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mercoledì 24 giugno 2015

Kung Foo Panda Fighters - Addestramento di vita





The Fighters - Addestramento di vita
(Francia 2014)
Titolo originale: Les combattants
Regia: Thomas Cailley
Sceneggiatura: Thomas Cailley, Claude Le Pape
Cast: Adèle Haenel, Kévin Azaïs, Antoine Laurent, Brigitte Roüan, William Lebghil, Thibaut Berducat, Nicolas Wanczycki
Genere: guerriero
Se ti piace guarda anche: La leggenda di Kaspar Hauser, Wild, Into the Wild


sabato 10 maggio 2014

GUIDA GALATTICA ALLA MUSICA GRUNGE




Secondo appuntamento delle guida musicali galattiche di Pensieri Cannibali. Dopo aver parlato di Britpop, oggi tocca all’altra grande corrente musicale in voga negli anni ’90, in questo caso soprattutto (ma non solo), sull’altra sponda dell’Atlantico. Mi riferisco al grunge. Sì, quel genere che ascoltavamo noi teenager depressi in quel decennio. Allora non eravamo emo, eravamo grunge. Indossavamo camicione a quadretti sformate in flanella e jeans strappati, non ridevamo mai e ascoltavamo questo strano rock che mescolava influenze punk e metal, testi nonsense ed era costruito per lo più sull’alternanza di momenti acustici con improvvise accelerazioni elettriche.
La scena ha avuto come cuore pulsante Seattle, allora capitale dell’angoscia adolescenzial-esistenziale, oggi città hipster e ipertecnologica, in cui per di più sono ambientati Grey’s Anatomy e 50 sfumature di grigio. Che dire? I tempi cambiano.

Breve storia per i babbani del genere: la scena grunge ha avuto come basi fondamentali tra fine 80s e primi 90s l’alternative rock di band come Melvins, Mudhoney, Sonic Youth, Pixies, Dinosaur Jr. e Meat Puppets, ha poi raggiunto l’apice della popolarità con i paladini del genere, i Nirvana di Kurt Cobain, i Pearl Jam, gli Alice in Chains e i Soundgarden, senza dimenticare le Hole di Courtney Love, per arrivare poi alle derive post grunge di band come gli australiani Silverchair e gli inglesi Bush, che ne hanno proposto una versione se vogliamo più “commerciale” (il grido: “Venduti! Venduti!” riecheggia ancora nelle mie orecchie), mentre in Italia qualche ispirazione grunge la si è sentita nel suono degli Afterhours e dei primi Verdena.

Ecco ora le mie personali 10 canzoni preferite del genere. Ho scelto solo 1 canzone per band, altrimenti i Nirvana avrebbero rischiato di occupare da soli metà classifica…
Per un’immersione completa nel grunge, potete inoltre ascoltarvi tutta la mia playlist su Spotify (che trovate in fondo al post) e recuperare qualche bel filmetto di quel periodo come S.F.W. – So Fucking What, Assassini Nati - Natural Born Killers, Singles – L’amore è un gioco e Giovani, carini e disoccupati.


Top 10 – Le canzoni grunge preferite di Pensieri Cannibali

10. Afterhours “Male di miele”



9. Foo Fighters “Everlong”



8. Alice in Chains “Heaven Beside You”



7. Radiohead “Creep”



6. Bush “Swallowed”



5. Pearl Jam “Jeremy”



4. Hole “Violet”



3. Stone Temple Pilots “Plush”



2. Soundgarden “Pretty Noose”



1. Nirvana “Heart-Shaped Box”




La playlist Grunge di Pensieri Cannibali su Spotify

domenica 29 agosto 2010

Believe

Henry Poole lassù qualcuno ti ama
(USA, 2008)
Titolo originale: Henry Poole is here
Regia: Mark Pellington
Cast: Luke Wilson, Radha Mitchell, Adriana Barraza, Morgan Lily, George Lopez
Links: imdb, mymovies
Potete trovare il film in DVD, oppure in streaming QUI

Mark Pellington è un regista che adoro. Arlington Road e The Mothman Prophecies rappresentano una doppietta di thriller per me tra i migliori degli ultimi 15 anni. Il primo nel 1999 ha anticipato le tematiche del terrorismo che irrompe nella vita di tutti i giorni, tanto di moda nel post 11 settembre, il secondo ha virato ottimamente in una direzione horror fantasy visionario alla Donnie Darko. Pellington è poi anche tra i creatori (e regista di alcuni dei migliori episodi) di Cold Case, una delle poche serie crime che riesco a vedere, visto che si allontana dalla solita routine dei glaciali CSI per proporre in ogni puntata dei veri e propri viaggi nel tempo, accompagnati sempre da una azzeccatissima colonna sonora.
Come regista di videoclip, Pellington ha quindi fatto cose pregevoli come “Jeremy” dei Pearl Jam, “We’re in this together” dei Nine Inch Nails, “Best of you” dei Foo Fighters e “One” degli U2 (la versione con i bufali). Tutto questo popò di curriculum però evidentemente non basta per farlo entrare tra quelli che la critica considera i grandi Autori del cinema di oggi. Pazienza. Almeno io comunque lo considero come tale.


Di questo suo ultimo Harry Poole is here, passato molto inosservato e da noi uscito solo in DVD, c’è però da dire che non è effettivamente il suo lavoro migliore. Il film parte in sordina, ma poi lentamente decolla, seppure non riesca a spiccare il volo come un jet confortevole e supersonico. Diciamo più che altro che fa fare un viaggio moderatamente tranquillo come con Ryanair: non ha molti comfort, ma sa comunque raggiungere la meta in maniera efficace e a buon prezzo.
La storia è quella di un uomo (un inespressivo, ma probabilmente era il copione a richiederlo, Luke Wilson) che torna nei suburbi (alla Arcade Fire) della sua infanzia totalmente privo di stimoli e di voglia di vivere. Nel corso del film scopriremo il perché.

La tematica principale qui affrontata è molto pericolosa: l’eterno scontro tra fede e ragione. Si può davvero credere nei miracoli? Sono solo credenze popolari? Le cose possono davvero, intendo radicalmente, cambiare? I sentieri qui scelti per fortuna non scadono troppo nel mistico e lasciano aperta la riflessione.
Il valore aggiunto della pellicola sta però principalmente in una regia che procede tranquilla per poi inventarsi all’improvviso qualche guizzo che aggiunge valore a una storia che qualcuno potrà trovare troppo spirituale e buonista, e forse un po’ è davvero così. Però quando arriva un finale con una delle canzoni che più mi commuovono in assoluto come “Promises” di Badly Drawn Boy, beh: che la ragione si fotta.
(voto 6,5)

(solito velo pietoso da stendere sul titolo italiano…)

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