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martedì 18 giugno 2024

The Fall Guy: hanno ucciso (o cercato di uccidere) l'uomo stunt, chi sia stato non si sa





The Fall Guy

Nonostante ci siano attori come Tom Cruise che vogliono fregargli il mestiere, a Hollywood e non solo a Hollywood esiste una figura professionale chiamata stuntman. Uno stuntman non è solo una controfigura del protagonista del film, quello che in genere nasconde la faccia e ci mette il fisico. È anche e soprattutto quello che si presta a girare le scene più pericolose. Il cinema può essere importante per registi, sceneggiatori e attori, ma quelli che darebbero letteralmente la propria vita per un film sono loro, gli stuntmen, e agli Oscar manco gli riservano un premio, nemmeno uno consegnato nel sottoscala come ai David di Donatello. Cosa che, forse, in futuro potrebbe cambiare, visto che l'Academy sta valutando la possibilità di inserirli in una nuova categoria.

lunedì 28 maggio 2018

A Quiet Place non è niente male, e Pensieri Cannibali muto





A Quiet Place - Un posto tranquillo
Regia: John Krasinski
Cast: John Krasinski, Emily Blunt, Millicent Simmonds, Noah Jupe, Cade Woodward, mostri


giovedì 5 aprile 2018

I segreti dei film di questa settimana





Questa settimana arrivano tanti, tantissimi film nei cinema. Alcuni potrebbero non essere niente male, altri potrebbero essere il Male. Insomma, se decidete di entrare in una sala cinematografica, potrebbe capitarvi qualunque tipo di esperienza.
Per commentare insieme a me e al mio collega-amico-nemico Mr. James Ford tutte le (troppe) uscite, questa settimana c'è un ospite misterioso e sempre originale. Un personaggio che si fa chiamare sgrunt, ma anche il bibliofilo e nella vita privata credo Marco, ovvero l'autore del blog Un paio di uova fritte. Lo seguo da parecchio tempo, però non sono ancora riuscito a inquadrarlo del tutto e ogni volta sa ancora come stupirmi. Ce l'avrà fatta anche in questa occasione?
Io scommetto di sì...


I SEGRETI DI WIND RIVER
"Elizabeth, oggi ti porto a caccia."
"Di cosa? Di Ford come al solito?"
"No, quest'oggi cacciamo sgrunt."
"E che razza è?"
"Non lo so, ma è pericolosa."

martedì 17 gennaio 2017

La recensione del treno






La ragazza del treno
Regia: Tate Taylor
Cast: Emily Blunt, Haley Bennett, Rebecca Ferguson, Justin Theroux, Luke Evans, Édgar Ramírez, Laura Prepon, Allison Janney, Lisa Kudrow



Tutti i giorni prendo il treno dei pendolari che porta da Milano a Torino e viceversa. Non è perché abbia un lavoro o debba andare da qualche parte. È solo che mi piace viaggiare con Trenitalia. Mi piace guardare le persone e immaginare le loro vite. Mi piace anche guardare dei film, durante il viaggio. Sì, anche d'inverno senza il riscaldamento oppure d'estate con quel piacevole odore di sudore che sembra di stare in una palestra delle elementari dopo 5 ore di fila di sfide di palla avvelenata. È un po' come essere al cinema. C'è gente che tossisce in continuazione, tipi che smanettano tutto il tempo con gli smart phone senza mai alzare lo sguardo e persino persone che ti spoilerano il finale della pellicola che stai guardando.

giovedì 3 novembre 2016

La ragazza del cinema






Rocco Siffredi, party di salcicce, Manuela Arcuri che recita, ragazze sul treno che riportano alla memoria Nymphomaniac...
Hey, un momento. Questa è la rubrica delle uscite cinematografiche settimanali, o delle uscite porno settimanali?
Il mistero verrà svelato dai due cine-porno-commentatori Cannibal Kid e James Ford?
Scopritelo qui sotto.

La ragazza del treno
"Speriamo che Ford stamattina non si sieda di fianco a me.
Quando si mette a parlare di cinema, quello, mi fa subito passare la voglia di guardare film. Persino i miei."

martedì 24 maggio 2016

Il Cannibale e la Recensione di Ghiaccio





Cannibal Kid
Specchio, specchio delle mie brame, di chi sono i post più belli del bloggame?



Specchio
Di Mr. James Ford del bellissimo blog WhiteRussian, naturalmente.



mercoledì 8 aprile 2015

INTO THE (HOLLY)WOODS





Ieri sera ho visto un film davvero originaaale
una pellicola fantastica e particolaaare
una cosa così mai vista priiima
quasi più bella della visione di una vagiiina

C'è dentro Cenerentola
che è pure una gran sventola,
c'è persino Johnny Depp
guarda un po' ti improvviso un rap

yo, da quando ha fatto il Cappellaio Matto
s'è sputtanato più di un autoscatto
qui tocca un punto ancor più in basso nella carriera
peggio della storia delle vignette del Corsera

"Mi nascondo che è meglio."


giovedì 15 gennaio 2015

LA GUERRA DI MIKE NICHOLS





Mike Nichols è stato un ottimo regista, capace di regalare tre pellicole che, a loro modo, hanno segnato tre generazioni e tre epoche parecchio differenti e distanti tra loro. Solo per questo, un posticino d'onore nella Storia del Cinema se l'è guadagnato. Per questo, e per aver fatto diventare Natalie Portman una spogliarellista con tanto di parrucca rosa, ma questo credo di averlo già detto.

Il laureato, manco c'è bisogno di dirlo, è la pellicola probabilmente più identificativa della generazione degli anni Sessanta. Dustin Hoffman in piscina e a bordo della Alfa Romeo Spider “Duetto”, le canzoni dei Simon & Garfunkel, Mrs. Robinson che è stata forse la prima MILF nella Storia del Cinema, uno dei finali più spettacolari di sempre... Insomma, un vero e proprio cultone.
Altro decennio, tutt'altra musica e tutt'altra storia: Una donna in carriera. Pellicola simbolo dello yuppismo al femminile, della self-made woman che risponde al self-made man di pozzettiana memoria.
Passa il tempo, cambiano le mode, arriva Internet e l'ormai vecchiotto Mike Nichols si adegua. Closer è la commedia romantica, o sarebbe più corretto dire l'anti-commedia romantica definitiva del nuovo millennio, capace di parlare il linguaggio delle chat e riscrivere il genere delle romcom in maniera spietata.
Tre film che hanno saputo fotografare il loro tempo come pochi altri. Tre film notevoli, che per il resto però in comune non è che abbiano poi molto. A questo punto una domanda sorge legittima: Mike Nichols è stato sì un ottimo regista, ma è possibile considerarlo anche un grande Autore?

mercoledì 10 dicembre 2014

COTTA ADOLESCENZIALE 2014 – N. 4 SCARLETT JOHANSSON







n. 4 Scarlett Johansson
(USA, Danimarca 1984)
Genere: neo MILF aliena
Il suo 2014: I film Lucy, Under the Skin, Lei, Chef - La ricetta perfetta e Captain America: The Winter Soldier, ma si è anche sposata ed è diventata mamma

Non mi piace ripetere sempre gli stessi nomi nelle classifiche di Pensieri Cannibali. Eppure Scarlett Johansson, che compariva già nell'edizione 2013 delle Cotte adolescenziali, non poteva proprio mancare pure in quella 2014, tra l'altro stabile alla posizione numero 4.
Questo è stato il suo anno, sotto tutti i punti di vista. Ha centrato non solo un grande successo commerciale, ma due grandi successi commerciali con la hit scontata della Marvel Captain America: The Winter Soldier e la hit a sorpresa Lucy. Inoltre è comparsa pure nell'indie comedy Chef - La ricetta perfetta ed è stata la protagonista di uno dei film più controversi e discussi dell'annata, Under the Skin, tanto osannato da una parte della critica, quanto brutalmente massacrato da un'altra frangia di estremisti.
Se in Under the Skin l'attrice si mostra come mamma l'ha fatta, Scarlett ha però dimostrato di essere di più di un gran bel pezzo di carne. In Lei - Her c'ha regalato una delle interpretazioni più intense ed emozionanti dell'anno e senza manco comparire di persona, c'ha solo messo la voce. In più ha girato una discussa pubblicità bandita dal Super Bowl 2014, si è sposata in gran segreto con il giornalista francese fortunello Romain Dauriac, ed è pure diventata mamma di una bambina. Cosa che significa che la Johansson quest'anno si aggiudica l'ambito trofeo di new MILF of the year.
Fare più di così in un anno solo era davvero umanamente impossibile. D'altronde Scarlett, come Under the Skin c'ha mostrato, non è umana.


Ed ecco qui sotto la classifica completa delle neo MILF dell'anno selezionate da Pensieri Cannibali, da una Mila Kunis a cui la gravidanza non ha fatto troppo bene, a dirla tutta, alla triade Emily Blunt-KerryWashington-Olivia Wilde, apparse invece sempre in splendida forma.

martedì 30 settembre 2014

MEGLIO UN BILL MURRAY OGGI CHE UN TOM CRUISE TOMORROW





Edge of Tomorrow – Senza domani
(USA, Australia 2014)
Titolo originale: Edge of Tomorrow
Regia: Doug Liman
Sceneggiatura: Christopher McQuarrie, Jez Butterworth, John-Henry Butterworth
Ispirato alla light novel: All You Need Is Kill di Hiroshi Sakurazaka
Cast: Tom Cruise, Emily Blunt, Bill Paxton, Brendan Gleeson, Noah Taylor, Franz Drameh, Charlotte Riley
Genere: ripetitivo
Se ti piace guarda anche: Source Code, Ricomincio da capo, Io vengo ogni giorno


Edge of Tomorrow è un film geniale.


Hey, che è successo?
Stavo scrivendo e poi sono morto... come mai?
E come mai sono di nuovo vivo?
Va beh, pazienza. Comunque, stavo dicendo che Edge of Tomorrow è un film geniale.


Di nuovo?
Forse ho capito quello che sta succedendo. Se scrivo una cazzata, muoio. Quindi cercherò di evitare, anche se è una cosa che a me riesce molto difficile. Quello che volevo dire, quello che non sono riuscito a finire di dire causa morte, è che Edge of Tomorrow sarebbe un film geniale, se solo Ricomincio da capo non esistesse già e non fosse stato realizzato 20 e passa anni fa.
Qual è il film più scopiazzato degli ultimi anni?
Matrix è il film più scopiazzato degli ultimi anni.


Ancora la morte?
Okay, allora mi correggo: Matrix, benché abbia cambiato il genere fantascientifico e action degli ultimi 15 anni non è il film più scopiazzato. Né lo è American Beauty, che ha segnato in maniera indelebile il modo di rappresentare la vita delle famiglie borghesi al cinema. Non lo è nemmeno Shrek, che ha rappresentato una svolta nel raccontare il mondo di fiabe, favole e storie fantasy. Il film più scopiazzato degli ultimi anni è Ricomincio da capo. La pellicola in cui Bill Murray si sveglia e ogni volta è sempre lo stesso giorno è stata ripresa più e più volte, al punto che a forza di rivederla si ha la stessa sensazione di Bill Murray. Quella di vivere sempre nello stesso giorno e riguardare sempre lo stesso film.
C'è infatti stata la versione romcom con Drew Barrymore e Adam Sandler 50 volte il primo bacio, c'è stato il remake italiano È già ieri con Antonio Albanese, le serie tv Star Trek: The Next Generation e X-Files hanno ripreso la stessa idea in un paio di loro episodi, il video di “7 Days” di Craig David è ampiamente ispirato al film, la recente commedia teen Io vengo ogni giorno si basa sullo stesso identico spunto, senza dimenticare la variante horror Haunter. C'è già stata pure una versione fantascientifica, l'ottimo Source Code.


E questa volta perché sono morto?
Source Code non era un ottimo film?
Boh, a me così è sembrato, ma sarà che quando c'è il mio idolo Jake “Donnie” Gyllenhaal non sono molto obiettivo. Di sicuro, era comunque molto meglio di Edge of Tomorrow e qui non credo di dire alcuna stronzata. Se di film che copiano Ricomincio da capo non c'era un gran bisogno, l'idea di fare un Ricomincio da capo fantascientifico era già stata utilizzata da Source Code e quindi la necessità di una roba come Edge of Tomorrow scende al di sotto dello zero.
A ciò aggiungiamo un'ulteriore discriminante. Un'idea basata sulla ripetitività come questa può trasformarsi in un film ripetitivo. Se l'ostacolo era superato brillantemente dalla splendida sceneggiatura di Ricomincio da capo, così non è in questo Edge of Tomorrow, una palla di pellicola che dopo pochi minuti sai già dove vuole andare a parare e il finale infatti non sorprende di certo.
Tom Cruise ormai non ne azzecca più una, e sì che pure lui è un attore che mi è sempre piaciuto, anche se magari non ai livelli di Jake Gyllenhaal, e che ho sempre difeso contro i suoi (numerosi) detrattori. Adesso però manco più io riesco a tenere la sua parte. Dopo il modesto action Jack Reacher e il soporifero Oblivion, Cruise qui si limita a fare il Cruise. Per l'ennesima volta veste i panni di uno di quei personaggi all'inizio sbruffoni e saccenti che però alla fine si rivelano umani e persino eroici. Quel tipo di persone che nella realtà non ci sono. Esistono solo a Hollywood.


Azz, ho detto un'altra cacchiata.
Gli eroi non esistono solo a Hollywood. Sono anche per strada. Li incontriamo tutti i giorni. Sono i Luigi delle Bicocche di cui canta Caparezza che combattono per la pensione e proteggono i loro cari dalle mani dei sicari dei cravattari. Loro sì che sono eroi. Tom Cruise in questo Edge of Tomorrow è solo lo stereotipo di un eroe. Più che altro è uno che sembra svegliarsi tutti i giorni dentro un videogame fracassone di ultima generazione. Presto il film, piuttosto che a Ricomincio da capo, ruba la sua struttura a un videogioco, uno di quelli che per finirli devi superare vari livelli e per riuscirci devi ripeterli più volte, imparando dai tuoi errori. Una cosa che se giochi tu in prima persona è divertente, mentre a vederla fare da qualcun altro è tutta un'altra storia.
Edge of Tomorrow è così. Come vedere un tuo amico egoista che gioca a un videogame senza mai passarti il joypad. Una noia infinita che non concede spazio a soddisfazioni. Nemmeno Emily Blunt qui appare poi così gnocca.


Ok, questa me la sono cercata. L'ho sparato davvero grossa. Però va detto che Emily Blunt è meno gnocca rispetto ad altre occasioni. Qui appare troppo smunta e anoressica, troppo mascolina e guerriera. Un po' poco per invogliare una visione che, nonostante gli effetti speciali notevoli e spettacolosi, sa in ogni istante di déjà vu e di scopiazzato. Perché Edge of Tomorrow non è un film geniale. Così come questo non è un post geniale. È solo l'ennesima variazione di un'idea che già avevo usato per i pezzi su Ricomincio da capo, Questione di tempo e Io vengo ogni giorno. Così come Tom Cruise continua a rifare sempre lo stesso ruolo, io continuo a scrivere sempre lo stesso post.
Adesso scusatemi che scappo a scrivere un post su Edge of Tomorrow e poi domani ho in programma di scrivere un post su Edge of Tomorrow. E quindi dopodomani, fatemi controllare in agenda... sì, c'è Edge of Tomorrow. Domenica invece, giusto per cambiare, parlerò di Edge of Tomorrow seguito in serata da un post speciale su Edge of Tomorrow.
Ora capisco perché Tom Cruise in Edge of Tomorrow ogni giorno non vede l'ora di morire.
(voto 5/10)

domenica 7 settembre 2014

LE MORE SECONDO DAN





L'amore secondo Dan
(USA 2007)
Titolo originale: Dan in Real Life
Regia: Peter Hedges
Sceneggiatura: Pierce Gardner, Peter Hedges
Cast: Steve Carell, Juliette Binoche, Dane Cook, Alison Pill, Britt Robertson, Marlene Lawston, John Mahoney, Dianne Wiest, Emily Blunt, Jessica Hecht, Matthew Morrison, Sondre Lerche
Genere: reale
Se ti piace guarda anche: City Island, Non dico altro, Little Miss Sunshine, Cercasi amore per la fine del mondo

C'è una scena, all'inizio de L'amore secondo Dan, che dice tutto sul film. È il momento del primo incontro tra il protagonista, un vedovo di mezza età con tre figlie femmine interpretato da Steve Carell, e la sofisticata mora francese Juliette Binoche. Lui si finge impiegato come commesso nella libreria in cui lei entra e le chiede che tipo di libro sta cercando. Lei risponde che cerca “qualcosa di divertente, ma non necessariamente di tipo AH AH AH, risate a crepapelle. Non tipo eccessivo sarcasmo sulle persone, ma piuttosto qualcosa di umanamente divertente. E anche che possa prendere alla sprovvista, sorprendere e allo stesso tempo farti riflettere sul fatto che ciò che pensavi non solo era giusto nel modo sbagliato, ma che quando sbagliavi c'era qualcosa di giusto nel tuo sbaglio. La cosa più importante è che voglio esserne completamente travolta e allo stesso tempo non voglio. Insomma, mi piacerebbe sentire un profondo legame con qualcosa.

"Mi stai consigliando un libro di Moccia? AH AH AH! Ma quanto sei simpatico?"
"Veramente non stavo scherzando..."

L'amore secondo Dan non è un libro bensì un film, ma corrisponde alla perfezione alla descrizione fatta da Juliette Binoche. Se Steve Carell anziché un libraio si fosse finto commesso di un negozio di videonoleggio, ammesso e non concesso ne esistano ancora, avrebbe potuto consigliarle il film di cui sono protagonisti proprio loro due e avrebbe fatto centro. Non è un'impresa facile racchiudere in una pellicola sola tutte queste caratteristiche, eppure così è con L’amore secondo Dan.
La sceneggiatura non rappresenta niente di nuovo sotto il sole. È quasi interamente costruita intorno a Steve Carell che deve nascondere al fratello Dane Cook, comico non troppo comico popolare soprattutto negli USA, di essersi innamorato della sua fidanzata, la Juliette Binoche incontrata nella sopra citata scena della libreria quando ancora non sapeva che fosse già impegnata con il fratello.

Si tratta di un altro, l'ennesimo triangolo sentimentale proposto dal cinema recente, solo che questa volta non ci sono di mezzo vampiri, licantropi o altri mostri vari. Grazie a Dio e grazie a Satana! I tre protagonisti di questo triangolo saranno costretti a stare tutti insieme, vicini vicini, durante un weekend in famiglia in cui sono presenti anche le tre figlie di Steve Carell, ovvero la gnocchetta teen Britt Robertson vista nelle serie Life Unexpected, The Secret Circle e Under the Dome, la indie girl Alison Pill già beccata in Scott Pilgrim Vs. the World, The Newsroom e Milk, più la bambinetta Marlene Lawston mai vista prima. Il tutto arricchito dalla comparsata di un'altra mora interpretata da Emily Blunt che si inserirà nel triangolo sentimental-famigliare e contenderà Carell alla Binoche.


"Davvero preferisci quella francese secchiona a moi?"

Questa grande riunione di famiglia per fortuna non si trasforma però in una farsa come succede nel pessimo Big Wedding, nonostante i presupposti ci fossero pure. E qui di nuovo c'è da ringraziare Dio e pure Satana!

Nonostante una combinazione di situazioni e di personaggi (lo scrittore tormentato, il fratello superficiale, la francese giramondo e acculturata) già visti e già abusati, L'amore secondo Dan è un film estremamente vivo. Riesce a essere carino, ma non un cariiino stucchevole. Un carino nel senso di piacevole, di sentito, di bello. Con una nota di merito per la piacevole colonna sonora firmata dal cantautore norvegese Sondre Lerche, che appare pure come cantante nella scena sui titoli di coda.
Rispetto a molte altre romcom americane, il suo grande merito è quello di essere un film che non sa di plasticoso. Fa sorridere, ma non ridere AH AH AH, ed emoziona in maniera genuina e gentile. Dan in Real Life, dice il titolo originale come al solito ben più efficace della banale scelta italiana, è proprio così e fa “sentire un profondo legame con qualcosa”. Per quanto romanzata e per quanto rientri pur sempre all'interno della categoria commedia sentimentale con tutti i suoi stereotipi annessi e connessi, questa è la vera vita di Dan. Un personaggio da amare, protagonista di un piccolo film indie da amare.
(voto 7/10)

sabato 24 novembre 2012

Oompa Looper doompadee doo

Joseph Gordon-Willis
Looper
(USA, Cina 2012)
Regia: Rian Johnson
Sceneggiatura: Rian Johnson
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Bruce Willis, Emily Blunt, Jeff Daniels, Noah Segan, Paul Dano, Piper Perabo, Qing Xu, Tracie Thoms, Pierce Gagnon
Genere: viaggi nel tempo
Se ti piace guarda anche: In Time, Memento, Gattaca, L’esercito delle 12 scimmie, Terminator

Oggi parliamo di viaggi nel tempo.
Di nuovo? Ma non ne avevo già parlato molto di recente, per via di Sound of My Voice e Safety Not Guaranteed? Pensate di essere tornati indietro nel tempo e leggere un vecchio post cannibale?
No, perché oggi si parla di un’altra pellicola sui viaggi nel tempo, Looper. Perché il Looper perde il pelo, ma i produttori hollywoodiani non perdono il vizio di riciclare gli argomenti. E così oggi come non mai i viaggi nel tempo sono tornati ad essere cool. Di sicuro più dei viaggi in crociera…
Quando si ha a che fare con la tematica temporale, un po’ come per i film su vampiri e zombie, c’è subito qualcuno che a torto o a ragione grida subito al: “Cult!”. Io per primo sono tra i primi a farlo. In questo caso no. Nel caso di Looper, qualcuno ha gridato al: “Cult!”, mentre io al massimo posso gridare al “Finto cult!”, perché Looper parte in maniera eccitata ed eccitante, ma si ammoscia progressivamente fino a un finale che non sta né in cielo né in terra. Procediamo comunque con ordine e torniamo back in time.

"La smettete di dire che assomiglio a Neo di Matrix anziché a Bruce Willis?"
Looper è ambientato nel 2044, in un’epoca in cui il viaggio nel tempo non è ancora stato inventato. Sarà inventato solo una trentina d’anni più tardi. Cominciate già a non capire nulla? Normale.
Direttamente dal 2074, comunque, un’associazione criminale manda indietro nel tempo dei tizi, in modo da ucciderli, farli sparire nel passato poiché nel presente (ovvero il 2074) è diventato impossibile eliminare qualcuno fisicamente senza attirare sospetti. Joe è uno di questi killer del passato. Qualcuno ha detto Killer Joe? No, questa è tutta un’altra storia rispetto al film con Matthew McCounaghey. Purtroppo.
Il destino di ognuno di questi killer è però quello di chiudere il suo loop, chiudere il cerchio eliminando il sé stesso del futuro. Ma per Killer Joe, facciamo che chiamarlo Joe il killer per non confonderci, le cose andranno diversamente…

Continuato a non capire nulla? Normale, normalissimo. Raccontato così è un po’ complicato da capire. Il film però spiega tutto perfettamente, almeno all’inizio. Uno dei problemi del film è proprio questo: c’è troppo spiegone. Lascia poco spazio all’immaginazione, al mistero. Fin dai primi minuti il protagonista ci racconta per filo e per segno cosa succede e come è regolato il suo lavoro, senza nemmeno concederci un attimo per chiederci: “Cosa sta succedendo?”. L’altro problema del film è che invece nella parte finale abbandona ogni logica e diventa sconclusionato e assurdo. Tanto che nemmeno il regista e sceneggiatore Rian Johnson è riuscito bene a spiegare la logica seguita dal suo script (leggete qui la sua spoilerosa intervista solo se avete visto il film).

Le intenzioni iniziali di Rian Johnson, che all’esordio aveva ben impressionato con Brick - Dose mortale (sempre con Joseph Gordon-Levitt), sono buone. Il film sembra essere il classico thrillerone fantascientifico di quelli che andavano più negli anni ’90 che oggi. Qualcosa che oggi appare non troppo distante dall’Andrew Niccol più di In Time che di Gattaca. Tra riprese roteanti alla Donnie Darko, riferimenti estetici a Matrix e un’atmosfera da noir futuristico ma allo stesso tempo retrò, la prima parte del film intriga e fa ben sperare. Sebbene ci sia fin da subito qualcosa che non torni…

"Un po' più di rossetto, grazie!"
ATTENZIONE SPOILER
Il protagonista Joseph Gordon-Levitt ha la faccia strana, in questo film. Uno si chiede: “Ma perché gli hanno modificato la faccia?”. E dopo un po’ capisci perché l’hanno fatto, sebbene questo perché non è che abbia molto senso.
Joseph Gordon-Levitt a un certo punto invecchiando si trasforma in Bruce Willis e la cosa non è molto credibile. I due attori non si somigliano per niente, per quanto il primo sia geneticamente modificato e truccato in modo da cercare di farlo apparire come la versione giovane di Bruce. Con risultati così così. Io adoro entrambi, sono miei due idoli personali sia chiaro, però a livello di casting avrebbero potuto scegliere due attori che si assomigliano di più, anziché cercare di trasformare (in maniera vana) uno nell’altro.
Se Joseph Gordon-Levitt per la prima volta non mi ha convinto molto, sarà proprio per la sua faccia “finta” più che per la sua interpretazione, Bruce Willis ormai sembra finito in un looper, in un cerchio ripetitivo: ormai continua a fare sempre la stessa parte. Non recita più, si limita a “fare il bruce willis”. E comunque i viaggi nel tempo li aveva già fatti nel parecchio, ma parecchio parecchio superiore L’esercito delle 12 scimmie, e con il fantascientifico ha già dato in varie altre pellicole, da Il quinto elemento fino a Il mondo dei replicanti, cui in qualche modo questo Looper finisce per somigliare.

Il doppio Joe il killer interpretato dai due miei idoli non convince quindi un granché, così come i dialoghi ai limiti dell’assurdo tra i due. Quanto agli altri che ruotano intorno al loro loop, ci sono personaggi troppo abbozzati: l’amico Paul Dano, cui potevano regalare qualche momento in più di una sola fluttuazione telecinetica di monetine, o la femme fatale Piper Perabo.
L'ex ragazza del Coyote Ugly Piper Perabo ha le pere davvero piccole. Minuscole. Al confronto, Kristen Stewart è Pamela Anderson. Sarà per questo che non le hanno riservato troppo spazio?

"Piper, le tue perabo sono talmente piccole che mi giro dall'altra parte per non vederle!"

Il cattivone interpretato da Jeff Daniels è poi poco convincente, sarà che Jeff Daniels ha la faccia troppo da buono per riuscire credibile come cattivone.

"Devo dirti qualcosa di cattivo... devo dirti qualcosa di cattivo...
Ti posso portare un lecca lecca o preferisci un bon bon?"

"Volete truccare anche me da Bruce Willis? Ma peeerché?"
Nonostante non convinca del tutto, comunque, all’inizio Looper ci dà l’illusione di trovarci di fronte a un film di solido intrattenimento. Nella seconda parte, la pellicola invece si sgretola, con una struttura da Memento mal riuscito che lo fa diventare un Christopher Nolan for dummies.
A un certo punto, la storia rallenta improvvisamente il ritmo. Joe il killer si ferma in una fattoria con Emily Blunt. Per farsi Emily Blunt, e fin qui niente di male, ma anche per proteggere un bambino, che nel futuro diventerà il “rainmaker”, lo stregone dotato di poteri telecinetici assurdi che dominerà il mondo. Joe il killer ha quindi un compito alla Terminator, però dovrà proteggere non il salvatore dell’umanità, bensì il distruttore dell’umanità. E poi, già da bambino è davvero odioso! Perché proteggerlo?
Al di là di questo, nella seconda parte è tutto un altro film, noioso e pretenzioso, e giunge a un finale come già detto buttato lì a casaccio, giusto per chiudere il cerchio.

"La prossima volta chi truccherete come me da giovane? Justin Bieber?"
Non posso quindi fare a meno di gridare al “Finto cult!”, oltre che gridare alla “Cocente delusione!”, perché all’inizio Looper ti prende la manina e ti fa immaginare di poterti trovare di fronte a una figata, mentre dopo prende il Valium e ti fa quasi addormentare.
Com’è possibile? Come si fa a gettare così al vento delle premesse tanto buone? Perché questo Looper non è un film riuscito? Credo sia perché fa una cosa che qualunque buon film sui viaggi nel tempo non dovrebbe mai fare. Mai. Viola palesemente la regola numero uno del Doc Brown di Ritorno al futuro: evitare di incontrare il se stesso del futuro.
(voto 6/10)

Post pubblicato anche su L'orablu.


martedì 2 ottobre 2012

Il fidanzamento e la commedia più lunghi del mondo

"Oh mamma! Non sapevo che Cannibal si fosse messo anche a cucinare torte..."
The Five-Year Engagement
(USA 2012)
Regia: Nicholas Stoller
Cast: Jason Segel, Emily Blunt, Rhys Ifans, Chris Pratt, Alison Brie, Lauren Weedman, Dakota Johnson, Mindy Kaling, Kevin Hart, Randall Park, Molly Shannon
Genere: five-year comedy
Se ti piace guarda anche: Non mi scaricare, In viaggio con una rock star, Le amiche della sposa

Cinque anni di fidanzamento ufficiale vi sembrano troppi?
Vero, però c’è qualcosa che sembra ancora più lungo: 2 ore e 10 di commedia.
Questo The Five-Year Engagement sembra mettere alla prova lo spettatore in maniera analoga a quanto fanno i due protagonisti l’uno con l’altra: lui (Jason Segel) chiede a lei (Emily Blunt) di sposarlo. Lei dice sì.
Non è uno spoiler. Laddove in molte commedie romantiche questo è lo step finale, il grandioso happy ending, qui la scena avviene subito all’inizio del film. Possiamo parlare di happy beginning?
Bene per i protagonisti, male per lo spettatore. Il film comincia con questa coppia felice e tu sei felice per loro, però che palle. Non c’è niente di meno interessante a livello cinematografico di una coppia felice.
Oddio, qualcosa di meno interessante lo si può anche trovare… il film La talpa, ad esempio.
Certo però che non è comunque il massimo, partire con un happy beginning. Una storia interessante di solito comincia con un conflitto, con un problema da affrontare e da risolvere. Ma se ‘sti due piccioncini qua sono già destinati a vivere per sempre felici e contenti, il bello della fiaba ‘ndo sta?

"Sì, mi sa che questa schifezza l'ha preparata proprio lui...
Meglio far finta sia squisita, altrimenti ci stronca il film!"
Dopo l’happy beginning, finalmente allora iniziano i ca**i amari per i protagonisti. Male per loro, meglio per noi spettatori. Il tempo passa, gli amici che sembravano scapoloni si sposano prima di loro, i nonni muoiono uno dopo l’altro e loro due, gli happy protagonisti, continuano a rimanere fidanzati forever e, vuoi per un motivo vuoi per un altro, non riescono a convolare a giuste nozze.
La particolarità di questa romcom, rispetto ad altre, sta proprio nel giocare con questo ritardo. La situazione all’inizio è anche divertente. I due non si sposano e i nonni che volevano vederli sposarsi muoiono. Ah ah ah che ridere. Dopo un po’ però comincia ad affiorare un po’ di noia e le cose, soprattutto per una commedia, non si mettono bene quando il numero degli sbadigli supera il numero delle risate. Non di molto, va detto, non è una sfida sproporzionata, però varie scene avrebbero meritato un netto cut in fase di montaggio.
Una su tutte: la lunga e per nulla divertente scena del nome del cane in gallese. Vorrebbe davvero far ridere? You gotta be kiddin’ me!
Premetto che ho visto il film in inglese e non oso immaginare cosa abbiano combinato in fase di doppiaggio. Lo stesso vale per un’altra scena, in cui Emily Blunt parla insieme a un’amica imitando la voce di un personaggio dei cartoni che in Italia non credo sia mai nemmeno arrivato. Come diavolo l’avranno resa? Quasi quasi mi riguarderei la versione doppiata solo per scoprirlo.
Però altre due ore e passa di visione non me la sento di affrontarle. Sono troppe, per una commedia.

Che scena romantica! Il maiale ubriaco, intendo...
La eccessiva mole di scenette evitabili appesantisce una visione per il resto gradevole. A firmare il lavoro ci sono d’altra parte dei nomi di tutto rispetto, nell’ambito dell’American comedy. Il produttore è un certo mister Judd Apatow. E sti chiapperi!
La sceneggiatura è invece co-firmata dal regista Nicholas Stoller con l’attore Jason Segel, anche protagonista del film. La premiata accoppiata (credo solo al cinema e non nella vita privata) è la stessa di Non mi scaricare, scoppiettante commedia che ha lanciato Russell Brand, che poi si sarebbe fatto notare più che altro per essersi sposato e divorziato Katy Perry e che sarebbe diventato protagonista anche della sorta di film spinoff successivo, sempre diretto da Nicholas Stoller, ovvero In viaggio con una rock star. Pellicola in tono minore rispetto a Non mi scaricare, ma che comunque metteva in evidenza le doti da rock star non tanto di Russell Brand quanto di una sorprendente Rose Byrne.

"E' calata la notte, ma il film mica è ancora finito..."
Al film numero tre, Stoller torna a fare coppia fissa con Jason Segel, quello di How I Met Your Mother, ma questa volta il risultato è ancora un pochino inferiore. Una pellicola assolutamente guardabile, che convince più per la parte romantica, non troppo stucchevole, piuttosto che per le risate.
Nota positiva, il cast: Jason Segel me lo confondo sempre con Seth Rogen. Entrambi della scuderia Apatow, entrambi non sempre del tutto esilaranti, eppure in qualche modo (quasi) sempre divertenti. Emily Blunt porta poi con sé la classe della recitazione British. E poi è così adoraaabile. Pensare che è diventata famosa per il suo ruolo da bitch ne Il diavolo veste Prada, mentre negli ultimi tempi sta diventando una nuova candidata alla corona di reginetta delle commedie romantiche, vedi l’adoraaabile Il pescatore di sogni in coppia con Ewan McGregor.

"Ma a te le didascalie di 'sto sito fanno ridere?"
"Manco per sbaglio!"
"Allora non sono l'unico a considerarle terribili: ho trovato la mia anima gemella!"
Molto bene anche il resto degli attori: i comprimari Chris Pratt (da Everwood e Parks and Recreation) ed Alison Brie (da Community e Mad Men, dove è la moglie di Pete) sanno il fatto loro, Rhys Ifans è un radical-chic odioso al punto giusto, Dakota Johnson (figlia di Don Johnson e Melanie Griffith) è un bel volto nuovo e occhio anche a Mindy Kaling, protagonista e autrice della nuova serie comedy The Mindy Project che è partita con un pilot non esaltante ma che potrebbe riservarci piacevoli sorprese in futuro.
Dunque ci troviamo di fronte a una nuova commedia in odore di cult della premiata factory comica di Judd Apatow come Non mi scaricare o Le amiche della sposa? No, perché si ride pochino. Il problema del film però è principalmente un altro: la durata eccessiva. A che pensavano? Più che The Five-Year Engagement, avevano intenzione di fare The Five-Year Movie?
(voto 6/10)


mercoledì 27 giugno 2012

Il pescatore di sogni: Salmon F***ing in the Yemen

Il pescatore di sogni
Titolo originale: Salmon Fishing in the Yemen
(UK 2011)
Regia: Lasse Hallstrom
Cast: Ewan McGregor, Emily Blunt, Amr Waked, Kristin Scott Thomas, Tom Mison, Rachel Stirling, Conleth Hill, Tom Beard
Genere: pescaiolo
Se ti piace guarda anche: Beginners, Big Fish, In mezzo scorre il fiume

Il pescatore di sogni non mi ispirava per nulla. Pensavo che i miei sogni li avrebbe pescati sì, mentre finivo tra le braccia di Morfeo dopo pochi minuti di visione. Oppure mi aspettavo una di quelle pellicole tutte buoni sentimenti e belle azioni trasformate per magia in realtà. Una di quelle favolette nate sulla scia del favoloso mondo di Amélie. Quanti danni ha fatto, quel film!
In parte è anche così. Il pescatore di sogni non è infatti certo una pellicola “cattiva”. In nessun senso. Né nel senso di perfida, né nel senso di inguardabile. È un film giocato proprio sui bei propositi e sul trovare un senso alla propria vita e in questo un po’ paraculo lo è. Però sa fino a che punto tirare la canna (da pesca, non un altro genere di canna) senza diventare troppo zuccheroso o irritante.
Non per essere razzisti, però fosse stata una pellicola americana probabilmente sarebbe caduta facilmente tra le pericolose acque della stucchevolezza. Invece è un film britannico che ha dalla sua un pizzico di sempre piacevole sense of humor, infila dentro anche un minimo di satira nei confronti dei meccanismi della politica e non si concede troppo, non del tutto almeno, a facili sentimentalismi pucci pucci.

"Grazie per avermi concesso l'onore di questa esterna, Costantino!"
La storia raccontata dal film è di quelle più rischiose. Uno sceicco riccone ha la stralunata idea di pescare salmoni nello Yemen. Operazione costosissima di cui viene incaricato un funzionario del governo britannico, per una serie di questioni politico-burocratiche che in questa sede risulterebbe troppo lungo e noioso da spiegare e che sinceramente non ricordo più nemmeno bene, quindi proseguiamo oltre.
La vicenda è quella di un sogno impossibile fatto da un megamiliardario che evidentemente nella vita non ha trovato un modo migliore per dilapidare il suo gruzzolo. Finanziare un piccolo sito come Pensieri Cannibali gli faceva proprio schifo?
Eppure dietro vi è qualcosa di più di un semplice capriccio. Vi è la ricerca di andare controcorrente, sfidare le convenzioni comuni, lottare contro i mulini a vento, andare a caccia, o meglio a pesca, dell’impossibile.
Una bella storia che diventerà l’occasione per scoprire un nuovo modo di vedere le cose e banalità assortite varie, però raccontate in maniera brillante e non così banale. La narrazione mi ha anzi ricordato un pochino il libro che sto leggendo al momento, Libertà di Jonathan Franzen, sebbene il film non raggiunga gli stessi enormi livelli. Lì troviamo, tra le varie vicende raccontate, anche quella di un uomo che si occupa della salvaguardia di una specie rara di uccello per conto di una società multimiliardaria, qui invece abbiamo un tizio che dovrà cercare di portare i salmoni in Yemen contro il parere di tutti. Il suo prima degli altri. E insomma, alla fine non c’entra nulla, però era solo per consigliarvi un libro per l’estate, oltre naturalmente al mio.

"No, non puoi sederti lì. Quello è il nuovo trono di Costantino.
Se ti becca Maria de Filippi, si incazza!"
Se vi piace la pesca, troverete un motivo in più per vedere questo film. Se non ve ne frega niente di pesca, potete comunque guardarlo tranquillamente, visto che la pesca è usata più che altro come metafora per innescare riflessioni più profonde ed esistenziali. Tra i fan dell’argomento potrebbe esserci Ewan McGregor, che dopo Big Fish infilza con la sua lenza un secondo titolo ittico, e pure in Sogni e delitti di Woody Allen se ne andava in barca. Ma magari è solo una coincidenza…
Tra i fan della pesca invece di certo non ci sono io. Sono andato una volta, tra l’altro in un laghetto artificiale, ne ho pescati alcuni, non mi sono divertito un granché e li ho subito ributtati dentro. Se posso dare il mio parere tecnico: è una palla, la pesca. Forse persino più del golf.



"Non credevo che in un blog solo potessero starci dentro tante stron..."
Tornando sulla terra ferma, la pellicola è girata diligentemente e senza guizzi fuori dall’acqua dal mesteriante svedese Lasse Hallstrom, regista dei bei Buon compleanno Mr. Grape e Le regole della casa del sidro così come di ruffianate come Hachiko e Dear John. Il punto di forza sta però nell’ottimo cast. Se lo sceicco mediorientale interpretato dall’egiziano Amr Waked sembra una versione espressiva di Costantino Vitagliano, ma chiunque è più espressivo di Costantino Vitagliano, in una parte minore fa la sua bella figura nelle per lei piuttosto inedite vesti ironiche Kristin Scott Thomas. La cosa più convincente è soprattutto la coppia di protagonisti: Ewan McGregor dopo un periodo appannato continua ad azzeccare una pellicola via l’altra, pum pum, come ai tempi il Renton di Trainspotting si sparava una pera dietro l’altra. Dopo aver fatto coppia, sulle schermo intendo, con Melanie Laurent in Beginners ed Eva Green in Perfect Sense, la sua dolce metà cinematografica qui è Emily Blunt: ne I guardiani del destino non mi aveva convinto molto, Wolfman e I fantastici (???) viaggi di Gulliver facevano cagare anche se ci fosse stata la migliore attrice del mondo (Natalie Portman, nel caso aveste dubbi), ne Il diavolo veste Prada era luciferina ma nemmeno fino in fondo, qui invece finalmente mi ha convinto al 100%.

Non sarà il colpo dell’anno, però se pescando tirate su questa guizzante commediola romantica ma non troppo, potrete tornare a casa soddisfatti. Io no. Io odio la pesca. Però questo film è riuscito comunque a prendermi all’amo.
(voto 6,5/10)

martedì 28 giugno 2011

Che min**ia guaddi?

I guardiani del destino
(USA 2011)
Titolo originale: The Adjustment Bureau
Regia: George Nolfi
Cast: Matt Damon, Emily Blunt, John Slattery, Anthony Mackie, Terence Stamp, Michael Kelly, Anthony Ruivivar, Shohreh Aghdashloo, Jon Stewart
Genere: fantaromantico
Se ti piace guarda anche: Non lasciarmi, Gattaca, Matrix, The Manchurian Candidate

Non avete il libero arbitrio,
avete l’impressione del libero arbitrio

Quando ti imbatti in adattamento cinematografico da un racconto di Philip K. Dick ti aspetti di vedere un film di fantascienza più o meno tradizionale, magari venato da qualche sottotrama thriller per renderlo più ammiccante al grande pubblico. E invece no. I guardiani del destino è una storia romantica. A renderlo fantascientifico ci pensa il fatto che il protagonista sia un politico simpatico (o quasi), un tipo a posto, uno che ispira fiducia e non disprezzo. Sì, avete capito bene: davvero una cosa dell’altro mondo. L’avete mai visto un politico che è anche una brava persona? Ma non è finita qui, perché il suddetto protagonista è uno che antepone l’amore alla carriera. Siamo abituati agli scandali sessuali dei Berlusconi, dei Marrazzo, degli Strauss-Kahn e invece qui ci troviamo di fronte a un politico romantico, uno che incontra una tipa sull’autobus e poi per ribeccarla prende lo stesso autobus per tre anni di seguito.
Ed è qui che capisci che si tratta di pura fantascienza.

Giusto in un film di fantascienza può capitare di incontrare
la donna della vita in un cesso per uomini...
Questa volta i distributori italiani ce l’avevano dura con il titolo originale, impronunciabile anche per un inglese madre lingua: The Adjustment Bureau. E allora hanno deciso per un I guardiani del destino e possiamo ringraziare il cielo che non l’abbiano chiamato I guardoni del destino. Che poi forse a guardare bene sarebbe anche stata la scelta più azzeccata.
La storia è infatti quella di un politico candidato al senato degli Stati Uniti che però proprio nella serata in cui perde le elezioni incontra la donna della sua vita, una tipa stralunata interpretata da una Emily Blunt valida, anche se io per un personaggio del genere avrei visto molto meglio una Zooey Deschanel. Così come per la parte del protagonista avrei visto meglio qualcun altro.

Matt Damon l’ho sempre considerato un Leonardo DiCaprio di serie B: quando una parte la rifiuta lui, ecco che ai produttori di solito viene in mente di chiamare il Damon. Ché poi ha diversi buoni e anche ottimi film in curriculum, però faccio fatica a ricordare una sua prova recitativa che mi abbia davvero convinto: forse solo in The Departed, paradossalmente proprio accanto a DiCaprio. Dopo aver intepretato in maniera poco credibile l’uomo che sussurrava ai morti in Hereafter, il per nulla indemoniato Damon si trova qui più a suo agio nella parte dell’uomo politico giovane e rassicurante, una specie di Matteo Renzi in salsa yankee. Però a me resta sempre in testa il pensiero che con un altro attore il film ne avrebbe solo guadagnato…

Un momento Black Swan...
Lasciati da parte comunque i presupposti per trovarci di fronte a un fanta-thriller politico alla The Manchurian Candidate, il film segue la strada inaspettata e riuscita di una fantascienza sentimentale ed è qui che i guardiani/guardoni del destino entrano in gioco. Sono infatti loro che cercheranno di ostacolare la storia d’amore tra Matt Damon ed Emily Blunt. Perché? A voi scoprirlo, però un po’ li capisco: anch’io avrei ostacolato la scelta di questi due attori in favore di altri. Con Leo DiCaprio e quel peperino di Zooey Deschanel la storia sì che avrebbe fatto scintille. Così ci dobbiamo accontentare di una pellicola ottima, godibile e ben sopra la media.
A convincermi in pieno è invece il cast di contorno, con i cosiddetti guardiani del titolo interpretati da Anthony Mackie, per me il nuovo Denzel Washington (ho esagerato? E allora dico che potrebbe anche diventare meglio di Denzel Washington) e il grandioso John Slattery, il bianco di capelli di Mad Men. E su questo blog ogni volta che si cita Mad Men si fa un inchino di riverenza.
Se i guardiani del destino agiscono in una maniera che ricorda l’agente Smith di Matrix e la storia è una fantascienza intrisa di romanticismo tra Non lasciarmi e Gattaca, quello che manca è però un tocco d’autore forte. George Nelfi dirige con mano sicura (ho sempre voluto scrivere questa frase!), ma senza troppa personalità. Però può migliorare e per intanto ha realizzato un’opera d’esordio ben al di sopra della media e ben più interessante di quanto fatto da molti altri più blasonati colleghi.
E adesso cosa fai ancora su questo blog?
Che minchia guaddi?
Smettila di fare il guardone del destino e vai a vedere I guardiani del destino.
(voto 7+)


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