Questa mattina mi sono svegliato, e avrei preferito non essermi mai svegliato. Avrei cioè tipo preferito essere come quelli che sono in coma. O come quegli altri che riposano in pace per sempre. Sì giusto, quelli lì... i morti.
Per migliorare – o forse dovrei dire peggiorare? – il mio mood giornaliero adesso mi sento la mia compilation mix che ho fatto inserendo pezzi dei Nirvana e dei Joy Division, con l'aggiunta di un pizzico di My Chemical Romance e di altri gruppi del periodo d'oro dell'emo. Che poi l'emo non è mai morto, vive dentro di noi. Questa playlist l'ho intitolata “Mainajoy”. Lo confesso, dentro c'ho piazzato anche un pezzo di Adele, benché non faccia esattamente il mio genere preferito, però come deprimono le sue canzoni, nessuno mai, quindi ci sta. Bella Adele, thank you per la botta di depression.
Sceneggiatura: Sam Egan, John Paragon, Cassandra Paterson
Cast: Cassandra Paterson, Daniel Greene, Edie McClurg, Kurt Fuller, W. Morgan Sheppard, Susan Kellermann, Robert Benedetti, Jeff Conaway
Genere: tettuto
Se ti piace guarda anche: The Rocky Horror Picture Show, La famiglia Addams, A Dirty Shame, Cry Baby, Beetlejuice - Spiritello porcello
I blog hanno ancora senso di esistere?
Certo che sì. Volete una prova?
Volete davvero una prova?
Ma uff, io dicevo così, tanto per dire.
Okay, allora fatemi pensare un attimo...
Ecco, ce l'ho un motivo!
Ci sono cose che si possono scoprire soltanto grazie a un blog. Io ad esempio un film come Una strega chiamata Elvira non l'avrei mai visto in vita mia, non fosse per un blog, Il Bollalmanacco di Cinema redatto dall'imprescindibile Babol. Se ancora non frequentate il suo sito, passate subito a dargli un'occhiata. Se invece siete già suoi seguaci, c'è un'immagine del Bollalmanacco che vi sarà familiare, quella usata in cima come header, se la memoria non mi inganna, fin dalla prima volta che ho messo piede nel sito.
ParaNorman
(USA 2012) Regia: Chris Butler, Sam Fell Sceneggiatura: Chris Butler Cast: Norman, Neil, Courtney, Alvin, Mitch, Aggie Genere: paranimato Se ti piace guarda anche: Monster House, Frankenweenie, La sposa cadavere, Coraline e la porta magica
Al mondo ci sono due tipi di persone.
C’è chi vede la gente scema.
E c’è chi vede la gente morta.
"Norman sei strambo, non piaci a nessuno e io sono il tuo unico amico.
Come mai quella faccia?"
Voi che tipo di persona siete?
Norman, per gli amici (che non ha) ParaNorman, fa decisamente parte della seconda categoria. È un tipo strambo che in salotto vede la nonna defunta e per strada parla con gli spiriti. Nel caso ve lo chiedeste, non è un tipo molto popolare, al massimo bipolare, tanto che se solo nella sua scuola esistesse un Glee Club, lui verrebbe eletto presidente onorario. Mentre il suo unico amichetto è un tipo cicciobombo che con i suoi siparietti comici è l’idolo totale della pellicola!
Il bello di questo filmetto d’animazione sono proprio i personaggi. Oltre a un protagonista strambo il giusto, il suo amico è esilarante e in più ci sono altri due personaggi che alzano ulteriormente il livello comico: la bionda e superficiale sorella teen del ParaNorman e il fratello del cicciobombo, un palestrato che in biblioteca i libri li usa come pesi. Considerando che in un sacco di film, d’animazione o meno che siano, si fa fatica a trovare un personaggio simpa, qua ce ne sono addirittura 4 e quindi non ci si può lamentare, almeno sotto questo punto di vista.
"Oh no, adesso sono pure stitico... Ma perché capitano tutte a me?"
Laddove il film non riesce a fare il salto di qualità da pellicola caruccia a possibile cult infantile è nel resto della vicenda. C’è una maledizione della strega che incombe sulla città e ParaNorman è l’unico che sembra possa salvare tutti quanti e scioglierla…
Già vista? Già sentita?
Sì, insomma, è una storia dark senza grosse novità, ma che si eleva dalla media grazie alla citata simpatia dei suoi protagonisti e a una serie di scene molto divertenti, qualche battutina scorretta, oltre a qualche momento horror se non proprio spaventoso, siamo pur sempre dentro a un film per bambini, ma che almeno dimostra una ottima conoscenza del genere de paura da parte dei suoi autori.
Non siamo ancora ai livelli del Tim Burton migliore, quello tornato alla grande con Frankenweenie, a livello cinematografico e di freaks una spanna abbondante sopra, però il regista e sceneggiatore Chris Butler (che già aveva collaborato alla realizzazione de La sposa cadavere) è un nome che potrebbe riservarci qualche bella sorpresa in futuro.
Un film paranormale non proprio fuori dal normale, ma se non altro meglio del solito filmino d’animazione medio. Da non perdere per tutti quelli che vedono la gente morta. E pure per quelli che vedono la gente scema…
Proseguono, non si sa bene perché e non si sa bene fino a quando, le monografie cannibali dedicate alle carriere dei grandi personaggi del cinema.
Dopo l’adorato (da queste parti) Quentin Tarantino e l’un po’ meno adorato (sempre da queste parti) Steven Spielberg, questa settimana tocca a Tim Burton, di recente tornato in grande spolvero con il suo ultimo film Frankenweenie.
Rivediamo quindi scorrere davanti ai nostri occhi la sua intera filmografia sottoposta ai raggi X di Pensieri Cannibali.
Frankenweenie (cortometraggio, 1984)
Un cortometraggio caruccio per un’idea caruccia che verrà sviluppata molto meglio 20 anni più tardi in versione lungometraggio. Da segnalare la presenza come protagonista di Barret Oliver, il Bastian de La storia infinita, però l’assenza di musiche firmate da Danny Elfman (con cui la collaborazione inizierà da Pee-wee e andrà avanti per sempre) non me lo fa sentire come un Burton al 100%.
Comunque caruccio, l’ho già detto?
(voto 6,5/10)
"Ti chiamerò... Atreyu. Ti piace?"
Pee-wee’s Big Adventure (1985)
Il primo lungometraggio di Tim Burton è anche il suo unico film che non ho mai visto e che non ho nemmeno la minima voglia di recuperare. Più che un progetto vero e proprio del regista, si tratta di un esordio su commissione dedicato a questo Pee-Wee Herman, personaggio pseudo comico molto popolare negli USA negli anni ’80 e che a me, a vederlo così, sembra un incrocio tra Mr. Bean e Forrest Gump.
Mi spiace, Tim, ma credo continuerò a evitarlo.
"Oddio, faccio ridere ancor meno delle didascalie cannibali."
"Wooow, per tutti noi darkoni questo post è così illuminante!"
Beetlejuice - Spiritello porcello (1988)
Un piccolo bignami del dark, il cui VHS dovrebbe avere un posto d’onore per ogni creatura della notte che si rispetti sul comodino a fianco delle musicassette di Cure e Joy Division, ed essere consultato prima di andare a dormire. Ovvero alle prime luci dell’alba.
Beetlejuice è il film più divertente di Tim Burton, o comunque se la gioca con Mars Attacks!, e anche uno dei suoi più inventivi. È con questa pellicola che il regista scrive un nuovo modo di intendere la commedia dark, ribalta la classica storia della casa infestata presentandocela dal punto di vista dei fantasmi, ed è con essa che getta le basi del suo immaginario visivo e inaugura la sua infinita galleria di personaggi freak. Mitica una giovanissima darkissima Winona Ryder e spassoso il Beetlejuice porcello tamarro interpretato dal futuro Batman Michael Keaton.
In seguito il regista americano realizzerà pellicole più belle ed emozionanti, ma le basi del burtonismo sono già tutte qua.
(voto 8/10)
Beetlejuice, personaggio liberamente ispirato al blogger Mr. James Ford.
Occhio a nominarlo 3 volte di fila, che si materializza tra voi. Ford, non Beetlejuice.
Batman (1989)
Pellicola immersa in un’atmosfera 80s non male, per anni è come uno dei migliori esempi di cinecomics sui supereroi in circolazione. Alla luce della trilogia nolaniana, in particolare de Il cavaliere oscuro, ne esce oggi un pochino ridimensionato. Così come la pur ottima interpretazione di Jack Nicholas del Joker adesso appare simpatica, ma niente a che vedere con quella gigantesca di Heath Ledger. Per la serie: il tempo cambia la prospettiva delle cose.
(voto 7-/10)
"In tv c'è il Joker e mi sta ancora bene.
Ma non fatemi vedere Barbara D'Urso, che mi incazzo!"
Edward mani di forbice (1990)
Il Capolavoro di Tim Burton. Così come E.T. per Steven Spielberg e Pulp Fiction per Quentin Tarantino, questo è il film che riassume al meglio tutta la sua poetica, la sua visione del mondo. Se qualche creatura diurna un giorno vi chiederà: “Chi è Tim Burton?”, è questa la pellicola da fargli vedere per trasformarlo in una creatura nottura. Poi Tim farà altre cose interessanti, varierà un po’ la sua formula, ma non troppo, però è in questa fiaba dark che c’è tutto il burtonismo all’ennesima potenza.
Prima collaborazione del regista tra l’altro con Johnny Depp, che diventerà il suo attore feticcio assoluto, e che qui interpreta il personaggio più meravigliosamente e teneramente freak nella sua carriera e forse nella storia del mondo.
Se devo scegliere una scena sola di tutto il cinema burtoniano da consegnare ai posteri, non ho dubbi: Winona Ryder che volteggia il ghiaccio. Un buon promemoria per ricordarsi quali magie può fare il Cinema.
(voto 9,5/10)
PUBBLICITA' PROGRESSO
"Ragazzi emo, voi che non avete forbici al posto delle mani
potete anche smetterla di tagliarvi, ok?"
Batman - Il ritorno (1992)
Alcuni lo preferiscono persino al primo. A me non ha mai detto un granché.
Michelle Pfeiffer è anche una bella micetta, ma pure lei non è mai stata tra le mie sex-symbols personali. Danny De Vito come cattivo poi no dai. No. Improponibile. Sarà anche meglio degli orripilanti Batman Forever e Batman & Robin successivamente firmati da Joel Schumacher, e su questo non ci piove, ma siamo lontani dal meglio offerto dal pipistrellone al cinema.
(voto 6-/10)
"Batman, ti trombo fino a che non sei convinto che sono molto meglio io
di quella gatta morta di Anne Hathaway!"
"No, Brunetta, a te non ti trombo!"
Nightmare Before Christmas (1993) di Henry Selick
Nonostante alla regia troviamo il nome di Henry Selick, Nightmare Before Christmas è un progetto molto molto burtoniano. Tim ha scritto il soggetto, ideato i personaggi e prodotto la pellicola e c’ha messo dentro tutta la sua poetica, tutto il suo immaginario, con una nuova fiaba dark in grado di bissare Edward mani di forbice. O quasi. Super cult bigusto che può essere rispolverato sia ad Halloween che a Natale e fa sempre il suo figurone.
(voto 8,5/10)
"Il mio parere sincero su Alice in Wonderland?"
Bleeeeeah!"
Ed Wood (1994)
Tim Burton omaggia Ed Wood, quello che è stato definito “il peggior regista di tutti i tempi”, almeno prima dell’arrivo di James Cameron, e realizza uno dei suoi film migliori. Una appassionata dichiarazione d’amore verso il cinema, che trasforma un cinema di serie B (a essere generosi) in un cinema di serie A. Persino da scudetto.
(voto 8/10)
"Mannaggia, questo vestito non è servito a niente.
Amber Heard m'ha comunque mollato per una donna... Pazza!"
Mars Attacks! (1996)
Divertentissimo! Una delle invasioni aliene più cattive, ma anche spassose, viste al cinema, con un cast strabiliante che vanta due miei idoli assoluti come Michael J. Fox e Natalie Portman.
Non una pellicola perfetta, magari, ma io ne conservo un ottimo ricordo. E sono pronto a difendere questo film dagli attacks di tutti i detrattori. Umani o alieni che siano.
(voto 7,5/10)
"Sono molto più sexy io di E.T., ahah!"
Il mistero di Sleepy Hollow (1999)
Altra favola gotica per Burton, atmosfere magnifiche e super dark, difficile immaginare qualcuno meglio di lui per un film del genere e probabilmente nessuno sarebbe riuscito a fare di meglio. Eppure, non tutto questa volta gira alla perfezione e la vicenda è un po’ macchinosa. Non il top per il regista, ma comunque una visione più che valida, soprattutto per tutti gli amici emo dark in ascolto, e memorabile il Cavaliere Senza Testa di Christopher Walken.
(voto 7+/10)
"Stacco la testa al prossimo che dice che ho bisogno
di vedere un dentista al più presto!"
Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie (2001)
Burton omaggia un classico del cinema da lui tanto amato, ma poteva farne anche a meno. Ne è uscito un film ben poco burtoniano e molto tanto noioso. Evitabilissimo.
Mark Wahlberg, comunque, con quella faccia sul pianeta della scimmie ci sta che è una meraviglia. Tim, ma perché non ti è venuto in mente di chiamare pure Adriano Celentano e Gianni Morandi?
(voto 4/10)
"Mark, smettila di mentire: sei una scimmia proprio come me!"
Big Fish - Le storie di una vita incredibile (2003)
Per qualcuno il Capolavoro assoluto di Tim Burton. Per me solo un gran film. Scusate se è poco.
Tim Burton qui gioca un po’ a fare il Fellini, viaggi attraverso varie epoche temporali, ci racconta di una vita (vera o immaginaria, poco ha importanza) davvero incredibile. Un film molto toccante, intenso, con un gigionissimo Ewan McGregor e una Alison Lohman di cui innamorarsi. Però per quanto mi riguarda è troppo, come dire?, solare e luminoso, per essere considerabile davvero il Capolavoro di quel darkone di Tim Burton.
(voto 8,5/10)
Big Fish, yo
La fabbrica di cioccolato (2005)
Pur continuando a considerare i remake in generale parecchio inutili, questo a differenza del Pianeta della Scimmie è un rifacimento piuttosto riuscito. Un divertissement, niente di più, con qualche momento kitsch che anticipa i futuri orrori di Alice in Wonderland, ma che riesce a essere simpatico, complice anche l’interpretazione di Johnny Depp, inquietantemente simile a Michael Jackson, piuttosto che al Gene Wilder dell’originale. Film tutto sommato decente, anche se se ne poteva fare tranquillamente a meno, visto che il classico di Natale da vedere e rivedere rimarrà sempre lo psichedelico Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato del 1971.
(voto 6+/10)
"Un biglietto per la fabbrica di cioccolato? Oh, mi prendete in giro?
Proprio adesso che ho iniziato la dieta Dukan...
La sposa cadavere (2005) di Tim Burton e Mike Johnson
Mi ero approcciato diffidente a questo film, visto che mi sembrava nascere sulla scia del successo di Nightmare Before Christmas, diventato negli anni un cult assoluto, nonché un brand con tanto di gadget assortiti vendutissimi sia ad Halloween che a Natale. E invece La sposa cadavera è una nuova magia, un altro musical in stop-motion che, per quanto meno mitico rispetto a NBC, risulta l’ennesima perla preziosa nella collana che si porta al collo il regista.
(voto 8-/10)
"Uffa, ma conosci solo canzoni dei Tokio Hotel?
Come te lo devo spiegare che quelli non sono davvero emo?"
Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street (2007)
Ancora musical dark, per Burton, questa volta con attori in carne e ossa o, meglio, questa volta con un po’ più di ruggine e ossa. Tim realizza infatti tutto con il suo solito stile, ma sembra un po’ arrugginito, gli manca la passione delle sue altre storie. Appare cattivo e arrabbiato, più violento e pulp del solito, però non troppo ispirato. Per Sweeney Todd credo possa andare bene rispolverare la classica espressione: “un film minore”.
(voto 6,5/10)
"Sì, sono la Regina Rossa del magnifico Alice in Wonderland. E ne vado fiera!"
"Cosa? Tagliatele la testa!"
Alice in Wonderland (2010)
La più grande delusione cinematografica della mia vita.
Mi aspettavo cose enormi dall’addizione Tim Burton + Lewis Carroll, invece il risultato è stata una baracconata pagliacciata clamorosa.
Scult assoluto la Deliranza finale.
Worst-TimBurton-Ever. E anche Worst-JohnnyDepp-Ever.
Paradossalmente, ma neanche tanto, proprio con il suo film meno freak e meno burtoniano, il regista ha centrato quello che è di gran lunga il più grande successo commerciale della sua carriera, con oltre 1 miliardo di dollari incassati a livello mondiale. Che amarezza.
(voto 3/10)
"L'unica cosa che si salva di questo film è la Mia Vaginowska ahahah!"
Dark Shadows (2012)
Dopo lo scivolone di Alice in Wonderland, Tim Burton prova a ritrovare se stesso. Peccato che Dark Shadows faccia qualcosa di forse ancora peggio del precedente. Dark Shadows mi ha lasciato indifferente. Se Alice in Wonderland l’avevo odiato, significava comunque che a Burtonci tenevo ancora. L’indifferenza invece è un sentimento ancora peggiore dell’odio.
(voto 6/10)
"Oh, andiamo Tim. Tutta qua la colazione?
Ai tempi de La fabbrica di cioccolato mi avevi abituato a ben di meglio..."
Frankenweenie (2012)
Il grande ritorno dal mondo dei morti. Ancora più piacevole perché del tutto inaspettato. Tim Burton dopo l’odio di Alice in Wonderland e l’indifferenza di Dark Shadows, è resuscitato ed è tornato con Frankenweenie a farmi provare un sentimento che per i suoi film non credevo avrei più sentito: amour.
(voto 8+/10)
"Nuooo, il post è già finito? Ma io ne volevo ancora..."
"Ah, ecco cos'è 'sto famoso glory hole di cui parlano sui siti sporcaccioni..."
Frankenweenie
(USA 2012)
Regia: Tim Burton
Cast: Victor, cane Sparky, Mr. Frankenstien, Mrs. Frankenstien, Mr. Rzykruski, Bob, Elsa Van Helsing, Toshiaki, Weird Girl, Signor Baffino
Genere: fiaba dark
Se ti piace guarda anche: Edward mani di forbice, La sposa cadavere, Nightmare Before Christmas, ParaNorman, Gremlins
"Glory hole? Perché non ne ho mai sentito parlare?"
Tim Burton is back?
Tim Burton questa volta is back for good?
Tim Burton è tornato una volta per tutte dal regno dei morti, nonostante quello probabilmente sia il suo regno ideale?
Le premesse alla sua ultima fatica Frankenweenie sono state contraddittorie. Segnali positivi si sono alternati a preoccupanti allarmi negativi.
Innanzitutto, la scelta di riprendere come ispirazione un suo vecchio lavoro, il cortometraggio della durata di mezz’oretta intitolato anch’esso Frankenweenie. Una scelta che lasciava spazio al dubbio che le idee nuove il buon Tim le avesse ormai finite e fosse quindi costretto a riciclare quelle del passato. D’altro canto, invece, c’era comunque la buona intuizione di recuperare il suo glorioso passato, quando faceva delle cose grandiose.
Dopo aver visto il corto, prodotto dalla Disney, posso comunque dire che sì è caruccio, però il lungometraggio si evolve in una maniera più elaborata e intrigante. Partono entrambi dallo stesso soggetto, ma sono due corpi decisamente distinti. Tanto per dire, il cortometraggio è interpretato da attori in carne e ossa, e Bastian de La storia infinita è il protagonista! Non c'erano poi ancora le musiche di Danny Elfman, che avrebbe cominciato a collaborare con il regista soltanto a partire dal suo primo lungometraggio Pee-wee's Big Adventure. E un lavoro di Tim Burton senza le musiche di Danny Elfman a me non sembra neanche un vero lavoro di Tim Burton.
A proposito di Disney, comunque, pure qua sopra c’è il marchio della multinazionale di proprietà di Mr. Mickey Mouse, ed è un elemento che rientrava tra i motivi di preoccupazione della vigilia, almeno per quanto mi riguarda.
Tra i segnali positivi, c’era invece il nuovo video dei Killers diretto da Burton. Dopo gli scheletri di Bones, il regista ci ha proposto un'altra storia dark delle sue con protagonisti l’eroina burtoniana Winona Ryder e il britannico Craig Roberts, giovane rivelazione di Submarine (film che vi consiglio di recuperare) nonché, con il suo volto inquietante, perfetta nuova icona per il regista. Il risultato è un ottimo video che ci riconsegna un Burton alla forma di un tempo.
"Il 3D si che era una figata!
Prima che arrivasse James Cameron a rovinare tutto..."
Segnali alternati arrivavano poi dalla filmografia recente del Burton. Se con la sua modesta versione de Il pianeta delle scimmie già nel 2001 aveva subito una battuta d’arresto, per poi riprendersi alla grande con film splendidi come Big Fish e La sposa cadavere, è appunto da quest’ultima pellicola, uscita nel 2005, che non ci regalava qualcosa di davvero degno di nota. Sweeney Todd appariva infatti come una prova decente, ma alquanto interlocutoria. Con Alice in Wonderland, Tim sembrava invece abbandonare il novero degli Autori cinematografici che contano, per regalarci una deludentissima e, diciamolo, terribile rivisitazione dei personaggi usciti dalla folle geniale testolina di Lewis Carroll. Nonostante gli incassi mondiali l’abbiano premiato come il suo film commercialmente più fortunato, per gran parte dei fan hardcore del vecchio Burton de ‘na vorta, come il sottoscritto, quello era il segnale inequivocabile che l’avevamo perso. Tim Burton così come lo conoscevamo non esisteva più.
Lo scorso anno, il regista americano offriva qualche tiepido e non troppo convinto segnale vitale, con il dignitoso ma inconcludente Dark Shadows. A livello medico, poteva essere però giudicabile come un riflesso condizionato. Niente di più. Tim Burton era ancora più di là che di qua. In coma, a lottare tra la vita e la morte. Il fatto che poi, in veste di produttore, avesse sganciato i soldi per una porcheria di pellicola come La leggenda del cacciatore di vampiri confermava che il suo stato di salute, pure mentale, non era dei migliori.
E poi, un fulmine…
Un fulmine che può riportare in vita. Ed è proprio quanto capitato con Frankenweenie. Un fulmine del tutto inaspettato che ci ha ridato Tim Burton. Quello che conoscevamo. Quello di una volta. Quello bravo a dirigere.
I titoli di testa, con il tema classico della Disney che si trasforma in una sua versione “darkona”, fa subito ben sperare. La vicenda e il protagonista, al 100% burtoniani pure.
Fin dal primissimo minuto, la pellicola trascina dentro la visione del regista, come se ci trovassimo di fronte finalmente a un nuovo fratellino di Edward mani di forbice, Nightmare Before Christmas e La sposa cadavere. Victor e i suoi compagnucci di scuola sono una galleria di strambi freaks di quelli che nella vita reale magari esistono anche, ma ce ne sono al massimo 1 o 2 per città, 1 o 2 per scuola. Nella classe di Victor invece sono tutti uno più freak e dark dell’altro, professore di scienze comprese.
L’idola assoluta è in particolare la “weird girl” con il gatto Signor Baffino e gli occhi a palla enormi. Il personaggio più genialmente inquietante dai tempi della Signora del Ceppo di Twin Peaks.
Io la amo.
Ci sono i personaggi, uno più fantastico dell’altro, ma c’è anche una storia, una bella storia, che adesso non sto a svelarvi ma che cita Frankenstein (l’avreste mai detto?), affronta la tematica della vita e della morte e riguarda il rapporto tra Victor e il suo cane.
Vi ho già detto troppo.
"Che avete da guardare? Noi siamo ancora quelli meno strambi della classe.
Gli altri manco al Glee club avrebbero il coraggio di farli entrare..."
Oltre a questo, c’è il compositore Danny Elfman che la smette di usare il pilota automatico come nelle sue ultime composizioni e ci regale delle musiche nuovamente affascinanti. Mostruosamente affascinanti.
Tutti gli ingredienti per un grande comeback sono allora disposti in tavola e lo chef Tim Burton, rianimato da un fulmine, si ricorda di essere un grande cuoco regista e cucina dirige come non capitava da anni. Non sbaglia un’inquadratura e si diverte, omaggia il suo cinema, ci regala uno splendido b/n, omaggia l’Espressionismo giocando alla grande con le ombre e aggiunge alla sua raccolta una nuova fiaba dark, toccante come poche altre visioni degli ultimi mesi. Oltre ad aver realizzato la migliore pellicola d’animazione vista da parecchio. Tutto fila al meglio, quindi, come ai bei vecchi tempi.
Quando scorrono i titoli di coda sulle malinconiche note di "Strange Love" cantata da Karen O degli Yeah Yeah Yeahs, si riesce a chiudere un occhio persino sul finale ricalcato dal corto ed eccessivamente disneyano, unica pecca, mentre ciò che rimane addosso è solo la sensazione di aver assistito a un grande film, a una splendida storia, a dei personaggi da conservare nel cuore e a un clamoroso, quanto inatteso, ritorno. Quello di un grande regista tornato dal mondo dei morti. Se non credete ai miracoli e non pensate che si possa ritornare in vita, Frankenweenie vi farà cambiare idea.
Se ti piace ascolta anche: Soap & Skins, Siouxsie, Chelsea Wolfe, Bjork, M83, Cocteau Twins
Zola Jesus in realtà si chiama Nika Roza Danilova, è una ragazza di 22anni di origini russe ma cresciuta nel Wisconsin e ha preso il suo nome d’arte unendo il nome di Emile Zola (no, con mio sommo stupore non si è ispirata al nostro Gianfranco Zola) con quello di un certo Jesus Christ. Una pratica piuttosto comune in ambiente dark-gothico, se consideriamo l’esempio di Marilyn Manson, artista con cui comunque, a parte un certo gusto per la dimensione dark, Zola Jesus non ha poi molto in comune. Per lei niente concerti con sacrifici umani o stupri di animali, dunque. E così anche per questa volta l’abbiamo sfangata con i luoghi comuni sul povero Marilyn Manson (che in realtà sembra sia il tipo più tranquillo e pacifico del mondo, o quasi).
Zola Jesus ha già pubblicato due album molto (o)scuri e con questo terzo lavoro finalmente trova un po’ di luce. Non stiamo certo parlando di un disco solare, tranquilli amici darkoni in ascolto, anzi tutt’altro, però questa volta ci sono più colori nella tavolozza dell’artista e questa volta ci troviamo di fronte a un album davvero di una bellezza travolgente, dalla prima all'ultima nota, in cui Zola (o è meglio chiamarla Jesus?) trova il perfetto bilanciamento tra luce e oscurità, tra introspezione e apertura verso il mondo esterno, tra le profondità della sua voce e la spettacolarità delle basi innervate di elettronica, tra attitudine e approccio da musica classica, quasi Sacra, e pop music.
Il titolo Conatus, per chi avesse dubbi in proposito, non indica i conati di vomito che provoca l’ascolto di qualunque altra musica dopo questa meraviglia di album, bensì è un termine latino che significa “andare avanti”, ovvero non adagiarsi sul passato ma guardare oltre. Proprio quanto ha fatto Zola Jesus superando se stessa, il suo acerbo darkissimo esordio e il più focalizzato ma non ancora “così” focalizzato Stridulum II.
Conatus è un miracolo di disco che guarda a Siouxsie quanto a Bjork (la Bjork migliore, non quella un pochino deludente dell’ultimo Biophilia) come vaghi modelli di riferimento, ma soprattutto ci racconta di un mondo tutto personale. Il mondo di Zola.
Che dopo questo album io preferisco chiamare Jesus.
Spazio marketta del mese per il mio contributo all’umanità e in particolare alla rivista Telefilm Magazine. Il nuovo numero di settembre è infatti molto ma molto cannibale, visto che il tema della Cover Story sono le nuove serie teen in circolazione, con un occhio di riguardo internazionale rivolto all’americano Glee, all’inglese Misfitse all’italiano Freaks! e con un’introduzione al tema realizzata dal sotto(sviluppato)scritto.
Tra i miei articoli ci sono poi un pezzo su una delle serie migliori ma più sottovalutate degli ultimi anni ovvero Friday Night Lights, una rece del nuovo legal The Defenders, la “famigghia” telefilmica ideale, qualche anticipazione sulle nuove serie americane e un’intervista esclusiva che ho realizzato a Montecarlo (ok, questo è il momento in cui me la tiro) ad Archie Panjabi di The Good Wife. Più le mie solite rubriche tra cui L’antipatico in cui me la prendo con Falling Skies. Oh yes!
Nell’imperdibile numero trovate poi tante altre cose, tra cui le interviste ai protagonisti di Freaks! e servizi su Misfits, Glee, Fringe, Camelot, Borgia, Torchwood, Better with you, Big Bang Theory, Chuck, V, Body of Proof, sulle serie dedicate agli alieni e tante altre fantasmagoriche cose.
Per il mio altro contributo all’umanità, o perlomeno al mondo editoriale, vi segnalo il numero 2 di Split Cartoni, la rivista dedicata al mondo dei cartoni animati e dei fumetti che questo mese regala ampio spazio al mondo di Seth MacFarlane, il papà dei Griffin, nonché di Cleveland Show e American Dad.
Tra i miei pezzi c’è una selezione delle migliori puntate di South Park, in onore del 15esimo (di già!) compleanno della serie animata, più la mia recensione del nuovo divertente Bob’s Burgers e un mio test per scoprire quale personaggi di Hayao Miyazaki sei.
E come mio terzo, e per questo giro ultimo, contributo alle riviste c’è quello a Dark Magazine, con un abbondante Cover Story da me interamente scritta su The Vampire Diaries e il mondo vampiresco in generale, più un mio pezzo sull’ultimo disco dei The Horrors.
Per ora è tutto. Se non trovate le riviste in edicola potete ordinarle anche sul sito MyLightStore. Buona notte, buone botte e buona lettura.
L’orrore, l’orrore. Eccoli di nuovo qua i The Horrors e, almeno per me che avevo eletto il loro precedente disco Primary Colours mio album personale dell’anno 2009, l’attesa di risentirli era davvero elevata. Come piacevole passatempo il cantante e leader della band Faris Badwan aveva intanto dato alle stampe giusto una manciata di settimane fa un ottimo disco di pop malato insieme alla soprano Rachel Zeffira sotto il nome di Cat’s Eyes, o-o-o-occhi di gatto.
Ma adesso è la volta dell’album numero 3 per i The Horrors, dopo un esordio orientato più sul versante punk e un secondo lavoro che andava invece in fantasmagoriche direzioni new-wave alla Joy Division. E adesso la sempre più sorprendente band cambia ancora le carte in tavola presentandosi con un sound pop 80s, ma comunque sempre virato verso tinte dark. D’altra parte con quel nome che si ritrovano mica possono fare musica solare…
Ma la domanda è: riusciranno a bissare il (più o meno) prestigioso titolo di disco cannibale dell’anno?
The Horrors “Skying”
Genere: new new-wave
Provenienza: Southend on sea, Inghilterra
Se ti piace ascolta anche: Tears for Fears, Simple Minds, Psychedelic Furs, Human League, My Bloody Valentine, Cat’s Eyes, Friendly Fires
Il nome di riferimento in questo nuovo corso sembrano essere diventati i Tears for Fears, dalle parti cannibali band tra le più amate degli anni Ottanta, ma anche di Simple Minds e Psychedelic Furs; nonostante i riferimenti del caso, gli Orrori riescono a creare una musica sempre molto personale e questo nuovo sfaccettato lavoro è un altro sogno a occhi aperti. Forse ancora più bello del precedente (anche se per ora è un po’ presto per dirlo).
Questa volta Geoff Barrow dei Portishead, che aveva prodotto alla grande il loro precedente album, ha consigliato loro solo uno studio e gli ha detto di fare da soli e i nostri (i miei almeno) eroi hanno tirato fuori risultati di nuovo eclatanti. I The Horrors suonano magnificamente fuori dal tempo, qualunque tempo. Talmente fuori da apparire attuali.
Qualche canzone?
“You Said” è pop-capolavoro, “I can see through you” parte con un organetto alla Doors per poi andare in territori Psychedelic Furs, “Endless blue” è una sterzata alternative rock anni Novanta molto sonic (youth), “Dive in” si tuffa tra i Tears for Fears e gli Smiths di “How soon is now?” e si inventa un ritornello anthemico, “Still life” è un viaggio dritto in fondo a un film anni Ottanta don’t you forget about me, “Wild eyed” galleggia tra le nuvole insieme ai migliori Talking Heads, qua e là affiora pure un prelibato sound shoegaze, britpop stile Suede e pop anni ’60, con la conclusiva “Oceans burning” che si cala nelle profondità più remote della musica.
The Horrors: sempre spavent-osi, che è l’abbreviazione per spaventosamente grandiosi. (voto 9)
Nuovo mese, nuovo appuntamento nelle edicole con i nuovi numeri di Telefilm Magazine e Cartoni. Dopo questa frase ho esaurito l'uso della parola nuovo, almeno per i prossimi 5 minuti.
Per tutti gli appassionati di serie anni Novanta e/o di vampiri, TF di aprile è davvero imperdibile, visto che in copertina c'è una certa Buffy, la mitica ammazzavampiri di cui prossimamente è in arrivo una versione cinematografica. Per la speciale occasione ho quindi scritto un articolo in merito agli eredi di Buffy, non solo i vampiri di Twilight e The Vampire Diaries, ma anche i protagonisti di Glee e di Misfits (sto ancora pensando all'uscita di scena di Nathan... sigh) e molti altri.
Tra gli altri pezzi che ho scritto per questo numero la presentazione della mini web-serie con Kiefer Sutherland The Confession, la difesa di Life Unexpected e Bored to Death (per una volta non sono dalla parte dell'accusa) e per contro le bocciature di Dr. House e One Tree Hill.
E poi gli ormai consueti appuntamenti con L'indiscreto, la mia rivista di gossip imbastardito, e L'antipatico, in cui prendo di mira le protagoniste di Pretty Little Liars (serie che adoro, però c'è comunque qualcosa su cui ironizzare un pochino...). E sulle PLL ho anche realizzato un'indagine su tutte le serie e i film a cui si sono ispirati per la loro serie. Per gli appassionati di Boris c'è poi del materiale interessante (in questo caso non realizzato da me).
Veniamo a Cartoni. In questo number ho scritto a proposito di Kung Fu Panda 2, A tutto reality: Il tour e un'intervista impossibile con Meg Griffin. Da non mancare quindi il mio Appuntamento al buio in cui ho fatto "accoppiare" il perfido Megamind con Misa, l'affascinante bionda dell'anime Death Note. Il test da me concepito questo mese vi permetterà poi di scoprire quale genitore dei cartoni siete (o sarete).
Ma questo mese la mia firma si trova anche su un'altra rivista: Dark Magazine, per cui ho realizzato un articolone su streghe e stregoni del mondo cinematografico/televisivo, da Willow di Buffy alla nuova serie tv The Secret Circle, passando per i film (splendidi) di Miyazaki e quelli (meno splendidi) con Nicolas Cage. Per la rubrica musicale della rivista ho inoltre scritto a proposito dei White Lies e del loro ultimo album "Ritual".
Ecco, è tutto. Fine della super marketta ("Ed era ora!" esclamerà qualcuno).
Potete trovare le riviste in edicola oppure ordinarle anche in rete QUI.
Cast: Max Theriot, John Magaro, Emily Meade, Denzel Whitaker, Zena Grey, Paulina Olszynski, Nick Lashaway, Jeremy Chu
Genere: horror nonsense
Se ti piace guarda anche: S. Darko, The Haunting of Molly Hartley, Cursed – Il maleficio, The Faculty, Final Destination, Generazione perfetta Uscita italiana: ?
Trama semiseria
In una tranquilla cittadina della provincia americana, uno psicopatico fa una strage e poi muore in un misterioso incidente. 16 anni dopo, il suo spirito si è reincarnato in uno dei sette ragazzini nati quella tragica notte e le persone ricominciano a morire. Ammesso crediate nella reincarnazione, com’è possibile che in una piccola cittadina nascano 7 bambini nella stessa notte? Ma che cazzo me lo domando a fare? In questo film nulla ha senso, nemmeno per un horror, e quindi guardatelo solo -e ripeto solo- lasciandovi trascinare dalla sua assurda assurdità.
Recensione cannibale
Una volta Wes Craven era sinonimo di horror di qualità, oggi è sinonimo più che altro di horror pacco, ma la cosa non implica affatto che non ci sia comunque di che divertirsi. Anzi. La premessa fondamentale che va fatta nel caso siate tentati di approcciarvi a questo film è che non dovete prenderlo sul serio. Nemmeno lontanamente. Altrimenti lo considererete davvero ridicolo e vi sembrerà davvero una delle cose più terribili mai girate, non solo dallo stesso Craven, e forse è davvero così.
Preso però come pure divertissement ha però dalla sua parte una trama inverosimile, un protagonista adolescente fuori di testa che ha visioni allo specchio peggio di Donnie Darko e di Natalie ne Il cigno nero, lo spettro di un serial killer che si aggira tanto per movimentare un po’ la sonnacchiosa situazione, mentre la regia di Craven più che dalle parti di Nightmare e Scream si trova in quelle dei suoi recenti Cursed – Il maleficio e Red Eye: film pure quelli assurdi, scombussolati, senza senso e che pure in qualche perverso modo sono riusciti a intrattenermi.
Qui siamo ancora oltre, con Craven vorrebbe fare la sua versione di Donnie e finisce più che altro dalle parti di S. Darko: non proprio il massimo, ma se siete patiti del genere “adolescenti psicopatici con visioni” quanto me allora potreste trovare pane per i vostri denti.
Riassumendo: assolutamente una gran porcata di film, questo My Soul to Take. Però anche assolutamente divertente. Qualcuno avrà da ridire sul fatto che una pellicolona come Il discorso del re si prenda un misero 5,5 e My Soul To Take se ne vada a casa con una sufficienza piena. Che vi devo dire? Preferisco una roba sconclusionata e palesemente del tutto non riuscita come questa, però perlomeno spassosa nella sua completa schizofrenia, piuttosto che un film tanto perfetto e impeccabile quanto freddo.
Viva la follia, viva l’irrazionalità e quando guardi allo specchio chissà cosa apparirà?
(voto 6,5)
Canzone cult: Band of Skulls “Impossible”, sui bei titoli di coda
I White Lies, gruppo dalle sonorità dark wave tra Joy Division ed Editors, sono tornati con il singolo che anticipa il nuovo album “Ritual”, in arrivo a gennaio 2011, e con un video omaggio a E.T. (tanto per rimanere in tema con il post di oggi su Harry Potter e sui film in qualche modo legati alla magia dell’infanzia).
La notte del re. La fine del mondo. Il giudizio univers-cazzo-ale. La colonna sonora per il film più inquietante che vi sia mai capitato di vedere. Il rullante e i bassi che picchiano come se foste in un party hip-hop finito in un bagno di sangue bloody valentine con Trent Reznor che se la balla felice in un angolino. I Cocteau Twins remixati dai Crystal Castles. Aphex Twin come suonerebbe oggi se la smettesse di cazzeggiare in giro e facesse infine un nuovo disco vero. I Vangelis del futuro che musicano Blade Runner 2.0. Un sogno che diventa un incubo che diventa un sogno che diventa realtà. Musica post-wave, musica post-rave, post-electro, post-rap, post-vita: musica post-tutto.
I Salem non hanno nulla da invidiare alle loro concittadine streghe. Bruciano, con i suoni incendiari di un disco epi-epocale.
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