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giovedì 30 agosto 2018

Ritorno al bosco dei 100 film





Tristi per il rientro in città e la fine delle vacanze?
Ecco allora per voi una notizia che vi peggiorerà ulteriormente l'umore: è tornata la rubrica sulle uscite cinematografiche settimanali condotta da me, e ce n'è già per mettersi a piangere, e pure dal mio blogger rivale Mr. James Ford, e qui la tragedia è completa.
Per cercare di migliorare la qualità di questa rubrica, ma non è assolutamente detto che ci riesca, l'ospite che abbiamo invitato questa settimana a banchettare insieme a noi, e soprattutto a disquisire sui film in arrivo nelle sale italiane, è Luca “Karda” Cardarelli, l'autore del sempre valido (anche se mai quanto Pensieri Cannibali LOL) blog Cuore di celluloide.
Via ai commenti!


Mission: Impossible – Fallout
"Realizzare una rubrica più scema di questa? Sarebbe una Mission: Impossible persino per me."

venerdì 17 agosto 2018

Zoe, il Trainspotting dell'amore






Zoe
Regia: Drake Doremus
Cast: Ewan McGregor, Léa Seydoux, Theo James, Rashida Jones, Christina Aguilera, Miranda Otto


C'è una nuova droga in giro. Si chiama Benysol. A dirla tutta è un farmaco. Una medicinale legale. Come il Viagra. Se però il Viagra è un medicinale per il sesso, il Benysol è un medicinale per l'amore. È una pillola che, quando la prendi, ti fa provare le sensazioni del primo amore. Chi ha inventato una cosa del genere? E chi volete che l'abbia ideata, se non la compagnia in cui lavora Mark Renton di Trainspotting?


lunedì 19 giugno 2017

T2: Trainspotting, il nuovo manifesto (de)generazionale





T2: Trainspotting
Regia: Danny Boyle
Cast: Ewan McGregor, Jonny Lee Miller, Robert Carlyle, Ewen Bremner, Anjela Nedyalkova, Kelly Macdonald, Shirley Henderson, Irvine Welsh


Choose death. Scegli la morte. Scegli Trainspotting. Scegli Pensieri Cannibali. Scegli di avere un lavoro precario. Scegli l'incertezza perenne. Scegli di non avere un televisore ultrapiatto in full HD con il 3D incorporato, tanto tutti i programmi che passano in tv sono merda allo stato puro e, se ti vuoi guardare qualcosa di decente, devi scegliere lo streaming o il computer. Scegli Netflix. Scegli la pirateria. Scegli la pornografia. Scegli di non avere una famiglia. Scegli di essere solo, ché tanto ti senti solo anche quando sei in mezzo agli altri. Alone with Everybody, come diceva il titolo del primo disco solista di Richard Ashcroft. Scegli di non essere contro il sistema, ma proprio fuori dal sistema. Scegli di non scegliere nessuno alle urne, non tanto perché tutti i politici sono uguali e fanno schifo, ma perché tutte le persone in generale sono uguali e fanno schifo. Nessuno la pensa come te. Nessuno vuole le tue stesse cose. Nessuno farà mai niente per migliorare la tua vita e non la sua.

mercoledì 22 febbraio 2017

Scottish Pastoral





American Pastoral
Regia: Ewan McGregor
Cast: Ewan McGregor, Dakota Fanning, Jennifer Connelly, David Strathairn, Valorie Curry, Uzo Aduba, Hannah Nordberg


Lui è il tipo che tutti ammirano. Quello che tutti i ragazzi sognano di essere e tutte le ragazze (e anche alcuni ragazzi) sognano di farsi. È quello che sai già avrà un futuro brillante davanti a sé, qualunque cosa farà nella vita.

Di chi sto parlando?
Di Seymour Levov, un ragazzo soprannominato “Lo svedese” che è l'atleta scolastico migliore del New Jersey, un campione sia nel football che nel baseball, ed è pure bello, brillante e persino gentile e simpatico. Un tipo perfetto che si sposa con la fregna perfetta, Jennifer Connelly.

mercoledì 20 aprile 2016

Jane Got a Gun, e mò so' cazzi vostri!





Jane Got a Gun
(USA 2016)
Regia: Gavin O'Connor
Sceneggiatura: Brian Duffield, Anthony Tambakis, Joel Edgerton
Cast: Natalie Portman, Joel Edgerton, Noah Emmerich, Ewan McGregor, Boyd Holbrook, Rodrigo Santoro
Genere: western
Se ti piace guarda anche: Lawless, Il Grinta

Ci sono poche persone al mondo che mi possono convincere a vedere un film western, genere che bazzico poco e che amo ancora meno. Una è Quentin Tarantino, il mio regista preferito, che mi aveva esaltato parecchio con Django Unchained, per poi deludermi abbastanza con The Boring Hateful Eight. Ne ha girato uno, e va bene. Ne ha girato un secondo e lo si può accettare, però adesso basta con il vecchio West, caro il mio vecchio Quentin, se non vuoi diventare il mio ex regista preferito.
L'altra persona è Natalie Portman, la mia attrice preferita. Per lei mi sono visto persino tutti e due gli episodi di Thor, nonostante già solo la visione del primo mi avesse provocato un forte dolore fisico, quasi quanto una martellata di Thor sulle palle, sia detto proprio con eleganza.

martedì 21 aprile 2015

MORTDACCI TUA, JOHNNY DEPP!





Mortdecai
(UK, Usa 2015)
Regia: David Koepp
Sceneggiatura: Eric Aronson
Ispirato al romanzo: Don't Point That Thing At Me di Kyril Bonfiglioli
Cast: Johnny Depp, Paul Bettany, Gwyneth Paltrow, Ewan McGregor, Ulrich Thomsen, Jeff Goldblum, Olivia Munn
Genere: mortdale
Se ti piace guarda anche: Austin Powers, Mr. Bean

Epic fail.

Al peggio non c'è mai fine.

 Sputtanamento totale.

Sono queste le prime espressioni che mi sono venute in mente guardando Johnny Depp nel suo ultimo, a questo punto spero davvero ultimo ultimo, film: Mortdecai. In realtà me ne sono venute in mente anche altre, ma sarebbero troppo volgari persino per questo blog, quindi meglio non trascriverle.
È vero che i gusti sono gusti, ma io sfido chiunque a trovare bella una roba come questa. Non credo sia umanamente possibile. Mortdecai è un film brutto almeno quanto i baffi qui sfoggiati da Johnny Depp e che sono in pratica al centro dell'intera pellicola e della maggior parte delle gag presenti che vorrebbero far ridere. Riuscendoci?
Conoscete già la risposta.

"A me questo film ha fatto morir dal ridere! Soprattutto morir."

martedì 4 febbraio 2014

I SEGRETI E LE SORPRESE DI OSAGE COUNTY




I segreti di Osage County
(USA 2013)
Titolo originale: August: Osage County
Regia: John Wells
Sceneggiatura: Tracy Letts
Tratto dalla piece teatrale: August: Osage County di Tracy Letts
Cast: Meryl Streep, Julia Roberts, Margo Martindale, Julianne Nicholson, Juliette Lewis, Abigail Breslin, Ewan McGregor, Dermot Mulroney, Sam Shepard, Chris Cooper, Benedict Cumberbatch, Misty Upham, Will Coffey
Genere: famigliare
Se ti piace guarda anche: La mia vita a Garden State, Little Miss Sunshine, I ragazzi stanno bene, Paradiso amaro, Young Adult

Una delle emozioni più belle per me è quella di restare sorpresi.
BOOOOOOOOOOOOOOO!

Ve la siete fatta sotto?
La mia intenzione non era quella di spaventarvi, scusate. Volevo solo sorprendervi.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

Cagati adosso di nuovo?
Ma no, era solo per sorprendervi.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

"E tu saresti Little Miss Sunshine?
A me sembri più la figlia di Marilyn Manson..."
Ok, la smetto, prima che la paura la facciate provare voi a me.
È bello trovare qualcosa che ti sorprenda. Io sono sempre felice quando qualcosa non corrisponde alle mie aspettative. Magari lo sono meno quando questo qualcosa finisce per essere al di sotto delle mie aspettative, ma in ogni caso preferisco una pellicola che mi delude da morire, piuttosto che una che mi lascia indifferente ed è esattamente come me l’aspettavo. Per fortuna non sono questi i casi de I segreti di Osage County.

Partiamo dal titolo italiano. Quanto i nostri titolisti non hanno altre idee, ci mettono un “I segreti di…” davanti al nome del posto e sono a posto. È successo con “I segreti di Twin Peaks”, con “Desperate Housewives – I segreti di Wisteria Lane”, con “I segreti di Brokeback Mountain” e succede ora di nuovo con I segreti di Osage County, titolo originale August: Osage County. I titolisti italiani non stanno bene, questo non è un segreto.
Non è un segreto, né tanto meno una sorpresa. Ci hanno abituati anche a cose peggiori. Il film invece sì che è una sorpresa, una bella sorpresa.
BOOOOOOOOOOOOOOOO!

"Brave, figliole. Pregate affinché io possa vincere un'altra statuetta."
"Ehm, mamma, veramente pregavamo per Amy Adams."
"Brutte figlie di..."
Questa era una brutta sorpresa e ormai non era più manco una sorpresa, visto che è tutto il post che sto andando avanti con questo BOOOOO del cavolo, ma questa è l’ultima volta. Promesso.
Alla fine è sempre tutta una questione di aspettative. Io non partivo troppo convinto, con la visione di questo I segreti di Osage County. Mi attendevo una pellicoletta da tè delle 5 per signore, di quelle magari guardabili ma anche tanto noiose. Invece non mi sono annoiato un solo istante, durante le due ore di film. Se non sopportate le pellicole piene di parole e dialoghi e volete azione, è probabile che vi annoierete. Se invece avete fame di dialoghi brillanti, ficcanti, pure belli cattivelli, di quelli capaci di farti ridere e allo stesso tempo riflettere, affidatevi a Tracy Letts.
Chi è Tracy Letts?
Tracy Letts non è un autore da robe buone per il tè delle 5. Tracy Letts è uno sceneggiatore di cinema, tv e soprattutto teatro. Tra le sue opere ci sono Bug – La paranoia è contagiosa (sempre in lista tra i miei futuri recuperi) e Killer Joe, da cui poi è stato tratto il film di William Friedkin con un allora sorprendente e oggi ormai garanzia Matthew McConaughey e sceneggiato dallo stesso Letts, uno che occasionalmente fa pure l'attore.


Il suo volto vi pare familiare? No, non si tratta di uno psicopatico ricercato dalla polizia, anche se dalla foto potrebbe sembrare. Probabilmente vi sarà capitato di vederlo nella serie Homeland.

"Meryl Streep di nuovo nominata agli Oscar? Ma basta!"
Dopo Bug e Killer Joe, Letts ha firmato di nuovo l’adattamento di una sua opera teatrale, August: Osage County premiata addirittura col premio Pulitzer, e ha affidato la regia a John Wells, che a livello cinematografico non sembra un fenomeno, però si è occupato dell’adattamento americano della serie Shameless ed è quindi uno che se ne intende di famiglie particolari.
Dietro al film c’è quindi una grande qualità, soprattutto di scrittura. Ma anche davanti alla macchina da presa le cose non sono da meno. Tutt’altro.
Meryl Streep è brava e si sa, lo conferma ancora una volta con la parte della matriarca della famiglia protagonista, i Weston, o dovremmo dire le Weston. Dopo la morte del padre di famiglia in circostanze misteriose, rimangono infatti una Meryl Streep fuori di testa dipendente da droghe e sonniferi e le sue figlie. Solo che Meryl Streep è sempre di quel bravo che te lo fa pesare. Tipo il secchione della classe. Quello che si prende 10, o A, o che cazzo di voti si danno oggi e se lo merita pure. Però che palle. Botte al secchione!

Quanto è brava Julia Roberts invece è una cosa che non tutti sanno o che qualcuno fa finta di non sapere. Io un tempo non la sopportavo, la Roberts. Non la sopportavo tipo ai livelli di una Tom Hanks al femminile. La vedevo solo come la reginetta delle romcom, la fidanzatina d’America, la pretty woman che io non trovavo nemmeno così pretty. Con Erin Brockovich tutto è cambiato. Ho guardato la pellicola partendo dal presupposto: “Hanno dato un Oscar a Julia Roberts? Sono scemi???” e nel corso della visione mi sono ricreduto. Completamente. Di rado ho visto un’attrice mettere tutta se stessa come la Roberts in Erin Brockovich. Grande personaggio, grande interpretazione e da allora ho cominciato a rivalutarla. Un altro film in cui mi ha sorpreso è stato Closer. Lì c’è un Clive Owen pazzesco e c’è una Natalie Portman capace di oscurare persino il sole. Eppure Julia Roberts, con il suo personaggio sotto le righe, è lì e regge un confronto tanto impegnativo. Poi, per carità, la Portman è insuperabile, ma la Roberts non sfigura. Dopo l’ottimo ruolo da regina cattivona nell’altrimenti evitabile Biancaneve, qui Juliona Roberts ci regala una nuova parte bella acidella. Ed è monumentale. Julia Roberts in questo film è monumentale.
Altra sorpresa: io agli Oscar non terrò per Jennifer Lawrence. Nella categoria di miglior attrice non protagonista io tiferò per lei, Julia Roberts. Sì sì. Non è tra le favorite e non vincerà. La migliore interpretazione però è la sua. June Squibb in Nebraska ancora mi manca, Sally Hawkins mi ha convinto parecchio in Blue Jasmine, Lupita Nyong'o in 12 anni schiavo è notevole in una maniera molto sofferta, Jennifer Lawrence in American Hustle si conferma un fenomeno, ma la mia preferita della cinquina in corsa per la statuetta è Julia Roberts che qui è qualcosa di fantastico. È sorprendente quanto sia diventata brava la Roberts, in maniera analoga a quanto fatto da Matthew McConaughey, pure lui ex reuccio delle commedie romantiche oggi riabilitatosi alla grande. E quanto è bella, Julia Roberts.
In questo film, il personaggio di Meryl Streep sostiene che le donne invecchiando non perdono solo fascino, diventano proprio brutte. Julia Roberts è la dimostrazione vivente di quanto questa teoria sia sbagliata. Prima poteva anche essere una pretty woman, ora è davvero una very beautiful woman.


"Cos'è tutto questo affetto, Julia?"
"Affetto? Veramente stavo cercando di strozzarti..."
Se la Roberts giganteggia come e più della Streep, pure il resto del cast fa un figurone e ogni personaggio in qualche modo si ritaglia il suo momento, sebbene per dare il meritato spazio a ciascuno servirebbe un’intera serie tv e chissà che, prima o poi, non venga pure realizzata. C’è una svampita Juliette Lewis con una parlata del Sud fantastica, un Benedict Cumberbatch in versione cucciolo indifeso che fa una tenerazza incredibile, c'è un idolesco Dylan McDermott che si dirige a un funerale pompando musica tamarra a tutto volume sulla sua Ferrari, c'è uno Ewan McGregor un po’ sottotono ma probabilmente per esigenze di copione, c'è una ormai cresciuta Abigail Breslin, ex Little Miss Sunshine, pellicola che presenta una famiglia stramba non troppo distante da questa, e c'è una grande Julianne Nicholson, attrice vista soprattutto in tv (Masters of Sex, Ally McBeal e Boardwalk Empire) dal potenziale enorme anche in chiave cinematografica, come qua ci dà ampia dimostrazione.
Tra le altre gradite sorprese c’è un dolce momento musicale che vede protagonista un membro del cast e ci sono i titoli di coda sulle note dei Kings of Leon.
E poi?
Poi basta. Non vi dico altro che se no vi rovino tutte le sorprese della visione. Se già non l’ho fatto.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
(voto 7,5/10)

mercoledì 10 luglio 2013

PORNO SUBITO




Irvine Welsh “Porno”
(libro, 2002)
Casa editrice: Guanda
Pagine: 540

Sono un ritardato.
Con i libri, sono un ritardato.
Se per quanto riguarda cinema, musica e serie tv cerco sempre di stare dietro alle ultime novità, persino in maniera maniacale, in campo letterario non riesco a essere altrettanto attento. E così ho recuperato soltanto adesso il sequel di uno dei miei cult letterari adolescenziali, Trainspotting. Porno riprende a una decina d’anni di distanza le avventure dei tossici che avevamo lasciato “scegliere la vita” e io ho deciso finalmente di aggiornarmi sui loro “nuovi” sviluppi, nonostante il libro fosse uscito già nel lontano 2002.
No, non c’ho messo 11 anni per leggerlo tutto. Non sono così ritardato. L’ho recuperato soltanto nelle ultime settimane e ho infine deciso di sapere che cosa succede a questi disperati scozzesi. E cosa succede?

Succede che l’eroina è stata sostituita da altre dipendenze, soprattutto quella per la cocaina. Pensavate che i nostri (anti)eroi si fossero ripuliti? Andiamo, siete davvero così ingenui? I trainspotters continuano a bere e a farsi alla grande, anche a 30 anni suonati, solo non vanno più di pere. Come cantavano quegli altri drugà dei Dandy Warhols in “Not If You Were the Last Junkie on Earth”, ormai “Heroin is so passe”.
Come si può intuire dal titolo di questo nuovo lavoro di Irvine Welsh, il filo conduttore è però un altro. Non la droga, il porno. E Sick Boy, un po' a sorpresa, è diventato il vero protagonista principale di questo libro, comunque pur sempre corale.


Tornato a Edimburgo dopo la sua non troppo fortunata parentesi londinese, Simon "Sick Boy" Williamson gestisce un bar e si ritrova pure a fare il regista. Il regista non come Malick, Tarantino e manco come Michael Bay, ma il regista di una pellicola per adulti amatoriale, però con ambizioni professionali. Poco a poco, oltre a lui entreranno in gioco in qualche modo anche tutti gli altri protagonisti di Trainspotting.

Il più fattone di tutti, Spud?


Presente.
Credete si sia ripulito? Andiamo, continuate a essere così ingenui?

Il pazzo criminale Begbie, o meglio Franco Frank Francois Begbie?


Presente pure lui. Ancora più pazzo, violento e pericoloso di un tempo. Appena uscito di galera e assetato di vendetta.
Nei confronti di chi cercherà la vendetta Begbie, così come pure Sick Boy?
Verso di lui, naturalmente: Mark Renton. Quello che li ha fottuti alla fine di Trainspotting, ricordate?


Rents è finito in quel di Amsterdam, fa il proprietario di un disco locale fighetto e sembra ormai lontano miglia, se non anni luce, dalla vita dei suoi ex amichetti tossici. Fino a che Edimburgo non lo richiamerà a sé e a un inevitabile confronto/scontro con Sick Boy e Begbie…

Porno è un libro divertente, ma anche molto amaro. Tornare a seguire le vicende di questi disperati, più qualche nuovo personaggio aggiunto come la disinibita zoccoletta Nikkie, è come ritrovare delle vecchie conoscenze. Non degli amici simpatici di cui non potevi fare a meno, piuttosto come dei tizi che conoscevi e che pensavi avessero fatto una brutta fine e invece sono ancora lì, vivi e (più o meno) vegeti, e la curiosità di sapere che stanno a combinare è troppo forte. Nonostante la lunghezza oltre le 500 pagine, Porno si legge con grande velocità e impressionante facilità, una più che piacevole lettura per ingannare l’attesa di vedere cosa ne uscirà dal sequel cinematografico di Trainspotting, diretto ancora da Danny Boyle. Il cast della nuova pellicola vedrà il ritorno dei vari Ewan McGregor, Robert Carlyle, Jonny Lee Miller, Ewen Bremner, così come anche Kelly MacDonald, l’interprete di Diane che pure nel romanzo fa di nuovo capolino. A quanto pare, la versione cinematografica sarà un adattamento molto libero del libro e in ogni caso ci sarà da aspettare ancora parecchio, visto che l’uscita nelle sale è prevista tipo per il 2016. Evidentemente a Danny Boyle e soci piace prenderla con calma, persino più di me.

Poster fan-made trovato in rete, non troppo indicativo di come sarà davvero il film.

Si potrebbe pensare a Porno come a un libro fuori tempo massimo, a un revival degli anni Novanta, e invece no, sbagliato. Così non è. Non è neanche un nuovo cult assoluto, intendiamoci, Trainspotting resta irreplicabile, eppure la scrittura di Irvine Welsh ha mantenuto la freschezza e l’ironia di un tempo e allo stesso tempo ha aggiunto una ulteriore punta di cattiveria e, sì, di amarezza. I protagonisti non hanno più la sfrontatezza dei ventenni. Sono ancora dei disperati affamati di vita, tossicodipendenti magari non più tanto tossici (beh, Spud sì) ma ancora dipendenti. Dipendenti della coca, dell’alcol, della figa, del successo, soprattutto della voglia di dimostrarsi superiori l’uno all’altro e di fottersi a vicenda. History repeating, la storia si ripete e Irvine Welsh ce li ripropone cresciuti, un pochino maturati, ma alla fine fondamentalmente sono sempre gli stessi stronzi di un tempo.
E cazzo se mi erano mancati.
(voto 7,5/10)

sabato 22 giugno 2013

JACK E I FAGIOLI GREMLINS


Il cacciatore di giganti
(USA 2013)
Titolo originale: Jack the Giant Slayer
Regia: Bryan Singer
Sceneggiatura: Darren Lemke, Christopher McQuarrie, Dan Studney
Cast: Nicholas Hoult, Eleanor Tomlinson, Ewan McGregor, Ewen Bremner, Eddie Marsan, Stanley Tucci, Ian McShane, Bill Nighy, Christopher Fairbank, Warwick Davis
Genere: fagioloso
Se ti piace guarda anche: King Kong, La storia fantastica, I fratelli Grimm e l'incantevole strega

I Giganti ci sono solo nelle storie, nella realtà non esistono.
Siete sicuri di ciò?
Andate a dirlo a lui.


O andate a dirlo a loro…



I Giganti sono esistiti. Erano una band anni Sessanta. Poi sono spariti nel nulla. Leggenda vuole che siano stati confinati dal re Eric su in cielo, in una terra raggiungibile soltanto da una pianta che arriva fino alle nuvole. Per fare crescere una simile pianta, occorrono dei fagioli speciali. Sembrano fagioli normali e invece se li bagni si trasformano in… Gremlins.
Ho sbagliato film?
In questo, non bisogna mai bagnare i fagioli, altrimenti nasce subito una pianta che va fino al cielo, lassù dove vivono i temibili giganti. I giganti veri, non la band. Ed è proprio quanto capita a Jack, il protagonista de Il cacciatore di giganti. Invece di un tranquillo Gizmo, un giorno si porta a casa ‘sti cacchio di fagiolini magici, questi naturalmente si bagnano e si trasformano in una pianta enorme che gli sfascia la casa. In quel momento insieme a lui c'è la principessa del regno che finisce scaraventata su su, insieme ai giganti che la tengono rapita. [ATTENZIONE! BATTUTA POLITICALLY INCORRECT IN ARRIVO] Vorrebbero anche stuprarla, ma poi si rendono conto che le dimensioni dei loro peni giganti non gli permettono di avere una penetrazione soddisfacente nella piccola vagina della povera umana. [FINE BATTUTA CAZZATA POLITICALLY INCORRECT]

Rimasto a Terra, il nostro Jack si propone per andare a recuperare la principessa. Insieme a lui vanno due ex tossici di Trainspotting ora (apparentemente) ripuliti: Ewan McGregor e Ewen Bremner (beh, lui non sembra molto ripulito), più un cattivone, il primo cattivone del film, Stanley Tucci, promesso sposo alla principessa. Più in là nel corso del film ci sarà un secondo cattivone, anzi no, di più: un cattivone gigante. Anzi no, di più ancora: un cattivone gigante con due teste di cui una parla come il Gollum.

"Aiuto! Qualcuno mi tolga 'sta schifezza dalla spalla!!!
Ah no, scusate, è solo la mia seconda testa..."

Anche se raccontata così può non sembrare, si tratta della solita fiaba, una variante della super hit per l’infanzia, soprattutto nel Regno Unito, Jack e la pianta di fagioli. La cosa che più colpisce di questo film è proprio il suo essere tradizionale. Un controsenso? No, perché negli ultimi anni siamo stati abituati agli stravolgimenti più originali e trasgressivi possibili nei confronti dei racconti classici. Tutto è partito (credo) con Shrek, poi ci ha messo del suo la serie tv Once Upon a Time e negli ultimi tempi ci si è messa una lunga schiera di pellicole a tematica fiabesca che rivisitano le storie in maniera spesso poco da favola. Dal teen fantasy Biancaneve e il cacciatore alla variante action cazzuta (rivelatasi poi più cazzata che cazzuta) di Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe, fino alla coloratissima revisione firmata Tarsem di Biancaneve, ancora lei, sta zoccola.

"ARGH! Manco in Trainspotting sembravo così fatto..."
Ne abbiamo viste in pratica di tutti i colori, dal bianco della citatissima Biancaneve fino al cappuccetto rosso sangue. Quello che mancava era allora un film old-fashioned, uno di quelli che sembrano usciti più dagli anni ’80/’90 che da oggi. Le intenzioni, per carità nobili, di questa produzione sono quindi apprezzabili. Il risultato meno. Il cacciatore di giganti non si fa odiare, ma nemmeno amare, finendo per risultare un intrattenimento di livello medio-basso, più basso che medio.
Eppure al suo interno c’è tutto, non manca niente. C’è avventura. Ci sono gli effetti speciali, a dire il vero non un granché. C’è la solita storia d’amore impossibile: lui contadino morto de fame, lei principessa; un po’ come William e Kate ma al contrario. C’è persino un cast più che valido, capitanato dal giovine Nicholas Hoult, quello di About a Boy, Skins, Warm Bodies e noto soprattutto per essersi fatto Jennifer Lawrence. Sulla sua tomba, quando morirà spero il più tardi possibile, sulla lapide scriverenno: “Si è fatto Jennifer Lawrence.” Cosa questa che lo rende credibile nella parte dell’eroe di turno. Oltre al giovine, ci sono anche gli evergreen già citati Stanley Tucci, Ewan McGregor e Ewen Bremner, oltre ai non ancora citati Eddie Marsan e Ian McShane. La fighetta di turno, l’interprete della principessina, tale Eleanor Tomlinson invece bah, non è che convinca granché, nonostante sia una rossa e io ho una passione particolare per le rosse però lei no, chissà?, però è da rivedere in qualche altro film, come Educazione siberiana in cui a quanto pare è presente nel cast.

"Nicholas, tu sei stato con Jennifer Lawrence e io non sarò mai alla sua altezza..."
"Hai ragione, Eleanor, addio! Jennifer, aspettami che arrivo!"
Al di là della drammatica mancanza di figa, pecca non da poco per una produzione commerciale di questo tipo, a non convincere è la regia, davvero insipida.
E chi è il regista?
Bryan Singer???
Siamo sicuri?
Bryan Singer pure lui si merita un bah enorme. Dopo aver fatto il botto con I soliti sospetti e aver firmato un’opera interessante come L’allievo, si è dato alle vaccate commerciali senza ritegno con gli X-Men e Superman Returns e ora con questo Il cacciatore di giganti, che si è pure rivelato un bel flop. Bryan Singer è proprio un regista da bah, bah, e ancora bah. Ha fatto appena intravedere il suo talento e poi la sua carriera ha preso una brutta piega, un po’ come… qualcuno ha nominato per caso M. Night Shyamalan?, ed è così finito per diventare un mestierante anonimo.

Anonimo, proprio come questo film. Non propone un punto di vista nuovo nel raccontare le fiabe, né tanto meno convince nel suo tentativo di revival del vecchio modo di raccontarle. Non fa nemmeno così schifo e quindi non fa manco incazzare troppo, cosa ancora peggiore. Il problema de Il cacciatore di giganti è la sua sostanziale mediocrità e inutilità. È solo un film… un film da bah.
(voto 5,5/10)



sabato 25 maggio 2013

MOULIN ROUGE!, LA VERSIONE ITALIANA



Vi siete mai chiesti cosa accadrebbe se realizzassero un remake italiano di Moulin Rouge!?
Io sì.
Non l’avessi mai fatto.
Ecco a voi Mulino Rosso!

Al posto di “Because We Can”, il “Can Can” nella versione remix di Fatboy Slim…
Il ballo del Qua Qua di Romina Power (Gigi D’Agostino remix).



Al posto di “Lady Marmelade” cantata da Christina Aguilera, Pink, Mya e Lil Kim…
“Lady Marmelade” cantata da Anna Tatangelo, Laura Pausini, Giorgia e la “rapper” Baby K.

Al posto di “Children of the Revolution” dei T-Rex…
“Meno male che Silvio c’è” del Popolo della Libertà all-star.

Al posto di "Smells Like Teen Spirit" dei Nirvana...
"Spirito" dei Litfiba.

Al posto di “Material Girl” di Madonna…
“Siamo donne” di Jo Squillo e Sabrina Salerno.



Al posto di Nicole Kidman…
Ruby Rubacuori nella parte di Satine, una ragazza che si prostituisce per arrivare a ballare al prestigioso Chiambretti Night.

Al posto di Ewan McGregor…
Beppe Fiorello. Chi se no? In Italia, quando c’è una parte in cui bisogna saper cantare e recitare, la danno sempre a Beppe Fiorello. Peccato che non sappia cantare, figuriamoci recitare.

Al posto di John Leguizamo…
Morgan nei panni di Toulouse-Lautrec che canta “L’assenzio” dei Bluvertigo.

Al posto di Kylie Minogue…
Luciana Littizzetto nei panni della fatina dell’assenzio cagaminkia che parla con accento piemontese.

Al posto di “One Day I’ll Fly Away”…
“Volare” di Domenico Modugno. E qui ci va bene.
Peccato sia nella versione cantata da Beppe Fiorello. E qui ci va meno bene.

Al posto di “All You Need Is Love” dei Beatles…
“Vattene amore” di Amedeo Minghi & Mietta.

"Magari ti chiamerò: Trottolino amoroso e dudu dadadà."
"Sai cosa, Ewan? Mi sono improvvisamente ricordata di avere un impegno urgentissimo..."

Al posto di “I Will Always Love You” di Whitney Houston…
“Ti amo” di Umberto Tozzi.

Al posto di “Heroes” di David Bowie…
“Si può dare di più/senza essere eroi” di Morandi-Ruggeri-Tozzi.

Al posto di “Your Song” di Elton John…
"Questo piccolo grande amore" di Claudio Baglioni.

Al posto di “Like a Virgin” di Madonna…
“Far l’amore” di Raffaella Carrà (Bob Sinclar Remix), in mash-up con “Tanti auguri” sempre di Raffaella Carrà e “Rewind” di Vasco Rossi.

"Ma 'ndo stiamo? Ad Arcore?"
Ahaaah ahaaah a far l’amore comincia tu
Com’è bello far l’amore da Trieste al Moulin Rouge
Ahaaah ahaaah a far l’amore comincia tu
L'importante farlo sempre con chi hai voglia tu
Ahaaah ahaaah a far l’amore comincia tu
La la la la la la la, fammi vedere
Ahaaah ahaaah a far l’amore comincia tu
La la la la la la la, fammi godere

Al posto di “El tango de Roxanne” di Sting…
“La tarantella di Laura non c’è” di Nek.

Al posto di “The Show Must Go On” dei Queen…
“Il più grande spettacolo dopo il Big Bang” di Jovanotti.

E al posto di “Nature Boy” di Nat King Cole…
“Vorrei avere il becco” di Povia.

Considerato il suo gusto per il kitsch, a Baz Luhrmann questo remake potrebbe non dispiacere nemmeno troppo.
Noi però forse è meglio se ci teniamo la sua versione.

Moulin Rouge!
(USA, Australia 2001)
Regia: Baz Luhrmann
Sceneggiatura: Baz Luhrmann, Craig Pearce
Cast: Nicole Kidman, Ewan McGregor, John Leguizamo, Jim Broadbent, Kylie Minogue, David Wenham, Richard Roxburgh, Kiruna Stamell, Tara Morice
Genere: musical post-moderno
Se ti piace guarda anche: Across the Universe, Chicago, Romeo + Giulietta, Ballroom - Gara di ballo
(voto 8,5/10)

venerdì 8 febbraio 2013

THE IMPOSSIBLE IS POSSIBLE TONIGHT

"Nooo! Bud Spencer, non farlo! Non tuffarti che se no siamo tutti fregati!"
The Impossible
(Spagna 2012)
Regia: Juan Antonio Bayona
Sceneggiatura: Sergio G. Sánchez
Cast: Ewan McGregor, Naomi Watts, Tom Holland, Samuel Joslin, Oaklee Pendergast, Marta Etura, Geraldine Chaplin
Genere: catastrofista
Se ti piace guarda anche: Hereafter, L’impero del sole, Studio Aperto

The Impossible sembra un servizio tragico di Studio Aperto, solo girato meglio. Eppure le premesse erano ottime. Innanzitutto, è un film sullo tsunami che nel 2004 ha colpito la Thailandia.
Mi spiego: questa non è di per sé una premessa positiva. Anzi, è stata una delle tragedie naturali più grandi nella Storia mondiale recente. Proprio per questo, è una pagina di Storia recente che se raccontata a dovere può offrire ottimi spunti.
Le altre premesse riguardano il nome del regista e degli attori coinvolti. Juan Antonio Bayona è l’autore di The Orphanage, un film d’esordio folgorante. Un successo clamoroso al botteghino spagnolo e una pellicola di quelle da incorniciare. Un horror umanista in stile Guillermo Del Toro (che l’aveva prodotto), in grado di portare le pellicole con bimbi inquietanti alla The Ring a un livello superiore. Un film emozionante, sorprendente e per questo The Impossible Bayona si è portato dietro pure il fido sceneggiatore Sergio Sánchez, i responsabili della colonna sonora e della fotografia e insomma un po’ tutto l’ambaradan tecnico che aveva contribuito alla sua perla di debutto.
In più, alla squadra che vince non si cambia, lo spagnolo ha aggiunto un paio di fuoriclasse stranieri: lo scozzese Ewan McGregor e l’australiana Naomi Watts, tanto per la cronaca due attori che ho sempre adorato particolarmente.
Con delle premesse del genere, era impossibile che The Impossible non mi piacesse.
E invece…

"Oh oh. Raga, mi sa che la partita la finiamo un'altra volta..."
Invece il bello del cinema, così come della vita, è che succedono delle cose impreviste. Uno può trovarsi a trascorrere le vacanze di Natale in Thailandia, in quello che sembra un paradiso in terra e a livello cinematografico potrebbe rappresentare la premessa per un cinepanettone e poi, all’improvviso, da un momento all’altro, tutto cambia e il paradiso si trasforma in un inferno.
Lo tsunami ha colpito, travolto e spazzato via tutto. Ma anche di fronte a una tragedia come questa la vita prosegue e c’è chi prova a rialzarsi, a sopravvivere.
È quello che fanno i protagonisti di questa pellicola, ispirata alla storia vera degli Alvarez-Belon, una famiglia sopravvissuta allo tsunami. Da un punto di vista umano è una vicenda bellissima, da cui poteva nascere, e probabilmente sarà anche nato, almeno un commovente servizio da telegiornale. Meglio ancora se il telegiornale si chiama Studio Aperto. Ciò non significa però che da una bella storia debba derivare per forza un bel film.

"Da non crederci: sopravvivo a un volo RyanAir, per poi beccarmi uno tsunami?"
The Impossible è tutto ciò che ci si può aspettare da una pellicola del genere. A ogni scena, in quasi ogni singolo momento del film, si punta all’effetto tragico. Le inquadrature si allargano sempre per mostrarci tutto l’orrore e la desolazione lasciati dallo tsunami. Ogni sequenza costringe lo spettatore ad esclamare: “Caspiterina, che tragedia!”. Va bene 1 volta. Va bene 2. Accettiamo 3. Poi basta. Tutto il film così, no. Juan Antonio Bayona, mannaggia chi ta muerte! Tu che c’hai regalato un film fuori dai generi, fuori da ciò che ci si aspettava da un thriller soprannaturale come con The Orphanage, qui invece hai fatto esattamente ciò che ci si aspettava e mi ti sei trasformato quasi in un Michael Bay-ona, solo meno fracassone e più sentimentale? Come è possible? Se c’avessi scommesso, non l’avrei mai detto. Altroché la vicenda raccontata nel film. Questo è The Impossible. Un regista che sorprende all’esordio e poi con il secondo film affoga (letteralmente) nella banalità.

Oddio, forse non è che sia proprio impossible. Molti registi dopo un esordio della Madonna con il secondo capitolano clamorosamente. Mi viene in mente lo svedese Tomas Alfredson, passato dalla magia dell’esordio Lasciami entrare alla noia spionistica de La talpa. In quel caso, per quanto i risultati siano stati differenti, si poteva comunque trovare una linea di continuità nel ritmo lento di entrambi i lavori. Tra The Orphanage e The Impossible, benché regista e scomparto tecnico siano gli stessi, è davvero impossible trovare altri punti di contatto. Non c’è niente della magia, delle sorprese, dell’incanto di un film come The Orphanage.

"Ma ti sembra questo il momento per giocare a braccio di ferro, pirletti?"
Prodotto da Mediaset España e Telecinco Cinema, quindi da chi? Dai Berlusconi, esatto, è poco più di una fiction per la tv Mediaset. Certo, Bayona comunque dirige in maniera professionale, la scenona dello tsunami iniziale è ricostruita in maniera impressionante, anche se Clint Eastwood in Hereafter aveva fatto ben di meglio. E non mi si dica poi che non parlo bene di Clint Eastwood (l’ho già fatto di recente pure nel post su Lincoln).
Inoltre, i due protagonisti sono come già detto due grandi, due miei idoli personali. Ewan McGregor però qui appare del tutto spaesato. Spaesato non come uno che si ritrova all’improvviso travolto da uno tsunami. Piuttosto come uno che continua a ripetere al regista: “No hablo español. No entiendo. Comprende, Bayona?”.
Naomi Watts invece se la cava, niente di più. La nomination agli Oscar è del tutto incomprensibile, soprattutto considerando che è stata tenuta fuori la magistrale Marion Cotillard di Un sapore di ruggine e ossa. Ok, fisicamente la Watts tira fuori una performance estrema, però davvero non riesco a vedere tutta questa recitazione fenomenale. E lo dice uno che considera la sua prova in Mulholland Drive una delle migliori prove interpretative di tutta la Storia del Cinema.

Cosa salvare allora da questo tsunami che a sorpresa si è abbattuto sul cinema dell’un tempo promettente Bayona? L'interpretazione del giovane Tom Holland, di cui sentiremo ancora parlare, e la vicenda, come già detto, che non lascia indifferenti. Però questo è un merito della storia vera. A livello cinematografico invece è tutto piatto, banale, prevedibile, scontato. Finale compreso, ma quello già ce lo potevamo aspettare.
Bayona + McGregor + Watts = un brutto film, ma più che un brutto film, un film mediocre?
Come cantava il ragazzo Billy Corgan, un altro purtroppo passato da cose grandiose a cose mediocri: “The impossible is possible, tonight.”
(voto 5/10)

Post pubblicato anche su The Movie Shelter.


sabato 28 luglio 2012

Viva Abbasso l’amore

Abbasso l’amore
(USA, Germania 2003)
Titolo originale: Down with Love
Regia: Peyton Reed
Cast: Renée Zellweger, Ewan McGregor, Sarah Paulson, Jeri Ryan, Ivana Milicevic, Melissa George, David Hyde Pierce, Tony Randall, Chris Parnell, Laura Kightlinger, John Aylward
Genere: retrò
Se ti piace guarda anche: Austin Powers, Pleasantville, A qualcuno piace caldo
                              
Abbasso l’amore è un film sui Sixties a.M., ovvero avanti Mad Men.
Ebbene, sì. È esistita anche un’epoca avanti Mad Men. Cosa che significa che in questo film sono presenti tanti ma proprio tanti stereotipi legati all’esaltazione dei magnifici anni Sessanta come vera e propria epoca d’oro, quando Mad Men è riuscita a farci vedere anche le sue inevitabili ombre.
Cosa che però significa anche che qui dentro ci sono un sacco di trovate parecchio fa-vo-lo-se. Proprio nel suo rendere il decennio in maniera idealizzata e “finta”, Abbasso l’amore riesce a essere una commedia a tratti irresistibile. Vecchio stile e prevedibile fin che si vuole, ma anche maledettamente godibile.

Abbasso l’amore è come se dicesse “Abbasso una visione nuova e originale degli anni ’60 e viva il passato”, quello che non è manco mai esistito, se non nei film con Marilyn Monroe, Doris Day o Frank Sinatra. Perché il quadro del decennio che ne esce è del tutto fiction e ci propone i Sixties non come sono stati nella realtà, o come probabilmente devono essere stati nella realtà, ma solo come sono stati nelle commedie hollywoodiane del periodo. Per quanto io preferisca, e nettamente, il ritratto dipinto da una serie capolavoro come Mad Men, anche questa visione fittizia e molto naif del decennio ha il suo fascino flower power vagamente alla Austin Powers, giusto un filo meno scemo.
Niente male, davvero niente male poi alcune trovate parecchio inventive presenti, come la fantastica la “scena di sesso” in split-screen tra i due protagonisti. Uno sberleffo nei confronti del politically correct fatto in maniera leggera quanto allo stesso tempo incisiva.

Ma chi sono i protagonisti di questa scatenata comedy tutta basata su un continuo gioco di equivoci, in perfetto stile Sixties, e sul rapporto tra uomini e donne, con il femminismo che all’epoca si faceva sempre più largo?
Renée Zellweger, attrice che non è mai rientrata tra le mie personali preferite, qui offre una prova davvero più che convincente. Se lo dico io, fidatevi. E poi c’è Ewan McGregor, attore che invece è sempre rientrato tra i miei personali preferiti e che qua, in un ruolo più allegro e brillante rispetto ai suoi soliti recenti depressoni (Beginners, Perfect Sense, Il pescatore di sogni…), è gigione quanto basta per fare la sua ottima figura nei panni del playboy senza scrupoli.
La storia si risolve tutta nell’incontro/scontro tra i loro due personaggi. Lei è una femminista che ha scritto il best-seller che dà anche il titolo originale alla pellicola, ovvero “Down With Love”, in cui offre consigli alle donne su come rinunciare all’amore e diventare spietate nella relazioni sentimentali come e più degli uomini. Lui è invece un giornalista misogino che farà di tutto per farla a pezzi, architettando un diabolico piano per prima conquistarla e poi mandare in rovina tutte le teorie descritte nel suo libro…
Divertente, frizzante, leggera, una commedia fuori dal tempo, tanto ingenua quanto contagiosa.
Abbasso l’amore? No, viva Abbasso l’amore!
(voto 7/10)

Post pubblicato anche su L'orablu.

mercoledì 27 giugno 2012

Il pescatore di sogni: Salmon F***ing in the Yemen

Il pescatore di sogni
Titolo originale: Salmon Fishing in the Yemen
(UK 2011)
Regia: Lasse Hallstrom
Cast: Ewan McGregor, Emily Blunt, Amr Waked, Kristin Scott Thomas, Tom Mison, Rachel Stirling, Conleth Hill, Tom Beard
Genere: pescaiolo
Se ti piace guarda anche: Beginners, Big Fish, In mezzo scorre il fiume

Il pescatore di sogni non mi ispirava per nulla. Pensavo che i miei sogni li avrebbe pescati sì, mentre finivo tra le braccia di Morfeo dopo pochi minuti di visione. Oppure mi aspettavo una di quelle pellicole tutte buoni sentimenti e belle azioni trasformate per magia in realtà. Una di quelle favolette nate sulla scia del favoloso mondo di Amélie. Quanti danni ha fatto, quel film!
In parte è anche così. Il pescatore di sogni non è infatti certo una pellicola “cattiva”. In nessun senso. Né nel senso di perfida, né nel senso di inguardabile. È un film giocato proprio sui bei propositi e sul trovare un senso alla propria vita e in questo un po’ paraculo lo è. Però sa fino a che punto tirare la canna (da pesca, non un altro genere di canna) senza diventare troppo zuccheroso o irritante.
Non per essere razzisti, però fosse stata una pellicola americana probabilmente sarebbe caduta facilmente tra le pericolose acque della stucchevolezza. Invece è un film britannico che ha dalla sua un pizzico di sempre piacevole sense of humor, infila dentro anche un minimo di satira nei confronti dei meccanismi della politica e non si concede troppo, non del tutto almeno, a facili sentimentalismi pucci pucci.

"Grazie per avermi concesso l'onore di questa esterna, Costantino!"
La storia raccontata dal film è di quelle più rischiose. Uno sceicco riccone ha la stralunata idea di pescare salmoni nello Yemen. Operazione costosissima di cui viene incaricato un funzionario del governo britannico, per una serie di questioni politico-burocratiche che in questa sede risulterebbe troppo lungo e noioso da spiegare e che sinceramente non ricordo più nemmeno bene, quindi proseguiamo oltre.
La vicenda è quella di un sogno impossibile fatto da un megamiliardario che evidentemente nella vita non ha trovato un modo migliore per dilapidare il suo gruzzolo. Finanziare un piccolo sito come Pensieri Cannibali gli faceva proprio schifo?
Eppure dietro vi è qualcosa di più di un semplice capriccio. Vi è la ricerca di andare controcorrente, sfidare le convenzioni comuni, lottare contro i mulini a vento, andare a caccia, o meglio a pesca, dell’impossibile.
Una bella storia che diventerà l’occasione per scoprire un nuovo modo di vedere le cose e banalità assortite varie, però raccontate in maniera brillante e non così banale. La narrazione mi ha anzi ricordato un pochino il libro che sto leggendo al momento, Libertà di Jonathan Franzen, sebbene il film non raggiunga gli stessi enormi livelli. Lì troviamo, tra le varie vicende raccontate, anche quella di un uomo che si occupa della salvaguardia di una specie rara di uccello per conto di una società multimiliardaria, qui invece abbiamo un tizio che dovrà cercare di portare i salmoni in Yemen contro il parere di tutti. Il suo prima degli altri. E insomma, alla fine non c’entra nulla, però era solo per consigliarvi un libro per l’estate, oltre naturalmente al mio.

"No, non puoi sederti lì. Quello è il nuovo trono di Costantino.
Se ti becca Maria de Filippi, si incazza!"
Se vi piace la pesca, troverete un motivo in più per vedere questo film. Se non ve ne frega niente di pesca, potete comunque guardarlo tranquillamente, visto che la pesca è usata più che altro come metafora per innescare riflessioni più profonde ed esistenziali. Tra i fan dell’argomento potrebbe esserci Ewan McGregor, che dopo Big Fish infilza con la sua lenza un secondo titolo ittico, e pure in Sogni e delitti di Woody Allen se ne andava in barca. Ma magari è solo una coincidenza…
Tra i fan della pesca invece di certo non ci sono io. Sono andato una volta, tra l’altro in un laghetto artificiale, ne ho pescati alcuni, non mi sono divertito un granché e li ho subito ributtati dentro. Se posso dare il mio parere tecnico: è una palla, la pesca. Forse persino più del golf.



"Non credevo che in un blog solo potessero starci dentro tante stron..."
Tornando sulla terra ferma, la pellicola è girata diligentemente e senza guizzi fuori dall’acqua dal mesteriante svedese Lasse Hallstrom, regista dei bei Buon compleanno Mr. Grape e Le regole della casa del sidro così come di ruffianate come Hachiko e Dear John. Il punto di forza sta però nell’ottimo cast. Se lo sceicco mediorientale interpretato dall’egiziano Amr Waked sembra una versione espressiva di Costantino Vitagliano, ma chiunque è più espressivo di Costantino Vitagliano, in una parte minore fa la sua bella figura nelle per lei piuttosto inedite vesti ironiche Kristin Scott Thomas. La cosa più convincente è soprattutto la coppia di protagonisti: Ewan McGregor dopo un periodo appannato continua ad azzeccare una pellicola via l’altra, pum pum, come ai tempi il Renton di Trainspotting si sparava una pera dietro l’altra. Dopo aver fatto coppia, sulle schermo intendo, con Melanie Laurent in Beginners ed Eva Green in Perfect Sense, la sua dolce metà cinematografica qui è Emily Blunt: ne I guardiani del destino non mi aveva convinto molto, Wolfman e I fantastici (???) viaggi di Gulliver facevano cagare anche se ci fosse stata la migliore attrice del mondo (Natalie Portman, nel caso aveste dubbi), ne Il diavolo veste Prada era luciferina ma nemmeno fino in fondo, qui invece finalmente mi ha convinto al 100%.

Non sarà il colpo dell’anno, però se pescando tirate su questa guizzante commediola romantica ma non troppo, potrete tornare a casa soddisfatti. Io no. Io odio la pesca. Però questo film è riuscito comunque a prendermi all’amo.
(voto 6,5/10)

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