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martedì 9 giugno 2015

GIEGNA INCOMPRESA





Incompresa
(Italia, Francia 2014)
Regia: Asia Argento
Sceneggiatura: Barbara Alberti, Asia Argento
Cast: Giulia Salerno, Charlotte Gainsbourg, Gabriel Garko, Anna Lou Castoldi, Max Gazzè, Gianmarco Tognazzi
Genere: incompreso
Se ti piace guarda anche: Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, Banana, Quel che sapeva Maisie, Tomboy

Tema
L'ultimo film visto


giovedì 5 giugno 2014

I FILM INCOMPRESI DELLA SETTIMANA




Vista da lontano, sembra la solita settimana di uscite cinematografiche buttate lì a casaccio, con ben poco di interessante. A guardare meglio i film in arrivo nei cinema italiani questo weekend, invece, qualcosina di niente male sembra esserci, una volta tanto.
Andiamo subito a scoprire cosa potrebbe meritare e cosa invece no, attraverso i commenti più o meno sapienti forniti gratuitamente per voi dal sottoscritto Cannibal Kid e dal mio blogger-enemy Mr. James Ford.

Incompresa
Cannibal dice: Charlotte Gainsbourg in un film di Asia Argento? Sento puzza di cannibalata radical-chiccata pazzesca. Bene, bene! Peccato solo per la presenza di Gabriel Donnie Garko, l’unico uomo al mondo che quest’anno ha collezionato più ospitate da Maria de Filippi di Ford ahahah.
Ford dice: una radicalchiccata di Asia Argento con protagonista Garko e la Gainsbourg!? Neppure Cannibal e Von Trier in coppia avrebbero potuto immaginare una tortura peggiore per il sottoscritto. Eviterò come la peste.


Un amore senza fine
"Basta parlare di Ford, preferisco tapparmi le orecchie!"
Cannibal dice: Film che ho già visto e che presto recensirò. In attesa di scoprire se merita una visione o meno, vi posso intanto confessare il mio grande odio senza fine, quello per Mr. Ford!
Lo sapevate già?
Ford dice: secondo film, e seconda visione che mi puzza di schifezza globale totale. Continuerò a tenermi alla larga, lasciando il "piacere" al mio antagonista.


We Are the Best
"We are the best and Ford is the worst!"
Cannibal dice: Un piccolo delizioso film svedese su un gruppo di ragazzine che mettono su una punk band negli anni ’80? Se mi avessero detto che sarebbe uscito nei cinema italiani, avrei immaginato più probabile la recensione di un teen movie su WhiteRussian… Ma tutto può succedere. Io nel frattempo me lo sono già gustato e qui trovate la mia recensione punkabbestia.
Ford dice: finalmente qualcosa che pare decente. Non l'ho ancora visto, ma nonostante il mio rivale ne abbia parlato bene, questo film molto alternativo di origini svedesi mi incuriosisce parecchio. A breve, dunque, prevedo una punkizzazione del Saloon.


Three Days to Kill
"Quest'orologio l'ho preso a Cannibal mentre mi guardava le tette.
Più semplice che rubare le caramelle a un bambino."
Cannibal dice: La regia è di McG, quello del film delle Charlie’s Angels, uno al cui confronto Michael Bay appare come un genio cinematografico. Il protagonista è Kevin Costner, attore fordiano che non ho mai sopportato. L’unico motivo per cui potrei vedere Three Days to Kill è allora solo e soltanto la partecipazione di Amber Heard. Sarà sufficiente?
Ford dice: filmetto action stile Besson che pare una versione spiritosa dei due terribili Taken. L'ho già visto, e nonostante non si tratti certo di qualcosa di memorabile o anche solo decente, è passato senza scatenare la mia furia, che è già qualcosa. A brevissimo la recensione.


Tutta colpa del vulcano
"Maledetta Katniss Kid!"
Cannibal dice: Ennesima commedia francese con Dany Boon, di cui non ho ancora visto manco mezzo film e di cui credo continuerò a fare a meno. Così come Ford fa sempre a meno del buon cinema.
Ford dice: non ho mai visto un solo film con protagonista Dany Boon, e sono contento così. Proseguirò per la mia strada e lo ignorerò, anche se questo mi porterà ancora una volta in accordo con Peppa Kid.


Controra – House of Shadows
"Beh, che avete da guardarmi male?
In confronto al vecchio Ford sembro una ragazzina..."
Cannibal dice: Oh mamma, che paura!
No, non mi sto riferendo alla visione di Ford, ma alla visione del trailer di questo horror italiano. Davvero spaventoso. Qualitativamente, spaventoso.
Ford dice: già l'horror di suo non attraversa certo un buon momento, figuriamoci se al cocktail aggiungiamo un'infima produzione italiana.
Non ci faccio neanche mezzo pensiero.


Assolo
"Ford e Cannibal non vogliono vedere il mio film?
Bevo per dimenticare!"
Cannibal dice: Già in musica gli assoli li reggo poco, soprattutto quelli di chitarra tanto amati invece da Ford. Figuriamoci se li sopporto al cinema con un filmetto jazz del genere che dal trailer sprizza amatorialità da tutti i pori.
Ford dice: gli assoli da queste parti sono sempre ben accetti, meno invece le proposte che puzzano di molto, molto, molto scarso.


Walesa
"Lasciatemi! E' un mio sacrosanto diritto poter menare Cannibal!"
Cannibal dice: Un film polacco politicamente impegnato? Sembra proprio una visioncina divertente.
Per Ford. Certo non per me.
Ford dice: mi piacerebbe davvero assistere ad una visione di Cannibal che si spara Wajda. Potrei divertirmi davvero.
Ad ogni modo, film della settimana quasi a mani basse.

giovedì 17 aprile 2014

FESTIVAL DI CANNIBAL 2014




È uscito il programma del Festival di Cannes 2014. Di sicuro, almeno una cosa bellissima c’è già. Il poster.
Voto: 8 ½ tendente al 10.


Voto al programma sulla carta, invece, per quanto mi riguarda è uno striminzito 6,5. C’è qualche pellicola promettente, però non condivido l’entusiasmo assoluto dei primi commenti che ho letto. In rete c’è chi parla di grandissimi nomi in concorso come Jean-Luc Godard e l’italiana Alice Rohrwacher.
Quanto al primo, io per primo adoro i suoi film degli anni Sessanta, però il regista ormai ultraottantenne da quant’è che non realizza una pellicola davvero rilevante? Da una quarantina d’anni?
Quanto all’unica presenza del nostro paese nel concorso ufficiale, ma l’avete visto voi il suo primo film Corpo celeste? È una cacata finto autoriale clamorosa. Il suo nuovo lavoro si chiama Le meraviglie, ma io dubito fortemente che sia qualcosa di così meraviglioso come il titolo preannuncia. Comunque spero che la sorella dell’insopportabile Alba Rohrwacher (guarda caso protagonista del film insieme a quell’altra “attriciona” di Monica Bellucci) sappia smentirmi.

Le meraviglie è l’unica pellicola italiana in concorso, ma la presenza nazionale non termina qui. Nella sezione Un certain regard sarà presente Asia Argento con il suo nuovo film da regista Incompresa. Incompresa è il titolo della pellicola, ma vale anche come definizione perfetta per l’autrice. Se delle Rohrwacher ho parlato male, la tanto criticata Argento jr. invece mi piace. Non sempre attrice fenomenale, è vero, però come regista ha del potenziale e il suo Ingannevole è il cuore più di ogni cosa non era niente male. Il suo nuovo film quindi promette bene…
Hey, ma è vero che nel cast c’è Gabriel Garko?
Allora come non detto.

"Pensieri Cannibali mi ha dato 4, come voto per le mie capacità da attore."
"4? Hai letto male, Gabriel. Mi sa che non t'ha dato più di zero."

Sempre nella sezione Un certain regard c’è poi da segnalare il curioso esordio alla regia dell’attore Ryan Gosling, Lost River, oltre a Eleanor Rigby con la Dea Jessica Chastain. Fuori concorso, l’apertura del Festival sarà invece affidato all’atteso (ma da chi?) Grace of Monaco con Nicole Cannibal Kidman.
Per il resto, cos'altro c’è?

Nel concorso ufficiale arrivano il nuovo di David Cronenberg, Maps to the Stars, con ancora una volta il suo anemico pupillo Robert Pattinson, e l’ottimo giovincello Xavier Dolan che, dopo aver gareggiato in passato nell’Un certain regard con Les amours imaginaires e Laurence Anyways, quest’anno entra a far parte della competizione di serie A con il suo Mommy. Ci sono poi registi che non amo particolarmente come Ken Loach e Bennett Miller (quello di Moneyball), insieme ad altri che a volte mi piaciucchiano, senza però convincermi troppo, come Mike Leigh, Atom Egoyan, i fratelli Dardenne e Olivier Assayas.
Manca invece un regista capace di entusiasmarmi del tutto, il Lars von Trier di turno, e allora i nomi su cui punto con maggiore fiducia, oltre a Cronenberg e Dolan, sono quelli dei francesi Bertrand Bonello, autore del notevole L’Apollonide, e Michel Hazanavicius, atteso alla prova del nove: con The Artist gli è capitata la classica botta di culo, oppure è un regista davvero da tenere d’occhio?

A decidere il vincitore di questa 67esima edizione del Festival di Cannes, che si terrà dal 14 al 25 maggio e il dove lo potete immaginare, sarà una giuria presieduta dalla regista Jane Campion. Io, alla faccia del campanilismo, non terrò certo all’Italia.

E forza Francia,
è tempo di credere.
Dai forza Francia,
che siamo tantissimi.
Forza Francia con noi!


Concorso ufficiale
Adieu au langage di Jean-Luc Godard
Captives di Atom Egoyan
Deux jours, une nuit di Jean-Pierre e Luc Dardenne
Foxcatcher di Bennett Miller
Futatsume no mado (Due finestre) di Naomi Kawase
Jimmy`s hall di Ken Loach
Kis Uykusu (Sonno d'inverno) di Nuri Bilge Ceylan
Le meraviglie di Alice Rohrwacher
Leviathan di Andrey Zvyagintsev
Maps to the stars di David Cronenberg
Mommy di Xavier Dolan
Mr Turner di Mike Leigh
Relatos salvajes (Wild Tales) di Damian Szifron
Saint Laurent di Bertrand Bonello
Sils Maria di Olivier Assayas
The homesman di Tommy Lee Jones
The search di Michel Hazanavicius
Timbuktu di Abderrahmane Sissako

Un Certain Regard
Amour Fou di Jessica Hausner
Bird People di Pascale Ferran
The Blue Room di Mathieu Amalric
Charlie's Country di Rolf De Heer
Eleanor Rigby di Ned Benson
Fantasia di Wang Chao
A Girl At My Door di July Jung
Harcheck mi Headro di Keren Yedaya
Jauja di Lisandro Alonso
Lost River di Ryan Gosling
Incompresa di Asia Argento
Party Girl di Marie Amachoukeli, Claire Burger and Samuel Theis
Run di Philippe Lacote
Salt Of The Earth di Wim Wenders & Juliano Ribeiro Salgado
Snow In Paradise di Andrew Hulme
Titli di Kanu Behl
Tourist di Ruben Ostlund
Unhappy Youth di Jaime Rosales
Xenia di Panos Koutras

Film d'apertura
Grace Of Monaco di Olivier Dahan

Fuori concorso
Coming Home di Zhang Yimou
How To Train Your Dragon 2 di Dean DeBlois

Proiezioni di mezzanotte
The Rover di David Michod
The Salvation di Kristian Levring
The Target di Chang

Proiezioni speciali
Bridges Of Sarajevo (anthology film)
Caricaturists: Fantasies Of Democracy di Stephanie Valloatto
Eau Argentee di Mohammed Ossana
Les Gens Du Monde di Yves Yeuland
Maidan di Sergei Loznitsa
Red Army di Polsky Gabe

sabato 1 marzo 2014

MARIA DE PHILOMENA




Qualche settimana fa mi era capitato di guardare C’è posta per te. Non il film con Meg Ryan e Tom Hanks, che già ci sarebbe un pochino di che vergognarsi, mi riferisco proprio al programma con Maria de Filippi.
AAAHAHAHAH RISATE

Premetto che non l’ho visto di mia spontanea volontà. Non ero a casa mia e mi hanno costretto legandomi a una sedia. Tralasciando i dettagli da splatter-revenge movie di come sia finito a vederlo, a C'è posta per te c’era ospite Gabriel Garko – ovvio – ed era lì per presentare una delle mille fiction che interpreta a raffica manco fosse l’unico attore in Italia, e tra l'altro non ho ben capito cosa avesse a che fare Garko con la storia di turno. Storia di turno che raccontava di una tragedia con nonne malate terminali poi miracolosamente guarite e poi di nuovo malate terminali e a un certo punto mi sono perso perché era tutto troppo complesso per la mia debole mente.
La gente che guarda regolarmente questo tipo di programmi riesce a seguire tutti i passaggi di una vicenda così incasinata e poi se gli presenti davanti un film di Lynch o Kubrick o Malick non lo capisce. Cazzo, ma se riuscite a seguire ‘ste intricatissime storie dovreste minimo riuscire a conseguire una laurea al MIT a occhi chiusi, e poi non riuscite a capire un film di Kubrick? Davvero strano il mondo...
Nella prima vicenda della puntata c’era in pratica questa fiabetta sulla nipote e la nonna, con la nipote che aveva 30 anni e passa ma veniva trattata come una bimba di 6 circondata dai pupazzi quando lei avrebbe preferito essere circondata da un’altra cosa che fa rima con pupazzi. Nipote e nonna che si vogliono tanto tanto bene e non potrebbero vivere l’una senza altra, anche se io vorrei vedere poi dietro le quinte ciò che è successo per davvero. Secondo me la nipote ha campato la cara nonnina in fin di vita giù dalle scale ed è andata in bagno a farsi una sveltina e una striscia di coca con Garko, ma queste sono solo mie supposizioni.

Nella seconda vicenda di questa bellissima e appassionantissima puntata di C’è posta per te c’è stato posto per un melodrammone ancora più strappalacrime. La storia di un uomo che doveva essere talmente un pezzo di pane che tutte le sue mogli a un certo punto sono scappate via senza dirgli dove andavano, chissà perché? Una di queste numerose mogli ha portato via con sé anche il figlio, e l’uomo per decenni se n’è fregato di cercarlo. Fino a che un giorno, malato terminale in fin di vita – ovvio – ha scoperto l’esistenza del programma di Maria de Filippi e ha deciso di contattarli per rintracciare il figlio perduto, senza dover manco pagare un detective privato. Così Santa Maria, insieme ai suoi piccoli aiutanti, ha ritrovato il bambino, trasferitosi negli USA, scoprendo che oramai è diventato un omaccione italoamericano che sembra uscito dai Soprano. Alla fine, padre e figlio carramba! che sorpresa si sono ritrovati per la prima volta insieme, tra gli applausi e le lacrime del pubblico.

Perché diavolo vi ho raccontato tutto ciò?
Innanzitutto per rendervi complici di questa mia esperienza traumatica e farvi soffrire un po' quanto ho sofferto io, e poi perché la visione di Philomena mi ha riportato alla mente tutto ciò.

Philomena
(UK, USA, Francia 2013)
Regia: Stephen Frears
Sceneggiatura: Steve Coogan, Jeff Pope
Ispirato al libro: The Lost Child of Philomena Lee di Martin Sixsmith
Cast: Judi Dench, Steve Coogan, Mare Winningham, Sophie Kennedy Clark, Barbara Jefford, Anna Maxwell Martin, Michelle Fairley
Genere: tv cinema del dolore
Se ti piace guarda anche: Una canzone per Marion, Saving Mr. Banks, Parto con mamma, Nebraska

La storia raccontata dal film, ispirata a un fatto realmente successo raccontato non da Maria de Filippi bensì da Martin Sixsmith nel suo bestseller The Lost Child of Philomena Lee, è abbastanza simile a quella di C'è posta per te. Una donna irlandese mega bigotta ha avuto un figlio da giovanissima e il bimbo è stato affidato a un convento di suore malefiche che l’hanno vendut… pardon dato in adozione negli Stati Uniti. 50 lunghi anni dopo la donna, Philomena, una Judi Dench che a me non è sembrata per nulla da Oscar, vuole ritrovarlo e in suo soccorso arriva un giornalista che fino ad allora non si era mai occupato di questo genere di storie di vita vissuta perché, ve lo dico con le sue parole:

Storie di vita vissuta è un eufemismo per articoli su persone stupide, vulnerabili e ignoranti con cui riempire giornali letti da persone ignoranti, stupide e vulnerabili.

"Scommetto che ti stai annoiando, ammettilo..."
"Andare in giro per cimiteri con una vecchia bigotta scassapalle?
E perché mai dovrei annoiarmi?"
Lo dice nel film Martin Sixsmith, interpretato da uno Steve Coogan così così, mica io.
Si può raccontare una storia di questo tipo senza (s)cadere nel facile pietismo alla Maria de Filippi?
Sì, si può, un film come Quasi amici è la dimostrazione che si possono toccare certi argomenti delicati in una maniera ironica e priva dei soliti stereotipi. La domanda più importante per quanto riguarda questo post invece è: Philomena ci riesce?
Secondo la critica mondiale, secondo l’Academy che l’ha nominato addirittura tra i migliori film dell’anno, e secondo gran parte degli amici blogger di cui ho letto pareri per lo più entusiastici sì. Un gigantesco sì.
Per quanto mi riguarda invece è un gigantesco mah, tendente al no.

Philomena non gioca troppo le armi della lacrima facile, di questo gliene do’ atto. È un film che io ho trovato anzi molto freddo. Pure troppo. Sarà che ho provato un’antipatia istintiva e viscerale nei confronti di questa Philomena. Non ci posso fare niente. A parte qualche accennato momento di apertura mentale, bigotta era all’inizio del film, bigotta rimane fino alla fine. Ed è pure appassionata di libri stile Harmony, ce le ha davvero tutte!
Ho provato invece una forte empatia nei confronti di Martin Sixsmith, nonostante per l’attore che lo interpreta, Steve Coogan, abbia sempre provato un’antipatia istintiva e viscerale, non so bene perché, non chiedetemelo. Il suo personaggio è quello di un giornalista ateo che odia le “storie di vita vissuta” alla Maria de Filippi. Martin e Philomena sono quindi due persone del tutto differenti che si trovano a dover viaggiare insieme, lui per raccontare a modo suo un tipo di vicenda che tanto non sopporta e lei per scoprire che fine ha fatto suo figlio. Tra i due si instaura un rapporto quasi genitoriale già visto in un sacco di altri film, dagli on the road recenti stile Nebraska e Parto con mamma fino, tornando più indietro nel tempo, a pellicole come In viaggio con papà o Dutch è molto meglio di papà.

"Questo Cannibal sarà anche quello che noi giornalisti seri chiamiamo un
blogger da strapazzo, però su di te Philomena non ha mica tutti i torti..."
Cos’ha questo Philomena in più rispetto alle decine, forse centinaia di film simili, in grado di portarlo a correre per gli Oscar?
Ditemelo voi, io non l’ho capito. Ho apprezzato la critica alle suore e al convento, sebbene fatta con il freno a mano sempre inserito da Philomena. Per il resto i due protagonisti non mi hanno certo sconvolto, le musiche di Alexandre Desplat sono belle ma regalano una patina favolistica fuori luogo per questa storia vera, ci sono due o tre momenti divertenti ma niente di così clamoroso rispetto ai soliti standard britannici, la regia di Stephen Frears mi è parsa di un piatto totale e, soprattutto, la parte drammatica non l’ho trovata così emozionante.
Un drammone strappalacrime ti deve far commuovere, come ad esempio il recente sottovalutato Una canzone per Marion, se invece non ci riesce vuol dire che con te ha fallito. Come un horror che non fa paura. Il problema comunque con buona probabilità non è tanto del film quanto mio, visto che il resto del mondo pare aver adorato Philomena. Sarò una persona cattiva io, ma a me è sembrata giusto una storia alla Maria de Filippi, realizzata in maniera professionale, curata e tutto e con dentro un paio di riflessioni non male sulla religione e pure sul giornalismo, però pur sempre una storia – Dio mio! – alla Maria de Filippi.
(voto 5,5/10)

"Il paragone con le storie di C'è posta per te dovrebbe essere un insulto?
Ma io adoro quel programma!"
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