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domenica 6 gennaio 2013

I MEGLIO FILM CANNIBALI 2012, 20-11


Ancora introduzioni?
Non mi sono stufato?
Un po’ sì, però sono necessarie.
E allora, uso questa intro per dirvi che potete recupervi i film dell’anno di Pensieri Cannibali dalla posizione 40 alla 31
mentre ora vi beccate le posizioni dalla 20 alla 11, con una serie di film che magari qualcuno si sarebbe potuto aspettare in top 10 e invece, per poco, per pochissimo, no, non ce l’hanno fatta.
Il tutto accompagnato anche questa volta dalle esclusive trame cannibali dei film, leggermente rivisitate rispetto a quelle originali…

"Che ti leggi, la sceneggiatura scritta da Cannibal Kid?
Ma non l'hai ancora bruciata?"
20. Argo
Regia Ben Affleck
Genere 70s vintage
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Ben Affleck vuole girare un film chiamato Argo ma tutti, considerando le sue scarse qualità recitative, gli dicono di no. Così il buon Ben, sfiduciato, cambia mestiere e diventa un esperto della CIA nel recupero degli ostaggi. Mentre lui fa veramente l’esperto della CIA, tutti pensano che stia recitando e finalmente gli danno la possibilità di girare il suo film, Argo. E lui, per ripicca, risponde: “Eh no, abbelli. Adesso non lo giro più. Ar-go fuck yourself!”.

Pregi
- Prima parte con piacevolissimi toni da commedia brillante.
- Nella seconda parte la tensione viene fatta salire in maniera magistrale.
- Oltre che una vicenda politico-spionistica, oltre che un thriller, Argo è anche una riflessione interessante sul cinema, sulle sue dinamiche e sul rapporto realtà/finzione.
- Ben Affleck sempre più confermato come uno dei migliori cineasti americani contemporanei. Alla faccia di chi non ci avrebbe mai scommesso. Come me.
- A partire da una storia vera, l’esordiente Chris Terrio ha tirato fuori una sceneggiatura praticamente perfetta.
- Belle ambientazioni, costumi e capigliature tanto anni Settanta.
- Grande cast di contorno, su tutti l’accoppiata Alan Arkin/John Goodman.
- La splendida sequenza di montaggio alternato tra la conferenza stampa tenuta da un’attivista iraniana e quella dei producers del fittizio film Argo.

Difetti
- Quando si autodirige, Ben Affleck è bravo anche come attore. Però con un altro protagonista non è che il film sarebbe potuto essere ancora migliore? Eh, Ben?
- Argo è un film impeccabile, eppure gli manca il lasciarsi un po’ andare, gli manca un po’ più di trasporto emotivo.
- È uno di quei film da ammirare, più che da amare.

Battuta cult
“Ar-go fuck yourself!”

"Con l'arco ti do' merda, Katniss Kid!"
19. …e ora parliamo di Kevin
Regia Lynne Ramsay
Genere Figlio di… buona donna
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Trama semiseria
Kevin è la dimostrazione vivente di come guardare troppe volte Hunger Games possa fare male.
Molto male.

Pregi
- Una parte introduttiva splendidamente e inquietantemente onirica.
- Una interpretazione di Tilda Swinton larger than life.
- I tre attori che si alternano a seconda dell’età a dare il volto all’inquietante Kevin.
- La colonna sonora originale composta da Jonny Greenwood dei Radiohead, contrapposta ad alcuni pezzi pop stranianti come “Everyday” di Buddy Holly e “Last Christmas” dei Wham!.
- La tematica attuale, purtroppo attualissima, delle stragi in America raccontata da un punto di vista inedito.
"E pure io che c'ho 3 anni!"
- È una riflessione sul male puro che fa male, ma colpisce in pieno. Come una freccia ben scoccata.

Difetti
- Il solito ridicolo titolo italiano, che fa sembrare We Need To Talk About Kevin una commedia spensierata sequel di …e alla fine arriva Polly.
...e direi che non è proprio quel genere di film.
- Prima parte ottima, il finale è un pugno nello stomaco, mentre la parte centrale della pellicola invece è un pochino inferiore.
- Dopo aver visto un film del genere, non vorrete avere un figlio. Mai.

Personaggio cult
Kevin (interpretato da Ezra Miller, Jasper Newell e Rock Duer).

"Con me puoi sfogarti, ne ho sentite di tutti i tipi. Perché stai piangendo?"
"Perché le gemelle Olsen sono le mie sorelle."
"Dio, perché lei hai fatto questo? Come hai potutooo?"
18. La fuga di Martha
Regia Sean Durkin
Genere Sette
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Trama semiseria
Martha è una ragazza disturbata, con dei seri problemi, ma non si capisce bene il perché. Poco a poco, scopriremo però la sconvelgente verità: è cresciuta insieme alla gemelle Olsen.

Pregi
- La protagonista Elizabeth Olsen è una rivelazione folgorante. Altra rivelazione folgorante è scoprire che è la sorella della sorelle gemelle Olsen. Con cui ha in comune i tratti del volto, ma per fortuna nient’altro.
- John Hawkes, già grande in Un gelido inverno - Winter’s Bone, qui ha un ruolo inquietante e ci regala anche un notevole momento musicale per voce e chitarra.
- Non è finita qui, perché pure Sarah Paulson (quella di American Horror Story), nei panni della sorella della protagonista, è davvero brava.
- La storia procede su due piani temporali alternati, uniti da un grande montaggio e da una sceneggiatura che con calma ci svela quanto successo alla protagonista, evitando però di dirci tutto.
- La splendida scena omaggio al capolavoro di Ingmar Bergman Persona.
- Non per tirargliela, ma se continua così il regista esordiente Sean Durkin ne farà di strada.
- Il finale aperto.

Difetti
- Una pellicola giocata forse eccessivamente sui vuoti, sui silenzi e sull’incomunicabilità.
- Un finale persino troppo aperto, che beffa lo spettatore. Ma è così che deve fare il cinema migliore. Non compiacere il pubblico, ma saperlo sempre sorprendere. Comunque, qualcuno - a ragione - può sentirsi preso in giro, da un finale del genere…

Scena cult
John Hawkes che canta “Marcy’s Song”.

"Dite che potevo scrivere anche un po' più piccolo?
Scusate, la forza dell'abitudine... prima insegnavo a un corso per la terza età."
17. Detachment - Il distacco
Regia Tony Kaye
Genere Scuola di vita
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Trama semiseria
Adrien Brody è un professore di liceo precario che partecipa al concorso statale per avere un posto fisso. Lo passa, rientrando tra i fortunati 11mila su 320mila che ce l'hanno fatta, va a insegnare in una scuola disastrata, cambia per sempre la vita dei suoi studenti e poi dallo Stato gli dicono: "Ah no, ci siamo sbagliati. Non hai passato il concorso." E assegnano il posto a un raccomandato. Un certo Robin Williams, che gli studenti chiamano anche O capitano, mio capitano.

Pregi
- Tony Kaye, a distanza di anni dall’exploit di American History X, è in formissima e dirige in maniera inventiva, aiutato da un ottimo montaggio.
- Alcune scene raggiungono vertici di poesia notevoli.
- Il protagonista Adrien Brody, penso per la prima volta in tutta la sua carriera, mi ha convinto in pieno.
- Un cast di contorno di ottimo livello, in cui si segnalano soprattutto James Caan, la mad woman rossa tettona Christina Hendricks e la giovane sorpresa Sami Gayle.
- Uno dei più grandi film sulla scuola e dentro la scuola girati negli ultimi anni, insieme a Elephant e a La classe.
- È il film peggiore dell’anno secondo il mio blogger rivale Mr. James Ford. È questo è un pregio ENORME.

Difetti
- Alcuni personaggi di contorno sono abbozzati e poco approfonditi, come il solito sacrificato Bryan Cranston, che all’infuori di Breaking Bad per ora fa fatica a ritagliarsi ruoli non da semplice caratterista.
- A tratti dà l’impressione di essere il possibile pilot di una serie televisiva, e dà come l’impressione di non averci raccontato tutto quello che poteva raccontare.
- Adrien Brody se la cava più che bene. Io, però, avrei comunque scelto come protagonista un altro attore …

Personaggio cult
Meredith (Betty Kaye)

"Eddai, fumati questo che poi la classifica cannibale
ti sembrerà molto più bella!"
16. Quasi amici
Regia Olivier Nakache, Eric Toledano
Genere (Quasi) BFF
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Trama semiseria
Il fannullone Driss diventa assistente personale e quasi amico del riccone paraplegico Philippe. Alla fine si scopre che Philippe cammina benissimo ed è stato tutto un elaborato scherzo architettato per il programma di Mtv Punk’d da Ashton Kutcher, che aveva scambiato Driss per Usain Bolt.

Pregi
- Handicap, amicizia, buoni sentimenti… Si potrebbe pensare il peggio e immaginarsi una pellicola iper buonista e smielata, invece è un film che affronta il tema in maniera coraggiosa e con un enorme senso del umorismo.
"Ancora non ha fatto effetto? Allora riproviamo..."
- Omar Sy è un grandissimo e il suo personaggio è uno dei più divertenti e scatenati dell’anno.
- Molto bello il tema musicale composto dall’italiano Ludovico Einaudi.
- Mai riso così tanto in un film sull’handicap.
- Nonostante il tema trattato, non diventa mai deprimente.
- Alla fine ci può scattare anche la commozione. Anzi, niente di più facile che ciò succeda.

Difetti
- È pur sempre una storia di buoni sentimenti, o di quasi buoni sentimenti, quindi alla fine un minimo il film cede. Ma solo un minimo.
- Grande storia, interpretata molto bene dai due protagonisti e raccontata da un’ottima e frizzante sceneggiatura. A livello registico il film però non si segnala particolarmente.

Personaggio cult
Driss (Omar Sy)

"Ruby Sparks sì è carina, però, visto che le mie parole prendono vita,
è arrivato il momento di scrivere il mio vero capolavoro: Jennifer Lawrence."
15. Ruby Sparks
Regia Jonathan Dayton, Valerie Faris
Genere God is a writer
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Trama semiseria
Lo scrittore Calvin Weir-Fields scrive il suo difficile secondo romanzo su una ragazza, Ruby, e questa per magia prende vita. Tutto ciò che scrive, si trasforma in realtà. Già che c’è, allora, comincia a modificarla a suo piacimento e la rende sempre più sessualmente “disponibile”. Ruby allora comincia a darla via in giro, fino a che una sera buia e tempestosa finisce in una villa ad Arcore e il resto, come si suol dire, è Storia…

Pregi
- Un film sul blocco dello scrittore che però non soffre di blocchi creativi ed è anzi una delle sceneggiature più inventive dell’anno.
- Una storia curiosa racconta in maniera brillante dalla sceneggiatrice esordiente Zoe Kazan, con qualche imperfezione che rende solo la pellicola ancora più umana e viva.
- Zoe Kazan è anche la protagonista femminile Ruby Sparks. Per il momento sembra meglio come sceneggiatrice, però pure come attrice non se la cava male.
- La scena in cui Calvin fa fare di tutto e di più a Ruby.
- Un film poetico, emozionante, romantico, ma non sdolcinato.

Difetti
- Storia singolare e originale, però l’ispirazione sembra arrivare dritta dalle storie di Charlie Kaufman e dai film girati da Spike Jonze e Michel Gondry. Senza però raggiungere la genialità assoluta di Kaufman.
- La famiglia del protagonista, con Annette Bening e Antonio Banderas persino troppo macchiettistici.

Personaggio cult
Ruby Sparks (Zoe Kazan)

"Chissà perché tutti mi danno della bimbominkia adult.
Davvero non lo capisco..."
14. Young Adult
Regia Jason Reitman
Genere Young adult
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Charlize Theron è un'autrice di popolari romanzi young adult, ovvero per giovani donne, tra cui la saga di Twilight. Quando fa ritorno nella sua cittadina, pensa che verrà trattata come una superstar e invece tutti le gridano: "L'hai scritta te 'sta mmerda? Ma ammazzate, ah stronza!".
Come forse avrete capito, la sua cittadina si trova nel Lazio...

Pregi
- Grande sceneggiatura della solita grande Diablo Cody.
- Questa non è una commedia vera e propria. È più un’anticommedia.
- Charlize Theron, bellissima donna, ma a me come attrice non era mai piaciuta. Nemmeno nella sopravvalutatissima interpretazione premiata con l'Oscar di Monster. Qui invece è davvero un portento. Best. Charlize. Ever.
- La protagonista è volutamente ‘na stronza. E a me piacciono, i personaggi stronzi.
- Se la young adult protagonista è ‘na stronza, il suo amichetto Patton Oswalt, già visto in United States of Tara (serie creata da Diablo Cody), non può non fare simpatia.
- Colonna sonora revival anni ’90 grandiosa, con top raggiunto da “The Concept” dei Teenage Fanclub, ascoltata dalla protagonista sul mangianastri (sul mangianastri!) dell’auto.

Difetti
- La protagonista è ‘na stronza. A qualcuno (razzista nei confronti degli stronzi) questo potrebbe non piacere.
- Come commedia, non si ride tanto. La verità è che, come detto, è più un’anticommedia che una commedia. Ma comunque, diavolo di una Diablo, un paio di battutine in più potevi mettercele lo stesso!

Canzone cult
“The Concept” dei Teenage Fanclub.

"Amico, c'è il 50% di probabilità che il tuo taglio esca bene."
13. 50 e 50
Regia Jonathan Levine
Genere Malati dal ridere
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Trama semiseria
Joseph Gordon-Levitt scopre di avere un cancro e di avere il 50% di probabilità di continuare a vivere e il 50% di morire. Il suo migliore amico Seth Rogen utilizza la drammatica situazione per cuccare e per scopare in giro. Quando Joseph Gordon-Levitt guarisce, Seth Rogen, disperato, gli regala una fornitura a vita di sigarette (non elettriche), un abbonamento a un solarium e un appartamento vicino a una centrale nucleare. Quanti regali. Questa sì che è amicizia!


"Ecco, adesso c'è lo 0% di probabilità!"
Pregi
- È un film su un giovane ragazzo malato di cancro. E non è un melodrammone patetico!
- È un film su un giovane ragazzo malato di cancro. Ed è una delle commedie più divertenti dell’anno!
- Un po’ di commozione però 50 e 50 la regala anche. È pur sempre un film su un giovane ragazzo malato di cancro, e che cacchio.
- Joseph Gordon-Levitt offre l’interpretazione più intensa della sua brillante carriera.
- Seth Rogen fa pisciare sotto dalle risate, persino più di quando è impegnato nelle sue solite comedy al 100%
"Coraggio, per fortuna hanno inventato le cuffie."
- C’è la solita adorabile Anna Kendrick.
- C’è la solita adorabilmente odiabile Bryce Dallas Howard, dopo The Help ormai esperta in ruoli sgradevoli.
- Ottima colonna sonora in cui svetta “High and Dry” dei Radiohead.

Difetti
- Il regista Jonathan Levine (già autore di All the Boys Love Mandy Lane e Fa’ la cosa sbagliata) presto sarà alle prese con il cinema “commerciale”, con il teen zombie movie Warm Bodies. Ce la farà a non sputtanarsi a Hollywood?
- Il finale sì è carino, però, boh, potevano inventarsi qualcosa di più originale…

Personaggio cult
Kyle (Seth Rogen)

"Lo sai Cannibal dove te lo mettevo questo se non ci mettevi in classifica, vero?"
12. The Innkeepers
Regia Ti West
Genere Hotel infestato
Leggi la mia RECENSIONE

Trama semiseria
Un vecchio hotel sta per chiudere.
A causa della crisi economica?
No.
Perché lì di fianco hanno aperto un Hilton?
No.
Semplicemente perché è troppo inquietante e dovrebbero pagarti te per dormirci.
Alla fine comunque i proprietari decidono di chiuderlo e aprire al suo posto un Blockbuster. Bravi raga, così sì che farete affari d’oro!

Pregi
- È uno degli horror, nonché una delle riflessioni sull’horror, più intriganti degli ultimi anni.
- La prima parte è commedia pura. Con Ted, il film che mi ha fatto più scompisciare dalle risate. Gran parte del merito va al co-protagonista nerd interpretato da Pat Healy.
- Nella seconda parte, la tensione sale sale e fa male.
- Ti West ha uno stile retrò, eppure è il futuro dell’horror.
- La geniale scena che prende per il culo i meccanismi dei video de paura di YouTube e degli horror degli ultimi tempi.
- La protagonista Sara Paxton, dopo una serie trascurabile di filmetti, offre una prova maiuscola. E le interpretazioni degne di nota nel cinema dell’orrore non sono proprio all’ordine del giorno.

Difetti
- Una trama non particolarmente originale o elaborata.
- Ho trovato il film così divertente che tensione e paura, per quanto presenti, non sono nemmeno l’elemento che ho preferito. Cosa un po’ strana, per un horror, ma non necessariamente negativa…

"Chissenefrega degli Oscar vinti,
siamo fuori dalla top 10 cannibale. Nuooo!"
Personaggio cult
Luke (Pat Healy)

11. The Artist
Regia Michel Hazanavicius
Genere Muto sono
Leggi Guarda la mia RECENSIONE

Trama semiseria
George Valentin è il più grande divo del cinema muto. Un bel giorno, James Cameron inventa il cinema sonoro e realizza dei film commerciali di merda. George Valentin, per vendetta, utilizza il suo avatar Na’vi per andare a pescare James Cameron e per esiliarlo definitivamente su Pandora. Sulla Terra tornano finalmente ad essere prodotti dei bei film.


Pregi




Difetti
Non ho trovato i dialoghi molto interessanti o coinvolgenti.
Ah, è un film muto?
Okay, scusate. Errore mio.

Scena cult
Peppy Miller (Bérénice Bejo) che abbraccia l’appendiabiti.

domenica 4 marzo 2012

…e alla fine arriva Kevin

…e ora parliamo di un film di cui secondo me è meglio non sapere niente.
Perciò, se non l’avete ancora visto, vi consiglio di non proseguire oltre con la lettura, anche se nel dirlo vado contro gli interessi del mio blog, e di recuperare prima il film che è una visione interessante.
Non è l’ideale per una serata di svacco e intrattenimento leggero, piuttosto è un pugno allo stomaco, sappiate solo questo.
…e ora parliamo di Kevin, almeno con chi ha visto il film, tutti gli altri continuino a loro rischio e pericolo…

…e ora parliamo di Kevin
(UK, USA 2011)
Titolo originale: We need to talk about Kevin
Regia: Lynne Ramsay
Cast: Tilda Swinton, Ezra Miller, Jasper Newell, Rock Duer, John C. Reilly, Ashley Gerasimovich, Siobhan Fallon, Alex Manette
Genere: pure evil
Se ti piace guarda anche: Afterschool, Elephant, Bowling a Columbine, Polytechnique

“There is no point.
That’s the point.”

Pazzi che fanno una strage.
Subito il pensiero vola a Columbine, se pensiamo alle scuole, ma di riflesso va anche a Breivik, l’autore del massacro di Utoya, in Norvegia. Cosa anima davvero queste persone resta un mistero cui forse nemmeno migliaia di pellicole potranno mai dare una risposta.
Anche perché, come dice Kurt Vonnegut nel libro che sto leggendo adesso Mattatoio n. 5, "Non c'è nulla di intelligente da dire su un massacro. Si suppone che tutti siano morti, e non abbiano più niente da dire o da pretendere. Dopo un massacro tutto tace, sempre, tranne gli uccelli. E gli uccelli cosa dicono? Tutto quello che c'è da dire su un massacro, cose come "Puu-tii-uiit?"
Il documentario di Michael Moore Bowling a Columbine cercava di allargare il discorso alla violenza di cui è impregnata la cultura americana e mostrava come possa essere facile negli Usa procurarsi un’arma. Se però pensiamo alla Norvegia e alla sua cultura pacifista, la situazione è del tutto differente. Opposta, direi. In quel caso dietro c’erano delle motivazioni di tipo ideologico. Nazismo, massoneria, nazionalismo, fondamentalismo anti-Islam… Una di queste cose, tutte queste cose combinate insieme, o forse solo pazzia?
Pellicole come Elephant di Gus Van Sant e Polytechnique di Denis Villeneuve (poi autore dello splendido La donna che canta) erano riuscite, ed Elephant era anche qualcosa in più di una semplice pellicola riuscita, perché non cercavano di dare una risposta. Semplicemente, anzi mica tanto semplicemente, provavano a ricreare quell’atmosfera da incubo che si è dovuta respirare in quei tragici momenti. Con un occhio freddo e privo di facili pietismi.
…e ora parliamo di Kevin racconta una storia simile, in cui però ad essere differente è il punto di vista.

Dimentichiamo il titolo italiano: …e ora parliamo di Kevin sembra infatti più appropriato per una caciarona commedia goliardica americana. Invece in We need to talk about Kevin, con il titolo originale le cose vanno già meglio, non c’è davvero niente da ridere.
Fin da subito veniamo scaraventati in un incubo.
Il rosso si sparge dappertutto e non va via. Si tratti di vernice lanciata contro le pareti di casa o di una marmellata alla fragola, il rosso è dappertutto.
La protagonista della pellicola, una Tilda Swinton degna di una nomination agli Oscar molto più di Glenn Close o della solita vincitrice Meryl Streep, se ne va in giro come una zombie e tutti cercano di farle del male, manco fossimo in Resident Evil o in The Walking Dead. Lentamente veniamo a scoprire i motivi per cui viene trattata come un’appestata: suo figlio. Suo figlio e ciò che ha fatto.
Il film alterna momenti onirici, mescolandoli con il passato e il presente soprattutto nella prima parte, per me la più incisiva, mentre nel prosieguo prende una via narrativa più lineare, forse pure troppo. Se l’inizio della pellicola è davvero folgorante, poi via via qualcosa si perde.
Ma anche dopo il film riserva spunti di degnissimo interesse. È nella seconda parte che ci si concentra sulla figura di Kevin, una figura che all’inizio invece viene evocata giusto come uno spirito o, meglio, come un mostro. Una creatura innominabile.

"I figli so' piezz'e core... ma a volta so' solo piezz'e mmerda!"
La domanda cui ci mette di fronte il film non è tanto: “Perché Kevin agisce in questo modo?”, ma piuttosto: “Cosa faremmo noi se ci trovassimo con un figlio così?”.
Ci sono persone che nascono malvagie. L’ambiente in cui si cresce, l’educazione, la cultura, possono formare e cambiare le persone. Ma solo in parte. Per il resto, certe persone nascono malvagie e non c’è niente da fare. È così e basta.
Kevin sembra un personaggio di un film horror, reso in maniera inquietante dai tre attori che gli prestano l’impassibile freddo volto: il piccolissimo Rock Duer, il giovincello Jasper Newell e quindi il teenager Ezra Miller. Soprattutto quest’ultimo è un attore da tenere d’occhio, sebbene rischi di rimanere incasellato all’interno del genere “ragazzo seriamente disturbato”, ruolo che aveva già interpretato nel non meno preoccupante Afterschool.

Merito del film è quello di non scivolare nel thriller horror paradossale con un ragazzino spaventoso stile Orphan o altre robe di questo tipo, ma di rimanere sempre, anche nei passaggi più onirici, dentro i confini di un verosimile che ci mostra come questo orrore non sia qualcosa di soprannaturale, ma di ben presente vicino a noi. Proprio come nelle scuole di Elephant e Polytechnique. Soltanto, visto dal punto di vista della madre e con l’aggiunta di un pizzico di fiabesco, che oggi va tanto di moda, attraverso la figura di Robin Hood.
Che c’entra Robin Hood con un film del genere?
Con il doppio epilogo finale lo veniamo a scoprire, nella più raggelante delle maniere. Se per quanto riguarda la strage all’interno della scuola ce la potevamo aspettare, in fondo il film gira tutto intorno a questo evento, la strage famigliare è qualcosa che lascia davvero di ghiaccio. Un po’ come quando Dexter (ATTENZIONE SPOILER SULLA QUARTA STAGIONE DI DEXTER, SE NON L’AVETE ANCORA VISTA) scopre il cadavere di Rita in bagno.

Se le interpretazioni di madre e (triplice) figlio protagonisti sono spaventosamente notevoli, John C. Reilly nei panni del padre resta un pochino nell’ombra, anche per esigenze di sceneggiatura. A impreziosire un film di raggelante bellezza ci pensano quindi anche l’ottimo tocco della regista Lynne Ramsay, soprattutto nella prima notevolissima parte, e una colonna sonora variegata che mixa le musiche originali di Jonny Greenwood dei Radiohead (già autore delle soundtrack de Il petroliere e Norwegian Wood) con una serie di brani che vanno dalla straniante “Last Christmas” degli Wham! alla ancora più straniante “Everyday” di Buddy Holly. Un pezzo quest’ultimo che invero sta diventando un po’ troppo abusato, considerando come fosse il leitmotiv già di Gummo e Mr. Nobody e si sia sentito anche in Stand by me, Big Fish e pure in un episodio di Lost.

Gli horror di solito mi divertono, più che spaventare. Ma We Need to Talk about Kevin non è un horror e forse è per questo che è ancora più spaventoso. Perché il suo terrificante orrore è reale.
…e pensare che dal titolo italiano sembrava un’innocua commediola con Ben Stiller e Jennifer Aniston…
(voto 7+/10)

venerdì 17 febbraio 2012

Cinema amaro

"Ford, vuoi guidare tuuu??? Non pensarci nemmeno!
Settimana di uscite di pellicole che passano dall’interessante al disgustoso, con alcuni film che ho già visto e che vi consiglio e altri che ho già visto e di cui vi dico solo: evitate War Horse!!!
Senza indugiare oltre, spazio ai commenti miei e del mio pessimo blogger rivale Mr. James Ford sulle uscite del weekend cinematografico italiano.
Ah, un ultimo avvertimento: state alla larga da War Horse!!!
E, già che ci siete, pure da Sanremo. Non so davvero scegliere quale dei due sia peggio.
Mi sa War Horse...

"Vedete quel tizio laggiù? Non fatelo avvicinare alla mia auto!"
Paradiso amaro di Alexander Payne
Il consiglio di Ford: un amaro? Ben volentieri!
La mia scelta della settimana senza ombra di dubbio.
Dal regista di Sideways e da un Clooney in cerca di rivincita dopo l'esclusione del suo ottimo Le idi di marzo dai candidati alle statuette più importanti non può che venire fuori una di quelle commedie tinte di dramma in stile indipendente che mi piacciono tanto, un pò road movies e un pò film di formazione.
Sarà un pò come immaginarmi in viaggio per capire le ragioni che muovono Cannibale mentre lui giace in un letto sbattendo una sola palpebra ed io me ne sto in spiaggia tra surf e mojito. Ahahahahahahah! Honululu, arrivo!
Il consiglio di Cannibal: guardatelo, non ne resterete amareggiati
Ho già visto The Descendants, arrivato in Italia con il fantasioso titolo di Paradiso amaro, e lo consiglio.
Tra Golden Globe, nomination agli Oscar e premi vari credo sia stato sopravvalutato un attimino: si tratta infatti di una visione piacevole, ma a livello cinematografico non è poi niente di così memorabile. Comunque si tratta di un bel film, drammatico eppure divertente, dolce e anche amaro. Proprio come quel finto duro di Mr. Ford buahahahah!
Recensione prossimamente...

Pensavate che i mini pony fossero sdolcinati? Aspettate di vedere War Horse..."
War Horse di Steven Spielberg
Il consiglio di Ford: il cavallo sarà pure goloso, ma il film molto meno
Questo è uno dei tre candidati come miglior film di quest'anno che ancora non ho visto, ma già dal trailer posso dire che pare proprio una delle cose peggiori mai partorite dalla mente di Spielberg, che continua nel suo trend di alternare cose assolutamente interessanti ad altre clamorosamente inguardabili.
Sinceramente, le mie aspettative sono bassissime, più o meno le stesse di vedere Cannibale proporre ogni tanto dei buoni film nelle sue liste da Blog Wars! Ahahahahah!
Il consiglio di Cannibal: NON andate a vederlo!
La mia recensione arriverà nei prossimi giorni, nel frattempo non posso che consigliare di galoppare al largo da questo film.
Se nella tua futura rece oserai parlarne bene, Ford, giuro che vengo a bruciarti il sito. E pure la stalla coi cavalli da guerra in cui abiti!
Recensione prossimamente…

"Scappiamo! Ford ha aperto l'armadietto dei DVD, anzi no: quello è rimasto ai VHS!"
In Time di Andrew Niccol
Il consiglio di Ford: time out!?
Niccol è un altro di quei registi assolutamente imprevedibili ed incostanti in grado di stupire o scatenare le bottigliate più selvagge.
Personalmente non so che pensare di questo film: certo non sarà il primo della mia lista, ma può anche essere che, prima o poi, mi decida a vederlo.
E se alla fine si rivelerà una sòla, tanto meglio: le bottigliate sono sempre pronte a scattare.
Il consiglio di Cannibal: time is never time at all
Filmetto fantascientifico che ho già avuto modo di vedere. Nonostante parta da uno spunto interessante e la regia sia firmata da Andrew Niccol, un tempo grande regista di Gattaca, la storia si risolve in una pellicola poco eccezionale, ma comunque un gradino sopra rispetto a robe assurde con Will Smith. Rispetto a War Horse poi, questo è un autentico capolavoro. Si lascia guardare, insomma, però non aspettatevi un cult.
Curiosa l’idea di partenza del film: una volta arrivate a 25 anni, le persone smettono di invecchiare.
A Ford è invece successa tutt’altra cosa: arrivato a 25 anni, ha cominciato a invecchiare d’un colpo e a pensare come un 80enne. Dalla sua storia dovrebbero girarne un film: Il curioso caso di Ford Button.
Recensione prossimamente… (di In Time, non di Ford Button!)


"Ho appena visto un film consigliato da Ford. Mi è piaciuto, eh. Niente da dire.
Adesso però non mi sento tanto bene, chissà perché ma voglio morire..."
... E ora parliamo di Kevin di Lynne Ramsay
Il consiglio di Ford: e ora parliamo d'altro.
Altro titolo assolutamente enigmatico rispetto a quello che potrebbe essere il suo destino in casa Ford: sorpresa inaspettata o schifezza galattica?
I rischi ci sono, ma, forse, anche le potenzialità.
Almeno non si rischia, come la scorsa settimana, di avere la certezza di andare a sciropparsi schifezze senza speranza.
Il consiglio di Cannibal: …e ora parliamo di un film interessante (forse)
Pellicola che ha avuto buone critiche e qualche nomination assortita in giro, soprattutto per l’interpretazione di Tilda Swinton, una che non mi piace particolarmente però è brava. Magari non da correre a vederlo, ma di certo da tenere in considerazione.
…E ora parliamo di Ford. Ma anche no dai, che mi sto già deprimendo abbastanza a parlare di Sanremo…




"Ford è andato via. Per sempre."
"Yuppie, diamo un coca party!"
Jack and Jill di Dennis Dugan
Il consiglio di Ford: meglio Ford&Cannibal.
Commediola assolutamente evitabile con un Adam Sandler in versione bollito cui rinuncio senza alcun patema, consigliandovi, al contrario, le sempre frizzanti sfide tra me e quel Piccolo Cucciolo Eroico del Cannibale che, se non altro, sprizzano energia che film come questo ha già perso con i titoli di testa.
E forse anche con il trailer.
Il consiglio di Cannibal: meglio Jack & Coca
Adam Sandler mi sta simpatico. Non mi strappo la pelle dall’emozione se lo vedo, però mi fa moderatamente ridere. I suoi film invece spesso sono ben poca cosa e negli ultimi tempi stanno peggiorando sempre più. Questo Jack and Jill negli Usa è finito in parecchie classifiche dei peggiori film del 2011, quindi non credo si rivelerà un capolavorone.
La domanda però è: riuscirà ad essere peggiore persino di Mr. Ford? Io non credo!
E peggio di War Horse? Questo è davvero impossibile…

Ford immortalato mentre preleva al Bancomat
ATM - Trappola mortale di David Brooks
Il consiglio di Ford: più che trappola, film mortale!
In una settimana insolitamente priva di schifezze made in Italy, ci pensano gli Usa a fornire l'ultimo della lista, con l'ennesimo pseudo horror che punta a stimolare l'atavico terrore dell'uomo nero pronto a spiarti mentre digiti il pin del tuo bancomat.
Cannibale, tu che sei ossessionato dall'essere intercettato, visto, incontrato e chi più ne ha più ne metta, non è che sei lo sceneggiatore!?!? Ahahahahahah!
Il consiglio di Cannibal: attenti al Ford!
Ford, più che altro sono spaventato da te. E dai mostri come te buahaahh!
Vedendo il trailer, che sembra la puntata di Dawson’s Creek con Joey Potter fermata da un criminale in un Bancomat, credo di non avere nemmeno tutti i torti: diffidate sempre dai Ford maniaci di turno!
Al filmetto invece una mezza possibilità la darei...

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