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domenica 20 maggio 2012

Finale disperato

Sono bravo a iniziare, ma non a finire.
Parlo di serie tv, meglio specificare. Ne inizio un sacco, cerco di non perdermi un pilot, però quelle che proseguo regolarmente sono un numero molto più limato. Non sono tantissime quelle cui riesco a concedere la mia attenzione per un’intera stagione e sono ancora meno quelle che riesco a vedere fino al termine. Che a volte arriva solo dopo molti, moltissimi anni.
Il problema sarà mio, avrò un ADHD (sindrome da deficit d’attenzione e iperattività)? Oppure il problema sono le serie tv, molte serie tv almeno, che partono magari bene e poi si perdono sulla strada della ripetitività?
Forse entrambe le cose, comunque se posso elencare una miriade di serie di cui ho visto il primo episodio, di telefilm di cui ho assistito al gran finale non è che ce ne siano poi così tanti.
Evito quindi di fare una classifica dei migliori finali nella Storia delle serie tv, ma ne elenco semplicemente alcuni tra quelli che mi sono piaciuti di più.

Twin Peaks, su tutti. Senza spoilerare nulla, la malvagità e l’ambiguità fatti finale di serie tv.

"Col cazzo che sposo quella bacchettona frigida di Bree Van de Camp!"

I Soprano non li ho mai seguiti più di tanto, però quel finale lì così sospeso, non lo definirei geniale, ma se non altro è parecchio spiazzante e inaspettato. Cosa più che positiva.

"Mizzega, ma manco un piatto di spaghetti c'hanno, sul menù?
Ci spiace, ma in queste condizioni la serie non può più proseguire."

Lost? La puntata finale di Lost secondo me è stata una puntatona, nel complesso. Peccato ci siano stati quei 10 minuti spiritual-new-age ambientati in Chiesa evitabilissimi che hanno lasciato me (e credo non solo me) parecchio perplesso. L’ultima inquadratura comunque è stata la chiusa perfetta per le 6 memorabili stagioni dello show, quindi alla fin fine è stata una bella fine.


Il finale di Buffy? Epico, divertente e toccante al punto giusto. Niente male.

"Quando c'è da prendere lo scuolabus, Cannibal è sempre in ritardo. Che famo? Lo aspettiamo?"

Dawson’s Creek? Un po’ forzata la morte della povera Jen, giusto per inserire un momento strappalacrime, però la scelta finale di Pacey da parte di Joey, con Dawson Spielberg che si dedica invece a una serie tv, è stata la chiusa perfetta di uno dei triangoloni amorosi più tormentati di sempre.

"Perché proprio io? Non potevano far morire quella scassapalle di Joey?"

Il finale di Friends si è rivelato rassicurante e prevedibile, però da una comedy non è che si potesse pretendere qualcosa di differente.

"Ammettilo, Jennifer: volevi Angelina Jolie come guest-star solo per farla morire, vero?"

24 si è concluso in maniera ottima, anche se forse il miglior finale in assoluto è stato quello della stagione 4, con la finta morte di Jack Bauer.

"Finito 24, prego solo di non finire in qualche assurda serie new-age..."

E il finale di Six Feet Under? Secondo alcuni è la miglior conclusione di sempre, però io non l’ho ancora vista. Prima o poi la recupererò, giurin giurello…
Anche se, almeno per gli americani, uno dei migliori e più sorprendenti finali in assoluto è stato quello della sitcom Bravo Dick (Newhart), in cui il protagonista si sveglia a fianco della moglie che aveva nella precedente serie, Bob Newhart Show, scoprendo in questo modo che tutta la seconda serie è stata… un sogno.


Tutta questa introduzione per giungere a parlare di una serie storica appena arrivata alla sua conclusione…

Desperate Housewives
(serie tv, stagioni 1-8)
Rete americana: ABC
Reti italiane: Fox Life, Rai 2, Rai 3
Creata da: Marc Cherry
Cast: Teri Hatcher, Felicity Huffman, Marcia Cross, Eva Longoria, Nicollette Sheridan, Brenda Strong, James Denton, Doug Savant, Ricardo Antonio Chavira, Andrea Bowen, Shawn Pyfrom, Kyle MacLachlan, Jesse Metcalfe, Kathryn Joosten, Mark Moses, Dana Delany, Vanessa Williams, Joy Lauren, Cody Kasch, Richard Burgi, Steven Culp, Alfre Woodard, Rachel G. Fox, Neal McDonough, Drea de Matteo, Mehcad Brooks, Lyndsy Fonseca, Roger Bart, Brian Austin Green, John Slattery, Gale Harold, Nathan Fillion, Dougray Scott, Josh Henderson
Genere: la misteriosa vita nei sobborghi
Se ti piace guarda anche: Pretty Little Liars, Suburgatory, GCB, Lipstick Jungle, Parenthood, Melrose Place, American Beauty, Cougar Town

"Sì, lo confesso: ho fatto sesso con Cannibal Kid."
In attesa dell’imminente finale di Dr. House, previsto per domani 21 maggio, è arrivata la conclusione delle Desperate Housewives.
Nel 2004 si apriva la Golden Age dei telefilm americani, con l’arrivo di Lost, Desperate, House e Grey’s Anatomy. Se l’ultimo va ancora avanti, bene o male, gli altri sono ormai arrivati, o stanno per giungere, a conclusione, chiudendo un ciclo, una maniera di raccontare che ha segnato la tv e non solo la tv. C’è infatti chi sostiene che i serial nell’ultimo decennio abbiano (quasi) preso il posto del romanzo a livello di importanza nel saper raccontare il mondo di oggi. Opinione mica tanto campata per aria.

Desperate Housewives ha presentato un gruppo di 4 protagoniste parecchio in antitesi con molti personaggi femminili presentati finora, come le 4 zoccole di Sex & the City, e pure uno stile di vita lontano dalle luci di New York City e più vicino alla normalità della provincia americana. Una normalità comunque relativa e più apparente che reale. Dietro al muretto perfetto di famiglie che sembrano uscite dal Mulino Bianco si possono infatti celare i segreti più sporchi, come già American Beauty ci raccontava. Dietro alla facciata di realismo, in cui gran parte della White America (e non solo) borghese può ritrovarsi, si nasconde una serie in cui si fa sentire forte anche una componente soap, con intrighi sentimentali e famigliari sempre più pazzeschi e improbabili, e una componente mystery dal notevole fascino. Come in un Twin Peaks ambientato dentro il video “Black Hole Sun” dei Soundgarden, ma presentato sotto forma di telenovela.

"Vostro Onore, pure io l'ho fatto..."
Una buona parte della riuscita della serie è dovuto alle 4 protagoniste storiche, mentre le altre sciacquette che sono venute dopo tipo Vanessa Willams o Dana Delany mi rifiuto di considerarle delle desperate vere e proprie. Al massimo posso accettare quello zoccolone di Edie Britt (Nicollette Sheridan), la quinta desperate onoraria.
La mia preferita è sempre stata la rossa Bree Van de Kamp (Marcia Cross), uno dei personaggi televisivi (e non solo) migliori degli ultimi anni: una repubblicana conservatrice bigotta vecchio stampo, maniaca della perfezione, una casalinga impeccabile tutta casa & Chiesa che via via rivelerà una personalità sfaccettata e – omioddio! – imperfetta. Spassosa poi la pasticciona Susan Mayer (Teri Hatcher), tranquillizzante Lynette Scavo (Felicity Huffman), muy caliente e pure esilarante nella sua bastardaggine Gabrielle Solis (la Eva Longoria), all’inizio modella superficiale ed adultera, poi (pur)troppo addolcitasi nelle ultime stagioni.
La serie c’ha regalato comunque anche qualche personaggio maschile interessante. Meno approfondito rispetto alle protagoniste, ma comunque in grado di regalare una discreta galleria di “desperate househusbands” assortiti, dall’inquietante Paul Young (Mark Moses), allo spassoso Carlos Solis (Ricardo Antonio Chavira), dall’ossessionato farmacista George (Roger Bart), al più casalingo di tutti, Tom Scavo (Doug Savant), più un paio di personaggi che sembrano usciti da una fantasia erotica femminile come Mike l’idraulico (James Denton) e John il giardiniere (Jesse Metcalfe). Attenzione: questi personaggi nella vita reale non esistono, così come le porno-conigliette si trovano solo nella Playboy Mansion. Menzione d’onore anche per Kyle MacLachlan, l’indimenticato agente Dale Cooper di Twin Peaks, qui nelle vesti di nuovo marito di Bree e ovviamente pure lui con la sua buona dose di misteri annessi.

"Oddio, e noi che pensavamo di essere le uniche nel suo cuore..."
Da una parte le Desperate Housewives si sono rivelate un vero e proprio fenomeno sociale, con milioni di spettatori (soprattutto negli Usa), le protagoniste trasformate in modelli esistenziali e una serie di cloni in formato reality-show con le varie serie di The Real Housewives: The Real Housewives of Orange County, The Real Housewives of Atlanta, The Real Housewives of New Jersey… manca solo The Real Housewives of Abbiategrasso e poi le han fatte tutte.
Dall’altra parte, da un punto di vista più strettamente televisivo, Desperate Housewives è stato un gran miscuglio di generi piuttosto rivoluzionario e in grado di essere, almeno per la prima stagione, uno show di livello davvero notevole. Poi via via c’è stato il progressivo declino, ha perso mordente e ironia e le puntate hanno ripetuto in maniera stanca gli spunti e le idee di partenza.
La serie di Marc Cherry ha comunque lasciato la sua impronta notevole ed elegante nella storia della tv recente e ha rappresentato un modello di riferimento per diversi show venuti dopo, come i sobborghi diventati protagonisti del divertente Suburgatory (lo dice il titolo stesso), come le Pretty Little Liars, sorta di variante adolescenziale delle desperados, così come la variante texana GCB, la variante MILFone di Cougar Town, la variante fattona di Weeds, etc.

"Ma, tra tutti, proprio con quel Cucciolo eroico dovevi farlo?"
"È successo una sola volta, Carlos, e non è nemmeno stato un granché..."
ATTENZIONE SPOILER
Dopo tutta questa ulteriore lunga premessa, veniamo al finale. Innanzitutto devo premettere (aaancora?) che le Desperate Housewives avevo ormai smesso di seguirle regolarmente da parecchio tempo, credo di essermi perso da qualche parte sulla strada della quinta stagione.
Comunque, pur essendo incentrata su una trama orizzontale forte, è una di quelle serie che puoi anche smettere di guardare per un po’, che poi ti ritrovi lo stesso. Cambiano i misteri, c’è qualche new-entry nel cast, ma fondamentalmente i meccanismi narrativi sono gli stessi e quindi riuscire a immergersi di nuovo nei sobborghi per il doppio episodio conclusivo è impresa semplice.
Peccato non sia stato un finalone così fenomenale.

"Sono l'unica a non averlo fatto con Cannibal? Basta, mi ammazzo!"
Tra il matrimonio di un personaggio di nessun interesse come quello di Vanessa Williams, la prevedibile reunion di Lynette con Tom, una Gabrielle ormai trasformatasi nella sua variante buonista, il parto della figlia di Susan con tanto di solita scenetta della rottura improvvisa delle acque, una Bree scagionata dall’ennesimo omicidio capitato in quel di Wisteria Lane, il finale ha regalato poche emozioni.
La chiusa con il riassuntone finale delle vite future delle housewives è sembrato campato lì così, in maniera affrettata, mentre la scena con i vari morti della serie è stato il momentone new-age stile finale di Lost. E pure in questo caso se ne poteva fare a meno.
Visto che in un buon finale di serie che si rispetti qualcuno deve morire per forza, qui hanno scelto di non sacrificare nessuna delle housewives, ma di far morire la simpatica vecchina Karen McCluskey (Kathryn Joosten), una che è un miracolo fosse rimasta viva per tutte le 7 stagioni precedenti. E non a caso il momento della sua morte sulle note di “Wonderful! Wonderful!” di Johnny Mathis è stato il momento più toccante e genuinamente bello del gran finale. Anche se più che un gran finale, si è rivelato un finale disperato. Non poteva essere altrimenti.
(voto alla serie 7+/10
voto all’episodio finale 6-/10)

mercoledì 24 settembre 2008

About a girl

È stata una giornata lunga, strana e bella. Ieri. Ieri è stato il giorno in cui le cose hanno assunto un senso, finalmente. Il dottore che oramai ventisei sprecati anni fa mi aveva fatto nascere, ieri pomeriggio ha tirato fuori mio nipote. What goes around… comes around. 17:47, tic tac tic tac. Le urla di dolore di mia sorella si sono sentite persino fuori dalla (credo) insonorizzata sala parto.
L’ospedale non è come il Seattle Grace. Purtroppo, perché le infermiere sono meno fighe di Isobel (ma meglio della Yang!) e per fortuna perché non c’è una sclerata come Meredith Grey nei paraggi. Il dottore, lui invece zoppica proprio come House. Veramente! lol
Mia mamma si comporta tipo Bree Van de Kamp di “Desperate Housewives”, una maniaca dell’ordine. Mia sorella è in preda hai dolori delle contrazioni e lei che fa? Mette a posto una mattonella che si è scrostata. dalla parete… È il suo modo di reagire alla tensione. Mio papà non lo vedevo così euforico come da parecchio parecchio tempo. E poi c’ero io che ero in uno stato di mistica incredula incredulità. Mio cognato sono sicuro sarà un ottimo padre, visto che già adesso è sempre stato presente in ogni momento e si è rivelato subito molto affettuoso con il newborn. Poi c’è mia nonna. Cristo, è diventata bisnonna ed era la più commossa di tutti per essere riuscita a raggiungere un traguardo del genere.
Questo post dovevo intitolarlo about a boy, in onore di mio nipote che è un maschietto. Però di lui non so ancora molto. So solo che se la fa addosso, e che non gli piace stare sporco (meno male); è una cosa che lo fa piangere. So che è veramente bello. Non è uno di quei neonati mostruosi che la gente dice “Sì sì, ma che bel bambino,” ma in realtà mente spudorata. Lui è veramente bello. È pieno di capelli e ha un taglio che sembra già uscito dalla mia parrucchiera di fiducia. Ha degli occhi scuri svegli con cui sta cominciando a vedere come è fatto il mondo. Poi li chiude. Chissà cosa sogna un bambino che non ha neanche 24 ore? Sogna di tornare dentro la pancia? Mia sorella è ben contenta che ne sia uscito e quindi di rientrarci proprio non se ne parla. Ah, e quando muove quelle sue manine fredde sembra che suoni una tromba immaginaria. Altro di lui per il momento non lo so. Posso immaginarlo tra quindici anni. Un teenager sbandato che fa skate nel Paranoid Park che hanno costruito davanti a casa mia o un ragazzino prodigio che suona la tromba come Louis Armstrong. Spero solo possa trovare la sua via.
E allora dedico questo post a mia sorella, una delle persone che mi assomiglia di più in questo piccolo pazzo mondo, a parte il fatto che lei è molto più matura intelligente e coraggiosa di me e sta su quella lista di persone che ammiro di più insieme a nomi prestigiosi come Kurt Cobain, Kanye West, Quentin Tarantino e pochi altri. Spesso penso di essere nato fallato, ma la colpa so che non è dei miei genitori. Mia sorella ne è la prova.
Lo sforzo poi l’ha fatto tutto lei. Era successo un’altra volta, molti anni fa, di vederla soffrire così, forse anche di più. E fa male perché non c’è niente che io possa fare per farla stare meglio. Ma alla fine (qualche urlo disumano dopo) è andata, è andata bene, ed è stato impressionante vederla di nuovo senza pancione, di nuovo piccola e infreddolita sotto le coperte come quando era una bambina.

Posso ancora riuscire a rovinare questo post così ispirato?
Non sottovalutatemi. Certo che posso, gridando: “Sono zio, porco zio!”

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