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mercoledì 5 giugno 2013

TUTTI PAZZI PER CHI BATTE (A MACCHINA)


Tutti pazzi per Rose
(Francia 2012)
Titolo originale: Populaire
Regia: Régis Roinsard
Sceneggiatura: Régis Roinsard, Daniel Presley, Romain Compingt
Cast: Déborah François, Romain Duris, Bérénice Bejo, Frédéric Pierrot, Shaun Benson, Miou-Miou, Caroline Tillette, Mélanie Bernier
Genere: retrò
Se ti piace guarda anche: Abbasso l’amore, We Want Sex, Scoop

"Hey fanciulla, cosa fai nella vita?"
"Batto."
"Mooolto piacere di conoscerti!"
Tutti pazzi per Rose parla di una gara per segretarie a chi batte a macchina più veloce. Raccontato così, mi rendo conto non sia lo spunto di partenza più entusiasmante del mondo per una pellicola. Attira giusto un pochino più di quelli là, i guarda-uccelli, gli appassionati di bird-watching di Un anno da leoni, ma per il resto è un’idea non troppo appealing. La cosa importante di una storia non è però tanto cosa racconta, ma come lo racconta. Holly & Benji non era appassionante perché parlava di calcio. Spesso e volentieri pellicole e serie sul pallone fanno pena. Holly & Benji era figo per quei suoi campi lunghi (e non intendo nell’accezione cinematografica del termine), per quei primi piani (e qui intendo nell’accezione cinematografica del termine) alla Sergio Leone, per quelle partite che potevano andare avanti per delle settimane, altroché 90 minuti.

"Smettila di chiamarmi Luca Argentero, tipa di The Artist."
Tutti pazzi per Rose non è figo quanto Holly & Benji, sia chiaro. Per chi come me è cresciuto insieme a loro, quasi niente nella vita si sarebbe poi rivelato entusiasmante quanto Holly & Benji, se non giusto poche cose come il sesso e i film di Quentin Tarantino. Tutti pazzi per Rose riesce però a essere un film avvincente, nonostante la sfida su chi batte a macchina da scrivere in maniera più rapida non sia sulla carta una di quelle gare su cui giocarsi lo stipendio in sala scommesse. Come ci riesce? Potere del cinema francese, che continua a regalare soddisfazioni anche nel campo delle commedie.
Una parte del fascino emanato da questa pellicola troppo carina caruccia sono l’ambientazione e le atmosfere. La vicenda si svolge nel 1958 e i toni sono proprio quelli da comedy romantica del periodo 50s/60s, quelle con Audrey Hepburn, quelle belle romcom de 'na vorta che oggi così non se ne fanno più, non se ne fanno. Molto piacevoli anche le musiche di accompagnamento, tra cui svetta il “Cha cha cha della segretaria” in versione francese, che poi è uguale alla versione italiana, mentre il tema musicale principale fa sorridere perché ricorda molto da vicino quello della pubblicità del Beltè, più buono non ce n’è… sì, proprio quello.

"Merci beaucoup pour les compliments, garçon cannibales. Salutations de 1958."
Il punto di forza principale della pellicola è però la protagonista. Rose Pamphyle è una ragazza cui non interessa sposare il più gallo del paese e decide di andare in città in cerca di fortuna. Da lì partirà la sua carriera come segreteria e poi, dietro l’incoraggiamento del suo datore di lavoro, visto che l’unica cosa in cui è brava è battere (a macchina), comincerà una carriera da velocista nella battitura (a macchina). Una storia di emancipazione femminile non troppo distante dal britannico We Want Sex, ma l’attenzione in questo caso è più spostata sulla competizione agonistica, più tesa di quanto si potrebbe immaginare e con tanto di allenamenti alla Rocky, e sui risvolti sentimentali della storia.
Poteva mancare la storiona d’amore? Eh no, dai. Ve l’ho detto che è una romcom. Il film viaggia comunque su binari spediti e non percorre sentieri troppo melensi. Merito come detto della protagonista, interpretata dalla sempre più brava (e bella) Déborah François, attrice de L’enfant e del notevole Le premier jour du reste de ta vie. Una tipa dolce e tosta allo stesso tempo che mi ha ricordato, non so bene perché, sarà per la sua determinazione, le protagoniste dei film dello Studio Ghibli come la streghetta Kiki o la piccola Arrietty.

Ottimo anche il resto del cast, con Romain Duris (Il truffacuori, L’appartamento spagnolo, Tutti i battiti del mio cuore) che sembra una versione francese e capace a recitare di Luca Argentero, più Bérénice Bejo (The Artist), appena premiata come migliore attrice all’ultimo Festival di Cannes per Le passé di Asghar Farhadi, e Frédéric Pierrot dalla super consigliata serie tv francese Les Revenants.
Bravi, bravissimi loro, piacevolissima e adorabilissima la pellicola, però il titolo italiano di questo Populaire per una volta è azzeccato: alla fine della visione, si rimane Tutti pazzi per Rose. E tutti pazzi per Déborah François.
(voto 6,5/10)

Recensione pubblicata anche su The Movie Shelter.


domenica 9 gennaio 2011

I miei film dell'anno 2010 - n. 11 Le premier jour du reste de ta vie

Le premier jour du reste de ta vie
(Francia)
Regia: Rémi Bezançon
Cast: Jacques Gamblin, Zabou Breitman, Déborah François, Pio Marmaï, Marc-André Grondin, Cécile Cassel
Genere: la vita in diretta
Se ti piace guarda anche: La meglio gioventù, La prima cosa bella, LOL – Laughing Out Loud

Il film non è (ancora) uscito in Italia

Trama semiseria
Qual è il momento che ha cambiato il corso della tua vita? È quello che questo film chiede ai suoi protagonisti, i due genitori e i tre figli di una famiglia francese apparentemente come tante ma in realtà dallo spirito molto rock: c’è il padre taxista che si chiama Robert Duval come l’attore ma con una L sola, la madre che ha paura di diventare vecchia e brutta, il figlio maggiore chirurgo plastico alla Nip/Tuck, il figlio minore che fa air guitar e Fleur, la migliore, la figlia minore cresciuta a rabbia adolescenziale e Kurt Cobain.

Pregi: dal 1988 al 2000 il film ricopre in maniera completa e originale la storia di una interessante famiglia e poi è difficile non immedesimarsi in (almeno) un personaggio
Difetti: finita la visione è difficile staccarsi da questi personaggi

Personaggio cult: Fleur (interpretata dall’ottima Déborah François), la figlia minore ribelle
Scena cult: Fleur fa un pompino al suo tipo, quand’ecco che rientrano i genitori di lui…
Canzone cult: “Time” di David Bowie

Leggi la mia RECENSIONE

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