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domenica 8 settembre 2024

Venezia 81: tutto quello che è successo e che probabilmente avete già visto in tv e sugli altri siti





Bello seguire il Festival di Venezia, anzi come più propriamente va detto la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, attraverso le parole e i filmati di chi è presente in prima persona in Laguna, ma c'è un ma. Ditelo che, segretamente ma nemmeno troppo, maledicete chi è lì, mentre voi siete a casa o al lavoro, o lavorate da casa, e nei loro confronti siete verdi per l'invidia come quel nuovo personaggio di Inside Out 2.

Può quindi risultare ancora più bello sentire parlare del Festival di Venezia, o della Mostra ecc. ecc. di Venezia, da chi è proprio come voi: un povero sfigato che non è a Venezia. Io nel capoluogo del Veneto non ci sono proprio mai stato, manco di passaggio per i ca**i miei, e a questo punto, oltre a non invidiarmi, mi sa che proverete persino un po' di pena per me. State già organizzando una coletta per farmi andare a Venezia. No, eh?

Tanto, che abbiate vissuto la Mostra live dalla Laguna o da Canicattì, come sono andate le cose già lo sapete. E se proprio non lo sapete, vi dico che ha trionfato Pedro Almodóvar con il suo La stanza accanto interpretato da Julianne Moore e Tilda Swinton, annunciato in uscita nei cinema italiani il 5 dicembre.


domenica 11 settembre 2022

Venezia 79: tra star, standing ovation, sputi e cannibali con la schiena nuda





Riuscita o non riuscita?
Quel che è certo è che la 79ª Mostra del Cinema di Venezia ha saputo far parlare di sé e attirato le attenzioni del mondo.

Timothée Chalamet e Harry Styles in Laguna si sono fatti dei bei bagni di folla come non si vedevano da prima della pandemia. O forse dai tempi di Take That e Backstreet Boys.

Non solo. Si è fatto anche un gran parlare del look di Timothée, che sul red carpet si è presentato con... la schiena nuda.

domenica 8 settembre 2019

Venezia 76: ride bene... chi ride come il Joker





C'è un detto che dice che si deve scrivere di ciò che si conosce. Non tutti però la pensano a questo modo. Il premio Nobel per la letteratura 2017 Kazuo Ishiguro ad esempio non è dello stesso avviso: "'Scrivi di quel che sai' è il consiglio più stupido che abbia mai sentito. Incoraggia le persone a scrivere ottuse autobiografie. È il contrario dell’accendere l’immaginazione e il potenziale degli scrittori".

Lo spirito di questo post è appunto più vicino a quest'ultima presa di posizione. Io alla 76ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia non ci sono stato, eppure ne scrivo lo stesso. Ecco il resoconto, abbastanza alla cieca e basato unicamente su ciò che ho sentito da chilometri di distanza dalla Laguna, di Venezia 76 fatto da Pensieri Cannibali.

Il verdetto della giuria capitanata da Lucrecia Martel è stato piuttosto sorprendente. A vincere non è stato qualche oscuro film in b/n taiwanese o assiro-babilonese della durata di 5 ore, bensì... Joker.


domenica 9 settembre 2018

Venezia 75: maggica Roma e i miei Leoni d'oro





Anche quest'anno non sono stato a Venezia. Non è una novità, ma lo preciso subito, per essere chiaro con chi magari passa di qui e si attende dei giudizi sui film da chi li ha visti, o da chi ha partecipato alle conferenze stampa e fatto interviste. In tal caso, avete sbagliato posto. Se invece cercate un commento veloce, cazzaro e del tutto inutile sulla 75ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, benvenuti! Questo è il posto giusto.
Anche perché poi, a dirla tutta, sebbene da lontano, questo Festival l'ho seguito da vicino.


domenica 10 settembre 2017

Venezia 74, il resoconto da chi la Laguna l'ha vista solo in cartolina





La guida definitiva sulla 74a edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, appena conclusasi, è qui. Poco importa che Pensieri Cannibali non sia stato presente in Laguna con manco mezzo inviato sottopagato. Ecco il riepilogone in breve di quanto si è visto al Festival di Venezia 2017, tra realtà e immaginazione.

Partiamo dai premi. Il Leone d'oro di miglior film in Concorso è andato a The Shape of Water di Guillermo del Toro. Non sono mai stato un grande fan del suo cinema, però questo suo nuovo lavoro già dal trailer mi ha fatto piangere come una ragazzina che ha appena scoperto che Justin Bieber non esiste, ma è solo un'invenzione di marketing.
Sono inoltre contento che il premio più importante sia andato a una pellicola “mainstream” che fa venire voglia di andare al cinema per sognare, anziché un mattonazzo in bianco e nero di 4 ore che il pubblico lo fa scappare o al massimo dormire, com'era successo l'anno scorso con il film di Lav Diaz.

sabato 6 settembre 2014

FESTIVAL DI VENEZIA 2014: VINCITORI E RED PORCHET





Anche quest’anno non sono stato a Venezia. Il motivo?
Sto ancora aspettando che qualche prestigiosa testata mi chiami come suo inviato alla Mostra. Anzi, va bene pure se non è prestigiosa. Basta che mi paghi vitto e alloggio in Laguna e per me si può fare. In attesa che questo capiti, vi lascio con il mio breve commento sulla kermesse. Per quel che può valere e credo sia molto poco visto che non ero presente all’evento e non ho visto nessun film in concorso.
Da lontano, le impressioni generali che mi sono arrivate parlano di un livello cinematografico medio-buono, ma non del tutto esaltante. Il cinema italiano pare abbia fatto la sua buona figura e negli ultimi tempi è una cosa che capita sempre più spesso a dimostrazione di come, dietro le commedie commerciali con i comici dello Zelig, qualcosina dalle nostre parti si sta muovendo.
A mancare a quest’edizione del Festival di Venezia mi pare sia invece stato il glamour, i divi che fanno sognare (Belen non può essere davvero considerata una diva), i film-evento e pure le polemiche. Basti dire che il film-scandalo dell’edizione è stato Nymphomaniac di Lars von Trier, che ormai era già stato presentato ovunque, dal Festival di Berlino al MiSex di Milano.
Un’edizione un po’ sottotono, così pare almeno vista a chilometri di distanza, ma a cui sarebbe stato comunque bello partecipare. Un’edizione che attraverso la giuria presieduta dal compositore Alexandre Desplat questa sera ha prodotto i suoi verdetti finali, con cui vi lascio, insieme all’immancabile red porchet.
Quanto ai premi, non avendo visto i film non so se siano giusti, però sono contento per quello di miglior attore andato ad Adam Driver, mitico nella serie tv Girls. Molto meno per quello di miglior attrice finito all'odiosa Alba Rohrwacher, entrambi per lo stesso film, Hungry Hearts dell'italiano Saverio Costanzo.

Guarda là, Adam. Cannibal Kid sta per sparare uno dei suoi soliti attacchi contro di me."
"Scusa se te lo dico, Alba, però fa solo bene!"

Infine, complimenti allo svedese Roy Andersson per essersi portato a casa il premio più importante, il Leone d'Oro al miglior film, con il suo A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence.
Grande sconfitto invece Birdman di Alejandro González Iñárritu. Evidentemente il leone ha preferito papparsi il piccione svedese piuttosto che l'uomo-uccello messicano.


I PREMI DI VENEZIA 2014

Leone d'Oro al miglior film: A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence di Roy Andersson

Leone d'Argento per la regia: Andrei Konchalovski (The Postman's White Nights)

Gran Premio della Giuria: The Look of Silence

Premio Speciale della Giuria: Sivas

Coppa Volpi per il miglior attore: Adam Driver (Hungry Hearts)

Colpi Volpi per la miglior attrice: Alba Rohrwacher (Hungry Hearts)

Premio Osella per la miglior sceneggiatura: Tales (Ghesseha)

Premio Marcello Mastroianni: Romain Paul (Le dernier coup de marteau)


IL RED PORCHET DI VENEZIA 2014

Emma Stone
Bella e brava.
Manca solo una cosa: foto di lei nuda non ne sono ancora uscite?
(voto 8/10)

James Franco
Terrificante il suo nuovo look da pelatone con baffo.
James, anzi Franco, che hai fatto?
(voto 3/10)

Luca Zingaretti
Hey, ha copiato il look a James Franco…
Ah no, lui era già così anche prima.
(voto 3/10)

P.S. Ma chi diavolo sta salutando?

Milla Jovovich
Milla Jovovich futura mamma sul red carpet con il pancione.
Pancione?
E questo lo chiama un pancione?
(voto 6/10)

Al Pacino
Così così il look da tamarro americano in vacanza in Italia, ma lui è Al Pacino ed è figo comunque.
(voto 7+/10)

January Jones
Agli Emmy era più figa.
Però è pur sempre figa.
(voto 7/10)

Luisa Ranieri
La madrina di questo Festival. Scelta per il suo notevole fascino terrone mediterraneo.
(voto 6,5/10)

Isabella Ragonese
Niente male. Proprio niente male. E' anche così che si tiene in alto il nome del cinema italiano.
(voto 7+/10)

Isabella Ferrari
C’è poco da fare. Gli anni passano, ma lei resta sempre la MILF numero 1 del nostro cinema.
(voto 7/10)

Alba Rohrwacher
Per me è no. No. E ancora no.
(voto 1/10)

Alexandra Daddario + Ashley Greene
Sì, va beh, alla presentazione di Burying the Ex di Joe Dante con loro c’era anche quel fortunello di Anton Yelchin, ma lui non ha molta importanza.
Per Alexandra & Ashley novantadue minuti di applausi.
(voto 9/10)

Belen Rodriguez + Stefano De Martino
Perché erano presenti al Festival del Cinema di Venezia? Per caso per presentare un film?
Giammai!
Belen era lì per promuovere una nuova catena di di saloni di estetica…
Non ho capito quale sia il legame tra loro e il cinema, in ogni caso sul red carpet si sono scambiati baci parecchio infuocati. E prendetevi una stanza!
(voto 7/10 per il loro affiatamento, voto 0/10 per la loro connessione con il mondo del cinema)

Giorgio Napolitano
Pensavate non ci fosse nessuno a Venezia che con il cinema c’azzecca ancor meno di Belen e del maritino?
Sbagliato. Eccolo qui: Giorgio Napolitano.
(voto 0/10)

domenica 8 settembre 2013

IL FESTIVAL DI VENEZIA 2013 ALLA RICERCA DEL SACRO GRA




S’è concluso il Festival di Venezia 2013.
Premetto che non ero presente in Laguna, non ho visto nessuno dei film in gara o fuori gara e ho seguito l’evento solo saltuariamente e senza manco troppo interesse, quindi il mio commento finale sul Festival non vale un bel NIENTE.
Qualcosina comunque la voglio dire, perché questo è pur sempre un blog prevalentemente cinematografico e poi perché se a Studio Aperto parlano di Venezia, non vedo motivi per cui non dovrei farlo anch’io.

A livello di glamour, di divi presenti e di hype, tanto per rimanere in tema Studio Aperto, m’è apparsa un’edizione parecchio sottotono. A parte per gli amanti del kitsch e dell’orrido, che sul red porchet red carpet si sono trovati delle perle assolute come quelle che vi propongo qui sotto.

Marina Ripa di Meana quest'anno ha deciso di superare se stessa

Carrie Fisher, guerre stellari con il buon gusto

Alba Rohrwacher, appena fuggita da un centro psichiatrico

Nicolas Cage e le sue splendide "collane"


A illuminare la scena c’è in pratica stata soltanto una radiosa Scarlett Johansson.


Scarlett è la protagonista di uno dei film più discussi e fischiati, Under the Skin, in cui interpreta la parte di un’aliena nuda in più di un’occasione e quindi io grido fin da ora al: “Capolavoro!” per quanto riguarda la pellicola e grido allo: “Scandalo!” perché Scarlett non ha ricevuto il premio di miglior attrice, andato all’italiana Elena Cotta per Via Castellana Bandiera di Emma Dante, che ha battuto persino la favoritissima della vigilia, Dame Judi Dench.

"Chiamate un dottore!
Presto, non sto scherzando!"

Spinto da un moto di nazionalismo d’altri tempi, il presidente della giuria Bernardo Bertolucci ha assegnato anche il premio più importante a un film italiano.
Il Leone d’Oro 2013 è Sacro GRA di Gianfranco Rosi, il primo italiano a vincere da Così ridevano di Gianni Amelio del 1998.


Un film italiano, per di più un documentario, Leone d’Oro?
A scatola chiusa e senza aver visto il suddetto film, né tanto meno gli altri in gara, io storco il naso in maniera snobistica e radical-chic.
Ma poi dico, al povero ritirato Maestro Hayao Miyazaki manco un premietto di consolazione?

Ecco l’elenco dei premi del Concorso principale
Leone d’Oro: Sacro GRA di Gianfranco Rosi
Gran premio della giuria: Jiaoyou (Stray Dogs) di Tsai Ming-Liang
Leone d'argento per la migliore regia: Miss Violence di Alexandros Avranas
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: Themis Panou per Miss Violence di Alexandros Avranas
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Elena Cotta Via Castellana Bandiera di Emma Dante
Premio Mastroianni per l'attore emergente: Tie Sheridan per Joe di David Gordon Green
Migliore sceneggiatura: Philomena di Stephen Frears, scritta da Steve Coogan e Jeff
Premio speciale della Giuria: Die Frau des Polizisten di Philip Groening
Premio Leone del Futuro Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis: White Shadow di Noaz Deshe

Sezione Orizzonti
Miglior film: Eastern Boys di Robin Campillo
Migliore regia: Uberto Pasolini per Still Life
Premio speciale: Ruin di Michael Cody e Amiel Courtin-Wilson
Miglior cortometraggio: Kush di Shubhashish Bhutiani

Settimana Internazionale della Critica
Miglior Film: Class Enemy di Rok Bicek
Premio per la migliore fotografia: Inti Briones per Las Niñas Quispe di Sebastián Sepúlveda
Menzione Speciale: Giuseppe Battiston interprete in Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto
Menzione Speciale: Anna Odell per l'insieme del lavoro svolto in The Reunion

mercoledì 28 agosto 2013

FESTIVAL DI VENEZIA 2013, COSA CI ASPETTA?




"Elisabetta Canalis s'è messa con Maccio Capatonda? Ma che davvero?"
Parte oggi il Festival del Cinema di Venezia 2013. Miiiiiinkia!
Per la precisione, parte oggi la Mostra internazionale d’arte cinematografica la biennale di Venezia 2013. Spulciando il programma, devo ammettere che non mi sono entusiasmato tantissimo e mi sembra un’edizione in tono parecchio minore rispetto all’ultimo Festival di Cannes, per dire.
Sulla carta, mi pare ci siano troppi film italiani. 3 in Concorso, di cui manco mezzo mi ispira neanche lontanamente, considerato l’attuale penoso stato in cui versa il nostro cinema, sono davvero troppi. A parte Hayao Miyazaki e Terry Gilliam, non è che ci siano poi tutti questi registoni enormi in gara. Ci sono invece un sacco di quei nomi che all’infuori dei Festival se li filano in 4 gatti, e con 4 gatti sono ancora stato generoso. Ad esempio: chi ha mai visto un film di Amos Gitai? E sì che ne ha girato pure uno con Natalie Portman che persino io mi sono perso.
Considerando che tra le pellicole in gara ce n’è addirittura una, Joe di David Gordon Green, con protagonista Nicolas Cage (what???), le premesse non sono delle più esaltanti in assoluto per questo Venezia 2013. Per lui se non altro è già pronta la Coppa Cani, la variante della Coppa Volpi destinata al peggior attore.
Andando a guardare bene qua e là, qualcosa di interessante dovrebbe comunque venire fuori. Ecco allora i film che attendo di più, tra quelli che passeranno in rassegna al Lido nelle varie sezioni.
Regia, via alla top 10.

10. Gravity
Avventura nello spazio per Alfonso Cuaron, il regista di Y tu mama tambien, de I figli degli uomini e sì vabbè anche di un Harry Potter ma nessuno è perfetto. Passerà soltanto fuori concorso, come pellicola d’apertura, ma di sicuro sarà uno di quelli che attirerà le maggiori attenzioni mediatiche. Il motivo? Un cast capitanato dai divi George Clooney e Sandra Bullock.



La madrina Eva Riccobono in posa
per un servizio matrimoniale per promuovere il Festival.
9. Tom a la ferme
Il giovane fenomeno canadese Xavier Dolan non sta mai fermo e a 24 anni è già al suo quarto film. Il suo primo non mi era piaciuto, il secondo l’ho adorato, il terzo l’ho trovato così così. Che effetto mi farà questo?

8. Child of God
James Franco non è nuovo alla regia. Qualcuno però ha mai visto un suo film da regista?
Non credo.
Questa volta il Franco sembra invece destinato a non passare inosservato, con una pellicola tratta da un romanzo di Cormac McCarthy e la presenza a Venezia nel Concorso principale. Farà il botto?

7. Palo Alto
La 26enne Gia Coppola, nipotina di Sofia (sua zia) e di Francis Ford (suo nonno), al debutto dietro la macchina da presa, alle prese con l’adattamento di un romanzo scritto da James Franco, che si preannuncia uno dei grandi protagonisti di Venezia 2013.
Sarà la solita raccomandata o proporrà un suo stile personale, come la zietta?
Io punto su di lei.
In gara nella sezione Orizzonti.

6. Jigoku De Naze Warui (Why Don’t You Play in Hell)
Nuova pellicola per Sion Sono, folle regista giapponese che qualcosa di interessante la tira fuori sempre. Sarebbe stato troppo coraggioso infilarlo in gara, e così passerà soltanto nella sezione Orizzonti. Non fate i soliti lagnosi e accontentatevi.



"Sono vestita peggio di Aria delle Pretty Little Liars?
Io vengo da un altro pianeta, qual è la sua scusa?"
5. The Sacrament
Il nuovo film del nuovo Dio dell’horror Ti West.
In gara pure questo nella sezione Orizzonti, che a questo punto si preannuncia più interessante del Concorso vero e proprio.

4. Under the Skin
Il regista inglese Jonathan Glazer per ora ha dimostrato il suo valore più con i videoclip (suoi gli splendidi “The Universal” dei Blur e “Karma Police” dei Radiohead) che non al cinema (suoi i non splendidi Sexy Beast e Birth – Io sono Sean). Al suo film numero 3, potrebbe finalmente dimostrare il suo valore anche su grande schermo. La cosa più importante comunque è un’altra. In questa misteriosa e promettente pellicola dai toni sci-fi, Scarlett Johansson interpreta la parte di una aliena. E a me ciò basta per avere una notevole curiosità.

3. Kaze Tachinu (The Wind Rises)
In Giappone sono piovute un sacco di critiche addosso al nuovo film di mastro Hayao Miyazaki. La pellicola animata è incentrata infatti su Jirō Horikoshi, un ingegnere che progettato vari aerei da combattimento usati nella seconda guerra mondiale. Un personaggio controverso, per un cartone controverso. Ma Miyazaki di sicuro saprà regalarci della poesia.



2. The Zero Theorem
Il nuovo film di Terry Gilliam vanta un cast notevole (Christoph Waltz, Matt Damon, Mélanie Thierry, Ben Whishaw, Tilda Swinton) e potrebbe riportare il regista ai fasti de L’esercito delle 12 scimmie, film che nel frattempo sta per diventare una serie tv sul network americano SyFy.
Speriamo bene, sia per il nuovo film di Gilliam che per la versione telefilmica delle scimmie…

1. The Canyons
Sarà quasi certamente il film più spernacchiato dalla critica, anche se verrà presentato solo fuori concorso, ma non importa. Regia di Paul Schrader, sceneggiatura firmata dal mio idolo assoluto Bret Easton Ellis, protagonisti una rediviva ma non ripulita Lindsay Lohan e il pornodivo James Deen. Il mondo lo odierà, ma per me è già un cult movie.

Trailer ufficiale



Trailer remixato da Kanye West!



sabato 8 settembre 2012

I premi di Venezia 2012? Che Pietà





"Alla faccia degli stereotipi su noi orientali, ce l'ho lungo così.
Per questo ho vinto."
E il Leone d'Oro è andato a...
Il vincitore della Mostra del Cinema di Venezia 2012 ve l'ho già svelato nel titolo.
Pietà.
Non l'avevate capito? Non era una valutazione di tipo cinematografico. Anche perché i film in concorso non li ho visti, non ero presente in Laguna, lacuna mia, quindi come faccio a giudicarli?
In attesa di vedere qualcuna delle pellicole in concorso, così, a scatola chiusa, Pietà sembra che sia un film tutt'altro che pietoso e ha conquistato tutti a Venezia: pubblico, critica e la giuria capeggiata da Michael Mann. Quanto al mio rapporto con il regista sudcoreano Kim Ki-duk, si limita alla visione del solo Ferro 3 - La casa vuota. Film che non mi ha certo entusiasmato, ma se non altro mi ha fatto fare un gran bella ronfata.
Sempre a scatola chiusa, i premi andati a The Master direi che ci stanno tutti.
Paul Thomas Anderson lui sì, mi ha sempre entusiasmato, e quindi il premio alla regia di certo è più che meritato. Così come il premio a Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman, che si sono beccati in accoppiata la Coppa Volpi per il miglior attore. Già solo dal trailer del film sono da Oscar, oltre che da Foxes Cup.
In realtà, sembra che il presidente di giuria Michael Mann volesse dare pure il Leone d'Oro a The Master, ma il regolamento del concorso prevede che un solo film non possa ricevere più di due premi importanti, e così alla fine hanno ripiegato per queste scelte.
Oltre che per questo, io resto sorpreso e un pochino sconcertato dal fatto che Selena Gomez e Vanessa Hudgens non abbiano ottenuto pure loro due la Coppa Volpi come migliori attrici per Spring Breakers, ma comunque... ecco qui tutti i premi di Venezia 2 0 1 2.

"E adesso per la coppa come facciamo? La tagliamo in due?"
Leone d’Oro
Pietà di Kim Ki-duk

Premio Speciale della Giuria
Paradies: Glaube (Paradise: Faith) di Ulrich Seidl

Leone d’Argento (miglior regia)
Paul Thomas Anderson per The Master

Coppa Volpi (miglior interpretazione maschile)
Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman per The Master

Coppa Volpi (miglior interpretazione femminile)
Hila Feldman per Fill the void

Premio Marcello Mastroianni a un attore/attrice emergente
Fabrizio Falco per È stato il figlio e Bella Addormentata

"Ma nemmeno il premio per le più zoccole, c'han dato?"
Miglior sceneggiatura
Après Mai di Olivier Assayas

Miglior contributo tecnico
Daniele Ciprì per È stato il figlio


Premio Orizzonti Miglior Film
Three Sisters di Wang Bing


Premio speciale della giuria sezione Orizzonti
Tango Libre di Frederic Fonteyne


Premio YouTube Orizzonti miglior cortometraggio
Invitation di Min-young Yoo


Miglior Opera Prima Luigi De Laurentis
Kuf di Ali Aydin


giovedì 26 luglio 2012

Festival di Venezia 2012: il programma

È uscito il programma del prossimo Festival di Venezia che si terrà dal 29 agosto all’8 settembre prossimi.
E… caspita! Quest’anno rischia di fare le scarpe a Cannes, che aveva invece dato il suo meglio nel 2011.
A fondo post, tutte le pellicole in competizione. Sarà davvero un’ottima annata per la vendemmia veneziana?

Quali sono i film che attendo di più?

Spring Breakers di Harmony Korine: il regista di Gummo che (in teoria) ci mostrerà un lato parecchio trasgressivo e inedito della new generation di Hollywood composta dalle teen idol Vanessa Hudgens (High School Musical), Ashley Benson (Pretty Little Liars), Heather Morris (Glee) e Selena Gomez (la fidanzatina di Justin Bieber). Probabile film-scandalo e film-figata del Festival.
Passion di Brian De Palma, remake dell’ottimo thriller francese Crime d’amour; al posto di Ludivine Sagnier e Kristin Scott Thomas ci saranno Rachel McAdams e Noomi Rapace.
E poi, naturalmente, To The Wonder di Terrence "The genius of life" Malick con Ben Affleck e Rachel McAdams, che a questo punto si candida a probabile diva della kermesse.

Curiosità anche per i nuovi film di Takeshi Kitano, Olivier Assayas e Kim Ki-duk, mentre tra i tre italiani in concorso (saranno troppi? mi sa di sì), più che i film della Comencini e di Ciprì, potrebbe risultare interessante Bella addormentata, ovvero Bellocchio alle prese non con la fiaba ma con il caso Eluana Englaro in un film che, molto probabilmente, farà pareeecchio discutere.
Fuori concorso, attenzione poi al documentario su Michael Jackson firmato da Spike Lee, Bad 25, e al nuovo film di Robert Redford, The Company You Keep.
Nella sezione Settimana Internazionale della Critica, segnalo infine l’esordio dietro la macchina da presa dell’attore Luigi Lo Cascio con La città ideale.

The Master di Paul Thomas Anderson invece per il momento non è presente, ma chissà che non compaia come film a sorpresa visto che all'appello delle pellicole in concorso ne manca una...

"Ciao, Studio Aperto!"
P.S. per TgCom e Studio Aperto la notizia principale non sono i film in concorso, bensì il fatto che Kasia Smutniak sia la madrina. Così, tanto per dire.


Film d’apertura (non in competizione)
"The Reluctant Fundamentalist" Mira Nair (USA, Qatar)


Film in concorso
"To The Wonder" Terrence Malick (USA)
"The Master" Paul Thomas Anderson (USA)
"Après mai (Something in the Air)" Olivier Assayas (Francia)
"Outrage Beyond" Takeshi Kitano (Giappone)
"Fill The Void" Rama Bursztyn and Yigal Bursztyn (Israele)
"Pieta" Kim Ki-duk (Corea del Sud)
"Bella addormentata" Marco Bellocchio (Italia)
“È stato il figlio" Daniele Cipri (Italia)
"At Any Price" Ramin Bahrani (USA, UK)
"La Cinquieme Saison" Peter Brosens, Jessica Woodworth (Belgio, Olanda, Francia)
"Un Giorno Speciale" Francesca Comencini (Italia)
"Passion" Brian De Palma (Francia, Germania)
"Superstar" Xavier Giannoli (Francia, Belgio)
"Spring Breakers" Harmony Korine (USA)
"Sinapupunan (Thy Womb)" Brillante Mendoza (Filippine)
"Linhas de Wellington" Valeria Sarmiento (Portogallo, Francia)
"Paradise: Glaube (Paradise: Faith)" Ulrich Seidl (Austria, Francia, Germania)
"Izmena (Betrayal)" Kirill Serebrennikov (Russia)

mercoledì 8 febbraio 2012

Faust o leali o le corna

Faust
(Russia 2011)
Regia: Aleksandr Sokurov
Cast: Johannes Zeiler, Anton Adasinsky, Isolda Dychauk, Georg Friedrich
Genere: satanico
Se ti piace guarda anche: L’avvocato del diavolo, Il piccolo diavolo, Antichrist

Faust. Un filmone importante, pesante, una di quelle visioni da affrontare con cautela. Così dicevano.
Il film vincitore del Leone d’Oro all’ultimo Festival di Venezia sembrava dovesse essere visto o come un mattonazzo russo di quelli assurdi oppure come un capolavoro assoluto.
A me, e lo sapete, piace celebrare un film che mi è piaciuto fino all’esaltazione mistica. Qualcuno ha detto Il cigno nero?
E allo stesso tempo mi piace massacrare quelli che detesto. Qualcun altro ha menzionato Avatar?
Eppure qui purtroppo mi trovo a una via di mezzo.
Faust non mi è sembrato certo un capolavoro. Ma nemmeno lontanamente. Chi ci ha visto chissà quali significati e risvolti filosofici mi sa che dovrebbe farsi un po’ meno canne… Scherzo! Continuate pure con le droghe, ma almeno poi evitate di guardare e soprattutto celebrare dei film russi.
Questo film è pieno di citazioni bibliche e filosofeggianti tra Kant e Platone, pieno di parole buttate lì giù a casaccio più che non con reale senno, però di grandi e abissali verità sull’uomo io qui dentro non ne ho viste. Non almeno alcuna che non fosse già stata mostrata nelle varie altre interpretazioni di questo racconto popolare tedesco, a partire da quella di Johann Wolfgang von Goethe cui questa pellicola si ispira liberamente.

"Un film russo da 2 ore e passa? Nun gliela posso fa'..."
Se non è un capolavoro, allora è quella che Fantozzi avrebbe bollato con facilità: “Una cagata pazzesca”?
Non proprio, anche se una cagatina più stitica che pazzesca a tratti lo è anche.
Faust però non mi è sembrato nemmeno una visione così pesante. Certo, non si può parlare proprio di cinema di intrattenimento, ma una volta passata giusto quella mezzora/oretta iniziale a cercare di raccapezzarsi all’interno della storia, il film fila anche. Non come un Frecciarossa, magari, ma più come un Intercity in mezzo alla neve. Con le sue 6 ore buone di ritardo, però fila.
Più che essere narrativo, Faust è infatti cinema del vagare, del viaggiare, cinema in movimento come pietre miliari come Apocalypse Now, La dolce vita, Il posto delle fragole, The Tree of Life, o come la Divina commedia, tanto per uscire dall’ambito strettamente cinematografico. Questo è l’aspetto più affascinante della pellicola.
Però Faust viaggia, ma non arriva da nessuna parte o, se c’arriva, si vede che io sono sceso a qualche fermata prima.
Sokurov ha il suo stile, la sua visione del mondo, ma non ha la capacità espressiva dei Coppola, Fellini, Bergman, Malick citati o la poetica di un Alighieri. E anche se i giurati di qualche Festival cinematografico proveranno a dissuadervi del contrario, non fidatevi: i fuoriclasse sono altri.

L’altro aspetto curioso della pellicola è la parte visiva. Sokurov usa lenti deformanti, una fotografia dai colori stranianti, utilizza per lo più un’estetica del brutto e del deforme per mostrarci la discesa del Faust nell’apatia e nel male, insieme al suo compare, un Virgilio satanico.
Mentre c’è chi ha proposto nomi come Thomas Mann, Christopher Marlowe o Friedrich Wilhelm Murnau tra i modelli di ispirazione per il Faust del regista russo, a me sembra abbia invece scopiazzato, pardon si sia ispirato, più che altro al video “The Beautiful People” di Marilyn Manson, con la regista Floria Sigismondi che si diletta in maniera molto più efficace, incisiva e concisa nella rappresentazione del freak e del satanico. Utilizzando un gusto visivo non lontano da quello che Sokurov avrebbe proposto 12 anni dopo nella sua (pseudo) intellettualoide insalata russa.


"Ma tu saresti Satana?"
"Eh, la maschera di Marilyn Manson era finita!"
Altra parentesi più o meno metal: la creazione dell’homunculus di Wagner, l’assistente tardo del Faust, mi ha ricordato un episodio di Todd and the Book of Pure Evil, nuovo telefilm trash horror metal niente male. Chiusa parentesi più o meno metal.

Se il Faust protagonista sembra un Ralph Fiennes (e detto da me non è un complimento) con il nasone (e questo non è un complimento detto da nessuno), Sokurov ci regala una figura del Demonio singolare, rappresentandolo in una maniera non certo affascinante o accattivante. Presente Al Pacino ne L’avvocato del Diavolo? Scordatevelo pure. Questo è l’opposto: ha un corpo deforme e pieno di rotoli di grassi di quelli che, abbello Satana mio, ma tu hai bisogno di una liposuzione immediata e se vuoi ti prenoto l’appuntamento col chirurgo oggi stesso, ché così non puoi proprio andare in giro!
Parli del diavolo e spuntano le corna. Ma non qui. Questo è un povero diavolo, è proprio il caso di dirlo, cui manco hanno disegnato le corna e che ci regala giusto qualche momento trash e poco altro. E io che pensavo di trovarmi di fronte a un film rigido e serioso. Invece no. Una nota tutto sommato positiva questa, sebbene in alcuni momenti ho avuto l’impressione di assistere più a una versione massimoboldiana del Faust, più che a un capolavorone da Leone d’Oro.
Il Satana tentatore (ma dove?) del film è interpretato da Anton Adasinsky, che è anche un cantante. O meglio, non è un attore professionista, e questo lo si nota ampiamente, però certo che pure come vocalist fa parecchio pena. Ascoltate un po’ qui…


“Caos, noia, confusione: il mondo sta andando in rovina,” si dice nel film. Ed è una cosa vera anche per la stessa rappresentazione del Sukamelov Sukatevelov Sokurov, troppo caotica e confusa, talmente piena di parole e temi (ma priva di grandi idee) che alla fine il rischio è quello di non dare un grande peso ad alcuno. Il diavolo sta nei dettagli, ma qui i dettagli non sono poi così tanto curati. Abbiamo detto di caos e confusione; quanto alla noia, il film poteva rivelarsi un mattonazzo peggiore, ma di certo non è nemmeno una visione di quelle da farti gridare: “Yuppie! Quanto mi sto entusiasmando a guardare questo film!”.

"Sapevo di avere una bella vagina, ma non pensavo valesse un Leone d'Oro..."
Se il film ci mette un pochino a ingranare veramente, diciamo appena un’ora e mezza, quando lo fa si illumina d’immenso per pochi istanti, nell’unica scena davvero notevole del film, quella del primo piano appunto illuminato del volto della tipa bionda, la bella lavanderina che lava i fazzoletti per i poveretti della città. Fai un salto, fanne un altro, fai la giravolta, falla un'altra volta, guarda in su guarda in giù, dai un bacio a chi vuoi tu.

Perché il punto del film è chiaro. Macché opera filosofica. Macché Leone d’Oro. Macchè capolavoro. “È tutto un imbroglio, menzogna, illusione,” come viene detto nella pellicola stessa. Faust è solo un film a tratti parecchio trash su un uomo di mezza età che brama la fica giovane. Niente di più, niente di meno. E questo è anche il suo pregio maggiore.
Se qualcuno vorrà fare l’intellettuale con voi e vi citerà chissà quale filosofo come sommo riferimento del Faust di Sokurov, non state a dargli troppo retta. Perché è inutile cercare chissà quali interpretazioni, questo film gira intorno a una cosa sola e soltanto: la figa.
(voto 6/10)

Sul vendere la propria anima comunque avevano detto già tutto e in maniera molto più poetica i Simpson, in uno degli episodi migliori della loro ultraventennale storia: Bart si vende l’anima (Bart Sells His Soul).
Quello sì un capolavoro da Leone d’Oro.

domenica 11 settembre 2011

Ostregheta!

Michael Fassbender con la Coppa delle Coppe
Breve commento sul Festival di Venezia, premettendo che non ero presente, non ho visto i film in Concorso, non ho visto sfilare Keira Knightley sul red carpet (questa è la cosa che rimpiango di più) e quindi il mio breve commento non vale praticamente una mazza.
Comunque...
Il presidente di giuria Darren Aronofsky, o meglio il Genio Darren Aronofsky, Leone d’Oro al radical-chicchismo, ha confermato la sua natura di gran figlio di buona donna ignorando totalmente i film più applauditi e i favoriti della vigilia. Niente per gli americani. Niente per Cronenberg, Friedkin, Polanski, Clooney (ma almeno quest'ultimo si rifarà probabilmente agli Oscar). Niente nemmeno per Kate Winslet.
In compenso ha consegnato il Leone d’Oro al russo Aleksander Sokurov per il suo Faust, una di quelle pellicole monumentali che si preannuncia come un mattonazzo pazzesco, dunque un film che paradossalmente potrebbe essere amato dal mio blogger nemesi Mr. Ford. Chi è il radical-chic, adesso, chi?
Aronofsky dall’alto della sua magnanimità ha però pensato anche al cinema italiano, con il premio speciale della giuria assegnato a Crialese e al suo Terraferma.
Per quanto mi riguardo sono felice, ricordando sempre che non ho visto i film quindi parlo così a vanvera (ma se qualcuno il prossimo anno volesse farmi avere gli accrediti stampa non disdegnerei), per la coppa Volpi di miglior attore a Michael Fassbender, la cui grandezza è stata finalmente riconosciuta, e per i premi andati al greco Lanthimos, già autore dello spettacoloso quanto agghiacciante Kynodontas e ora vincitore della miglior sceneggiatura per Alpis, al Wuthering Heights (Cime tempestose) di Andrea Arnold (la regista di Fish Tank) e ai giovani attori del nuovo film del fenomeno giapponese Sion Sono.
Ma visto che il mio commento alla cieca wale quel che wale e cioè pressappoco quanto una canzone dei Dari, meglio far parlare l’elenco ufficiale dei premi.

- Leone d'oro: Faust di Aleksandr Sokurov
- Leone d'argento miglior regia: Cai Shangjun per Ren shan ren hai
- Premio Speciale della giuria: Terraferma di Emanuele Crialese
- Coppa Volpi migliore attrice: Deanie Yip per Tao Jie (A Simple Life)
- Coppa Volpi miglior attore: Michael Fassbender per Shame
- Leone del Futuro - Premio Venezia Luigi De Laurentiis: La-Bas - Educazione criminale di Guido Lombardi
- Osella migliore sceneggiatura: Efthymis Filippou e Yorgos Lanthimos per Alpis
- Osella miglior contributo tecnico: Robbie Ryan per la fotografia di Wuthering Heights
- Premio Marcello Mastroianni giovane attore/attrice emergente: i protagonisti di Himizu, Shòta Sometani e Fumi Nikaido
- Premio Orizzonti per il miglior lungometraggio: Kotoko di Shinya Tsukamoto
- Gran Premio Speciale della Giuria della Sezione Orizzonti: Whores' glory di Michael Glawogger
- Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio: In attesa dell'Avvento di Felice D'Agostino e Arturo Lavorato

sabato 18 settembre 2010

Il mio nome è Bondi, Sandro Bondi

E va bene. Questa settimana c’è stata la questione degli spari libici su una nave italiana (nessuna parola in proposito da parte del nostro Premier?!) su cui subito si è glissato preferendo concentrare l’attenzione sui Rom. C’è stato un altro soldato italiano morto in Afghanistan che ormai non fa nemmeno più notizia. C’è la Rai che si rifiuta di pubblicizzare Annozero sulle proprie reti e Santoro che è costretto ad appellarsi (come al solito) al popolo della rete. Argomenti che andrebbero approfonditi e che altri blog fanno molto bene (il mio punto di vista sui Rom è ad esempio esposto come meglio non potrei da Gio sulla sua pagina).
Una cosa su cui vorrei soffermarmi sono però le dichiarazioni di Sandro Bondi, Ministro dei Beni Culturali (dove Ministro dei Beni Culturali non è una battuta) a proposito dell'ultimo Festival di Venezia e del Presidente della giuria:

Tarantino è espressione di una cultura elitaria, relativista e snobistica. E la sua visione influenza i suoi giudizi critici.

Adesso toccatemi tutto ma non il mio Quentin. A parte che si potrebbe discutere sul fatto che Tarantino rappresenti una cultura snobistica, visto che ha da sempre dichiarato il suo amore più per i b-movie e per i trash movie (persino quelli con Lino Banfi!) che non per il cinema impegnato.
A parte che, come dice il regista di Io sono l’amore Luca Guadagnino, presente quest'anno nella discussa giuria:

Tarantino è un faro per milioni di spettatori, ha modificato l'immaginario mondiale, i suoi sette film hanno incassato 430 milioni di dollari, altro che cultura elitaria. Mi sembra che il ministro manchi di conoscenza dei fatti.

A parte che una giuria di un Festival cinematografico è anche normale che sia espressione di una cultura elitaria, non è mica la giuria di Velone.
A parte che io a parlare male di Tarantino starei attento, visto che qualche inglourious basterd te lo può sempre mandare in casa.
A parte tutto ciò, il motivo del dissenso del “Ministro” Bondi che, lo ricordo, nonostante la carica che ricopre non ha assistito a nemmeno uno dei film in Concorso, è il fatto che non abbiano vinto film italiani. Ma solo perché il Festival di Venezia è in Italia, non necessariamente si devono premiare film italiani. È un po’ come dover far vincere a tutti i costi la nazione organizzatrice di un Mondiale solo perché appunto gioca in casa. Che pure qualcuno (vedi quei democratici della Corea del Sud nel 2002) prova a fare pure questo...
Non contento, Bondi minaccia per il futuro:

Visto che i finanziamenti sono dello Stato, d'ora in poi intendo mettere becco nella scelta dei membri della giuria del Festival.

La giuria del Festival di Venezia 2011?
Augusto Minzolini (l’imparzialità fatta persona), Totò Riina (così sappiamo che nessuno farà il furbo), Elisabetta Canalis (perché un po’ di figa ci sta sempre bene), i fratelli Vanzina (mica possono mancare i massimi esponenti del nostro cinema?) e il Gabibbo Presidente di Giuria.

domenica 12 settembre 2010

Leona d'oro

Festival di Venezia: il mio regista preferito (Quentin Tarantino) ha premiato la mia regista preferita (Sofia Coppola) con il Leone d’Oro. Il film Somewhere purtroppo non l’ho ancora visto, però di certo non mi lamento per le scelte fatte dal sempre saggio Quentin (a parte quando incensa i film con Lino Banfi), che ha dispensato premi anche a due miei altri paladini, Vincent Gallo (coppa Volpi di miglior attore) e Mila Kunis (miglior emergente per Black Swan), attrice che adoro fin dai tempi del divertentissimo That 70’s Show, sitcom andata in onda dal 1998 e che quindi per me non è certo un’esordiente, ma ben venga il premio Mastroianni. Ottime scelte, per me. C’è invece chi ha contestato Tarantino perché ha premiato la Coppola che è una sua ex. Ma io dico: voi dareste mai un premio a una vostra/un vostro ex??
No. A rigor di logica no. Piuttosto la morte. E allora altroché magheggi, per compiere un atto del genere a Quentin il film della Coppola dev'essergli proprio piaciuto parecchio!

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