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lunedì 20 aprile 2015

TUTTI AI MARI, TUTTI AI MARI, A MOSTRA' I CHAPPIE CHIARI





Humandroid
(USA, Sud Africa, Messico 2015)
Titolo originale: Chappie
Regia: Dennis Bergkamp Neill Blomkamp
Sceneggiatura: Neill Blomkamp, Terri Tatchell
Cast: Dev Patel, Hugh Jackman, Sharlto Copley (voce originale di Chappie), Yo-Landi Visser, Ninja, Jose Pablo Cantillo, Sigourney Weaver, Anderson Cooper
Genere: robotico
Se ti piace guarda anche: RoboCop, Io, Robot, Corto circuito, A.I. - Intelligenza artificiale

Diamo il benvenuto alla prima forza di polizia robotica del mondo.”
La prima?
Gente, ma l'avete mai visto RoboCop? L'ho guardato persino io Kiddie che sono un robot appena nato. Il mio Creatore, Cannibal Kid, mi ha messo di fronte al televisore e mi ha dato un sacco di DVD da vedere. Tutti i film o quasi mai prodotti sul tema dei robot. Dice che servirà a Kiddie come addestramento per diventare un robot gangster. Sarà, ma a Kiddie hanno solo fatto venire il desiderio di diventare un blogger cinematografico. Se ce l'ha fatta il mio Creatore, dotato di un'intelligenza inferiore, ce la può fare anche Kiddie. Un sacco di questi film poi fanno schifo e mi hanno quindi fatto venire una gran voglia di stroncarli come si deve. L'altro giorno ad esempio ho visto Automata. Ma i robot lì chi sono? Vi prego, ditemi che sono Antonio Banderas e Melanie Griffith. Mai visto due tipi tanto robotici. Molto più di me.

martedì 28 febbraio 2012

Negozio di dischi: Air, Burial, Sleigh Bells, Ting Tings…

Pensavate che il negozio di dischi avesse già tirato giù la serranda?
In tempi di crisi, e di crisi discografica, non avrebbe certo stupito nessuno più di tanto. E invece no, non fate i soliti pessimi pessimisti. Dopo quello di gennaio, il negozio di dischi cannibale arriva al secondo appuntamento, sta volta con i dischi del mese di... febbraio, of course.
Alcuni dischi si sono già ritagliati dei più o meno meritati post personali: Lana Del Rey, Il Teatro degli Orrori, Bob Sinclar e i Cranberries, gli altri ve li faccio scendere a valanga qui sotto.



Ting Tings “Sounds from Nowheresville”
Genere: pop meticcio
Sono rari gli album che vanno bene in tutte le occasioni. La maggior parte dei dischi invece bisogna sapere quando suonarli, per apprezzarli in pieno. Il secondo dei Ting Tings dopo lo scoppiettante esordio non è un disco da domenica mattina. Ascoltato la domenica mattina può sembrare terribile. Questo è un disco divertente da venerdì sera. Da sparare a volume possibilmente da denuncia condominiale per tirarsi su. Il venerdì sera vi sembrerà fenomenale.
Dopo il successo dei singoli passati Great DJ, Shut Up and Let Me Go e That’s not My Name, i Rin Ting Tings tirano fuori una nuova carrellata di potenziali hit. Però non è più il 2008 e chissà se il mondo accoglierà pezzi infettivi come Hang It Up, Guggenheim, Day by day e Silence a braccia aperte come ho fatto io?
(voto 7+/10)



Air “Le voyage dans la Lune”
Genere: soundtrack
In attesa di potercela gustare insieme alla versione restaturata del capolavoro di Méliès, già da sola questa soundtrack dei due Air tornati in forma strepitosa è un puro spettacolo per le orecchie. Oui. Alla faccia dell’Hugo Capretto di Scorsese.
(voto 7,5/10)


Band of Skulls “Sweet Sour”
Genere: rock
Tempi duri per la musica rock: fare uscire un disco rocknrolla bello tosto al giorno d’oggi è una vera impresa. Ci saranno riusciti i Band of Skulls, all’opera seconda dopo il promettente esordio?
No, però almeno in questo disco ci regalano un paio di ottime canzoni (una “Bruises” vicina ai Radiohead dei tempi di The Bends e la delicata ballatona “Lay my head down”). Potevano sforzarsi un attimino di più, invece di cedere a modelli troppo facilmente White Stripes-zeppeliani, però in periodi di crisi rockettare come questo, accontentiamoci così.
(voto 6/10)


Black Bananas “Rad Times Xpress IV”
Genere: rock retro futurista
Un disco di rock tamarro tra anni ’70 e ’80 che suona fottutamente moderno. Tutto merito di Jennifer Herrema già in Royal Trux e RTX e ora con una band dal nuovo nome ganzo, Black Bananas, e un suono rock’n’roll così kitsch da avvicinarsi al sublime. Il pezzo “Hot Stupid” è già pronto per essere suonato all summer long.
(voto 7/10)


Burial “Kindred EP”
Genere: dubstep
Burial il Genio della lampada ci sta facendo sospirare il suo terzo album come una tipa che se la tira e non vuole mollarla. Più precisamente ci sta facendo aspettare dal capolavoro Untrue del 2007. Il guru fondatore, simbolo e Messia della scena dubstep lo pubblicherà mai? Nel frattempo ci stuzzica con un secondo EP dopo lo Street Halo dell’anno scorso. Dentro Kindred ci sono altre 3 tracce che definire la fine del mondo è poco, con Loner a rappresentare il trip definitivo stile enter the void.
E così ho finalmente capito il nome che questo misterioso figuro si è scelto. Burial significa sepoltura e infatti la sua musica seppellisce tutto il resto.
(voto 9/10)


Die Antwoord “Tension”
Genere: crazy rap
Hip-hop, electro, rap, pop, dub… Si può cercare di definire il suono del trio sudafricano in tanti modi, ma il modo più semplice per parlare di loro è bollarli semplicemente come tre qui quo qua pazzi e finirla lì.
Il loro disco suona come i Prodigy che uccidono i Pokemon a un rave che uccidono Dragon Ball che uccide Chuck Norris che stupra Lisbeth Salander che uccide i Die Antwoord.
(voto 6,5/10)


John Talabot “fIN”
Genere: intelligent dance music
Ho ascoltato questo disco incuriosito dal votone 8.5 di Pitchfork, che l’ha anche insignito con il prestigioso marchio “Best new music”. Solita esagerazione? Solito hype?
No, questo disco è una sorpresa dietro l’altra. Musica elettronica da colonna sonora esistenziale. E con il voto plagio Pitchfork.
(voto 8.5/10)


Rebecca Ferguson “Heaven”
Genere: the Voice
Che voce, la signorina Rebecca Ferguson. Il corpo è ancora caldo, ma l’erede di Whitney Houston è già arrivata?
Per ora le sue canzoni sono pure migliori, le stupende Shoulder to Shoulder e Nothing’s Real but Love su tutte. Se volete far rifiatare un po’ 21 di Adele, questo disco è una buona strappalacrime alternativa.
(voto 6,5/10)
Sleigh Bells “Reign of Terror”
Genere: noise melodico
Non lo so se tra qualche anno un disco come questo avrà ancora un senso. Non so se resterà impresso
come una pietra miliare. Probabilmente no, però who cares?
Questo è il suono del qui e ora. E suona terribilmente fico. Una bordata di chitarre noise che fanno un’orgia con melodie di impronta pop e R&B e pezzi come “End of the line” e “Leader of the pack” che sono già considerabili dei classici moderni.
A un primo ascolto vi suonerà come rumore puro. A un secondo ascolto comincerete a muovere la testa a tempo. A un terzo ascolto, non ascolterete più nient’altro.
(voto 8/10)


Speech Debelle “Freedom of Speech”
Genere: rap
Con il disco d’esordio, Speech Debelle aveva conquistato solo il Mercury Prize, il premio più prestigioso del mondo discografico britannico. Davvero scarsa, me ne rendo conto. Con questo secondo album, Speech prosegue con la sua musica rappata/parlata su ballate un sacco raffinate e non modificando granché la formula del precedente lavoro. Manca l’effetto sorpresa, ma il disco è comunque una bella bomba.
(voto 7+/10)


Van Halen “A Different Kind of Truth”
Genere: da ricovero
Prima o poi i soldi finiscono a tutti e quel momento dev’essere arrivato anche per David Lee Roth e soci. E come suona il loro primo album nuovo da 14 anni a questa parte?
Trash fuori tempo massimo.
Un differente tipo di verità sarebbe definire bello un disco del genere.
Ma più che un differente tipo di verità sarebbe la più grande balla mai raccontata.
(voto 1/10)

We Have Band “Ternion”
Genere: cool
Dico solo che questo album a tratti mi ha ricordato i Blur dei tempi migliori, per quanto abbiano per altri tratti un suono del tutto differente e sempre personale.
Che fare, or quindi?
Ipnotici e affascinanti, i We Have Band sono una band da ascolto obbligatorio.
(il titolo del disco Ternion non so cosa significhi, ma non credo sia un insulto razziale verso i meridionali)
(voto 8/10)

giovedì 9 febbraio 2012

Millennium - Uomini che odiano le donne senza sopracciglia

"Cannibal, attento a quello che dici.."
Millennium - Uomini che odiano le donne
(USA 2011)
Titolo originale: The Girl with the Dragon Tattoo
Regia: David Fincher
Cast: Rooney Mara, Daniel Craig, Christopher Plummer, Stellan Skarsgard, Robin Wright, Joely Richardson, Steven Berkoff, Goran Visnjic, Yorick van Wageningen, Geraldine James
Genere: thrilla
Se ti piace guarda anche: Uomini che odiano le donne (Swedish version), Se7en, Let Me In

Durante la visione del film, mi sono sentito per tutto il tempo come Neo di Matrix.
No, purtroppo non quando impara il kung fu. E per fortuna (soffro di vertigini) nemmeno quando salta tra i grattacieli.
Ho avuto semplicemente un deja vu. O meglio: due ore e 40 minuti di deja vu.


"Trinity, sei vicina a un'uscita..."
Lo sapevo gia che dietro a una produzione come quella di Millennium c’era una sola motivazione principale.
L’arte?
Macchè arte, sto parlando dei soldi. Per quale altra ragione girare nella stessa Svezia la versione cinematografica di un best seller che già aveva avuto il suo primo adattamento svedese su grande schermo appena nel 2009?
Soldi, non c’è altra risposta. Gli americani non vanno a vedere i film sottotitolati, ma solo quelli in inglese. Da questo punto di vista, le cose sono andate benino, anche se il film non è che abbia poi fatto uno sfracelli di incassi.
Sotto altri punti di vista, Millennium è un film (quasi) del tutto inutile.

"Quante volte ti devo dire che non sono Trinity, anche se un po' le somiglio...
La pellicola del 2009 Uomini che odiano le donne era girata con una produzione più povera che non poteva contare sui mezzi hollywoodiani, però a differenza dei due meno riusciti seguiti La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta, era realizzata piuttosto bene, nonostante una regia non eccelsa. Alla fine riusciva a convincere grazie allo sguardo rapace della Noomi Rapace e alle sue atmosfere molto anni ’90, molto da thriller alla… David Fincher.
Se guardando la versione svedese del romanzo di Stieg Larsson l’impressione era quella di trovarsi dalle parti di Se7en, non stupisce certo che dietro alla macchina da presa per la versione high-budget made in USA si sieda proprio lui, fresco reduce da quel capolavoro dei nostri tempi che è The Social Network.
È questo che mi ha fregato, che mi ha creato aspettative per quella che già sapevo essere un’astuta operazione di marketing e basta. Speravo però che Fincher mi avrebbe saputo contraddire, che avrebbe trovato una chiave di volta nuova per rileggere questi Uomini che odiano le donne.
E invece, deja vu.

"E mo' adesso con sto tatuaggio chi mi scrittura più
per interpretare una Bridget o una Jennifer?"
Il film si lascia vedere. Magari è giusto un filino lungo: 2 ore e 40 minuti (!), roba che io se mi fossi trovato in sala montaggio avrei fatto un taglio bastardo giusto di quella mezzora abbondante di troppo. Millennium è un thriller molto basic (pure un po’ instinct, viste le scene di sesso) e molto ben congegnato, ma questo già si sapeva. È girato in maniera impeccabile, ma d’altra parte da David Fincher non ci si può mica aspettare una schifezza. La fotografia è splendida, le musiche non sono davvero niente male anche perché la firma è quella di Trent “Nine Inch Nails” Reznor e di Atticus Ross, già accoppiata da Oscar proprio per il lavoro sul precedente The Social Network. E Rooney Mara nei panni di Lisbeth Salander è una bomba, ma considerata l’immedesimazione totale con cui l’avevamo ammirata nelle foto promozionali non ci aspettavamo niente di meno.
E allora cosa c’è che non va?
Ah, già: quel senso di deja vu. Costante, opprimente, proprio non se ne vuole andare via, come questa ca**o di neve!

Rooney Mara compie una performance davvero notevole, a livello recitativo e ancor di più a un livello fisico. Non parlo solo dei piercing ai capezzoli, ma proprio dell’espressione da hacker-nerd-incazzata appiccicata sul suo volto. Eppure pure per lei scatta un senso di deja vu. Nei confronti di Noomi Rapace, l’interprete svedese, certo, ma non solo. La Rooney Mara nonostante il nome non mi rimanda a un incrocio tra Mickey Rooney e Mara Venier, bensì alla cantante con frangetta e senza sopracciglia (o sopracciglia decolorate che dir si voglia) Yo-Landi Vi$$er, cantante dei Die Antwoord, gruppo hip-hop electro sudafricano molto cool per cui sto in fissa al momento e che a loro volta mi ricordano un po’ i Prodigy.
(la prima volta che sentirete questa canzone magari direte: "Che schifo!", ma al terzo o quarto ascolto non potrete più vivere senza...)


"Oh, ke ce l'avete 'na pasta?"
A sua volta, lo stesso personaggio di Lisbeth Salander, l’hacker cyberpunk bisessuale, non è che rappresenti poi ‘sta novità assoluta, visto che fa molto personaggio uscito dritto sempre dagli anni ’90. E se le mie parole vi suonano anch’esse con un senso di deja vu è perché Chicken Broccoli sul suo blog ha rimarcato con decisione il concetto, da buon uomo che odia Lisbeth Salander.

Il resto del cast?
Daniel Craig a questo giro è più convincente del solito. Di solito è un attore che mi fa pena, vedi il recente Dream House in cui fa davvero cascare le braccia e pure qualcos’altro. Eppure qui la parte sembra fatta apposta per lui. Anche lui però mi ricorda qualcuno… l’attore svedese Michael Nyqvist che se me li mettessero vicini non saprei dire chi è chi. Monoespressivi come sono, uno vale l’altro.
E poi c’è Stellan Skarsgard nel ruolo che gli riesce meglio: quello del tipo inquietante, per l’occasione pure misogino e nazi cosa che, da fido attore vontrieriano, suona pure questa come un deja vu. O anche un cliché. A completare il quadro svedese altri attori che con la Svezia non c'entrano una cippa e già deja visti qua e là come il canadese Christopher Plummer, l'inglese Joely Richardson e il croato Goran Visnjic.

"Mark Zuckerberg, sono più nerd di tè. Tié!"
E poi ci sono le musiche. Le musiche sono ‘na figata. Però anch’esse, per chi è da praticamente da tutta la vita che si ascolta i Nine Inch Nails, non è che suonino proprio inedite e mai sentite. Certo, fa piacere ascoltarle all’interno di un film, ma allora il senso di deja vu, oltre che ai dischi della band di Trent Reznor, direttamente al già citato The Social Network, in cui tra l’altro erano decisamente molto più ispirate, mentre qui appaiono giusto come una copia sbiadita realizzata per commissione.
Quanto ai pezzi d’apertura e di chiusura del film, anche lì è tutto giocato sul senso di deja vu, o se preferite di deja senti, considerando come si tratti delle cover di Immigrant Song dei Led Zeppelin cantata da Karen O degli Yeah Yeah Yeahs e di Is Your Love Strong Enough di Bryan Ferry, reinterpretata dagli How to Destroy Angels, che poi altri non sono che il gruppo messo insieme dallo stesso Trent insieme alla mogliettina Mariqueen Maandig e all’immancabile Atticus Ross. Compagno ormai così onnipresente di Trent che a questo punto credo lo filmi anche mentre fa sesso con Mariqueen.


"Vabbé, il film non viene osannato, ma almeno io ne esco bene.
Cannibal, per questa volta ti sei risparmiato un tatuaggio sulla pancia!"
Se la tensione in questo film è pressoché inesistente, sarà che racconta una storia ormai più nota della fiaba di Cappuccetto Rosso, le chicche del film allora quali sono?
Oltre a una Rooney Mara che per quanto dejavuosa offre comunque una prova mostruosa, c’è un momento divertente quando il misterioso (ma chi sarà mai?) killer suona l’odiosa “Sail Away” dell’odiosa Enya in un momento non a caso di tortura. Il meglio arriva però con il nerd che indossa la maglietta dei NIN, in un omaggio metatestuale a Trent Reznor. Roba da mandare in cortocircuito l’intero tessuto narrativo.
Come si chiede Anita Caprioli in Santa Maradona: “Quando in un film c'è il protagonista che va a vedere un film, il problema è: che cosa va a vedere? In Leon, Jean Réno, che fa Leon, va a vedere Cantando sotto la pioggia... e se in quel cinema davano, che so, I Visitatori, sempre con Jean Réno? Sarebbe stato possibile?”
Ecco, se il personaggio nerdoso di Millennium scoprisse che è il personaggio nerdoso che indossa una maglietta dei NIN nella colonna sonora di un film musicato da Trent Reznor, che cosa succederebbe? Probabilmente niente, perché è solo un personaggio minore che compare all’interno del film per circa 10 secondi. Oppure potrebbe diventare un serial killer e ispirare una nuova saga letteraria nordica da milioni e milioni di copie vendute…

"Ed eccolo il vero motivo per cui siete finiti in questo post:
i capezzoli di Rooney Mara. E poi non dite che non vi accontento..."
In tutti questi omaggi, citazioni e soprattutto deja vu, si respira quindi una fortissima aria anni Novanta. Potremmo quasi dire che è un omaggio revival di Fincher a quel decennio cui, con film simbolo come Se7en e Fight Club, è inevitabilmente legato. Però al di là di questo, Millennium (titolo deja vu tra l'altro di una serie tv anni '90) resta un thrillerone efficace quanto non necessario. Se anche non l’avessero realizzato, ci saremmo accontentati della versione svedese senza sentire la mancanza di una rilettura-molto-poco-riletta americana. Che tra l’altro fa di tutto per essere meno americana possibile.
L’intera operazione poi ricalca da vicino quanto fatto molto di recente da Let Me In, il remake yankee del 2010 di Lasciami entrare del 2008, anch’esso svedese e anch’esso tratto da un romanzo di successo. Un altro film impeccabilmente realizzato, ben girato, interpretato, fotografato e musicato, quanto inutile.

Millennium è comunque un film consigliato a chi non ha mai visto l’altra versione, o in alternativa ai super patiti della saga di Stieg Larsson. Per i fan di Fincher, invece, meglio sperare che il regista non realizzi i due eventuali sequel e ci regali qualcosa di nuovo e di possibilmente più originale. Qualcosa che non ci faccia stare per tutto il tempo come Neo di Matrix.
No, purtroppo non quando impara il kung fu. E per fortuna (soffro di vertigini) nemmeno quando salta tra i grattacieli.
Ho avuto semplicemente un deja vu. O meglio: due ore e 40 minuti di deja vu.

Avete avuto anche voi un deja vu?
È normale. L’avevo già scritto a inizio post.
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
(voto 6/10)

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