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giovedì 10 febbraio 2022

Vive la France et vive Léa Seydoux!





France

France non è un film sulla Francia, la Nazionale campione del mondo prima con la squadra guidata da Zidane e poi con quella trascinata da Mbappé. Non è nemmeno una pellicola sulla Storia della Francia, anche se potrebbe essere un'idea, più per una serie che per un film. Ogni stato, o almeno quelli che possono permettersi di farlo, potrebbe produrre una serie Netflix sulla propria Storia. Ci sarebbe materiale per produrre potenzialmente infinite stagioni. Ad esempio da noi si potrebbe fare la Storia d'Italia da una presidenza di Mattarella all'altra.

sabato 6 novembre 2021

mercoledì 27 ottobre 2021

Sì, bellino Titanic, ma volete mettere Titane?

 



Titane

Pensate di essere dei pervertiti?
Credete di avere delle fantasie, sessuali e non, malate?
Siete sicuri che in voi ci sia qualcosa che non va?
Guardate Titane e vi sentirete improvvisamente normali. Pure troppo.

martedì 17 luglio 2018

Russia 2018: il meglio e il peggio dei Mondiali





I Mondiali di calcio di Russia 2018 sono finiti da un paio di giorni e quindi ormai non sono più nemmeno un argomento trend. Con calma però arriva il post di Pensieri Cannibali che cerca di fare il punto della situazione su quanto visto in un mese di kermesse. Mi sono preso il mio tempo per cercare di scrivere delle cose sensate, ragionate a freddo e non a caldo?
No, è solo che non sono riuscito a organizzarmi prima. Tutto qua.

Via allora adesso, prima che sia troppo tardi, all'elenco delle cose che mi sono piaciute di più e di meno di questi Mondiali, interessanti non solo da un punto di vista calcistico, ma anche comunicativo.


Top

Vive la France

martedì 24 ottobre 2017

A casa nostra, il film sul Front National recensito da Povia






A casa nostra
Titolo originale: Chez nous
Regia: Lucas Belvaux
Cast: Émilie Dequenne, André Dussollier, Guillaume Gouix, Catherine Jacob, Anne Marivin


I Povia fanno “ooh...”

A casa nostra, a casa nostra
un film che vi potete vedere a casa vostra
io c'ho fatto su una canzone
perché mi sta sul cazzo chi scrive una recensione
e poi io modestamente con la musica sono un coglion...
volevo dire che sono un campione
trallalerò, trallalà
guarda qui la mia canzone quant'è bella-là

martedì 14 giugno 2016

Tour de France: Un'estate in Provenza vs Marseille





C'è una sola cosa che mi piace più dell'Italia: tutto il resto del mondo.
No, dai. Scherzo. Non è vero. Ci sono un sacco di nazioni che mi piacciono molto meno. Penso ad esempio alla Corea del Nord, alla Siria, alla Libia o all'autoproclamato stato dell'Isis.
Ci sono invece un paio di nazioni in particolare che sento più vicine a me rispetto all'Italia: la Gran Bretagna, soprattutto per la musica, e la Francia, soprattutto per... tutto.

Avete un francesissimo senso di déja vu?
È normale, perché è una cosa che credo di aver già detto in più di un'occasione, e sicuramente l'ho detta nel post dedicato a Il fascino indiscreto dell'amore, che pure è un film belga ambientato in Giappone.
In Francia sono stato in più di un'occasione, però sono stato soltanto a Parigi e in Costa Azzurra. Lo so, sono proprio uno snob radical-chic, proprio come quasi tutti i francesi. In Costa Azzurra in particolare sono stato un paio d'estati in vacanza a Nizza, città fighissima, sono stato qualche giorno a Montecarlo in occasione del Telefilm Festival, fighissimo, e poi sono passato da Cannes solo di passaggio e purtroppo non nel periodo del Festival, ma comunque è una citta... fighissima. Oui, indovinato.
C'è poco da fare. Quando sono in Francia, mi sento come se fossi a casa. Una cosa che non mi capita in quasi nessun altro posto. Manco a casa mia.

Tutta questa premessa per dirvi che invece non sono mai stato né in Provenza, né a Marsiglia. Fisicamente. Virtualmente, grazie a cinema & tv, ci sono invece stato di recente e oggi vi porterò in giro con me per questo Tour de France. Tranquilli, non dovete prendere la bicicletta, che sarebbe troppo faticoso, vi basta rimanere connessi qui su Pensieri Cannibali comodamente spaparanzati nelle vostre postazioni internet.

Un'estate in Provenza
(Francia 2014)
Titolo originale: Avis de mistral
Regia: Rose Bosch
Sceneggiatura: Rose Bosch
Cast: Jean Reno, Anna Galiena, Chloé Jouannet, Hugo Dessioux, Lukas Pelissier, Tom Leeb, Aure Atika
Genere: estivo
Se ti piace guarda anche: Un momento di follia, La famiglie Bélier

Se vogliamo farla breve, visto che l'introduzione di questo post si è dilungata già abbastanza, vi posso dire che Un'estate in Provenza è un incrocio tra Un momento di follia e La famiglia Bélier, due delle migliori commedie transalpine degli ultimi tempi, e avrete un'idea piuttosto precisa di ciò che vi aspetta. Ambientazioni e contesto sono praticamente gli stessi di Un momento di follia. Anche in questo caso abbiamo due adolescenti che trascorrono un'estate in una vecchia cascina di campagna in mezzo al nulla. Solo che in questo caso i due adolescenti non sono due fighe, bensì una figa e un figo. Oddio, lui in realtà non è che sia poi tutto 'sto figaccione, però all'interno del film cucca alla grande, anche se non si capisce bene perché.
Lei invece è proprio figa, non ci sono dubbi. Sembra Hayden Panettiere in versione no global francese. In pratica è la mia donna ideale.

martedì 17 novembre 2015

Il fascino indiscreto del Giappone





Il fascino indiscreto dell'amore
(Belgio, Francia, Canada 2014)
Titolo originale: Tokyo Fiancée
Regia: Stefan Liberski
Sceneggiatura: Stefan Liberski
Tratto dal romanzo: Né di Eva né di Adamo di Amélie Nothomb
Cast: Pauline Etienne, Taichi Inoue, Julie LeBreton, Alice de Lencquesaing, Akimi Ota, Hiroki Kageyama, Tokio Yokoi, Hiromi Asai
Genere: yatta!
Se ti piace guarda anche: Lost in Translation, Girls

Amélie è una ragazza belga che sogna di essere giapponese.
Prima di farla internare in un manicomio, aspettate un attimo. Per caso voi non avete mai desiderato di essere di un altro paese?
Io sono cresciuto con i film americani, con la musica britannica e con un radical-chicchismo molto francese e quindi sì, mi è capitato spesso di sognare di non essere italiano. Quando sono all'estero, mi rendo però conto la mia natura viene fuori in maniera prepotente. Ad esempio quando in Belgio ho visto della gente fare la coda in maniera precisa e ordinata fuori da un panettiere, o per salire su un autobus, manco fossero all'Expo, mi sono chiesto: “Ma questi sono scemi, o sono dei robot?”.
Per quanto ci sono un sacco di cose dell'Italia che non mi piacciono, in primis la musica, sono italiano e non credo di poter far niente per cambiare questa situazione. Così come non può farci niente Amélie. Sogna di essere giapponese, ma non potrà mai esserlo per davvero, visto che è una belga radical-chic senza speranza.

lunedì 2 novembre 2015

Les Deludants





Les Revenants
(serie tv, stagione 2)
Rete francese: Canal +
Rete italiana: Sky Atlantic
Creata da: Fabrice Gobert
Cast: Céline Sallette, Clotilde Hesme, Ana Girardot, Swann Nambotin, Frédéric Pierrot, Anne Consigny, Yara Pilartz, Jenna Thiam, Michaël Abiteboul, Guillaume Gouix, Grégory Gadebois, Pierre Perrier, Laurent Lucas, Ernst Umhauer
Genere: (noia) mortale
Se ti piace guarda anche: Quelli che ritornano, The Returned, The Leftovers, Resurrection

Avete presente quella ragazza di cui eravate innamorati ai tempi del liceo? Dico liceo, ma se avete fatto le magistrali o ragioneria o un istituto professionale va bene lo stesso, non sentitevi esclusi. Parlo della più bella della scuola. Quella per cui tutti sbavavano, ma di cui voi avevate già visto il potenziale prima degli altri. Quella per cui valeva la pena sorbirsi cinque infinite ore di lezioni su cose inutili come latino o fisica o trigonometria - che ancora adesso non ho capito cosa sia -, soltanto per poterla vedere passare nei corridoi per cinque secondi.
Ecco, può capitare che quella ragazza così bella ai tempi del liceo, poi la rivedi per strada, qualche anno dopo, e ti chiedi: “Ma è proprio lei?”. E non è più così bella. È invecchiata, si è lasciata andare, si è inchiattita, e non è più la più bella del reame. È una tipa a malapena così così e tutte le certezze che avevi nel mondo cominciano a vacillare. Ti domandi se all'epoca non l'avessi magari sopravvalutata. Se non l'avessi idealizzata e in realtà, vista in maniera obiettiva, non era poi tutto 'sto granché già allora.

Qualcosa del genere m'è capitato adesso con la serie tv francese Les Revenants. La serie più bella qui su Pensieri Cannibali del 2013. Dopo un'attesa di 3 anni (in patria avevano cominciato a trasmetterla a fine 2012), ecco che sono arrivati i nuovi episodi. Il tanto sospirato ritorno dei “ritornati” dopo la prima folgorante stagione. E come sono?

venerdì 11 settembre 2015

Ooh, Eden is a place on Earth





Eden
(Francia 2014)
Regia: Mia Hansen-Løve
Sceneggiatura: Mia Hansen-Løve, Sven Hansen-Løve
Cast: Félix de Givry, Pauline Etienne, Vincent Macaigne, Hugo Conzelmann, Zita Hanrot, Greta Gerwig, Brady Corbet
Genere: french touch
Se ti piace guarda anche: The Last Days of Disco, Party Monster, 54, La febbre del sabato sera

Bello ballo. Bello sballo. Bello ballo. Bello sballo. Bella balla. Bello sballo. Bella di Twilight balla. Il bello di Twilight si sballa. Bello ballo. Bello sballo. Be-be-be-be bello ballo. Bello sballo.
Nel film Eden si parla di musica da ballo. E di gente che si sballa. E di dj che mettono pezzi radical-chic. Unz unz chic. Unz unz unz chic. Unz unz chic. Unz unz unz chic.
È tutta una questione di ritmo. Tutto è ritmo. Tette e ritmo. Tutto è ritmo. Tette e ritmo. Nel film Eden si parla di tette e ritmo, tette e ritmo, tette e ritmo.
Le tette ci sono.
OH YEAH!
Il ritmo un po' meno.
OH NO!
Il ritmo anzi proprio per niente.
OH NOOOOOOU!

giovedì 23 luglio 2015

5 to 7, un film da vedere rigorosamente tra le 5 e le 7






5 to 7
(USA 2014)
Regia: Victor Levin
Sceneggiatura: Victor Levin
Cast: Anton Yelchin, Bérénice Marlohe, Lambert Wilson, Olivia Thirlby, Frank Langella, Glenn Close, Jocelyn DeBoer, Eric Stoltz
Genere: romcom chic
Se ti piace guarda anche: Closer, Prima dell'alba, Cashback

Che film avete scelto di vedere, questa sera?
5 to 7?
Ottima scelta, complimenti! Siete delle persone davvero raffinate. Quindi cosa ci fate, qui su Pensieri Cannibali?
Hey, comunque, aspettate un momento: che ore sono?
Sono le 9:30 di sera?
Allora fermi: non potete guardarlo! Questo film va visto rigorosamente tra le 5 e le 7 del pomeriggio. Lo dice il titolo e lo ribadisce pure la pellicola stessa. E le regole, mai come in questo caso, vanno rispettate.

venerdì 1 maggio 2015

SBARBISITTING





Babysitting
(Francia 2014)
Regia: Nicolas Benamou, Philippe Lacheau
Sceneggiatura: Julien Arruti, Tarek Boudali, Philippe Lacheau, Pierre Lacheau
Cast: Philippe Lacheau, Alice David, Vincent Desagnat, Tarek Boudali, Julien Arruti, Grégoire Ludig
Genere: francesata americanata
Se ti piace guarda anche: Project X, Una notte da leoni

Iniziamo questo post con una manciata di stereotipi razzisti e generazionali stupidi: gli americani sono dei gran copioni. Non quanto i cinesi, ma pure loro non scherzano. Se una volta, e con una volta intendo proprio una volta tanto tempo fa, Hollywood era una fucina di nuovi talenti e nuove idee, negli ultimi anni si punta invece tutto su remake, spinoff, sequel, prequel, reboot, postprereboot, adattamenti, trasposizioni e qualunque altro sinonimo di “mancanza di originalità”. Nel mondo del cinema, così come delle serie tv, le produzioni americane recenti si ispirano sempre di più a prodotti internazionali, europei in particolare.

sabato 17 gennaio 2015

JE SUIS CHARLIE? NO, JE SUIS QUINQUIN






Je suis Charlie?
Negli ultimi giorni in tanti hanno usato quest'espressione. Io no. Non me la sono sentita.
Massimo rispetto per chi l'ha utilizzata come modo per esprimere vicinanza e solidarietà alla redazione di Charlie Hebdo, massacrata brutalmente il 7 gennaio scorso. Come hanno scritto già altri, dal comico Fabrizio Casalino a Elena Loewenthal su La Stampa, la verità è che non siamo tutti Charlie, per quanto sia diventato di moda dirlo.
Alcuni di quelli che ora hanno come foto profilo su Facebook la scritta “Je suis Charlie” sono quelli che vanno al cinema e poi dicono: “Ho visto proprio una bella commedia. Non era volgare.” Ecco. Già solo questa è una pugnalata al cuore dello spirito di Charlie Hebdo. L'idea che l'umorismo debba essere buono, politically correct, addomesticato, che non debba dar fastidio a nessuno. Sbagliato. Un conto è la volgarità becera delle scoregge di Massimo Boldi e Scemo & + scemo, che volendo pure quella ha una sua dignità, un altro conto sono gli attacchi sarcastici e sovversivi proposti dai vignettisti di Charlie Hebdo, che non guardano in faccia a niente e a nessuno. Per molti però non c'è alcuna differenza e la comicità volgare non va bene e basta, salvo poi dichiarare: “Je suis Charlie”. Sicuri di essere Charlie?

venerdì 31 ottobre 2014

LES REVENANTS, IL FILM NON LA SERIE TV





Les revenants – Quelli che ritornano
(Francia 2004)
Titolo originale: Les revenants
Titolo internazionale: They Came Back
Regia: Robin Campillo
Sceneggiatura: Robin Campillo, Brigitte Tijou
Cast: Géraldine Pailhas, Jonathan Zaccaï, Frédéric Pierrot, Victor Garrivier, Catherine Samie, Djemel Barek, Marie Matheron
Genere: resuscitato
Se ti piace guarda anche: Les Revenants (la serie), Lasciami entrare, Eva

Les revenants è la dimostrazione di come il mezzo cinematografico e quello televisivo funzionino in maniera parecchio differente. Ed è anche la dimostrazione di come certe idee abbiano bisogno di tempo, di mezzi e a volte anche solo del momento giusto per crescere e svilupparsi in qualcosa di davvero interessante ed efficace. Ma procediamo con ordine.

La serie televisiva Les revenants, incoronata serie top del 2013 dal qui presente blog Pensieri Cannibali, è uno splendore, uno dei gioiellini più preziosi visti negli ultimi tempi, considerando anche il cinema. Proprio a un film questa serie è ispirata: Quelli che ritornano (Les revenants) del 2004. Com’è questo film?
Fa schifo!
Okay, sono stato il solito esagerato. Non fa schifo schifo, però è una palla allucinante. L’unica cosa buona è lo spunto di partenza, che poi è l'idea alla base anche della serie: i morti ritornano in vita. Così, all’improvviso. Un po' zombie e un po' fantasmi. Non tutti i morti rinascono, solo alcuni. Non si capisce bene con quale criterio. “Mistero!” come direbbe Enrico Ruggeri con la sua voce odiosa profonda.
Per il resto, Les revenants si sviluppa come una pellicola corale in cui i personaggi sono troppo abbozzati e nessuno è particolarmente interessante. La vicenda si concentra allora su come il governo francese faccia fronte alla situazione. E chissenefrega del governo francese?

Com’è possibile che una pellicola tanto mediocre abbia dato origine a un prodotto televisivo tanto meraviglioso?
Il bello della serie tv è che prende l’idea di partenza del film e la sviluppa in maniera differente, concentrandosi di più sui personaggi, sulle questioni umane, sui rapporti tra vivi e “resuscitati”. Tutto questo nel film c’è solo in minima parte e lo spunto geniale viene campato via malamente.
Il confronto a livello qualitativo tra cinema e serie tv, a ulteriore testimonianza se ce ne fosse bisogno che le seconde ormai non hanno più niente da invidiare al primo, è impietoso, ma non è una prima assoluta. Era già capitato ad esempio anche con Buffy.

Buffy – L’ammazzavampiri è un filmetto del 1992 con protagonista una Kristy Swanson che non funziona per niente, al contrario dell’iconica Sarah Michelle Gellar che riporterà lo stesso personaggio su piccolo schermo, ed è una robina a metà strada tra horror fantasy trash ancora immerso negli anni ’80 e teen story da primi anni ’90 un po’ alla Beverly Hills 90210, non a caso il protagonista maschile era Luke “Dylan” Perry.


Imparando dagli errori di quella pellicola, lo sceneggiatore Joss Whedon ha poi dato vita a un universo incredibile che ha originato una delle serie più originali e meglio scritte degli ultimi anni. Com’è possibile ciò? In questo caso l’autore era addirittura lo stesso. Eppure certe cose su un media non funzionano, mentre su un altro vanno alla grande. A volte è pure questione di tempismo. Nel 1992 il mondo non era ancora pronto per una storia tra un vampiro e una teen, mentre a fine anni ’90 la serie ha aperto la strada a tutto un filone poi sputtanato utilizzato dalle saghe di Twilight, The Vampire Diaries e True Blood. C’è anche da notare come la scrittura del Whedon sia cresciuta parecchio nel frattempo. La scelta della protagonista ha poi contribuito in maniera determinante alla riuscita della serie, così come i vari personaggi nerd di contorno, i nuovi cattivoni, la cura nella colonna sonora e tanti altri piccoli dettagli che hanno reso Buffy un cult televisivo laddove il film si era rivelato un floppone totale.

Qualcosa del genere è capitato anche con Les revenants. In questo caso l’autore è differente: Fabrice Gobert ha preso spunto dalla pellicola del 2004 di Robin Campillo, ha tenuto gli elementi più interessanti e poi c’ha messo dentro molto altro. Anche solo la scelta di affidare la musica ai post-rockers scozzesi Mogwai ad esempio è fondamentale: i loro brani incantati ed evocativi creano un’atmosfera unica, assente nel film. E “una musica può fare, cambiare nininni o nananna,” come canticchiava Max Gazzè. Riuscite ad esempio a immaginare Twin Peaks senza “quelle” musiche di Angelo Badalamenti? Avrebbe reso la metà. Lo stesso vale in questo caso e i paragoni con Twin Peaks tra l’altro non sono finiti. L’atmosfera angosciante della creatura di David Lynch è qui ben presente, dove con qui intendo la serie tv, non il film. Così come in Twin Peaks, che tornerà con una terza inaspettata stagione nel 2016, anche in Les revenants – il telefilm ritroviamo poi un racconto corale e nel corso dei vari episodi c’è tempo e spazio per svilupparli tutti al meglio, cosa che invece nella pellicola non avviene per niente. Inoltre, gli attori della pellicola sono tutti parecchio anonimi, a parte il buon Frédéric Pierrot che infatti ritornerà pure nella serie tv, sebbene con un differente personaggio.

Les revenants allora è la dimostrazione di tante cose, di come le serie tv quando ci si mettono sanno infilare la freccia di sorpasso sulle pellicole cinematografiche, o di come un’idea per quanto ottima e geniale da sola non basta per realizzare un prodotto degno di interesse. Ed è anche la dimostrazione di come da un film di merda, o per essere più buoni diciamo da una merdina di film, possa nascere una serie grandiosa. Davvero splendida. Se non l’avete ancora fatto, recuperatevi allora Les revenants – La serie e lasciate perdere questa soporifera pellicola, che rischia solo di farvi cadere in un sonno eterno. Da cui manco i Revenants riuscirebbero a svegliarsi.
(voto 5/10)



Questo film sui morti che ritornano in vita è il quinto appuntamento della Halloweek di Pensieri Cannibali, dopo le puntate dedicate a:



Inoltre questo post, tanto per non farsi mancare niente, partecipa pure allo speciale “Ghosts of Halloween”. Una giornata e soprattutto una nottata in cui noi blogger cinematografici vi parliamo di film su fantasmi, presenze e spiriti vari per celebrare degnamente Halloween.

domenica 31 agosto 2014

FOXFIRE – RAGAZZE CATTIVE, FILM TROPPO POCO CATTIVO




Foxfire – Ragazze cattive
(Francia 2012)
Titolo originale: Foxfire
Regia: Laurent Cantet
Sceneggiatura: Robin Campillo, Laurent Cantet
Tratto dal romanzo: Ragazze cattive di Joyce Carol Oates
Cast: Raven Adamson, Katie Coseni, Madeleine Bisson, Claire Mazerolle, Ali Liebert, Paige Moyles, Rachael Nyhuus, Lindsay Rolland-Mills, Alexandria Ferguson, Joris Jarsky
Genere: femminista
Se ti piace guarda anche: Mona Lisa Smile, Ragazze interrotte

Le girl band in questo periodo vanno fortissimo: Spice Girls, All Saints, TLC, Destiny’s Child…
Ah no, quelli erano gli Anni Novanta!
I gruppi al femminile nell'ultimo decennio sono però tornati di moda, se non in ambito musicale, almeno in quello cinematografico. Abbiamo visto gang di ragazze in Death Proof – A prova di morte di Quentin Tarantino, quindi le tipe sgnacchere di Sucker Punch e quelle hipster di Damsels in Distress – Ragazze allo sbando. Negli ultimi mesi stanno poi andando davvero alla grande, tra le zoccolette post-disneyane di Spring Breakers e le tope d’appartamento fashioniste di Bling Ring. In quest’ultimo caso sì, vabbé, nel gruppo c’è anche un ragazzo, però è un po’ come per le Hole: avevano un chitarrista uomo, però per tutti erano comunque LE Hole perché la parte femminile era predominante.
Alle girls citate adesso si aggiungono pure le Foxfire. In realtà, le Foxfire sono state un po’ le antenate delle ragazze criminali di Spring Breakers e Bling Ring. Le Foxfire erano un gruppo di sbandate, delle bullette in una cittadina di periferia degli USA anni ’50. Più che bullette, erano delle femministe ante litteram, delle paladine nella difesa dei diritti delle donne, vendicavano gli stupri, i tentativi di stupro, e in generale le violenze e i sorprusi nei loro confronti. Erano delle tipe interessanti. Pericolose, ma interessanti.

"Uomini, attenti! Siamo troppo delle dure!"
"Ok, ma adesso possiamo tornare a cantare le canzoni di Justin Bieber in coro?"
La loro storia è raccontata dalla scrittrice americana Joyce Carol Oates nel suo libro Foxfire: Confessions of a Girl Gang, uscito in Italia con il titolo Ragazze cattive. Questo nuovo Foxfire non va però confuso con l’omonimo film del 1996 con Angelina Jolie. Magari quello è un capolavoro, ma già solo perché c’è la Jolie io lo eviterei a priori.
A riportare su grande schermo il romanzo della Oates questa volta è un francese, Laurent Cantet, alle prese con il suo primo film in lingua inglese. Cantet arriva dalla Palma d’Oro vinta nel 2008 con La classe, una pellicola con uno stile vicino al documentario quasi tutta ambientata tra le mure di una scuola parigina contemporanea. Questa volta il regista francese cambia del tutto ambientazione, si trasferisce negli Stati Uniti e in più torna indietro nel tempo fino agli anni ’50. A cambiare è anche lo stile adottato. Cantet abbandona le riprese simil-documentariste e si getta in pieno in una fiction dal sapore di cinema americano classico. Di francese c’è ben poco, a parte giusto qualche invettiva contro il capitalismo, per il resto sembra una copia spudorata di una pellicola a stelle e strisce. Della sua celebrata opera precedente rimangono alcune riprese, quelle ambientate all’interno del liceo, e una certa “chiusura” nel tipo di protagonisti scelti. Laddove La classe era rinchiuso tra le mura di una… classe, appunto, questo film racconta di un gruppo altrettanto chiuso, quello della girl gang delle Foxfire. Ogni tanto viene accettata qualche nuova ragazza, ma fondamentalmente si tratta di una band esclusiva, che agisce all’infuori delle regole del resto del mondo. Le Foxfire sono un pianeta a parte e seguono solo i dettami della loro leader, Legs Sadowsky (Raven Adamson). Un gruppo che parte con una serie di buone intenzioni, che però poi si scontreranno con la dura realtà, non sempre in maniera positiva. In pratica, sono come il Movimento 5 Stelle in versione femminista.

"Uomini, guardate qua che picnic da cattive ragazze che stiamo facendo!
Ve la state già facendo sotto, vero?"
Le Foxfire sono delle grandi, la loro storia è affascinante, l’ambientazione anni ’50 pure e le giovani attrici quasi tutte esordienti o quasi sono bravissime e da tenere d’occhio, in particolare la leader interpretata da Raven Adamson, la sexy rossa Madeleine Bisson, l’altra rossa più innocente Katie Coseni e la cicciotta Claire Mazerolle. Eppure non ci troviamo di fronte a un film particolarmente esaltante e la colpa è proprio del regista. Cantet a questo giro dirige in maniera molto anonima, direi quasi televisiva, non fosse che ormai molte produzioni tv sono girate in maniera stratosferica. In più, le vicende delle Foxfire diventano presto ripetitive, la musica degli anni ’50 avrebbe potuto essere usata molto meglio, il film non ha ritmo, si dilunga troppo e le 2 ore e mezzo di durata si sarebbero potute sforbiciare di una mezz’ora, ma facciamo anche di un’oretta.
La storia eccitante, pericolosa e vissuta sempre oltre il confine della legalità delle Foxfire avrebbe meritato una pellicola meno tradizionale e più sporca. Più cattiva. Questo è il problema del film: le vicende di una gang di ribelli raccontate in una maniera così convenzionale?
Non si fa, Cantet, non si fa. Se le vere Foxfire guardassero la tua pellicola, saprebbero loro come sistemarti. Bang.
(voto 5,5/10)

sabato 5 luglio 2014

BRASILE 2014 – IL MONDIALE CANNIBALE, QUARTI DI FINALE CAPITOLO 1





La prima semifinale dei Mondiali 2014 sarà Brasile – Germania. Ogni cosa è andata come previsto, vero?
In parte sì. I padroni di casa procedono la loro marcia verso il Maracanã come da piano, così come l’armata tedesca si è conquistata la sua quarta semifinale consecutiva. No alarms and no surprises. Eppure non tutto è filato liscio.
I crucchi hanno dovuto faticare per fare arrosto i giovani e multietnici Galletti di Deschamps, che comunque escono a testa alta dopo aver disputato un Mondiale al di sopra delle aspettative. Quanto ai brasiliani, per loro la vittoria contro la temibile Colombia del nuovo fenomeno James Rodriguez non si è trasformata in una fiesta. Si è trasformata in un dramma. Sul campo le cose erano andate meglio di quanto preventivabile, complice una Colombia che ha mostrato alcune fiammate impressionanti, ma anche diverse lacune difensive e ha pagato l’inesperienza e l’emozione di giocare contro i padroni di casa. Peccato per loro, perché insieme al Belgio hanno mostrato il calcio migliore di questi Mondiali. Nonostante il risultato positivo, il dramma brasileiro si è materializzato quando Neymar è finito a terra. Cosa non nuova, diranno i suoi numerosi detrattori. Questa volta però il noto tuffatore brasileiro non si è rialzato ed è uscito dal campo in barella. Per lui vertebra rotta e Mondiale finito. A me spiace, perché Brasile 2014 ha ora perso due suoi grandi protagonisti (Neymar + James Rodriguez), lasciando quindi campo libero al noioso Messi. Sarà però davvero interessante vedere come se la caveranno i decimati brasiliani, che avranno pure il capitano Thiago Silva fuori per squalifica, in semifinale. La Germania sembra una squadra perfetta e inarrestabile, eppure secondo me c’è una cosa che le manca e che le ha impedito di vincere negli ultimi anni, nonostante i vari ottimi piazzamenti conquistati: il cuore.

Terminato questo sermone introduttivo, passiamo ora alle cose serie. La foto-fumetto-cronaca dei due quarti di finale di ieri.

Brasile – Colombia 2 – 1








Francia – Germania 0 – 1



Quanto a oggi, ecco il programma degli altri due quarti di finale.

Ore 18:00
Argentina – Belgio
(Rai e Sky)

Ore 22:00
Olanda – Costa Rica
(in esclusiva su Sky)

martedì 1 luglio 2014

BRASILE 2014 – IL MONDIALE CANNIBALE, OTTAVI DI FINALE PARTE 3





Francia e Germania accedono ai quarti di finale dei Mondiali brasileiri. Tutto prevedibile, tutto noioso?
Eh, insomma, mica tanto. In questo combattutissimo Brasile 2014 non c’è niente di così scontato e le due armate europee hanno avuto vita dura contro le frizzanti compagini africane di Nigeria e Algeria. Ma vediamo più da vicino cos’è successo, con gli immancabili foto-fumetto-commenti cialtroni forniti da Pensieri Cannibali.

Francia – Nigeria 2 – 0


Germania – Algeria 2 – 1
(ai tempi supplementari)

Quanto a oggi, si disputeranno gli ultimi due ottavi di finale. La Svizzera riuscirà a fermare la favorita, super favorita, pure troppo favorita Argentina di Lionello Messi? E il giovane Belgio riuscirà a disfarsi degli Stati Uniti?

Ore 18:00
Argentina – Svizzera
(su Sky)

Ore 22:00
Belgio – Stati Uniti
(su Rai e Sky)

giovedì 26 giugno 2014

BRASILE 2014 – IL MONDIALE CANNIBALE, GIORNATA 15




Gli Azzurri sono tornati a casa, tra polemiche e pomodori.
Come, niente pomodori?
E allora questa gita brasiliana si può ancora considerare un successo!



Mentre i nostri giocatori sono già in vacanza, il Mondiale va avanti, sebbene in maniera meno interessante. Tra morsi cannibali ricevuti e tweet balotelliani, senza l’Italia lo spettacolo diminuisce. Intendo a un livello extra-calcistico, mica calcistico.
Cos’è successo allora sui campi brasiliani?
Il solito Messi continua a fare il fenomeno e la sua Argentina negli ottavi se la dovrà vedere con la Svizzera dello scatenato Shaqiri, autore ieri di una tripletta, mentre la Francia zitta zitta prosegue il suo ottimo mondiale. Nonostante lo zero a zero con l’Ecuador, in 5 minuti a caso di una sua qualunque partita si possono contare più occasioni da gol e tiri di quanti fatti dall’Italia in totale in tutte e 3 le partitone mondiali. I galletti di Mulino Bianco Didier Deschamps si scontreranno agli ottavi con la Nigeria di Musa.
Ecco il riassunto dei risultati dei match di ieri.

GRUPPO F
Nigeria – Argentina 2 – 3

GRUPPO F
Bosnia ed Erzegovina – Iran 3 – 1

GRUPPO E
Honduras – Svizzera 0 – 3

GRUPPO E
Ecuador – Francia 0 – 0

Oggi invece ci tocca assistere da spettatori all’ultima spiaggia per il Portogallo di Cristiano Ronaldo, che avrà davvero vita dura tra il temibile Ghana e l’altrettanto temibile biscotto tedesco pronto tra la Germania e gli Stati Uniti di Jürgen Klinsmann, che si possono accontentare di un pareggio per passare il turno. Dall’altra parte, la Russia di Capello deve battere l’Algeria per poter andare agli ottavi. Quindi, che dire?
Forza Algeria!

GRUPPO G
Ore 18:00
Stati Uniti – Germania
Pronostico cannibale: 2 – 3

GRUPPO G
Ore 18:00
Portogallo – Ghana
Pronostico cannibale: 1 – 1

GRUPPO H
Ore 22:00
Algeria – Russia
Pronostico cannibale: 2 – 1

GRUPPO H
Ore 22:00
Corea del Sud - Belgio
Pronostico cannibale: 0 – 2

mercoledì 11 dicembre 2013

COTTA ADOLESCENZIALE 2013 – N. 7 LEA SEYDOUX E ADELE EXARCHOPOULOS



Léa Seydoux
(Francia 1985)
Genere: radical-chic
Il suo 2013: protagonista del film Palma d'Oro al Festival di Cannes 2013 La vita di Adele, in più è apparsa negli spot Prada: Candy firmati da Wes Anderson, con cui ha girato anche il suo prossimo film The Grand Budapest Hotel
Se ti piace lei, ti potrebbero piacere anche: Melanie Thierry, Laura Prepon, Mia Wasikowska
È in classifica: perché una classifica senza di lei sarebbe mooolto meno chic
Il suo discorso di ringraziamento: "Tres bien, merci beaucoup garçon cannibale."



Adèle Exarchopoulos
(Francia, Grecia 1993)
Genere: esordiente allo sbaraglio
Il suo 2013: l'altra protagonista del film Palma d'Oro al Festival di Cannes 2013 La vita di Adele
Se ti piace lei, ti potrebbero piacere anche: Diane Fleri, Léa Seydoux
È in classifica: perché è la topa tipa rivelazione del cinema europeo 2013
Il suo discorso di ringraziamento: "Tres bien, merci beaucoup garçon cannibale."
(oh, non rompete! in francese non so altro)


Dicono di loro su
tetter
t.A.T.u. @tatu_official
Cioè, noi facevamo le stesse cose 10 anni fa e non c'han dato manco un Teleratto e ora a queste due hanno consegnato persino la Palma d'Oro?

Marco Goi @cannibal_kid
Non so come si pronuncino correttamente i loro cognomi, ma tanto per me sono: #Lea Seduce e #AdeleExageratopolas



lunedì 25 novembre 2013

IL PASSATO E’ PASSATO, IL FUTURO E’ INSICURO E IL PRESENTE E’ FETENTE




Il passato
(Francia, Italia 2013)
Titolo originale: Le passé
Regia: Asghar Farhadi
Sceneggiatura: Asghar Farhadi, Massoumeh Lahidji
Cast: Ali Mosaffa, Bérénice Bejo, Tahar Rahim, Pauline Burlet, Jeanne Jestin, Elyes Aguis, Babak Karimi, Valeria Cavalli, Sabrina Ouazani
Genere: divorzista
Se ti piace guarda anche: Copia conforme, Before Midnight, Blue Valentine, Una separazione

Il vostro matrimonio sta andando a scatafascio? State pensando al divorzio? Vostra moglie appena aprite bocca vi lancia in automatico dei piatti? Vostro marito vi tradisce con delle baby prostitute? Pensate che quello delle vostre nozze non sia stato il giorno più bello delle vostre vite, bensì quello più sciagurato?
Smettetela di lamentarvi, è ora di prendere in mano la situazione. Cosa fare?
Basta chiamare Asghar Faradhi.


Dopo aver realizzato film dai titoli impronunciabili come Raghs dar ghobar, Shah-re ziba e Chaharshanbe-soori, mai arrivati in Occidente perché nessuno sapeva come tradurli, nemmeno i sempre fantasiosi titolisti italiani, il regista iraniano Asghar Faradhi ha cominciato a farsi conoscere dal pubblico internazionale e nel circuito dei festival cinematografici con About Elly, ma la vera grande acclamazione mondiale è arrivata con il successivo Una separazione, vincitore del Leone d’Oro al Festival di Berlino 2011 e dell’Oscar 2012 per la miglior pellicola straniera.
Visto il clamoroso successo di quel film che, come si può intuire dal titolo, raccontava appunto di una coppia che decideva di separarsi, Faradhi ha deciso di prendere la specializzazione, come per gli avvocati, ed è diventato un regista divorzista. Anche il suo nuovo lavoro, Il passato, parla infatti di una separazione, o meglio di un divorzio.
Tutta la vicenda si sviluppa a partire dal ritorno a Parigi dell’iraniano Ahmad (Ali Mosaffa), di rientro in Francia per firmare i documenti che ufficializzano il divorzio dalla moglie Marie, interpretata da una intensissima Bérénice Bejo, quella che in The Artist voleva trombarsi un attaccapanni. E poi dicono Miley Cyrus

"Non mi fido di te, con quel look da terrorista islamico!"
"Ha parlato Capitan America, ha parlato..."
I due avevano rotto già quattro anni prima, ma lui aveva tergiversato sempre prima di ufficializzare la cosa, anche perché un’altra bella femmena come la Bérénice Bejo dove la trova?
La Bérénice Bejo dopo tutto quel tempo vuole però risposarsi, con Tahar Rahim, Il profeta in persona del film di Jacques Audiard. Fondamentalmente, Ahmad non si oppone a questa nuova unione e sembra avere tutte le intenzioni di firmare i documenti di divorzio senza fare sceneggiate napoletane. La situazione sembra quindi piuttosto semplice, ma dimenticate una cosa: ad Asghar Faradhi non piace il semplice. Se in Una separazione più che a una separazione assistevamo a un bordello iraniano, qui le cose sono altrettanto complicate. Se non peggiori.

Bérénice Bejo ha due figlie, ma non figlie di Ahmad, né del nuovo compagno. Le ha avuto da uno dei suoi altri due matrimoni e, se continua di questo passo, potrebbe superare il record di matrimoni di Liz Taylor. Le due, una bambinetta piuttosto ininfluente nella storia e una teenager emo alla Kristen Stewart, sono molto legate al rientrante Ahmad, mentre non guardano troppo di buono occhio il rapporto tra la mamma e il profeta Tahar Rahim, il quale a sua volta ha pure lui un bambinetto.
Vi sembra che la situazione cominci a essere piuttosto ingarbugliata?

ATTENZIONE SPOILER
In realtà non è ancora niente. È qui che Asghar Faradhi tira fuori il colpo da maestro. Tahar Rahim ha una moglie in coma in ospedale!
E non è finita… la donna ha cercato di suicidarsi. Perché l’ha fatto? Forse perché aveva scoperto che il marito l’aveva tradita.
FINE SPOILER

La trama de Il passato può quindi ricordare una puntata a caso di Beautiful. Almeno credo. Nella vita non c’è nulla di certo, è anche di questo che il film parla. Non posso dirlo con sicurezza perché non credo di aver mai visto più di 30 secondi di fila di Beautiful, non senza volermi suicidare a mia volta, almeno. Da quel che mi hanno raccontato, comunque, mi immagino delle storie non troppo distanti da questa. Allora perché Beautiful viene quotidianamente denigrato, mentre Asghar Farhadi è il regista divorzista più apprezzato e applaudito del cinema mondiale?
Perché i suoi film sono girati con uno stile semplice, quasi neorealista, e raccontano delle vicende in apparenza da soap-opera, ma che in realtà dicono moltissimo sulla società attuale. Perché i suoi film sono di una profondità vertiginosa eppure non sono dei mattonazzi inguardabili. Perché i suoi film riflettono sul passato, ma riflettono il presente. Perché i suoi film sono ricchi di dialoghi splendidi, ma le scene chiave sono quelle di silenzio. Perché i suoi film sembrano dei film drammatici e in realtà sono dei film thriller tesi che ti tengono incollato allo schermo fino alla fine. Perché i suoi film sono davvero beautiful.
(voto 8/10)



mercoledì 27 marzo 2013

CANNIBAL KID PRESENTA WOODKID


Woodkid “The Golden Age”
Genere: epic pop
Provenienza: Lione, Francia
Se ti piace ascolta anche: AWOLNATION, Apparat, Antony and the Johnsons, Alt-J, Everything Everything, Florence + the Machine



Chi è Woodkid?
Per fugare subito ogni dubbio, non è un mio parente. Io sono Cannibal Kid, lui è Woodkid, io sono dell’82 lui dell’83 ma i legami tra noi finiscono qui, quindi non aspettatevi trattamenti di favore nei suoi confronti. O forse sì?
Il suo vero nome, a dirla tutta, è Yoann Lemoine e quindi sì, è francese. Un nome che ha cominciato a circolare inizialmente per i suoi lavori nel campo dell’animazione e come regista. Suo è questo simpatico e premiatissimo spot realizzato per una campagna per la lotta all’Aids.


Quindi ha diretto video intriganti come quello di “Teenage Dream” di Katy Perry e quelli di “Born To Die” e “Blue Jeans” di Lana Del Rey e poi s’è fatto notare anche come artista e cantante in proprio. Il suo pezzo d’esordio “Iron” è un brano di rara epicità accompagnato da un video memorabile e famigerato dalle nostre parti per essere stato plagiato alla grande da Adriano Celentano nella pubblicità del suo ultimo show (?) televisivo Rock (?) Economy.



Da lì in poi Woodkid diventa uno dei nomi più hot della scena musicale mondiale e l’attesa per il suo album d’esordio sale sale e non fa male, anche grazie al successivo contagioso singolo “Run Boy Run”.



Attesa ripagata da un disco che non fa gridare al miracolo, visto che alcune delle sue cose migliori il francese ce le aveva già fatte sentire e qui prosegue sulle stesse coordinate, ma che non di meno è un lavoro di pregevole fattura, curatissimo negli arrangiamenti e nelle soluzioni musicali. L’impressione è simile all’esordio della sua cocca Lana Del Rey. Manca l’effetto sorpresa regalato dai primi singoli, eppure nel complesso il tutto funziona splendidamente e fa pensare di trovarci di fronte a uno di quei dischi pop, ancor meglio di epic-pop, che più ascolteremo nei prossimi mesi. Al suo interno, oltre ai pezzi già noti, Woodkid infila alcune nuove perle assolute che rispondono al nome di “Ghost Lights” e “Stabat Mater”, quest’ultima una roba tanto solenne che potrebbe essere usata in un ipotetico Eyes Wide Shut 2.
Se la creatività al ragazzo certo non manca, come i suoi immaginifici e immagini-fichi video testimoniano, possiamo però trovare un limite nella sua voce un po’ mononota. Questo giusto per non esagerare con i complimenti a un talento notevolissimo, con uno stile visivo e musicale molto personale, ma che a livello vocale ha ancora margini di miglioramento.
Nel complesso comunque applausi per un disco d’esordio che rientra in pieno nella Golden Age della creatività francese che tra cinema (Holy Motors, Un sapore di ruggine e ossa, Quasi amici, The Artist…) e serie tv (Les Revenants), ora torna a regalarci grosse soddisfazioni anche a livello musicale.
E tra poco ritornano i Daft Punk…
(voto 7,5/10)


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