Cast: Emmanuelle Seigner, Tahar Rahim, Anne Dorval, Monia Chokri, Bouli Lanners, Kool Shen, Alice Taglioni, Gabin Verdet
C'è gente, un sacco di gente, che aspetta con ansia l'uscita di – chessò? – Guardiani della Galassia Vol. 10 o di Jabba the Hutt: A Star Wars Story. Io invece attendevo come se non ci fosse un domani di vedere... Riparare i viventi.
Ispirato all’opera teatrale: Venere in pelliccia di David Ives
A sua volta ispirato al romanzo: Venere in pelliccia di Leopold von Sacher-Masoch
Cast: Emmanuelle Saigner, Mathieu Amalric
Genere: sadomaso
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Ci sono esperienze che ti segnano nel profondo. Ad esempio quando vieni condannato per un reato e la tua libertà personale viene limitata. Il carcere pare che faccia vedere le cose sotto un’altra prospettiva. Soprattutto il rapporto con le docce.
Non posso parlare per esperienza personale perché io in prigione non ci sono mai stato. D’altra parte al giorno d’oggi mica è semplice andarci. È più facile vincere alla lotteria. Oscar Pistorius per il San Valentino dell'anno scorso ha regalato alla fidanzata una scarica di proiettili ed è fuori. Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati condannati per omicidio rispettivamente a 28 e 25 anni, eppure sono fuori.
Silvio…
Silvio non parliamone.
Uno che in galera non c’è andato, ma quasi, è Roman Polanski. Accusato di violenza sessuale su una minorenne, il regista polacco naturalizzato francese tra il 2009 e il 2010 ha passato alcuni mesi agli arresti domiciliari. Un’esperienza che pare averlo segnato nel profondo. Le sue due ultime pellicole sono infatti ambientate entrambe in location uniche, claustrofobiche, con un gruppetto di personaggi che si trovano a condividere lo stesso limitato spazio. Carnage in tal senso è la rappresentazione cinematografica perfetta di cosa significa stare agli arresti domiciliari, sotto forma di accusa/presa per il culo dello stile di vita borghese.
"Perché ho sposato Roman Polanski?
Perché ce l'ha lungo così, ecco perché!"
Con l’ultimo Venere in pelliccia, Roman Polanski cambia location, ma non registro. Anche in questo caso c’è un unico ambiente principale a fare da sfondo al confronto verbale tra i protagonisti. Laddove Carnage era tratto da un’opera teatrale, qui il teatro diventa lo sfondo, e se vogliamo anche il terzo protagonista, della pellicola. Il gioco rispetto al suo film precedente si fa ancora più estremo e, se in Carnage avevamo 4 personaggi, qui ne troviamo solamente 2, oltre al teatro. Un uomo e una donna. Un regista e un’attrice. Lei arriva in ritardo all’audizione per l’adattamento teatrale del romanzo dell’800 Venere in pelliccia e cerca di convincere il regista a darle comunque una possibilità. Sotto le sue insistenze, lui cederà e poi…
Poi niente, il film è tutto qua. Nel rapporto che si instaura tra il regista e l’attrice e tra i loro due personaggi teatrali. Non è troppo difficile trovare un’identificazione tra il protagonista maschile Mathieu Amalric e lo stesso Roman Polanski, anche perché la protagonista femminile è la moglie del regista Emmanuelle Seigner. Una Emmanuelle Seigner strepitosa, sia a livello recitativo che fisico, con i suoi 47 anni portati da vera Venere. È lei la trascinatrice della pellicola, sebbene Amalric venga fuori poco a poco e riesca a impressionare parecchio pure lui.
"Vuoi che mi faccia tua moglie davanti a te?
Sei persino più perverso di quanto immaginassi, Roman!"
Il film è un gioco in cui i personaggi del film si confondono con i personaggi dell'opera che si confondono con Polanski e sua moglie e quindi non si capisce più bene chi interpreta chi e in questo sta il fascino principale della pellicola, fascino esplosivo della Seigner a parte. Il confine tra finzione e realtà non sembra più esistere, così come il confine tra cinema e teatro. Tutto è rappresentazione. Tutto è messa in scena. Più che persone, siamo tutti dei personaggi.
Per giocare a questo gioco, Roman Polanski ha scelto una fonte di ispirazione non casuale. Venere in pelliccia è un romanzo soft-erotico, a quanto pare nemmeno troppo soft, padrino della cultura sadomaso e di tutte le 50 sfumature di grigio venute in seguito. Un testo pruriginoso e malato, terreno ideale per le perversioni del regista. Cosa che è solo un bene, anche perché – diciamolo – i registi, quelli bravi almeno, sono quasi tutti dei gran pervertiti. Tarantino, Lynch, von Trier, Kubrick, Hitchcock, De Palma, Cronenberg, Allen… In mezzo a loro, Polanski un posto da Presidente onorario del club Registi Pervertiti se lo merita tutto.
Un'immagine dal set di Venere in pelliccia?
No, dalla camera da letto di Roman Polanski e consorte.
Così come il regista teatrale protagonista della pellicola sostiene che nell’adattamento di Venere in pelliccia c’è molto di se stesso, possiamo allora immaginare come in questo Venere in pelliccia – The Movie ci sia davvero molto di Roman Polanski. Ci sono la sua vita, i suoi film, il suo rapporto con le donne, tra potere e sottomissione, accuse di maschilismo e punizione.
Possiamo parlare dunque di questa pellicola come di uno dei suoi capolavori?
Non esattamente. Venere in pelliccia ha degli splendidi dialoghi e propone due prove interpretative da standing ovation, ma l’impressione di assistere a un mero esercizio di stile, per quanto splendidamente realizzato, non se ne va mai via. Nonostante alcuni passaggi troppo legati al romanzo/opera teatrale a un certo punto appesantiscano un po’ la visione, la rappresentazione è coinvolgente dall’inizio alla fine. A mancare è un rapporto più diretto con il pubblico. A mancare sono le vere emozioni. Venere in pelliccia è un bel gioco, ma è pur sempre un gioco cui si assiste e non uno in cui si riesce a essere davvero partecipi. Forse perché i protagonisti del film non sono i due protagonisti, e non è nemmeno il teatro. Il vero protagonista è Roman Polanski ed è lui, ben più dello spettatore, a divertirsi come un bambino. Come un bambino perverso.
Cioè Prof, ieri sera dovevo andare a ballare con la Kikka al Fangtasia ma poi quella stordita m’ha tirato un pakko ke più pakko non si può perkè i genitori nn l’han più fatta uscire e le han gridato qualkosa tipo: “Se stasera esci, al koncerto dei 1Direction non t facciamo + andare, sgualdrinella!” e allora m’è tokkato far skattare il piano B: kiamare il Gianlu, ke è troppo il mio migliore amico e lui x per me c’è sempre e lo so ke sono una stronza xkè lo kiamo solo quando non c’ho un kazzo di meglio da fare e… oops, sorry Prof, m’è skappata 1 parolaccia e cmq lui m’ha detto: “Andiamo al cinema?” e io: “Sì, ma cioè non farti strane idee cioè nn siamo una koppia, te kapì?” e lui “Sì, sì, certo,” e m’ha portata a vedere un film francese ke parla di questo ragazzo karino che io cioè gliela darei anche se mi korteggiasse con solo tipo 2 o 3 SMS e ‘sto tipo va a kasa di un altro tipo ke invece è più cesso e a lui non gliela darei manko dopo 2 o 3 mila SMS ma forse per 2 o 3 mila euri sì e questi 2 fanno i kompiti assieme e quello + karino aiuta quello + stupido a prendere dei bei voti a scuola e magari avessi anch’io un amiko fiko kosì ke mi aiuta invece di quello stordito del Giukas che viene a farmi ripetizioni e al massimo mi fa prendere 5-- e poi tutto quello che succede nella kasa dell’amiko il ragazzo + karino lo rakkonta al suo prof d’italiano attraverso dei temi e insomma è un po’ quello ke sto facendo io adesso con lei Prof, ma non si faccia strane idee Prof, che io non le racconto tutto quello ke mi kapita Prof e le parlo solo del film Prof e a un certo punto i 2 si baciano, intendo i 2 del film Prof mika io e il Gianlu ma ke Prof è scemo? e forse il bacio non c’è stato x davvero e forse era solo una kosa immaginaria e a dirla tutta non c’ho kapito bene molto anke xké la Kikka kontinuava a mandarmi un mex dietro l’altro e diceva ke Selena Gomez era tornata con Justin Bieber e io le ho risposto ke secondo me era tutta una bufala e kosì mi sono persa nella trama e nn è nemmeno tutta colpa mia e della Kikka è anke xkè è troppo strano kome film e dovevo immaginamelo visto ke il Gianlu pure lui è strano forte ed è fissato con tutti ‘sti film d’autore e tutte ‘ste kazzate che io non kapisco e… sorry Prof, m’è scappata di nuovo 1 parolaccia e adesso mi skappa la kakka e quindi konsegno ke devo andare in bagno e questa volta non faccia lo stronzo e mi dia almeno un 6, ke c’ho preso pure il congiuntivo, bang!
XOXO
Jessika ♥
Svolgimento di Kikka detta Kikka
L’ultimo film che ho visto non è che l’ho proprio visto. Me l’ha raccontato la Jessika. Parla di un ragazzo che racconta il rapporto di amicizia con un suo compagno di classe attraverso una serie di temi scolastici che consegna al suo prof di italiano e se devo essere proprio sincera non mi ha fatto venire una gran voglia di vederlo. Però sa che c’è, Prof? Glielo consiglio. A lei, sì, a lei. Perché parla di un prof di italiano come lei e quindi lei si divertirà un mondo. Ma quanto sono brava? Do’ pure i consigli ai prof e i miei genitori m’hanno messa lo stesso in punizione e spero che per il concerto dei One Direction di maggio gli sia passata altrimenti la mia vita è troppo finita.
Svolgimento di Giucas
Film?
Io l’unico sport che seguo è il calcio, mica ‘ste robe da effeminati come il Gianlu.
Forza Juve! Campioni d’Italia!
Svolgimento di Gianluca detto Gianlu
L’altra sera me ne stavo a casa tranquillo a vedermi un episodio di Game of Thrones. Questa terza stagione non è che mi stia convincendo del tutto, però lo guardo comunque in religioso silenzio e quando m’è arrivato un messaggio sul cellulare ero già pronto a spegnerlo o peggio a scaraventarlo contro il muro, quand’ecco che ho letto il nome sul display: Jessika. La mia Jessika. Beh, mia non proprio. Work in progress. Sto lavorando per voi. Mi chiede di andare fuori con lei e io penso che questa sera devo fare la grande mossa. Devo uscire dalla friend zone e farle capire ciò che provo veramente.
Amore?
Ma và, prof, ma in che epoca vive, porca zoccola?
Ho solo voglia di scoparla, questo è ciò che provo veramente per lei. Le propongo allora un cinema, così avremo la possibilità di stare vicini al buio. Cosa andare a vedere, però?
Iron Man 3? No, ci sarà la sala piena di gente. Troppo poco intimo.
Decido allora di andare a consultare il blog Pensieri Cannibali. L’ultimo film di cui si parla si chiama Nella casa e viene osannato come “Una nuova perla di cinema francese da non perdere” e come “Una visione sorprendente, intrigante, stimolante per gli occhi e per il cervello” e a cui viene assegnato il voto di 17/20. Di solito i voti sono in decimi, ma dev’essere una citazione del film o che so io. Se Pensieri Cannibali ne parla così bene, significa che è uno di quei film che NESSUNO andrà a vedere, cosa che significa anche: sala vuota tutta per me e per la Jessika.
La passo a prendere in scooter e ce ne andiamo fino al multisala Michelangelo Antonioni in cui nella saletta più minuscola che Jessika ha definito “sala house” proiettano questo benedetto Nella casa. Siamo quasi soli, c’è solo una coppietta di vecchietti, avranno almeno 35 anni, ma per il resto non c’è nessun altro. Come immaginavo. Pensieri Cannibali è sempre affidabile, per le pellicole che non si fila nessuno.
Inizia il film ed è più interessante di quanto immaginassi. È una riflessione profonda sul rapporto tra professore e studente, sull’insegnamento, che si domanda: “Chi insegna a chi? Chi è il vero insegnante? Il prof o l’alunno?”.
Non solo, parla anche dell’importanza del narrare, dell’importanza delle storie nella nostra vita. Allo stesso tempo ha una componente thriller, una tensione costante che accompagna dall’inizio alla fine della visione, al punto che mi sono perso talmente nel film da dimenticarmi la vera missione per cui ero lì al cinema con Jessika. Quella lì intanto invece di stare a guardare questa magnifica pellicola che sembra un Woody Allen più inquieto e francese era lì che messaggiava con quella scema della sua amica.
Questo mentre sullo schermo si susseguiva una visione che come diceva Pensieri Cannibali è “Sorprendente, intrigante, stimolante” e per una volta c’aveva preso in pieno. E oltre a tutto quello che ho già detto è anche un film sulla famiglia, sulla borghesia francese, sull’iniziazione sessuale, sulla voglia di evadere dalla proprie vite e andare a ficcanasare dentro le case degli altri, come faceva James Stewart ne La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, vecchio film recentemente scoperto sempre grazie a Pensieri Cannibali. Solo che qui il protagonista partecipa in maniera più attiva.
Il ragazzino protagonista, il giovane quasi esordiente Ernst Umhauer, che Pensieri Cannibali consiglia “vivamente di tenere d’occhio”, si va a infiltrare nella casa di un suo compagno di classe. Prima gli dà lezioni di matematica e poi diventa il suo migliore amico e quindi diventa quasi un secondo figlio per i suoi genitori, interpretati da Denis Ménochet, che avevo già visto nella scena d’apertura di Bastardi senza gloria, e da una Emmanuelle Seigner splendida desperate houseMILF. Tutto quello che succede nella casa del suo nuovo amichetto lo racconta al suo professore d’italiano. Prima in un tema, quindi attraverso una serie di testi che scrive apposta per lui e poi…
E poi succedono altre cose che mi hanno fatto del tutto dimenticare di Jessika. Fino ai titoli di coda, in cui ha soprannominato il regista "Buco nell'Ozon". Mentre la riaccompagnavo a casa le ho chiesto se il film le era piaciuto e lei, dopo una pausa un po’ troppo lunga, mi ha risposto con un: “Sì” non troppo convinto e quando si è tolta il casco mi ha subito salutato e se n’è andata in fretta prima che potessi provare a baciarla e chissà, forse lei avrebbe voluto che ci provassi al cinema ma è tutta colpa di questo maledetto film, davvero troppo “Sorprendente, intrigante, stimolante”, dannato Pensieri Cannibali che c’aveva ragione e la prossima volta la Jessika la porta a vedere un film con Enrico Brignano o Alessandro Siani che così sono sicuro di non distrarmi nella visione. Però forse è meglio di no, in quel caso a quella stordita potrebbero piacere e quindi mi tocca continuare a tenere d’occhio Pensieri Cannibali che tanto di solito non ci prende con i consigli e questo Nella casa è stata la classica eccezione che conferma la regola.
Nella casa
(Francia 2012)
Titolo originale: Dans la maison
Regia: François Ozon
Sceneggiatura: François Ozon
Tratto dall’opera teatrale: El chico de la última fila di Juan Mayorga
Cast: Ernst Umhauer, Fabrice Luchini, Kristin Scott Thomas, Denis Ménochet, Emmanuelle Seigner, Bastien Ughetto
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Se ti piace guarda anche: un altro Dario Argento qualsiasi, che sarà di certo migliore di questo
Mizzega, un nuovo film di Dario Argento! Nuovo poi relativamente, visto che era già stato lanciato in DVD e da un po’ quei soliti geni della distribuzione cinematografica italiana (ma chiiii sono veramente?) hanno deciso di piazzarlo pure nelle sale. Con un interesse del pubblico pari a zero. Giusto così, anche perché dell’Argento vecchio stampo è sì rimasto qualcosa, ma giusto un’ombra. E nemmeno un’ombra così paurosa e inquietante come sarebbe lecito aspettarsi da quest’uomo. Nella prima parte si intravede il tocco del Maestro, tra atmosfere glamour e una Torino a fare da cornice affascinante a una vicenda che però ben presto si rivelerà poco affascinante. Pochi minuti dopo però si capisce che era solo un’impressione erronea…
"Ma che stamo 'ah fà?"
La storia: un taxista pazzo sequestra una serie di belle donzelle straniere sul suo mezzo, per poi portarle nel suo appartamentino molto carino (ooooooh!), torturarle un po’ per qualche giorno per il suo piacere sessuale e poi ammazzarle. Una persona a modo, normale insomma, se non fosse per un certo particolare: è giallo. Nel senso che ha il volto giallo. Sì, esatto, questo è il modo migliore che Dario Argento ha trovato per giocare con il genere “giallo”. Tristezza. Ma ciò che fa ancora più tristezza è proprio questo serial killer, uno dei pazzi più involontariamente ridicoli mai visti in un thriller e interpretato da tale Byron Deidra. Chi è? Se risolvete l’anagramma avrete la soluzione…
Esatto: Adrien Brody! (Vedo che sulle spiagge vi state allenando con la settimana enigmistica. Bravi, bravi…)
Proprio lui, il premio Oscar Adrien Brody. Poteva cadere più in basso?
Certo, anche il resto del cast non si segnala per tutto l’impegno del mondo. Una sempre magnifica Emmanuelle Seigner vaga qua e là per Torino spersa come una turista appena arrivata a Porta Nuova e sembra cercare costantemente suo marito Roman Polanski che la tiri fuori da questo film per portarla in uno dei suoi bei thrilleroni. Ma lui nel periodo delle riprese era forse ai domiciliari? In ogni caso Polanski non arriva e anche Argento non sarebbe male, quello di una volta si intende, peccato che il suo tocco si veda giusto in qualche ripresa e poi neanche. Comunuque capita che la sorellina modella della Seigner, quella gran patatona di Elsa Pataky, venga rapita dal pazzo giallo di cui (purtroppo) vi ho detto sopra, e allora la Seigner si rivolgerà a un detective solitario e misterioso per ritrovarla. Il detective è interpretato dallo stesso Adrien Brody che stavolta non ha trucchi da mostro di sorta, però fuma una sigaretta via l’altra, superando persino il record mondiale del Don Draper di Mad Men. Unico pregio del film.
Il problema di tutto il resto invece è che non c’è tensione, non c’è mistero, non c’è suspense. E quindi “giallo”, ma dove? A me il primo colore che viene in mente piuttosto è il marrone…
Emmanuelle Seigner è conosciuta per essere un’ottima attrice (“Frantic”, “Lo scafandro e la farfalla”, “La nona porta”), per essere la moglie di Roman Polanski e per essere un gran figa. Pardon, una femme fatale. Da adesso però potete cominciare a considerarla anche come una magnifica cantante.
Dopo il disco con gli Ultra Orange del 2007, esordisce in proprio con “Dingue”, una perla incantata che si fa ascoltare con piacere e meraviglia. Evitando gli sbadigli alla Carlà Brunì, Emmanuelle cambia molte volte registro, tra canzoni rockeggianti, melodie delicate e pop sbarazzino (“Le jour parfait”), fino a raggiungere la poesia assoluta (“Alone a Barcelone”). Il controverso maritino Polanski tra l’altro canticchia (più che altro parlocchia) in un pezzo a là Jane Birkin/Serge Gainsbourg, con la voce registrata forse da una prigione, forse durante gli arresti domiciliari.
“Dingue” significa strambo. Ed è proprio così che suona, come quando alla sua prima apparizione cinematografica irrompeva nella vita di Harrison Ford in “Frantic”. Un’alternativa notevole a Charlotte Gainsbourg, ma soprattutto un piacevolissimo disco di pop franscesé. Allez les bleus (femmes)!
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