
Ho visto solo una piccola parte della serata finale, poi sono uscito, mi sono ubriacato e quando sono tornato a casa ho dato un’occhiata in rete alla classifica finale del Festival. Ho pensato che la maggior parte degli italiani NON dovrebbe avere diritto di voto. È stato il pensiero più lucido che abbia avuto in tutta la serata.
Mi viene da sboccare. E non a causa dell’alcool.
Thank you God, Sanremo is over.
Thank you God, che pur essendoti dimenticato della Dea Malika, almeno non hai fat
to vincere quelle tre vergogne d'Italia.
Riflessioni generali su Sanremo 2010
A livello musicale, l’unica nota positiva è che c’è stato qualche mega-babbione in meno, però è stata una versione ben poco coraggiosa, anche rispetto alle già poco avventurose edizioni degli altri anni. Non c’è stato un solo nome della scena più o meno alternativa, più o meno indipendente italiana. Nelle scorse si sono visti Afterhours, Subsonica, L’aura, Deasonika… quest’anno doveva esserci Morgan, che dopo X-Factor è ufficialmente entrato nel mainstream tricolore ma il suo era un pezzo almeno originale, però sappiamo tutti com’è andata a finire.
Siamo nel 2010 e non c’è stato spazio alcuno per l’hip-hop o per la musica elettronica. Di rock ce n’è stato pochissimo (Fabrizio Moro il più rocknrolla, e ho detto tutto…). Gli altri anni almeno qualcosina di più lo si era osato.
Meglio le nuove proposte, peccato sia stato dato loro uno spazio vergognoso. Erano in un numero esiguo e si sono visti giusto dopo mezzanotte, come a dar loro un contentino. Quindi è stata una edizione finto giovane, ma in realtà morta dentro.
La Clerici non è un’entertainer. Non è certo un peccato capitale, per una persona qualunque, ma credo sia un bel difettino se vuoi condurre un evento di cinque giorni cinque. Durante i cambi di palco, non ha idea di cosa dire. Le interviste sono di una banalità orripilante. Le sue battutine fanno ridere i polli, ma solo se i polli sono stati pagati con generose tangenti.
Thank you God, che pur essendoti dimenticato della Dea Malika, almeno non hai fat

Riflessioni generali su Sanremo 2010
A livello musicale, l’unica nota positiva è che c’è stato qualche mega-babbione in meno, però è stata una versione ben poco coraggiosa, anche rispetto alle già poco avventurose edizioni degli altri anni. Non c’è stato un solo nome della scena più o meno alternativa, più o meno indipendente italiana. Nelle scorse si sono visti Afterhours, Subsonica, L’aura, Deasonika… quest’anno doveva esserci Morgan, che dopo X-Factor è ufficialmente entrato nel mainstream tricolore ma il suo era un pezzo almeno originale, però sappiamo tutti com’è andata a finire.
Siamo nel 2010 e non c’è stato spazio alcuno per l’hip-hop o per la musica elettronica. Di rock ce n’è stato pochissimo (Fabrizio Moro il più rocknrolla, e ho detto tutto…). Gli altri anni almeno qualcosina di più lo si era osato.
Meglio le nuove proposte, peccato sia stato dato loro uno spazio vergognoso. Erano in un numero esiguo e si sono visti giusto dopo mezzanotte, come a dar loro un contentino. Quindi è stata una edizione finto giovane, ma in realtà morta dentro.
La Clerici non è un’entertainer. Non è certo un peccato capitale, per una persona qualunque, ma credo sia un bel difettino se vuoi condurre un evento di cinque giorni cinque. Durante i cambi di palco, non ha idea di cosa dire. Le interviste sono di una banalità orripilante. Le sue battutine fanno ridere i polli, ma solo se i polli sono stati pagati con generose tangenti.
Però visti i dati di ascolto, al pubblico evidentemente la sua conduzione è piaciuta. E questo perché la Clerici non è una mediocre. È sotto la media. Come ha detto Povia, il successo di quest’edizione è dovuto al fatto che la Clerici ha realizzato un Festival “normale”. Vedendola, tutti pensano: beh, se ci riesce lei potrei presentarlo pure io il Festival, il prossimo anno. Perché agli italiani non piace avere intorno persone competenti, intelligenti, che sanno quello che fanno. Gli italiani ad esempio un Obama non lo voterebbero mai. Per il colore della pelle, in primis, visto che il razzismo è un male radicato nella nostra società che invece di aprirsi si sta chiudendo sempre più, ma anche perché è uno che ha studiato ad Harvard, sa fare grandi discorsi in pubblico senza dire cazzate e si mantiene pure in ottima forma fisica. Insomma, noi italiani uno così lo consideriamo un precisino, un Mr. Perfettino, un rompipalle. Preferiamo un caciarone, uno che va in giro a fare gaffes e figure di merda, che parla senza sapere effettivamente di COSA parla. Tranne quando gli argomenti sono calcio & fica, ovvio.
Lo stesso succede in televisione. Noi italiani non vogliamo qualcuno che sa fare il suo lavoro. Preferiamo una che presenta senza saper presentare, una che fa un’intervista come se fosse una chiacchiera dalla parrucchiera, una che ha persino inciso un disco e scritto un libro senza neanche lontanamente saper cantare o scrivere. Requisiti considerati oggi non fondamentali. E se sei un principe giustamente esiliato, torna in Italia che qui ti puoi riciclare persino come cantante. Insomma, adoriamo le persone che non sanno minimamente fare nulla. Siamo italiani. Siamo fatti così e stasera siamo qui, per dire al mondo e a Dio, Italia amore mio.
La mia classifica del Festival
1. Malika Ayane (La prima cosa bella di Sanremo 2010)
Lo stesso succede in televisione. Noi italiani non vogliamo qualcuno che sa fare il suo lavoro. Preferiamo una che presenta senza saper presentare, una che fa un’intervista come se fosse una chiacchiera dalla parrucchiera, una che ha persino inciso un disco e scritto un libro senza neanche lontanamente saper cantare o scrivere. Requisiti considerati oggi non fondamentali. E se sei un principe giustamente esiliato, torna in Italia che qui ti puoi riciclare persino come cantante. Insomma, adoriamo le persone che non sanno minimamente fare nulla. Siamo italiani. Siamo fatti così e stasera siamo qui, per dire al mondo e a Dio, Italia amore mio.
La mia classifica del Festival
2. Dita Von Teese (L’arte dello spogliarello)
3. Morgan (L’assente. Anzi, l’assenzio.)
4. Nina Zilli (Giovani Winehouse crescono)
5. La fame di Camilla (L’unico gruppo di Sanremo 2010 che ha suonato come un gruppo del 2010)
6. Romeus (Ne deve ancora fare di strada, ma è una scommessa per il futuro, in fondo Romeus non è stata costruita in un giorno. Lo so, questa battuta è pessima)
7. Noemi (La Laura Palmer della musica italiana)
8. Arisa (Anche senza l’effetto sorpresa del 2009 rimane comunque una delle più fuori di tutto il circo sanremese)
9. Marco Mengoni (Qualcuno volò sul nido di X-Factor)
10. Fabrizio Moro (Il suo pezzo si chiama “Non è una canzone”. Quello che ho pensato io rimasto piacevolmente sorpreso dall’ascolto è stato “Non è una canzone di Fabrizio Moro”)