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martedì 12 novembre 2013

MA SEI SCEMINEM?




Eminem “The Marshall Mathers LP 2”
Eminem è un po’ il Beppe Grillo del rap. Si possono condividere o meno i suoi pensieri, alcune sue frasi e prese di posizione possono essere parecchio discutibili, però ogni volta che si fa sentire non si può ignorarlo. Entrambi sono poi partiti come comici, pure Eminem, che all’inizio era il rapper clown di pezzi ironici e strafottenti come “My Name Is” e “The Real Slim Shady”, e poi via via hanno sempre più voluto essere presi sul serio. Non ogni volta con risultati riusciti, in fondo la loro arma principale è quella dell’ironia, più feroce è meglio è, ma se non altro ci provano a essere qualcosa di più di semplici divertenti cazzari.
Entrambi inoltre sono ricchi, popolari e potenti e potrebbero ritirarsi a condurre una vita tranquilla-la-la e nessun avrebbe da dir loro niente. Perché non lo fanno?
Qualcuno dirà per diventare ancora più ricchi, popolari e potenti e magari un pochino è vero. Però c’è un’altra cosa che tutti e due possiedono e che continua a farli andare avanti: la rabbia.
Eminem è ancora arrabbiato, Dio sia lodato. L’ultimo disco di Jay-Z, per dire di un suo amico-collega rapper, suona ad esempio come il passatempo di lusso di un uomo che dalla vita ha ormai avuto di tutto e di più, persino una Beyoncé come moglie, e non ha più nulla da chiedere o da dimostrare. Buon per lui, meno per la sua musica. Per nostra fortuna, magari meno per la sua, di fortuna, Eminem invece non è un uomo pacificato. Continua ad aver voglia di dimostrare di essere il numero 1, di essere l’hottest MC in the game. Un sacco di artisti questa grinta nel corso degli anni la perdono, lui ce l’ha ancora.

Questa ritrovata forza, che si era andata un po’ a perdere nei suoi precedenti lavori, di cui alcuni come l’ultimo Recovery comunque niente male, emerge chiara nel primo pezzo del suo nuovo disco. “Bad Guy” è un inizio della Madonna. Qui Eminem si mette a nudo, confessa di odiare il fatto di essere sempre considerato il cattivo, il villain della situazione, riprende in maniera autoironica la sua hit storica “Stan”, si cimenta con un pezzone di quelli che sembrano usciti da un disco di qualcuno dei nuovi rapper più lanciati, come Tyler, the Creator e Kendrick Lamar, gioca sul loro stesso territorio e li batte, prendendo il volo in una suite degna di Frank Ocean, o di Justin Timberlake, o (quasi) persino di “Paranoid Android” dei Radiohead. “Bad Guy” è uno dei brani più good nell’intera carriera del rapper e, se tutto il resto del programma fosse a questo livello, adesso potremmo urlare al - Capolavorooo! - . Così purtroppo non è.

“The Marshall Mathers LP 2” fin dal titolo di preannuncia come un sequel del suo album più venduto. Un disco che viene citato a campionato qua e là, ma con cui in fin dei conti a livello musicale non ha nemmeno troppo a che vedere. Probabilmente perché si tratta solo di una mossa di marketing, come ammette lui stesso nella citata “Bad Guy”: “And hey, here's a sequel to my Mathers LP/Just to try to get people to buy/How's this for publicity stunt? This should be fun/Last album now cause after this you'll be officially done.



Il resto del disco non sarà ai livelli dell’apertura ma è comunque ricco di spunti stimolanti, a dimostrazione di un rapper che continua a essere vivo e vitale. A livello produttivo lo zampino di Dr. Dre si sente sempre meno (giusto in “So Much Better” che ricorda “Guilty Conscience”), mentre la parte del leone la fa Rick Rubin, che ci mette dentro il suo tocco rock, più un respiro da hip-hop old-school alla Beastie Boys, omaggiati più che esplicitamente nel cazzutissimo singolone “Berzerk”, una bomba con cui Marshall prende le distanze dai suoi passati successi e si lancia in qualcosa di retrò eppure nuovo.



Il tocco vintage viene fuori anche nei campionamenti, come quello della 70s “Life’s Been Good” di Joe Walsh nell’auto-retrospettiva “So Far…”, o come quello dell’inno anni Sessanta “Time of the Season” dei mitici The Zombies, trasfigurato da Eminem in “Rhyme or Reason”, una delle sue solite filastrocche cantilenanti che ai reduci del Vietnam potrebbe far storcere il naso ma che in realtà funziona alla grande.
Altri bei momenti arrivano con “Legacy”, che fa scattare invece il momento malinconia e suona come una possibile erede di “Stan”, mentre in “Rap God” Eminem va a ruota libera, con un quasi freestyle degno di una rap battle di 8 Mile.
Non tutto è oro colato, va detto; la rockeggiante “Survival” ad esempio appare buona come soundtrack di un videogame (infatti è presente in Call of Duty: Ghosts), meno in un album, e qualche pezzo non del tutto esaltante viene fuori soprattutto nella seconda parte. Non mancano inoltre le concessioni commerciali, dopo tutto la casa discografica di Eminem questo disco deve pur venderlo, ma sono giusto un paio: “The Monster”, nuovo duetto con Rihanna, tra l’altro spakka, mentre convince un po’ meno “Headlights” con Nate Ruess, il cantante dei fun., una canzone piuttosto lagnosa che ben poco ha a che fare con il resto del programma.



Nel complesso, Eminem se n’è tornato con un album convincente assai, con pochi momenti deboli e molti punti forti. Al di là delle singole canzoni, o del fatto che a livello musicale non si tratti certo di un lavoro rivoluzionario, ciò che emerge con maggiore prepotenza è un’altra cosa: Marshall Mathers ha una gran voglia di dimostrare di essere ancora il migliore della scena rap. Probabilmente non lo è. Kanye West a livello sonoro sta troppo oltre, Drake come songwriter ha una classe superiore, Tyler the Creator e Kendrick Lamar possiedono una freschezza da novellini irreplicabile, 2 Chainz è il più tamarro su piazza e A$AP Rocky oggi come oggi è troppo il più cool. Ma non importa che l’impresa di essere il numero 1 assoluto non gli sia riuscita. Mentre gli altri nomi sul grande campo dell’hip-hop cambiano, lui c’è sempre e probabilmente ci resterà ancora a lungo. Fino a che almeno non verrà a mancargli una cosa: la rabbia.
(voto 7/10)

sabato 5 gennaio 2013

LE MEGLIO CANZONI 2012, LA TOP 10


10 canzoni in diretta differita dal 2012 appena terminato. Le migliori? No, solo le mie preferite ora come ora. Che poi un altro giorno potrebbero cambiare, ma non importa. Adesso sono queste.
Se volete potete recuperare anche le canzoni dalla 40 alla 31,
quindi quelle dalla 30 alla 21
e naturalmente pure i pezzi dalla 20 alla 11.
E ora, spazio alla top 10.

10. Fun. feat. Janelle Monáe “We Are Young”
Genere: inno pop
Il pezzo preferito: dalla gente che va in the bathroom getting higher than the Empire State.
La canzone più… ggiovane dell’anno.



9. Tame Impala “Feels Like We Only Go Backwards”
Genere: psychedelico, fratello, psychedelico
Il pezzo preferito: dagli impalatori di vampiri.
La canzone più… all’oirartnocni dell’anno.



8. TNGHT “Higher Ground”
Genere: post-dubstep
Il pezzo preferito: dalle discoteche del 2020.
La canzone più… avanti dell’anno. E se voi ancora non siete pronti per questa musica, ai vostri figli piacerà.



7. Orbital feat. Zola Jesus “New France”
Genere: electro
Il pezzo preferito: da François Hollande.
La canzone più… francese senza essere per un ca**o francese dell’anno, parbleu.



6. Taylor Swift “We Are Never Ever Getting Back Together”
Genere: country puttan pop
Il pezzo preferito: dai tizi travestiti da animali del video, che tra l'altro sono i tizi più strafatti visti quest’anno, non solo in un video musicale.
La canzone più… da rottura dell’anno. Anzi, like ever.



5. Twin Shadow “Five Seconds”
Genere: 80s
Il pezzo preferito: da quelli per cui “dammi solo un minuto, un soffio di fiato, un attimo ancora” è già troppo tempo.
La canzone più… corta dell’anno (mmm... in realtà non dura solo 5 secondi).



4. M.I.A. “Bad Girls”
Genere: etno hip-hop
Il pezzo preferito: da chi fa Suki Zuki, meglio se a bordo di un Cherokee.
La canzone più… le brave ragazze vanno in Paradiso, quelle cattive fanno le penne con la macchina dell’anno.



3. Blur “Under The Westway”
Genere: ballad
Il pezzo preferito: da chi sono 10 anni che aspetta un loro nuovo album. ‘Nnamo Damon, smettila con tutti i tuoi cacchio di progetti paralleli (bellissimi, eh) e concentrati un attimo sui Blur.
La canzone più… brit-pop cosa? dell’anno.



2. Plan B “Ill Manors”
Genere: grime
Il pezzo preferito: da David Cameron. Forse.
La canzone più… this is England today dell’anno.



1. Bat For Lashes “Laura”
Genere: melò
Il pezzo preferito: chi si chiama Laura. No, Laura Pausini NO!
La canzone più… Laura non c’è, è andata via dell’anno.

Bat For Lashes con “Daniel” aveva trionfato anche nella classifica delle canzoni cannibali del 2009. Evidentemente i pezzi con un nome di persona nel titolo le riescono particolarmente bene.
Per completezza di informazione, nel 2008 avevano vinto gli MGMT con "Time To Pretend", nel 2010 la canzone regina era invece stata "Teenage Dream" di Katy Perry, mentre nel 2011 avevano avuto la meglio i College feat. Electric Youth con "A Real Hero", dalla colonna sonora di Drive.
Per le canzoni del 2012 è tutto. Passo e chiudo.

Ah, no. Dimenticavo. C'è ancora da sentire la canzone numero 1.
Eccola.



giovedì 27 dicembre 2012

LA MEGLIO MUSICA 2012, ALBUM 40-31

Com’è stato il 2012 per quanto riguarda la musica? La tendenza è quella di dire: “Che schifo, non c’è niente di interessante in giro, era meglio l’anno scorso”. Questo tutti gli anni. In realtà di musica interessante in giro ne circola parecchio. Basta solo alzare le proprie antenne e sapersi sintonizzare sulle frequenze giuste.
Detto questo, il 2012 non è stato un anno del tutto fenomenale per quanto riguarda gli album. Tra ascolti sempre più randagi, singoli, EP, playlist, l’album sembra un’anima in pena alla ricerca di una sua nuova identità, come stesse cercando di ritrovare il suo posto all’interno del panorama musicale.
Di bei dischetti comunque se ne trovano ancora in giro. E questi sono i miei 40 preferiti dell’anno, a partire dalle posizioni dalla 40 alla 31.

40. fun. “Some Nights”
Genere: college pop
Provenienza: New York City, New York, USA
Se ti piace ascolta anche: Imagine Dragons, Vampire Weekend, Neon Trees, Janelle Monae
Pezzo cult: “We Are Young”
Il disco perfetto da ascoltare: per mettere su un Glee club
Consigliato: agli hipster



39. Metric “Synthetica”
Genere: indie pop syntetico
Provenienza: Toronto, Ontario, Canada
Se ti piace ascolta anche: Garbage, Yeah Yeah Yeahs, Emily Haines
Pezzo cult: “Youth Without Youth”
Il disco perfetto da ascoltare: prima della fine del mondo (che tanto non ci sarà, almeno non per ora, cari Maya)
Consigliato: a David Cronenberg



38. Raveonettes “Observator”
Genere: shoegaze
Provenienza: Copenhagen, Danimarca
Se ti piace ascolta anche: Dum Dum Girls, The Kills, My Bloody Valentine, The Pains of Being Pure at Heart
Pezzo cult: “She Owns the Streets”
Il disco perfetto da ascoltare: guardandosi le scarpe
Consigliato: a tutti i wallflower



37. Dirty Projectors “Swing Lo Magellan”
Genere: indie vocal pop
Provenienza: Brooklyn, New York City, USA
Se ti piace ascolta anche: Animal Collective, Grizzly Bear, St. Vincent
Pezzo cult: “Offspring Are Blank”
Il disco perfetto da ascoltare: per mettere su una vocal band
Consigliato: al tuo cuggino indie



36. Miike Snow “Happy to You”
Genere: feel good pop
Provenienza: Stoccolma, Svezia
Se ti piace ascolta anche: Totally Enormous Extinct Dinosaurs, Passion Pit, Delphic, Lykke Li
Pezzo cult: “Devil’s Work”
Il disco perfetto da ascoltare: per darti l’allegria
Consigliato: ai musoni



35. Cat Power “Sun”
Genere: micetta cantantessa
Provenienza: Atlanta, Georgia, USA
Se ti piace ascolta anche: Bat for Lashes, Fiona Apple, Feist, Charlotte Gainsbourg
Pezzo cult: “Ruin”
Il disco perfetto da ascoltare: la mattina al sorgere del sun
Consigliato: agli amanti dei gatti



34. Niki & the Dove “Instinct”
Genere: electro pop
Provenienza: Stoccolma, Svezia
Se ti piace ascolta anche: Charli XCX, Icona Pop, Lykke Li, Karin Park, Fever Ray
Pezzi cult: “Love to the Test”, “The Gentle Roar”
Il disco perfetto da ascoltare: per una vacanza nel profondo nord (intendo Svezia, Norvegia o Finlandia, non Bergamo Alta)
Consigliato: alle persone freddolose



33. El-P “Cancer for Cure”
Genere: hip hip, hip-hop
Provenienza: Brooklyn, New York City, USA
Se ti piace ascolta anche: P.O.S., Cage, Aesop Rock, Cannibal Ox, Prodigy
Pezzo cult: “Oh Hail No”
Il disco perfetto da ascoltare: nel ghetto
Consigliato: anche a quelli cui di solito non piace la musica rap



32. Cooly G “Playin’ Me”
Genere: dark dubstep
Provenienza: Brixton, Londra, UK
Se ti piace ascolta anche: AlunaGeorge, DJ Rashad, Brackles, Goldie, Massive Attack
Pezzo cult: “Landscapes”
Il disco perfetto da ascoltare: nell’hangover (post sbornia per i non anglofoni)
Consigliato: a chi vuole viaggiare da fermo



31. METZ “METZ”
Genere: alternative rock
Provenienza: Canada
Se ti piace ascolta anche: Nirvana, Sonic Youth, Cloud Nothings
Pezzi cult: “Wet Blanket”, “Knife in the Water”
Il disco perfetto da ascoltare: per pogare selvaggiamente
Consigliato a: chi rimpiange gli anni Novanta


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