Per chi ancora non lo sapesse, è la classifica delle donne più graziose, affascinanti, belle, in termini più comprensibili: le fighe più clamorose dell’anno secondo il modesto parere dell’autore del blog Pensieri Cannibali. Che è il blog sul quale siete finiti consapevolmente, oppure per sbaglio, magari mentre eravate alla ricerca di un sito che offrisse recensioni cinematografiche serie. Posto sbagliato, sorry.
In attesa di scoprire chi sarà la cotta adolescenziale n. 1 del 2012, potete recuperare la classifica del 2009 che aveva visto la vittoria di Zooey Deschanel, oggi una delle principesse della scena indie americana (televisiva, cinematografica e musicale), mentre nel 2010 aveva vinto a sorpresa Carey Mulligan, attualmente una delle star più in ascesa di Hollywood. L’anno scorso aveva quindi avuto la meglio Mila Kunis, negli ultimi mesi incoronata donna più sexy del mondo anche dalla rivista Esquire. Ma Pensieri Cannibali c’era arrivato prima…
Quest’anno comunque ci attendono un sacco di novità e sorprese.
Cominciamo dunque il countdown, con la posizione number 20.
Olivia Wilde
Genere: wild
Provenienza: New York, USA
Età: 28
Il passato: The O.C., Alpha Dog, Turistas, The Black Donnellys, The Next Three Days, Tron: Legacy, Cambio vita
Il suo 2012: In Time, The Words, Una famiglia all’improvviso - People Like Us, Cowboys & Aliens, Deadfall, Butter, Dr. House
Il futuro: in un sacco di film come The Longest Week, Black Dog Red Dog, Better Living Through Chemistry, Drinking Buddies, Squirrel to the Nuts, Relanxious, The Keeping Room, in Rush di Ron Howard, The Third Person di Paul Haggis, in The Incredible Burt Wonderstone con Steve Carell e Jim Carrey e soprattutto in Her di Spike Jonze
Perché è in classifica: perché chi non vorrebbe avere una mamma come Justin Timberlake in In Time?
Olivia Wilde è un po’ la Belen Rodriguez del cinema americano.
Fermi, prima di insultarmi, lasciatemi spiegare. Lo è perché sta diventando la prezzemolina che si vede in qualunque pellicola, dal blockbusterone wilde wilde west Cowboys & Aliens ai drammoni (People Like Us, The Words), passando per fantascienza (In Time), thriller (Deadfall) e strip-club (Butter), il tutto senza nemmeno disdegnare la tv (era 13 in Dr. House, ma ha fatto pure The O.C. e The Black Donnellys).
Adesso dopo tutto questo recitare si prenderà una pausa?
Certo che no. Nel futuro la vedremo infatti ancora di più, visto che ha (almeno) una decina di titoli in lavorazione, sperando tra questi si ritagli almeno un ruolo davvero memorabile, quello che ancora le manca. Un ruolo da Oscar, così potremo iniziare a chiamarla Oscar Wilde.
Certo che più che Wilde, i suoi ritmi lavorativi sono davvero wild.
Caspita, con un umorismo del genere potrei andare a fare Colorado insieme a… Belen Rodriguez.
Ma perché in un post su Olivia Wilde continuo a nominare Penel Belen?!?
Quanto a Olivia, se dovesse andarle male la carriere di attrice, potrebbe sempre riciclarsi come conduttrice del nuovo programma a lei dedicato: Wilde - Oltrenatura.
(ok, ho esaurito tutte le agghiaccianti battute sul suo cognome selvaggio)
Cast: Hugh Laurie, Robert Sean Leonard, Omar Epps, Jennifer Morrison, Jesse Spencer, Lisa Edelstein, Olivia Wilde, Peter Jacobson, Kal Penn, Amber Tamblyn, Odette Annable Yustman, Anne Dudek, Charlyne Yi, Sela Ward, Jennifer Crystal Foley, Cynthia Watros, David Morse, Chi McBride
Genere: Dr. House music
Se ti piace guarda anche: Lie to me, Life, Scrubs, Shark
Fine della musica. Fine della House music.
Con un episodio conclusivo intitolato "Everybody Dies", che fa il verso al suo celebre motto “everybody lies”, il Dr. Gregory House, anche conosciuto come Lo zoppo per gli amici, sarà morto oppure no?
"Sono un genio, ma chissà perché nessuno ci crede..."
Facciamo un passo indietro.
Un passo gigante, visto che torniamo al 2004.
Dr. House è partito del tutto in sordina. Con E.R. – Medici in prima linea che cominciava a perdere smalto nonché seguito e in attesa dell’arrivo, di lì a poco, degli scopamici di Grey’s Anatomy, la gente bramava una nuova serie medica da cui farsi curare. Fin dagli anni ’60, quello medico è uno dei filoni seriali più fortunati. La soap General Hospital è partita nel 1963 e, pensate un po’, va avanti ancora oggi, giunta alla 49esima stagione. Se c’è qualcuno che ha visto tutti ma dico proprio tutti i suoi oltre 12.000 episodi, gli vado a stringere la mano. Pensate un po’ che onore. E pensate che io invece di episodi di General Hospital non ne ho visto nemmeno uno.
Il filone medico ha quindi da sempre, o perlomeno da quando c’è la televisione, tirato parecchio. House ha però rappresentato un caso a parte. Se la forza delle serie mediche, almeno credo visto che non sono un grande appassionato del genere, è quella di presentare le molteplici storie concatenate di svariati medici e pazienti, la forza di House M.D. la serie è stata invece nel suo protagonista unico e indiscutibile.
"Un'orgia con House? Scommetto che questa
scena è stata aggiunta da Hugh Laurie..."
Gregory House è il Mourinho, lo Special One dei medici. Di quelli televisivi, almeno.
Scorbutico, egocentrico o meglio egotomane, sicuro di avere una risposta a ogni quesito, geniale, drogato di Vicodin e non solo, puttaniere, misogino ma più che altro misantropo. House odia tutto e tutti. Si prende gioco in maniera ironica di qualunque malcapitato gli (mal)capiti a tiro. Tutto l’opposto del medico rassicurante che ti prende per la manina e ti dice che “Tutto andrà bene”.
House è uno stronzo. Inutile girarci tanto intorno. Lo so io, lo sa lui, lo sapete voi. Però è uno stronzo in grado di salvare delle vite. Il mondo quindi è un posto migliore, grazie a persone come lui. La verità, sconcertante, è questa. Quindi: viva gli stronzi!
Parlando a un livello più tecnicamente televisivo, House è uno dei personaggi più fenomenali venuti fuori negli ultimi 10 anni. E questo nemmeno solo a livello televisivo. Non è la prima volta che un pezzo di merda diventa il protagonista per cui, bene o male, fare il tifo. Basta solo menzionare l’Ebenezer Scrooge del Canto di Natale di Dickens, tra l’altro apertamente citato proprio nel finale della serie. Però rappresenta forse il primo esempio di protagonista del genere nel panorama seriale, visto che ad esempio il Dr. Cox in Scrubs è "solo" l’antagonista di J.D..
Un telefilm deve farci affezionare al suo protagonista per molti episodi, a volte per molte stagioni. Deve quindi essere qualcuno con cui poter empatizzare. In un altro periodo probabilmente un medico del genere non avrebbe funzionato. Gregory House è però arrivato al momento giusto, quando il mondo si era stufato dei soliti personaggi positivi ed era pronto per un (anti, ma molto anti)eroe come lui. House è stato un personaggio rivoluzionario per la tv. Uno stronzo di rivoluzionario. Un fottuto bastardo cui non ho potuto fare a meno di voler bene fin da subito.
House è partito in sordina, dicevamo poc’anzi. I primi episodi hanno funzionato da rodaggio e da noi è stato lanciato buttato addirittura nel palinsesto estivo di Italia 1. Poco a poco, il dottore più fuori di testa della tv è però diventato un fenomeno sociale, è entrato nella pop culture, nei linguaggi di tutti i giorni e la sua serie per un certo periodo è finita per essere una delle più seguite di sempre. In Italia è passata persino su Canale 5, dove era tipo dai tempi di Twin Peaks che non trasmettevano una serie americana in prima serata, è arrivata a conquistare milioni di telespettatori come non se ne vedano dai tempi di Dallas, e si è guadagnata pure una parodia a Mai dire gol (a dirla tutta a Mai dire martedì, però a me piace chiamarlo sempre Mai dire gol).
"Mitch Buchannon, t'ho fregato!"
La svolta? Secondo me c’è stata alla fine della prima stagione. L’episodio 21 della season 1 “Il caso House (Three Stories)” è stata una figata assoluta, una delle puntate migliori di sempre di una serie tv. Tanto di cappello allo sceneggiatore dell’episodio nonché autore della serie tutta David Shore. Attraverso le tre storie del titolo, tra cui una che vedeva coinvolta Carmen Electra (!), si scopriva il passato di Greg House e di come fosse diventato uno zoppo. Anzi, non uno zoppo qualunque, bensì Lo zoppo più famoso della tv.
Da lì in poi, House è entrato nel mito. Il punto di forza principale della serie è lui e solo lui, c’è poco da girarci intorno.
Come serie, House M.D. ha però comunque qualche altra carta da giocarsi. In particolare, il suo spunto vincente è quello di aver applicato ai casi medici un modello di indagine di tipo poliziesco, a metà strada tra il vecchio Sherlock Holmes e il “nuovo” (almeno ai tempi) CSI. La malattia trattata come un omicidio da risolvere. Un puzzle da decifrare in cui il Dr. House è uno specialista assoluto. Ci sono i ginecologi, i pediatri, i chirurghi plastici e così via. Gregory House è invece specializzato nel risolvere i casi più assurdi, a trovare malattie che spesso sono provocate dal suo stesso team.
"Andiamo, Wilson, non fare il timido. Se alla fine pure
Mulder & Scully si sono fatti, perché noi no?"
Il team è l’altro elemento cruciale della serie anche se, a differenza della gran parte delle serie mediche corali, il Dr. House resta sempre il centro assoluto. Ad accompagnarlo e ad aiutarlo nel trovare una risposta agli enigmi medici, che comunque il più delle volte risolve lui grazie a una geniale quanto folle intuizione, ci sono una serie di giovani medici promettenti. Il problema è che sono un semplice contorno. Chase, Cameron, 13, Foreman… sono tutti personaggi validi, ma quasi mai determinanti per gli esiti della serie.
L’unico in grado di tenere testa a quello psicopatico di protagonista è quindi Wilson (interpretato da Robert Sean Leonard, visto prima di allora ne L’attimo fuggente), il Watson dello Sherlock House. Il loro rapporto bromantico è la vera costante delle 8 stagioni, laddove invece gli assistenti possono anche cambiare, ché tanto la loro presenza/assenza non si farà sentire più di tanto.
"Scegli, House: puoi avere una sola gnocca a stagione...
E no: il tizio a sinistra non è una possibile scelta."
Con un bello scossone, la serie a partire dalla quarta stagione ha deciso di cambiare team/cast, inserendo vari nuovi personaggi come quelli interpretati da Kal Penn, che per me comunque rimarrà sempre il fumatissimo Kumar di American Trip, o dalla gnocca Olivia Wilde andata a sostituire once upon a Cameron, la gnocca originaria Jennifer Morrison, e che a sua volta verrà poi sostituita dalla nuova gnocca di ricambio Odette Yustman. Se oggi, da Skins a Game of Thrones, il “sacrificio” di alcuni personaggi in favore di altri è diventato di moda, allora era una mossa ancora parecchio inaspettata e coraggiosa.
Un difetto di House la serie è stato quello di non aver creato dei personaggi di contorno davvero forti, Wilson a parte. Però quando ci si trova davanti un protagonistone come Dr. House, non è che ci si possa lamentare troppo. E mi rendo conto solo ora di non aver ancora menzionato l’interpretazione di Hugh Laurie. Stavo per fare un post sulle 8 stagioni di Dr. House senza nemmeno parlare di Hugh Laurie. Forse perché mi sembra quasi superfluo. Il Dr. House è lui. Non si può immaginare questa serie con un altro attore. È stato fenomenale, a dir poco. Chissà adesso cosa combinerà, dopo un ruolo tanto iconico, lo Hugh Laurie? Le possibilità certo non gli mancano, visto che è anche scrittore, musicista, cantante (non un granché come cantante, a dirla tutta), ha anche un grande talento come attore comico e quindi ha solo l’imbarazzo della scelta.
Ma ora veniamo al gran finale.
ATTENZIONE SPOILER
Come già successo pochi giorni fa con Desperate Housewives, altra serie storica partita in quell’incredibile (almeno per la tv americana) 2004, anche House era una serie che avevo abbandonato da un po’ di tempo. Pure in questo caso verso la quinta stagione, tanto che si potrebbe parlare di crisi del quinto anno. Ho smesso di seguirlo in parte per un fisiologico calo di interesse da parte mia, in parte per una ripetitività delle situazioni, che si facevano sempre più assurde e improbabili. Fatto sta che il caro vecchio stronzo Gregory House l’avevo messo da parte. L’avevo trascurato. L'avevo mandato in casa di riposo.
Riprendendo gli ultimi 2 episodi mi sono di nuovo ritrovato con estremo piacere davanti al doc più idolesco di tutti i tempi. Le sue battute, la sua cattiveria, la sua perfida ironia. Tutto intatto, per fortuna. Soltanto, con un velo di malinconia indosso più accentuato. Sarà che il suo inseparabile amico Wilson sta per morire di cancro, ma anche House sembrava destinato ad andare incontro verso un finale buonista e strappalacrime.
Invece no.
"La Cuddy mi sa che abbiamo fatto male a non chiamarla..."
Per fortuna, c’è stato un finale in tipico stile House. Con questo non intendo sia stato prevedibile. Intendo che è stata la chiusa ideale, perfetta, che rappresenta in pieno tutto ciò che House è stato. Una conclusione emozionante, però non facilmente ruffiana.
L’ultimo episodio è stato costruito con visioni e comparsate dei vecchi personaggi, in una sorta di remix house del Canto di Natale, come menzionavamo (ma perché parlo al plurale?) prima. Da Jennifer Morrison alla ex Sela Ward, compaiono tutti i personaggi storici della serie tranne la Cuddy (Lisa Edelstein) che proprio non s’è vista. Why?
Il resto?
Scopritevelo da soli.
"Addio babbei!"
Non lo dico tanto per il gusto di fare il bastardo della situazione come Gregory in da House. Un po’ anche per quello, ma soprattutto perché l’episodio finale merita davvero di essere visto. Anche da chi, come me, aveva lasciato la serie da qualche tempo. Non è un series finale campato lì per aria velocemente e malamente così tanto per fare come quello delle Desperate Housewives. È lo splendido, toccante, più che degno traguardo di un percorso lungo 8 anni.
Se ti piace ascolta anche: Raphael Gualazzi o gente a caso che si improvvisa cantante
Come forse qualcuno di voi già saprà, Hugh Laurie, l’attore che interpreta il famigerato Dr. House televisivo, è anche uno scrittore e pure un musicista. Spesso nella serie lo vediamo (o meglio lo vedete, visto che a me negli ultimi tempi ha rotto parecchio) intento a suonare, ma adesso ha deciso di pubblicare persino un album blues.
E io ho deciso di ascoltarlo.
Non l’avessi mai fatto… Ci sarà anche di peggio in giro, e va bene, ma certo è che se quest’uomo non fosse il Dr. House un disco non glielo avrebbero mai fatto incidere. Ma mai e poi. E invece ha un contratto con Warner Bros e nel Regno Unito ha persino raggiunto i primi posti della classifica!
L’atmosfera è quella di un localino jazz di quelli fumosi in cui se lo senti suonare magari gli fai anche un applauso. Però beccarsi 15 canzoni anonime da uno che come attore sarà anche ottimo, ma che come cantante è così così e come musicista è privo di personalità, è davvero troppo. Sembra di sentire Raphael Gualazzi. E non è certo un complimento.
Dopo averlo ascoltato per intero, vado a ricoverarmi. Da uno bravo.
È stata una giornata lunga, strana e bella. Ieri. Ieri è stato il giorno in cui le cose hanno assunto un senso, finalmente. Il dottore che oramai ventisei sprecati anni fa mi aveva fatto nascere, ieri pomeriggio ha tirato fuori mio nipote. What goes around… comes around. 17:47, tic tac tic tac. Le urla di dolore di mia sorella si sono sentite persino fuori dalla (credo) insonorizzata sala parto. L’ospedale non è come il Seattle Grace. Purtroppo, perché le infermiere sono meno fighe di Isobel (ma meglio della Yang!) e per fortuna perché non c’è una sclerata come Meredith Grey nei paraggi. Il dottore, lui invece zoppica proprio come House. Veramente! lol Mia mamma si comporta tipo Bree Van de Kamp di “Desperate Housewives”, una maniaca dell’ordine. Mia sorella è in preda hai dolori delle contrazioni e lei che fa? Mette a posto una mattonella che si è scrostata. dalla parete… È il suo modo di reagire alla tensione. Mio papà non lo vedevo così euforico come da parecchio parecchio tempo. E poi c’ero io che ero in uno stato di mistica incredula incredulità. Mio cognato sono sicuro sarà un ottimo padre, visto che già adesso è sempre stato presente in ogni momento e si è rivelato subito molto affettuoso con il newborn. Poi c’è mia nonna. Cristo, è diventata bisnonna ed era la più commossa di tutti per essere riuscita a raggiungere un traguardo del genere. Questo post dovevo intitolarlo about a boy, in onore di mio nipote che è un maschietto. Però di lui non so ancora molto. So solo che se la fa addosso, e che non gli piace stare sporco (meno male); è una cosa che lo fa piangere. So che è veramente bello. Non è uno di quei neonati mostruosi che la gente dice “Sì sì, ma che bel bambino,” ma in realtà mente spudorata. Lui è veramente bello. È pieno di capelli e ha un taglio che sembra già uscito dalla mia parrucchiera di fiducia. Ha degli occhi scuri svegli con cui sta cominciando a vedere come è fatto il mondo. Poi li chiude. Chissà cosa sogna un bambino che non ha neanche 24 ore? Sogna di tornare dentro la pancia? Mia sorella è ben contenta che ne sia uscito e quindi di rientrarci proprio non se ne parla. Ah, e quando muove quelle sue manine fredde sembra che suoni una tromba immaginaria. Altro di lui per il momento non lo so. Posso immaginarlo tra quindici anni. Un teenager sbandato che fa skate nel Paranoid Park che hanno costruito davanti a casa mia o un ragazzino prodigio che suona la tromba come Louis Armstrong. Spero solo possa trovare la sua via. E allora dedico questo post a mia sorella, una delle persone che mi assomiglia di più in questo piccolo pazzo mondo, a parte il fatto che lei è molto più matura intelligente e coraggiosa di me e sta su quella lista di persone che ammiro di più insieme a nomi prestigiosi come Kurt Cobain, Kanye West, Quentin Tarantino e pochi altri. Spesso penso di essere nato fallato, ma la colpa so che non è dei miei genitori. Mia sorella ne è la prova. Lo sforzo poi l’ha fatto tutto lei. Era successo un’altra volta, molti anni fa, di vederla soffrire così, forse anche di più. E fa male perché non c’è niente che io possa fare per farla stare meglio. Ma alla fine (qualche urlo disumano dopo) è andata, è andata bene, ed è stato impressionante vederla di nuovo senza pancione, di nuovo piccola e infreddolita sotto le coperte come quando era una bambina.
Posso ancora riuscire a rovinare questo post così ispirato? Non sottovalutatemi. Certo che posso, gridando: “Sono zio, porco zio!”
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