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lunedì 28 marzo 2011

Darren Aronofsky, il regista del delirio

Il cigno nero ha dimostrato al mondo che Darren Aronofsky è una di quelle poche persone al cui passaggio bisognerebbe inchinarsi, per rendere giusto omaggio a cotanto genio. Per narrare le gesta di questo eroe della nostra epoca ho deciso quindi di ripercorrere tutta la sua carriera partendo dall’inizio. Visto che il mondo è bello perché è vario naturalmente questa è solo una panoramica molto soggettiva. Tanto per dire, secondo il mio blogger-antagonista Mr. Ford Aronofsky è un pirletti che ha fatto 3 primi film di merda che nessuno si è filato, poi è stato illuminato sul suo cammino da Mickey Rourke, da sempre noto per le sue brillanti doti recitative, e quindi si è confermato, ma in tono minore, con Black Swan.
Per me (e anche per una parte del mondo) le cose sono andate però un pelino diversamente…

π - Il teorema del delirio
(USA 1998)
Titolo originale: Pi (π)
Regia: Darren Aronofsky
Sceneggiatura: Darren Aronofsky
Cast: Sean Gullette, Mark Margolis, Ben Shenkman, Pamela Hart, Samia Shoaib
Genere: allucinato
Se ti piace guarda anche: Ghost Dog, Eraserhead, Following, L’uomo senza sonno, L’esercito delle 12 scimmie, Cube - Il cubo, The Number 23

Fin dall’esordio si capisce che Darren Aronofsky non è uno normale. Il modello di riferimento principale per il regista ebreo di origini russe e ucraine è da subito David Lynch, qui in particolare con un Eraserhead richiamato a partire dal bianco e nero. Ma questa non è che una piccola influenza di un film fondamentale della nostra epoca.
Il teorema del delirio è un film sì ovviamente delirante e soprattutto molto ma molto drum’n’bass, come sottolinea la colonna sonora firmata da Clint Mansell, ex leader della british band Pop Will It Itself con cui Aronofsky instaura subito una collaborazione ancora più stretta di quella Lynch/Angelo Badalamenti. Nella spettacolosa soundtrack ci sono tutti i pesi massimi dell’elettronica del periodo, da Aphex Twin ad Autechre, dai Massive Attack a Orbital e Roni Size. Chi non apprezza il genere credo che difficilmente riuscirà a comprendere in pieno un film come questo, in grado di avere un impatto sul cinema di oggi quanto i lavori di Aphex Twin hanno avuto sulla musica moderna.
Le musiche sono infatti un aspetto fondamentale nel cinema di Aronofsky ancor più di molti altri autori e credo che il pubblico rock’n’roll non possa entrare in una pellicola del genere. Il pubblico rock’n’roll che cerca il ritornellone da cantare a squarciagola allo stadio con Aronofsky troverà pane per i suoi denti solo con The Wrestler, mentre dentro a un film del genere non sono presenti facili melodie o lo schema classico strofa/ritornello/strofa, ma solo un flusso di idee e ritmo puro, ritmo drum’n’bass. Il film tra l’altro appare oggi attuale più che mai visto che il genere è tornato di gran moda, perlomeno in Inghilterra (nel terzo mondo musicale ovvero l’Italia ovviamente no).

π è visivamente qualcosa di magnifico, la summa di varie tendenze videoclippare tra Anton Corbijn, Nine Inch Nails e lo spot Levi’s firmato Michel Gondry. Inizia da qui anche il parallelo con Christopher Nolan, il cui esordio Following sempre nel 1998 è girato con un b/n affatto dissimile da questo. I due registi oggi più osannati del mondo hanno infatti un percorso piuttosto comune fatto di viaggi mentali mica da poco, solo che laddove Nolan rimane sempre più razionale e cerca di dare una spiegazione a tutto, Aronofsky preferisce restare più criptico, è decisamente più fisico e ha un rapporto più viscerale con i suoi personaggi, laddove l’inglese preferisce un contatto più freddo e psicologico. Due registi dallo stile vicino eppure dagli approcci radicalmente lontani.

Il film che comunque sento più affine a questo π comunque è Ghost Dog – Il codice del samurai di Jim Jarmusch, uscito un anno dopo; stilisticamente piuttosto lontani, entrambi raccontano di personaggi solitari che vivono dentro il loro mondo e riescono a coniugare al loro interno tendenze diverse e in apparenza inconciliabili: la cultura hip-hop e la disciplina dell’antico Giappone in Ghost Dog, il drum’n’bass e la matematica nel teorema del delirio. Oltre ad altri piccoli dettagli come la fissazione per gli uccelli (i pennuti, non pensate ad altro…) e i discorsi con le bambine al parco (discorsi filosofici, anche in questo caso non pensate ad altro…).

La trama di π è parecchio complessa (per usare un eufemismo), ma più che altro è un puro trip sonoro e mentale dentro una mente geniale e deviata quanto quella del regista, solo che qui il suo alter-ego non è un regista destinato a cambiare la storia del Cinema, bensì un matematico che prova a ricondurre tutta la realtà del mondo ai numeri, interpretato da un ottimo Sean Gullette, poi rimasto nell'ombra un po' come accaduto ai due protagonisti dell'esordio di Nolan, ovvero Jeremy Theobald e Alex Haw. Nel cast c’è naturalmente anche Mark Margolis, attore feticcio del regista newyorkese che comparirà in tutti i suoi film.

Come distinguere un film di Aronofsky da una imitazione?
Se non c'è Mark Margolis, è un falso
Il viaggio aronofskyano nella follia della mente umana concluso dal tuffo di Nina ne Il cigno nero è partito da qui, in un film non alla portata di tutti. Il regista all’esordio parla infatti ancora una lingua tutta sua che nei suoi ultimi due lavori si è poi sforzato di tradurre e rendere un po’ più accessibile anche per chi ancora non si è procurato un dizionario Aronofsky-linguaggio umano.
Altamente consigliato, sia il film che l’acquisto del suddetto dizionario.
(voto 9+)

Accoglienza: il film è stato osannato dalla critica e ha vinto vari premi tra cui quello per la regia al Sundance 1998 e miglior film e sceneggiatura agli Independent Spirit Awards 1999.
Box-office USA: $ 3,2 milioni, ma il film è costato appena $ 60 mila.

Fine prima parte del viaggio aronofskyano.
To be continued…

mercoledì 18 agosto 2010

Choose life (replica)

Scegliete la vita, scegliete un lavoro precario a 500 euro al mese, scegliete una carriera in politica così il culo parato per tutte le cazzate l’avete, scegliete una moglie showgirl di facciata e un’amante troia minorenne, scegliete un maxitelevisore LCD del cazzo che non potete permettervi per vedere il Grande Fratello in alta definizione, scegliete lavatrici con i nuovissimi fichissimi ecoincentivi Tremonti, scegliete i numeri da giocare al Superenalotto sognando di diventare ricchi, scegliete i vincitori di Amici, del Festival di Sanremo, di Ballando con le stelle, di Io canto.
Scegliete la buona salute, un lifting facciale, un’ibernazione cerebrale, scegliete un mutuo a interessi variabili che se vi rivolgete a un usuraio andate più tranqui, scegliete una prima casa a Portofino e una seconda casa ad Hammamet sai mai fate la fine di Craxi, scegliete gli amici in base al numero di processi a carico, scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i telegiornali mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in una pensione dorata se avete intrapreso la carriera politica altrimenti la pensione ve la sognate e piazzate tutti i vostri figli in posti di comando anche se non sanno fare O con un bicchiere perché tanto chissene delle meritocrazia.
Scegliete l’amore, scegliete la libertà, scegliete la Mafia, scegliete le bugie, scegliete la corruzione e la concussione e il ricatto e il falso in bilancio e il riciclaccio e le tangenti, scegliete un futuro, life is now quindi scegliete una vita, scegliete l’iTaglia, scegliete Silvio Berlusconi.
Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos’altro, le ragioni? Non ci sono ragioni, chi ha bisogno di ragioni quando ha un cervello indipendente?

Irvine Welsh, “Trainspotting” (remixato da Cannibal Kid)

martedì 2 marzo 2010

birthday

stufo
sono stufo
stufo di tutto
stufo di tutta questa merda che ci piove addosso
stufo dei terremoti
stufo delle calamità naturali
stufo dei telegiornali
stufo delle stesse canzoni su tutte le stesse radio
stufo di non sentire più niente
stufo di non credere più in niente
stufo di combattere
sono come beck, stufo di combattere per le cause perse
sono come i cardigans, sick tired and sleepless
quand’è che ho smesso di sentire qualcosa?
quand’è che tutto questo finirà?
sono stufo del tempo che passa
stufo del tempo quando non passa
stufo di soffiare candeline
stufo di compiere gli anni
e allora un buon compleanno
buon compleanno a me

it’s my birthday
very strange day
I don’t like this day
it makes me feel too small



martedì 16 febbraio 2010

Direzioni diverse

La vita ci spinge verso direzioni diverse.

Io vivo in un paese che ha preso una direzione diversa.
Vivo in un paese in cui il corpo di Silvio penzola attaccato a una corda insieme a quello di Saddam.
Vivo in un paese in cui Bertolaso come al solito è impegnatissimo. A pulirmi il cesso. In quello è davvero molto ma molto bravo.
Vivo in un paese in cui Bigazzi de "La prova del cuoco" viene servito in pasto a tigri malesiane, vivo.
Vivo in un paese in cui "La prova del cuoco" nemmeno esiste.
Vivo in un paese in cui la mafia è stata sconfitta con un vaccino pubblicizzato da Topo Gigio.
Vivo in un paese in cui questa canzone de Il teatro degli orrori + Bloody Beetroots ha vinto l'ultima edizione del Festival di Sanremo.
Io vivo in un paese che non si chiama Italia.


mercoledì 22 ottobre 2008

Where Do I Begin?

Tutto incomincia con una pagina bianca.
Tutto incomincia dove un’altra cosa finisce.
Tutto incomincia sapendo che è già destinato a finire,
ma questo non gli impedisce di incominciare.
Tutto è bello e misterioso e fa anche paura quando incomincia.
Tutto incomincia con Adamo ed Eva?
Ma per favore!
Tutto incomincia quando ci si lascia andare.
Tutto incomincia quando si incomincia a correre.
Tutto incomincia quando i muri vanno giù.
Tutto incomincia quando nemmeno te ne accorgi che sta iniziando qualcosa.
Tutto incomincia quando partono una musica e dei titoli di testa.
Tutto incomincia mentre questo post leggero vola via.

domenica 20 luglio 2008

Cruel Intentions

Le mie intenzioni sono crudeli, perché io non ho una morale. Io non ho un cuore. Io sono il cancro che ti mangia il cervello a colazione. Io sono il drugo con l’eyeliner che ti ficca un fallo di ceramica su per la vagina. Io sono il ruggito che fa scappare i fottuti leoni. Io sono la vocina nel cervello che ti sussurra “ruba!” “sniffa!” “bevi!” “annegala!”. Io sono il disco dei Beatles che gira al contrario. Io sono l’happy meal con dentro It come sorpresa. Io sono il rimpianto delle parole che non hai avuto il coraggio di dire. Io sono il rumore che ti fa girare e rigirare nel lettuccio, credi di essere al sicuro lì sotto le coperte? Beh, forse non sei al sicuro.
Io sono l’ultimo dei Mohicani perché tutti gli altri li ho dati in pasto agli inglesi. Io sono il diavoletto che se ne sta appollaiato tutto il giorno sulla tua spalla. Io sono la bambina con i capelli neri che esce dal pozzo. Io sono la macchina che ti si ferma in mezzo all’autostrada. Io sono il secondino che ti tiene la mano mentre ti porta a friggere su una sedia elettrica come un sofficino Findus. Io sono la lava per le vie di Pompei. Io sono il fucile che ha sparato a Cobain. Io sono il gangsta che fa badabum badabum cha cha con il tuo gangsta-rap.
Io sono il Nulla che si inghiotte Fantàsia. Io sono il pezzo di merda che si scopa prima tua moglie e poi tua figlia. Io sono un barile di benzina. Io sono un cassonetto bruciato a Napoli. Io sono il tizio che ti governa che tu mi abbia votato o meno. Io sono l’avvocato del tizio che ti governa che tu lo abbia votato o meno. Io sono il capo che ti fiata sul collo. Io sono la mente dell’assassino di John Lennon. Io sono l’incontenibile voglia di vivere di Erich Priebke. Io sono l’immunità ai parlamentari. Io sono l’interesse del disinteresse. Io sono il surriscaldamento globale. Io sono il fine che non giustifica i mezzi. Io sono i chiodi nella mani di Cristo. Io sono tutti i tuoi sogni infranti. Io sono il figlio che non ti rivolge più la parola. Io sono il buco aperto nella tua anima. Io sono il ragazzo che non ti amerà mai.

lunedì 19 maggio 2008

La vita segreta dei brufoli

C'è un brufolo sulla mia faccia che non vuole morire. Mi guarda con quel suo unico occhione bianco e mi supplica "Amico, ti prego." Ti si scioglie il cuore. "Ti preego". La pietà è un sentimento facile da suscitare in noi umani. "Ti preeeego." Oh, andiamo. "Sono troppo giovane per morire," mi fa. "Non mi sono ancora innamorato. Non ho mai visto Parigi." Ma questo è un ricatto morale bello e buono. Così non vale.
Ho il dito pigiato contro il grilletto, ma è dura far partire il colpo. "Amico, amico. Aspetta un minuto: ti posso dare dei soldi. Quanto vuoi? 10,000? 20,000? Ho un conto in Svizzera, ti posso fare un assegno da 50,000, d'accordo?" La tentazione è forte. Soldi, soldi, soldi. Soldi, tanti soldi, canticchio davanti allo specchio. Ma, un momento. No, io non sono un venduto. "Amico, non vuoi i soldi? Ti posso procurare donne, tante donne." Lo guardo niente affatto convinto. "Oppure uomini. Vuoi uomini?" I miei occhi iniettati di rabbia si fissano nel suo unico occhio bianco spaventato. La sua morte si fa vicina, e lui lo sente. Uomo morto in marcia."Non voglio morire," piagnucola. "Fa così freddo, qui. Lo senti?" Io non lo sento. Sento solo il caldo provocatomi dal potere. Il potere di ferire, schiacciare, distruggere. Sto per farlo.
"D'altronde," sospira interrompendomi, "tutti dobbiamo morire prima o poi." Quella sua rassegnazione mi impietosisce, così gli concedo di scegliere come vuole che sia la sua morte. "Preferisci la soluzione veloce, ovvero ti schiaccio con i miei polpastrelli, manco te ne accorgi e in un attimo non ci sei più. Oppure c'è l'altra soluzione: Clearasil Ultra e una lenta agonia che ti tiene compagnia per tutta la notte." Il brufolo è oltre, ha raggiunto un stato di coscienza superiore. "Avanti, amico," mi fa, "fai come preferisci. Io adesso sono pronto." Non c'è niente che fa più compassione di chi non vuole fare compassione. "Hai vinto, amico," gli concedo seccato. Domani mi toccherà andare al colloquio con un brufolo sulla faccia, dannata compassione. "Wow ragazze, sono ancora vivo!" il brufolo chiama a raccolta il suo piccolo harem, "stasera si fa festa tutta la notte." E io domani al colloquio oltre all'acne avrò pure le occhiaie per non aver dormito. Dannata vita segreta dei brufoli!

venerdì 16 maggio 2008

DING

DING il suono che fa quando scatta la scintilla
DING una parola che ti fa tenere il tempo
DING un altro momento che se n'è andato
DING il campanello annuncia è finita la lezione
DING è finito questo round
DING niente colpi sotto la cintola
DING niente colpi, il round è finito, porco..
DING la messa è finita, andate in pace
DONG Dio grazie!
DRIN il cellulare rompe
DRIN DRIN non c'ho voglia di rispondere, ma torniamo al
DING un suono dentro la testa che non se ne va, ci vorrebbe un
BANG per farlo andare via
DING è pronto da mangiare
DING fa schifo il cibo al microonde
MIAAAO il suono che fa il gatto quando gli pesti la coda
DING c'è un lupo alla porta
DONG non aprire a nessuno
DING non riesci a prendere sonno
DING le gocce che cadono nel lavandino
DING e un altro momento se n'è andato e non tornerà più
DING il suono che fa quando non capisci più nulla
DING Campanellino, sarò sempre il tuo Peter
DING forse ti sei addormentato
DING un'altra goccia che cade nel lavandino
DING la tv è accesa
DING la domanda da un milione di euro
DING non è il lavandino a gocciolare
DING e la risposta esatta è battaglia di Waterloo
DING è scattato l'allarme antincendio
DING non si può prendere sonno con sto casino
DING evacuare
DING questo non è un test
DING lasciare questo posto in..
DING il suono che fa quando scatta la scintilla
DING .. 5
DING una parola che ti fa tenere il tempo
DING 4..
DING è finita la lezione
DONG è finita la messa
DING è finito un altro momento
DING 3..
DING è finito l'ultimo round
DING evacuare
DING 2..
DING è finito questo post
DING 1..
DING questo non è un test
DING

martedì 13 maggio 2008

Squali


Sono sveglio a scrivere, 2 a.m.
Non posso farne a meno, non ce la faccio a smettere, aiuto!
Sono un fiume in piena. Anzi, la mia fantasia è un oceano pieno di pesci tropicali, delfini, balene e squali. Squali. Dappertutto. Ci sono tanti squali che mi divorano il cercello, mi fanno sanguinare l'anima, mi dilaniano le gambe con i loro denti aguzzi. Il dolore è così forte che mi viene da piangere e le lacrime vanno a formare un oceano ancora più vasto, stavolta popolato da soli squali. Squali. Ci sono tanti squali e io sono già sbranato, fottuto. Un pezzo di carne succulenta al macero. Lo spuntino di mezzanotte per una miriade di predatori notturni. Provo a scappare, nuoto in stile rana ma sono troppo lento, e di bracconieri per una volta che servono non se ne vede neanche l'ombra. Squali. Dappertutto. Non sono poi nemmeno così brutti visti da vicino. Hanno quel fascino da duro del Roadhouse. E poi feriscono. Tagliano. Lacerano. Arrivano in profondità. Ammazzano. Finchè di me non sono rimasti che pezzettini di carne sparsi per l'oceano. La marea li trascina a riva e loro si lasciano cullare beati dalla marea materna. Eccoli. Tutti belli sparsi per la spiaggia affollata di inizio estate. Gli ombrelloni. Le sdraio. Gli occhiali da sole. I topless. I tamarri. I pezzi di carne. I granchi insieme alle ostriche e agli altri animaletti marini li vanno a raccogliere. I pezzi di carne, non i tamarri. Li mettono vicini. Ricompongono i pezzi del puzzle che è il mio corpo. E rieccomi lì ancora, intero. Un pezzo unico di carne. Vivo. Pronto per farmi sbranare un'altra volta dagli squali. Squali. Dappertutto.
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