E dopo le belle recensioni di brutti dischi, ecco che per par condicio mi sono sforzato di scrivere male (lo so, è stata un’impresa davvero ardua) di album che però vale assolutamente la pena ascoltare.
Genere: pop altro
Provenienza: Svezia
Se ti piace ascolta anche: Bat For Lashes, jj, Florence + the Machine, Robyn, Ellie Goulding, Clare Maguire
Pezzo cult: “I follow rivers”
Bella raga, cioè io una che si chiama Lykke Li non so voi eh, ma io la leccherei lì tutta. Poi c’ha sta faccia che sembra la Lady Gaga però più fattona. Cioè, una versione centro sociale della Gaga, mi sono spiegato?
E il singolo “I follow rivers”, ne vogliamo parlare? È tipo un tormentone di quelli “ah ah follow” ma di quelli che non sentirete mai in radio o alle giostre eppure vi ritroverete a cantare dappertutto come scemi (quale io non sono, eh). Cioè bella storia, suonare a palla pleaze. C’ha pure uno di quei video artistici che io non c’ho capito ‘na mazza ma voi che siete così intelligenti semplicemente adovevete (ve lo dico con la evve moscia pevché voi snobboni pavlate tutti così).
Poi mi piace anche quell’altra canzone “Get Some”, quella che fa “I’m your prostitute” e in Italia non la passano in radio solo perché se no si parla di tutta quella storia dei bunga bunga party se no la manderebbero di sicuro e quindi grazie tante, Mr. Berlusconi, grazie tante per contribuire (tra le tante cose) anche alla pessima musica in radio.
Se poi non lo andate a dire in giro ad animal viva vi confesso anche un’altra piccola cosa: sentendo canzoni come “Love Out of Lust” o “Jerome” o “I know places” mi ci vengono i brividi sulle braccine, mi ci vengono.
(voto 8)
Does it offend you, yeah? “Don’t say we didn’t warn you”
Genere: electro rock
Provenienza: Reading, UK
Se ti piacciono ascolta anche: Prodigy, Klaxons, Pendulum, Chemical Brothers, Crystal Castles, Crookers, Supergrass
Pezzi cult: “We are the dead”, “The monkeys are coming”
Cercate il disco che vi manda in botta che vi manda in botta che vi manda in botta? Eccolo qui, ma non dite che non vi avevo avvertito. Vi offendete mica, yeah? No, non è una vera domanda, è solo il nome del gruppo: Does it offend you, yeah?
Vi siete offesi? Ho detto che non è una domanda vera, non dovete rispondere.
Ok, non siete offesi, va bene. Ma non era una domanda.
Nel disco comunque ci sono una dietro l’altra di quelle bombe ma di quelle bombe ma di quelle bombe che se vi calate qualche pasta vi esplodono dentro ancora di più, come una “We are the dead” che si apre tranquilla come i Portishead tranquilli o i Radiohead tranquilli e poi esplode in un delirio rave degno dei Prodigy meno tranquilli e in grado di risvegliare anche i morti più tranquilli.
O una “John Hurt” che con l’attore di tanti film ma soprattutto di Harry Potter non c’entra nulla bensì sembrano piuttosto i Muse quando la piantano di fare canzoni per le soundtracks di Twilight e si fanno remixare da uno bravo o “The monkeys are coming”, le fottute scimmie stanno arrivando: figata totale (seppure ricordi un po’ troppo quell’altra figata totale di “We are your friends” dei Justice vs Simian).
Vi offendete mica, yeah?
È il nome del gruppo, quindi smettetela di rispondere.
(voto 7/8)
Death Set “Michel Poiccard”
Genere: electro-hiphop-punk
Provenienza: Sydney, Australia
Se ti piacciono ascolta anche: Crystal Castles, Atari Teenage Riot, Mae Shi, Beastie Boys, Japanther
Pezzi cult: “Can you seen straight”, “Slap slap slap pound up down snap”
Uh, questi sono interessanti. Non che quelli di prima non lo fossero, però ci siamo capiti no?
Questi sono dei pazzi, gente che frulla di tutto nel suo calderone tipo il punk con la musica elettronica danzereccia con l’hardcore (non ho detto Arcore) con l’hip-hop di quelle simpatiche bestioline dei Beastie Boys, il tutto aggiungendo sorprendenti inserti melodici e atmosfere da colonna sonora cinematografica.
Insomma, se siete gente come me che si annoia facilmente a sentire un gruppo che suona canzoni tutte uguali, qui magnerete pane per i vostri denti visto che questa band suona come (almeno) 10 band diverse (e tutte schizzate) contemporaneamente. Se in circolazione c’è un gruppo più figo di questo fatemelo sapere che sono curioso.
(voto 7,5)
James Blake “James Blake”
Genere: dubstep soul
Provenienza: Londra, UK
Se ti piace ascolta anche: XX, Burial, Radiohead, Jamie Woon, How to Dress Well, Jeff Buckley
Pezzo cult: “Limit to your love”
No, cioè: questo ancora non lo conoscete? Dai non ci credo, ormai ne parlano tutti, perlomeno quando si esauriscono i soliti argomenti di conversazione nazional-popolari tipo il tempo, il calcio e le puttane dell’Olgettina.
Per chi comunque ancora non lo conoscesse, James Blake è l’esponente di punta allo stesso tempo sia del dubstep (genere da ascoltare rigorosamente con il subwoofer a tavoletta) che del new-soul britannico. Praticamente il nuovo Jesus Christ sceso in terra per salvarci tutti dalla dannazione eterna.
Questo suo album d’esordio è stato osannato come fenomeno hype dell’anno da una parte della critica, mentre qualcun altro che lo preferiva ai tempi dei suoi EP di debutto più sperimentali dice che qui si è già troppo commercializzato. Sé vabbè. La verità è che il giovincello ha in pratica inventato una forma moderna di canzone con l’anima attraverso voci filtrate, suoni elettronici minimali e bassi dubstep. Il suono del 2011 non può passare che per di qui.
(voto 8+)