Visualizzazione post con etichetta fiabe. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fiabe. Mostra tutti i post

domenica 4 ottobre 2015

La noia delle noie - Boredom of Boredoms





Il racconto dei racconti - Tale of Tales
(Italia, Francia, UK 2015)
Regia: Matteo Garrone
Sceneggiatura: Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
Ispirato al libro: Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille di Giambattista Basile
Cast: Salma Hayek, Vincent Cassel, John C. Reilly, Toby Jones, Shirley Henderson, Hayley Carmichael, Bebe Cave, Jessie Cave, Stacy Martin, Christian Lees, Jonah Lees, Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini
Genere: (poco) da favola
Se ti piace guarda anche: Game of Thrones, Once Upon a Time, Il cacciatore di giganti

C'era una volta un regista dai tratti nordici, bello come un Dio, con i boccoli biondi e gli occhi azzurri.
Ehm, forse non proprio...

mercoledì 15 aprile 2015

CAGNERENTOLA





Cenerentola
(USA, UK 2015)
Titolo originale: Cinderella
Regia: Kenneth Branagh
Sceneggiatura: Chris Weitz
Cast: Lily James, Cate Blanchett, Richard Madden, Holliday Grainger, Sophie McShera, Helena Bonham Carter, Stellan Skarsgård, Ben Chaplin, Hayley Atwell, Nonso Anozie
Genere: melenso, anzi zucchesco
Se ti piace guarda anche: Maleficent, Into the Woods, Once Upon a Time

C'era una volta un blogger che adorava le fiabe.
Non so come si chiamasse, ma di certo di nome non faceva Cannibal Kid. Questo perché Cannibal Kid ha sempre odiato le fiabe. Sempre sempre in realtà no. C'è stato un periodo in cui, se non si può dire che le abbia del tutto amate, le ha se non altro tollerate. Quel periodo risale a non troppi anni or sono, quando prodotti come i primi 2 Shrek o le prime stagioni della serie tv Once Upon a Time avevano portato all'interno del genere una ventata d'aria fresca. Per non dire un vero e proprio tornado, capace di prendere racconti e personaggi della tradizione popolare universalmente noti e proporli in una veste nuova, dotata di una forte ironia e di un'impronta moderna/postmoderna.
Il successo di Once Upon a Time ha però - ahinoi - portato più disgrazie che gioie all'interno del Regno della Fantasia. La serie stessa si è trasformata in una soap-fantasy con sempre meno fantasy e sempre più soap. Dopo aver visto le pure pucciosissime versioni in carne e ossa di Elsa e Anna di Frozen, persino il coraggioso Cannibal Kid ha dovuto cedere e non è più riuscito a proseguire nella visione di Once Upon a Time. Al cinema è stato poi un vero e proprio disastro, con un rifiorire di fiabe per il grande schermo rilette con sempre minore originalità e con risultati via via sempre più disastrosi. Dalla Biancaneve kitsch versione Tarsem a quella pseudo action con Kristen Stewart, fino ad arrivare alla buonista Angelina Maleficent Jolie e all'agghiacciante e inascoltabile musical Into the Woods.

mercoledì 10 settembre 2014

MALDEFICENT





Maleficent
(USA, UK 2014)
Regia: Robert Stromberg
Sceneggiatura: Linda Woolverton
Ispirato a: La bella addormentata nel bosco
Cast: Angelina Jolie, Elle Fanning, Sharlto Copley, Imelda Staunton, Juno Temple, Lesley Manville, Sam Riley, Brenton Thwaites, Hannah New, Isobelle Molloy, Ella Purnell
Genere: fiaba finto alternativa
Se ti piace guarda anche: La bella e la bestia, Frozen, Biancaneve, Shrek, Il grande e potente Oz

C’era una volta, tanto tempo fa, un blogger cinematografico odiato da tutti. Maldeficent Kid era il suo nome.
Perché era tanto detestato?
Forse perché osava parlare male di film che al resto del popolo del web erano piaciuti molto, come Avatar o Mary Poppins o Gravity o Forrest Gump, mentre invece elogiava pellicole altrove parecchio detestate come Under the Skin o Cattivi vicini. Ma certo che se non ridete con Cattivi vicini, ve lo meritate proprio, Alberto Sordi!
Maldeficent Kid non aveva peli sulla lingua e diceva sempre ciò che pensava, anche se a volte questo poteva renderlo antipatico o impopolare. C’era in particolare un pensiero che non condivideva con il resto del mondo e riguardava Angelina Jolie. Anche altre star considerate sex-symbol mondiali come Jennifer Lopez erano da lui detestate. Però se quella chiappona di J. Lo fosse passata dalle sue parti, due colpi magari glieli avrebbe anche dati. Ma ad Angelina Jolie proprio no.
Angelina Jolie per tutto il mondo era una figa stellare, mentre per Maldeficent Kid era un mostro. Un mostro terrificante. Altroché sex-symbol.

"Fuck you, Maldeficent Kid!"

Quando girò Maleficent nel ruolo della protagonista Malefica, Angelina Jolie era di suo già così terrificante che i truccatori non doverono fare molto. Niente make-up, niente effetti speciali. Angelina Jolie era al naturale.

"Ma quanto sono sexy?"

Per Maldeficent Kid era quindi un mistero capire come una tale spaventosa creatura venisse invece considerata tanto splendida da milioni, forse da miliardi di persone. Non riusciva nemmeno a immaginare cosa fosse passato nella testa di Brad Pitt per mollare quella fregna gigantesca di Jennifer Aniston, lei...


Per mettersi con lei...

"Ma che davero?"

...fino addirittura a sposarla in un castello della Francia, la tenuta da fiaba della celebre coppia.


Un’altra cosa che non riusciva a comprendere è come in molti considerassero Angelina Jolie un’ottima attrice. Il reale valore artistico della Jolie era per Maldeficent Kid inferiore a quello di Alessia Merz, “attrice” italiana che agli inizi di carriera le venne preferita durante i casting di quel filmone di Jolly Blu. Poco tempo dopo quella clamorosa disfatta, la Jolie venne premiata con un generosissimo premio Oscar.
Un premio Oscar dato a una cui giusto qualche mese prima era stata preferita la Merz, vi rendete conto?

"Sono un'attrice migliore di te, Angelina. Fattene una ragione."

Maldeficent Kid non riusciva a capacitarsi di ciò, così come non riusciva a comprendere tutta la sua enorme popolarità e le lodi nei suoi confronti in film come il noiosissimo Changeling di Clint Eastwood o il successo mondiale Maleficent.Come poteva una favoletta modesta, scontata e già stravista e strasentita come quella aver fatto incassi tanto strabilianti, negli USA così come in Italia e un po’ ovunque nel globo?
Qualche mese prima, un film fiabesco e all’apparenza simile sempre prodotto dalla Disney come Frozen aveva fatto ancora meglio, ma in quel caso, per quanto fosse un prodotto dall’impianto piuttosto tradizionale, si trattava di una visione irresistibile arricchita da personaggi davvero accattivanti. Una pellicola divertente e commovente in grado di sciogliere il cuore persino di Maldeficent Kid. Maleficent invece gli ha ricordato piuttosto lo spento La bella e la bestia in versione francese di appena pochi mesi prima.
L’unico merito che può essere attribuito al film, oltre al brano “Once Upon a Dream” interpretato da Lana Del Rey sui titoli di coda, è quello di mostrare, soprattutto al pubblico più piccolo, che in una storia ci sono sempre almeno due lati, due modi differenti di raccontarla. La fiaba de La bella addormentata nel bosco, che già aveva sempre fatto addormentare Maldeficent Kid, può essere vista da un punto di vista differente. Può essere raccontata dando spazio anche alla cattiva, ma poi nemmeno troppo, Malefica e non solo all’odiosa e sempre sorridente Aurora, resa un po’ più sopportabile dall’adorabile Elle Fanning.
"Oh, povera. E' finita in coma guardando questo entusiasmante film, chissà perché?"

La particolarità di questo film non è però niente di particolare nell’anno 2014, a oltre una decina di anni dall’arrivo di Shrek, che già mostrava il mondo delle fiabe dal punto di vista di un cattivone. Questa Maleficent sembra poi la copia sbiadita di Regina della serie tv Once Upon a Time. Se a ciò aggiungiamo il fatto che, al di là del fatto di presentare come protagonista una che in teoria è una villain, si tratta di una classica pellicola Disney vecchio stampo, con tanto di gag infantili che non fanno ridere, tutto il successo ottenuto davvero non si spiega. Così come Maldeficent Kid non condivide i giudizi positivi, anche da parte di chi non ha apprezzato particolarmente il film, nei confronti dell’interpretazione della Jolie. Sì, Maldeficent Kid ammette che un pochino inquietante l’ha trovata in questo ruolo, ma solo perché i suoi zigomi sporgenti da zombie anoressica gli hanno fatto una gran paura. Molto più delle corna, messe in testa forse dalla produzione del film, o forse dal neo maritino Brad Pitt, chissà?
Per il resto, nonostante il suo nome, Maldeficent Kid non è riuscito a immedesimarsi per niente nella (finta) cattiva Maleficent, una che vive nella brughiera insieme a dei mostriciattoli che paiono un incrocio tra gli amichetti di Noah e le creature innominabili di The Village. Tutta colpa dei pregiudizi che nutriva nei confronti della Jolie?
Può essere. Eppure Maldeficent Kid era già in passato riuscito a sconfiggere i pregiudizi e ad apprezzare ad esempio un film come Saving Mr. Banks, altra produzione della Disney con un altro attore da lui parecchio odiato come Tom Hanks. In quel caso aveva ammesso che si trattava di una pellicola di buon livello, mentre qui siamo di fronte a una favoletta banale raccontata da un’onnipresente e fastidiosa voce fuori campo che si lascia anche seguire, ma solo tra uno sbadiglio e l’altro. Alla faccia del titolo, di Maleficent c’è poi ben poco e il buonismo la fa da padrone.

"Ma statte zitt, Maldeficent Kid, che ti è piaciuto Colpa delle stelle..."

Questo per quanto riguarda il film. Volete invece sapere com’è finita la storia di Maldeficent Kid?
L’odiato blogger pubblicò sul suo sito Pensieri Malefici la recensione/stroncatura di Maleficent e venne brutalmente criticato dagli spettatori entusiasti della pellicola e da tutti i fan di Angelina Jolie, che spedirono Maldeficent Kid in esilio nella brughiera insieme all'altrettanto ripudiata Jennifer Aniston. Cosa di cui non si lamentò troppo. Nel frattempo, Angelina Jolie insieme a Brad Pitt e ai loro 1000 figli festeggiarono nel loro splendido castello francese la cacciata del nemico blogger. E vissero per sempre felici e contenti.
(voto 4,5/10)

lunedì 25 agosto 2014

O CAPITAN UNCINO, MIO CAPITAN UNCINO




"Con quelle orecchie a punta, sicuro di essere Peter Pan e non Spock di Star Trek?"
Hook – Capitan Uncino
(USA 1991)
Titolo originale: Hook
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: James V. Hart, Malia Scotch Marmo
Liberamente ispirato alle opere teatrali e ai libri di: James Matthew Barrie
Cast: Robin Williams, Dustin Hoffman, Julia Roberts, Bob Hoskins, Maggie Smith, Charlie Korsmo, Amber Scott, Dante Basco, Caroline Goodall, Arthur Malet, Phil Collins, Isaiah Robinson, Jasen Fisher, Kelly Rowan, Gwyneth Paltrow, Jake Hoffman, Glenn Close
Genere: fiabe 2.0
Se ti piace guarda anche: Once Upon a Time, Saving Mr. Banks, Alice in Wonderland

Tutti i bambini diventano adulti, tranne uno. O meglio, tranne due. Uno era Michael Jackson e se n'è andato una manciata di anni or sono. L'altro era Robin Williams e anche lui se n'è andato, appena pochi giorni fa.
Una volta c'aveva provato a crescere, a diventare adulto, e per una manciata d'anni era una cosa che gli era pure riuscita. Era diventato uno yuppie che preferiva il lavoro alla famiglia. Uno sempre troppo preso dagli affari per poter andare a vedere le partite di baseball del figlio. Uno che si era dimenticato di saper volare. Uno che aveva scordato di essere l'incredibile Peter Pan ed era diventato il moscio Peter Banning.
Lo stesso era capitato alla sua carriera di attore, passata da ruoli spumeggianti e memorabili in film notevoli come L'attimo fuggente, Will Hunting – Genio ribelle, La leggenda del re pescatore, One Hour Photo e Insomnia, così come in irresistibili blockbusteroni commerciali come Mrs. Doubtfire e Jumanji, a robette parecchio insulse come la serie tv The Crazy Ones e a comparsate in robe agghiaccianti come Big Wedding. Stesso discorso pure per Steven Spielberg, passato dalla fantasia al potere celebrata in E.T. e A.I. al ruolo di barboso professorone di Storia con Lincoln e War Horse.

"Quel maledetto di Harry Potter tra qualche anno mi fregherà il look. Che coraggio!"
Un film come Hook – Capitan Uncino fa dimenticare tutto questo. Cancella la mania delle persone di voler per forza crescere, dimostrare di essere grandi, di saper fare i seri e ci consegna sia Robin Williams che Steven Spielberg all'apice della loro peterpanosità. Correva l'anno 1991 e si vede. Nonostante sia arrivato a inizio 90s, il film è ancora intriso di una certa anniottantosità, ad esempio nel personaggio (almeno inizialmente) molto yuppie Peter Banning. Contemporaneamente, la pellicola possiede per fortuna pure quell'aura di magia tipica delle avventure 80s come I Goonies, La storia infinita o Explorers. Una dimensione incantata che, sarà per l'irreplicabile effetto nostalgia, in saghe fanciullesche odierne come quelle di Harry Potter, Percy Jackson o Le cronache di Narnia non ho trovato manco da lontano. Se con i film per bambini degli ultimi anni non sono mai riuscito a entrare davvero in sintonia, fatta eccezione giusto per Un ponte per Terabithia, rivedere Hook a parecchi, davvero parecchi anni dalla prima visione mi ha provocato un effetto straniante.Mi ha fatto capire che anch'io sono cresciuto. Una volta mi identificavo nel bambinetto Jack, mentre adesso in lui vedo diversi tratti di mio nipote, così come nella bimbetta Maggie intravedo alcune somiglianze con la mia nipotina. Inoltre alcuni passaggi avventurosi e fiabeschi che una ventina d'anni fa mi facevano gridare dalla meraviglia o mi provocavano stupore, oggi mi paiono parecchio prevedibili e persino evitabili. Sarà che nel frattempo l'idea di rileggere i personaggi delle storie per l'infanzia in chiave (più o meno) adulta e (più o meno) fantasiosa è diventata la consuetudine, si veda la serie Once Upon a Time, o Shrek, o la fallimentare Alice in Wonderland burtoniana, o la miriade di nuovi film su Biancaneve e favolistica compagnia assortita, o ancora il recente Saving Mr. Banks.

Il revival di fiabe, favole, storie o come diavolo preferite chiamarle – tutte riassunte dalla come al solito essenziale lingua inglese sotto il termine “story” – è partito da qui, da questo Hook. Un film che, ispirandosi al classico creato da James Matthew Barrie a inizio Novecento, lo rilegge, lo stravolge e lo risputa fuori con un atteggiamento post-moderno tipico degli anni Novanta, per diventare esso stesso un nuovo classico. Il film di Steven Spielberg guarda a Peter Pan come modello. Once Upon a Time e una gran parte dei film fantasy di oggi prendono Hook – Capitan Uncino come sommo esempio per confrontarsi con la tradizione fiabesca. Emma Swan di C'era una volta ad esempio è un po' come Peter Banning. Una persona concreta, che vive con i piedi ben piantati a terra e ride al solo pensiero dell'esistenza dei personaggi delle storie. Quando finirà a Storybrooke, così come Banning quando fa ritorno sull'Isola che non c'è, si rimetterà però in contatto con la sua parte più fanciullesca e comincerà a credere all'incredibile, oltre a riconnettersi con suo figlio.
La magia di un film come Hook sta in questo. Non nel farci ricordare di quando anche noi eravamo dei bambini, ma nel farci ritornare dei bambini. Nel farci vedere il mondo con occhi infantili, ancora una volta. Nel farci ricordare che “Bangarang” era un urlo di esaltazione di Rufio e dei bimbi sperduti, ancor prima che un pezzo (esaltante anch'esso) di Skrillex.



Once Upon a Time e Skrillex ci danno ulteriore dimostrazione di come questa pellicola sia ormai entrata nell'immaginario collettivo, di come la mia generazione, ma pure quella successiva, sia cresciuta con questa versione della fiaba ancor più che con l'originale di J.M. Barrie. Il merito va attribuito a una sceneggiatura che svecchia alla grande il mito dell'eterno ggiovane Peter Pan, così come a una regia di uno Spielberg in formissima che gioca con ombre, uncini, orologi e con gli altri simboli della storia e che, soprattutto, pare divertirsi un mondo come un fanciullo. Un'impressione invece del tutto assente nei suoi ultimi noiosi lavori “adulti”.

Quanto al cast, Julia Roberts era una Campanellino deliziosa, Bob Hoskins – pure lui recentemente scomparso – era uno Spugna perfetto, mentre Gwyneth Paltrow pur comparendo per pochi istanti nei panni di Wendy teenager era già odiosa, e Dustin Hoffman mi sembrava tanto ieri quanto mi pare ancora oggi ben poco in parte nel ruolo che dà il titolo al film. Come Capitan Uncino avrei visto molto meglio uno alla Jack Nicholson, che avrebbe potuto regalargli la giusta carica di follia.
Chi invece è insostituibile è lui, Robin Williams. Da bambino non riuscivo e ancora oggi non riesco a immaginare qualcuno più perfetto di lui per questa parte. Nonostante nella sua notevole e variegata carriera abbia anche dato varie prove di maturità e abbia interpretato persino stalker e serial killer, lui era nato per i ruoli fanciulleschi. In Hook, Robin Williams però non ha recitato o interpretato una parte. Robin Williams era Peter Pan.
(voto 7,5/10)

Questo post partecipa al toccante Robin Williams Tribute insieme ai seguenti favolosi bloggers.

Bollalmanacco - Al di là dei sogni
Montecristo - Il mondo secondo Garp
Non c'è paragone - Good Morning Vietnam
Combinazione casuale - Jumanji
Director's Cult - Toys 
Pietro - Flubber
Recensioni Ribelli - L'attimo fuggente
La fabbrica dei sogni - One Hour Photo
Viaggiando (Meno) - The Angriest Man in Brooklyn
In Central Perk - Will Hunting - Genio ribelle 


martedì 24 giugno 2014

LA BELLA E PALETTA




La bella e la bestia
(Francia, Germania 2014)
Titolo originale: La belle et la bête
Regia: Christophe Gans
Sceneggiatura: Christophe Gans, Sandra Vo-Anh
Cast: Léa Seydoux, Vincent Cassel, André Dussollier, Eduardo Noriega, Myriam Charleins, Audrey Lamy, Sara Giraudeau
Genere: fiaba tradizionale
Se ti piace guarda anche: La bella e la bestia (Disney), Beastly, Il cacciatore di giganti

C’era una volta, tanto tempo fa, ma nemmeno troppo tempo fa, in mezzo alla pampa argentina un campionissimo di calcio. Lionel Messi era il suo nome. Nel corso della sua straordinaria carriera aveva vinto di tutto e di più: Palloni d’Oro a ripetizione, Champions League, campionati spagnoli. Il Mondiale no. Quello ancora gli sfuggiva. Da molti era considerato uno dei giocatori migliori di tutti i tempi. Questo fino al giorno in cui, preso da un momento di esaltazione, nel corso di una conferenza stampa Messi ha dichiarato: “Sono più forte di Maradona!”.
A Napoli non l’hanno presa proprio benissimo…
Genny Savastano di Gomorra – La serie ha così deciso di punire il megalomane Messi e l’ha trasformato in una bestia. Anzi, peggio ancora, l’ha trasformato in Paletta.

Oltre ad aver assunto un aspetto mostruoso, Lionel Messi è così diventato incredibilmente una pippa a giocare a calcio ed è stato rinnegato dai suoi stessi tifosi. Allontanato dagli stadi e persino dagli oratori di tutto il mondo, il povero (in senso figurato) Messi si è rifugiato in un castello acquistato grazie ai soldi presi con le pubblicità Adidas.
Dopo anni di solitudine, Messi un giorno per caso ha incontrato Bella, la lesbo porcona di La vita di Adele, e se n’è subito innamorato perdutamente. Non proprio ricambiato.




Nel suo lungo corteggiamento, Messi/Paletta/La bestia ha continuamente fatto vedere a Bella l’ultima partita della sua carriera, Italia – Inghilterra dei Mondiali di Brasile 2014, in cui ha giocato con la nazionale azzurra dopo essere stato naturalizzato italiano. Stranamente, in questo modo non è riuscito a conquistarla.
Fino a che un giorno, guardando un documentario su Rai Sport con Max Giusti, Bella ha scoperto tutta la storia dello sventurato Lionel Messi e ha provato un'enorme compassione nei suoi confronti. Soprattutto, si è resa conto che era un campionissimo strapieno di soldi.


Avendo saputo che Messi era riuscito a conquistare la Bella lesbo porcona di La vita di Adele nonostante il suo aspetto terrificante, preso da uno slancio di bontà Genny Savastano ha deciso di trasformarlo di nuovo. Non dandogli l’aspetto che aveva prima, bensì quello della Bestia, che comunque rappresentava un miglioramento notevole nei confronti delle sembianze da Paletta. Felice di questo cambiamento estetico e ancor di più del suo conto in banca, Bella decise di sposare Messi e vissero per sempre felici e contenti.
E soprattutto ricchi.


The End



Recensione cannibale
La bella e la bestia è un ritorno al Medioevo. Nel corso del nuovo millennio abbiamo assistito a un vero e proprio Rinascimento per quanto riguarda il modo di raccontare fiabe, favole e storie varie. Dall’approccio ironico e post-moderno di Shrek in poi, passando per le reinvenzioni dei personaggi fiabeschi della serie tv Once Upon a Time, fino alla resa della Disney, che ha realizzato il moderno e femminista Frozen e la versione malvagia de La bella addormentata nel bosco con Maleficent, il mondo delle fiabe è ormai cambiato. Non è più lo stesso. Persino le poco riuscite riletture in chiave kitsch di Tarsem (Biancaneve) e Tim Burton (Alice in Wonderland) provavano un approccio differente alla materia.
Il francese La bella e la bestia invece no. È un film conservatore, anzi restauratore. Qualcuno potrà dire che è una mossa coraggiosa raccontare una fiaba classica in maniera classica al giorno d’oggi, quando ormai più nessuno lo fa. In realtà, di coraggioso nella pellicola firmata da Christophe Gans non v’è davvero nulla. Si limita a raccontare una storia che tutti, anche i meno appassionati al genere come me, conoscevamo già benissimo, senza innovazioni e anche senza personalità. La bella e la bestia appare un lavoro del tutto inutile, anonimo. La scelta per i ruoli principali di Vincent Cassel e Léa Seydoux, attori spesso protagonisti di film coraggiosi ed estremi, mi ha fatto sperare fino all’ultimo di assistere a una versione in qualche modo, anche solo piccolo, originale. Invece niente. Non c’è spazio per il benché minimo tocco di modernità, o per un approfondimento psicologico dei personaggi, o per un pizzico di umorismo in grado di alleggerire la già nota vicenda. Unico momento divertente, ma involontariamente, quando Bella scappa di casa gridando: “Non dimenticatemi!” alla Renato Zero.
Si salvano allora giusto le affascinanti scenografie e i costumi, mentre pure gli effetti speciali appaiono di serie B, Vincent Cassel con il suo fascino animalesco e la bella Léa Seydoux erano perfetti sulla carta per questi personaggi ma in realtà non convincono per niente, la lunga parte finale tra combattimenti e inseguimenti diventa estenuante e insomma persino come prodotto d’intrattenimento la pellicola fallisce il suo obiettivo.
Non c’è niente di peggio che raccontare una storia di fantasia in maniera del tutto priva di fantasia. La bella e la bestia versione 2014 riesce a farlo, portando a termine la sua missione poco bella e molto bestiale.
(voto 4/10)

giovedì 9 gennaio 2014

LA FIABA CHE ARRIVA... QUANDO MENO TE LO ASPETTI




Quando meno te lo aspetti
(Francia 2013)
Titolo originale: Au bout du conte
Regia: Agnès Jaoui
Sceneggiatura: Jean-Pierre Bacri, Agnès Jaoui
Cast: Agathe Bonitzer, Arthur Dupont, Benjamin Biolay, Jean-Pierre Bacri, Agnès Jaoui, Beatrice Rosen, Didier Sandre, Dominique Valadié, Valérie Crouzet
Genere: fiabesco
Se ti piace guarda anche: Midnight in Paris, Once Upon a Time

Certe volte penso che dovrei guardare SOLO film francesi. Non che siano tutti capolavori, questo Quando meno te lo aspetti ad esempio non lo è, però il rischio di trovarsi di fronte a delle schifezze immonde è basso. Anche i nostri cugini intelligenti le loro porcatone le partoriscono, per carità di Dio, ma le probabilità di trovarci ad avere a che fare con una porcheria sono diciamo intorno al 10%. Con il cinema americano il rischio sale invece al 30% circa, mentre con quello italiano si va su fino al 50% e forse oltre. Visto che non mi piace fossilizzarmi su una sola cinematografia e visto che mi piace farmi del male, continuerò comunque a frequentare anche le pellicole americane e pure quelle italiane, giusto quando inserisco la modalità masochista ON. Però penso che il cinema francese che già frequento abbastanza, in questo 2014 appena iniziato lo dovrei frequentare ancora di più, parbleu!

Quando meno te lo aspetti è un titolo certo non inaspettato, considerati gli standard dei titolisti nostrani. Eh sì, mi tocca prendermela con il nostro paese pure sotto questo aspetto. Il titolo originale di questa commedia francese è: “Au bout du conte”.
Ora, un piccolo suggerimento, miei cari titolisti italici. Io non so il francese, come immagino neanche voi, ma il problema è facilmente risolvibile. Basta usare il traduttore Google, che ci indica come il titolo transalpino significhi: “Alla fine della storia”.

Niente male come titolo! Io un film che si chiama così lo andrei a vedere subito. Di corsa. È particolare e accattivante il giusto. Non si poteva farlo uscire da noi in questo modo? No, eh? Troppo semplice, vero? Troppo bello per essere vero, vero? Bisognava per forza titolarlo “Quando meno te lo aspetti”, che non risulta per niente fedele alle intenzioni originali degli autori del film, gli sceneggiatori/attori Jean-Pierre Bacri e Agnès Jaoui (quest’ultima pure regista della pellicola)? Non bastasse ciò, questo titolo è già stato usato per un’altra pellicola recente, Quando meno te lo aspetti del 2004 con Kate Hudson e una giovanissima Hayden Panettiere. Una commediola ruffiana e buonista che però, nella sua gradevolezza, non farei rientrare nel 30% di porcatone che il cinema americano ci propina ogni anno. Un film inoltre il cui titolo originale era “Raising Helen” e che quindi trasformarlo in “Quando meno te lo aspetti” era già stata un’italianata bella e buona.

Chiudendo un occhio sul titolo, questo nuovo Quando meno te lo aspetti non ha niente a che fare con l’omonimo americano. È una commedia sì vagamente romantica, però con qualche accenno di grottesco e pure qualche vago spunto fantasy. È un affresco corale dedicato a vari personaggi, ma tutto fondamentalmente ruota intorno alle famiglie dei due giovani protagonisti Laura (l'ottima rivelazione rouge Agathe Bonitzer) e Sandro (Arthur Dupont). Per quanto riguarda la prima, è una di quelle famiglie upper-class, immaginatevi una versione francese dei van der Woodsen di Gossip Girl, mentre la seconda è più borghese, immaginatevi gli Humphrey sempre di Gossip Girl, però che se la tirano di meno.

Laura è una fanciulla che, pochi istanti dopo essersi lamentata perché non riesce a trovare il grande amore, ecco che incontra il suo Principe Azzurro a un ballo elegante, in maniera molto fiabesca, ma a perdere la scarpetta a fine serata non è lei, bensì lui. Siamo pur sempre nel 2013 anzi ormai nel 2014, i tempi cambiano anche per le fiabe, Once Upon a Time docet. Inoltre il suo non è proprio il classico Principe Azzurro, quanto un ragazzotto impacciato, un mezzo nerd compositore di musica classica e pure balbuziente.
Uno sfigato totale, in pratica?
Questo l’avete detto voi, non io.

"Ma sono più lupo cattivo o più radical-chic?"
"Più radical-chic. Decisamente."
L’elemento fiabesco rientra ancora nel film qua e là, ad esempio con una scena della protagonista che deve andare a trovare la nonna nel bosco che rimanda a Cappuccetto rosso, con tanto di lupo cattivo rappresentato da un playboy radical-chic senza scrupoli. A interpretarlo troviamo il cantante/attore Benjamin Biolay, nella vita reale ex marito di Chiara Mastroianni e faccia da schiaffi come pochi, quindi perfetto per la parte. Così come di fiabesco c’è anche la regina cattiva/matrigna della protagonista, una ultrasessantenne fissata con la chirurgia estetica, grazie alla quale dimostra circa la metà degli anni.
Quando meno te lo aspetti è quindi una favola moderna, che però evita di essere un semplice aggiornamento delle storie che già conoscevamo. Ne è più che altro una rielaborazione molto creativa. Prende elementi da diverse fiabe qua e là e li sparge dentro una commedia romantica ben poco sdolcinata, anzi bella cinica. L’umorismo sfoggiato dalla pellicola non è di quelli che ti fanno tenere la pancia in mano dalle risate. È più uno humour di quelli grotteschi, cattivelli e vagamente intellettualoidi. Una variante francese dello stile di Woody Allen, in pratica, ricordato anche dal protagonista maschile con la balbuzie, una variante resa comunque in modo molto personale e con l’enorme “Me and the Devil” di Gil Scott-Heron a impreziosire la colonna sonora come ciliegina sulla torta.

Quando meno te lo aspetti allora non me lo aspettavo. O meglio, considerata la salute del cinema francese attuale me lo sarei dovuto aspettare, invece non partivo troppo fiducioso. Per quanto negli ultimi tempi la tematica fiabesca/favolistica sia proposta ormai in tutte le salse, dalla variante parodistica come in Shrek e cloni vari fino alla versione muta e in bianco e nero di Blancanieves, questa romcom riesce a proporne una ulteriore e originale rilettura trop chic et trop belle.
Vedete, titolisti italiani? Io non so il francese, proprio zero, ma il traduttore Google è semplice da usare. Quando meno ve lo aspettate potreste farcela anche voi a utilizzarlo, magari “alla fine della storia”.
(voto 7/10)



mercoledì 25 dicembre 2013

COME D’INCANTO'S ANATOMY, LA FIABA (ANTI) NATALIZIA






















Come d’incanto
(USA 2007)
Titolo originale: Enchanted
Regia: Kevin Lima
Sceneggiatura: Bill Kelly
Cast: Amy Adams, Patrick Dempsey, James Marsden, Susan Sarandon, Idina Menzel, TimothySpall, Rachel Covey
Genere: più che disneyano
Se ti piace guarda anche: La bella addormentata nel bosco, Biancaneve e i sette nani, Once Upon a Time, I Puffi, Aquamarine
(voto 5-/10)

martedì 5 novembre 2013

BLANCANIEVES, LA RECENSIONE MUTA E IN BIANCO E NERO





















































Blancanieves
(Spagna, Francia, Belgio 2012)
Regia: Pablo Berger
Sceneggiatura: Pablo Berger
Cast: Macarena García, Sofía Oria, Maribel Verdù, Daniel Giménez Cacho, Inma Cuesta, Ángela Molina, Sergio Dorado
Genere: fiaba muta e in b/n
Se ti piace guarda anche: The Artist, Once Upon a Time, Biancaneve, Biancaneve e i sette nani
(voto 6,5/10)


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com