Visualizzazione post con etichetta felicity jones. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta felicity jones. Mostra tutti i post

martedì 18 aprile 2017

Rogue One: A Brodo Star Wars Story





Rogue One: A Star Wars Story
Regia: Gareth Edwards
Cast: Felicity Jones, Diego Luna, Mads Mikkelsen, Riz Ahmed, Donnie Yen, Ben Mendelsohn, Forest Whitaker, Jimmy Smits, Ben Daniels


Star Wars: Il risveglio della Forza aveva risvegliato non solo la Forza ma pure l'interesse del mondo nei confronti della saga fantascientifica più popolare della galassia. E che i trekkies non se la prendano, perché tanto pure loro sanno che è così. Era riuscito a risvegliare persino il mio, di interesse, che pure non ero mai stato un fan della serie creata da George Lucas. Anzi, ero stato tra i pochi a criticarla apertamente, rischiando per altro il pubblico martirio.

venerdì 9 dicembre 2016

Inferno: mai titolo fu più azzeccato





Inferno
(USA, Ungheria 2016)
Regia: Ron Howard
Sceneggiatura: David Koepp
Tratto dal romanzo: Inferno di Dan Brown
Cast: Tom Hanks, Felicity Jones, Ben Foster, Omar Sy, Sidse Babett Knudsen, Irrfan Khan, Ana Ularu, Fortunato Cerlino, Francesca Inaudi
Genere: pestilenziale
Se ti piace guarda anche: Il codice da Vinci, Angeli e demoni

Ci sono troppe persone nel mondo. Per risolvere il problema della sovrappopolazione, che nel giro di qualche decennio potrebbe portare all'estinzione dell'intera razza umana, una soluzione potrebbe essere quella di diffondere un nuovo virus della peste.
Fermi! Non denunciatemi! Non sono io a dirlo, ma uno ancora più psicopatico di me, un personaggio di Inferno: Bertrand Zobrist, uno scienziato transumanista (attenzione, Lapo: non ho detto transessuale) e fanatico di Dante. Un segno che leggere troppo la Divina Commedia può far male, capito Benigni?

domenica 25 gennaio 2015

BREATHE IN MA NON BRUTTIN





Breathe In
(USA 2013)
Regia: Drake Doremus
Sceneggiatura: Drake Doremus
Cast: Felicity Jones, Guy Pearce, Amy Ryan, Mackenzie Davis, Ben Shenkman, Matthew Daddario, Elise Eberle
Genere: traditore
Se ti piace guarda anche: The Affair, American Beauty, Lost in Translation

Respirate.
Inspirate e poi espirate.
Ancora.
Inspirate e poi espirate.
Perché vi sto chiedendo di farlo?
Perché se no morite, babbei!
Continuate a farlo, mi raccomando, anche mentre leggete questo post. Siate multitasking. Lettete e respirate. Una cosa non esclude l'altra.
Breathe in and breathe out. Inspirate ed espirate. Così si fa. Non è difficile. E a proposito di Breathe In, questo è il titolo del film di cui vi parlo oggi. La regia è firmata da Drake Doremus, un nome nuovo della scena indie americana, quella più fighetta e Sundance style, che si era segnalato con il suo precedente Like Crazy. Un dramma romantico molto acclamato nel mondo alternative ma che, nonostante la presenza in un piccolo ruolo di una sfavillante Jennifer Lawrence e nonostante fosse la classica pellicoletta indie con tutte le carte in regola per piacermi, non mi aveva conquistato particolarmente. A segnalarsi in quel film, oltre alla Jenniferona nostra, c'era la protagonista femminile principale, Felicity Jones. La cocca del regista che ritorna in Breathe In, dove domina la scena.

lunedì 19 gennaio 2015

LA TEORIA DEL TUTTO E LA TEORIA DELLE TETTE





La teoria del tutto
(UK 2014)
Titolo originale: The Theory of Everything
Regia: James Marsh
Sceneggiatura: Anthony McCarten
Tratto dal libro biografico: Travelling to Infinity: My Life With Stephen di Jane Hawking
Cast: Eddie Redmayne, Felicity Jones, Charlie Cox, David Thewlis, Emily Watson, Michael Marcus, Gruffudd Glyn, Adam Godley, Maxine Peake
Genere: biopic
Se ti piace guarda anche: A Beautiful Mind, Shine, Lo scafandro e la farfalla, The Imitation Game

Non è necessario essere dei geni per apprezzare un film come La teoria del tutto. Per fortuna, altrimenti col cacchio che mi sarebbe potuto piacere. Per farvi capire il mio livello di intelligenza, se già non vi fosse abbastanza chiaro dalla lettura – spero – quotidiana di Pensieri Cannibali, vi posso dire a cosa sto lavorando attualmente. Mentre il geniale fisico, astrofisico, matematico e cosmologo Stephen Hawking, di cui parla la pellicola di cui vi parlo quest'oggi, cerca di elaborare la "Teoria del tutto", io sto cercando di elaborare la mia personale... “Teoria delle tette”.
Secondo alcuni scienziati, l'Universo non avrebbe avuto origine da un Big Bang, bensì da un buco nero. Io abbraccio questa tesi facendola mia. Anche per me tutto ha avuto origine da un buco nero e alla storica domanda: “È nato prima l'uovo o la gallina?” io rispondo che è nata prima la vagina.
Pensateci. Da dove siamo usciti tutti? Da dove ha origine la vita di qualunque essere umano?
Esatto, da una vagina. Come avrà avuto allora origine l'Universo?
Secondo me è uscito pure lui da una vagina. Una vagina particolarmente grossa, una vagina aliena che ha creato tutto il cosmo così come lo conosciamo.
Cosa centrano le tette in tutto questo?
Centrano eccome. Agiscono come un campo gravitazionale che attira l'uomo verso i buchi neri. Più le tette sono grosse e più l'uomo ne è attratto. A meno che non siano troppo esageratamente enormi e in tal caso l'uomo ne diventa un pochino intimorito. Secondo la mia teoria, la Teoria delle Tette, l'uomo attratto dalle mammelle localizza il buco nero e cerca di entrarvi. È come se, ogni volta che penetra una donna, tentasse di tornare all'origine della sua creazione.
Tutto chiaro?
No?
Se non avete capito questa mia teoria è solo perché non siete scienziati come me e questi ragionamenti non sono alla vostra portata.

lunedì 4 agosto 2014

L’UOMO LAGNO





The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro
(USA 2014)
Titolo originale: The Amazing Spider-Man 2
Regia: Marc Webb
Sceneggiatura: Alex Kurtzman, Roberto Orci, Jeff Pinkner
Cast: Andrew Garfield, Emma Stone, Jamie Foxx, Dane DeHaan, Colm Feore, Felicity Jones, Sally Field, Paul Giamatti, Embeth Davidtz, Campbell Scott, Marton Csokas, Sarah Gadon, B.J. Novak
Genere: superinutile
Se ti piace guarda anche: The Amazing Spider-Man e la trilogia di Spider-Man di Sam Raimi

Esiste qualcosa di più odiato dei film sui supereroi, qui su Pensieri Cannibali?
Sì, la mia nemesi, il mio blogger rivale Mr. James Ford, ma a parte lui non molto altro.
Nonostante la mia avversione nei confronti del genere, da buon supereroe della blogosfera quale mi impegno di essere, continuo in ogni caso a vedere questi filmetti per documentarli ai miei preziosi lettori. Anche perché è un genere di pellicola sempre (inspiegabilmente) popolare e quindi porta visite al sito.
Cancellate quest’ultima frase. Lo faccio SOLO per spirito di sacrificio nei vostri confronti, miei adorati lettori.

"Bambino, se un giorno vuoi diventare come me ricorda sempre che
da un grande potere derivano grandi responsabilità."
"Ma guarda che io sono vestito così solo perché i costumi da Batman eran finiti."
Tra i film sui supereroi, i miei preferiti sono quelli che cercano di stare ai margini del genere come Unbreakable, Scott Pilgrim Vs. the World o il primo Kick-Ass, oppure sul piccolo schermo i Misfits dei primi tempi. Tra i superheroes più “commerciali” il mio preferito resta invece Batman, quello che, tra Tim Burton e Christopher Nolan, ha goduto delle trasposizioni più valide a livello cinematografico. Quello che mi sta più simpatico come personaggio è invece Peter Parker. Al contrario di Bruce Wayne o dell’insopportabile Clark Kent che sarebbero dei figaccioni vincenti anche se di professione non si mettessero a salvare il mondo, fondamentalmente lui è un nerd, un loser, uno sfigato. O almeno lo era. Nello Spider-Man di Sam Raimi la calzamaglia rossoblu (forza Genoa o, se preferite, forza Bologna!) era vestita da un nerdissimo Tobey Maguire, mentre nel primo The Amazing Spider-Man Andrew Garfield ne offriva una reinterpretazione geek. Geek, ovvero l’evoluzione un po’ meno sfigata dei nerd. Seth Cohen di The O.C. docet.
In questo secondo The Amazing Spider-Man la componente nerdosa o geekkosa che dir si voglia è invece del tutto sparita. Peter Parker ha terminato la scuola in maniera super cool, baciando trionfante alla consegna dei diplomi la zoccoletta più popolare del liceo, la sua Gwen Stacy/Emma Stone che è sempre un bel vedere, sebbene io la preferisca e di parecchio in versione rossa. Nei panni di Spider-Man continua poi a fare il figo a ogni occasione, con la sua suoneria personalizzata e con un umorismo da action hero degno di Schwarzy, o più che altro della sua versione simpsoniana Rainier Wolfcastle. In pratica del Peter Parker loser è rimasto poco o nulla.

"Emma, t'ho salvata dalla statale!"
"Ehm, Spidey caro, veramente io lì mi ci guadagno da vivere."
A ciò aggiungiamo un difetto comune a tutti i suoi colleghi in calzamaglia. Una cosa che non sopporto dei supereroi è il loro costante e onnipresente spirito di sacrificio. Sembra che nella vita non vogliano far altro che morire come dei martiri, salvo poi non morire mai. Vogliono sempre sembrare moralmente superiori a noi poveri cristi. Per carità, lo saranno anche, però sono pure odiosi. Non fa eccezione questo nuovo Peter Parker, anche se…

ATTENZIONE SPOILER
…il suo spirito di sacrificio finirà per ritorcersi contro di lui, coinvolgendo la povera Gwen Stacy/Emma Stone in un finale che è la parte migliore del film, visto che sembra evitare il solito banale happy-ending. Essendo questo un blockbusterone commerciale, la conclusione ci regala comunque un segnale di speranza, con una scena patetica ed evitabilissima con tanto di scontro con un ridicolo cattivone interpretato da un irriconoscibile Paul Giamatti. Far finire la pellicola con l’Uomo Ragno trasformato in Uomo Lagno che si strugge per la morte della fidanzata non sarebbe stato meglio?
FINE SPOILER

Nonostante Andrew Garfield sia un attore che mi piace qui non è certo usato al suo meglio e, nonostante Peter Parker mi sia sempre stato simpatico, qua non è proprio il massimo della vita. Pazienza, tanto il personaggio più interessante nei film sui supereroi di solito non è il supereroe di turno, quanto il suo supernemico. E chi abbiamo a ricoprire questa parte in The Amazing Spider-Man 2?
Come potete intuire dal sottotitolo italiano, è lui: Electro.




A interpretare Electro c'è Jamie Foxx, uno che per un breve, brevissimo periodo era sembrato il futuro del cinema e dell'intrattenimento mondiali. Gli era riuscita la clamorosa doppietta Collateral + Ray e per quest’ultimo avevo portato a casa persino l’Oscar. Era apprezzato dal grande pubblico, dalla critica, si era messo pure a fare il cantante e aveva raggiunto la prima posizione dei singoli più venduti negli USA con il pezzo “Slow Jamz” realizzato con i rapper Twista e Kanye West.



Una decina d’anni fa Jamie Foxx insomma dominava, poi è abbastanza sparito, e infine il solito Quentin Tarantino gli ha resuscitato la carriera dandogli la parte di Django, rifiutata da quel furbone di Will Smith, che ha preferito girare After Earth. Bella mossa, Willy!
Adesso a Jamie doppia X gli è piovuto addosso pure il ruolo da cattivone in una grande produzione commerciale, peccato che il suo personaggio faccia schifo. Schifo ai livelli del Venom/Topher Grace di Spider-Man 3.
A parte il fatto che i motivi per cui a un certo punto passa dal venerare l’uomo ragno a odiarlo sono molto pretestuosi, però il suo Electro era un personaggio che avrebbe meritato un approfondimento maggiore. Sarà che il sottotitolo italiano sembrava indicarlo come grande protagonista del film, ma a un certo punto sparisce, un po’ come Jamie Foxx ha fatto nel corso della sua carriera, per poi ricomparire verso la fine. Solo questa volta senza il contributo di Quentin Tarantino, purtroppo.

"Non è giusto! James Franco non l'avevate mica imbruttito così tanto..."
Il regista del secondo (non troppo) Amazing Uomo Ragno resta invece Marc Webb, uno che all’esordio aveva fatto gridare al miracolo in molti, me compreso, con il freschissimo indie-movie (500) giorni insieme, ma che ormai è stato assorbito dalla macchina hollywoodiana e il suo stile visivo, già quasi del tutto assente nel precedente capitolo, è qui del tutto annientato. Webb sembra più che altro voler ripercorrere le orme della trilogia di Sam Raimi. Peccato che questo secondo capitolo non sia all’altezza di Spider-Man 2, il migliore film sull’Uomo Ragno finora realizzato. Se nel primo tempo il mix tra azione e componente d’amore e d’amicizia (con l’arrivo del BFF di Spidey Harry Osborn interpretato dal valido Dane DeHaan) funziona ancora, nel secondo si scivola nel solito banale tripudio di effetti speciali e combattimenti non molto avvincenti.
Come prodotto d’intrattenimento non è nemmeno malaccio, sebbene la durata di questi film sia sempre troppo eccessiva per la mia sopportazione, ma la cosa che emerge con maggiore evidenza è un’altra: l’assoluta inutilità di questa nuova trilogia, realizzata troppo a ridosso della precedente e incapace di dire qualcosa di nuovo o di diverso sul personaggio di Spider-Man. Per vedere il terzo capitolo della serie pare comunque che dovremo aspettare fino al 2018, però di certo non staremo, o almeno io non starò certo, a fremere per l’attesa del ritorno di questo spento Uomo Lagno.
(voto 5,5/10)

mercoledì 28 marzo 2012

Like Crazy, Pazzi di mer*a

Like Crazy
(USA 2011)
Regia: Drake Doremus
Cast: Anton Yelchin, Felicity Jones, Jennifer Lawrence, Charlie Bewley, Alex Kingston, Oliver Muirhead, Keeley Hazell, Kayla Barr
Genere: neo romanticismo indie
Se ti piace guarda anche: Blue Valentine, Last Night, L’amore che resta, Prima dell’alba, L’arte di cavarsela
Uscita italiana: non ancora prevista

UUUuuuUuuuuuuuH
Siete pazzi?
UUUUUUUUUUuuuuuuuHHuuUUUUUUh
Siete pronti?
UuuuUUUUUUUUUhhhhHHHH
Dite che mi devono rinchiudere in un manicomio, preferibilmente insieme ad A delle Pretty Little Liars, e gettare via la chiave?

In realtà, a dispetto del titolo, in Like Crazy di pazzesco c’è davvero poco. L’unica cosa pazzesca che emerge dalla sua visione, oltre a questo post, è la burocrazia americana. E poi ce n’è anche un’altra, ancora più pazzesca. Ma facciamo un passo indietro.

"Ma a parte io e te che ci abbracciamo e facciamo i tenerosi,
gli sceneggiatori non hanno pensato ad altro?"
Like Crazy è puro neo romanticismo indie. Un filone che possiamo definire nuovo, ma che altro non è se non la variante vagamente alternative di una pellicola sentimentale classica. Un neo genere non genere degenere che negli ultimi tempi sta producendo esemplari più o meno interessanti come Blue Valentine, L’amore che resta o L’arte di cavarsela e in cui Like Crazy si inserisce alla perfezione come una volta Julia Roberts e Meg Ryan si inserivano, e oggi Katherine Heigl e Kate Hudson si inseriscono, in una romcom tradizionale.
La storia – semplice semplice – è quella boy meets girl. Un ragazzo conosce una ragazza, si innamorano, hanno dei problemi, si ricongiungono, hanno degli altri problemi e poi… chissà? Guardate il film per scoprirlo, senza aspettarvi chissà quali travolgenti colpi di scena.

La variante messa qui in atto è il problema che si frappone nella loro relazione.
I due si innamorano a Los Angeles. E fin qui tutto normale. Solo che lei è una studentessa inglese e ha un visto per stare negli Stati Uniti soltanto per il periodo del college. Terminato il quale, cosa fa?
La volpona britannica decide di rimanere per un’intera estate a letto con il suo boyfriend. E anche qua niente di male. No, lei non finisce nemmeno incinta, quindi va liscia come l’olio. Dopodiché fa la vaccata di tornare brevemente nella sua vecchia Inghilterra e poi se ne ritorna negli USA come se niente fosse: ed è qui che è fregata!
"Io che ti faccio cosa? Ahahah, no, quello non l'ho letto in sceneggiatura!"
Non avendo rispettato il suo vecchio visto studentesco, la girl ora non può più rimettere piede sul sacro suolo degli Stati Uniti. La trattano come una terrorista e la rispediscono @ home. Vagli a spiegare che lei è innamorata e vuole stare a L.A.: gli yankee sono romantici solo nei film, mentre nella realtà non gliene frega un fuck dei due piccioncini in love e why the hell am I writing in English?
I don’t know.
Il loro è dunque un amore ostacolato. Non da insanabili conflitti famigliari shakespeariani come in Romeo + Juliet, ma meno poeticamente dalla burocrazia americana e dalle sue rigidissime regole. Roba che in Italia può sembrare fantascienza, ma negli USA è così che funzionano le cose. Crazy loro o crazy noi?

Jennifer Lawrence, signori e signorence!
La storia di questo amore molto forte, intenso, profondo, toccante come il sole che spunta all’alba di un nuovo giorno (scusate, Stephenie Meyer ha deciso di contribuire a questo blog…) viene raccontata in maniera molto lineare e semplice dal regista emergente Drake Doremus, uno che ha uno sguardo vivace e molto indie, molto Sundance (dove il film nel 2011 ha vinto il Gran premio della giuria) e regala i momenti cinematografici più interessanti grazie a un ottimo uso del montaggio. Però al momento sembra ancora difettare in personalità e la sceneggiatura, neo realista o semplicemente prevedibile?, non gli dà una grossa mano. Le capacità ci sono tutte, il colpo vincente manca ancora.
Il grande punto di forza della pellicola va allora ricercato nelle interpretazioni molto spontanee e per nulla di maniera (di maniera alla Meryl Streep, per dire) dei protagonisti: se il simil-Elijah Wood Anton Yelchin è bravo, Felicity Jones (vista in Flashbacks of a Fool e Hysteria) è addirittura bravissima. Il film si regge interamente su loro due che però, per quanto ottimi, non possono compensare le lacune di una sceneggiatura fragile.
In un ruolo minore compare pure Jennifer Lawrence, che già faceva coppia con il fortunello Yelchin nel pessimo Mr. Beaver. Ed è qui che succede la cosa più pazzesca del film: capisco che il tipo possa essere preso dalla Felicity Jones, capisco che il loro amore possa essere quello con la A maiuscola eccetera eccetera, però uno non si può non innamorare totalmente di Jennifer Lawrence. A meno che non sia davvero un pazzo, perchè Jennifer Lawrence è Jennifer Lawrence.
Se non sapete chi è Jennifer Lawrence vergognatevi un pochino, ma comunque don’t worry, perché tra poco esce anche in Italia The Hunger Games, già campionissimo d’incassi negli USA, e il suo volto arriverà OVUNQUE. E solo i crazy se ne lamenteranno.


"Non ce stanno abbastanza scene d'abbraccio in 'sto film, famone n'artra!"
Like Crazy eccede in melensaggine, soprattutto nella prima parte, e non ha dialoghi brillanti quanto quelli di un Prima dell’alba, tanto per citare un sommo esempio di film sentimentale costruito unicamente (o quasi) sull’incontro un ragazzo/una ragazza. In più non ha la forza drammatica di un Blue Valentine, non riesce a essere commovente come L’amore che resta o One Day, e nella sua eccessiva serietà è lontano anni luce dal divertimento di quella chicca di (500) giorni insieme, finendo più che altro dalle parti di una pellicola in classico stile Sundance, senza però l’originalità e la brillantezza tipica di un bel film in stile Sundance. Un neo romanticismo indie troppo romantico e troppo poco indie.

ATTENZIONE SPOILER
Nel finale, Like Crazy azzecca la sua scena più simbolica. Una volta che gli ostacoli del cuore (scusate, adesso Ligabue ed Elisa si sono impossessati del mio blog) sono stati superati, lo sguardo dei due innamorati, forse poi non così innamorati, diventa confuso e incerto. Proprio come questo film.
(voto 6/10)

mercoledì 20 ottobre 2010

FlashForward

Flashbacks of a Fool
(USA 2008)
Regia: Baillie Walsh
Cast: Daniel Craig, Harry Eden, Felicity Jones, Jodhi May, Olivia Williams, Eve, Emilia Fox, Claire Forlani, Mark Strong
Genere: 70s nostalgic
Se ti piace guarda anche: A single man, Tempesta di ghiaccio, Velvet Goldmine, La mia vita a Garden State

“Quanto tempo ci ha messo Dio per fare tutto il mondo?”
“Sei giorni e poi il settimo si è riposato.”
“Beh, avrebbe dovuto metterci più tempo. Avrebbe fatto un lavoro migliore. Io avrei fatto di meglio.”

Difficile credere che un film con Daniel Craig per protagonista possa essere davvero un bel film? Eh lo so, però è così che stanno le cose, anche se va premesso che Daniel Craig è sì il protagonista, ma solo per una parte.
Certo, quella raccontata nella pellicola è la storia del suo personaggio, un attore hollywoodiano di successo ormai avviato sulla via del tramonto. Però, come suggerisce il titolo, un ruolo fondamentale lo hanno i flashback del "pazzo". Quando riceve la notizia della morte di un suo amico, la mente gli va infatti in rewind alla sua prima adolescenza ed è qui che inizia la parte davvero figa del film.

Anni 70. E io ho un’adorazione particolare per i film ambientati nei 70s (vedi i miei cult movies Il giardino delle vergini suicide o Amabili resti). Il pazzo del titolo (che poi non è che sia nemmeno così fool) è un ragazzino inglese interpretato dal giovane Harry Eden alle prese con le prime esperienze sentimentali e sessuali. Sentimentali con una ragazzina della sua età con cui canta “If there is something” dei Roxy Music in una splendida scena (e la canzone poi non se ne va più via dalla testa). Sessuali invece con una donna più grande di lui, sposata e con una figlia.


Il regista Baillie Walsh è all’esordio nel lungometraggio, ma ha già fatto una lunga gavetta nel videoclip, dirigendo ad esempio la memorabile camminata di “Unfinished Sympathy” dei Massive Attack. E nel cast spiccano le presenze femminili, come la rivelazione Felicity Jones (la tipa del video qui sopra), l’algida Olivia Williams (vista nella serie tv Dollhouse e al fianco di Pierce Brosnan ne L’uomo nell’ombra), Emilia Fox (ammirata nel mio altro cult personale Cashback) e una rediviva Claire Forlani, che ai tempi di Vi presento Joe Black sembrava dovesse spaccare il mondo e invece poi è sparita nel nulla.

Un “romanzo” di formazione piuttosto tradizionale, dunque, però accompagnato da belle musiche Seventies, alcuni bei passaggi di regia, una serie di dialoghi davvero memorabili e un cast british molto convincente. Sì, persino Daniel Craig.
(voto 7+)

(Il film non è uscito in Italia, of course. Però è disponibile in rete con sottotitoli in italiano)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com