Visualizzazione post con etichetta dennis quaid. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta dennis quaid. Mostra tutti i post

lunedì 20 maggio 2013

QUELLO CHE SO SULL’AMORE NON L’HO IMPARATO DA MUCCINO


Quello che so sull’amore
(USA 2012)
Titolo originale: Playing for Keeps
Regia: Gabriele Muccino
Sceneggiatura: Robbie Fox
Cast: Gerard Butler, Jessica Biel, Catherine Zeta-Jones, Dennis Quaid, Uma Thurman, Judy Greer, Noah Lomax, Iqbal Theba, James Tupper, Jason George
Genere: ruffianata
Se ti piace guarda anche: La ricerca della felicità, La dura verità

Quello che so sull’amore mette in scena molto bene quella che è (o dovremmo dire è stata?) la parabola di Gabriele Muccino a Hollywood. Il protagonista del film è un ex calciatore britannico che all’inizio suscita grande curiosità negli USA, per poi finire presto nel dimenticatoio, in una maniera non troppo dissimile a quanto capitato al Gabriele nostro (nostro???).

"Dopo essere stato nominato in questo film, Beckham ha deciso di ritirarsi.
Sarà un caso?"
Il Muccino senior è un regista italiano che a sorpresa era riuscito a intrigare parecchio dall’altra parte dell’Oceano grazie a L’ultimo bacio, un melodrammone dall’intensità tipicamente mediterranea, ma girato con occhio internazionale. Una ruffianata accattivante, però una ruffianata accattivante ben fatta. Will Smith decideva così di chiamare il Muccino a dirigerlo in La ricerca della felicità, una ruffianata di quelle brutte forti che però riesce a conquistare i botteghini e con cui Willy il principe di Bel-Air si aggiudica persino una generosissima, inventatissima nomination agli Oscar. Nonostante per quanto mi riguarda il film sia terribile, Gabriele Muccino riesce a conquistare Hollywood. Will Smith parla di lui in maniera entusiastica e sembra che tutti vogliano lavorare con il regista venuto dall’Italia. Anche perché se è riuscito a far beccare una nomination a Willy, può farla avere a chiunque…

Il suo secondo colpo a Hollywood Sette anime è un’altra schifezza, ben lontana dai primi simpatici lavori italiani del Muccino, Ecco fatto e Come te nessuno mai. A livello commerciale si rivela meno fortunato rispetto a La ricerca della felicità e a qualunque altro film con Will Smith, però è ancora un mezzo flop. Le quotazioni di Muccino cominciano a scendere e lui si prende una pausa italiana per dirigere il pessimo sequel de L’ultimo bacio, Baciami ancora, questo qui…


A Hollywood comunque credono ancora in lui, anche se magari un po’ meno di prima. Gli offrono così la regia di una commedia romantica molto classica, con un cast magari non di superstar dagli incassi garantiti come Will Smith, magari non di attori di serie A, ma di serie B. Che la serie B hollywoodiana è roba mica da buttar via. Ci sono Gerard Butler, Jessica Biel, Catherine-Zeta Jones, Dennis Quaid, Judy Greer e una da Champions League, almeno quando è allenata dal Coach Tarantino, come Uma Thurman, e gli danno per di più un budget di quelli medi per gli standard hollywoodiani, ma mica noccioline: $35 milioni.
La produzione di quella che sembra una commediola come tante dovrebbe filare via liscia, invece Muccino entra in crisi e, per lo stress nella realizzazione di una pellicola tanto complicata (ma dove?) ingrassa come un porco.


"Quel Muccino me lo magnerei allo spiedo, gnam!"
Risultato finale?
Il film cinematograficamente fa pena, ciò era già preventivabile, ed è pure un floppone a livello commerciale, con appena $13 milioni incassati negli USA. In Italia, per via di un intramontabile campanilismo, la pellicola non va nemmeno malaccio, con oltre €4 milioni raggranellati, eppure i tempi d’oro de ‘na vorta sono lontani. Gabriele Muccino ha fatto flop, da qualunque parte lo si guardi, e per giunta si ritrova anche ad essere un cicciobombo, non cannoniere.

La critica t’ha bastonato, il pubblico t’ha ignorato, il cibo t’ha ingozzato e io che devo fa’ a questo punto, caro Muccino?
Mi spiace infierire. Sarebbe persino troppo facile. Criticare te ormai è un po’ quasi come criticare i Modà. Allo stesso tempo, non si riesce nemmeno a parlarne bene. Manco sforzandosi tanto. Ah Gabrié, io vorrei proprio fare il bastian contrario e spezzare una lancia a tuo favore. Ma come se fa?
Quello che so sull’amore è un film pessimo, imbarazzante sotto tutti i punti di vista, dalle interpretazioni (terribile in particolare Dennis Quaid e cagna as usual Jessica Biel) alla pessima colonna sonora, e per giunta è una di quelle ruffianate tutte buoni sentimenti che scatenano solo i miei peggiori sentimenti.

"Da Tarantino a Muccino... me viene da piagne, li mortacci sua!"
Già l’idea di raccontare la storia di un ex calciatore britannico che negli Stati Uniti si ricicla come allenatore di una squadra di soccer di bambini appariva un disastro annunciato. Le pellicole sportive sono spesso una grossa incognita, ma se non altro quelle sulla sacra triade degli sport americani composta da Baseball, Football e Basketball almeno in patria si rivelano spesso e volentieri fortunate, almeno da un punto di vista commerciale. Quando si sceglie di parlare di calcio al cinema, il rischio di autogoal è invece fortissimo.
Il soccer comunque è giusto un contesto vago, attorno al quale è costruita la classica, sdolcinatissima commediola sentimentale e per di più famigliare. Se con i film sentimentali il rischio di cadere nello zuccheroso è alto, con le pellicole famigliari il rischio diabete è quasi certo. Quello che so sull’amore non fa niente per evitare tale pericolo, un po’ come l’ingrassatissimo Muccino quando siede a cena. Il copione segue anzi passo per passo il manuale della perfetta pellicola sdolcinata, concentrandosi in maniera superficiale e banale sul rapporto padre/figlio come già fatto nella hit mucciniana La ricerca della felicità.
La colpa, va detto, più che di un Muccino che si limita a dirigere in modalità zombie, è di una sceneggiatura a dir poco scandalosa. Anziché approfondire la parabola discendente dell’ex calciatore fallito come fatto in tutt’altra maniera da un film con un protagonista vagamente simile come The Wrestler, assistiamo a una semplice romcom, con il bel protagonista Gerard Butler conteso da TUTTE le donne del film. Tutte lo cercano, tutte lo vogliono: Catherine Z, Uma, persino la nerdosa Judy Greer e, naturalmente, anche la sua ex Jessica Biel.

"Coraggio piccolo, questa era l'ultima volta che ci vedevamo un film di Muccino.
Un altro non glielo fanno più fare..."
Come andrà a finire?
Eddai che lo sapete già. Eddai, che se vi aspettate anche solo la benché minima sorpresa, avete sbagliato film.
Gabriele Muccino invece non ha sbagliato film. Credo che una pellicola del genere possa far bene, non solo al suo girovita, ma anche al suo ego. Adesso che ha capito che a Hollywood non è tutto rose e fiori, può tornare a occuparsi di qualche progetto più personale qui nella sua terra. I tempi in cui riusciva a dirigere e a scrivere in maniera decente sono lontani, Baciami ancora l’ha confermato, però quando ha girato sceneggiature di altri i risultati sono stati ancora peggiori. Adesso che più in basso di così non può scendere, sia sul piano artistico che su quello commerciale, il Muccino può solo risalire. Sognando un happy ending hollywoodiano di quelli che tanto ama.
(voto 4/10)



mercoledì 3 ottobre 2012

Quello che succede a Vegas…


Vegas
(serie tv, stagione 1, episodio pilota)
Rete americana: CBS
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Greg Walker, Nicholas Pileggi
Regia puntata pilota: James Mangold
Cast: Dennis Quais, Michael Chiklis, Jason O’Mara, Taylor Handley, Carrie-Anne Moss, Aimee Garcia, James Russo, Joe Sabatino, Sonny Marinelli
Genere: d’azzardo
Se ti piace guarda anche: Luck, Le paludi della morte -Texas Killing Fields, Casinò, Quei bravi ragazzi, Justified

Quello che succede a Vegas…resta a Vegas. E speriamo se ne resti pure lì.
Non che sia una serie terribile, la new-entry Vegas. È anzi un prodotto ben realizzato e l’episodio pilota si lascia seguire senza problemi. Il problema è solo un altro: non sembrano esserci grossi motivi per proseguire a seguirla. Questione mica da poco, per un telefilm.


Incuriosito anche dal fatto che si parla spesso di riaperture di casinò in Italia, mentre addirittura la Russia cancella le tasse sul gioco, come modo per rilanciare il turismo, mi aspettavo una vicenda che potesse essere maggiormente incentrata sul gioco d’azzardo e che potesse magari svilupparsi in maniera più complessa. Una sorta di versione commerciale di Boardwalk Empire o qualcosa del genere. Fondamentalmente si tratta invece di un altro, solito, ennesimo, miliardesimo crime con episodi autoconclusivi e sviluppi orizzontali della trama che si preannunciano rari e poco interessanti anche per quanto riguarda i prossimi episodi. Una specie di CSI: Las Vegas, 60s Edition. Solo che all’epoca non c’erano ancora grosse tecniche scientifiche e allora ci si doveva affidare all’intuito dello sbirro-sceriffo Dennis Quaid. Erano proprio a posto, allora.

"Ma negli anni '60 non andavano forte i Beatles?
Perché voi vi siete vestiti da Village People?"
Le particolarità di Vegas sono due, ma non è che siano poi ‘ste grosse particolarità. La prima, come è facile intuire dal titolo, è che è ambientata a Las Vegas. Solo che c’è già stato CSI original che va avanti ormai da decenni e allora non è una grossa novità.
La seconda particolarità è che a livello temporale è ambientata negli anni ‘60. Anche questa non una grossa novità, visto che dopo Mad Men è diventata una consuetudine andare a riscoprire quel decennio in tv, con alterni risultati, si vedano gli sfortunati Pan Am (cancellato dopo una stagione) e The Playboy Club (durato appena una manciata di episodi). Se un paragone con Mad Men è del tutto improponibile, Vegas non sembra possedere nemmeno il fascino glamour delle altre due. I 60s qui rispolverati mostrano una Las Vegas in cui i primi casinò cominciavano a diventare il fulcro della futura capitale del gioco d’azzardo mondiale. Una città che si stava trasformando in un enorme Luna Park/centro commerciale ancora immerso però in un’atmosfera western. L’ambientazione è quindi l’elemento più interessante di una serie che per il resto da offrire ha davvero poco, se non come accennato i soliti sviluppi crime.

È in mezzo al territorio desertico del Nevada che, subito in una delle prime scene, viene ritrovata una ragazza morta. Se vi viene in mente Twin Peaks, scordatevelo. Quello è tutta un’altra cosa. Se vi viene in mente The Killing, pure quello è tutta un’altra cosa. Qui il caso della ragazza viene infatti risolto subito entro la fine dell’episodio, non lasciando spazio a ulteriori sviluppi, ma lasciando prevedibilmente solo spazio a un nuovo caso della settimana, come in qualunque altro crime procedural.

"In questo casinò non si vince nulla, devo arrestarvi per truffa."
"Ma la colpa non è nostra, è solo passato da queste parti un certo O'Mara..."
A non costituire un motivo di attrattiva nei confronti di questa neonata serie contribuiscono poi personaggi anonimi e attori poco eccezionali.
Innanzitutto, una serie che sfoggia come protagonista Dennis Quaid parte già menomata. Non so cosa sia successo, a Dennis Quaid. Un grande interprete non lo è mai stato. Quello no. Però negli ultimi anni sta dando davvero il peggio di sé, apparendo in qualunque filmaccio e con interpretazioni da mettersi le mani tra i capelli; cito solo i suoi film arrivati negli ultimi tempi come Che cosa aspettarsi quando si aspetta, Beneath the Darkness, Legion e il remake di Footloose. Tra un Mad Men che sfoggia un Jon Hamm e un Boardwalk Empire che vanta uno Steve Buscemi, questo Vegas con un agghiacciante Dennis Quaid in versione solito sceriffo vecchio stile fa davvero una figura pessima. E questo lo si capisce già dopo pochi istanti di visione.
Se poi, nella parte del fratello, gli affianchiamo pure Jason O’Mara, le cose si mettono davvero male. Jason O’Mara, per chi non lo sapesse, porta infatti più sfiga di un certo cantante di canzoni dai testi raffinati come Bella stronza e Vaffanculo che preferisco non nominare nemmeno altrimenti  mi esplode il sito. Che serie ha fatto, O’Mara?
In Justice, chiusa dopo una stagione.
Life on Mars, durata una stagione.
Terra Nova, (giustamente) bandita dal piccolo schermo dopo… una stagione.
Quanto pensate durerà allora questa Vegas?

"Tranquilli. raga. Con me nel cast, questa serie
è destinata a durare anni. Forse decenni!"
Un po’ meglio vanno le cose con il resto del cast, ma non è che ci vada molto. Michael “La cosa” Chiklis dopo l’inguardabile No Ordinary Family ci riprova pure lui in tv, con un ruolo da villain che sembra riportarlo dalle parti di The Shield, però in versione italoammericana. Carrie-Anne Moss, la Trinity di Matrix, è brava ma ha una parte piuttosto anonima ed è del tutto sprecata, e poi come ggiovane della serie c’è Taylor Handley, già pazzo psicopatico in The O.C., qui in una parte da scapestrato playboy che appare stereotipata ma che potrebbe farlo diventare il personaggio “simpa” della serie.
Molto professionale la realizzazione tecnica, con la regia del pilota firmata dal buon mestierante James Mangold, uno che tra Walk the Line - Quando l’amore brucia l’anima e Quel treno per Yuma di atmosfere country-western se ne intende, mentre la sceneggiatura è co-firmata da Nicholas Pileggi, già autore degli script (tratti pure da suoi stessi libri) per gli scorsesiani Quei bravi ragazzi e Casinò. Uno che insomma di gioco d’azzardo + criminalità se ne intende.

Vegas si preannuncia allora come una serie guardicchiabile se proprio non ci fosse niente di meglio in circolazione. Ma visto che di serie strepitose o quanto meno parecchio interessanti in giro ce n’è sono a bizzeffe, perché perdere tempo a puntare i propri soldi su un telefilm con protagonista Dennis Quaid?
Non c’è alcuna ragione. Nada de nada nel Nevada.
(voto 5,5/10)

giovedì 27 settembre 2012

Che cosa non aspettarsi quando si aspetta

"Una nuova recensione cannibale? Eccellente!"
Che cosa aspettarsi quando si aspetta
(USA 2012)
Titolo originale: What to Expect When You’re Expecting
Regia: Kirk Jones
Cast: Cameron Diaz, Matthew Morrison, Jennifer Lopez, Rodrigo Santoro, Elizabeth Banks, Ben Falcone, Anna Kendrick, Chace Crawford, Brooklyn Decker, Dennis Quaid, Chris Rock, Joe Manganiello, Amir Talai, Rob Huebel, Thomas Lennon, Megan Mullally, Rebel Wilson, Wendi McLendon-Covey
Genere: genit(ori)ale
Se ti piace guarda anche: Capodanno a New York, Appuntamento con l’amore, un cinepanettone a caso

Che cosa aspettarsi da un film come Cosa aspettarsi quando si aspetta?
Ci si può aspettare che succeda qualcosa di minimamente interessante o divertente e si può stare lì ad aspettare e mettersi a sedere comodi e tranquilli che tanto non arriverà niente né nell’uno né nell’altro senso.
Che cosa aspettarsi allora, più realisticamente?
Ci si può aspettare un cinepanettone preparato all’americana.
Pensate un po’ che gli americani negli ultimi tempi stanno messi talmente male a livello di idee che sono venuti a pescare pure nella commedia all’italiana. Quella degli anni ’60? No, quella di oggi dei Manuale d’amore e dei cinepanettoni, appunto.
Manco noi li cuciniamo più, ormai, ‘sti cacchio di cinepanettoni di cui abbiamo fatto indigestione dopo una cura ingrassante durata quasi trent’anni. Nelle prossime festività invernali per una volta non avremo più il solito Natale a… sto ca**o, bensì Colpi di fulmine, il nuovo imperdibile capolavoro di Neri Parenti con Christian De Sica. Che si preannuncia non molto distante da questa roba yankee qua…

"Evvai, sono riuscita a scattare la mia prima foto!"
Il modello del film a episodi, con delle storielle (pseudo) romantiche che si intrecciano tra loro è ormai diventato un marchio di fabbrica anche a Hollywood: hanno fatto il cine-Bacio Perugina sul S. Valentino, Appuntamento con l’amore, che purtroppo mi sono perso, quindi il cine-spumante sul Capodanno, il terrificante Capodanno a New York, che purtroppo mi sono visto, e ora ecco a voi il cine-Pampers sul tema della gravidanza.
Unico pregio del film? È un po’, ho detto solo un po’, meglio di Capodanno a New York. Per il resto, è la stessa storia, con un gruppo di attori celebri, meglio se avviati sul viale del tramonto, accoppiati a qualche altra stella emergente. Premettendo che è meglio non aspettarsi niente di che da nessuno, andiamo a vedere chi se la cava più e chi meno bene, con la top 5 delle coppie presentate dal film:

5. Brooklyn Decker e Dennis Quaid
La bella e la bestia. Lei gnocchissima, lui ormai candidato ufficialmente al titolo di rivale numero 1 di Nicolas Cage, perché dove c’è un film di merda, ormai è gara tra loro due a chi se lo aggiudica. Questa volta ha vinto Quaid, sorry Cage, sarai più fortunato la prossima volta.

"Hey, Dennis, hai avuto una paresi facciale?"
"In realtà ti sto sbirciando le tette con la vista periferica.
La paresi invece ce l'ho avuta già una decina di film fa..."

4. Cameron Diaz e Matthew Morrison
Cameron Diaz come donna in dolce attesa non è davvero credibile. Non c’è proprio tagliata. Mai vista una Cameron così fuori parte, porco Diaz. E Matthew Morrison senza Sue Sylvester che lo prende per il culo per i suoi capelli è piuttosto inutile. La storia dei loro due personaggi che si innamorano sul set della versione americana di Ballando con le stelle fa molto Belen Rodriguez/Stefano De Martino e sinceramente ne avevamo già abbastanza di loro due.

"Chissà se gli usciranno i capelli già ingellati come i tuoi, Matthew?"

"Ahahah, guarda che dice Pensieri Cannibali sul tuo ruolo in Lost."
"Ma chetteridi? Non hai visto quel che dice su di te?"
3. Jennifer Lopez e Rodrigo Garcia
A sorpresa, sorpresona per quanto mi riguarda, J. Lo non è nemmeno la cosa più terribile in un film. Solo quando nei paraggi c’è Dennis Quaid può capitare qualcosa del genere!
E Rodrigo Garcia chi è? Ai patiti di Lost il suo volto risulterà familiare. Pensateci bene. Chi era?

Due ore dopo…
Sì, era Paulo, personaggio introdotto nella terza stagione insieme alla fidanzata Nikki. Se non ve li ricordate, è più che normale, visto che sono stati i due personaggi peggiori nell’intera storia della serie e, visto che nessuno se li filava, sono stati fatti fuori malamente tanto per cancellare in fretta e furia la pagina più nera (altroché uomo in nero) di Lost.

"Se c'è una cosa che non reggo proprio, sono i bambini!"
"Ehm, sono incinta..."
"I marmocchi? Io li adoro, quei piccoli demoni!"
2. Anna Kendrick e Chace Crawford
Ecco la coppia teen della pellicola, quella cui è riservata la storia più non dico profonda, non dico triste, ma almeno un filo meno happy e idiota rispetto alle altre che hanno la profondità di una piscina per bambini, tanto per rimanere in tema di gravidanze, poppanti e affini. Lei, Anna Kendrick, da sola alza di qualche chilometro il livello recitativo qui presente. Lui, il gossip boy Chace Crawford, fa il suo solito ruolo da “so’ figo ma so’ anche sensibile, però più che altro so’ figo” e, grazie anche alla presenza della Kendrick, riesce a portare a casa la pagnotta.


1. Elizabeth Banks e Ben Falcone
Elizabeth Banks non sempre mi fa impazzire, e nemmeno qua lo fa. Però in questo film è se non altro quella che si impegna di più, la più in parte con il pancione e insieme a lei, dai che ci esce la rima… c’è Ben Falcone.
M’è uscita la rima!
"Caro, fammi sentire scalciare il bambino."
"Ma non sono incinto, ho solo messo su qualche chilo..."
Ben Falcone nome da picciotto e volto simpatico da tipo che sai già di aver visto in qualche sitcom o in qualche commedia in qualche ruolo minore e non ti ricordi bene dove ma non importa. Fatto sta che, contro i VIPs e i giovincelli, surprise surprise si aggiudicano loro questo Gioco delle coppie, Cannibal edition. Contro ogni pronostico.

E allora, cosa aspettarsi dal film Cosa aspettarsi quando si aspetta?
Qualche rivelazione sulla gravidanza, sulla maternità, sulla paternità?
Nah, meglio non aspettarsi un bel niente, se non un cinepanettone cucinato all’americana, senza Cipollino ma con in più tanti pancioni.
Cosa aspettarsi invece dalla recensione cannibale di Cosa aspettarsi quando si aspetta?
Vi ho fatto pure il Gioco delle coppie, che altro volete di più?
(voto 3/10)

mercoledì 24 agosto 2011

Hey surf sister

Soul Surfer
(USA 2011)
Regia: Sean McNamara
Cast: AnnaSophia Robb, Dennis Quaid, Helen Hunt, Carrie Underwood, Kevin Sorbo, Lorraine Nicholson, Ross Thomas, Cody Gomes, Sonya Balmores
Genere: let’s go surfing
Se ti piace guarda anche: Clay Marzo – Just Add Water, Blue Crush, Lords of Dogtown, Point Break, Un mercoledì da leoni

Una bella storia non sempre fa un bel film: Il discorso del re ne è un esempio lampante. Che poi in quel caso avevamo un re viziato balbuziente che dopo anni di training riusciva a fare un discorso di 60 secondi davanti a un microfono, mentre qui, scusate se è poco, abbiamo una ragazzina di 13 anni che ha perso un braccio ma è riuscita a rimettersi in piedi sulla tavola e a diventare una campionessa di surf. Volete mettere?
Preparate dunque i fazzoletti se siete sensibili (non ho detto sensitivi) e ucci ucci tenerucci, d’altronde la protagonista del film è AnnaSophia Robb, ottima giovane attrice già vista ne Un ponte per Terabithia che, per la cronaca e per il mio sputtanamento personale, è una delle pellicole che più mi ha fatto piangere in tutta la mia vita. Non fatemici pensare che mi vengono ancora le lacrime agli occhi. Che magone quel film, che magone!
Ueeeeè
ueeeeeeeè

Ok, scusate lo sfogo. Riprendiamo…
Il regista di Soul Surfer si chiama Sean McNamara, come uno dei due chirurghi plastici di Nip/Tuck: sarà un semplice caso di omonimia (non ho detto omosessualità)? In ogni caso la qualità registica non è certo memorabile e quindi possiamo passare oltre…
Nel cast, oltre alla Robb c’è anche la cantante country Carrie Underwood, notevole sgnacchera parecchio nota negli States, una sorta di Taylor Swift però con più tette. Quindi ci sono anche Dennis Quaid, che ormai ha preso il patentino per i filmetti, e una Helen Hunt che sta invecchiando parecchio male. *_*
Nella modesta e stracommerciale colonna sonora invece c’è roba tipo Michael Franti con “The Sound of Sunshine”, in una versione per fortuna senza Jovanotti, probabilmente lasciato in riva al mare. E quindi avete già capito che pure la soundtrack è poca roba.

La vera Bethany Hamilton (a sinistra) con AnnaSophia Robb
Il film è tratto dalla storia vera di Bethany Hamilton, una ragazzina hawaiiana che ha sempre vissuto su una tavola da surf fin da bambinettissima (forse ha imparato prima e surfare che a camminare) e che all’età di 13 anni si è vista portare via un braccio da uno squalo. Per chi si chiede come possano capitare cose del genere, la risposta è da trovare nel fatto che qualcuno gliel’ha gufata pesantemente: quando la sua migliore amica Alana (non ho detto anal) a inizio film, felice della sua vita alla Hawaii tra surfare di mezzanotte e vita da spiaggia tira fuori la domanda retorica: “Ma quanto fortunate siamo, noi?” sappiamo già che porterà una sfiga micidiale. E infatti…
Il giorno dopo Bethany viene azzannata da uno squalo. E non è come essere morsi da una zanzara. O da un vampiro, cosa che, l’abbiamo imparato da film & serie tv, ti renderebbe solo molto più figo. La povera ragazza perde un braccio, ma riesce a sopravvivere grazie al tempestivo salvataggio del padre dell’amica, un certo Hercules alias Kevin Sorbo!
La cosa più impressionante e che pare non sia solo un’invenzione della fiction, ma una caratteristica della vera Bethany, è la sua notevole forza d’animo e il suo coraggio: nonostante la scena da film horror di cui è protagonista, non piange non strilla non si mette a frignare e a rompere i maroni, ma anzi reagisce al tragico evento con un comportamento stoico. Troppo per una ragazzina di 13 anni?

Se la storia è carina e coinvolgente, peccato che su tutto il film pesi, pesante come un macigno, una forte morale cristiana a rovinare tutto. Però esistendo, fino a prova contraria, il libero arbitrio, l’interpretazione che ognuno può dare agli eventi può essere diversa. Se per il film, e anche per la vera Bethany Hamilton, ogni cosa succede per una ragione e la tragedia che le è capitata si è trasformata in qualcosa di positivo, visto che lei non solo è sopravvissuta, ma è anche riuscita a realizzare il suo sogno di diventare comunque una surfista professionista ed è diventata un modello di ispirazione per un sacco di persone con problemi fisici di varia natura.
Questa però è la sua personale interpretazione. La mia visione anti-religiosa mi porta invece a pensare a come Dio le abbia assestato un bel pugno secco allo stomaco, di quelli che ti tolgono il fiato, ma lei sia riuscita a reagire con determinazione. Non si è fatta mettere al tappeto, ha lottato e alla fine ha risposto con un bel calcio in culo e un gancio destro da K.O.
Per quanto mi riguarda quindi: Bethany batte Gesù bambino 2 a 1.
(voto 6-/10)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com