Visualizzazione post con etichetta domenico modugno. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta domenico modugno. Mostra tutti i post

martedì 26 febbraio 2013

VOLARE OH OH, RECITARE NO NO NO NO

“Io sono stato votato tutte le volte che sono passato da 11/13 milioni di italiani, tutti coglioni?” chiedeva Silvio Berlusconi ad Anno Zero, qualche settimana fa, mentre il pubblico in studio rispondeva in coro: “Sììììììììììììììììììì”.

È la stessa cosa che mi sono chiesto io dopo aver visto i risultati delle ultime (per ora) elezioni politiche, per quanto i milioni di italiani che l'hanno votato siano diminuiti, e pure quelli di ascolto della fiction Volare: 10 e milioni e passa di italiani davanti alla tv per la prima puntata, 11 milioni e passa per la seconda.
Tutti coglioni?



Volare
(Italia 2013, film tv in due parti)
Regia: Riccardo Milani
Cast: Giuseppe Fiorello, Kasia Smutniak, Alessandro Tiberi, Antonio d’Ausilio, Diego D’Elia, Federica De Cola, Massimiliano Gallo, Gabriele Cirilli, Alberto Resti, Armando De Razza
Genere: biopic
Se ti piace guarda anche: Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, Ray, Walter Chiari - Fino all’ultima risata

Nel corso dell’ultimo Festival di Sanremo, durante le pause pubblicitarie, tra l’altro la parte musicalmente più interessante dell’intera kermesse, continuava a passare lo spot della fiction su Domenico Modugno.
La prima volta ha subito catturato il mio interesse. Io adoro i biopic, i film biografici, a cui ho pure dedicato una blog war contro il mio blogger rivale (ormai ex rivale?) Mr. James Ford. Adoro in maniera particolare le pellicole dedicate ad artisti, cantanti, musicisti, che spesso si rivelano più interessanti da un punto di vista dei personaggi e delle storie raccontate, che non sul piano strettamente cinematografico. È sempre interessante scoprire l’uomo (o la donna) che si nasconde dietro a un’opera d’arte, scoprire il loro carattere, i loro demoni personali, il modo in cui sono arrivati a creare qualcosa che è rimasto nelle nostre orecchie, nei nostri occhi, nei nostri cuori.

"Che hai da ridere tu?"
"Sono felice per te, Domenico. Te nei se andato nel 1994,
appena hai capito cosa stava per succedere in questo paese..."
Quanto alla musica di Domenico Modugno in sé non è che la conoscessi in maniera approfondita. Conoscevo giusto quelle sue canzoni che conoscono tutti: Nel blu dipinto di blu, Meraviglioso e Vecchio frack, fondamentalmente. Cosa che mi ha spinto ancora di più verso la visione della pellicola, per poter approfondire appunto un personaggio chiave della musica italiana di cui non sapevo un granché. Il fatto che si trattasse di una fiction Rai mi ha un po’ frenato, però esisteva un precedente positivo: il film tv Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, pur non eccelso, mi era decisamente piaciuto, complice anche un’ottima interpretazione di Claudio Santamaria come protagonista. E pure lì c’era Kasia Smutniak.
A smontare le mia aspettative c’ha pensato allora soprattutto un nome: quello di Beppe... Grillo?
No, Beppe Fiorello.
Io provo un’antipatia congenita nei confronti di Rosario Fiorello, cui se non altro riconosco doti di ottimo intrattenitore, e pure del suo fratello raccomandato Beppe, cui invece non riconosco alcuna dote particolare.
Nonostante questo, ho dato fiducia alla fiction Volare, recuperata in rete dopo il passaggio tv perché oh, ormai non ce la faccio più a concepire di vedermi un film o anche un film tv con le pause pubblicitarie in mezzo alle palle. Perché l’ho fatto? Per via dell’interesse nei confronti di Domenico Modugno, per capire se 10/11 milioni di italiani sono stati coglioni a vederla e per provare a essere smentito da Beppe Fiorello.
Perché a me piace quando un attore che avevo sottovalutato riesce a sorprendermi.
Lo dico subito: non è questo il caso.

Volare è un film tv in due parti che ha delle ottime carte in mano. Non solo ottime, ma pure un jolly da giocare: Domenico Modugno, un personaggio molto interessante, simbolo della musica italiana nel mondo come pochi (nessuno?) altri e anche un simbolo dei cambiamenti epocali che stava vivendo l’Italia del dopoguerra.
La sua è una storia bella, positiva, ci fa vivere l’Italian Dream quando in questa nazione era ancora consentito sognare. Modugno parte con il sogno di fare l’attore e dal paesino pugliese in cui è nato va a cercare il successo a Cinecittà, sperando di diventare un divo del cinema. Triste vedere come l’Italian Dream negli ultimi anni sia rimasto sostanzialmente lo stesso, solo che i giovani sognatori si recano a Cinecittà non per entrare nel mondo del cinema ma nella casa del Grande Fratello, si veda in proposito Reality.

"Sono stato sveglio tutta la notte a vedere i risultati elettorali,
ma ancora non l'ho capito: quindi adesso?"
Non oso nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto uscire fuori nella mani di un Sorrentino, o appunto di quel Garrone artefice di Reality, con un personaggio del genere. Purtroppo, sognare è bello, ma la reality è un’altra. La reality della fiction Rai è tutta un’altra cosa.
Il regista Riccardo Milani dirige in maniera molto modesta, piatta, televisiva nell’accezione più negativa del termine. Ok, è una fiction tv e non una pellicola cinematografica, bisogna tenere conto di questo. Il confronto è però impietoso anche accostando Volare alle produzioni tv americane, inglesi, francesi.
Oltre a una regia alquanto discutibile, il montaggio appare casuale e i dialoghi sono quel sono. Le musiche di Andrea Guerra, collaboratore abituale di Ferzan Ozpetek, cercano di dare un maggiore tono cinematografico, ma pure queste sono abbastanza scontate e johnwilliamsiane. Il problema principale, l’ombra oscura che si abbatte su questa pellicola è però la presenza di cui parlavo prima, Beppe Fiorello.

Non gli voglio nemmeno male, a Beppe Fiorello. In questa fiction si vede che c’ha messo impegno. C’ha messo tutto se stesso. Il punto è proprio questo: c’ha messo se stesso, ma questo non è un film su di lui. Questo è, dovrebbe essere almeno, un film su Domenico Modugno.
Su Domenico Modugno, non su di te che ti impegni a fare Domenico Modugno. Capita la differenza Beppe?

Beppe Fiorello sfoggia una recitazione sospirata da telenovela e sguardi dell’intensità di un criceto.
L’associazione nazionale dei criceti credo mi farà causa per quest’affermazione. Me ne scuso in anticipo e mi rimangio tutto.
Un esempio pratico della sua intensità emotiva ce lo offre subito all’inizio, nella scena in cui Giuseppe Fiorello parla con un cavallo. Una roba che mi ha fatto rimpiangere War Horse, uno dei film che ho più odiato negli ultimi anni.
E ci sono anche i ralenty. I ralenty, no. I ralenty sul primo piano “intenso” di Beppe Fiorello vi prego, no!
Fisicamente poi, Fiorello B non è nemmeno che somigli molto a Modugno D e come cantante dà fastidio. Persino suo fratello canta meglio. E ricordo che il fratello è quello di canzoni come questa, San Martino, una delle più grandi trashate nella storia della musica. Non solo nazionale.



"Beppe, ogni volta che ti sento cantare mi vien da piangere."
Beppe Fiorello imita Modugno, il suo tono vocale, la sua gestualità molto fisica e come imitatore non è nemmeno male. A mancare è il passaggio successivo, quello che rende un’imitazione una buona prova di interpretazione recitativa. Vediamo Beppe Fiorello che imita Domenico Modugno, ma non vediamo mai Domenico Modugno e basta. Colpa del Fiorello. Colpa non tanto sua, che poveretto ce la mette tutta, ogni scena la interpreta come se volesse vincere l’Oscar. Ci fosse ancora, potrebbe ambire magari giusto al Telegatto. La colpa è più che altro dei suoi limiti recitativi. E colpa anche di una sceneggiatura che non riesce mai ad andare in profondità.
Tra le note positive della sceneggiatura c’è invece la scelta, azzeccata, di concentrarsi a parlare della carriera di Modugno dagli inizi scalcinati come attore, passando per i pezzi in dialetto che hanno cominciato a imporlo come moderno cantautore neorealista, fino alla creazione di Volare, proposta in concorso a Sanremo. Il film si ferma lì. Quello che è successo dopo è un volo che potrà magari essere raccontato in un’altra fiction, possibilmente non con Beppe Fiorello.
Al di là di qualche momento più drammatico, la storia veleggia preferibilmente sui toni della commedia all’italiana, in linea con il personaggio di Modugno, ed è impreziosita da due simpatici comprimari: il regista Riccardo Pazzaglia, interpretato da Antonio D’Ausilio, e Franco Migliacci, interpretato da Alessandro Tiberi, lo stagista della serie tv Boris che ha anche lavorato nell’ultimo film di Woody Allen. Woody Allen? Me cojoni! Peccato solo che si sia rivelato giusto il peggior film di Woody Allen di sempre: To Rome With Love.

"Piove, Governo ladro... Sì, ma quale Governo?"
Proprio lui è il protagonista della parte più intrigante di tutta la fiction: la nascita e la creazione di Nel blu dipinto di blu, anche conosciuta con il più immediato titolo di Volare. Una vicenda che ha dell’incredibile. Franco Migliacci un bel pomeriggio s’è preso una ciucca colossale e, nel post sbronza, si è fatto ispirare da un quadro di Chagall, Le coq rouge, per comporre i versi più celebri nella storia della canzone italiana.
Dimostrazione di come l’alcool non faccia male, tutt’altro. Se combinato con le droghe poi può portare persino a salvare delle vite umane, Denzel Washington in Flight ne sa qualcosa…
E dimostrazione di come l’ispirazione più folgorante possa cogliere in qualunque momento chiunque, anche uno come Franco Migliacci che non era compositore, né musicista, né scrittore, né niente. Eppure quelle parole che oggi tutti conosciamo le ha tirate fuori lui. Lui e la sua testa ubriaca.
Le parole sono state quindi trasformate in musica da Domenico Modugno ma non subito. La canzone così come la conosciamo oggi ha richiesto una lavorazione di vari mesi di tempo. Splendido esempio di come le grandi opere d’arte nascano sì dall’ispirazione del momento, però allo stesso tempo per essere rifinite a presentate al meglio richiedono anche una buona dose di lavoro dietro.

Nel blu dipinto di blu è una canzone che ho sempre dato per scontata. Da che sono nato, da che ho ricordi musicali, c’è sempre stata. Il pezzone nazional-popolare per eccellenza. Vedendo però il processo creativo che c’è dietro e ascoltandola attentamente, è davvero una canzone enorme. Questo è il merito principale che riconosco a questa fiction. Nel blu dipinto di blu è una canzone pop perfetta, con un crescendo infinito e un ritornello di quelli che si incollano in testa per non andarsene mai più. Posso solo immaginare l’effetto devastante che può aver avuto nel 1958, quando è riuscita a imporsi non solo al Festival di Sanremo, non solo in Italia, ma persino negli USA, dove è stata ai vertici delle charts per settimane. Un pezzo epocale, rivoluzionario, sognante e visionario, lontanissimo dalle solite canzonette di Nilla Pizzi dell’epoca.
Il peccato più madornale e paradossale di questa fiction è proprio quello di fare l’opposto.
Volare è una fiction che racconta un’epoca di cambiamenti, un paese affascinante, una bella storia, un personaggio meraviglioso. Per farlo, usa tutte le tecniche peggiori della più modesta tradizione di fiction italiota attuale. Non v’è invece traccia alcuna dello spirito controcorrente incarnato alla perfezione da Domenico Modugno negli anni Cinquanta. Davvero un peccato. Con un altro regista, un’altra produzione, un altro protagonista, un altro coraggio, se insomma questa fiction fosse stata realizzata in una nazione diversa dall'Italia di oggi, ne sarebbe potuto uscire qualcosa davvero in grado di volare, oh oh.
(voto 5/10)



giovedì 17 marzo 2011

Italia, 150 anni portati malissimo

No, 150 non è l’età media raggiunta nel nostro Belpaese. Anche se a guardarci intorno sembra proprio così.
E no, non ho intenzione di ammorbarvi una lezione sui 150 anni di Italia o sull’inno di Mameli come Roberto Benigni all’ultimo Sanremo. Interessante, per carità de Dios, però mezz’ora è stata un tantino eccessiva.
Sì, oggi si festeggiano i 150 dell’Unità d’Italia e in questa giornata mi sembrava doveroso dedicare un post al tema, se non altro per non passare per leghista (un brivido mi percorre la schiena al solo pensiero). E poi anche se Silvio Berlusconi, Benito Mussolini, Giulio Andreotti, la Mafia, Simona Ventura e Sabrina Misseri sono italiani non per questo dobbiamo vergognarci di esserlo anche noi. Ho escluso Renzo Bossi dalla lista perché tanto lui si considera padano non italiano, e io lo considero un trota non un essere umano, quindi perché inserirlo?

Pur non essendo magari (anzi, sicuramente) la persona più indicata per celebrare l’italianità, visto che la mia cultura (o meglio pop culture) è sempre stata condizionata maggiormente dai paesi anglofoni (a proposito, buon St. Patrick's Day a tutti!) e visto che ritengo il nazionalismo una cosa più nociva che altro, ci sono comunque una serie (molto parziale e discutibile) di personaggi per cui sono fiero di essere italiano, come Lucio Battisti, Ennio Morricone, Mina, Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Sergio Leone, Domenico Modugno, Rino Gaetano, i Verdena, i Partigiani, “La meglio gioventù”, Roby Baggio, Daniele Luttazzi, Massimo Tartaglia, Ilda Boccassini, Nanni Moretti, Enrico Berlinguer, Luigi Pirandello, Leonardo da Vinci, Andrea Pezzi, Massimo Coppola, Enrico Mentana, Max Stefani, Sabrina Salerno, Dario Argento, Asia Argento, Paolo Sorrentino, Vasco Brondi, i Crookers…

Finite le parole di celebrazione, di cui tanto sarà pieno il (cat)etere televisivo, ci tengo invece a notare di come sia triste vedere passati 150 dall’Unione per essere arrivati a questo, a questa Dittatura delle Escort, a questo paese spaccato in due tra una metà che è emanazione stessa del Premier e un’altra metà che è emanazione dell’odio nei suoi confronti. E le due parti sono talmente inconciliabili che ognuno se ne sta arroccato nella sua posizione credendo di essere superiore ai “rivali” e invece ce ne stiamo colando tutti a picco sulla stessa nave di miseria. Tutti tranne uno che se la ride allegramente alle nostre spalle, nonostante sia proprio lui la zavorra che ci trascina down down down.

150 anni per passare da Giuseppe Garibaldi...
a Walter Garibaldi all'Isola dei Famosi
L’Italia di oggi è un paese spaesato, vecchio, stanco, privo di idee e di fiducia nel futuro, con 150 anni portati malissimo e con gente che si sente padana (ma cus’è che ci sarà mai da esserne così fieri?!?) anziché italiana. Di cosa ci sarebbe bisogno, allora? Di un semplice make-up? Di una plastica? Di una Rivoluzione? Io per una volta faccio il buonista della situazione e dico che ci sarebbe bisogno del sorriso regalato da un bambino.

Qualche mattina fa mi stavo recando al lavoro (ringraziando Dio, Allah e Buddah di avercelo, un lavoro), e mi sono imbattuto in una mamma a passeggio con il figlioletto sui 7/8 anni. Mentre mi domandavo come mai in quel momento non si trovasse a scuola, il bimbo si è messo a cantare una sua rilettura dell’Inno di Mameli che faceva: “Capelli d’Italia, l’Italia s’è desta”, con la mamma che gli fa: “Ma Gianluca, non è Capelli d’Italia…”
E io, oltre alle risate provocate dalla suddetta scena, ho pensato che forse la madre si sbagliava. Chi lo dice che non si deve cantare “Capelli d’Italia”? Le nuove generazioni devono prendere il passato e trasformarlo a loro piacimento, in maniera creativa. Questo non significa cambiare la Costituzione per il proprio interesse personale, naturalmente, ma piuttosto rielaborare quello che è stato fatto e riappropriarsene in maniera originale.
Vedendo questa divertente scenetta, mi è anche tornata alla mente una meravigliosa canzone italiana e per un attimo ho pensato: possibile che Giuliano dei Negramaro abbia davvero scritto una cosa così profonda? Ma è stato solo un istante, perché poi mi sono ricordato che quel brano l’aveva composto Domenico Modugno. E io oggi sogno un futuro per i nostri “Capelli d’Italia” che sia proprio così: meraviglioso.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com