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sabato 19 maggio 2012

Pleasantville: Riporno al futuro

Appuntamento ormai consueto del fine settimana con L'ora cult, che potete leggere anche sul sito L'orablu.

Pleasantville
(USA 1998)
Regia: Gary Ross
Cast: Tobey Maguire, Reese Witherspoon, William H. Macy, Joan Allen, Jeff Daniels, Paul Walker, Marley Shelton, Don Knotts, J.T. Walsh, Jenny Lewis, Marissa Ribisi, Jason Behr, Marc Blucas, Danny Strong, Denise Dowse
Genere: retrò
Se ti piace guarda anche: The Artist, The Truman Show, Ritorno al futuro, Ricomincio da capo, Cambia la tua vita con un click

"Sempre meglio essere finiti dentro Pleasantville che in Jersey Shore..."
Come sarebbe vivere dentro la tua serie tv preferita?
È quello che scopre Tobey Maguire nelle vesti di protagonista di questo Pleasantville.
Il mio telefilm preferito è Twin Peaks, però devo ammettere che avrei un po’ paura ad andarci a vivere. Più che un sogno, sarebbe un incubo che diventa realtà.
Bob…
la faccia di Bob…
i capelli unti di Bob…
No, grazie.
Se potessi scegliere di trasferirmi dentro una serie, preferirei di gran lunga Baywatch. È possibile, omino della tv di Pleasantville? Non mi sembra una richiesta poi tanto eccessiva…



"Mi spiace, caro. Per risparmiare, alcuni personaggi  sono stati colorati, altri no."
Per uno di quegli incanti che succedono solo nei film, vedi anche Freaky Friday, Jumanji o Cambia la tua vita con un click, tanto per dirne alcuni, Tobey Maguire e pure sua sorella Reese Witherspoon vengono allora risucchiati dentro l’apparecchio televisivo e vengono trasformati nei giovani protagonisti della serie anni ’50 Pleasantville. Un telefilm fittizio, ma in cui possiamo vedere i riflessi dei rassicuranti serial vecchio stile, così come anche il buonismo di Happy Days.
I due vivono il “trasloco” in maniera parecchio diversa: Tobey è un retrò-nerd che sa tutto della serie e quindi per lui finire in quel mondo è un’esperienza fantastica un po’ come ritrovarsi a Disneyland per un bambino di 6 anni o per il mio blogger rivale Bimbo Gigi Ford. Per Reese Witherspoon, tipica liceale ribelle e pure un po’ zoccoletta - diciamolo -, ritrovarsi in quell’epoca tanto rigida e politically correct si rivelerà una prova ardua. Ma le cose, questo Pleasantville ce lo racconta magnificamente, possono cambiare. E persino una realtà in bianco e nero può prendere colore.


Al di là di una meraviglia di storia, Pleasantville incanta per le interpretazioni fenomenali di tutto il cast. Oltre ai due ottimi protagonisti, Joan Allen e Jeff Daniels con la loro romanticissima storia d’amore fanno illuminare di rosso anche il cuoricino del più insensibile tra gli spettatori, mentre fa uno strano effetto assistere a un leccatissimo e precisino William H. Macy, dopo che negli ultimi tempi l’abbiamo visto nei panni opposti del padre di famiglia barbone e ubriacone nella serie Shameless. Se c’è una famiglia che sta agli antipodi rispetto a Pleasantville, è proprio quella di Shameless. Menzione d’onore poi per la splendida Marley Shelton, per Paul Walker che scopre il sesso fast & furious con la smaliziata Witherspoon, e in alcune particine compaiono pure Jenny Lewis, cantante sia solista che nella band indie-rock-country Rilo Kiley (se non li conoscete andatevi a recuperare subito tutti i loro dischi!), e futuri amici televisivi come Marc Blucas e Danny Strong di Buffy, più Jason Behr di Roswell.
Ciliegina sulla torta, una colonna sonora magnifica, con una “At Last” di Etta James che piove su una scena che definire poetica è limitativo.


Memorabile poi il finale sulle note di “Across the Universe”, perla john lennoniana, dal testo perfetto per la pellicola e qui riletta dalla sola e unica Fiona Apple. Dopo aver sentito la sua interpretazione nel lontano 1998, ma poi non tanto lontano quanto l’epoca di Pleasantville, ho deciso che Fiona Apple era la mia cantante preferita di sempre e ancora oggi non ho cambiato idea. Il video della song poi è diretto da Paul Thomas Anderson, mica il primo pirla che passa.


"Hey, dove l'hai preso quell'ombrello?
Nel negozio dove sono andato io
li vendevano solo grigi..."
L’opera prima di Gary Ross, futuro regista del blockbuster sui generis Hunger Games, è un incanto di pellicola. Innocente, idealista e sognatrice. Una gemma, girata a colori e poi resa in b/n, più che piacevole che ci trascina dritti dentro un’altra epoca, proprio come capita ai due protagonisti.
Nominato agli Oscar 1998 in 3 categorie minori (scenografia, costumi e musiche), Pleasantville non si è portato a casa manco una statuetta. Per quanto paradossale sia da dire, un film in b/n ambientato negli anni ’50 forse era troppo avanti per l’epoca. Fosse uscito oggi, magari avrebbe fatto incetta di premi proprio come capitato a The Artist, film muto e ambientato negli anni ’30 e diverso per un sacco di altri aspetti, ma che con Pleasantville condivide lo stesso gusto retrò, nostalgico fin che si vuole, ma che sa guardare anche al futuro. Il tema portante di entrambe le pellicole è infatti il cambiamento, il sapersi evolvere e adattare ai tempi che mutano. È sempre bello dare un’occhiata indietro al passato, ma saper guardare avanti è ancora meglio.
Perché chissa cosa cosa succederà domani?
Io non lo so.
(voto 8+/10)

domenica 29 gennaio 2012

Cadillac Records: remembering Etta (e non solo lei)

Cadillac Records
(USA 2008)
Regia: Darnell Martin
Cast: Adrien Brody, Jeffrey Wright, Beyoncé Knowles, Cedric the Entertainer, Eamonn Walker, Mos Def, Columbus Short, Emmanulle Chriqui, Shiloh Fernandez, Suzette Gunn, Q-Tip, Norman Reedus, Gabrielle Union
Genere: musicale
Se ti piace guarda anche: Ray, La Bamba, Quando l’amore brucia l’anima - Walk the Line

Mosso, anzi commosso dalla scomparsa di Etta James, sono andato a recuperarmi Cadillac Records. Un film non solo sulla grande voce del soul recentemente volata in cielo a duettare con Amy Winehouse, ma più in generale sulla Chess Records.
La Chess Records, nonostante il nome, non faceva certo dischi da ascoltare nel cess. Quella è la Sugar, l’etichetta discografica di Caterina Caselli che “vanta” nel suo roster artisti del calibro di Negramaro, Andrea Bocelli, Raf e Raphael Gualazzi.
La Chess Records non era gestita dal casco d’oro italiano bensì da Leonard Chess, interpretato da un come al solito non pervenuto Adrien Brody, attore che ci è o ci fa? e che ancora non mi capacito come nella vita abbia vinto un Oscar. Ah, dite che l’hanno vinto pure Cuba Gooding Jr., Nicolas Cage e Angelina Jolie? Allora me ne capacito, eccome.
Decisamente molto più in parte Jeffrey Wright, grande attore visto di recente in Source Code e Le idi di marzo e abituato ai ruoli biografici tra Basquiat e il Colin Powell di W., a vestire questa volta i panni di Muddy Waters. E-sti-caz-zi. Mentre la figura di Chess viene tratteggiata in maniera confusa, non si capisce se agisca spinto da una reale passione per la musica o solo dai soldi, probabilmente la seconda, il personaggio di Muddy è più complesso e sfaccettato, diviso com’è tra talento musicale e amore per le donne. Un grandissimo, Muddy Waters, omaggiato anche dai Rolling Stones e più di recente nell’ipnotico grandioso pezzo “Bleeding Muddy Water” contenuto nel nuovissimo album di Mark Lanegan.


Il personaggio top è però Chuck Berry, portato sullo schermo dall’ottimo attore e rapper Mos Def, unica nota lieta dell’ultima, sconvolgentemente deludente stagione di Dexter. Chuck Berry è forse il personaggio più importante per quanto riguarda la musica moderna, ancor più del sopravvalutato (sì, l’ho detto!) Elvis Presley. Quello a cui persino i Beach Boys hanno rubato gli accordi. Quello che ha portato il divertimento, l’eccitazione e l’esaltazione nella musica. Quello che ha inventato il rock’n’roll. Il primo, il più grande. E smettetela co’ ‘sto Elvis.


Altre figure chiave sono Little Walter, prima un tranquillo armonicista poi all’improvviso quando scopre l’alcool un pazzo pericoloso, quindi il feroce “lupo” Howlin’ Wolf...


...lo speaker della pellicola Willie Dixon e poi lei, Etta James, resa da una Beyoncé molto valida. Non eccezionale, con margini di miglioramento a livello recitativo, ma comunque parecchio valida. Se la pellicola parte alla grande con Muddy Waters, poi si spegne un po’, poi risale con l’arrivo di Chuck Berry, quindi ha un nuovo calo, è con Etta che il film si accende definitivamente. At last, è proprio il caso di dirlo. La sua figura avrebbe meritato un maggiore approfondimento, così come quella di diversi altri artisti qui presentati, però alla fine questa è una storia corale, un ritratto non monografico ma stereo.
Una pellicola girata in maniera molto convenzionale e precisa, con una narrazione di stampo hollywoodiano un po’ semplicistico, che vive di ottime interpretazioni (eccezion fatta per il solito Brody), e soprattutto di grandi suoni. Una pagina importantissima della musica raccontata in un film cinematograficamente no incredibile ma sì godibile. Consigliato per andare a scoprire un po’ più da vicino la musica e le vite di un branco di personaggi fenomenali come Muddy, Chuck, Wolf, Lil' Walter e lei, naturalmente lei, Etta.
(voto 6,5/10)

venerdì 20 gennaio 2012

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