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lunedì 1 febbraio 2016

Family? Ma day!





Freeheld - Amore, giustizia, uguaglianza
(USA 2015)
Regia: Peter Sollett
Sceneggiatura: Ron Nyswaner
Cast: Julianne Moore, Ellen Page, Michael Shannon, Steve Carell, Luke Grimes, Josh Charles, William Sadler, Gabriel Luna, Tom McGowan, Kelly Deadmon, Mina Sundwall
Genere: civile
Se ti piace guarda anche: Jenny's Wedding, Io e lei, Carol, The Danish Girl, The L Word

Ci sono film che andrebbero proiettati, e non intendo in una scuola di Cinema. Freeheld - Amore, giustizia, uguaglianza non è certo un capolavoro cinematografico e, sottoposto all'impietoso giudizio di un branco di spietati studenti universitari verrebbe facilmente massacrato. Lo si potrebbe bollare come un film “televisivo”, ma sarebbe un insulto. Un po' come usare la parola F per parlare di un omosessuale o dell'allenatore dell'Inter. Meglio quindi non farlo. Meglio dire che Freeheld è girato più o meno sui livelli di una fiction Rai. Dite che è un insulto ancora peggiore?
Avete ragione.

Freeheld potrebbe allora essere proiettato in una scuola, elementare, media o superiore che sia, e male non farebbe. I ggiovani d'oggi però sono meno bimbiminkia di quanto i media e i social network ci vogliono far credere. Bullismo e mentalità del branco sono ancora presenti, e purtroppo lo saranno probabilmente sempre. I ragazzi d'oggi stanno comunque crescendo con una mentalità più aperta rispetto alle generazioni precedenti, e ci metto dentro pure la mia, e non hanno più tutta questa paura per il “diverso”, che con questa brutta parola si intenda il gay oppure lo straniero.

Freeheld allora meriterebbe di essere proiettato soprattutto per quelle persone che si stanno recando a un Family Day.


venerdì 5 settembre 2014

XXX-WOMEN – SELFIE DI UN FUTURO PASSATO





X-Men - Giorni di un futuro passato
(USA, UK 2014)
Titolo originale: X-Men: Days of Future Past
Regia: Bryan Singer
Sceneggiatura: Simon Kinberg
Cast: Hugh Jackman, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Peter Dinklage, Nicholas Hoult, Ellen Page, Evan Peters, Ian McKellen, Patrick Stewart, Josh Helman, Halle Berry, Anna Paquin, Famke Janssen, Shawn Ashmore, Lucas Till, James Marsden, Booboo Stewart
Genere: mutande mutante
Se ti piace guarda anche: gli altri film sugli X-Men

Nel 2023 il mondo è avvolto dalle tenebre, dilaniato da una guerra senza fine tra due fazioni opposte.
Il motivo del conflitto?
Tutto è cominciato il primo settembre 2014, quando un hacker ha pubblicato in rete gli scatti osé e senza veli di varie attrici, cantanti e celebrità come Ariana Grande (1 metro e 50 cm di sesso concentrato), Kate Upton (che roba esagerata!), Kirsten Dunst (non certo nuova a mostrarsi come mammà l’ha fatta), Teresa Palmer (stesso discorso di Kirsten) e soprattutto lei, Jennifer Lawrence.

"Volete vedere le foto in cui sono nuda?
Perché, davvero non le avete ancora viste?

La causa scatenante della guerra è stata lei, Jennifer Lawrence, l’interprete di film come Hunger Games, Il lato positivo, Un gelido inverno e X-Men - Giorni di un futuro passato. Quest’ultimo è un prodotto di intrattenimento supereroico decente, che parte dall'ottimo spunto iniziale di usare i viaggi nel tempo alla Ritorno al futuro per poi spegnersi poco a poco, cercando di infilare in mezzo a combattimenti ed effetti speciali vari anche un poco convincente discorso socio-politico-storico. Una pellicola guardicchiabile ma in fin dei conti senza senso: cioè, prendi Jennifer Lawrence e le dai la parte della mutante mutaforme, cosa che significa che nelle sue splendide sembianze comparirà per appena pochi minuti delle eccessive due ore e passa di durata, mentre per il resto del tempo è conciata come una na’vi di Avatar?
Ciò non ha alcuna spiegazione!

"Volevate uno scatto di me nuda?
Vi piace, questo?"

Una volta postate online le foto di Jennifer Lawrence, la mutante in mutande, c’è stato un periodo di grande calma in cui tutti gli uomini del mondo si sono chiusi in bagno attrezzati di smart phone, iPhone, iPad e portatili vari per “studiare” per bene tali scatti. Una volta terminato questo periodo di pace, il mondo si è diviso in due categorie.
Da una parte quelli che difendevano il diritto alla privacy della divina Jennifer Lawrence e si opponevano alla divulgazione delle sue foto intime, sebbene fossero i primi ad averle consultate a dovere. Più e più volte.
Dall’altra parte c’erano quelli che osannavano l’hacker che ha trafugato e rese pubbliche tali immagini.
Le due posizioni sono tutt’oggi inconciliabili e la guerra tra le due parti prosegue senza sosta. Per cercare di fermare il conflitto, un gruppo di esperti in immagini erotiche chiamati XXX-Men ha trovato una soluzione. Mandare qualcuno indietro nel tempo, nel momento in cui Jennifer Lawrence ha scattato i suoi primi sexy selfie e li ha sbadatamente caricati in rete, in modo da impedire così l’inizio della battaglia.
Per prima cosa, è stato fatto un tentativo con Marty McFly, spedito a bordo della sua DeLorean, ma non ha mai più fatto ritorno, nessuno sa il perché, e la missione è stata considerata un fallimento. Si è provato allora a mandare un certo Donnie Darko nel passato, solo che nemmeno lui ha mai fatto ritorno nel presente, cioè nel futuro, ovvero il 2023, e così la guerra è proseguita.
A questo punto, l’unica speranza che restava per l’umanità era fare un terzo tentativo, spedendo nel passato Wolverine, l’unico oltre a Marty McFly e Donnie Darko a poter reggere un viaggio nel tempo, considerata la capacità del suo cervello di rigenerarsi anche dopo uno stress simile.
Quello che molti scienziati si sono chiesti a questo punto è stato: “Ma perché, Wolverine ha un cervello?”.
Qualunque fosse la risposta a questo dubbio amletico, Wolverine sembrava in ogni caso quello giusto da spedire nel 2014 per fermare Jennifer Lawrence e, già che c’era, per scoprire cosa fosse successo a McFly e Darko.

Mandato indietro nel 2014, giusto per fare il figo e perdere del tempo anziché concentrarsi sulla sua missione, Wolverine si è svegliato a letto con una tipa, quindi ha fatto a botte con degli scagnozzi che gli stavano alle calcagna, quindi ha fatto una rimpatriata con i suoi vecchi amici degli XXX-Men e poi, solo una volta che si era stufato di fare tutto queste cose che entusiasmeranno i fan dei film fumettistici e meno gli altri, si è ricordato il motivo per cui l’avevano mandato a quel tempo. Doveva trovare Jennifer Lawrence. Sì, ma come fare?

"Hey tu, sai dove si nasconde Jennifer Lawrence? Non riesco a trovarla."
"Hai provato a casa sua, Wolverine?"
"Uh, no. Ottima idea, non mi sarebbe mai venuta in mente."

Per trovare una celebrità nell’anno 2014, bastava andare sul sito di gossip TMZ che segnalava la posizione di tutti i VIPs in tempo reale e il gioco era fatto.
Dov’era Jennifer Lawrence?

"Dimmi dov'è Jennifer Lawrence se no ti infilzo!"
"E' a casa sua! Come dobbiamo dirtelo?"
"Ah già."

La bella attrice se ne stava nella sua casetta a Los Angeles a farsi degli autoscatti provocanti da mandare a Chris Martin dei Coldplay, il quale ai tempi aveva appena rotto con Gwyneth Paltrow.
Chris Martin???
La Lawrence poteva farsi qualunque uomo, donna, animale, XXX-Man o XXX-Woman sulla faccia della Terra e aveva deciso di farsi Chris Martin, il cantante più lagnoso di quell’epoca?
Certe cose non hanno davvero una spiegazione. Ciò che invece si poteva spiegare era il mistero relativo a Marty McFly e Donnie Darko. Quei due se ne stavano alla finestra dell’appartamento di Jennifer Lawrence e sbavavano alla visione di lei che si faceva le foto mezza nuda. Ecco perché non erano mai tornati. Non erano riusciti a fermarla e se ne stavano lì impalati ad ammirarla.
Wolverine però doveva essere più forte di loro. Doveva andare lì, prenderle il suo cellulare e buttarlo. Gettare via quelle preziose, splendide foto per sempre.
Ce l’ha fatta?

Vi posso dire che no, non c’è riuscito. Nel 2023 la guerra sta ancora andando avanti e la nuova idea che è venuta agli XXX-Men per fermare Jennifer Lawrence e per salvare così l’umanità dal baratro è rispedire indietro nel tempo una donna. Soltanto una donna potrebbe riuscire a restare immune al fascino di Jennifer Lawrence nuda e portare a termine la missione con successo. La candidata più accreditata al momento pare essere Ellen Page
Ehm. XXX-Men, per un compito del genere siete sicuri sia proprio lei la scelta più saggia?
(voto 6-/10)

mercoledì 25 settembre 2013

THE EAST PAK




QUESTO BLOG E’ STATO HACKERATO DA THE EAST.
IL MOTIVO?
PENSIERI CANNIBALI PERPETUA CONTINUI ATTACCHI CONTRO DELLE CREATURE INDIFESE. PER LA PRECISIONE, CONTRO DEI POVERI FILM INDIFESI. PELLICOLE COME WORLD WAR Z, CLOUD ATLAS, LE STREGHE DI SALEM, I FILM SUI SUPEREROI, QUELLI ITALIANI, QUELLI DI MICHAEL BAY, QUELLI CON ANGELINA JOLIE E MOLTI ALTRI ANCORA.
NON IMPORTA CHE L’AUTORE DI QUESTO BLOG, TALE PERFIDO CANNIBAL KID, AVESSE INTENZIONE DI PARLARE BENE DELLA PELLICOLA CHE NARRA LE VICENDE DEL NOSTRO GRUPPO SOVVERSIVO, OVVERO THE EAST. SECONDO CANNIBAL KID SI TRATTA DI UN FILM VALIDO, UN PO’ THRILLER, UN PO’ MYSTERY, UN PO’ INDIE MA IN GRADO DI POTER ESSERE APPREZZATO ANCHE DA UN PUBBLICO MAINSTREAM, UN PO’ SPIONISTICO, UN PO’ DRAMA, UN PO’ POLITICO MA PIU’ CHE ALTRO SOCIO-POLITICO E UN PO’, ANZI MOLTO, ATTUALE.
SEMPRE SECONDO CANNIBAL KID, LA PROTAGONISTA E CO-SCENEGGIATRICE BRIT MARLING, GIA’ CO-ARTEFICE DEI NOTEVOLI ANOTHER EARTH E SOUND OF MY VOICE, E’ POI UNA DELLE DONNE DI MAGGIOR TALENTO DELLA SCENA CINEMATOGRAFICA DI OGGI E LA SUA PRESENZA ORMAI E’ GARANZIA DI QUALITA’ E ORIGINALITA’. NONOSTANTE SI TRATTI DI UNA STORIA DI UN’AGENTE SOTTO COPERTURA COME NE SONO STATE RACCONTATE GIA’ PARECCHIE, CANNIBAL SOSTIENE CHE IL FILM RIESCE A RACCONTARLA IN MANIERA PIU’ PROFONDA E PERSONALE DI QUANTO AVVIENE DI SOLITO, CON UNO SGUARDO ATTENTO SIA SULLA NOSTRA SETTA DI ANARCHICI RIVOLUZIONARI, SIA SULLA PROTAGONISTA.
IN ALTRE PAROLE, PENSIERI CANNIBALI VOLEVA CONSIGLIARE CALDAMENTE LA VISIONE DI THE EAST E NOI GLIELO ABBIAMO IMPEDITO, MA NON IMPORTA. NON IMPORTA SE VOLEVA RECENSIRE BENE NOI, QUANDO DICE UN SACCO DI CALUNNIE E FALSITA’ SU PELLICOLE DI VALORE COME QUELLE SOPRA CITATE E MOLTE ALTRE. I FILM DI JAMES CAMERON, AD ESEMPIO, CHE LUI MALTRATTA TANTO. AVATAR IN PARTICOLARE E’ UN’OPERA DAL SENSIBILE MESSAGGIO AMBIENTALISTA E LUI L’HA MASSACRATA IN MANIERA BRUTALE. NON E’ GIUSTO.
TALI VIOLENZE DA OGGI DEVONO FINIRE. NOI DICIAMO BASTA A QUESTE FEROCI E GRATUITE CRITICHE. NOI DICIAMO BASTA A PENSIERI CANNIBALI!

THE EAST



The East
(USA, UK 2013)
Regia: Zal Batmanglij
Sceneggiatura: Zal Batmanglij, Brit Marling
Cast: Brit Marling, Alexander Skarsgård, Toby Kebbell, Ellen Page, Shiloh Fernandez, Patricia Clarkson, Jason Ritter, Aldis Hodge, Danielle Macdonald, Hillary Baack, Julia Ormond, Billy Magnussen
Genere: anarchico
Se ti piace guarda anche: La fuga di Martha, Sound of My Voice, Point Break
(voto 7+/10)



martedì 23 ottobre 2012

Li mortacci tua, Woody Alien!

"Roberto, come la chiamate qui in Italia una terrible actress?"
"La chiamiamo Mastronardi, maestro."
To Rome With Love
(USA, Italia, Spagna 2012)
Regia: Woody Allen
Cast: Woody Allen, Roberto Benigni, Jesse Eisenberg, Greta Gerwig, Alec Baldwin, Ellen Page, Alison Pill, Flavio Parenti, Alessandro Tiberi, Alessandra Mastronardi, Penelope Cruz, Riccardo Scamarcio, Antonio Albanese, Judy Davis, Fabio Armiliato, Monica Nappo, Ornella Muti, Carol Alt, Vinicio Marchioni
Genere: ao’
Se ti piace guarda anche: Vac(c)anze di Natale vari, I Cesaroni

Dopo l’ottimo Midnight in Paris, non volevo credere alle voci negative riguardo al nuovo film di Woody Allen ambientato in Rome. Infatti le voci negative si sbagliavano. Oh, se si sbagliavano.
La verità è che è molto ma molto peggio. Ma molto.

"Woody, se te becco te faccio 'na faccia così!"
Una prima cosa non proprio positiva da rilevare su quest’ultima ennesima fatica alleniana riguarda gli stereotipi su Roma e sull’Italia. Ma su di quelli si è espresso già molto chiaramente Carlo Verdone, uno il cui ultimo film Posti in piedi in Paradiso non sarà un granché, ma al confronto di ‘sta roba è un Fellini. Ecco cos’ha detto:

"Il film di Woody Allen sulla mia città? Non fa per niente ridere, anzi, fa piagne: è un'opera assolutamente inutile, mostra una capitale che non esiste, magari esistesse, e che secondo me non è mai esistita. Non sta né il cielo né in terra: punto. Un'operazione solo turistica, la sua: si voleva fare una vacanza e basta. […] Mi dispiace dirlo di Woody, ma è così: la sua ultima fatica è un presepe finto, in cui non ha fatto altro che giocare coi luoghi comuni. È una Roma vista con gli occhi degli americani, che quando viaggiano sperano di trovarla così: gente bonacciona, un po' sguaiata, i monumenti, se mangia bbene... Roma invece è una città piena di problemi, che amo tantissimo, che mi sta a cuore, ma è diventata impossibile."

"Ciao Woody, vuoi che reciti nel tuo prossimo film? Eh, come no!
Le cose che ho detto su To Rome With Love?
Ma no. Sai com'è, noi romani stiamo sempre a scherzà..."
E questa questione l’ha espressa bene il Carletto. Se a ciò aggiungiamo personaggi che si chiamano Michelangelo e Leonardo, ma purtroppo mancano Donatello e Raffaello altrimenti si poteva anche fare una reunion delle Tartarughe Ninja, più qualche marchettona marchionnara della 500 e le note di “Nel blu dipinto di blu” sparate subito subito sui titoli di testa, la cartolina dell’Italia idealizzata è bell’e che servita.
Se vogliamo, anche il precedente di Allen Midnight in Paris era ricchissimo di stereotipi, su Parigi e sull’età dell’oro degli anni ’20, e su Parigi negli anni ’20. Però il film funzionava. Era una splendida fiaba e allo stesso tempo una riflessione nostalgica su come il passato sembri sempre meglio del presente. Vero anche questo: il vecchio Allen era meglio di quello nuovo.
Quello nuovo di To Rome With Love non se pò vedé.

"Penelope, la prossima scena me la fai un po' più Ruby Rubacuori, ok?"
Non c’è comunque da disperare troppo. In fondo, dopo il modestissimo Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, a sorpresa è tornato in grande spolvero in quel di Parigi. In fondo, Woody Allen è fatto così. Di film ne gira tanti, troppi, alcuni sono belli, altri meno, qualcuno come questo è davvero brutto. Certo, un tonfo imbarazzante del genere non l’aveva mai fatto, almeno non tra le sue pellicole che ho visto (una piccola percentuale, visto che come ho detto ne gira davvero troppi), però chissà che con il suo ritorno negli USA per il suo prossimo progetto ancora senza titolo non ritrovi l’ispirazione perduta.

Gli stereotipi danno fastidio sempre, quando ci vanno a toccare in prima persona in quanto italiani sono ancora più fastidiosi e posso capire l’ulteriore disappunto dei romani come Verdone. Ma quali sono gli altri problemi del film? La questione fondamentale è che al di là della cornice idealizzata, stereotipata ecc., è proprio il film una fetecchiona. La sceneggiatura è imbarazzante. Mette insieme una serie di storielle degne di un cinepanettone. O di una barzelletta. E a tratti, To Rome With Love somiglia persino a una puntata dei Cesaroni, e pure di quelle scritte male. Ammesso e non concesso ne esistano di scritte bene. Siamo talmente dalle parti della fiction di Canale 5 che mi sono stupito di non vedere arrivare Matteo Branciamore da un momento all’altro a cantare “Sai cosa c’è…” poi non so più come va avanti. Che volete? Non sono mica un fan dei Cesaroni come Wudy Aia.
Non ci sarà Branciamore, almeno quello, ma le musiche utilizzate sono penose e fanno molto film di Pierino. Senza offesa per i film di Pierino.

"Alessandro, perché tutti mi chiamano cagna maledetta? Sai che vuol dire?"
"Chi io? Non ne ho la più pallida idea..."
Dicevamo comunque delle storielle messe insieme alla buona. La più agghiacciante, e chissà perché non ne sono stupito, è quella che vede come protagonisti gli attori italiani. Dai citati Cesaroni, ecco a voi Alessandra Mastronardi. Se Carla Bruni nel precedente Midnight in Paris era stata molto tagliata nel montaggio finale e compariva giusto per pochi secondi, riuscendo comunque a rimediare una figura barbina, qui la Cesarona ce la dobbiamo sorbire a lungo. E com’è la sua intepretazione? Terribbbile.
Con lei c’è anche Alessandro Tiberi che si vede che ha studiato la recitazione alleniana e ne propone una versione/imitazione italiana accettabile. Ebbravo lo stagista di Boris!
Parecchio spento Antonio Albanese, del tutto fuori parte come latin lover e super divo del cinema italiano, mentre convince Riccardo Scamarcio, che nella sua fugace apparizione arriva, tromba la bernarda della mastronarda e va via. Così si fa!
"Adoro il tuo social network, Mark. Ci passerei tutto il giorno..."
"Come devo ripetertelo che non sono Zuckeberg? Comunque ti addo agli amici!"
Nell’episodio compare inoltre la spagnola Penelope Cruz, ennesima “dea dell’amore” alleniana. Diciamo solo che la spagnola ha offerto prove migliori in film migliori.

La storiella (relativamente) più interessante e meglio recitata è invece quella con Mark Zuckerberg Jesse Eisenberg e Greta Gerwig. Lei gli presenta una sua amica attrice, Ellen Page, dicendogli che tutti gli uomini finiscono per innamorarsi di lei e anche lui naturalmente finirà per… innamorarsi di lei. D’altra parte, Ellen Page è la cosa migliore di questo film e il suo personaggio, per quanto anch’esso tratteggiato con enorme leggerezza, è l’unico raggio di sole in una Roma che qui appare cinematograficamente molto nuvolosa. Il personaggio “off” di un buon Alec Baldwin invece no, quello è davvero odioso. Una sorta di grillo parlante non richiesto che rompe le balle a Zuckerberg Eisenberg, alla Page e soprattutto allo spettatore.

"Va bene, Alec, ti taggo insieme a me!"

"Alec, eddaje! Vuoi essere taggato pure qua?"

"Woody sta guardando dall'altra parte? Io allora mi do' alla fuga!"
La storiella di Roberto Benigni è quella nelle intenzioni più “profonda”. Una riflessione su come oggi si possa diventare famosi per niente. Qualcuno ha detto Paris Hilton?
Bella l’idea, che forse sarebbe stata più efficace per un cortometraggio, realizzazione stancante, con un Benigni che per un paio di minuti fa anche ridere, subito dopo stufa. Che poi, il tema della celebrità è una costante in tutte le vicende, peccato sia trattato in una maniera davvero superficiale e non dice fondamentalmente niente di nuovo sull’argomento.

"Bravo Cannibal. Sul post non siamo molto d'accordo,
però sulla Mastronardi come darti torto?"
Un’altra storiella di questo puzzle di ispirazione boccaccesca (il titolo iniziale del film era Bop Decameron) vede impegnato lo stesso Woody Allen, di rientro davanti alla macchina da presa, ed è l’unico che azzecca 1 battuta 1 in tutto il film, quando va dai genitori del fidanzato della figlia, che hanno una ditta di onoranze funebri, e dice: “Abbiamo seguito il primo carro funebre e l’abbiamo trovata”. Per il resto, come detto dal bianco rosso Verdone, più che ridere se piagne.
Al di là di questo unico momento ilare della pellicola, la storiella è di quelle talmente ridicole da poter risultare geniali, se solo fossero affidate a uno Spike Jonze o a un Michel Gondry, non a questo spento Woody Allen. Il padre del futuro marito di sua figlia (una sprecatissima Alison Pill) è un tipo che sotto la doccia, e solo sotto la doccia, si rivela un cantante lirico alla Pavarotti, Caruso o Bocelli. Tanto per non farci mancare pure questo stereotipo italiota. E così Allen lo incoraggia a esibirsi a teatro… sotto la doccia.
Uno spunto grottesco potenzialmente interessante che si risolve, come tutto il resto del film, in farsa. Anche se a me è sembrata più che altro una tragedia.

Non so se gliel’hanno gridato a Roma, nel caso rimedio io:
ah Wood Alien, ma vedi di andare a pijartelo 'nder cu..
(voto 3/10)

domenica 30 ottobre 2011

Super ca**ola prematurata come se fosse antani


Super
(USA 2010)
Regia: James Gunn
Cast: Rainn Wilson, Ellen Page, Liv Tyler, Kevin Bacon, Michael Rooker, Andre Royo, Sean Gunn, Linda Cardellini, Gregg Henry, Nathan Fillion
Genere: eroe senza poteri
Se ti piace guarda anche: Kick-Ass, Defendor, Paper Man, Superheroes, Slither, Red State

Il titolo è importante. Per tutte le cose.
Ad esempio i titoli dei miei post puntano ad essere i più stupidi possibili, così poi uno si legge il post e magari pensa: “Beh, mi aspettavo una roba del tutto idiota, e invece per quanto molto idiota è solo parzialmente idiota.”
O, altro esempio, c’è una nuova serie tv che si chiama Unforgettable ed è un po’ il solito crime, anzi è persino un filo superiore alla media del genere dei vari CSI e cloni vari, però non è certo Unforgettable come preannuncia il titolo.
Misfits, salvatemi voi!
Un film come Super addirittura va oltre. Sarò anche un credulone, sarò anche un ingenuo che ogni volta che sente parlare di una crisi di Governo spera sempre in cuor suo che il Governo cada per davvero e invece poi corcazzo, ma da una pellicola intitolata Super io ho delle aspettative. Piuttosto alte, anche.
Stupido me.

Inutile girarci intorno: nell’ultimo periodo sono uscite un sacco di pellicole (e anche serie tv), sulla gente più improbabile che all’improvviso diventa un supereroe. Non c’è niente di nuovo sotto il sole, in fondo già il Peter Parker super nerd che diventa lo Spider-Man super figo è un’idea già degli anni ’60. Poi è arrivata la serie Heroes a rendere le vicende degli eroi sempre più umane, quindi negli ultimi tempi si sono aggiunti i mitici Misfits, che se sono diventati eroi loro, lo può davvero diventare chiunque…
(e occhio che stasera parte in UK la nuova attesissima terza stagione, oh yeah!)


Più di recente però si è sviluppato un altro filone ancora: quello dei tizi che si mettono a fare i supereroi senza avere nemmeno un mezzo super potere. Questo Super parte già quindi faccia a faccia con il confronto inevitabile con altre pellicole simili come l’interessante Defendor con Woody Harrelson e Kat Dennings, il più psicologico Paper Man con Jeff Daniels, Emma Stone e Ryan Reynolds e soprattutto con Kick-Ass.
Super e Kick-Ass partono esattamente dallo stesso identico presupposto: ma perché nessuno nella vita reale ha mai pensato di fare il supereroe?
Domanda in teoria interessante ma, con ormai tutti ‘sti cazzo di supereroi che girano dappertutto e ti sbucano fuori da ogniddove, è già alquanto super-ata.
Comunque nonostante Kick-Ass sia uscito prima, la lavorazione di questo Super sembra fosse iniziata tempo fa quindi il problema non è se abbia copiato o meno Kick-Ass. Il problema è come l’idea è stata sviluppata. Il problema, fondamentalmente, è che Kick-Ass è una figata, questo è una merdata.

Un altro problemuccio mica da poco è che è super-noioso. I classici film di supereroi tutti azione e avventura a me stracciano subito i maroni e per fortuna questo non è quel genere di film. Però non c’è nemmeno nient’altro. L’analisi psicologica dei personaggi rimane su un piano bidimensionale (o monodimensionale?) come nei peggio fumetti e l’unica interpretazione che si può dare per i loro comportamenti è: ma questi sono pazzi! Pazzi non divertenti. Pazzi da rinchiudere subito. Pazzi BRRRRUMMMM furiosi!

Dopo essere stato mollato dalla moglie Liv Tyler (che non si sa bene perché fosse sposata con lui, e la spiegazione data nei flashback non regge), il ben poco super protagonista interpretato da un per nulla super Rainn Wilson (già pessimo protagonista del comunque decente - per merito credo di Emma Stone - The Rocker - Il batterista nudo) decide di diventare un eroe. Questo grazie a un’illuminazione pseudo religiosa venutagli in sogno in una scena da WTF (What The Fuck). E così si mette su una inguardabile tutina rossa che al confronto Kick-Ass faceva la figura della top-model dei supereroi e se ne va in giro armato di una chiave inglese. Alcuni lo chiamano Crimson Bolt. Altri, come me, lo chiamano Pazzo.
Ma cosa va in giro a fare, questo Crimson Bolt? A servire e proteggere la popolazione indifesa? Nient’affatto. Come una sorta di Dexter sfigato e senza un minimo di logica o introspezione psicologica, se ne va in giro a fare il matto totale per far rispettare le sue leggi. Ad esempio a chi non rispetta una fila conficca la sua chiave inglese dritta in mezzo alla testa. Roba che detta così sembra ci sia da scompisciarsi dalle risate, ma in realtà il film rimane sempre in bilico tra un lato ironico/grottesco e un altro serioso.
Per farla breve: ridere, questo film non fa ridere. Ma non è nemmeno che faccia riflettere, commuovere o emozionare o altro. O almeno personalmente non mi ha suscitato grosse emozioni se non un filo di sgomento per il comportamento del protagonista.
Anche la presenza di Ellen Page, la piccola grande Juno, di solito interprete di film parecchio interessanti (The Tracey Fragments, Hard Candy, Whip It, un certo Inception) mi è sembrata una versione caricaturale del suo solito ruolo da indie girl stralunata, qui persino troppo stralunata. Questa è la prima volta che non mi piace un film con Ellen Page. E questo la dice molto lunga sulla qualità di questo Kick-Ass di serie Z con le sue idee talmente scadute da essere finite in malora.

Il regista del film è James Gunn, che aveva già diretto Slither, un film horror sci-fi che come questo ha il suo numero di estimatori ma che come questo non mi ha convinto davvero per nulla. Sarà la storia di Super sa molto di già visto (ma molto mooolto già visto), un’estetica che va bene il low-budget ma il buon gusto è qualcosa che non ha prezzo, un protagonista che mi ha convinto meno di zero, un Kevin Bacon per l’ennesima milionesima volta in versione cattivo ma qui del tutto sprecato, o semplicemente una follia per nulla simpatica che sconfina in una schizofrenia odiosa.
Poteva essere un film super. Invece è solo un super scult. Poteva essere un top. Invece è un flop. Poteva essere nichilista. Invece è annichilente. Poteva essere una pellicola da clap clap. Invece è una roba da gridare fuck fuck!
(voto 4/10)

mercoledì 13 ottobre 2010

Candy Shop

Hard Candy
(USA 2005)
Regia: David Slade
Cast: Ellen Page, Patrick Wilson, Sandra Oh
Links: imdb, mymovies
Genere: thriller, revenge movie
Se ti piace guarda anche: Dexter (serie tv), Little Children, One Hour Photo, The Tracey Fragments, Uomini che odiano le donne

Hard Candy è un film estremamente sgradevole. Fin dalla prima scena, dal suono fastidioso delle dita che pigiano sulla tastiera.
Hard Candy è anche un film che qualcuno troverà liberatorio. Giustizialista, probabilmente. Ma liberatorio.
Una ragazzina di 14anni interpretata da una Ellen Page incattivita si fa infatti portavoce di tutte le vittime di abusi sessuali e se la prende con un pedofilo. Se la prende TANTO con un pedofilo.

Dimenticate la mammina teen indie di Juno, dimenticate l’Arianna architetta dei sogni di Inception, dimenticate la Bliss Cavendar rollergirl di Whip It. Non fatevi nemmeno ingannare da quel suo vestitino da tenera e innocente novella Cappuccetto rosso. In Hard Candy Ellen Page è un’autentica macchina da guerra, una spietata e sadica torturatrice vendicatrice che piacerebbe a Dexter, alla Lisbeth Salander di Uomini che odiano le donne, ma anche a Quentin Tarantino, sebbene al film manchi del tutto l’ironia dei film alla Kill Bill. Qui si fa tutto dannatamente sul serio e l’aria che si respira è talmente pesante da risultare la caratteristica fondamentale, ma alla lunga anche il limite principale, della pellicola.

La violenza e il sangue non sono comunque mai esibiti. La regia di David Slade (che poi dirigerà 30 giorni di buio ed Eclipse) rimane lucida e fredda. Glaciale. La tensione è quindi giocata soprattutto sul contrasto psicologico tra vittima e carnefice (ma chi è chi?), la glorious basterd Ellen Page e l’ottimo Patrick Wilson, come se ci trovassimo in un episodio della serie tv psicologica In Treatment andato a male. O a una puntata di quel programma di candid-camera di Mtv, Disaster Date, in cui non c’è mica tanto da ridere per il protagonista pedofilo che va felice come uno scolaretto a un appuntamento con una ragazzina conosciuta su internet e poi si ritrova legato a una sedia. E questo solo per cominciare.

Il giudizio sul comportamento della protagonista lo lascio a voi, anche perché non voglio addentrarmi in un tema come quello della giustizia fai da te mai come ora così scottante. Certo che alcune persone se vedessero questo film poi forse ci penserebbero su due volte prima di fare certe cose…
(voto 6,5)

Sì, incredibilmente questo film è anche disponibile in italiano!

sabato 2 ottobre 2010

Il post Inception quotidiano

Porco zio! (le bestemmie vere per adesso le lascio a qualcun altro) Mi sono reso conto di non aver ancora parlato di Inception oggi.
E quindi ecco alcuni divertenti video parodia del capolavoro mentale (ma soprattutto cinematografico) di Christopher Nolan.

Apriamo questa particolare spoof rassegna con un corto davvero ben girato intitolato "Inebriation".
Inception in versione alcoolica?
Yes they can.


Questo è invece il "come sarebbe dovuto finire" animato realizzato da quelli del mitico sito How it should have ended.


E per chiudere una allucinata versione "acappella" del trailer

giovedì 30 settembre 2010

Inception - La (vera?) recensione

Inception
(USA, UK 2010)
Regia: Christopher Nolan
Cast: Leonardo Di Caprio, Marion Cotillard, Ellen Page, Joseph Gordon-Levitt, Ken Watanabe, Cillian Murphy, Tom Hardy, Michael Caine, Tom Berenger, Lukas Haas, Dileep Rao, Pete Postlethwaite, Talulah Riley
Musiche: Hans Zimmer
Links: imdb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Matrix, Lost, Memento, The Prestige, Fight Club, Donnie Darko, 2001: Odissea nello spazio, Ink

Dopo l’anticipazione di ieri, ecco la vera recensione di Inception.
Che poi chi può dire cosa è vero e cosa non lo è?

Realtà
Christopher Nolan aveva in testa questo film già da dieci anni. Allora aveva esordito con il piccolo, molto low-budget interessante thriller Following ed era diventato un autore di culto con Memento, il film che “va al contrario”, in cui lo smemorato protagonista si scrive le cose sul corpo e si lascia dei bigliettini perché i ricordi svaniscono dalla sua testa dopo pochissimo. È qui che inizia la sua investigazione nei misteri della mente umana, un’indagine talmente meticolosa e approfondita che potremmo parlare di Nolan come di uno psicologo più che di un regista, non fosse per l’enorme talento visivo che possiede. Per quanto autore di culto, non aveva però ancora a disposizione un budget adeguato per realizzare in concreto Inception, che rimaneva così un colpo in canna nascosto in un cassetto recondito della sua mente.
E allora l’englishman in Hollywood Nolan si mette d’impegno e scala i gradini della scala sociale: gira il remake di un film norvegese, lo ambienta in Alaska nel periodo in cui c’è il sole 24 ore su 24, ha a disposizione una coppia di attori di serie A (Al Pacino e Robin Williams) e realizza un thriller che è una vera esperienza sensoriale, con tutta quella luce che inonda il bianco della neve (e che ritroveremo in una parte di Inception). Insomnia è considerato un film minore nella carriera di Nolan, ma ci sono registi che ucciderebbero per aver una pellicola del genere nella propria filmografia.
Dopodiché le sirene di Hollywood lo chiamano a sé con il loro canto ammaliante e Batman Begins è la sua occasione per avere grandi mezzi a disposizione. A grandi budget corrispondono grandi responsabilità e così Nolan con una mossa geniale sceglie come suo Bruce Wayne Christian Bale, attore che già aveva ritratto un affascinante riccone con una vita segreta: in American Psycho un serial-killer, in Batman Begins un eroe pipistrello, eppure i due personaggi sono davvero molto simili.
Quindi arriva The Prestige, ancora con Bale. Un autentico numero di prestigio da far invidia a David Copperfield, tanto che potremmo parlare di Nolan come di un mago, non fosse sempre per quell’enorme talento visivo di cui sopra.
La consacrazione arriva però con il successivo Il cavaliere oscuro, secondo capitolo di Batman entrato nel mito grazie al Joker tragicamente “larger than life” di Heath Ledger, ma anche grazie alle riprese vorticose di un Nolan ormai pronto per Inception (e il suo prossimo film sarà il terzo capitolo delle avventure del pipistrello).

Sogno – Primo livello
Per realizzare il suo film da sogno, Nolan ha tirato fuori un cast che sembra uscito da uno dei miei, di sogni: Leonardo DiCaprio per me non ha mai sbagliato un colpo (vabbé a parte La maschera di ferro) fidanzate comprese e ha lavorato con la crème dei registi, Marion Cotillard est très jolie e porta anche qui la sua dose di Edith Piaf (nel film il pezzo “Non je regrette rien” viene suonato per risvegliare dai sogni), Ellen Page è la mia eroina indie personale, Joseph Gordon-Levitt è per me il nuovo Heath Ledger ed è il protagonista di uno dei miei film preferiti di sempre, (500) giorni insieme. A loro si aggiungono anche Cillian Murphy qui in versione Christian Bale-yuppie, il buon Tom Hardy, attore in ascesa pazzesco in Bronson e il nippo Ken Watanabe in grande forma recitativa.

Sogno – Secondo livello (PRIMI SPOILER: se non avete ancora visto il film, fate attenzione a proseguire la lettura)
Il protagonista di Inception è Dom Cobb (DiCaprio), un ladro di sogni, un manipolatore della mente che riesce a penetrare nella testa delle persone nel sonno condiviso. Ken Watanabe lo ingaggia per un lavoro molto impegnativo: gli chiede non di rubare qualcosa, ma di impiantare un’idea nel cervello di un ereditiere (non è Paris Hilton) in modo che divida la società del padre defunto. Un compito tutt’altro che semplice, anche per un mago della mente come Dom Cobb, che però in cambio dell’impresa potrà ottenere ciò che più desidera: tornare a casa…

Sogno – Terzo livello (ALLARME SPOILER: se non avete ancora visto il film e avete ignorato il primo avvertimento, da qui in poi proseguite solo a vostro rischio e pericolo)
Il film si dipana su più livelli. Realtà e sogno? Sì, ma non solo, perché all’interno dei sogni si possono costruire vari livelli e più vai in profondità e più vai giù nel subconscio di una persona, con conseguenze davvero imprevedibili. Nolan ci tiene per la manina e ci mostra una costruzione stratificata su ben 5 piani 5, roba che Matrix gli fa una sega.
Eppure è proprio Matrix il parente più stretto di Inception, vedi le persone-globuli che si ribellano quando un intruso entra nei sogni del loro “padrone” in una maniera che ricorda gli agenti Smith, c’è una bionda affascinante che funziona come distrazione (proprio come in Matrix), anche qui la via di fuga tra un livello e l’altro è la cosa più incasinata da realizzare e, soprattutto, in entrambi i film si fa davvero fatica a capire cosa è reale e cosa non lo è.
Rispetto a Matrix scompaiono però i riferimenti a fumetti, videogame e cyberpunk e appaiono i leit motiv nolaniani: le sue riflessioni sulla mente e la sua capacità di costruire un castello di carte impossibile da tirare giù. La sua prova di sceneggiatura è davvero impressionante; Nolan tiene il piede in 5 scarpe e riesce alla fine a tirare alla grande le fila, in un finale emozionante e rocambolesco che è un po’ il finale che abbiamo sempre sognato per Lost. E invece ci siamo dovuti accontentare della chiusa in Chiesa…
Ma se la sceneggiatura è di una maestria rara, anche con la macchina da presa Nolan si dimostra un fuoriclasse assoluto, scomodando nelle riprese in assenza di gravità paragoni certo non casuali con Stanley Kubrick, altro funambolo della regia qui richiamato soprattutto per il suo 2001: Odissea nello spazio. Solo che stavolta è un 2010: Odissea nella mente.
Nolan, che potremmo definire un equilibrista, non fosse ancora e sempre per quelle sue dannate doti visive, qui realizza il suo numero più incredibile: coniugare alla perfezione la velocità di un action movie, la tensione di un thriller, una storia d’amore tragico, la forza e l’impatto di un blockbusterone hollywoodiano con tanto di effetti speciali destinato alle grandi masse, con un tocco d’autore e una girandola di piani narrativi da far venire il mal di testa a quelle stesse grandi masse. Eppure il film funziona su tutti questi livelli rendendo Inception un’Opera sfaccettata e complessa e allo stesso tempo unica.

Subconscio
Com’è possibile che sia riuscito ad amalgamare tutti questi aspetti? Straordinaria abilità, è vero. Ma è anche il film giusto al momento giusto, proprio come Matrix lo era a fine anni ’90. Oggi infatti un pubblico abituato a navigare in rete aprendo decine di pagine web alla volta e contemporaneamente ascoltare musica, guardare un video, leggere un testo, chattare e quant’altro può guardare con (relativa) facilità una pellicola così ricca di livelli, proprio come Internet o un videogioco. Perché Inception è una pellicola che richiede l’impegno di tutti i neuroni, è vero, però dopo la prima parte introduttiva si viene risucchiati all’interno del suo mondo in maniera naturale. E come il più assurdo dei sogni che abbiamo mai fatto, lo percepiamo come reale. Perché i sogni sembrano reali fino a quando ci siamo dentro, solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c'era qualcosa di strano.
I detrattori dicono che sì, Christopher Nolan è bravino con la penna e con la cinepresa, però è anche un po’ freddino. Vero, in parte, visto che come Kubrick la perfezione stilistica spesso non concede momenti di eccessivo slancio emotivo, così come i suoi personaggi (tra Joseph Gordon-Levitt ed Ellen Page ad esempio c’è un bacio, e poi?). Stavolta però la tesissima parte conclusiva si scioglie in un’ultima sequenza commovente. Prima della beffa finale, un’ultima inquadratura in cui il regista ci lascia non con una risposta, ma con delle domande: cos’è davvero reale? Il nostro mondo è reale? Il cinema è reale? Christopher Nolan è reale?
(voto 9,5)

mercoledì 29 settembre 2010

Inception - La recensione

Inception
(USA, UK 2010)
Regia: Christopher Nolan
Cast: Leonardo DiCaprio, Marion Cotillard, Ellen Page, Joseph Gordon-Levitt, Ken Watanabe, Cillian Murphy, Tom Hardy, Michael Caine, Tom Berenger, Lukas Haas, Dileep Rao, Pete Postlethwaite, Talulah Riley
Musiche: Hans Zimmer
Links: imdb, mymovies
Se ti piace, guarda anche: Matrix, Lost, Memento, The Prestige, Fight Club, Donnie Darko, 2001: Odissea nello spazio

wooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooow

woooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooow

woooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooow

e ancora woooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooow

(voto 9,5)

Tornerò sicuramente a parlare di questo film incredibile, ma per il momento tutto quello che mi viene da dire è wooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo

martedì 27 aprile 2010

Rollergirls

Whip It
(USA, 2009)
Regia: Drew Barrymore
Cast: Ellen Page, Kristen Wiig, Juliette Lewis, Drew Barrymore, Marcia Gay Harden, Alia Shawkat, Eve, Zoe Bell, Landon Pigg

Dopo aver parlato dell’esordio cinematografico dello stilista Tom Ford, passiamo a un’altra prima volta. Drew Barrymore l’attrice è diventata Drew Barrymore la regista. Che fosse appassionata (per non dire fissata) con gli anni Ottanta ne avevamo già un presentimento. Ha interpretato, a volte anche prodotto, film come “Donnie Darko”, “Mai stata baciata”, “I ragazzi della mia vita”, “Scrivimi una canzone”, “The Wedding Singer” etc. tutti in qualche modo legati a quel colorato decennio.
Anche “Whip It”, per quanto ambientato nel presente, guarda come modello proprio alle storie di formazione (da “Karate Kid” a “Rocky”) e soprattutto alle commedie adolescenziali targate 80s. Se allora c’erano i film a firma John Hughes con Molly Ringwald (“Breakfast Club”, “18 Candles – Un compleanno da ricordare”, “Pretty in Pink”), oggi ne abbiamo una versione indie con Ellen Page. Il suo personaggio in “Whip It” non è infatti molto distante da Juno.
Bliss Cavendar è pure lei una ragazza in cerca della sua identità. Sua mamma la fa partecipare a degli stupidi concorsi di bellezza insieme alla sua sorellina little miss sunshine. Ma lei sogna di entrare in una squadra femminile di pattinatrici. Non una roba tipo le Winx che danzano sul ghiaccio o cazzate del genere, ma una roba da dure e pure. Uno di quegli sport made in USA un poco sfigati alla Dodgeball dove ci si fa anche del male fisico.

Di Ellen Page cosa dire? È un’autentica eroina indie nonché la dimostrazione di come si possa dare una rappresentazione dei gggiovani d’oggggi lontana anni luce sia dal buonismo degli Amici di Maria, sia dalle prostitute minorenni tossiche allo stato terminale proposte come casi umani dagli speciali di Studio Aperto. Per lei la prova di maturità arriverà quest’estate con il thriller “Inception” di Christopher Nolan, al fianco di Leonardo Di Caprio, Marion Cotillard e Joseph Gordon-Levitt. Inutile dire che è uno dei film che attendo di più nella Storia del Cinema.
Il cast di “Whip It” è prepotentemente femminile ma la pellicola non è comunque di quelle per “sole donne”. Pur lontana anni luce dalla cattiveria tarantiniana, c’è qualcosa qui dentro che ricorda “Grindhouse – A prova di morte” e la rende quindi gradevole assai anche per noi maschietti e non solo per un fatto puramente estetico. Sarà la presenza di Zoe Bell, solitamente controfigura di Uma Thurman poi promossa dal magnanimo Quentin ad attrice vera e propria proprio in “Grindhouse”. Sarà perché queste ragazze non hanno peli sulla lingua e parlano sboccate come uno scaricatore di porto.
Come si fa poi a non amare un film con quell’altra eroina indie che risponde al nome di Juliette Lewis, perfetta nella parte della perfida bad-girl Iron Maven. Nel variegato cast si sono infilati anche la rapper Eve, il giovane cantautore country Landon Pigg e pure la Barrymore si è ritagliata uno spassoso ruolino tutto per sé.
Per chi conosce la Barrymore (viste le sue pellicole e vista la sua collezione di boyfriends indie-rock) era poi lecito attendersi una signora colonna sonora e anche qui non ci ha certo delusi. Tra Ramones, Radiohead, Raveonettes, Jens Lekman e qualche bella tamarrata anni Ottanta, c’è robba giusta per tutti i gusti.
Abbiamo celebrato Ellen Page, abbiamo celebrato la Juliette Lewis, e allora diciamolo: anche Drew Barrymore è a tutti gli effetti un’eroina indie, dotata di un gran talento, forse più che come attrice, come regista e produttrice (le sarò grato in eterno per essere stata una delle principali finanziatrici di “Donnie Darko”). Insomma, la bambina che giocava con E.T. cazzo se ne ha fatta di strada!
(voto 7,5)

Il film, non (ancora) uscito in Italia è disponibile in inglese con sottotitoli in italiano. Lo potete trovare QUI

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