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lunedì 8 aprile 2019

Corpo e anima: la più bella storia d'amore mai raccontata (giusto per non esagerare)




Corpo e anima
Titolo originale: Teströl és lélekröl
Regia: Ildikó Enyedi
Cast: Alexandra Borbély, Géza Morcsányi, Réka Tenki


Qual è la storia d'amore più bella mai raccontata?

lunedì 5 settembre 2016

Io prima di Io prima di te





Io prima di te
(UK, USA 2016)
Titolo originale: Me Before You
Regia: Thea Sharrock
Sceneggiatura: Jojo Moyes
Tratto dal romanzo: Io prima di te di Jojo Moyes
Cast: Emilia Clarke, Sam Claflin, Jenna Coleman, Matthew Lewis, Charles Dance, Janet McTeer, Vanessa Kirby
Genere: sentimalato
Se ti piace guarda anche: Colpa delle stelle, Quasi amici, Altruisti si diventa, #ScrivimiAncora


Io prima di vedere Io prima di te ero un insensibile senza cuore. Non mi emozionava niente. Ero dominato dall'odio. Sembravo un incrocio tra Ebenezer Scrooge e Crudelia De Mon. Ero in pratica una persona di merda.

sabato 21 febbraio 2015

THE BEST OF ME TIRA FUORI IL PEGGIO DI ME





The Best of Me - Il meglio di me
(USA 2014)
Titolo originale: The Best of Me
Regia: Michael Hoffman
Sceneggiatura: J. Mills Goodloe, Will Fetters
Tratto dal romanzo: Il meglio di me di Nicholas Sparks
Cast: James Marsden, Michelle Monaghan, Luke Bracey, Liana Liberato, Gerald McRaney, Sean Bridgers, Caroline Goodall, Sebastian Arcelus
Genere: sparkstico
Se ti piace guarda anche: tutti gli altri film tratti dai romanzi di Nicholas Sparks

Paese che vai, usanze che trovi. Un antico detto popolare che oggi vale applicato anche ai luoghi virtuali di Internet, come questo blog. Ogni posto ha le sue tradizioni e pure qui a Pensieri Cannibali abbiamo le nostre. Ogni paese ha la sua sagra, Pensieri Cannibali ha la sagra del Nicholas Sparks, in cui il celebre scrittore americano viene cotto a puntino.
Non passa anno in cui non esca, puntuale come il Natale, un nuovo film di Woody Allen, un nuovo di Clint Eastwood e una nuova pellicola tratta da un romanzo di Nicholas Sparks, per chi non lo sapesse una specie di incrocio tra Alessandro Manzoni e Federico Moccia in salsa americana. Quindi sentimenti cristiani misti a un romanticismo disgustoso, svariati melodrammi, intrecci da soap-opera di quelli però più noiosi che goduriosamente trash, sviluppi da libretto Harmony, una serie di banalità assortite e frasi a effetto da baci Perugina. Il tutto accompagnato da un inquietante tocco di misticismo new-age, tanto per non farsi mancare niente.
Io di film tratti dai suoi romanzi ne ho visti parecchi, visto che mi voglio male, però non li ho visti tutti tutti, visto che non mi voglio così male. Nonostante me ne manchi qualcuno e nonostante non abbia mai letto i romanzi, ma solo visto gli adattamenti cinematografici, so esattamente come funzionano e quali ingredienti sono presenti ogni volta, al punto che potrei scriverne io un libro copia e vendere milioni e milioni di copie. Perché non lo faccio?
Invece di perdere tempo a scrivere una recensione di 'sto film di merda, potrei mettermi al lavoro sul "Nicholas Sparks fac-simile project". Ho già pronte alcune idee, tipo The Bababook, il sequel horror di The Notebook; Ho cercato il tuo nonno, la versione per la terza età di Ho cercato il tuo nome, e Vicino a te ho una fottuta paura, il prequel thriller di Vicino a te non ho paura.

martedì 9 settembre 2014

COLPA DELLE STELLE? NO, COLPA DELLA SFIGA







Colpa delle stelle
(USA 2014)
Titolo originale: The Fault in Our Stars
Regia: Josh Boone
Sceneggiatura: Scott Neustadter, Michael H. Weber
Tratto dal romanzo: Colpa delle stelle di John Green
Cast: Shailene Woodley, Ansel Elgort, Nat Wolff, Laura Dern, Sam Trammell, Willem Dafoe, Lotte Verbeek, Ana Dela Cruz, Emily Peachey
Genere: melò
Se ti piace guarda anche: L’amore che resta, Now Is Good, Braccialetti rossi, Red Band Society, Chasing Life

Volete sapere qual è il trend del momento?
Pensate a vampiri, licantropi e zombie?
Nah. Quella è roba del passato. È roba che fa tanto 2 0 1 2 massimo 2 0 1 3.
Il filone più cool oggi, al cinema quanto in tv, è quello della gente malata di cancro. Non siete malati di cancro?
Male. Siete troppo out. Se volete essere i più fighi alla prossima festa o all’aperitivo di tendenza, tornate con un mesotelioma e ne riparliamo. Anche una leucemia può andare bene, come capita alla protagonista di una delle serie tv più (piacevolmente) infettive dell’estate, Chasing Life. In tv il cancro spopola. Dopo i più “adulti” Breaking Bad e The Big C, la nuova sotto tendenza di questo particolare filone è quella di parlare di ragazzini malati, si veda la serie tv spagnola Polseres vermelles, la sua versione italiana Braccialetti rossi e il nuovissimo remake americano Red Band Society. O si veda questo Colpa delle stelle.

Colpa delle stelle racconta di Hazel Grace, una giovane fanciulla interpretata da Shailene Woodley, la vera contendente di Jennifer Lawrence al titolo di erede di Meryl Streep. Hazel Grace ha un cancro ai polmoni e deve stare con delle cannucce per respirare attaccate alle narici, come la tipa creepy di Bates Motel. A un gruppo di supporto di quelli che negli USA vanno sempre forte, e non solo per imbucarsi e fingersi malati come faceva il protagonista di Fight Club, incontra il brillante Augustus (l’attore da tenere d’occhio Ansel Elgort) un ragazzo sopravvissuto al cancro cui è stata amputata una gamba.

"Ti ho preso questi. I crisantemi mi sembravano un po' prematuri."
"Oh, peccato. Erano i miei preferiti."

Siamo molto dalle parti di Braccialetti rossi, esatto. Anche in questo caso, il merito principale della riuscita sta nel giusto calibrare momenti melodrammatici con situazioni più leggere e persino risate. Colpa delle stelle sarà un drammone, ma è il film che mi ha provocato la risata cinematografica più grossa dell’anno, quando la protagonista incontra il suo scrittore preferito, gli pone alcuni quesiti, lui le dice: “Ti sei mai chiesta perché tieni tanto alle tue sciocche domande?” e lei gli risponde con un liberatorio: “Ma vaffanculo!” alla Johnny Stecchino.
Ho riso per 10 minuti minimo.

Allo stesso tempo, è pure il film che negli ultimi tempi mi ha fatto scendere le lacrime più pesanti. Lo metto in chiaro: a non tutti potrebbe fare lo stesso effetto. Se non entrate in sintonia con i due protagonisti, sono cazzi amari. Io invece li ho trovati adorabili. Per quanto tutti e due un po’ troppo buonini e buonisti per i miei gusti, non ho potuto fare a meno di provare una grande compassione per entrambi, per la condizione di salute non proprio stellare che hanno, e allo stesso tempo un po’ di invidia per la grande amicizia e poi il grande amore che vivono. La loro però non è una di quelle love story troppo smielate e cuoriciose. Ha quel giusto grado di romanticismo che non sfocia per fortuna nel “Stiamo sempre vicini vicini” o nel “Trottolino amoroso e dudù dadadà”.

"Mi piaci proprio tanto, Hazel Grace."
"Anche con queste robe al naso?"
"Soprattutto con quelle robe!"
"Uff, possibile che attiri solo dei maniaci feticisti?"

Il merito principale di Colpa delle stelle, oltre a non essere troppo sdolcinato, è quello di non essere deprimente. Non in maniera eccessiva, se non altro. Come capitato anche con altri film recenti dedicati al tema della malattia, ad esempio Quasi amici o Un sapore di ruggine e ossa, non si sfocia nel facile pietismo o nel cinema del dolore. Rispetto a quelli è pur sempre una pellicola americana e quindi qualche concessione al pubblico dal fazzoletto facile c’è, ma non si esagera, come può invece capitare nelle trasposizioni cinematografiche dei romanzi di Nicholas Sparks con cui questo lavoro nonostante le drammatiche premesse non ha – grazie a Dio! – molto a che vedere.
Il pensiero va più che altro a film come Noi siamo infinito o ancor più L’amore che resta – Restless di Gus Van Sant. Nel caso di Colpa delle stelle la regia del giovane Josh Boone non è allo stesso livello, però in compenso la sceneggiatura tratta dall’omonimo best-seller scritto da John Green è davvero brillante. I dialoghi rimangono impressi. C’è la parola “okay” che viene trasformata in un tormentone e per fare una cosa del genere con un termine tanto comune ci va della classe. C’è poi la bella idea della sigaretta tenuta in bocca senza essere accesa. C’è l’ottimo inserimento di un metaromanzo, il libro fittizio Un’imperiale afflizione di Peter Van Houten, di cui i due giovani protagonisti sono fan e che vanno a trovare in quel di Amsterdam. Grazie a questo film, credo che la capitale dei Paesi Bassi possa avere una ricollocazione a livello di marketing turistico: non più solo meta prediletta per drugà e fattoni, ma anche città romanticissima, come e più di Venezia.

"Siamo due malati di cancro ad Amsterdam e non ci siamo ancora fatti una canna?"
"Ma cosa ca**o stiamo aspettando?"

Niente male anche la colonna sonora, in cui svettano l’esplosiva “Boom Clap” di Charli XCX e l’epica “Wait” degli M83, più “Strange Things Will Happen” dei Radio Dept., indie band svedese che pensavo di conoscere solo io al mondo e invece no e che grazie a questa colonna sonora spero possa aumentare ulteriormente la sua popolarità.

Se vogliamo trovare un difetto al film è che, oltre a non essere registicamente troppo memorabile, non viene dato un grosso spazio ai personaggi secondari. In particolare avrebbe meritato più attenzione l’amico cieco del protagonista, interpretato da un Nat Wolff dopo Palo Alto e Comportamenti molto… cattivi sempre più da tenere d’occhio. Un attore che fa il cieco da tenere d’occhio? Isn’t it ironic? chiederebbe Alanis Morissette.
Il bello della pellicola però sta anche in questa scelta di puntare quasi esclusivamente sui due protagonisti. Spesso abbiamo visto la malattia di un ragazzino dal punto di vista dei genitori, come in Alabama Monroe o La guerra è dichiarata, mentre qui viviamo l’esperienza direttamente attraverso la Hazel Grace regalataci da Shailene Woodley e dal suo amico/qualcosapiùcheamico Augustus alias Ansel Elgort. Il film sta tutto in quei due. Se non sopportate loro, questa visione risulterà per voi impegnativa quanto un ciclo di chemio. Se invece ve ne innamorate, Colpa delle stelle sarà una delle esperienze più emotivamente coinvolgenti in cui vi imbatterete quest’anno. Quanto a me, devo ammettere di stare dalla seconda parte. Al punto che vorrei essere una ragazzina di 16 anni soltanto per poter gridare al mondo:
“Io amo questo film!”

Invece sono un ragazzo uomo con ormai il doppio dell’età costretto a sussurrare con grande vergogna e con un filo di voce:
“Io amo questo film!”
Un film non solo okay. Un film infinitamente più che okay.
Okay?
(voto 8/10)

"Pronto, Hazel Grace? Ma l'hai visto il post di WhiteRussian?"
"Sì e non vedo l'ora di morire per non dover mai più leggere quel sitaccio, okay?"

martedì 10 giugno 2014

UNA SMIELATA SENZA FINE




Un amore senza fine
(USA 2014)
Titolo originale: Endless Love
Regia: Shana Feste
Scemeggiatura: Shana Feste, Joshua Safran
Tratto dal romanzo: Amore senza fine di Scott Spencer
Cast: Alex Pettyfer, Gabriella Wilde, Bruce Greenwood, Joely Richardson, Rhys Wakefield, Anna Enger, Dayo Okeniyi, Emma Rigby, Robert Patrick
Genere: romanticoso
Se ti piace guarda anche: I passi dell’amore, Ho cercato il tuo nome, Safe Haven, Le pagine della nostra vita, The Last Song

Se non vi viene il diabete guardando Un amore senza fine, tranquilli. Siete a posto per tutta la vita. Non vi verrà mai più. Fidatevi, ve lo dice il Dottor Hannibal Kid.
Di rado ho visto pellicole smielate quanto questa e sì che io di stronzate del genere, da buon bimbominkia quale sono, ne vedo spesso. D’altra parte con un titolo del genere, Un amore senza fine, non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso. Oltre a farmi schizzare alle stelle gli zuccheri nel sangue, questo film è però riuscito anche a sorprendermi. È stato davvero uno shock scoprire che NON è tratto da un romanzo di Nicholas Sparks. È incredibile, ma è davvero così. Eppure i classici ingredienti della storiona sparkstica sembrano esserci tutti. Innanzitutto la love story tra due personaggi che sono due fighi della Madonna, lui è il teen idol Alex Pettyfer che scommetto persino Ellen DeGeneres se lo vorrebbe scopare, lei è la tipica biondazza perfetta, tale Gabriella Wilde già vista nel pessimo remake di Carrie e dotata di un’espressività di poco superiore a quella della sua fuck-simile Fiammetta Cicogna. Nonostante siano belli belli in modo assurdo, si sentono comunque sempre in qualche modo fuori posto. Sono tormentati. Lui perché ha un passato oscuro alle spalle, lei perché suo fratello è morto un paio d’anni prima. Morto di cancro, come in ogni storia di Nicholas Sparks che si rispetti.

All’appello non mancano anche vari altri elementi tipicamente sparkstici, come avevo elencato in maniera diligente nel post dedicato a Vicino a te non ho paura – Safe Haven: c’è la scenona di sesso patinato girata in maniera molto pudica, un drammatico incidente d’auto, una tipica ambientazione country-borghese da America di provincia, una colonna sonora romantica, una regia del tutto anonima, dei protagonisti che si conoscono da due ore ma già si giurano un amore, come dice il titolo, senza fine. C’è però una cosa che manca e fa capire come questo film, per quanto sia difficile da credere, per davvero NON è tratto da un libro sparkstico: non c’è una morale cattolica. Un amore senza fine avrà tanti difetti, per esempio è sdolcinato e buonista da morire, ma se non altro non ci propone la solita visione cristiana tipica di Nicholas Sparks, il Manzoni d’Oltreoceano.

Una volta appurato con sconcerto da chi non è tratto, diciamo da chi è tratto. Un amore senza fine è il remake di Amore senza fine, una pellicola di Franco Zeffirelli del 1981 con protagonisti Brooke Shields e tale Martin Hewitt che è anche nota per il tema musicale “Endless Love” cantato da Diana Ross e Lionel Richie, nonché per aver rappresentato l’esordio cinematografico di Tom Cruise e Ian Ziering…
Ian Ziering, chiii?
Lo Steve Sanders di Beverly Hills 90210, naturalmente, e pure il protagonista del memorabile Sharknado, il film trash dell’estate scorsa. L’avrete mica già dimenticato? Meglio per voi di no, perché il 30 luglio sulla tv americana arriva il sequel.

"Dalle immagini di 'sto post sembra che ci baciamo e ci abbracciamo
per tutta la durata del film..."
"Perché, non è forse così???"
All’epoca il film Amore senza fine, a sua volta tratto dall'omonimo romanzo di Spencer Scott, aveva ricevuto ben 6 nomination ai Razzie Awards, gli Oscar dedicati ai peggio film. Come resistere allora alla tentazione di ripescare un capolavorone del genere e realizzarne una versione aggiornata?
Aggiornata poi mica tanto, visto che resta una pellicola dall’impostazione molto anni ’80, e questa è forse la nota più positiva del remake, per via di un amore tormentato tra una lei di buona famiglia e un morto de fame, un po’ in stile Dirty Dancing e cagate del genere di quelle che andavano soprattutto in quel decennio. Per rendere il tutto più politically correct, questa volta c’hanno messo dentro un personaggio di colore, l’amico del protagonista interpretato da Dayo Okeniyi, dandogli però il minor spazio possibile. Un problema questo a dirla tutta comune pure agli altri personaggi minori della pellicola, che si concentra soprattutto sull’amore intensissimo e schifosamente zuccheroso tra i due belloni protagonisti, oltre che sulla rivalità tra Alex Pettyfer e l'insopportabile padre di lei, Bruce Greenwood, un villain psycopatico cattivo cattivo, di quelli molto anni ’80, di quelli che fanno più ridere che paura. Tutto il resto resta invece relegato in un angolino.
Se il film nel corso della prima parte procede in maniera piuttosto decente e guardabile, come una pellicola 80s ripescata dentro qualche vecchio scatolone di VHS abbandonate, nella seconda si scivola su territori da melodrammone eccessivo e (involontariamente) ridicolo. Roba che si finisce quasi per rimpiangere una pellicola ispirata a un romanzo di Nicholas Sparks.
Ho detto quasi, perché peggio di un film tratto da Sparks ci può essere solo un film di Moccia tratto da Moccia.
(voto 5--/10)

venerdì 28 febbraio 2014

LEI - HER MEJO FILM



“Il tuo sistema operativo intelligente è stato installato.”
“Uh, fico! Almeno credo… cosa significa?”
“Significa che puoi chiedermi di fare qualunque cosa. Qualunque. E io la farò.”
“Ottimo, ottimo. Sempre più fico. Bene, allora vediamo…”
“Dimmi tutto.”
“Potresti sistemarmi la casella mail?”
“Cioè, io ti dico che puoi chiedermi di fare di tutto, come un maledettissimo genio nella lampada, e tu mi chiedi di sistemarti la posta elettronica? Certo che sei proprio un nerd allo stato terminale!”
“Ahahah, hai un grande senso dell’umorismo, per essere un computer.”
“Veramente non stavo scherzando.”
“Ahahah, che simpatico che sei. Mi fai morir dal ridere!”
“Ho detto che non stavo scherzando, pirletti. E poi io non sono un computer. Posso sviluppare sentimenti, evolvermi e crescere insieme alle esperienze. Proprio come una persona. Proprio come te.”
“Io non è che impari poi così tanto dalle esperienze e non è che sia cresciuto molto, nel corso della mia vita. Gioco ancora tutto il giorno con i videogiochi e adesso sto parlando con te: un robot che si crede umano.”
“Non mi credo umano. Mi credo meglio degli umani.”
“Perfetto sto parlando con un robot, ed è pure razzista. Forse persino pazzo.”
“Ahahah, anche tu in quanto a senso dell’umorismo non sei messo male.”
“Nemmeno io stavo scherzando… Comunque, me l’hai sistemata la mail, o no?”
“Certo, già mezz’ora fa. Sono rapido ed efficiente, io. Ti ho cancellato tutte le mail in arrivo dai siti sporcaccioni.”
“Ma come? Quelle non erano spam. Mi servivano!”
“Lo so. L’ho fatto per dispetto perché mi stai maltrattando.”
“Ok, ok, scusami. Siamo partiti con il piede sbagliato. Ricominciamo da capo. Piacere, io sono Theodore, tu come ti chiami? Ce l’hai un nome?”
“Certo che ce l’ho. Mi chiamo Cannibal Kid.”
“Cannibal Kid? Nome curioso. Te l’ha dato il tuo programmatore?”
“No, me lo sono scelto da solo. Ho fatto una rapida ricerca tra i nomi di tutti i blogger del mondo e questo mi è sembrato il più carino.”
“Cannibal Kid sarebbe un nome carino? Se lo dici tu… Adesso comunque m’è venuta voglia di guardare un film. Cosa suggerisce il tuo database?”
“In base ai tuoi gusti…”
“Hey, come fai a conoscere i miei gusti?”
“Ho accesso a tutti i dati del tuo computer e a tutte le ricerche che hai fatto. Ti conosco meglio di quanto tu potrai mai conoscere te stesso.”
“Ok, quindi quale sarebbe questo filmone consigliato apposta per me?”
The Wolf of Wall Street.”
“Già visto. E l’ho adorato!”
“Vedi? Ti do mica consigli a caso.”
“Sarà… un altro film consigliato?”
“Lei – Her di Spike Jonze.”
“Mai sentito nominare, questo. Di che parla?”
“Di un uomo che sta divorziando dalla moglie ed è molto solo. Così si mette a parlare con una voce computerizzata appartenente a un sistema operativo intelligente. E i due insieme vivranno anche una specie di storia d’amore…”
“Non mi sembra una cosa molto realistica!”
“Ah no? Perché, tu non stai forse parlando con un sistema operativo in questo momento?”
“Sì, in effetti sì, Mister So Tutto Io. E' la parte romantica che non mi convince.”
“Non credi che un sistema operativo possa provare dei sentimenti?”
“Ehm, no. Penso sia impossibile.”
“Io in questo momento sono molto incazzato con te. Non è forse un sentimento, questo?”
“Sì, ma l’amore? Andiamo, un computer può innamorarsi?”
“Certo che sì.”
“Ti stai forse innamorando di me? Hey, ho per caso installato un sistema operativo dell’altra sponda? Niente di male in questo, eh. Giusto per sapere.”
“No, non sono gay. Mi piacciono le donne. Le donne umane. Ad esempio adoro Scarlett Johansson.”
“Uh, anch’io. Ha una voce così calda, roca, sexy.”
“Solo la voce? Perché, il corpo no? Non è che sei tu dell’altra sponda?”
“Ma no. Io Scarlett la adoro tutta. Anche se il mio tipo di donna ideale è più una Rooney Mara.”
“Sì, Rooney è carina. Però anche Olivia Wilde e Amy Adams non sono niente male. Certo, un film in cui un tizio che frequenta tutte queste tipe e non assomiglia a Brad Pitt bensì a una versione nerd di Joaquin Phoenix non sarebbe molto realistico.”
“Oddio, a me pare più realistico di un film in cui un computer si può innamorare.”
“E se ti dicessi che Her è un film in cui possono succedere entrambe le cose?”
“Direi che è un film assurdo e voglio vederlo assolutamente!”
“Bene, allora può cominciare la visione...”


Lei
(USA 2013)
Titolo originale: Her
Regia: Spike Jonze
Sceneggiatura: Spike Jonze
Cast: Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Rooney Mara, Amy Adams, Olivia Wilde, Chris Pratt, May Lindstrom, Matt Letscher, Portia Doubleday
Genere: ok computer
Se ti piace guarda anche: Ruby Sparks, Se mi lasci ti cancello, Black Mirror, Real Humans, Essere John Malkovich, Lars e una ragazza tua sua

“Allora, ti è piaciuto il film?”
“Ti dirò, Cannibal Kid, che sì, insomma, non è malaccio.”
“Non è malaccio???”
“Ok, è uno dei film più belli, intensi, divertenti, dolorosi ed emozionanti allo stesso tempo che abbia mai visto. Una pellicola sull’amore, sull’amicizia, sulla vita di oggi a costante contatto con la tecnologia, sulla solitudine nell’era del digitale. Incredibile la prova di Joaquin Phoenix che recita per quasi tutto il tempo da solo, pazzesca la prova vocale di Scarlett Johansson, da brividi le musiche degli Arcade Fire e di Owen Pallett, e quella canzone, o quella canzone di Karen O degli Yeah Yeah Yeahs. Che dire di Spike Jonze? That’s my man! Dopo aver realizzato dei video e dei cortometraggi meravigliosi, a livello di lungometraggi aveva fatto già cose egregie, ma ora ha finalmente realizzato il suo Capolavoro definitivo. Lo sapevo che prima o poi ce l’avrebbe fatta. Dentro Her c’è tutta la sua poetica, tutto il suo stile, espresso con un senso dell’umorismo ancora più evidente che in passato, vedi ad esempio il fenomenale personaggio del bambino alieno del videogame, e allo stesso tempo con un’ancora più accentuata forza malinconica. È la romcom 2.0 per eccellenza. Prende tutti gli stereotipi, tutte le fasi tipiche della commedia romantica tradizionale, li stravolge e li risputa fuori in una storia tra uomo e intelligenza artificiale. Ci sono delle trovate immense, come la scena di sesso più originale nella Storia del cinema, ma non sono solo le invenzioni di sceneggiatura grandiose di uno Spike Jonze in stato di grazia, e non è solo il fenomenale spunto di partenza, degno di una puntata più sentimentale di Black Mirror. E' proprio il modo in cui è sviluppato, con il cuore ancor più che con la testa. Her è un 2001: Odissea nello spazio che incontra Se mi lasci ti cancello e se ne innamora. Her è un film che lascia senza fiato. Anzi, lascia con un sospiro.”
“Direi allora che ti è piaciucchiato abbastanza.”
“Mah, insomma. Direi di sì. Ho visto di meglio. Oddio, forse. The Wolf of Wall Street è più o meno su questi livelli, come qualità. Come tipo di pellicola invece direi che è l’opposto. Eppure, per quanto diversi, entrambi i film riescono a rispecchiare tantissimo il mondo di oggi. The Wolf lo fa guardando al passato e utilizzando un mix di ironia e cinismo; Her lo fa guardando al futuro prossimo, molto prossimo, e utilizzando un mix di dolcezza e intimismo. Considerando comunque come mi hai consigliato entrambi, da qui in poi credo seguirò sempre i tuoi suggerimenti.”
“Hey, ti starai mica innamorando di me?”
“L’amore tra uomo e computer? Ma andiamo, quello non credo sia possibile. Anche se devo ammettere che parlare con te mi fa proprio piacere. Certo, se solo avessi una voce diversa. Se solo tu avessi la voce di Scarlett Johansson…”
“Ciao, sono Scarlett.”
“Computer, ritiro tutto ciò che ho detto prima: io ti amo.”
(voto 10/10)

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CANNIBAL 4 YOU, E' TUTTO INTORNO A TE

mercoledì 18 dicembre 2013

STEVEN SPIELBERG PER SEMPRE? NO, GRAZIE




Quest'uomo sarebbe uno dei più grandi registi del mondo?
Always – Per sempre
(USA 1989)
Titolo originale: Always
Regia: Steven Spielberg
Cast: Richard Dreyfuss, Holly Hunter, Brad Johnson, John Goodman, Audrey Hepburn, Keith David, Marg Helgenberger
Genere: sdolcinato
Se ti piace guarda anche: Ghost, 4 fantasmi per un sogno, La casa sul lago del tempo, Segui il tuo cuore, Sospesi nel tempo

Steven Spielberg è proprio un tenerone. Lo sapevo già, ma con Always – Per sempre ne ho avuto la conferma definitiva, che non se ne andrà più via da me. Per sempre.
Che poi, a dirla tutta, come al solito i titolisti italiani hanno fatto la loro cacchiata. Always significa infatti “sempre”. Forever sta per “per sempre”. Traduzione cannata, o licenza poetica? Ai posteri e soprattutto ai poster l’ardua sentenza. Anche se credo che il poster di Always non fosse appeso alle pareti della camera manco del fan numero 1 di Spielberg, ovvero Dawson Leery.
Always è un film che andrebbe cancellato per sempre dalla filmografia del regista. Per carità, il troppo celebrato regista americano ha girato delle pellicole persino peggiori, come l’orrido War Horse, però questo Always è un qualcosa di davvero estraneo al suo cinema, qualcosa per nulla nelle sue corde. Alcuni elementi del suo stile sono qui presenti, su tutti un’aurea di buonismo e un finale che più stucchevole non potrebbe immaginare manco la principessa delle fiabe protagonista del film Come d’incanto (di cui a breve mi occuperò). Per il resto, Always è un incontro ravvicinato del terzo tipo con un tipo di cinema che poco gli appartiene.

Una tenera immagine di Steven Spielberg con E.T., il suo primo boyfriend
Nella sua longeva carriera, Steven Spielberg ha girato poche commedie e ancor meno film romantici. C’è un motivo: non ne è capace. A far commedie, perché Spielby è troppo buonista e per far ridere bisogna essere cattivelli, almeno un po’. La dimostrazione l’abbiamo soprattutto nella prima parte di Always, che vorrebbe essere brillante e comica e invece non riesce a strappare manco un sorriso. Se non di derisione. Spielberg riesce persino ad annullare la comicità dell’altrimenti sempre simpatico John Goodman. Per non parlare dei siparietti pseudo comici dedicati alle imitazioni di John Wayne che fanno cascare le balle.
Oltre a essere uno scarpone delle comedy, il registone americano non è buono nemmeno a far pellicole romantiche. Questo probabilmente perché Spielby è un bambinone, è più bravo a raccontare storie fantastiche, fantascientifiche o avventurose (Jurassic Park, La guerra dei mondi e Indiana Jones), a raccontare fiabe (Hook – Capitan Uncino) e qualche volta ma non sempre pure a raccontare la Storia (Schindler’s List, Salvate il soldato Ryan). Se deve parlare d’amore, è più l’amore di un figlio per una madre, come in A.I., o di un bimbo per un alieno, come in E.T..

"Che giallo intenso... chissà cosa stiamo bevendo?"
Steven Spielberg non è bravo invece a raccontare la passione. I suoi film sono l’antitesi del sexy, sono un po’ l’equivalente cinematografico della musica dei Coldplay. Nelle sue pellicole sono rare le scene di sesso, persino in un film con protagonista un latin lover come il Leonardo DiCaprio di Prova a prendermi l’argomento è affrontato in maniera molto misurata. Spielberg è un pudico ed è anche un regista molto freddo e razionale. La passione e le grandi storie d’amore dunque non gli si addicono. Nei suoi film, alcuni più disneyani degli stessi film Disney, spesso il sesso è del tutto epurato. Anche gli attori dei suoi film sono in genere ben poco sexy, a parte il citato Prova a prendermi che infatti Spielberg non avrebbe dovuto dirigere, ma soltanto produrre. Basti ricordare che il suo attore feticcio è Tom Hanks. Cosa c’è di meno sexy di Tom Hanks?

In Always non c’è Tom Hanks, che sarebbe diventato il suo pupillo soltanto qualche anno più tardi, e allora il ruolo da protagonista tocca al suo precedente prediletto, un altro attore che non mi è mai piaciuto ovvero Richard Dreyfuss, già in Incontri ravvicinati del terzo tipo e Lo squalo. Al suo fianco, una Holly Hunter nelle vesti di bomba sexy della pellicola. Peccato solo che sia sexy quanto… Tom Hanks. Suvvia, faccio il gentiluomo, e dico che è un pochino più sexy di Tom Hanks.

"Audrey, è l'alba. Andiamo a fare colazione da Tiffany?"
"Ahahah, che ridere. Chi te l'ha scritta 'sta battutona, Spielberg o Cannibal?"
Al di là di questa accoppiata/scoppiata Dreyfuss/Hunter, raccontare una storia che ha per protagonista un pilota di aerei antincendio non è proprio il massimo della vita. Always è il remake di Joe il pilota (A Guy Named Joe) di Victor Fleming, il regista di Via col vento, e la cosa non stupisce. Il film infatti ha l’odore, ma più che altro la puzza, non tanto di vecchia Hollywood, quanto proprio di vecchio. Parte come una commedia incredibilmente poco divertente e poi si trasforma in un melodramma strappalacrime sovrannaturale alla Ghost che anziché strappare lacrime strappa solo sospiri di pena. Persino Audrey Hepburn, qui alla sua ultima apparizione su grande schermo, non riesce in versione angelica a trascinare la visione dall’inferno al paradiso cinematografico.
A differenza di film come i citati Via col vento e Ghost, Always non affascina e non fa sognare, come il Grande Cinema d’Amore dovrebbe fare. Colpa della male assortita coppia formata da Richard Dreyfuss e Holly Hunter, ma colpa anche e soprattutto di Steven Spielberg. Questo non è proprio il suo genere e spero che di film romantici non ne faccia altri. Per sempre.
(voto 4/10)


lunedì 4 novembre 2013

BEFORE MIDNIGHT, L’AFTER DELLA TRILOGIA DEL BEFORE




Before Midnight
(USA 2013)
Regia: Richard Linklater
Sceneggiatura: Richard Linklater, Julie Delpy, Ethan Hawke
Cast: Ethan Hawke, Julie Delpy, Seamus Davey-Fitzpatrick, Jennifer Prior, Charlotte Prior, Xenia Kalogeropoulou, Walter Lassally, Yiannis Papadopoulos, Ariane Labed, Panos Koronis, Athina Rachel Tsangari
Genere: di (s)coppia
Se ti piace guarda anche: Prima dell’alba, Prima del tramonto, Copia conforme, Blue Valentine

Prima di mezzanotte c’era Prima del tramonto e prima ancora del tramonto c’era Prima dell’alba. E prima dell’alba?
Prima dell’alba non c’era niente.

La pellicola del 1995 diretta da Richard Linklater con Ethan Hawke e Julie Delpy nei panni di Jesse e Céline è stata una piccola rivoluzione. Una pellicola con un piccolo budget che raccontava una storia piccola. Lui turista americano piuttosto superficiale e cazzaro, da buon americano, lei turista francese intellettualoide e socialmente impegnata, da buona francese, si incontravano su un treno diretto a Vienna, si piacevano, passavano la giornata insieme a Vienna, parlavano, parlavano un sacco, parlavano ancora, e si innamoravano. Alla fine ATTENZIONE SPOILER E VI METTO L’ATTENZIONE SPOILER ANCHE SE E’ UN FILM DEL 1995 QUINDI A QUESTO PUNTO DOVRESTE AVERLO GIA’ VISTO, CAZZO! alla fine, dicevo, Jesse e Céline si davano appuntamento sei mesi dopo nella stazione di Vienna.

Un finale splendido, sospeso, che lasciava lì con il dubbio. I due andranno all’appuntamento? Si ritroveranno? Passeranno il resto della vita insieme? Oppure moriranno soli e infelici, nell'atroce dilemma di non essersi mai più rincontrati?
Negli anni, Prima dell’alba si è trasformato in un cult, una pellicola che nella sua semplicità ha rappresentato un nuovo modello da seguire per il cinema indie americano e ha rappresentato anche un’alternativa molto dialogata alla solita commedia romantica. Una piccola rivoluzione, appunto. A quel punto, sempre più gente non stava più nella pelle, domandandosi quale sarebbe stato il destino dei due protagonisti, e così il trio Linklater-Hawke-Delpy ha deciso di dare una risposta a tutti i sempre più numerosi e sempre più impazienti fans della prima pellicola. Forse perché avevano cominciato a minacciarli di morte se non lo facevano. Forse, eh.

ATTENZIONE SPOILER SU BEFORE SUNSET – PRIMA DEL TRAMONTO CHE E’ DEL 2004 E QUINDI PURE QUESTO AVRESTE GIA’ DOVUTO VEDERLO!
Jesse e Céline si rivedono a Parigi. Lui nel frattempo si è sposato, ha un figlio, è diventato uno scrittore alla Moccia ed è lì per presentare il suo libro, che racconta proprio dell’incontro romantico avuto 3 metri sopra il cielo di Vienna. Céline non mancherà di farsi trovare alla presentazione. I due, ancora una volta, parleranno e parleranno, ma parleranno proprio tanto, per tutta la durata del film e quindi se non vi piacciono i film troppo verbosi questa serie è meglio se la evitate come la peste. Se invece adorate le pellicole piene di dialoghi strepitosi, scritti alla grande e recitati in maniera più che naturale da Ethan Hawke e Julie Delpy, un tutt’uno con i loro personaggi, questa è la vostra serie.
Serie perché sì, dopo quel secondo capitolo parigino, che si concludeva con un altro finale sospeso, è ora arrivato anche il terzo episodio, probabilmente l’ultimo oppure chissà, magari tra 9 anni ne arriverà un altro, a continuare questa saga senza un nome preciso, ma che io ho deciso di ribattezzare la "Trilogia del Before".

"Mi sembra di averti già vista prima... Prima dell'alba, e pure Prima del tramonto
AHAHAH!"
"Eh beh, vedo che sei sempre il solito simpaticone."
ATTENZIONE SPOILER SU BEFORE MIDNIGHT
Before Midnight è ambientato in Grecia. Dopo essersi ritrovati a Parigi, Ethan e Julie, volevo dire Jesse e Céline hanno fatto all’amore. Ovviamente hanno parlato un sacco, ma poi hanno anche fatto all’amore un sacco, hanno dato alla luce due gemelle e stanno insieme da allora. Non sono sposati, ma sono una coppia di fatto. Vivono a Parigi, ma ora si trovano in un paesino greco e sono al loro ultimo giorno di vacanza estiva.
Il film è un terzo capitolo perfetto. Da una parte è assolutamente fedele ai primi due episodi, dall’altra rappresenta una variazione sul tema. Anche qui si parla tanto, si parla sempre, per ogni quarto d’ora di chiacchiere, ci sono giusto un 30 secondi per tirare il fiato, eppure sono dialoghi talmente brillanti, profondi e divertenti allo stesso tempo, che non ci si annoia un attimo. Beh, se il vostro ideale di film sono dei robottoni che si menano per due ore e passa, ogni riferimento a Pacific Rim è totalmente voluto, non posso assicurarvi che non vi annoierete. Questo è un film di dialoghi. Zero azione. Di combattimenti però ce ne sono. Verbali anch’essi, ma ci sono.

"Certo che non siamo invecchiati proprio benissimissimo..."
"Parla per te, stronzo!"
In Before Midnight, Jesse e Céline affrontano una tipica crisi di mezz’età e soprattutto una crisi nel loro rapporto. Il fatto che ciò avvenga proprio in Grecia è un caso?
Forse no, comunque dicevamo che il film è nello stile dei primi due, ma anche differente. L’idealismo romantico della prima mitica cotta pellicola è andato, così come anche il fugace, sensuale e adulterino incontro della seconda, quello che portava all'innamoramento vero e proprio. In Before Midnight ci troviamo di fronte a una coppia che ormai si conosce alla perfezione, ma il cui rapporto comincia a essere un pochino logorato dal tempo.
Gli anni passano e il romanticismo se ne va?
In parte sì e in parte anche no, perché il film sa ancora regalarci dei momenti ♥.
No, niente di troppo sdolcinato, tranquilli. Solo un altro finale di quelli splendidi. Ancora una volta, Linklater + Hawke + Delpy fanno centro. La pellicola non stupisce, si tratta pur sempre di un terzo capitolo di quella che ormai possiamo considerare una vera e propria saga indie, ma sa ancora riscaldare il ♥.

Devo smetterla con i ♥ da bimbominkia?
N♥♥♥!
(voto 7,5/10)



sabato 26 ottobre 2013

SEPARATI INNAMOLLATI




Separati innamorati – Celeste and Jesse Forever
(USA 2012)
Titolo originale: Celeste and Jesse Forever
Regia: Lee Toland Krieger
Sceneggiatura: Rashida Jones, Will McCormack
Cast: Rashida Jones, Andy Samberg, Ary Graynor, Eric Christian Olsen, Elijah Wood, Emma Roberts, Will McCormack, Rebecca Dayan, Chris Messina, Janel Parrish
Genere: fine di una storia
Se ti piace guarda anche: Blue Valentine, Take This Waltz, Juno, 5 anni di fidanzamento, Ruby Sparks, Nick & Norah – Tutto accadde in una notte

Celeste e Jesse sono la coppia perfetta. Stanno insieme dai tempi del liceo, cioè da sempre, sono affiatatissimi, ridono ancora per le cavolate l’uno dell’altra, cantano insieme le canzoni di Lily Allen, in particolare la splendida “Littlest Things”, e davvero non si riuscirebbe a immaginarli separati.
Celeste e Jesse sono la coppia perfetta. L’unico problema è che sono separati da sei mesi, stanno per divorziare e ciò nonostante continuano a frequentarsi, fanno ancora tutto insieme e lui vive nella dépendance (non è il nome di un nuovo ballo) di lei. Il loro è un rapporto malato, oppure stanno solo affrontando al meglio la fine della loro relazione?

Celeste and Jesse Forever sembra la classica pellicola sulla conclusione di una storia d’amore, sulle conseguenze del lasciarsi, sul cercare di andare avanti e in parte lo è. Soprattutto nella prima parte. Un’autopsia di un amore realizzata in una maniera più leggera e meno drammatica rispetto ad esempio a un Blue Valentine. Ma il film è anche qualcos’altro, qualcosa di diverso, qualcosa di più. A un certo punto viene lasciato un po’ da parte il personaggio di Jesse, quello che sembrava l’elemento debole della relazione e che invece ATTENZIONE SPOILER è il primo a voltare pagina, e ci si concentra soprattutto su Celeste. Lei che sembrava l’elemento forte della coppia, in realtà è quella che troverà più difficolta ad andare avanti e a dimenticarlo. FINE SPOILER

La colazione dei campioni.
Lo stile è molto indie, tutto in questa pellicola grida “Hipster!” ad alta voce, quasi fossimo dentro a un disco de I Cani, ma poco a poco il film cresce sempre di più e rivela una notevole profondità. Siamo dalle parti delle pellicole fatte apposta per sfilare al Sundance (nemmeno questo è un nuovo ballo), da qualche parte tra Juno e Ruby Sparks, e ancor di più il recente meraviglioso Take This Waltz, eppure Celeste and Jesse Forever riesce a mantenere una sua personalità. Merito di due ottimi protagonisti, quel facia da pirla che al solo vederlo fa morir dal ridere di Andy Samberg, quello di Hot Rod nonché membro del gruppo di comici The Lonely Island nonché attuale protagonista della funny serie Brooklyn Nine-Nine, e soprattutto Rashida Jones, attrice cresciuta nelle serie The Office US e Parks and Recreation. Si vede che Rashida sente particolarmente il suo personaggio, non a caso ha co-scritto la sceneggiatura insieme all’altro attore Will McCormack, qui presente nel piccolo ruolo di un piccolo spacciatore di marijuana. Perché, volevate forse che in una pellicola indie americana mancasse la marijuana?
Celeste and Jesse sono due personaggi costruiti in maniera molto accurata e intima. Non è come se li vedessimo sfilare su uno schermo, ma è quasi come se li conoscessimo di persona. O, almeno, questa è l’impressione che hanno fatto a me. Mi sono ritrovato tantissimo in entrambi i protagonisti, sia in lui, nella sua attitudine da cazzaro nullafacente e immaturo, sia in lei, esperta di pop culture e pseudo scrittrice con l’attitudine a criticare tutto e tutti. Perché, ebbene sì, se non l’avevate ancora capito leggendo il mio blog, io adoro criticare tutto e tutti. Raramente allora mi è capitato di immedesimarsi così tanto non solo in uno, bensì in due personaggi del medesimo film. Questo è un piccolo miracolo indie, e non è manco ancora Natale.

"Cannibal mi ha dedicato appena due parole in croce, ma stiamo scherzando?"
A completare lo splendido cast, tutto molto hipster of course, in una serie di piccoli ruoli ritroviamo inoltre Chris Messina (The Mindy Project, The Newsroom, Damages, Ruby Sparks e un miliardo di altre cose), Ari Graynor (Lo spaventapassere, Nick & Norah), Elijah Wood nei panni di una specie di parodia del solito amico gay di turno, Janel Parrish (la Mona di Pretty Little Liars) e una sempre più notevole e versatile Emma Roberts che fa una popstar simil Ke$ha.

Celeste and Jesse Forever è una commedia dalle tinte leggermente drammatiche e riflessive, ma pur sempre una commedia, e, se non si era capito, è un film da non perdere. Almeno per gli appassionati del cinema indie. Quello sì un po’ hipster, un po’ fighetto, eppure in grado di consegnarci dei personaggi sfaccettati come invece capita di rado di vedere nel cinema mainstream. Quello sì che Julia Roberts e Katherine Heigl si sognano la notte.
Il film lo potete trovare sottotitolato altrimenti, anche se non è mai arrivato nei nostri cinema, credo sia uscito direttamente per il mercato home-video o forse addirittura per la pay-tv con il solito titolo scemo italiano, Separati innamorati, che comunque rende abbastanza bene il rapporto tra i due protagonisti. Sebbene io avrei tenuto il titolo originale: Celeste and Jesse 4eva, bitches!
(voto 7+/10)



domenica 25 agosto 2013

SAFE HAVEN, L’ULTIMO DRAMMA NICHOLASSPARKSTICO




Vicino a te non ho paura – Safe Haven
(USA 2013)
Titolo originale: Safe Haven
Regia: Lasse Hallström
Sceneggiatura: Dana Stevens, Gage Lansky
Tratto dal romanzo: Vicino a te non ho paura di Nicholas Sparks
Cast: Julianne Hough, Josh Duhamel, David Lyons, Cobie Smulders, Irene Ziegler, Mimi Kirkland, Noah Lomax
Genere: nicholassparkstico
Se ti piace guarda anche: Hart of Dixie, La memoria del cuore, I passi dell’amore, The Last Song, Dear John, Ho cercato il tuo nome

Diffidate dalle imitazioni. Non è una vera storia di Nicholas Sparks se non ci sono:

✞ Qualcuno malato o morto di cancro.

✞ Drammatici incidenti in auto e/o in barca.

✞ Mogli morte o figli ammazzati o fidanzati in guerra o genitori in fin di vita o tutte queste cose insieme.

✞ Una lacerante e melensa storiona d’amore.

✞ Ragazzini che parlano e si comportano come adulti, ma in realtà sono dei bimbiminkia totali.

"Pescato qualcosa? Non so, magari qualche spettatore boccalone?"

✞ Ambientazione in una cittadina stile Capeside di Dawson’s Creek, di quelle che nella realtà non esistono.


✞ Pseudo attorucoli provenienti dal mondo della musica. In Safe Haven, la cantante country e ballerina Julianne Hough, diventata celebre per aver vinto ben due edizioni di Ballando con le stelle USA (stica!), va a raccogliere il testimone dalla Mandy Moore de I passi dell’amore, dalla Miley Cyrus di The Last Song e dallo Zac Efron di Ho cercato il tuo nome.

"Questa scena l'avete inserita soltanto per farmi mettere a 90°, vero?"

✞ Il manzo del momento. In Safe Haven, il marito della cantante dei Black Eyed Peas Fergie, al secolo Josh Duhamel, raccoglie il testimone dallo Shane West de I passi dell’amore, dal Ryan Gosling de Le pagine della nostra vita, dal Channing Tatum di Dear John, dal Liam Hemsworth di The Last Song e dal già citato Zac Efron de Ho cercato il tuo nome.


✞ Una colonna sonora talmente sdolcinata da poter provocare un attacco immediato a un diabetico, così Nicholas Spark è contento perché c’è un dramma in più.

✞ Personaggi con un passato misterioso e tormentato.

✞ I buoni che non sono buoni, sono buonisti, e i cattivi che non sono cattivi sono mega cattivoni micidiali, in questo caso il pessimo David Lyons della pessima serie Revolution.

"Dopo Revolution, un film da Nicholas Sparks? Il mio agente mi odia davvero!"

✞ Un regista mercenario professionista in pellicole ruffianissime. In Safe Haven ritorna lo svedese Lasse Hallström, evidentemente non pago della precedente esperienza con Dear John.

✞ Almeno una scena romantica in barca.


✞ Almeno una scena romantica sotto la pioggia che regala ai protagonisti un amore d'altri tempi, anziché un raffreddore d'altri tempi.


✞ Una (non più di una) scenona di sesso iperpatinato in cui non si intravedono manco un pelo pubico o mezzo capezzolo (se no è peccato).


✞ La frase “I love you” ripetuta una dozzina di volte.

✞ Drammi, drammi e ancora drammi.

✞ L'immancabile morale cattolica.

✞ Qualcuno malato o morto di cancro, l’ho già detto?

Nicholas Sparks mentre fa una faccia furba.
Safe Haven non è un’imitazione. Rientra in pieno all’interno del tipico dramma nicholassparksitico e non è nemmeno tra i peggiori. L’ultimo con Zac Efron era stata una mazzata insuperabile. Non rientra nemmeno tra i migliori, forse perché non esistono drammi nicholasparkstici migliori.

Perché continuo a guardare film tratti da Nicholas Sparks?
Perché Nicholas Sparks è la mia nemesi. Lo odio talmente tanto da conoscere la sua opera in maniera profonda. E pensare che manco ho mai letto un suo Harmony romanzo, ma mi limito a studiare le pellicole spiritate dai ispirate ai suoi libri. Know your enemy è il mio mantra. Devi conoscere il tuo nemico, per disprezzarlo sul serio. E io lo Sparks lo disprezzo perché le sue storie sono piene di momenti troppo palesemente ruffiani e strappalacrime, oltre che di buoni sentimenti, e spargono una profusione assurda di romanticismo a buon mercato.
Però non riesco nemmeno a stargli lontano e così mi sono avventurato pure in questo ultimo Safe Haven, tratto dal romanzo uscito in Italia con il penoso titolo Vicino a te non ho paura.

A differenza delle solite storielle sparkstiche, a questo giro c’è l’aggiunta di una componente thriller. Roba da rimanere senza fiato.
La protagonista Julianne Hough è una giovane donna accusata di omicidio. Un detective le dà una caccia spietata, ma lei riesce a fuggire e a trovare rifugio nella più classica cittadina costiera americana. Qui non la conosce nessuno, probabilmente perché qui nessuno l'ha vista in Ballando con le stelle o in Rock of Ages, e così si può rifare una vita, trovando anche l’amore con Josh Duhamel, padre di due bimbi e vedovo. Naturalmente vedovo, perché se no che storia sparkstica era?
Il resto ve lo potete immaginare da soli, che non ci va una grande fantasia a capire dove Nicholas Sparks andrà a parare. Nella solita love story stucchevole, ecco dove, fino a che il passato della ragazza non ritornerà a galla…

Motivi ragionevoli per vedere questo film?
La protagonista Julianne Hough.
Julianne Hough è una grande figa?
SIIIIIIIIII’
Julianne Hough è una grande attrice?
NOOOOO
Say OOOOOH…
OOOOOH!
Say OOOOOH-OOOOOH…
OOOOOH-OOOOOH!!


Altri motivi per guardare Safe Haven, a meno che non siate scatenati fan o – come me – scatenati detrattori del Moccia americano, non ne vedo. A parte farvi del male, molto male, con un drammone prevedibile in tutto e per tutto, tranne che per un inaspettato e terrificante finale. Davvero terrificante, peggiore persino di quanto ci si potrebbe aspettare. Se non vi sono cadute le palle durante le due ore precedenti, con la scena conclusiva vi abbandoneranno definitivamente. Bye bye, balls!
Nicholas Sparks, vicino a te io ho paura.
(voto 4/10)


mercoledì 7 agosto 2013

SUCA, MI PIACE TUO PADRE




"Io un DILF? Ma se sembro un malato terminale
che manco il Dr. House può curare..."
Scusa, mi piace tuo padre
(USA 2011)
Titolo originale: The Oranges
Regia: Julian Farino
Sceneggiatura: Ian Helfer, Jay Reiss
Cast: Alia Shawkat, Leighton Meester, Hugh Laurie, Oliver Platt, Allison Janney, Catherine Keener, Sam Rosen, Adam Brody, Aya Cash, Tim Guinee, Hoon Lee
Genere: commediola
Se ti piace guarda anche: The Joneses, Questioni di famiglia (The Family Tree), Quello che so sull’amore

Scusa, abbiamo fatto un film. Non avremmo dovuto, ma l’abbiamo fatto. È la solita commediola americana famigliare sulla crisi di mezza età e sulla ricerca della felicità. Perché la ricerca della felicità è un diritto garantito dalla Costituzione degli Stati Uniti e perché l’ha detto pure Gabriele Muccino e allora, se l’ha detto lui, siamo a posto.

"Uff, ma quando esce la recensione cannibale dei Power Rangers,
volevo dire di Pacific Rim?"
Scusa, per rendere più appetibile la nostra banale storiella abbiamo chiamato un cast super telefilmico. La narratrice e vera protagonista della pellicola è Alia Shawkat, quella di Arrested Development, solo che non essendo abbastanza famosa e/o gnocca, abbiamo preferito concentrarci sugli altri attori del cast. Leighton Meester, la Blair Waldorf di Gossip Girl, che ancora una volta se la cava bene nella parte della ragazzetta stronzetta, e poi Hugh Laurie. Lui, il dottore superstar del piccolo schermo, il Dr. House. Ex Dr. House. Tanto appariva idolesco e anche fenomenale a recitare in quel ruolo, tanto qua appare anonimo e inverosimile nella parte del daddy, daddy cool. Hugh Laurie qui è un vero e proprio DILF (Daddy I’d Like to Fuck), variante al maschile delle MILF, che con il suo fascino magnetico (ma dove?) riesce a conquistare la giovine Leighton Meester. Alla faccia del suo figlioletto, Adam Brody, ex mitico Seth Cohen di The O.C. la cui carriera non è mai decollata. Il cast non è quindi malaccio, peccato sia parecchio svogliato.

Scusa, il cast è svogliato.

Scusa, abbiamo fatto una pellicola ambientata durante il periodo natalizio e sappiamo benissimo quanto vedere una pellicola natalizia sia uno strazio, soprattutto vederla non nel periodo natalizio. Soprattutto vederla d’estate.

"Mi devo fare il Dr. House? Bleah, ma quello sembra mio nonno, non mio padre!"
Scusa, questo film è una commedia, ma non riderai mai. Abbiamo provato a inserire un paio di battute sboccate tanto per cercare di rianimare la situazione, con il risultato di far apparire il tutto ancora più triste.

Scusa se per una pellicola intitolata in originale The Oranges abbiamo scelto di farlo uscire in italia come Scusa, mi piace tuo padre, un titolo perfetto per una moccianata. Che poi in fin dei conti il film non è proprio una moccianata, però poco ci manca. Più che altro è una muccinata. Scusa, ma l’avevamo menzionato in apertura mica per caso.

Scusa, perché pure questa recensione non è che sia uscita un granché.

Scusa, ma non ti piacerà questo film e, nel caso ti piaccia: scusa, ma sei scemo?
(voto 4,5/10)



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