(Canada, Francia 2013)
Regia: Xavier Dolan
Sceneggiatura: Xavier Dolan
Ispirato all’opera teatrale: Tom à la ferme di Michel Marc Bouchard
Cast: Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu, Manuel Tadros, Caleb Landry Jones
Genere: country-gay
Se ti piace guarda anche: J'ai tué ma mère, Les amours imaginaires, Laurence Anyways, La vita di Adele, Il ragazzo di campagna
Ognuno ha le proprie personali fantasie sessuali. Più o meno perverse, più o meno deviate. Io principalmente ne ho paio: una mi vede impegnato con una giovane (ma comunque maggiorenne, precisiamo) studentessa vestita da collegiala maiala, l’altra con una MILF con look da professorina snob, con tanto di occhialetti da vista, non perché le servano per davvero, ma perché fanno hipster. A livello psicanalitico, da ciò anche senza essere Freud si può capire che ho un rapporto alquanto malato e irrisolto con la scuola.
L’autore del film di cui andiamo a occuparci oggi ha invece una fantasia sessuale differente dalle mie. Se vogliamo anche questa abbastanza un classico: fare sesso in campagna, con un contadino/a. Nel caso di Xavier Dolan, regista, sceneggiatore e protagonista di Tom à la ferme contadino con la O, visto che lui è gay, o se non altro bisex, o se non altro questo è ciò che emerge da tutti i suoi film che sono molto concentrati su questa tematica. Tutti i suoi film? Perché, quanti ne ha fatti?
Nonostante sia un ragazzo di appena 25 anni, il giovane Xavier è già arrivato al suo quinto film da regista. Ci sono l’acerbo esordio J'ai tué ma mère, lo splendido Les amours imaginaires, a oggi il suo film che preferisco, e l’ambizioso quanto solo parzialmente riuscito Laurence Anyways. Il qui presente Tom à la ferme è la sua opera quarta, mentre all’ultimo Festival di Cannes è stata presentata la sua quinta pellicola, Mommy, che tra l’altro si è portata a casa il premio della giuria e ha raccolto un sacco di lodi.
Nonostante sia un ragazzo di appena 25 anni, il giovane Xavier è già arrivato al suo quinto film da regista. Ci sono l’acerbo esordio J'ai tué ma mère, lo splendido Les amours imaginaires, a oggi il suo film che preferisco, e l’ambizioso quanto solo parzialmente riuscito Laurence Anyways. Il qui presente Tom à la ferme è la sua opera quarta, mentre all’ultimo Festival di Cannes è stata presentata la sua quinta pellicola, Mommy, che tra l’altro si è portata a casa il premio della giuria e ha raccolto un sacco di lodi.
"Forse è vero che somiglio a Favino. Se solo sapessi chi diavolo è..." |
Tanto per fare un confronto, Terrence Malick ad esempio aveva 60 anni suonati quando è arrivato a girare il suo film numero 5. Xavier Dolan a 25 invece è già un veterano del grande schermo e con questo suo penultimo film prosegue nella sua personale ricerca, sia cinematografica che sessuale. L’attore/regista/sceneggiatura canadese in Tom à la ferme vive un'avventura opposta rispetto al Renato Pozzetto de Il ragazzo di campagna: è un ragazzo di città (Montreal) che finisce in un paesino di campagna, per la precisione nella cascina della famiglia del suo compagno appena deceduto. La mamma del suo compagno defunto, un'odiosa vecchina bigotta, naturalmente non sapeva che il figlio era gaio e il fratello, un contadino macho, ci tiene che continui a non saperlo. Attraverso questi tre personaggi (cui si aggiunge a un certo punto la splendida Evelyne Brochu dalla serie Orphan Black) si sviluppa un particolare dramma da camera dall’impianto molto teatrale, non a caso è ispirato proprio a un’opera per il palcoscenico, con l'aggiunta di inaspettati inserti thriller.
La componente di maggiore tensione del film è quella che si sviluppa tra il protagonista Xavier Dolan, che per l’occasione sfoggia un capello platino che lo fa sembrare il cantante degli ormai defunti pure loro My Chemical Romance quando si era fatto biondo, e il contadino macho Pierre-Yves Cardinal, fisicamente una specie di versione canadese di Pierfrancesco Favino, che forse poi così macho non è. È qui che l’autore dà vita alla sua fantasia erotica di ragazzo gay alle prese con un prestante contadino etero.
Xavier Dolan, nelle pause tra un film e l’altro, giocherà mica troppo a FarmVille?
La componente di maggiore tensione del film è quella che si sviluppa tra il protagonista Xavier Dolan, che per l’occasione sfoggia un capello platino che lo fa sembrare il cantante degli ormai defunti pure loro My Chemical Romance quando si era fatto biondo, e il contadino macho Pierre-Yves Cardinal, fisicamente una specie di versione canadese di Pierfrancesco Favino, che forse poi così macho non è. È qui che l’autore dà vita alla sua fantasia erotica di ragazzo gay alle prese con un prestante contadino etero.
Xavier Dolan, nelle pause tra un film e l’altro, giocherà mica troppo a FarmVille?
"Chissà se qui in Canada la Menabrea ce l'hanno?" |
Il giovane regista/attore/sceneggiatore mette ancora una volta in scena il suo cinema, giocato sulla tematica della confusione sessuale, senza però spingere il pedale sulla trasgressione come fa ad esempio un Gregg Araki. Anche questa volta ci propone qualche momento poetico, come la straordinaria scena del tango, senza eguagliare i vertici di Les amours imaginaires, ma allo stesso tempo senza eccedere nel minutaggio come fatto dal precedente film fiume Laurence Anyways e senza esagerare nel melodramma come nel debutto J'ai tué ma mère. Xavier Dolan è un giovane autore che ha una sua precisa cifra stilistica e tematica e questo pare un grande punto di forza, così come al momento il suo (unico) limite. Tom à la ferme sembra allora il classico film di passaggio. Un’avventura in campagna piacevole, con diversi momenti degni di nota, ma non del tutto compiuta. Una parentesi transitoria, in attesa che Xavier Dolan faccia ritorno in città, sulle splendide note di “Going to a Town” di Rufus Wainwright, una delle mie canzoni preferite di tutti i tempi, e ci regali una nuova pagina del suo cinema. Del suo cinema e della sua vita in continuo movimento, che l'ha portato ora a Mommy, il suo ultimo film applauditissimo a Cannes, che potrebbe – chissà – essere il suo capolavoro definitivo. Almeno della prima parte della sua giovane ma già ricca carriera.
(voto 7+/10)