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mercoledì 26 febbraio 2014

SAVING MR. HANKS




Saving Mr. Banks
(USA, UK, Australia 2013)
Regia: John Lee Hancock
Sceneggiatura: Kelly Marcel, Sue Smith
Cast: Emma Thompson, Tom Hanks, Annie Rose Buckley, Colin Farrell, B.J. Novak, Jason Schwartzman, Paul Giamatti, Bradley Whitford, Kathy Baker, Rachel Griffiths, Luke Baines
Genere: genesi di un film
Se ti piace guarda anche: Hitchcock, Neverland – Un sogno per la vita, Marilyn, Mary Poppins

È possibile fare un bel film sulla realizzazione di un brutto film? Cerchiamo di scoprirlo.
Come ho testimoniato ieri, la visione di Mary Poppins mi ha provocato nausea e incazzature varie, con tutte le sue canzoncine cinguettose e i suoi eccessi di disneysmo sfrenato. Quindi, anche se magari non sarete d’accordo, per me Mary Poppins è un brutto film. Un film pessimo.
A ciò dobbiamo aggiungere un’altra questione mica da poco. Nel cast di questo Saving Mr. Banks c’è Mr. Tom Hanks. Come forse saprete, c’è una sola cosa che mi infastidisce più di Mary Poppins o di Antonella Ruggiero che cantano: la visione di un nuovo film con Tom Hanks. Questa volta, il Fabio Fazio degli attori hollywoodiani ha deciso di superare se stesso e mettermi ulteriormente alla prova in una maniera perfida. In Saving Mr. Banks, il film sulla lavorazione del film di Mary Poppins, Hanks ha deciso di interpretare non un personaggio a caso, bensì Walt Disney. E io con il mondo Disney non è che vada proprio d’accordissimo e in particolare per Walt Disney non è che abbia mai provato un’enorme simpatia. Al creatore dell’insopportabile perfettino Topolino ho sempre preferito Carl Barks, autore del mio personaggio preferito dell’universo disneyano, il mitico, avidissimo, cattivissimo Paperon de’ Paperoni, il vero paparino dei vari Gordon Gekko di Wall Street e Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street.

Le premesse erano quindi per me davvero tragiche.
Mary Poppins + Tom Hanks + il personaggio di Walt Disney all’interno di una pellicola prodotta dalla stessa Disney = ero già pronto al suicidio.
Prima di compiere il gesto estremo, ho però deciso di dare una possibilità a questo Saving Mr. Banks, sperando si sarebbe potuto trasformare in un mio Saving Mr. Hanks. Invece no. Non ho salvato Tom Hanks. Io in questo film Tom Hanks l’ho odiato. Come al solito, più del solito. Eppure qui questo odio è giustificato, perché Tom Hanks interpreta Walt Disney e Walt Disney è il cattivo di turno.
Un film della Disney in cui Walt Disney è il villain?
Sì, così almeno è come io personalmente ho visto il film.

Saving Mr. Banks racconta di come la serie di libri per ragazzi di Mary Poppins realizzata dalla scrittrice inglese Pamela Lyndon Travers si è trasformata nel celebre film della Disney Mary Poppins che tutti conosciamo, che alcuni di voi amano e che io invece odio. Il processo per portare la tata più magica e più celebre del mondo su grande schermo è stato tutt’altro che semplice. Walt Disney, l’ostinatissimo Walt Disney, l’uomo che non accetta un no come risposta, aveva provato per 20 anni a convincere la Travers a farsi cedere i diritti per realizzarne un adattamento cinematografico, ma lei gli ha sempre risposta: “Ciucciamela!”
Perché?
Perché non voleva che la sua storia, i suoi personaggi, la sua Mary Poppins venissero disneyzzati. Non voleva che la sua saga fosse trasformata in una pellicola musical a cartoni animati. Come darle torto, a questa donna illuminata, come darle torto?

"Ebbene sì, la Rai ha trovato un nuovo conduttore per Sanremo
ancora più buonista di Fabio Fazio: me!"
Il tempo passa, lei continua a dire no, fino a che, a inizio anni Sessanta, l’esercito Disney alza il tiro del suo corteggiamento sfrenato, invitando la Travers a partecipare alla realizzazione del film nei suoi studi hollywoodiani. La P.L. Travers (ma perché tutti gli scrittoroni autori di saghe fantasy hanno più di un nome?) si trova così in un ambiente zuccheroso, tipicamente disneyano, che la infastidisce. Come darle torto di nuovo?
Walt Disney, il Male fatto persona, di fronte a lei è tutto buono buonino, come i tipici protagonisti delle sue pellicole. In realtà fa di tutto pur di realizzare il film che lui vuole. Non gliene frega niente della Travers o della Mary Poppins originale. A lui interessa solo comprare le persone, comprare le loro storie, modificarle e portare nei cinema la sua ennesima versione edulcorata e malata del mondo. Fino a che non vince lui. Questo film in pratica è, almeno per come l’ho vista io, una discesa negli Inferi.

Un grande pregio di Saving Mr. Banks è quello di mostrarci come la Travers abbia trovato l’ispirazione per la sua Mary Poppins. Attraverso una serie di flashback riviviamo la problematica infanzia della scrittrice cresciuta con un padre alcolizzato, Colin Farrell, attore irlandese noto bevitore scelto non a caso per questo ruolo che gli calza a pennello. Grazie a questa parte veniamo così a conoscere le vere radici della storia, del personaggio creato dall’autrice, ben lontano dalla messa in scena zuccherosa della versione disneyana. Questi flashback sono alternati in maniera sapiente con la parte che vede la Travers adulta, intepretata da una Emma Thompson, attrice che pure lei non m’è mai piaciuta, più che convincente.

"Benvenuto nel tuo Inferno personale, Cannibal!"
La vera rivelazione personale del film comunque è lui, sì proprio lui: Tom Hanks. Ma non avevo detto che l’avevo trovato ancora una volta odioso?
Sì, esatto. In quest’occasione non interpreta però il suo solito personaggio da protagonista buono del film. Qui è il cattivo e così risulta perfetto. Peccato che poi pure Saving Mr. Banks non riesca a salvarsi dal solito finale strappalacrime e rischi così di compromettere quanto di buono mostrato fino a quel momento. Ma non ha troppa importanza. D’altra parte da una pellicola prodotta dalla Disney non ci si poteva aspettare una conclusione differente. Ciò che non mi aspettavo era di apprezzare una performance recitativa di Tom Hanks, né tanto meno apprezzare un film sulla lavorazione di una pellicola da me tanto detestata. Eppure Saving Mr. Banks, nonostante la regia non certo memorabile di John Lee Hancock, riesce a essere una riflessione profonda ed efficace su ciò che sta dietro alla nascita di una pellicola, ancor più del pur intrigante Hitchcock che raccontava della realizzazione di un capolavoro – quello sì – del cinema come Psyco. E dimostra anche come, a volte, dietro a una storia celebre, può nascondersi un’altra storia ben più interessante.
Per rispondere alla domanda posta in apertura di post quindi sì, è possibile fare un bel film persino sulla realizzazione di uno dei film più detestabili di sempre su uno dei personaggi più detestabili di sempre, almeno nella versione disneyana, Mary Poppins.
Senza offesa, bitch.
(voto 7/10)

domenica 16 giugno 2013

VERO COME LA FINZIONE, L’ULTIMO POST CANNIBALE


Vero come la finzione
(USA 2006)
Titolo originale: Stranger Than Fiction
Regia: Marc Forster
Sceneggiatura: Zach Helm
Cast: Will Ferrell, Maggie Gyllenhaal, Emma Thompson, Dustin Hoffman, Queen Latifah, Tony Hale, Tom Hulce, Linda Hunt, Kristin Chenoweth
Genere: letterario
Se ti piace guarda anche: Ruby Sparks, The Truman Show, Il ladro di orchidee, Essere John Malkovich, Synecdoche New York
(voto 6,5/10)

Post pubblicato anche su L'OraBlù, insieme al nuovo minimal poster realizzato da C[h]erotto.



"Non la so fare Yesterday dei Beatles. Se vuoi però ti suono un pezzo dei Modà."
"Ma lo sai che s'è fatto proprio tardi? Devo scappare..."
Stava scrivendo un altro dei suoi post. L’ennesimo per quel suo blogghetto, Pensieri Cannibali. Non è che fosse un sito eccezionale o chissà cosa, però gli piaceva impegnarsi per realizzare dei pezzi che fossero un minimo originali. Magari anche interessanti. Stava scrivendo dell’ultimo film che aveva visto, Vero come la finzione. In quel periodo si era preso una fissa per le pellicole con Will Ferrell, chissà perché. Nessuno lo sa, nemmeno io che sono il narratore onnisciente. Onnisciente un paio di palle. Ci sono cose che nemmeno noi possiamo sapere. Saremo narratori onniscienti, saremo una razza superiore alla vostra, stupidi umani, ma non siamo Dei. Ci andiamo vicino, eppure non lo siamo del tutto.

"Basta con 'sti blog! E' ora di tornare alle macchine da scrivere..."
Vero come la finzione è un film diverso dai soliti con Will Ferrell. Non è una delle sue tipiche esilaranti stronzatone comiche, come il geniale Fratellastri a 40 anni, o i vari Ricky Bobby e Blades of Glory. Questa volta aveva voluto fare il serio, come Adam Sandler quando ha girato Ubriaco d’amore o Reign Over Me.
Vero come la finzione è una commedia drammatica o, se preferite, un dramma dai risvolti di commedia. Un dramedy, o anche una commedia grottesca. Uno di quei film con una sceneggiatura che sembra firmata da Charlie Kaufman, solo che non lo è. Rispetto alle pellicole girate da Spike Jonze, Michel Gondry o dallo stesso Kaufman, questo è un cinema meno indie e più, come dire?, tradizionale. Un grottesco atipico, di quelli contaminati con la commedia hollywoodiana classica, d’altra parte la regia è del mestierante Marc Forster e la sceneggiatura è firmata da Zach Helm, quello del pessimo Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie (sorry Natalie, ma pure tu ogni tanto toppi). Un incrocio di cose, intrigante sebbene non riuscito fino in fondo, che ricorda molto Ruby Sparks. E Ruby Sparks è venuto dopo… che gli autori si siano per caso ispirati un pochino a questo film? La tematica è simile, quella della realtà e della finzione che si mescolano, come si può intuire dal titolo della pellicola. Pure in questo caso abbiamo un personaggio letterario che prende vita, come Ruby Sparks. O forse non è che prenda vita dalla letteratura. Il personaggio è vivo, vero, e una narratrice racconta ciò che gli capita e lui a un certo punto se ne accorge. Si rende conto di essere al centro di una narrazione, controllato e spiato ovunque come Truman in The Truman Show. Una di quelle tipiche situazioni che portano alla schizofrenia.

"...o anche ai diari personali."
Cannibal Kid stava scrivendo di questo film, questo Vero come la finzione per un nuovo post su Pensieri Cannibali, si stava impegnando, se solo avesse saputo che…
...che quello sarebbe stato il suo ultimo post. Proprio così. Quello che non conosceva era il motivo. Perché sarebbe stato il suo ultimo post per Pensieri Cannibali? Stava per morire? Oppure il blog avrebbe chiuso? Un potente portale cinematografico stava per acquisirlo? La rete Internet era sul punto di collassare? Il mondo così come lo conoscevamo stava per finire?
In qualunque caso, quello sarebbe stato il suo ultimo post. Una volta saputo ciò, decise che doveva impegnarsi di più, doveva scrivere qualcosa di davvero memorabile. Doveva lasciare una traccia che nessuno avrebbe dimenticato mai. Impresa mica facile. Quando ci si sforza troppo è ancora più difficile riuscire a tirare fuori qualcosa che lasci davvero il segno.
Ci voleva una frase storica, qualcosa tipo: “Non può splendere il sole per sempre.” O “La vita è come una scatola di cioccolatini spiaccicata a terra.” Oppure “Al mio segnale, scatenate il Paradiso!”. O ancora “Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare… Maria de Filippi in fiamme lanciare dei rapper al largo dei bastioni di Canale 5.”

"Ultimo post cannibale? Questa sì che è una bella notizia!"
Qualcosa in grado di rimanere per sempre. Ma non gli veniva in mente nulla. Continuava a pigiare i tasti sulla tastiera e gli uscivano solo fiumi di parole memorabili quanto “Fiumi di parole” dei Jalisse. Si sentiva un personaggio letteralmente in cerca di autore come Will Ferrell nel film. Sentiva come se non fosse il reale padrone del suo destino, il capitano della sua anima… uh bella, questa frase. Peccato l'avessero già usata nella poesia Invictus.
Fu allora che realizzò una cosa. Non sarebbe riuscito a scrivere qualcosa di tanto bello e memorabile quanto la poesia Invictus. Certo non in quel momento. Non con quella pressione addosso. In fondo, perché quello doveva essere l’ultimo post che scriveva? Chi lo diceva? Soltanto una stupida voce narrante onnisciente fuori campo che parlava da chissà dove. Cosa ne poteva sapere?
Figuriamoci se quello che stava scrivendo in quel momento sarebbe davvero stato il suo ultim

"NOOOOOOOOOOO! E adesso come farò senza Pensieri Cannibali?"

mercoledì 12 giugno 2013

BEAUTIFUL (CREATURES, NON LA SOAP OPERA)


Beautiful Creatures - La sedicesima luna
(USA 2013)
Titolo originale: Beautiful Creatures
Regia: Richard LaGravenese
Sceneggiatura: Richard LaGravenese
Tratto dal romanzo: La sedicesima luna di Kami Garcia e Margaret Stohl
Cast: Alden Ehrenreich, Alice Englert, Jeremy Irons, Emmy Rossum, Thomas Mann, Emma Thompson, Viola Davis, Margo Martindale, Eileen Atkins, Zoey Deutch, Kyle Gallner
Genere: teen fantasy
Se ti piace guarda anche: The Secret Circle, Le streghe di Eastwick, Kiki - Consegne a domicilio

Grazie. Per una volta grazie ai titolisti italiani, per non aver trasformato Beautiful Creatures in una citazione di Gianna Nannini. Grazie.
Grazie perché così la posso utilizzare io!
Anzi no, meravigliose creature sarebbe troppo scontato. Inoltre, sono riuscito a pensare a un titolo di post uno ancora più stupido: Beautiful (Creatures, non la soap opera).
Terribile, vero?
Pensandoci bene, credo di aver trovato la mia professione ideale: il titolista di pellicole straniere in uscita in Italia. Credete davvero non potrei fare peggio di quelli che hanno trasformato Eternal Sunshine of the Spotless Mind in Se mi lasci ti cancello? Non sottovalutatemi.
E poi il titolo Meravigliose creature non sarebbe stato del tutto appropriato al post, visto che questo film non è che sia così meraviglioso. Ma procediamo con ordine.

"Ammazza, che mattone. Che è, la versione completa della saga di Twilight?"
Beautiful Creatures è una di quelle pellicole che hanno cercato di venderci come il “nuovo Twilight”. Non si sa bene perché, visto che la maggior parte del pubblico al solo sentir parlare di Twilght sbianca più di Edward Cullen. Fatto sta che la saga pseudo vampiresca è stata una miniera d’oro a livello commerciale e quindi a Hollywood cercano di trovarne un erede. Si è parlato allora di Hunger Games, The Host, Warm Bodies e di questo Beautiful Creatures. Tutti film molto diversi tra loro e a loro volta piuttosto distanti da Twilight, accomunati più che altro dal fatto di essere tratti da romanzi teen all’incirca fantasy. Se Hunger Games si è rivelato un successo almeno negli USA persino superiore ai virginali vampirelli, agli altri due l’etichetta di “nuovo Twilight” ha portato più sfiga di quella di “nuovo Lost”. Quando una serie è stata definita il “nuovo Lost”, i risultati sono stati disastrosi. Menziono giusto FlashForward, The Event e Terra Nova. E ai “nuovi Twilight” non è andata meglio. Se Warm Bodies non ha sfondato e The Host si è rivelato un flop commerciale, Beautiful Creatures ha fatto persino peggio. In tutti i casi ci troviamo di fronte a filmetti teen senza grosse pretese, ma in tutti i casi almeno si evita di scadere nel ridicolo totale come per la saga con Robert Pattinson e Kristen Stewart.

"Sono bello, intelligente, sensibile, simpatico e non mi interessano le altre."
"Sì, ma un difetto ce l'avrai pure. Funziona tutto bene, lì sotto?"
Beautiful Creatures parte anche in maniera quasi beautiful. Sottolineo quasi. La sua dote maggiore è una notevole dose di humour volontario. Sottolineo volontario, come humour, non come quello esilarante ma del tutto involontario presente in dosi massicce in Twilight.
La prima parte del film scivola leggera come una teen comedy dalle tinte romanticheggianti. Il protagonista è il tipico ragazzo che nella realtà non esiste, ma può vivere soltanto nella mente (malata) di una donna. In questo caso, addirittura di 2 donne. La pellicola è infatti tratta da La sedicesima luna, prima parte della saga di The Caster Chronicles, scritta a 4 mani da Kami Garcia e Margaret Stohl. Il protagonista è bello, ma più che bello fascinoso, in più è simpatico, sensibile, non è superficiale e non pensa solo al sesso, è intelligente, acculturato, legge Kurt Vonnegut e Charles Bukowski, quando scopre che la tipa che frequenta è una strega, potenzialmente anche una strega cattiva, non dà di matto, non scappa a gambe levate ma se ne innamora ancora di più.
Sul fatto che le streghe esistano o meno nella realtà si può anche discuterne, però di certo un ragazzo di 18 anni del genere NON esiste da nessuna parte. Toglietevelo dalla testa. Manco nel mondo più fantasy possibile.

"Se i miei fratelli di Shameless mi vedono conciata così, me menano!"
Il film parte quindi da un personaggio del tutto di fantasia. L’umano, più ancora che la giovane streghetta. La giovane streghetta ha un destino simile a quello di Kiki nel film di Miyazaki di recente tornato nelle sale italiane. Soltanto che il suo noviziato non inizia a 13 anni, bensì a 16 quando scopre il suo futuro destino, ovvero se diventerà una strega buona o una strega cattiva come sua madre. Dopo una prima parte leggera e anche piuttosto frizzante, il film nella seconda parte si dirige quindi in territori dark e fantasy, perdendo ritmo, umorismo e precipitando nella noia. Peccato, perché con qualche sforbiciata qua e là, qualche personaggio secondario poco riuscito fatto fuori e una minore serietà nella parte conclusiva, ci saremmo potuti trovare di fronte a qualcosa di più avvincente.

Resta comunque una pellicolina teen fantasy guardabile, sebbene con un po’ troppa melassa mocciosa qua e là, e impreziosita da un cast nient’affatto malvagio. Ma se i nomoni importanti  Jeremy Irons, Emma Thompson e Viola Davis si limitano a svolgere il compitino, ed Emmy Rossum all’infuori della serie Shameless US dove è bravissima oltre che nudissima non riesce a trovare la parte giusta (si veda l’orripilante Dragonball Evolution), i più convinti e convincenti sono i due giovani protagonisti. Lei, l’australiana Alice Englert, con quel suo fascino da darkona non sembra la tipica sciacquetta alla Kristen Stewart, somiglia piuttosto a Mia Wasikowska, e in futuro potremmo ancora tornare a parlare di lei.

"Vieni cara, andiamo ad appendere un lucchetto come simbolo del nostro amore."
"Vuoi essere subito trasformato in un rospo?"
Il numero uno è però lui, il protagonista maschile. Quello che nella realtà non esiste, però Alden Ehrenreich invece esiste ed è talmente calato nella parte che ci fa quasi credere che qualcuno del genere possa esserci per davvero. Anche se di certo no, ragazze, mettetevi pure il cuore in pace. Alden Ehrenreich è il nuovo cocco di Francis Ford Coppola, che l’ha lanciato in Tetro - Segreti di famiglia e rilanciato in Twixt, e a breve anche in Stoker di Chan-wook Park a fianco di Nicole Kidman e della citata Mia Wasikowska. Insomma, se c’è un nome di un attore su cui puntare per il futuro, io faccio il suo, Alden Ehrenreich, anche se non ho la più vaga idea di come si pronunci.
Quanto al film, non sarà la meravigliosa creatura promessa dal titolo, ma non è nemmeno la merdavigliosa creatura che l’etichetta portasfiga di “nuovo Twilight” sembrava destinata ad appioppargli. Possiamo già gioirne.
Hurrah!
Beh, gioirne, ma con minore entusiasmo...
Hurrah!
(voto 6-/10)



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