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mercoledì 5 novembre 2014

GUIDA GALATTICA AI GUARDIANI DELLA GALASSIA





Guardiani della Galassia
(USA, UK 2014)
Regia: James Gunn
Sceneggiatura: James Gunn, Nicole Perlman
Cast: Chris Pratt, Zoe Saldana, Rocket, Groot, Dave Bautista, Lee Pace, Michael Rooker, Karen Gillan, Benicio Del Toro, Glenn Close, John C. Reilly, Djimon Hounsou, Laura Haddock, Sean Gunn, Gregg Henry, Stan Lee
Genere: galattico
Se ti piace guarda anche: Howard e il destino del mondo, Men in Black, Guerre stellari, Kick-Ass, Misfits

Guardiani della Galassia è il miglior film della Marvel di sempre?
Così sostengono alcuni critici, prontamente ripresi dalla campagna promozionale della pellicola. Sara davvero così? E, se anche lo fosse, è poi tutta questa cosa di cui andare fieri?
Per quanto mi riguarda, essere “il miglior film della Marvel di sempre” è un po' come essere “la migliore auto della Fiat”, oppure il “miglior politico italiano”. Non è che ci vada molto. Personalmente i film di Iron Man non mi sono piaciuti un granché (per usare un eufemismo), The Avengers l'ho trovato una sopravvalutata robetta, le pellicole dedicate a Thor nonostante la magnifica presenza di Natalie Portman fanno pena, Capitan America ho provato 2 volte a iniziarlo e 2 volte non sono riuscito a finirlo e Hulk l'ho incredibilmente (ma nemmeno troppo) evitato alla grande.
Tra gli altri film della Marvel Studios ci sono poi cose orride come I fantastici 4, Ghost Rider, Elektra e Blade, robe modeste come Daredevil e i vari X-Men e gli unici che mi sono piaciuti restano allora i primi due Spider-Man di Sam Raimi, stendendo un velo pietoso invece sul terzo capitolo e un velo di indifferenza sui due poco amazing The Amazing Spider-Man.
Il film della Marvel cui sono più affezionato è pero un altro: Howard e il destino del mondo. Se si escludono le produzioni tv, è stato il primo personaggio della casa fumettistica ad avere un film per il grande schermo tutto suo. E si è rivelato un flop di notevoli dimensioni, sia a livello di pubblico che di critica. Eppure io ad Howard il papero spaziale voglio troppo bene.

Cosa c'entra Howard con Guardiani della Galassia, film che al suo contrario ha riscosso un successo clamoroso?
In apparenza ben poco, in realtà molto.

ATTENZIONE SPOILER
Nella scena dopo i titoli di coda che pure qui, com'è tradizione nelle pellicole Marvel, non manca, abbiamo l'apparizione di due personaggi: il cane astronauta Cosmo (che non so chi sia) e appunto Howard il papero. Si può pensare a una comparsata senza senso e forse è così. Oppure si può pensare che ci sia una ragione dietro. In Un milione di modi per morire nel West ci sono ad esempio due simpatiche citazioni di Ritorno al Futuro – Parte III e Django Unchained, che svelano come siano questi i punti di riferimento di Seth MacFarlane per la sua opera western. Si può pensare a qualcosa del genere anche per Guardiani della Galassia. La fonte di ispirazione principale per il suo cinefumetto, più che i vari Avengers, può essere considerato Howard e il destino del mondo. Lo spunto di partenza è lo stesso, soltanto al contrario: laddove Howard era un papero spaziale arrivato sulla Terra, qui il protagonista Peter Quill (un azzeccatissimo Chris Pratt) è un umano che finisce su un altro pianeta. Il personaggio del mitico procione Rocket non è poi molto distante dallo stesso Howard, benché l'animazione nel frattempo abbia fatto passi da gigante, e i toni costantemente semiseri della pellicola vanno proprio nella stessa direzione del cult/scult anni '80.



FINE SPOILER

Oltre ad Howard e il destino del mondo, l'altro modello di riferimento del film è Guerre stellari. Anche se sarebbe meglio dire che Guardiani della galassia è più una parodia, o comunque una versione con molta più ironia e cazzonaggine, di Guerre stellari. Il regista James Gunn, già autore del dimenticabile Z-movie Slither e del poco super Super, ha così realizzato un film ricco di sense of humour, ben più degli altri Marvel movies in cui di battute ce n'erano sì, ma tipo 1 ogni mezz'ora. Qui si procede invece al ritmo di una battuta/scena divertente al minuto. Persino nei soliti combattimenti e persino nelle sequenze di inseguimenti che in questo genere di film – ahimé – non possono proprio mancare, sono inserite delle gag simpatiche che alleggeriscono la visione. Per la prima volta da anni un film della Marvel non mi ha fatto sbadigliare nemmeno una volta. Evento storico.

Tra le armi vincenti della pellicola ci sono inoltre i personaggi. Dimenticate l'imprenditore miliardario figlio di papà Pier Silvio Berlusconi Tony Stark, il nanetto Brunetta Capitan America, l'irascibile Alfano Hulk e il nordista Salvini Thor, personaggi con cui non sono mai riuscito a entrare molto in sintonia, in Guardiani della Galassia viene subito stabilita una forte connessione emotiva. La prima scena con la madre morente del protagonista Peter Quill in versione bambino è una cosa strappalacrime, persino troppo. E lo dice uno che ha adorato Colpa delle stelle.
Una volta cresciuto, Peter diventa poi un cazzaro di prima categoria anche noto (si fa per dire) come Star-Lord che non può non stare simpatico. A lui e al suo improbabile tentativo di salvare l'intera Galassia si aggiungono una serie di improbabili aiutanti, tra cui l'albero umanoide Groot, che ripete un'unica frase a mo' di tormentone manco fosse un personaggio del Mai dire gol dei tempi d'oro.

"Io sono Brut... ehm, volevo dire Groot, io sono Groot!"

E poi c'è il vero idolo del film: Rocket, un procione antropomorfo dal volto tanto tenero quanto crudele è la sua lingua. Prendete il Gatto con gli stivali di Shrek, moltiplicatelo per mille e neanche allora ci sarete vicino.
Degli altri due guardiani della Galassia invece io avrei anche fatto volentieri a meno: il wrestler Dave Bautista come attore è meno comunicativo di Groot e Zoe Saldana, questa volta passata dal colore blu puffo di Avatar al verde pistacchio, come gnocca del film è credibile quanto Uga nella saga di Fantozzi.

"Gli Avengers si sono tenuti Scarlett Johansson e a me han rifilato te. E poi sono loro gli eroi..."

Se il forte senso dell'umorismo e i personaggi accattivanti (o almeno 3 su 5) sono tra i punti di forza principali del film, Guardiani della Galassia sfoggia inoltre un uso divertito e divertente della pop culture (si veda il riferimento a Footloose con Kevin Bacon), ma il suo vero asso nella manica è un altro ancora: la colonna sonora.
Guardiani della Galassia non è il solito film sci-fi che sfoggia le musiche epiche e pompose del John Williams di turno, ogni riferimento alle pellicole di George Lucas e Steven Spielberg è puramente voluto, bensì ha una grande soundtrack di pop-rock-soul anni '70 che tra l'altro non è messa così, a caso. Il protagonista Peter come unico legame con la Terra, con la sua parte umana, con la sua famiglia possiede una musicassettina di brani con cui la madre è cresciuta e che lui si ascolta in continuazione. Dentro questo mixtape ci sono tra le altre la splendida “Moonage Daydream” di David Bowie, le sempre contagiose “Ain't No Mountain High Enough” di Marvin Gaye e Tammi Terrell e “I Want You Back” dei Jackson 5 suonate nel finale, la fichissima “Cherry Bomb” delle Runaways, la romantica “Fooled Around and Fell in Love” di Elvin Bishop e l'irresistibile “Hooked on a Feeling” dei Blue Swede. Quest'ultimo pezzo non è stato certo scelto a caso: “Hooked on a Feeling”, “Attaccato a un sentimento”, proprio come il protagonista resta attaccato alla sua umanità. Proprio come questo Guardiani della Galassia che, per quanto ambientato nello spazio e quasi del tutto privo di personaggi al 100% terrestri, appare come il più umano tra i film supereroistici/commerciali usciti di recente.
Ed è pure “il miglior film Marvel di sempre”?
Sì, per quanto mi riguarda sì. Ma per quanto mi riguarda non è che ci andasse molto...
(voto 7/10)

lunedì 13 maggio 2013

L’UOMO CON I PUGNI DI TIZIANO FERRO


L’uomo con i pugni di ferro
(USA, Hong Kong 2012)
Titolo originale: The Man With the Iron Fists
Regia: RZA
Sceneggiatura: RZA, Eli Roth
Cast: RZA, Rick Yune, Russell Crowe, Jamie Chung, Lucy Liu, Dave Bautista, Cung Le, Byron Mann, Daniel Wu, Zhu Zhu, Grace Huang, Gordon Liu, Eli Roth, Pam Grier
Genere: kung fiat panda
Se ti piace guarda anche: Kill Bill, The Raid: Redemption, I sette samurai, Ghost Dog

Io adoro RZA per svariati motivi. I primi che mi vengono in mente sono:

UNO
RZA è uno dei membri fondatori del Wu-Tang Clan, il clan di rapper più figo nella storia dell’hip-hop.
Dite che non ci sono stati tanti altri clan nella storia dell’hip-hop?
E allora rilancio dicendo che sono il clan più figo nella storia tutta, con buona pace degli scozzesi, di Braveheart, di Mel Gibson e pure dei Lannister!


DUE
RZA è l’autore della colonna sonora di Ghost Dog, il film di Jim Jarmush con Forest Whitaker. Più che una semplice pellicola, per me un modello esistenziale. A parte che non mi farò le treccine e non diventerò un samurai né un sicario e non alleverò piccioni, a parte tutto questo è comunque un mio modello esistenziale.


TRE
RZA è ormai entrato a far parte della Quentin’s Creek. Ha firmato brani per le colonne sonore di Kill Bill e Django Unchained e ora per il suo esordio nel magico mondo della regia si può fregiare del prestigioso marchio “Quentin Tarantino presenta”.


Il fatto che RZA se la cavi bene con la musica, non significa però per forza che debba avere anche del talento cinematografico. Come attore ad esempio non è un fenomeno. Ha fatto qualche apparizione qua e là, oltre alla splendida scena di Ghost Dog in cui compare, in film come Derailed, The Box, American Gangster, Funny People, The Next Three Days e pure nella serie tv Californication. Per il suo debutto alla regia si è assegnato molto modestamente un ruolo di primo piano, è lui infatti L’uomo con i pugni di ferro del titolo e pure qui come attore non è che convinca al 100%.
Sì, ok, ma come regista come se la cava?

RZA è bravo. Magari non posso essere il massimo dell’obiettività, avendolo esaltato fino ad adesso, però se riconosco che come attore non è eccezionale, come regista invece va detto che è bravo. Il ragazzo, oddio ragazzo, i suoi 43 anni li ha già tutti, s’ha ancora da fare. Può crescere molto. Non di statura che mi sembra già parecchio alto. È un talento acerbo e qualcosina deve sistemarla, però il suo film d’esordio è una pura gioia per gli occhi, ha ritmo, intrattiene e diverte. In pratica, fa il suo porco dovere.
L’uomo con i pugni di ferro non riesce nell’obiettivo di essere un nuovo cult assoluto, e per questo magari un pochino di delusione c’è, però è un film figo, molto figo, che si guarda con enorme piacere.
RZA dimostra inoltre di possedere una certa classe. Sa girare scene di combattimento spettacolari, e lo dice uno che con le scene di combattimento spesso si annoia piuttosto che esaltarsi. Qua e là va di scenone splatter, ma senza esagerare troppo e, pur essendo un film ambientato per larga parte dentro un bordello, riesce a non essere troppo volgare o machista. E poi naturalmente la colonna sonora da lui stesso curata è stilosa, hip-hoppara e di livello crazy sexy cool.

La storia che ha deciso di raccontare è ambientata nella Cina feudale e ci si può quindi immaginare un film di cappa e spada tradizionale. Così non è. Vi ho già detto che RZA fa parte della Quentin’s Creek e si vede. L’uomo con i pugni di ferro sta al cinema di cappa e spada classico così come Django Unchained sta al cinema western classico. Ovvero: non c’entra relativamente una mazza. Omaggia il genere nelle atmosfere e nelle ambientazioni, ma poi fa di testa sua, rielaborandolo in una maniera personale. O diciamo: al 50% tarantiniana e al 50% personale.


Veniamo poi ai punti deboli della pellicola, giammai mi si accusi di non essere obiettivo.

VIVA RZA! SEI UN GRANDE! SEI IL MIGLIORE, YO!

Dicevo… devo essere obiettivo. La verità è che RZA non è Quentin Tarantino. A tratti prova a replicare lo style delle sue pellycole, in particolare Kill Bill, epperò non è che adesso un rapper si mette dietro la macchina da presa e diventa subito come Tarantino con un film solo. Non è così facile, yo. RZA si abbevera alla stessa fonte di Quentin, ma i risultati non sono esattamente gli stessi. Per adesso comunque va più che bene così. Il regista rapper sembra possedere tutte le armi e tutti i pugni di ferro per poter migliorare ancora e in futuro credo ci possa regalare un cult a tutto tondo. Magari con una sceneggiatura più articolata e personaggi più sfaccettati.

"Se io c'ho i pugni di ferro, tu c'hai proprio i pugni di merda, caro Bautista ahah!"
Laddove nei film del Tara ormai vi è una cura maniacale nella costruzione dei personaggi, qui questi appaiono invece piuttosto monodimensionali. Oltre alla storia di vendetta tipicamente tarantiniana incarnata dall’uomo con i pugni di ferro interpretato da RZA, abbiamo la sua innamorata, la zoccoletta pardon geisha Jamie Chung, la pappona delle zoccolette pardon geishe Lucy Liu, il combattivo Russell Crowe, attore che di solito non mi convince un granché ma che qui trova la sua dimensione ideale altroché Les Misérables, il guerriero Rick Yune e il cattivone indistruttibile Dave Baustista, wrestler riciclatosi attore con risultati modestissimi, come d’altra parte capita a tutti i wrestler (tiè, Ford!). Tutti personaggi più da cartone animato che da pellicola vera e propria.
Sui personaggi e sulla sceneggiatura il nostro RZA, qui aiutato dall’altro membro del Quentin Team Eli Roth, deve quindi ancora lavorare. A livello visivo invece lo stile c’è già tutto. Basta solo affinarlo un po’, distaccarsi dal suo modello di riferimento, d’altra parte pure il cast tra Lucy Liu, Gordon Liu e un’invecchiata Pam Grier urla: “Tarantino!” a gran voce, e poi il gioco è fatto.
Perché volendo essere obiettivi, RZA è bravo.
E non volendo essere obiettivi che tanto l’obiettività mi fa schifo: VIVA RZA! SEI UN GRANDE! SEI IL MIGLIORE, YO!
(voto 7/10)



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