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martedì 17 febbraio 2015

ROMEO&JULIET, LA NUOVA (SI FA PER DIRE) VERSIONE





Romeo&Juliet
(UK, Italia, Svizzera 2013)
Titolo originale: Romeo & Juliet
Regia: Carlo Carlei
Sceneggiatura: Julian Fellowes
Ispirato a: Romeo e Giulietta di William Shakespeare
Cast: Douglas Booth, Hailee Steinfield, Damian Lewis, Natasha McElhone, Stellan Skarsgård, Paul Giamatti, Kodi Smit-McPhee, Ed Westwick, Lesley Manville, Tom Wisdom, Nathalie Rapti Gomez, Christian Cooke, Laura Morante
Genere: tragico
Se ti piace guarda anche: Reign, Un amore senza fine, Romeo + Giulietta

I drammi shakespeariani ispirano sempre delle domande. Non mi riferisco in questo caso a quesiti esistenziali come “Essere o non essere?”. L'ultimo adattamento di Romeo & Giulietta mi ha portato alla mente un'altra domanda. No, nemmeno “Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?” e a dirla tutta le domande sono due.

martedì 24 settembre 2013

I PIU’ FIGHI DELLE SERIE TV




Tempo di top 10 anche oggi, qui su Pensieri Cannibali.
Ieri abbiamo visto la topa 10 delle 10 donne più fighe nella storia della tv, quest’oggi vedremo la top 10 dei più fighi. I personaggi di maggior fascino, i più grandi seduttori del piccolo schermo. Sempre a insindacabile giudizio di codesto blog.

10. Chuck Bass – Ed Westwick (Gossip Girl)
C’era una volta una serie intrigante che rispondeva al nome di Gossip Girl e c’era una volta in questa serie un bastardo che più bastardo non si poteva. Ricco da far schifo, ereditiere dell’impero Bass, bello e dannato quasi come il figo numero 1 di questa classifica, Chuck Bass era un idolo totale. Un po’ come la sua controparte femminile, Blair Waldorf. Rapidamente, Gossip Girl si è trasformato in una soap opera della peggior specie, oltre ogni limite del trash e delle decenza televisiva, fino a diventare negli ultimi tempi una cosa risibile. Guardando al passato, pur facendo davvero fatica a cancellare dalla memoria le ultime agghiaccianti stagioni, c’è da riconoscere che Chuck Bass spaccava, con la sua camminata da uomo che non deve chiedere mai, con quel suo sguardo sempre incarognito, con i suoi modi di fare impeccabili e la sua innata cattiveria.
Spaccone.

"Un'altra stagione di Gossip Girl??? Ma non ditelo manco per scherzo!"

9. Tony Stonem – Nicholas Hoult (Skins)
Bello e vuoto. Un contenitore esteticamente curatissimo che dentro non contiene niente. Superficiale come pochi, il Tony Stonem della rivoluzionaria serie inglese Skins sembra uscito dritto da un romanzo di Bret Easton Ellis. Il suo cuore non ha tempo per battere, la sua anima non ha spazio per i sentimenti e quindi, nonostante sia fidanzatissimo, non si lascia sfuggire ogni occasione per andare con qualunque girl gli capiti a tiro. L’attore che lo interpreta Nicholas Hoult non è il tipico bellone, ma possiede un fascino magnetico che nella vita privata gli farà conquistare anche una certa Jennifer Lawrence. Scus’ s’è poco.
Super-ficiale.

"Senza di me, questa classifica sarebbe da spararsi, ah ah ah!"

8. Barney Stinson – Neil Patrick Harris (How I Met Your Mother)
Barney Stinson è un po’ un Fonzie di nuova generazione. Più metrosexual, punta sull’eleganza nel vestire rigorosamente in completi anziché sul chiodo da rocker come il personaggio di Happy Days, ma i risultati in termini di successo con le donne sono simili, a testimoniarlo è anche il suo manuale di rimorchio. Scapolone impenitente, pure leggermente misogino, è allora quasi un Fonzie che si è trasferito a Wall Street ed è diventato uno yuppie. O come un Patrick Bateman senza tendenze omicide. Il suo posto in classifica se l’è inoltre guadagnato perché è uno di noi. Un playboy? No, un blogger.
Piacione.

"Un brindisi a questa classifica!"

7. Fonzie – Henry Winkler (Happy Days)
Il playboy per eccellenza. Quello che le castiga tutte. Quello che ad ogni episodio della serie si presenta con almeno 3 o 4 ragazze diverse a braccetto. Una figura mistica più ancora che mitica, leggendaria, fuori dal tempo e anche, se vogliamo, parecchio maschilista. Ormai passato di moda – andate a spiegarlo a Renzie! – ma comunque un simbolo della televisione de ‘na vorta. Altroché Richie Cunningham/Ron Howard, se c’è un motivo per seguire l’altrimenti poco eccezionale e troppo tradizionalista Happy Days è vedere cosa combina Fonzie.
Senza di lui godi solo a metà.

Uguali identici...

6. James “Sawyer” Ford – Josh Holloway (Lost)
Nessun riferimento al mio blogger rivale che gli ha selvaggiamente scopiazzato il nome, già di suo copiato all’uomo che aveva truffato sua madre. James Ford, per gli amici (quali amici?) Sawyer, è stato forse il personaggio più figo di una serie che ci ha regalato un sacco di personaggi fighi, ovvero Lost. Ne avete già sentito parlare? Ha avuto un discreto successo, qualche annetto fa…
Diviso tra una cotta per il fascino criminale di Kate e l’amore per la più rassicurante Juliet, Sawyer è uno stronzo, uno di quelli con una battuta perfida sempre pronta contro chiunque, ma anche lui, sotto sotto, come un po’ tutti i villain, alla fine nasconde un cuore tenero.
Cucciolone, ma con ironia.

"Mi hai messo in classifica di tua spontanea volontà, vero Cannibal?"

5. Hank Moody – David Duchovny (Californication)
Il fascino dello scrittore dallo stile di vita bohèmienne e rock’n’roll. Il fascino dello scapolo impenitente che non vuole mettere la testa a posto. Il fascino dell’uomo che non vuole concedersi a una donna sola.
Sto parlando di Fabio Volo?
Certo che no, anche perché, ma Fabio Volo è davvero uno scrittore?
Sto parlando di Hank Moody, il protagonista di Californication che, in attesa di dare un seguito al suo primo best seller, passa da un letto all’altro. Anche se il suo cuore, cucciolone che non è altro pure lui, in realtà appartiene solo alla sua ex mogliettina.
Intellettual-playboy.

"Il mio libro ero indeciso se chiamarlo così
oppure Va' dove ti porta il culo..."

4. Damon Salvatore – Ian Somerhalder (The Vampire Diaries)
I vampiri tirano un casino fin dai tempi di Dracula, negli ultimi anni poi sono diventati più di moda della musica dubstep. I succhiasangue negli ultimi due decenni hanno spopolato non solo al cinema, ma anche nelle serie tv e io ne ho scelto solamente uno. Tra il bellone e impossibile Angel e il duro dal cuore tenero Spike di Buffy, tra il glaciale Eric Northman e l’insopportabile Bill Compton dell’ormai sempre più trash True Blood, io sono andato a pescare da The Vampire Diaries. Non il troppo molliccio Stefan, né il troppo maligno Klaus, bensì Damon. Un villain con i fiocchi nelle prime stagioni che poi si addolcisce sempre più per amore di Eleeeina, la donna di suo fratello, che lo trasforma da seduttore senza scrupoli ad agnellino. In attesa che torni a tirare fuori di più i canini, si becca una comunque più che rispettabile quarta posizione. Alla faccia di tutti gli altri vampirelli. E pure di un sacco di umani e licantropi vari.
Salvato, più che Salvatore.

"In realtà non sono poi così figo, ho solo una buona truccatrice..."

3. Don Draper – Jon Hamm (Mad Men)
Don è una vera macchina da guerra. Non importa che sia sposato con Betty o con Megan. Per lui vale il motto: ogni lasciata è persa, e così se le tromba tutte.
Tormentato da un passato oscuro, pubblicitario geniale e di successo, Don Draper rappresenta l’intramontabile stile old fashioned per eccellenza. Un uomo vecchio stampo, dai valori tipicamente anni ’50, che si ritrova catapultato suo malgrado nel fermento dei favolosi 60s. Come reazione al periodo storico in cui si ritrova, lui dà il via alla sua personale rivoluzione sessuale, scopando a più non posso.
Trombatore, ma di classe.

"Ma cosa diavolo sono i blog? Io sto ancora facendo fatica ad accettare l'arrivo dei Beatles..."

2. Dr. Christian Troy – Julian McMahon (Nip/Tuck)
Come Don Draper, anche Christian Troy ha un passato oscuro che lo ossessiona. Come Don Draper è un uomo affascinante, sempre impeccabile nella scelta d’abiti (sebbene lui preferisca uno stile più 80s kitsch rispetto all’eleganza classica del mad man) e di successo nel lavoro. Troy non fa però il pubblicitario a New York, bensì il chirurgo plastico nella plasticosa Miami prima, e poi nell’ancora più plasticosa L.A. nelle ultime stagioni della serie dopo. Rispetto a Don Draper che tromba il più possibile, ma tratta sempre le donne con grande rispetto, lui è un figlio di buona donna traditore e zingaro e non lo nasconde, (mal)trattandole tutte come… avete capito come.
Bastardo randagio, ma di classe.

"Solo secondo? Ma m'hai visto, Cannibal?"

1. Dylan McKay – Luke Perry (Beverly Hills, 90210)
Il James Dean della mia generazione, e pure di quella prima di me. Non importa che Luke Perry all’infuori di Beverly Hills, 90210 non si sia praticamente più visto. Semmai, è una dimostrazione di come la sua parte fosse così iconica da non essere riuscito a staccarsene. Mai.
Con quel suo ciuffo ribelle, con quel suo fascino da bello & dannato, con quel suo onnipresente male di vivere che faceva molto grunge, Dylan McKay è stato uno dei simboli più efficaci degli anni ’90. Inoltre, ha il merito (o demerito?) di aver dato il via insieme a Brenda e Kelly alla moda dei triangoli amorosi che poi sarebbero stati immancabili in ogni telefilm o saga teen (e non solo teen) venuta in seguito.
Troooppo figo.

"Sono felice per il primo posto, ma soprattutto
perché Renzi non s'è messo in testa di imitare anche me!"


mercoledì 29 febbraio 2012

Y.M.C.J. Edgar

"Ti prego, Cannibal: sii buono con questo film, se no Ford si mette a piangere!"
J. Edgar
(USA 2011)
Regia: Clint Eastwood
Cast: Leonardo DiCaprio, Judi Dench, Armie Hammer, Naomi Watts, Josh Lucas, Ed Westwick, Damon Herriman, Dylan Burns, Jordan Bridges, Geoff Pierson, Dermot Mulroney, Lea Thompson, Jeffrey Donovan, Miles Fisher
Genere: biopic
Se ti piace guarda anche: The Aviator, Big Fish, The Iron Lady, I Kennedy, Nemico pubblico, Milk

John Edgar Hoover non era un bell’uomo. Era anzi un uomo piuttosto spaventoso. La scelta di Leonardo DiCaprio appare quindi già una scommessa, visto che fisicamente Leo, per sua fortuna, con J. Edgar non c’entra un cazzo. Con i miracoli del trucco si possono però modificare i divi a proprio piacimento, lo sappiamo bene. Charlize Theron è diventato un vero Monster, tanto per fare un esempio. Ed era piuttosto credibile nella parte, anche se non del tutto e l’Oscar è stato il solito regalo molto generoso dato dai membri dell’Academy a quegli attori che si fanno lo sbattone di sottoporsi a torture fisiche di vario genere.
Il problema arriva quando ti affidi a dei truccatori ridicoli, come in questo caso, ed è così che la credibilità va fin dall’inizio a farsi benedire. La grandezza sta nei dettagli, e qui non si tratta nemmeno di un piccolo dettaglio, visto che persino ai tempi di Cocoon si riusciva a fare di meglio. Per non parlare poi di una piccola produzione italiana come quella de I soliti idioti in cui il Nongio riesce a diventare un Nonvecchio parecchio verosimile. Dai cazzo, truccatori di J. Edgar!
(su questo sito potete trovare le fonti di ispirazione per il trucco dei protagonisti)
Questa quindi è una pecca che mina fin dall’inizio la riuscita completa del film, però cerchiamo di andare oltre le apparenze.
Visto che l’abbiamo menzionato, torniamo all’argomento Theron. Gentili lettori del Sud Italia, non è un insulto nei vostri confronti, ma è solo il cognome di una splendida attrice. Questa qui sotto.


Sorry, ho sbagliato foto. Ecco Charlize Theron in tutto il suo splendore.


"Ah truccatori, dovevate farmi sembrare vecchia, mica morta..."
La Theron avrebbe dovuto avere la parte dell’interesse sentimentale femminile di J. Edgar nel film, salvo poi (forse) scoprire che J. Edgar era (forse) gay e quindi la sua parte non sarebbe stata (forse, anzi sicuramente) poi così rilevante all’interno del film. Il ruolo è passato dunque nelle mani sapienti di Naomi Watts. Naomi Watts che dopo Mulholland Drive, The Ring e 21 Grammi sembrava dovesse aprire Hollywood in due come una mela e poi è invece finita risucchiata nel pericoloso circolo vizioso di remake, filmetti e piccole particine come in questo caso. Un vero peccato perché di talento ne ha da vendere e il suo ruolo in J. Edgar è troppo minuscolo per renderle onore. E pure con lei il trucco non è stato molto generoso...
MA VA' A CAGARE, VA'!
Comunque passiamo al vero protagonista del film, anche perché il film prende, in teoria, proprio il suo nome.
Chi è l’uomo che odia di più i comunisti al mondo?
La risposta non è la più semplice. Non è infatti Berluscon de’ Berlusconi, che comunque occupa un secondo posto di tutto rispetto, bensì John Edgar Hoover.
"Edgar era gai... e adesso sta con l'FBI"
Hoover è stata una delle figure più controverse nella storia d’America, un uomo capace di frasi enfatiche degne del miglior, anzi peggior, Premier italiano sopra citato del tipo: “E se non l’avessimo fatto, lei forse sarebbe nato in uno stato comunista, anziché nel paese che lei oggi ama!”

Approcciarsi a un personaggio del genere è materia parecchio ostica, visto che dall'altra parte incontriamo il J. Edgar considerato un vero eroe americano o quasi. Hoover ha infatti diretto per una cinquantina di anni l’FBI, portandolo ad essere il servizio investigativo anti-crimine più famoso del mondo.
È ad esempio grazie all’FBI se nelle ultime settimane abbiamo assistito alla chiusura di tutti i vari servizi di film e serie tv in streaming online come Megavideo o dei vari comodi siti di upload come Megaupload, Multiupload, Hotfile etc.
Grazie tante, FBI e grazie tante J. Edgar!
Ma l’FBI ha fatto anche tante cose belle e buone che adesso non mi vengono in mente ma sono sicuro ci sono.
"Pronto, Cannibal? Attento a ciò che dici che chiudiamo pure il tuo sito!"
La lotta alle streghe anticomunista che ha portato vari registi a dover fuggire dagli Stati Uniti per trovare rifugio in Europa?
I pestaggi nei confronti degli afro-americani?
La cattura di Hannibal the Cannibal?
Tutte cose che nel film vengono messe in un angolino e si sarebbero potute approfondire meglio (a parte l'ultima fittizia cui sono stati dedicati già abbastanza film), tanto per dipingere un quadro più preciso dell’FBI e di J. Edgar.
La pellicola preferisce invece rendere onore ai suoi effettivi meriti, come aver introdotto un archivio per le impronte digitali e aver dato un peso maggiore alle prove scientifiche nella risoluzione dei casi. Senza di lui, in pratica, Grissom e soci oggi sarebbero dei signori disoccupati e i RIS ad esempio non sarebbero mai riusciti a risolvere casi come l’omicidio di Garlasco…
Come? Non hanno ancora trovato un colpevole? Tutti innocenti?
Scusate, ho sbagliato esempio.

Una scena in anteprima da Cocoon 3
J. Edgar ha quindi portato avanti il buon nome dell’anti-crimine, contribuendo alla cattura di vari gangsters e all’omicidio di John Dillinger, come raccontato anche in Nemico pubblico. Quale sia stato e quanto sia stato effettivamente determinante il suo contributo è tutto da stabilire, così come la pellicola stessa mette in discussione.
Sebbene le ombre intorno a questa figura cardine della storia americana del Novecento fossero numerose e qui non vengano sviscerate tutte, il merito del film di Eastwood e soprattutto dell’ottima interpretazione di Leo DiCaprio è stato quello di aver dato umanità a un personaggio del genere. Un personaggio piuttosto odioso ma che aveva anche il pregio di non essere un lecchino, nemmeno nei confronti dei vari presidenti degli Stati Uniti che si sono succeduti durante il corso della sua presidenza dell’FBI. Diamogli atto di questo.

La pellicola può dunque essere letta fondamentalmente su due piani: quello storico e quello personale.
Per quanto riguarda la prima parte, il problema principale era quello di tenere in piedi un racconto il più possibile omogeneo nonostante la materia affrontata sia come abbiamo visto ostica e soprattutto vada a ricoprire un arco temporale molto lungo e con vari episodi cruciali del Novecento americano, dalle relazioni extraconiugali di JFK alla lotta ai gangster passando per il rapimento del figlio dell’aviatore Lindbergh.
Una sfida molto impegnativa, rispetto a un film più “facile” come Invictus, in cui Eastwood si trovava a raccontare un personaggio più apprezzato dall’opinione pubblica come Nelson Mandela e inoltre non aveva il compito di doverne raccontare l’intera vita, ma concentrarsi soprattutto su un singolo evento, i Mondiali di rugby del 1995.
La faccenda con J. Edgar si fa dannatamente più complessa, ma a dare un contributo fondamentale e a rendere il tutto comprensibile (o quasi) ci pensa la valida sceneggiatura di Dustin Lance Black, già premio Oscar per quella di Milk e quindi esperto nei biopic a tematica gaya.
Per coprire l’intera vita e carriera del protagonista, i piani temporali si sovrappongono gli uni agli altri, in un gioco ad incastri che assomiglia a una versione politica di Se mi lasci ti cancello. Giusto meno visionario e diretto in maniera molto ma mooolto più classicheggiante. Un gioco che ad alcuni spettatori potrebbe risultare complesso da seguire, ma che io ho trovato realizzato in maniera fluida. Tutto bene, allora? No, perché non vi è un vero e proprio crescendo di ritmo, come invece avveniva nella bella parte finale di Milk, e al tutto si preferisce donare un alone di mistero in stile Big Fish. Cosa che si addiceva perfettamente alle atmosfere favolistiche del film di Tim Burton, meno a una storia così storico-politica come quella raccontata da Clint.

"Dio, se fai guarire mia mamma ti prometto che non vado più su quei
sitacci sconci tipo Pensieri Cannibali!"
Mentre giocavamo a fare i recensori seri, dicevamo di due piani narrativi. Di quello storico/politico abbiamo parlato in abbondanza e speriamo di non avervi smaronato troppo. Se l’abbiamo fatto, ormai è troppo tardi per lamentarsi.
E perché, di grazia, stiamo parlando con il pluralis maiestatis? Proprio non lo sappiamo.
In ogni caso, il secondo piano è quello personale. Qui il film si gioca le carte più interessanti e lo fa pure in questo caso con meriti e demeriti.
A regalare una forte umanità al poco amichevole direttore di FBI di quartiere è il rapporto con la madre, interpretata da Judi Dench.
Parentesi Judi Dench. Purtroppo, negli ultimi giorni ha comunicato una brutta notizia sulle sue condizioni di salute: l’attrice 77enne è infatti stata colpita da una grave forma di maculopatia degenerativa che la dovrebbe portare in breve tempo alla cecità. Nonostante questo, la Dench ha annunciato l’intenzione di proseguire nella sua carriera recitativa. Chiudiamo questa (triste) parentesi J. Dench sottolineando come la sua interpretazione in J. Edgar sia superlativa.
Nel rapporto con la figura materna intravediamo un lato fragile di J. Edgar, intimorito e quasi schiacciato dalle sue parole, che gli fanno capire in maniera molto chiara di come non voglia un figlio diverso: “Meglio un figlio froscio che un figlio della Lazio!”, mi sembra gli dica in una scena. O qualcosa del genere…

"Ma quanto siamo bromantici? Ehm, volevo dire... elegantici?
E qui entriamo nella questione più spinosa e curiosa della figura di J. Edgar. Un uomo vecchio stampo come il super mega direttore galattico dell’FBI, era omosessuale?
Nel conflitto, nell’ambiguità che può scaturire da una faccenda così complicata ci si poteva tuffare a bomba per rendere il personaggio ancora più complesso. Il vecchio Clint timidamente, o forse per imbarazzo, pur affrontando l’argomento, preferisce allo stesso tempo mantenere un po’ le distanze.
Abbiamo assistito Eastwood affrontare di petto il tema dell’eutanasia in Million Dollar Baby e tenere con umorismo le redini del confronto razziale in Gran Torino, cose non certo scontate per un Repubblicano classe 1930. Eppure, di fronte alla tematica dell’omosessualità, il regista rimane pudico come una scolaretta che arrosisce di fronte alla parola pene.
Clint, se dico pene arrosisci? E la parola vagina? E cunnilingus? E se dico squirting?
L’aspetto gayo/bromantico della vicenda poteva quindi essere sfruttato meglio e con un po’ più di coraggio, anche perché regala le parti più emotivamente intense dell’intera pellicola.

Lea Thompson in versione GILF agli Oscar
Così come John Edgar Hoover, anche il film J. Edgar a lui dedicato è quindi contraddittorio, fatto di luci e ombre, aspetti positivi e meno positivi. Per questo si può considerare una pellicola che rende in pieno la figura che va a raccontare, a differenza di un film simile per approccio ma ben lontano per risultati come il pessimo The Iron Lady su Margaret Thatcher, un’altra che certo non era una simpaticona.
Tra gli aspetti positivi come detto le notevoli interpretazioni di DiCaprio e della Dench, cui va aggiunta quella forse un po’ troppo forzatamente gaya di Armie Hammer e un cast di contorno molto telefilmico. Una cosa notata anche con il precedente e meno riuscito Hereafter: Clint deve guardare un sacco di serie tv o, se non altro, chi si occupa del casting per lui. In J. Edgar sfilano infatti in piccole parti Ed Westwick di Gossip Girl, Geoff Pierson di Dexter e Jordan Bridges di Dawson’s Creek e Rizzoli & Isles. Ma magari è solo un caso.
Ciliegina sulla torta del cast: Lea Thompson. Ai tempi di Ritorno al futuro era letteralmente la prima MILF ante litteram della storia. Anche se più che MILF forse si doveva definire Marty McFly un SILF (Son I’d Like to Fuck), visto che era lei a volersi fare suo figlio… Comunque sia, qui la ritroviamo ancora affascinante in versione GILF (Grandma I’d Like to Fuck). Ma, il destino bastardo le è proprio avverso: se in Ritorno al futuro ci provava con il sangue del suo sangue, pure qui ce l’avrà dura a conquistare Gay Edgar…

"Ripeti ad alta voce, figliolo: sono un ottimo attore e devo smetterla
di recitare in quella cazzata di Gossip Girl!"
Aspetti meno positivi del film sono una colonna sonora che rimane del tutto in secondo piano, per non dire che è quasi inesistente, e che invece sarebbe potuta essere utilizzata per rendere più immediati i passaggi tra i vari decenni.
Ma la pecca principale della pellicola è un’altra, oltre al pessimo trucco di cui parlavamo in apertura. E forse non è poi nemmeno questa grande pecca.
Per quanto i pezzi siano disposti con cura e Clint ci regali un affresco storico complesso e affascinante, il film non decolla mai del tutto e alla fine l’immagine di J. Edgar ne esce incompleta. Come un puzzle che ci è stato venduto difettoso, mancante di qualche pezzo, e che quindi passeremo tutta la vita a cercare di finire. Senza mai riuscirci.
(voto 7/10)

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