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mercoledì 3 settembre 2014

QUEL FILMETTO IMBARAZZANTE





Quel momento imbarazzante
(USA 2014)
Titolo originale: That Awkward Moment
Regia: Tom Gormican
Sceneggiatura: Tom Gormican
Cast: Zac Efron, Michael B. Jordan, Miles Teller, Imogen Poots, Jessica Lucas, Mackenzie Davis, Addison Timlin, Emily Meade, Josh Pais, Lola Glaudini, Alysia Reiner, D.B. Woodside
Genere: tardoadolescenziale
Se ti piace guarda anche: Amici, amanti e…, The First Time, American Pie, Gossip Girl, Sex and the City

Ci sono cose che sono imbarazzanti da ammettere. Io ad esempio mi vergogno un pochetto a confessare che, se fossi una donna, aprirei le gambe all’istante a uno come lo Zac Efron di Quel momento imbarazzante. È quel tipo di ragazzo che ha la battuta sempre pronta. Non la battuta piaciona, di quelle che infastidiscono più che far ridere, o la battuta volgare alla Berlusconi, bensì la battuta efficace e inaspettata. È inoltre quel tipo di ragazzo che sembra a suo agio in qualsiasi situazione, anche quando a una festa elegante si presenta vestito con un pene in lattice di fuori. È quel tipo di ragazzo in pratica che non prova mai imbarazzo.

Io invece provo un po’ di vergogna a confessare che Quel momento imbarazzante mi è piaciuto. Ok, piaciuto è una parola esagerata. Non è che lo abbia adorato o chessò io, però l’ho moderatamente apprezzato. Ci sono filmoni d’autore che mi fanno venire due palle così, tanto per dirne uno su tutti La conversazione di Francis Ford Coppola, e invece un filmetto innocuo, già visto e banalotto come questo me lo sono gustato dall’inizio alla fine senza annoiarmi per un solo istante. Ciò è abbastanza imbarazzante, soprattutto per uno come me che tiene un blog prevalentemente cinematografico, e mi fa capire come la visione di troppa Gossip Girl abbia nuociuto gravemente al mio cervello.
Ho citato Gossip Girl perché per certi versi la rappresentazione della vita a New York City messa in scena da questa pellicola me l’ha ricordata. In Quel momento imbarazzante non c’è una visione della Grande Mela vicina a quella intellettualoide di Woody Allen, a quella hipster della serie Girls o a quella grottesca di Louie. In Quel momento imbarazzante siamo dalle parti, oltre che di Gossip Girl, anche di un Sex and the City virato al maschile. Più che altro assistiamo semplicemente a una girandola di appuntamenti, situazioni più o meno romantiche e gag in stile American Pie. Proprio come in quest’ultima pellicola, anche qui i protagonisti fanno un patto, in questo caso decidono di rimanere single per solidarietà nei confronti di uno di loro, che sta affrontando il divorzio dalla moglie.
Divorzio?
Proprio così. Nonostante i protagonisti siano circa 20/25enni al massimo, uno di loro sta già affrontando una separazione. Nel ruolo del promesso divorziato troviamo Michael B. Jordan, ottimo giovane attore già visto in Friday Night Lights, Chronicle e Prossima fermata Fruitvale Station che però pare parecchio più a suo agio sul fronte drama che non qui in quello comedy.

"Hey, non è vero che sono l'ex idolo delle teenagers. Sono ancora il loro idolo!"
Troviamo poi il già menzionato Zac Efron, che continua la sua marcia di allontanamento dal film che gli ha regalato il grande successo, High School Musical. Se oggi scrivessi una tesi di laurea, probabilmente la farei sugli idoli adolescenziali che cercano di costruirsi una carriera dopo essere diventati delle icone per i teen. C’è chi ce l’ha fatta alla grande, come Leonardo DiCaprio o Justin Timberlake, e c’è chi ha affrontato la cosa in maniera piuttosto traumatica, come Macaulay Culkin, Lindsay Lohan od oggi Justin Bieber. E c’è poi invece chi ce la sta facendo in maniera traumatica ma di successo, come Miley Cyrus. Se dovessi dare un consiglio ai ggiovani d’oggi direi loro di non laurearsi, però se proprio vogliono farlo che non scelgano Scienze della Comunicazione, però se proprio la scelgono questo potrebbe essere un buon argomento per una tesi. Il mio consiglio l'ho dato, poi fate come volete...
Chiusa questa non richiesta parentesi universitaria, Zac Efron tutto sommato la sta sfangando. Una buona mossa per un giovane attore ex idolo delle ragazzine crescendo è quella di cercare di accattivarsi le simpatie del pubblico maschile. Zac Efron grazie a ruoli come questo o a quello nel successo dell’estate americana Cattivi vicini ci sta riuscendo. A questo punto gli manca giusto l’appoggio di un regista di alto livello, come capitato a DiCaprio con Martin Scorsese, e la trasformazione dell’ex Troy Bolton di High School Musical in un attore rispettabile può dirsi completata.

"Ma tu sei la tipa sull'header di Pensieri Cannibali?"
"Sì, proprio io. Anche se lì sono in un'imbarazzante versione nerd..."
L’altro protagonista del terzetto con Zac Efron e Michael B. Jordan è infine Miles Teller, che mi sembra un po’ la versione aggiornata di Joshua Jackson, il Pacey Witter di Dawson’s Creek, un’eterna promessa adolescenziale di quelle che non sono destinate a esplodere mai completamente.
Se il terzetto di protagonisti maschili tutto sommato funziona bene, con la parte femminile del cast va ancora meglio. Non provo imbarazzo a dire che ho una cotta per quasi tutte le attrici di questo film, esclusa la solita insopportabile Jessica Lucas, già vista nelle serie Life as We Know It e Melrose Place 2.0. Innanzitutto c’è Imogen Poots, la nuova Scarlett Johansson, una che di recente sto vedendo dappertutto (Non buttiamoci giù, Need for Speed, Il lercio, Una fragile armonia, Fright Night, etc.) e non ho capito se è perché lei sta girando un sacco di film o se è perché io guardo un film proprio quando so che c’è lei. In Quel momento imbarazzante compaiono poi anche la sexyssima Addison Timlin, più Emily Meade, una delle attrici dell’imperdibile serie estiva di HBO The Leftovers, e la mia nuova idola Mackenzie Davis della serie Halt and Catch Fire.
Non guardate Halt and Catch Fire?
Questo sì che è davvero imbarazzante. Così come è imbarazzante che io promuova questo film dalle scarse pretese. Se mi conoscete, dovreste però sapere che in questo genere di pellicoline teen ci sguazzo e, se dentro ci mettete un bel cast di giovani attori promettenti, una piacevole colonna sonora in cui spiccano gli Horrors, più una serie di dialoghi vagamente decenti, il gioco è fatto. E poi, tra i miei film vergogna, ci sono robe ben più imbarazzanti di questa…
(voto 6/10)

venerdì 8 agosto 2014

GIMME SHELTER, DATE RIFUGIO A QUEL CESSONE DI VANESSA HUDGENS




"Altroché Spring Breakers, qui sì che sono sexy!"
Gimme Shelter - Non lasciarmi sola
(USA 2013)
Regia: Ron Krauss
Sceneggiatura: Ron Krauss
Cast: Vanessa Hudgens, Brendan Fraser, Rosario Dawson, Ann Dowd, Emily Meade, Rachel Mattila Amberson, Dascha Polanco, Stephanie Szostak, Candace Smith, Tashiana Washington, James Earl Jones
Genere: indie teen mom
Se ti piace guarda anche: Short Term 12, Precious, Teen Mom, 16 anni e incinta, Juno

E pensare che quando dicevo che Vanessa Hudgens è una grande attrice, la gente mi rideva dietro. Invece adesso le cose sono molto cambiate.
Vanessa Hudgens è una grande attrice.

AAAHAAHAAH

AAH AAH AAAH AAAH AAAH


Ok, la gente continua a ridere anche adesso quando lo dico, è vero. Le cose non sono cambiate. Però la gente che ora ride probabilmente non ha ancora visto Il cacciatore di donne, film in cui la Hudgens dà merda persino a Nicolas Cage…
Ok, esempio sbagliato. Non è che ci vada molto. Anche Gabriel Garko potrebbe far sfigurare il Nic Cage degli ultimi tempi.
La gente che adesso ride probabilmente non ha visto nemmeno Gimme Shelter, il nuovo film che vede protagonista Vanessa Hudgens. Una Vanessa Hudgens imbruttita che sfoggia qui un look da ragazzino cileno malato di AIDS. Non proprio il massimo del sexy. In bikini in Spring Breakers era meglio. Un pochino meglio.

"Beh sì, dai. Modestamente sono proprio un bel ragazzo."
In pratica, qui Vanessa Hudgens è ricorsa a quello stratagemma cui ricorrono (quasi) tutte le star di Hollywood a un certo punto della loro carriera quando vogliono dimostrare di essere qualcosa di più di un bel tocco di fregna. L’esempio più clamoroso è stato quello di Charlize Theron che si è presentata leggerissimamente meno infighettata di come eravamo abituati vederla di solito in Monster, un titolo un programma. Oppure Hilary Swank…
Ah, no. Ho sbagliato esempio di nuovo. Lei di solito è cessa e tutti a dire quanto è brava e a darle degli Oscar, poi quando si è presentata tutta infighettata in Black Dahlia non se l’è cagata nessuno. A Hollywood funziona così. Più ti imbruttisci e più vieni premiato. Più ti infighetti e più sei ignorato. Soprattutto se sei una donna, ma Christian Bale e Matthew McConaughey di recente in versione anoressica hanno dimostrato come la cosa valga pure per gli uomini.
La scelta di presentarsi in versione cozza non ha portato Vanessa Hudgens a correre per gli Oscar, però se non altro le è valsa il plauso della critica d’Oltreoceano. Per poter essere presa in considerazione dall’Academy ci sarebbe voluta una pellicola un minimo più decente, cosa che Gimme Shelter purtroppo non è.

"Vanessa, bella de mamma. Puoi sforzarti finché vuoi,
ma non sarai mai gnocca quanto me, ricordalo!"
La prima parte non è nemmeno malaccio. Solito film indipendente in stile Sundance, con una storia che sembra una puntata di Teen Mom girata nel ghetto. Vanessa Hudgens è Apple, una 16enne incinta che se ne va di casa, visto che Rosario Dawson (imbruttita pure lei, solo che lei come attrice resta incapace comunque) non è proprio la madre dell’anno. Vanessa Hudgens va così a ricercare il padre Brendan Fraser. Un Brendan Fraser parecchio invecchiato, però lo sguardo fisso da mummia è rimasto sempre lo stesso. La sua parte è quella da lupo yuppie di Wall Street pieno di grana, ma Vanessa Hudgens non è lì per i suoi soldi…
Certo, certo. Come no?

Vanessa Hudgens è lì perché non sa dove altro andare e, a questo punto, ci si potrebbe aspettare una di quelle commedie americane in cui la tipa disadattata di turno ritrova l’amore paterno e, grazie al makeup e a qualche abito sexy di marca, diventa una strafiga. Così non è. Per fortuna. Questo è un dramma e a quella povera sfigata della protagonista ne capitano di tutti i tipi, manco la sceneggiatura l’avesse scritta Lars von Trier.
Bene. Cioè, male per lei, ma bene per noi spettatori. Ci aspetta allora un bel melodrammone in grado di toccare il cuoricino?
No. Il film fa prendere male per la triste vicenda della sua protagonista, eppure allo stesso tempo non riesce a creare una vera connessione emotiva. La colpa non è certo di Vanessa Hudgens, che qui è davvero bravissima e sulle sue spalle regge da sola l’intera pellicola. La colpa è semmai del suo personaggio che non è certo quello della ragazza più simpa del mondo, e la colpa è di una sceneggiatura che si trascina stancamente fino a…

"Incinta???
C'è davvero qualcuno che ha avuto il coraggio di trombarmi in questo stato?"
ATTENZIONE SPOILER
…fino a una parte finale in cui arriva una (non richiesta) svolta cristiana. All’improvviso, anziché in una versione alternativa di Teen Mom o 16 anni e zoccola incinta, veniamo catapultati dentro una puntata di Settimo cielo e allo stesso tempo la colonna sonora passa dall’efficace “Born to Die” di Lana Del Rey alla terrificante “The Prayer” di Celine Dion suonata sui titoli di coda. Proprio così.
Posso dare atto al film di avermi sorpreso, questo sì. Solo si è rivelata una sorpresa davvero negativa. Una pellicola che per un'ora non era stata fenomenale, però quanto meno decente, negli ultimi minuti sbrocca totalmente e si trasforma in una markettona clamorosa nei confronti delle associazioni religiose. Ma porco zio!
Quei bigottoni degli americani non ce la fanno proprio a tenersi e mo’ arrivano a contaminare persino il cinema indie. Io mi chiedo: “Dio mio, dove andrà a finire questo mondo? Doveee?”
Se il film non è un granché e la parte conclusiva è davvero terrificante, di Gimme Shelter resta comunque una cosa da conservare nella memoria e da incorniciare: Vanessa Hudgens, che qui dimostra, anzi si conferma ancora una volta una grande, grandissima attrice.

AAH AHAHAH AAAH AAAH

AAAAAH AAAH AAAAH AAAAAAAH

Smettetela di ridere. Vi sto dicendo la verità. Abbiate Fede in me, dannati miscredenti.
(voto 5/10)


domenica 3 agosto 2014

THE LEFTOVERS E IL MISTERO DEI POST SCOMPARSI NEL NULLA





The Leftovers
(serie tv, stagione 1, episodi visti finora 1-5)
Rete americana: HBO
Rete italiana: Sky Atlantic
Creata da: Damon Lindelof, Tom Perrotta
Ispirata al romanzo: Svaniti nel nulla di Tom Perrotta
Cast: Justin Theroux, Amy Brenneman, Margaret Qualley, Chris Zylka, Christopher Eccleston, Liv Tyler, Ann Dowd, Emily Meade, Carrie Coon, Michael Gaston, Max Carver, Charlie Carver, Frank Harts, Amanda Warren, Annie Q.
Genere: misterioso
Se ti piace guarda anche: Les Revenants, Twin Peaks, Lost

Avevo scritto un post bellissimo dedicato alla nuova serie HBO The Leftovers. Peccato sia sparito. Dove?
Nessuno lo sa. Un giorno, il 2% dei post di tutti i siti del mondo è scomparso. Svanito nel nulla.
Da allora, il web non è più stato lo stesso. Noi autori di blog vaghiamo per la rete con lo sguardo assente. Non ci fidiamo più di nessuno. Continuiamo a fare copie di backup dei nostri pezzi, spaventati dal fatto che si possa ripetere di nuovo qualcosa del genere. Quell’esperienza ormai ci ha cambiati per sempre e non potremo mai dimenticare quei meravigliosi post andati perduti.
A dirla tutta, in quel 2% di pubblicazioni c’erano anche un sacco di schifezze che non mancheranno a nessuno, ma questo non importa. Niente può cancellare il dolore per aver perso per sempre le nostre opere.

Anche sforzandomi, non riuscirò più a scrivere un post meraviglioso quanto quello che avevo preparato con tanto amore su The Leftovers. Era un pezzo che univa l’asciuttezza stilistica di un Ernest Hemingway, il sarcasmo di un giovane Bret Easton Ellis, l’epicità di un William Shakespeare, la solennità di Giovanni, Matteo, Luca e Marco ovvero Gli Evangelisti all-stars, la spudoratezza commerciale di un Dan Brown, la poetica di un Giacomo Leopardi e la libertà espressiva di un Allen Ginsberg, il tutto scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi come la Divina Commedia.
Adesso quelle stesse parole non mi vengono più. Perché è davvero difficile descrivere il fascino di una serie come The Leftovers a chi non l’ha mai vista. Al suo interno si respira un’aria malsana. In ogni scena traspare il senso di angoscia esistenziale dei suoi protagonisti. Non passa un momento in cui non si venga presi da un’inquietudine di quelle vicine alla visione di Twin Peaks o Les Revenants. Allo stesso tempo c’è anche una splendida costruzione del mistero che ricorda Lost. Non è certo un caso che il co-creatore della serie, insieme al Tom Perrotta autore del libro Svaniti nel nulla da cui è tratta, sia Damon Lindelof, una delle tre menti deviate e geniali che ci hanno regalato il cult con Jack, Kate, Sawyer, Hurley, Locke e tutti gli altri.

Questi riferimenti possono essere però fuorvianti e far pensare a un prodotto derivativo. Nonostante le vicinanze con queste e ad altre serie (FlashForward, The 4400, Resurrection etc.) e oltre alla regia nei primi episodi di Peter Berg che rimanda col pensiero a Friday Night Lights, The Leftovers brilla di luce propria. Ha una sua identità precisa e ben definita, di quelle che le sole parole non bastano a descriverla. Bisogna vederla, bisogna sentire le splendide musiche composte da Max Richter, quello della grandiosa colonna sonora di Valzer con Bashir, bisogna viverla. Insieme alla sua gente, insieme ai suoi personaggi, come i tizi della setta che non parlano ma fumano soltanto come delle ciminiere tutto il giorno, o come il capo della polizia interpretato da Justin Theroux. Sì, proprio quel tipo che tutti ci chiedevamo che fine avesse fatto dopo essere stato il protagonista maschile del capolavoro Mulholland Drive di David Lynch e poi si è scoperto che non era sparito proprio nel nulla, ma si stava ciulando Jennifer Aniston.

Poi c’è Liv Tyler. Dov’era finita pure lei? Boh, dopo i video per gli Aerosmith del paparino Steven, Armageddon e Il signore degli anelli nessuno l’ha praticamente più vista per anni e ora rieccola qua, con un fascino più maturo, più misterioso. Inoltre ci sono un sacco di personaggi teen, personaggi teen inquietanti, personaggi teen che si masturbano mentre si fanno strangolare, personaggi teen che non sono i soliti bimbiminkia delle serie adolescenziali. Tra loro spiccano Chris Zylka che fino a poco fa nelle serie bimbominkiose ci sguazzava (The Secret Circle e Twisted), così come i gemelli Max e Charlie Carver di Teen Wolf, in più c’è la gnocchetta Emily Meade e soprattutto la splendida rivelazione Margaret Qualley, che con quei suoi occhioni tristi sembra una versione aggiornata di Lara Flynn Boyle AKA Donna Hayward di Twin Peaks.
E infine ci sono i cani. Quali cani?
Sembrano quelli di una volta, eppure non sono più i nostri cani.

Non avete idea di cosa sto dicendo?
C'è un unico modo per rimediare. Se ancora non avete visto The Leftovers, guardatela. È una delle cose migliori che passano quest’estate sulla tv americana e pure su quella italiana, grazie a Sky Atlantic. Quando lo farete, vi sentirete come se aveste recuperato qualcosa. Qualcosa che era andato perso per sempre e nessuno sa perché.
Adesso vado a fare una copia di backup di questo post. Che non si sa mai.
(voto 8/10)

martedì 13 agosto 2013

GOSSIP KIDS




"Uff, da quando Gossip Girl è finito, non mi chiama più nessuno per lavorare..."
Twelve
(USA, Francia 2010)
Regia: Joel Schumacher
Sceneggiatura: Jordan Melamed
Tratto dal romanzo: Twelve di Nick McDonell
Cast: Chace Crawford, Emma Roberts, Rory Culkin, Emily Meade, 50 Cent, Esti Ginzburg, Philip Ettinger, Billy Magnussen, Zoë Kravitz, Ellen Barkin, Cody Horn, Nico Tortorella
Genere: good kids gone bad
Se ti piace guarda anche: Alpha Dog, Black & White, Kids, Gossip Girl, Slevin

"Veramente non ti chiamava nessuno manco prima, gossip boy. Ahah!"
Twelve non è la storia di un dodicenne, così come il titolo lascerebbe presupporre. Twelve è il nome della droga che assume il ruolo di protagonista o quasi della vicenda. Le droghe possono essere delle grandi protagoniste cinematografiche, si veda in proposito l’eroina letteralmente eroina di film come Trainspotting e I ragazzi dello zoo di Berlino, o l’NZT di Limitless.
Droga a parte, il protagonista “umano” del film è invece White Mike, un ragazzo che dopo la morte della madre malata di cancro si dà allo spaccio. White Mike non si droga, nemmeno beve, nemmeno s’è mai fumato una sigaretta. Eppure decide che quella dello spacciatore è per lui la professione giusta, nel mezzo del cammin della sua giovane vita. White Mike è il fornitore fantasma della gioventù ricca dell’Upper East Side di New York.
In pratica questa è, o almeno dovrebbe essere, una sorta di versione tossica di Gossip Girl. Non è certo un caso allora che nei panni del protagonista White Mike troviamo Chace Crawford, quel fesso di Nate Archibald in Gossip Girl. Dico fesso, perché era uno di quei personaggi che all’inizio promettevano bene, e poi se n’è andato a farsi benedire, così come tutto il resto della serie, peggiorata di stagione in stagione e diventata ‘na roba sempre più ridicola. Poi finalmente, qualche mesetto fa, Gossip Girl è terminato e Hallelujah! è l’unica parola - gridata a squarciagola - che mi viene in mente per celebrare un’occasione del genere.
Anche all’infuori della serie che gli ha dato la fama, comunque, Chace Crawford come attore è ancora molto limitato e non riesce a regalare un grande spessore al suo tormentato personaggio. C'era da aspettarselo.

"Ma che palle, sono l'unica in lutto per la fine di Gossip Girl?"
Molto Gossip Girl anche una delle protagoniste femminili, la classica ragazzina ricca e viziata che si dà al Twelve per uscire dalla perfezione della sua impeccabile vita. L’attrice che la interpreta, Emily Meade, assomiglia molto a Leighton Meester, la mitica Blair Waldorf dello stesso Gossip Girl, ed è un volto da tenere in considerazione, visto che la ragazza non solo è parecchio bella ma pure brava. Il suo è un volto tra l’altro già apparso (sfigurato) nella prima stagione di Boardwalk Empire, così come nell’horrorino di Wes Craven My Soul to Take, di cui sono tra i pochi e forse unici al mondo a non averne parlato male.
Nel cast variegato della pellicola figurano anche un 50 Cent che è meglio se torna a fare il rapper perché a recitare è una scarpa, uno dei Culkin a caso, Rory, la sempre brava Emma Roberts e la giovane modella gnoccolona Esti Ginzburg.

Se gli attori, chi più chi meno, se la cavano ancora, a non convincere per nulla è la regia di Joel Schumacher, uno che come Michael in Formula 1 ha continuato a correre a lungo, ma non più con i risultati di un tempo. Con un’enorme differenza tra i due: Michael Schumacher, per quanto mi sia sempre stato sulle balle, è stato un indiscutibile campione, uno dei più grandi della Formula 1, se non altro per continuità nelle vittorie, di certo non per simpatia o umanità (perché, Michael Schumacher è umano?). Joel Schumacher un campione invece non lo è mai stato. Ha fatto qualche film decente, in carriera, ma soprattutto un sacco di porcate varie. Di recente poi è finito a filmare davvero di tutto, un po’ come Nicolas Cage (non a caso incontrato sul set del pessimo Trespass).

"Hey yo, 50, bella lì, come butta uomo?"
"Ma sta zitto, ragazzino bianco, e dammi la droga!"
E così lo Schumi regista si è cimentato pure con questo film teen-drogato tratto dal romanzo d’esordio di Nick McDonell, uno scrittore che ai tempi della realizzazione di questa sua opera prima aveva appena 17 anni. Non ho letto il romanzo in questione, ma l’impronta letteraria si sente in maniera prepotente, se non altro per la continua voce fuori campo presente di un narratore onnisciente. Voce che, sebbene in originale sia di Kiefer Sutherland, alla lunga risulta fastidiosa e se ne fa un uso eccessivo, troppo letterario e poco filmico. L’impressione, così come per altre pellicole tratte di recente da libri cult o pseudo cult come Un giorno questo dolore ti sarà utile e Molto forte, incredibilmente vicino è che si sia rimasti troppo fedeli alle parole stampate su carta e non si sia riusciti a renderle in una maniera davvero cinematografica.
Schumacher per pigrizia ha preferito affidarsi alle parole di un narratore, piuttosto che cercare di raccontare la vicenda attraverso qualche espediente visivo. E la regia come detto è proprio il punto più debole, si vedano in proposito le pessime scene più dopate e visionarie, che in mano a un Aronofsky o a un Lynch possiamo solo immaginarci che figata allucinogena sarebbero state.
Anche se i registi ideali per una pellicola del genere sarebbero stati Larry Clark (Kids, Ken Park, Bully) o il suo amichetto Harmony Korine (Gummo e Spring Breakers). Al loro confronto, quella di Twelve è una versione ripulita e glamour delle vite così belle eppure così disperate di un gruppo di ragazzini privilegiati dell’elite americana. Quelli i cui problemi maggiori sono la scelta di una Porsche al posto di una Lamborghini, oppure decidere se andare ad Harvard o alla Brown. Vite talmente perfette da aver bisogno di qualcosa a dar loro una scossa di imprevedibilità e a ciò ci pensano le droghe di White Mike. Fino all’inevitabile tragedia…
A metà strada tra Gossip Girl e Kids, ne esce allora un filmetto guardabile come la puntata pilota di una nuova serie adolescenziale che però mai avrà un secondo episodio. E non è tutto 'sto gran peccato.
(voto 6-/10)



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