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martedì 20 marzo 2018

The Square, la video recensione artistica





The Square
Regia: Ruben Östlund
Cast: Claes Bang, Terry Notary, Elisabeth Moss, Dominic West
 



(Voto 7,5/10)

venerdì 11 novembre 2016

Money Monster – L'opinione de Il Sòla 24 Ore






Articolo tratto dall'ultimo numero de Il Sòla 24 Ore


Acque agitate ieri sui mercati finanziari. Le azioni di IBIS sono scese dell'1,1%. Una percentuale che a voi poveri morti de fame potrà sembrare irrilevante, ma per noi che nuotiamo nelle monete d'oro come Paperon de' Paperoni si è trattata della perdita in poche ore di milioni e milioni di capitalizzazione.
Come fare per rimediare a questo tracollo e recuperare in fretta tutti i nostri milioni di dollari andati in fumo?
Abbiamo la soffiata giusta che fa al caso nostro e pure vostro, se avete un po' di sale in zucca. Un investimento sicuro su cui puntare: mettere i nostri e i vostri soldi sulle azioni del film Money Monster.

Money Monster – L'altra faccia del denaro
(USA 2016)
Titolo originale:
Money Monster
Regia: Jodie Foster
Sceneggiatura: Jamie Linden, Alan DiFiore, Jim Kouf
Cast: George Clooney, Julia Roberts, Jack O'Connell, Dominic West, Caitriona Balfe, Christopher Denham, Giancarlo Esposito, Condola Rashad, Emily Meade
Genere: infotainment
Se ti piace guarda anche: La grande scommessa, Billions, Inside Man, Phone Booth - In linea con l'assassino, Le idi di marzo

giovedì 23 aprile 2015

PRIDE, ORGOGLIOSO DI NON ESSERE CINEOMOFOBO





Pride
(UK, Francia 2014)
Regia: Matthew Warchus
Sceneggiatura: Stephen Beresford
Cast: Ben Schnetzer, George MacKay, Joseph Gilgun, Faye Marsay, Andrew Scott, Dominic West, Paddy Considine, Jessica Gunning, Imelda Staunton, Bill Nighy, Kyle Rees, Jessie Cave, Karina Fernandez, Russell Tovey
Genere: battagliero
Se ti piace guarda anche: Grazie, signora Thatcher, Full Monty, Billy Elliot, Sunshine on Leith

Oggi faccio coming out: mi piacciono i gay.
Non è che mi piacciono nel senso che vorrei prendergli il sedere. E non mi piacciono nemmeno tutti. Mi piacciono quelli che hanno il coraggio di battersi per i loro diritti, di mostrare ciò che sono, di gridarlo a gran voce, non importa quali possano essere le conseguenze. E mi piacciono anche le pellicole a tematica gay.
Faccio un altro coming out e dico una cosa che mai avrei immaginato di dire: mi piacciono i minatori. I minatori inglesi anni '80, quelli che hanno scioperato contro la Thatcher. Su di lei non devo certo fare coming out. Ho sempre detto che non mi piace e continuo a ripeterlo anche ora che quella strega è morta.

mercoledì 15 ottobre 2014

THE AFFAIR, UNA NUOVA SERIE NON-FANTASY: SCONVOLGENTE, MA VERO!





Il punto di vista di lui
The Affair approda nel panorama televisivo attuale come un oggetto alieno. E questo perché al suo interno non ospita alieni, né tanto meno vampiri, zombie, licantropi, spiriti o inspiegabili eventi paranormali. Niente di tutto questo. Finalmente NON ci troviamo di fronte a una di quelle stronzatone fantasy da young adult come The Vampire Diaries e True Blood – grazie Dio per averla fatta finire! -, né tanto meno in stronzatone fantasy-storiche per old adult come Outlander. La diversità di The Affair sta nella sua normalità.
Di cosa parla, codesto The Affair?
Con diverse serie in circolazione si capisce tutto subito dal titolo: Revenge parla di... vendetta. Stalker parla di - indovinate un po? - stalker. Girls è incentrata su delle... ragazze, ebbene sì. How to Get Away with Murder dice proprio come farla franca in caso di omicidio. Cosa che può sempre tornare utile.
Con The Affair invece è più difficile capire cosa abbiamo davanti. Si parla di un affair clandestino, ma non chiamate subito la finanza. L'affair non è di tipo economico, bensì sentimentale. La relazione tra un uomo e una donna sposati, e non intendo tra di loro, altrimenti di clandestino non ci sarebbe un bel nulla.
Il marito fedifrago è interpretato da Dominic West, che dopo The Wire e The Hour realizza con The Affair un clamoroso triplete di serie di alta qualità. Il suo ruolo è quello di uno scrittore al lavoro sul secondo romanzo dopo il successo del primo. Un uomo che apparentemente ha avuto tutto dalla vita: soldi, affermazione professionale, una moglie ancora chiavabile (l'ex E.R. Maura Tierney) e quattro figli adorabili...

Ho davvero detto adorabili? Intendevo dire per niente adorabili, visto che uno è un aspirante suicida (il promettente Jake Richard Siciliano), una è un'aspirante anoressica (la fantastica Julia Goldani Telles già vista nella troppo prematuramente cancellata Bunheads), un'altra è una bimba che rischia di soffocare in ogni momento e l'altro è un bimbominkia che lo interrompe mentre cerca di chiavarsi la chiavabile mogliettina. Maledetto rompicoglioni! Però va beh, dai, i figli so' sempre piezz 'e core e quindi possiamo dire che quest'uomo ha una vita pressoché perfetta. In apparenza. Come ben sappiamo, la vita perfetta è una piaga sociale moderna e quindi il povero indifeso Dominic West non può che cadere in un'inevitabile crisi di mezza età. Smettiamola di fare i servi della gleba e gli uomini zerbino e diciamolo: non siamo fatti per stare con una donna sola per tutta la vita!
È qui che allora entra in gioco lei, la moglie fedifraga. L'affascinante Ruth Wilson, bella figa da tenere d'occhio, è una giovane donna che ha perso il suo figlioletto da quattro anni, e forse sarebbe ora se ne facesse una ragione, e da allora il matrimonio con Pacey Witte... volevo dire con Joshua Jackson non si è mai ripreso del tutto.
Dominic West e Ruth Wilson cominciano così la loro relazione adultera e voi a questo punto vi chiederete: “Sì, ma perché devo seguire una cosa del genere?”.
Innanzitutto perché non ci sono vampiri e altre cazzate da ragazzine del genere, ve l'ho detto. Volete mettere la goduria di vedere finalmente una serie non-fantasy?
Poi perché c'è un sacco di sesso. Ma proprio un sacco, persino per gli standard delle serie via cavo americane. Qui si ciula, o si tenta di ciulare, dall'inizio alla fine dell'episodio pilota.
Quindi perché è una serie trasmessa da Showtime, il canale che nel 2016 riporterà in vita Twin Peaks, e solo per questo bisogna essergliene eternamente grati.
Infine, perché questa serie ha una particolarità. No, non parlo di eventi paranormali. Mi riferisco a una particolarità narrativa. La storia è infatti raccontata da due punti di vista differenti: da quello di lui e da quello di lei. Quale tra le due sarà la verità?
Secondo me quella di lui, naturalmente. Lo sanno tutti che le donne sono le migliori a mentire. Non fatemi passare per misogino. Lo dico come complimento nei loro confronti.


Il punto di vista di lei
The Affair subito subito non mi ha convinta molto. Io avrei preferito avessero fatto un'altra serie con dei bei vampiri e/o licantropi muscolosi, visto che True Blood è ahimè finita e The Vampire Diaries sta un po' calando rispetto al passato. Con calando intendo che Ian Somerhalder purtroppo si vede di meno e dovrebbero inserire un nuovo fustacchione su cui posare gli occhi. In alternativa, avrei voluto anche un'altra serie fantasy-storica come la deliziosa Outlander. Quanto adoro parlarne con le mie amiche mentre ci prendiamo un tè caldo o una tisana. Ve l'ho già detto quanto sto bene da quando mi bevo una tisana al giorno?
Non divaghiamo. The Affair non presenta purtroppo risvolti fantasy, ma in compenso al centro di tutto vi è una storia d'amore. Io in genere aaamo le storie d'amore. Datemi una pellicola con Julia Roberts, Meg Ryan, Katherine Heigl, Kate Hudson e/o Anne Hathaway e le mie gambe vi si apriranno davanti per magia. Quello che mi lascia un po' indecisa nel caso di The Affair è la natura di questa relazione. Ad averla sono infatti un uomo e una donna già sposati.

Lei la posso ancora capire. Poveretta! Ha perso da poco, da appena quattro anni, un figlio, e quindi si può capire che le cose con il marito non vadano per il meglio, sebbene questi sia quel gran manzo di Joshua Jackson di cui sono innamorata fin dai tempi di Dawson's Creek e di cui ancora appiccico le foto sul diario.
Diario?
Ho detto diario?
Non ditelo a mio marito. Che la cosa rimanga tra noi, mi raccomando.
Oltre ad essere in lutto per il figlio scomparso, di fronte si trova un altro gran bel tocco di gnocco come Dominic West e quindi è facile intuire come possa aver ceduto ai piaceri della carne.
Lui invece no. Lui non lo si può capire, né giustificare. Lui ha tutto: una gran bella e affidabile moglie, quattro figli davvero adorabili, successo e affermazione professionale. Perché rischiare di perdere tutto correndo dietro alla prima sottana che gli si para davanti? Che poi questa Ruth Wilson non è manco tutto 'sto gran che.
Perché è un porco, come tutti gli uomini, ecco perché!
Sperando che con le prossime puntate The Affair dia più spazio all'amore e meno al sesso, e magari ci metta dentro pure un bel vampirello che non fa mai male, il pilot della nuova serie di Showtime è comunque promettente. Questo perché la storia viene raccontata, con un modo di guardare agli eventi del passato vagamente alla True Detective, da due punti di vista. Quello di lui, parecchio discutibile e trascurabile. E poi quello di lei, decisamente più affidabile. Noi donne saremo brave a fingere orgasmi ma, quando si tratta di raccontare una storia, la raccontiamo per bene e senza mai mentire.
Giurin giurello.


The Affair
(serie tv, episodio pilota)
Rete americana: Showtime
Rete italiana: non ancora arrivata
Ideatori: Sarah Treem, Hagai Levi
Cast: Dominic West, Ruth Wilson, Maura Tierney, Joshua Jackson, Julia Goldoni Telles, Jake Richard Siciliano, Jadon Sand, Leya Catlett, Nicolette Robinson, Victor Williams, Danny Fischer, Michael Godere, Mare Winningham
Genere: non-fantasy
Se ti piace guarda anche: American Beauty, Sliding Doors, Attrazione fatale
(voto 7,5/10)

martedì 5 giugno 2012

John Farter

John Carter
(USA 2012)
Regia: Andrew Stanton
Cast: Taylor Kitsch, Lynn Collins, Daryl Sabara, Dominic West, Mark Strong, Bryan Cranston, Samantha Morton, Willem Dafoe, Thomas Haden Church, James Purefoy, Ciaran Hinds, Polly Walker
Genere: avventura poco avventurosa
Se ti piace guarda anche: Stargate, Avatar, La Mummia, Timeline, Prince of Persia - Le sabbie del tempo, Tron: Legacy

Premessa: John Carter è un film tratto dal romanzo Sotto le lune di Marte, scritto da Edgar Rice Burroughs nel 1911, più di cento anni fa. Nel libro, il protagonista finisce su Marte, un pianeta che all’epoca poteva essere immaginato pieno di vita.
Adesso sappiamo che non è così. Su Marte non c’è vita, almeno non in superficie. Sorry, David Bowie. E se anche ci fossero delle vaghe forme di vita, di certo non sarebbero degli insettoni verdi che sembrano una versione dei na’vi dopo essersi accoppiati selvaggiamente con Shrek.
E, di certo, su Marte non c’è figa.


Che poi, a dirla tutta, la Lynn Collins è figa e tutto, assomiglia pure a Evangeline Lilly e a differenza della quasi omonima Lily Collins ha persino delle sopracciglia da essere umano, nonostante sia marziana, però a fare proprio gli schizzinosi possiamo dire che potevano anche prendere di meglio. Chessò, una Jennifer Lawrence o una Amber Heard, per esempio. Anche perché a livello recitativo la Collins è su livelli decisamente bassini. A sua difesa, va detto che l’ottimo cast arruolato per la pellicola si trova di fronte a una sceneggiatura talmente ridicola, che è difficile risultare decente per chiunque.
Persino per Bryan Cranston, il fenomenale protagonista della serie Breaking Bad.

"Riportami sul set di Breaking Bad, te ne prego!"

E, a proposito di Breaking Bad, ecco il poster della stagione 5, che così alziamo - e di brutto - il livello qualitativo di questo post.


Se nella realtà sappiamo che su Marte non c’è vita, o almeno non c’è figa, gli sceneggiatoroni di John Carter potevano allora decidere di spostare l’azione (azione? ma se ‘sto film fa dormire?) su un pianeta fittizio. Giusto per dare al tutto un minimo di credibilità. Perché va bene la sospensione dell’incredulità, però in questo caso andrebbe accompagnata anche a una bella sospensione della patente di sceneggiatori.

"Scorreggiare ti mette le aaali!"
La prima parte del film non è neanche così male. Sul serio. E con prima parte intendo i 15 minuti circa, o forse meno, iniziali ambientati sulla Terra. Il problema è tutta la seconda parte, che fa risultare il film eccessivamente lungo. Giusto di quelle due ore di troppo.
Dopo la prima parte introduttiva, non si sa bene perché, non si sa bene per come, manco ci interessa scoprirlo, John Carter all’improvviso si ritrova fiondato su Marte. Qui scopre di avere un potere particolare: può compiere dei salti pazzeschi. Perché? All’inizio non lo sa, ma poi scoprirà che ogni volta che scoreggia, liberandosi del gas corporeo creato da una dieta a base di pasta & fagioli alla Bud Spencer & Terrence Hill (arriva pur sempre da un periodo vicino a quello del vecchio West), diventa più leggero e riesce a compiere incredibili evoluzioni aeree.
Gli alieni, vedendolo, cominciano così a chiamarlo John Farter ed è con questo nome che entrerà per sempre nella leggenda di Marte.

Che altro succede, in questo film, a parte i salti scorreggioni? Ben poco, o meglio, le solite cose che ci si può aspettare da una pellicola del genere, e con genere intendo “film scoreggione” o anche una sorta di Stargate in tono minore. O un La Mummia di serie B. E già La Mummia era cinema di serie B, senza offesa per i veri B-movies, quindi questo John Carter cos’è? Serie C? Serie D? O serie E-vitar? Gli effetti speciali e tutta la lunga, estenuante parte su Marte ricordano infatti da vicino proprio le atmosfere dello scult cameroniano Avatar. E dalle parti di Pensieri Cannibali non esiste paragone peggiore, ormai dovreste saperlo.

"Hey, cosi verdi, qualcuno di voi mi presta dell'insetticida?"
Tra le cose davvero sorprendenti che succedono, ci sono le solite scenone (ben poco) epiche di guerre e combattimenti insensati vari, i soliti effettoni speciali, tra l’altro particolarmente brutti, a cercare di supplire alle evidenti falle di sceneggiatura, e poi il protagonista terrestre che si innamora della principessa marziana figa che però era già promessa sposa a uno stronzo (Dominic West delle serie The Wire e The Hour) con un matrimonio combinato e insomma è una storia davvero così inedita e fantasiosa che solo per questo la pellicola merita di essere considerata di genere fantasy, nevvero?
E, a proposito di termini desueti, questo film appare arrivare in leggero ritardo sui tempi. Giusto di un secolo. La storia da cui è tratto poteva infatti sembrare originale e magari persino una figata cento anni fa, all’indomani della sua pubblicazione, ma oggi dopo l’arrivo di miliardi di milioni di film/romanzi/serie tv sci-fi simili non è che sia proprio di primo pelo. È una pellicola che, al limite, ci sarebbe potuta stare bene negli anni ’90, visto anche il look da capellone grunge del protagonista Taylor Kitsch, già visto nell’ottima serie Friday Night Lights.

"È inutile che tenti di sedurmi. Siamo in un film Disney, non faremo sesso."
"Ma nemmeno un lavoretto di mano?"
E parliamo di Taylor Kitsch, allora: il giovane promettente (almeno prima di questo film) attore innanzitutto dovrebbe cambiare cognome perché kitsch è davvero di pessimo gusto.
Che battuta! Ahahaha
Taylor Kitsch per seconda cosa dovrebbe smetterla di fare film kitsch.
Che seconda battuta! Ahahah
Tra questo e quell’altra produzione commerciale di Battleship (comunque un capolavoro al confronto di John Carter), la sua carriera cinematografica non sta prendendo una bella piega. Si sta trasformando semmai in una piaga. Anche perché entrambi sono stati due bei flopponi al box-office. Soprattutto questo John Farter, costato 250 milioni di dollari ma si mormora anche di più e in grado di incassarne negli Usa appena una 70ina.
Taylor Kitsch, insomma, smettila con questi flopponi spaziali e passa al cinema indipendente, che almeno in quell'ambito incassare poco significa aver realizzato qualcosa di artisticamente troppo avanti per i tempi.

"John, te lo facciamo noi un lavoretto, non quella zoccoletta.
Guarda quante mani abbiamo!"
Uno dei problemi del film, oltre a essere tremendamente noioso e sorpassato, è che le cose succedono senza una ragione. Si passa da una dimensione all’altra così, alla cazzo di cane. Come nella serie Awake. In Matrix, per quanto assurdi, i passaggi avevano un senso. In Inception ce l’avevano. Qui e in Awake no.
L’altro problema è la produzione edulcorata della solita Disney, con i buoni che sono più che buoni e i cattivi che sono più che cattivoni. Non a caso il regista è Andrew Stanton, comunque decisamente più a suo agio con l’animazione, visto che i suoi Wall-E e Alla ricerca di Nemo sono due tra i migliori film Pixar. Una Disney che poi nega persino mezza scena di sesso ai due protagonisti anche dopo essere convolati a giuste nozze, con lui che invece di ciularsi la neo-mogliettina preferisce star fuori a prendersi una boccata d’aria insieme a questo mostruoso cagnolino marziano…

"Baciami, John Carter. Baciami ora!"

Il film comunque ha dalla sua un paio di note positive. La prima è che il cast raccattato è di buon livello, peccato sia del tutto sprecato. La seconda è che la visione si regge su livelli quasi decenti. Peccato sia solo per i primi 15 minuti, perché quando John Carter parte su Marte, la pellicola diventa una porcheria senza arte né parte.
(voto 3/10)

martedì 9 agosto 2011

L'ora di The Hour

Cos’è The Hour?
The Hour è una nuova miniserie britannica in 6 episodi ambientata nel mondo del giornalismo anni ’50.
Aspetta, sarà mica una variante di Mad Men british e ambientata giusto qualche anno prima e con il giornalismo al posto della pubblicità?
Pressappoco sì. Ma comunque fin dalla prima parte sembra possedere una sua specificità, sarà per quel gusto tutto britannico.
Quindi perché dovrei vederlo?
Perché Mad Men fino al 2012 non ritorna con i nuovi episodi e quindi è un ottimo modo per fare comunque un salutare salto indietro nel tempo all’insegna della tv di qualità. E poi perché, almeno a livello personale, trovo sempre molto interessante una storia che affronta il tema della libertà di stampa (sia su carta che in televisione, con un programma intitolato appunto The Hour) e di informazione. Argomento più che mai attuale e un problema di cui, soprattutto in Italia, abbiamo una diapositiva impietosa.
Inoltre è una serie molto ben recitata, ma d’altra parte quando ci si trova di fronte a una produzione UK è difficile non sia così.
Ok, mi hai convinto a concedergli un po’ del mio tempo prezioso. Adesso ti saluto, Cannibal K… hey, ma tu sei me?
O io sono te?
No, io sono te.
Sì, ma se tu sei me, allora io sono te.
Eh, ma non è mica detto.
Quello che è sicuro è che sto impazzendo.
Mi sa che hai bisogno di una vacanza…
Sì. E anche tu, mi sa.
Infatti adesso ci vado.
Ah sì? Forse dovresti andare a quel paese, invece.
Ma vacci tu.
No tu.
Nooo, tu.
Ok, ci sono andato a quel paese: è un posto davvero affollato. Non si riesce nemmeno a trovare un posto in cui piazzarsi con l’asciugamano…

The Hour
(miniserie UK in 6 episodi)
Rete britannica: BBC Two
Rete italiana: non ancora pervenuta
Creata da: Abi Morgan
Cast: Ben Whishaw, Romola Garai, Dominic West, Burn Gorman, Vanessa Kirby, Jamie Parker
Se ti piace guarda anche: Mad Men, Mildred Pierce, Red Riding, Episodes
(voto 7,5)

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