosario Dawson è quella del trans brasiliano. Come ipnotista invece no. Davvero no. Non si può vedere. Dove ha imparato a recitare? All’Angelina Jolie School of Acting?
Per i fan della Rosario Dawson’s Creek, segnalo che qui appare tutta nuda.
Per i non fan della Rosario Dawson’s, dico che la suddetta scena del tutto gratuita (e io che mi lamento di una scena di nudo femminile è un inedito assoluto) fanno solo sbandare il film nei pericolosi sentieri del thrillerino trash soft erotico alla Basic Instinct 2, manco alla Basic Insinct 1.

"Bello questo quadro. Molto... profondo!"
Se la partenza a mille fa ben sperare, lo sviluppo non è quindi dei migliori. Il film si incarta su stesso, annoia fino al punto da far cadere quasi lo spettatore – o almeno me – in trance, e qui va riconosciuto a Boyle se non altro di avergli affibiato un titolo premonitore. Verso la fine, si mette poi a inanellare colponi di scena e rivelazioni una in fila all’altra e cerca soluzioni assurde manco fossimo in una puntata di Pretty Little Liars, solo meno divertente.
Tra viaggi nella mente che si confondono alla realtà, Trance vorrebbe forse essere un lontano parente di Inception, o addirittura di Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind). A voler essere generosi e a considerarlo tale, potremmo definirlo un cugino scemo di decimo grado dei film di Nolan e Gondry. A voler fare degli accostamenti più adatti alla qualità di questo film, invece, siamo dalle parti di Stay – Nel labirinto della mente, però meno affascinante, o dello svedese L’ipnotista, però meno soporifero, o ancora del già citato La migliore offerta. Con la pellicola italiana condivide la vaga tematica artistica di fondo, una buona partenza, un triangolo sentimental-mentale, e una risoluzione finale beffarda quanto poco convincente.

"Che mal di testa m'è venuto!
Chissà perché?"
Un mezzo passo falso allora per il buon Danny Boyle, che comunque anche qui dimostra di possedere una tecnica cinematografica notevole. Un po’ come capitato all’ultimo Park Chan-wook di Stoker, i problemi non sono da attribuire tanto a loro, quanto alla scelta di sceneggiature improbabili, sessualmente vagamente pruriginose e con personaggi abbozzati, che non coinvolgono mai veramente.
Trance si perde tra le sue mille trame, nella sua voglia di stupire a tutti i costi, nelle sue svolte continue che anziché disorientare o sorprendere finiscono per dare sui nervi. Danny Boyle ci prova a tenere su il ritmo, lui che è un maestro nel pompare, ma questa volta nemmeno lui può niente di fronte a un thriller che puzza di già visto e non offre niente di nuovo, né all’interno del genere, né all’interno della filmografia del talentuoso regista inglese. Il classico filmetto di passaggio, in attesa che il qui bollito Boyle sforni finalmente l’atteso, attesissimo Porno, il sequel di Trainspotting. Sono sicuro che allora il ritmo tornerà a salire e non scenderà più, unz unz unz unz unz unz.
(voto 5,5/10)



mercoledì 10 luglio 2013

PORNO SUBITO




Irvine Welsh “Porno”
(libro, 2002)
Casa editrice: Guanda
Pagine: 540

Sono un ritardato.
Con i libri, sono un ritardato.
Se per quanto riguarda cinema, musica e serie tv cerco sempre di stare dietro alle ultime novità, persino in maniera maniacale, in campo letterario non riesco a essere altrettanto attento. E così ho recuperato soltanto adesso il sequel di uno dei miei cult letterari adolescenziali, Trainspotting. Porno riprende a una decina d’anni di distanza le avventure dei tossici che avevamo lasciato “scegliere la vita” e io ho deciso finalmente di aggiornarmi sui loro “nuovi” sviluppi, nonostante il libro fosse uscito già nel lontano 2002.
No, non c’ho messo 11 anni per leggerlo tutto. Non sono così ritardato. L’ho recuperato soltanto nelle ultime settimane e ho infine deciso di sapere che cosa succede a questi disperati scozzesi. E cosa succede?

Succede che l’eroina è stata sostituita da altre dipendenze, soprattutto quella per la cocaina. Pensavate che i nostri (anti)eroi si fossero ripuliti? Andiamo, siete davvero così ingenui? I trainspotters continuano a bere e a farsi alla grande, anche a 30 anni suonati, solo non vanno più di pere. Come cantavano quegli altri drugà dei Dandy Warhols in “Not If You Were the Last Junkie on Earth”, ormai “Heroin is so passe”.
Come si può intuire dal titolo di questo nuovo lavoro di Irvine Welsh, il filo conduttore è però un altro. Non la droga, il porno. E Sick Boy, un po' a sorpresa, è diventato il vero protagonista principale di questo libro, comunque pur sempre corale.


Tornato a Edimburgo dopo la sua non troppo fortunata parentesi londinese, Simon "Sick Boy" Williamson gestisce un bar e si ritrova pure a fare il regista. Il regista non come Malick, Tarantino e manco come Michael Bay, ma il regista di una pellicola per adulti amatoriale, però con ambizioni professionali. Poco a poco, oltre a lui entreranno in gioco in qualche modo anche tutti gli altri protagonisti di Trainspotting.

Il più fattone di tutti, Spud?


Presente.
Credete si sia ripulito? Andiamo, continuate a essere così ingenui?

Il pazzo criminale Begbie, o meglio Franco Frank Francois Begbie?


Presente pure lui. Ancora più pazzo, violento e pericoloso di un tempo. Appena uscito di galera e assetato di vendetta.
Nei confronti di chi cercherà la vendetta Begbie, così come pure Sick Boy?
Verso di lui, naturalmente: Mark Renton. Quello che li ha fottuti alla fine di Trainspotting, ricordate?


Rents è finito in quel di Amsterdam, fa il proprietario di un disco locale fighetto e sembra ormai lontano miglia, se non anni luce, dalla vita dei suoi ex amichetti tossici. Fino a che Edimburgo non lo richiamerà a sé e a un inevitabile confronto/scontro con Sick Boy e Begbie…

Porno è un libro divertente, ma anche molto amaro. Tornare a seguire le vicende di questi disperati, più qualche nuovo personaggio aggiunto come la disinibita zoccoletta Nikkie, è come ritrovare delle vecchie conoscenze. Non degli amici simpatici di cui non potevi fare a meno, piuttosto come dei tizi che conoscevi e che pensavi avessero fatto una brutta fine e invece sono ancora lì, vivi e (più o meno) vegeti, e la curiosità di sapere che stanno a combinare è troppo forte. Nonostante la lunghezza oltre le 500 pagine, Porno si legge con grande velocità e impressionante facilità, una più che piacevole lettura per ingannare l’attesa di vedere cosa ne uscirà dal sequel cinematografico di Trainspotting, diretto ancora da Danny Boyle. Il cast della nuova pellicola vedrà il ritorno dei vari Ewan McGregor, Robert Carlyle, Jonny Lee Miller, Ewen Bremner, così come anche Kelly MacDonald, l’interprete di Diane che pure nel romanzo fa di nuovo capolino. A quanto pare, la versione cinematografica sarà un adattamento molto libero del libro e in ogni caso ci sarà da aspettare ancora parecchio, visto che l’uscita nelle sale è prevista tipo per il 2016. Evidentemente a Danny Boyle e soci piace prenderla con calma, persino più di me.

Poster fan-made trovato in rete, non troppo indicativo di come sarà davvero il film.

Si potrebbe pensare a Porno come a un libro fuori tempo massimo, a un revival degli anni Novanta, e invece no, sbagliato. Così non è. Non è neanche un nuovo cult assoluto, intendiamoci, Trainspotting resta irreplicabile, eppure la scrittura di Irvine Welsh ha mantenuto la freschezza e l’ironia di un tempo e allo stesso tempo ha aggiunto una ulteriore punta di cattiveria e, sì, di amarezza. I protagonisti non hanno più la sfrontatezza dei ventenni. Sono ancora dei disperati affamati di vita, tossicodipendenti magari non più tanto tossici (beh, Spud sì) ma ancora dipendenti. Dipendenti della coca, dell’alcol, della figa, del successo, soprattutto della voglia di dimostrarsi superiori l’uno all’altro e di fottersi a vicenda. History repeating, la storia si ripete e Irvine Welsh ce li ripropone cresciuti, un pochino maturati, ma alla fine fondamentalmente sono sempre gli stessi stronzi di un tempo.
E cazzo se mi erano mancati.
(voto 7,5/10)

martedì 19 giugno 2012

EURO BLOG WAR - Secondo tempo

"Vai Cannibal!"

Prosegue la partita tra il sottoscritto Cannibal Kid e il mio blogger-enemy Ford.
Questa volta il campo di scontro scelto è quello degli Europei 2012.

Abbiamo selezionato apposta per voi adorato pubblico sugli spalti due squadre composte da attori e registi provenienti dai paesi partecipanti alla competizione calcistica.

Ieri abbiamo assistito al primo spento tempo della Euro Blog War sfida, con gli sbadigli provocati dall’11 messo in campo dal Mister più scarso del mondo cinematografico e calcistico: Mister James Ford. Una selezione parecchio scarsina, passata sul terreno di gioco senza lasciare alcuna traccia visibile.

Oggi invece ci si diverte, con una formazione cannibale imprevedibile e tutta orientata all’attacco. Pronta a scardinare il catenacciaro fordino fordiano e a conquistare il pubblico pagante. E pure quelli entrati di straforo.

Ecco a voi i miei 11 calciattori-registi.


"Chi non salta un fordiano è, è!
1 Roman Polanski, Polonia (Rosemary’s Baby)
Cannibal Kid In porta, un uomo che è abituato a difendersi, visti i numerosi attacchi personali subiti, sia per l’assassinio della moglie Sharon Tate compiuto dai seguaci di Charles Manson, sia per la famigerata questione dello stupro. Questione che ha fatto rimanere Roman Polanski agli arresti domiciliari, quindi ormai è abituato anche agli spazi stretti e lo vedo quindi bene a stare tra i pali. Inoltre, il polacco è un regista di grande esperienza e sicurezza e queste sono doti molto utili per un portiere.
Nell’ambito della sua lunga carriera, il polansko ha spaziato molto tra vari generi, ma di certo l’ambito in cui se la cava meglio è la costruzione della tensione e Rosemary’s Baby è un saggio sull’argomento. Ford, non fartela sotto, mi raccomando ahahah!
Per quanto sia del 1968, Fordmary è un film estremamente moderno, costruito su dialoghi fitti, movimenti di macchina avvolgenti, un crescendo della suspance pazzesco che oggi va molto, si vedano ad esempio i film di Ti West, il Tarantino di Bastardi senza gloria o anche una serie come Breaking Bad. Attualissima anche la tematica satanico-stregonesca che troverà poi grande fortuna da L’esorcista in poi fino a tutti i vari cloni di oggi.
Un capolavoro moderno capace di mettere al rogo tutti i classici passatissimi proposti dal satanico Ford Manson.
Mr. James Ford Nonostante l'ottima scelta cinematografica, Polanski risulta vecchio anche più del vecchio cowboy Ford e del finto giovane e già spompatissimo - e troppo pompato - Ti West, che starebbe bene giusto come raccattapalle in fondo alla rete cannibalesca.
Un ultimo baluardo dedito al gioco del nascondino che ben poco potrà fare per opporsi agli attaccanti fordiani.

Una povera vittima degli scontri tra tifosi fordiani e cannibali.
2 Giorgos Lanthimos, Grecia (Kynodontas - Dogtooth)
CK A ficcare i tacchetti canini sugli sterili attaccantini fordiani, ci pensa un terzino davvero tosto e bastardo: Giorgos Lanthimos, autore di uno dei film più sorprendenti e allucinanti degli ultimi anni, il greco Kynodontas.
Guardando una pellicola del genere, la Grecia almeno da un punto di vista cinematografico appare tutt’altro che in crisi. L’unica crisi è quella di Ford. Quella di mezza età? No, quella della terza età! uahahah
JF Un terzino destro arcigno e cattivo, Lanthimos, che nonostante la buona volontà rischierà giusto di lasciare in dieci la già provata compagine targata Cucciolo Eroico con la sua eccessiva dose di violenza.
E considerate le contestazioni all'Ucraina vessatrice canina, già prevedo quelle rispetto al Giorgios persecutore felino.
CK Tranquillo, Ford, che Lanthimos non verrà espulso. Ho fatto un telefonata a Moggi e mi ha detto che all’arbitro ci pensa lui…

"Dopo questa, voglio staccare la testa pure a Ford!"
3 Juan Antonio Bayona, Spagna (The Orphanage)
CK Dall’affascinante e vitale scena horror spagnola, ecco una super chicca che giusto un super pirla come Ford può non apprezzare.
The Orphanage è un horror profondamente umano, con la rara dote all’interno del genere di raccontare una storia magnifica, fantasiosa e persino commovente. E poi qualche brivido lo mette anche e tiene a distanza gli attaccanti sempre più neutralizzati della formazione di un coach Ford che non sembra pronto per la serie A cannibale.
JF Il coach Ford, ben saldo in panchina con la sua fedele bottiglia - anche vice allenatrice -, ride di un terzino sinistro piuttosto debole, ben lontano dalle meraviglie del suo compatriota Del Toro, che con Il labirinto del fauno si sarebbe mangiato il povero Bayona, orfano del talento degli attaccanti avversari.
CK Bottiglia di cosa? Di acqua santa per fare i tuoi riti scaramantici da Trapattoni di serie Z? Nemmeno quelli possono salvare la tua squadra dalla sconfitta…
JF Penso opterò per il rhum, che viene anche buono nel caso si concludesse la partita con una bella rissa in campo. Tu sei pronto a qualche molotov fordiana?
CK Certo, radical Ford!



"Nella squadra cannibale si sta come in Paradiso!"
4 Ingmar Bergman, Svezia (Persona)
CK Un regista difficile da penetrare che è una garanzia per la difesa cannibale e che incredibilmente mette d’accordo sia me che Ford. Potere svedese, credo, e l’IKEA non c’entra niente.
Tra le sue perle, la mia scelta è ricaduta su Persona, un film pazzesco, letteralmente pazzesco. Un’opera intricatissima costruita in pratica tutta su due personaggi e sulle loro menti. Non un thriller in senso stretto, eppure una visione tesissima. A livello visivo poi è enorme, ricca di invenzioni e con un uso del b/n ai massimi livelli. Oserei dire in una delle mie solite dichiarazioni megalomani che con questo film il bianco e nero ha raggiunto il suo apice assoluto. E oserei anche dire che Mr. Ford con la sua lista ha raggiunto un nuovo apice assoluto di pretenziosità, con tutti i suoi registucoli e filmucoli che giusto lui e pochi altri sciagurati hanno visto.
JF Il potere svedese di Bergman e della sua lanterna magica non si discute, tanto che, come un novello Pirlo cinematografico, lo svedese per antonomasia del Cinema riesce a mettere d'accordo il milanista Ford e lo juventino Cannibale. Potere svedese, anche più tosto di quello di Grayskull!

5 Lars Von Trier, Danimarca (Le onde del destino)
CK Coppia di centrali rocciosi e indecifrabili, Von Trier e Bergman non fanno nemmeno avvicinare il per nulla fortissimo ma solo fordissimo (e non è un complimento) attacco rivale.
E se qualcuno prova a passare, quel bastardo di Lars è pronto a spezzargli immediatamente le gambine!
Von Trier conferma con Le onde del destino la sua cattiveria in quello che forse è il suo capolavoro assoluto, in mezzo ai suoi tanti, facendone passare di tutti i colori alla povera Emily Watson.
Con un filmone del genere, c’è poco da fare per la spenta compagine fordiana. È scritto nelle onde destino che l’11 cannibale vinca senza problemi!
JF Nonostante Le onde del destino sia indiscutibilmente un ottimo film - il mio secondo favorito nella classifica dedicata a Von Trier -, lo stesso è anche segno del tempo che è passato trasformando un regista incredibilmente promettente in un pazzo megalomane dalle ambizioni divine, e non sto parlando del Cannibale.
Rischio grosso per il coach Katniss, che vedrà ben presto la sua squadra ridotta in nove con la seconda espulsione di seguito.
CK Secondo preferito? E il primo qual è, Antichrist? aaahahah
Nonostante la protezione di Moggi, Von Trier verrà comunque di certo espulso come persona non grata. Non prima però di aver decimato gli omini fordiani con i suoi graditi fallacci. Ed essersi divertito un mondo a farlo!

"Dai ragazzi, che battere Ford sarà una passeggiata!"
6 Francois Truffaut, Francia (I quattrocento colpi)
CK In cabina di regia della formazione cannibale, il regista per eccellenza, le metteur en scène, Francois Truffaut. Con lui a orchestrare il gioco, tutto è più facile per il cannibal team.
I quattrocento colpi è un esempio di cinema totale, una storia di formazione messa in scena in maniera strabiliante e fantasiosa da Truffaut e con il suo titolo è perfetto anche come punteggio: Cannibal - Ford 400 a zero.
JF I quattrocento colpi del genio di Truffaut verranno sgominati senza troppi complimenti dagli arcigni centrocampisti di Frontiera della squadra cowboy, pur se con un velo di malinconia per un talento come pochi del Cinema sprecato in una squadra di primedonne guidata dalla primadonna per eccellenza, il mister Cannibalinho.

"Schhh Ford, 11 rane a zero e a casa!"
7 Danny Boyle, Inghilterra (Trainspotting)
CK Sulla fascia, la velocità di Danny Boyle. Talento discontinuo, capace di grandi colpi così come di partite meno riuscite, è comunque in grado di stupire sempre, sia in positivo che in negativo. Nonostante gli Oscar dati al carino ma comunque sopravvalutato The Millionaire, la sua pellicola migliore è, e probabilmente resterà sempre, Trainspotting. Film simbolo degli anni ’90, imitatissimo, con una colonna sonora più che strepitosa, attori in formissima, una rappresentazione del mondo dei tossici ironico, divertente e privo di moralismi. Un treno in corsa che non può essere fermato dai registi statici di coach Ford, per cui di rapido prevedo solo un imminente esonero.
JF Ennesima scelta rischiosa del mio avversario, che pare anche nel disporre la sua formazione avventato almeno quanto il suo nome ci ricorda ogni giorno.
E come ogni adolescente finirà per vivere un brutto risveglio, quando i supplementari spezzeranno il fiato di un regista con ottimi numeri incapace, però, di reggere alla distanza.
Una partita di 127 ore, il buon Boyle, non riuscirà a giocarla neppure se fatto come un cavallo ed inseguito da una mandria di zombies assatanati.
CK Ma perché, ti credi di arrivare ai supplementari? Nonostante il tuo gioco catenacciario, la rischiosa formazione cannibale a fine primo tempo t’ha già messo sotto 7 – 0!
JF Di certo non ci arriva Boyle, che sarà più ubriaco di me già al fischio d'inizio, da buon anglosassone! Ahahahahaha!

"Scusa Cannibal, non so a chi ti riferisci: Ford chiii?
Io non gli ho mai parlato in vita mia..."
8 Filippo Timi, Italia (La doppia ora)
CK Sull’altra fascia corre la concretezza di Filippo Timi, talento raro del cinema italiano, un attore come Dio comanda, uno dei nostri rari interpreti che vedrei bene anche all’interno di qualche produzione internazionale. Per il momento intanto ha lasciato il segno in una serie di pellicole italiane. Su tutte, la mia preferita è La doppia ora, thriller teso e affascinante, che davvero ben poco ha a che fare con il resto della scena italiana. Ma per riuscire a recuperare lo svantaggio, alla squadra di Ford non basterebbero nemmeno una doppia ora, figuriamoci 90 minuti. Arbitro, vai pure di triplice fischio, che la vittoria è già tutta cannibale!
JF Con Filippo Timi ho chiacchierato più di una volta, un tipo simpatico e alla mano, ironico ed interessante. Peccato che sia costretto dalla sua timidezza ad un guscio che lo lascerà intrappolato sulla linea mediana, un pò come un film che, rispetto ad altri interpretati dal promettente attore - uno su tutti, Vincere -, risulta davvero poca roba.
Un pò come il team Cannibale.
CK Ed ecco Ford in versione amico dei VIPs con i suoi aneddoti gossippari. Guarda che non siamo nello studio del Grande Fratello, Mr. James Signorini. Qui si parla di calcio e di cinema. Campi su cui faresti meglio a non mettere piede, ma guardare dalla tribuna. Sempre che i teppisti come te li facciano ancora entrare…
JF Ho ottenuto un permesso speciale solo per poterti battere direttamente dal Gran Visir di This is England, capo supremo degli hooligans. E non ti basteranno i tuoi piccoli cops bastardi senza gloria, per fermarmi!

"Guardate, io per non sentir più le scemenze
di Ford me ne vado nello spazio!"


9 Michael Fassbender, Germania/Irlanda (Shame)
CK Punta d’attacco solida, l’attore tedesco naturalizzato irlandese è pronto a infilare tutte le palle che gli capitano nella porta fordiana. Chi avesse dubbi in proposito si vada a vedere quel gran filmone che è Shame, in cui Fassbender mostra tutte le sue doti. Recitative, naturalmente. Cos’altro vai pensando, maliziosissima Jane Forda?
JF Eh, la Shame è una brutta bestia. Ti sorprende quando meno te lo aspetti, anche quando sicuro di certe doti entri in campo senza pantaloncini.
Si prospettano momentacci per il buon Fassbender - pure bravo, per carità -, soprattutto a seguito di quest'ultimo film in cui nonostante le sue dimensioni artistiche tutto pare fermarsi alla superficie. Un pò come lo sterile attacco Cannibale, che resterà inchiodato allo zero sul tabellino.
CK Sei tu che ti fermi alla superficie, perché il film di McQueen dietro a una magnifica cornice visiva riflette benissimo la società attuale come pochi altri film. Shame on you, Ford!





"Wow, la formazione cannibale è davvero esaltante!"
10 Valérie Donzelli, Francia (La guerra è dichiarata)
CK La fantasista della squadra cannibale è Valèrie Donzelli, giovane talento emergente del cinema francese, autrice di uno dei film più emozionanti e imprevedibili degli ultimi tempi, una pellicola sul cancro che a sorpresa riesce anche a far ridere. Girato con un sacco di spunti e idee, La guerra è dichiarata è una dichiarazione di guerra al cinema convenzionale e conservatore tanto amato da Ford.
La donzella è una regista e attrice già capace di enormi prodezze e pronta con i prossimi film a stupire ancora di più. Un acquisto eccellente per il team cannibale anche in prospettiva futura, con Ford che invece è capace solo a guardare al passato. O alla serie B, serie B, serie B!
JF Un numero dieci giovane e a sorpresa, nonostante la presenza del veterano Truffaut.
Non ho ancora visto il film e non mi pronuncio in merito, ma l'impressione è che la buona Donzella sia un pò gracilina per la conservatrice - di risultati e reti inviolate - difesa del fortino made in Fordland.
La prossima volta la buona Valerie dovrà valutare bene con il suo agente rispetto alla squadra da scegliere.
CK Il team cannibale sorprende sempre! Al contrario del prevedibile, e facilmente annientabile, modulo fordesco vecchio stile. Ah, Ford, non so se lo sai, ma rispetto ai tuoi tempi hanno introdotto la regola del fuorigioco. Dillo ai tuoi difensori, anche se ormai è troppo tardi! ahahah

"Cassano? Fortuna che la testa l'ha usata per segnare.
Per parlare, invece, mi sa che usa un'altra parte del corpo. Come Ford..."
11 Mila Kunis, Ucraina (Il cigno nero)
CK Nello scoppiettante tridente cannibale, Mila Kunis è pronta a sfruttare ogni distrazione della difesa fordiana grazie alla sua accecante bellezza e talento. Danzando come un cigno nero tra le file lente dei difensori messi in campo a casaccio dal mio blogger rivale, regala l’ennesima rete ai Galacticos cannibali. Per quanto strepitosa nel film di Aronofsky (pure lui di origini ucraine), anche lei è da tenere d’occhio in prospettiva futura. Mentre di nero per Ford e i suoi tristi 11 non c’è il cigno, ma solo il futuro.
JF Mila Kunis, per quanto messa in campo con lo scopo unico di distrarre la compagine avversaria volteggiando nel letto con la sua compagna di merende Natalie Portman, verrà facilmente soffiata via come una piuma - di cigno, ovviamente - dalla granitica difesa blaufordiana, asserragliata per difendere i colpi di genio dei suoi gaudieschi attaccanti. Bye bye, merengues.
CK Bye bye, scarpones!

venerdì 21 gennaio 2011

127 ore: Certo che per rimanere bloccato in un canyon devi essere un bel pirla

127 ore
(USA, UK 2010)
Titolo originale: 127 Hours
Regia: Danny Boyle
Cast: James Franco, Clémence Poésy, Kate Mara, Amber Tamblyn, Treat Williams, Kate Burton, Lizzy Caplan
Genere: stuck in the middle
Se ti piace guarda anche: Into the Wild, Jackass, Buried, Phone Booth
Uscita italiana: 11 febbraio (per IMDb), 25 febbraio (per MYmovies, ma mettersi d’accordo una volta no?)

Trama semiseria
Aron Ralston è uno spirito libero, un tizio spericolato, una sorta di Christopher McCandless di Into the Wild però più idiota tipo Johnny Knoxville o Steve-O di Jackass. Mentre si fa una “tranquilla” escursione in mezzo a un canyon dello Utah, cade e finisce con un braccio bloccato in mezzo a una roccia. Una situazione disperata e senza speranze, soprattutto considerando come il buon Aron, dall’alto della sua immensa saggezza, abbia deciso di NON comunicare a nessuno del suo viaggetto. Come diavolo farà allora a salvarsi?

Recensione cannibale
127 ore fa parte di quel tipo di film claustrofobici per cui non ho una particolare passione. Un recente caso di pellicola che parte da un presupposto simile a questo è ad esempio Buried, il film in cui Ryan Reynolds si trova sepolto vivo dentro una bara: sempre meglio che fare la cazzata di divorziare da Scarlett Johansson, però comunque una gran brutta situazione. Laddove però lì è tutto è giocato sull’idea di sviluppare un’intera pellicola dentro un unico ristretto ambiente, con un risultato che mi ha lasciato alquanto perplesso, in 127 Hours per fortuna Danny Boyle (uno che ha fatto Trainspotting e The Millionaire, mica un pirla come il protagonista del film) non si pone dogmi o limiti di alcun tipo e decide di avvalersi di tutti gli espedienti cinematografici necessari per rendere più avvincente la vicenda di un povero sfigato finito bloccato in una situazione limite.

Quindi vai di uso creativo di musiche, di sogni e di flashback, che però non sono campati lì così gratuitamente e a casaccio, ma arrivano nei momenti più visionari e di crisi interiore e fisica del protagonista. A differenza dei soliti film estremi di questo tipo, che dopo la curiosità per lo spunto iniziale si perdono in popcorn divorati tra gli sbadigli, il grande pregio di quest’avventura finita male è di crescere inesorabilmente dopo una partenza in sordina, di pari passo con la crescita del protagonista, che all’inizio -diciamolo- sembra un minchione, ma poi tira fuori doti inaspettate. James Franco è molto bravo nel compiere questa evoluzione e il copione poi gli regala una di quelle scene magistrali stile sdoppiamento di personalità del Gollum ne Il signore degli anelli – Le due torri, una di quelle da segnare fin da subito tra i momenti top dell’annata cinematografica.
Il resto del cast è invece curiosamente molto telefilmico: il padre del protagonista è il papà dottore dello strappalacrime Everwood, sua madre è la mamma con l'Alzheimer di Meredith Grey in Grey’s Anatomy, sua sorella è Lizzy Caplan (Party Down, True Blood), la sua fiamma è Clémence Poésy (Gossip Girl), le tipe che incontra Amber Tamblyn (protagonista di Joan of Arcadia) e Kate Mara (Nip/Tuck); non so se è solo un caso, ma è quasi come se non fossero presenze reali, bensì fossero uscite da un immaginario televisivo o dal suo subconscio Vanilla Sky style.

Da una parte Danny Boyle la scampa quindi e anche ottimamente dal pericolo di fare un film-esercizio di stile incentrato su un personaggio incastrato in un unico ambiente, dall’altra però la pellicola pur essendo un'esperienza molto intensa e tutta da vivere non riesce a diventare un cult esistenziale quanto Into the wild, anch’esso tratto da un’altrettanto drammatica storia vera. Perlomeno perché a livello personale mi sono trovato molto di più nell’estremismo della fuga da una società capitalista produci.consuma.crepa messa in atto dall'Alexander Supertramp del film di Sean Penn, piuttosto che nell’estremismo fine a se stesso di Aron Ralston il pazzo. Se però siete di quelli che vogliono una vita spericolata e per provare emozioni forti fate bungee-jumping, downhill in mountain bike o arrampicate sulle montagne, dopo Steve McQueen, Johnny Knoxville e Reinhold Messner, qui troverete un nuovo altissimo purissimo fuorissimo eroe.
(voto 7+)

Scena cult: l’intervista “doppia” del protagonista a se stesso
Canzone cult: “Festival” dei Sigur Ros


giovedì 26 agosto 2010

flash, 26 agosto (Linkin Park, MGMT, cinema...)

Il nuovo video dei Linkin Park "The Catalyst", in esclusiva solo su Mtv e su Pensieri Cannibali



Non è il trailer di un nuovo film della saga di Star Wars, bensì la nuova clip dei sempre più stralunati MGMT.
Congratulazioni


Una delle mie canzoni definitive dell'estate 2010, "ADD SUV" della electro star Uffie insieme al rapper N.E.R.D. Pharrell Williams e il video fumettoso è tra i visivamente più spettacolari dell'intera annata


Robbie Williams e Gary Barlow sono tornati insieme. Letteralmente, in questo ironico video quasi alla Brokeback Mountain.
Non un granché invece la canzone...


Cinema: sarà la giovane emergente Rooney Mara (nella foto a lato, presente anche nei nuovi Nightmare e The Social Network) ad interpretare Lisbeth Salamander nella versione americana di Uomini che odiano le donne. Al suo fianco ci sarà lo 007 Daniel Craig alias Mikael Blomqvist.

Ad aprire il Festival di Venezia 2010, l'1 settembre ci sarà un film incentrato sul mondo del balletto, Black Swan. Se state già sbadigliando, sappiate però che la regia è di Darren Aronofsky (The Wrestler, Requiem for a Dream), c'è un bacio lesbo tra le due splendide protagoniste Natalie Portman e Mila Kunis e dal trailer promette di essere uno dei thriller più avvincenti degli ultimi anni...


127 hours è invece il nuovo film di Danny Boyle, il regista di Trainspotting fresco di Oscar per The Millionaire. Un film che si preannuncia alla Into the Wild basato sulla vera storia dello scalatore Aron Ralston (interpretato da James Franco)

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