Cast: Mariana di Girolamo, Gael García Bernal, Santiago Cabrera, Paola Giannini
Su Radio Deejay c'è un programma che si chiama Nightcall e che, beh se non siete proprio scemi, potete benissimo immaginare che va in onda di notte. Durante il recente periodo di quarantena totale o quasi, in teoria adesso finito o quasi, il palinsesto della radio è stato un pochino stravolto e i conduttori Chicco Giuliani e Vittoria Hyde sono passati ai pomeriggi del weekend, con una versione diurna del loro Nightcall che ho così avuto modo di scoprire per la prima volta. Durante il programma, a ogni puntata Vittoria Hyde propone le sue tre parole del giorno/della notte, e chiede di fare lo stesso agli ascoltatori. Un modo per rompere il ghiaccio e trovare degli argomenti di cui parlare.
Oggi ho così deciso di rubare di prendere in prestito quest'idea e di parlare dell'ultimo film che ho visto, Ema del cileno Pablo Larraín, attraverso l'uso di tre parole: ballo, polisessuale e fuoco.
Reparto: Will Ferrell, Genesis Rodriguez, Diego Luna, Gael García Bernal, Efren Ramirez, Adrian Martinez, Pedro Armendáriz Jr., Nick Offerman, Dan Haggerty, Molly Shannon
Género: picante
Si te gusta, también se ve: Milagros, Machete, Betty la fea
Mi nombre es Niño Caníbal y yo estoy aquí para decirles acerca de la película Casa de mi Padre, protagonizada por el muy famoso comediante Will Ferrell. Usted no sabe?
También ha protagonizado películas como La historia de un hombre que sabía cómo contar a uno, 2 De boda en boda y dos zapatos para la gloria.
No entiende?
Bien, allora proverò a scrivere un poco in italiano, feliz?
Casa de mi Padre es una película muy graciosa, che in spagnolo significa molto divertente, non significa che è molto graziosa. Non è la película más graciosa nella carriera de Will Ferrell, ma no es tan malo tambien. Si ride a tratti, ma la película es un ibrido tra la parodia di una película messicana, il melodramma, il western, il genere criminale e una película seria. Più una parodia che una cosa seria, comunque, a partire dalla parlata di Will Ferrell. Metà del fascino e dello spasso della película sta proprio nel sentirlo (s)parlare in spagnolo, tutto serio e impegnato com’è a fare l’attorone latino americano. È talmente calato nella parte da sembrare davvero un hombre mexicano, non un gringo americano.
Y luego anche los otros actores sono muy in parte. Diego Luna y Gael García Bernal si ritrovano dopo aver fatto insieme Y tu mama tambien y despues c’è anche la muy bonita Genesis Rodriguez. No, no es parente de quella puta de Belen Rodriguez. Però es una muchacha un poco puta tambien. Me gusta. Prima si fa Diego Luna, poi si fa Will Ferrell e pure con il Gael García Bernal che è suo zio, ha un rapporto un poco incestuoso. Quindi no, non ha niente di che invidiare a quella puta de Belen.
"Mi matrimonio es más guepo que el tuyo, Belen!"
"Ci arrendiamo Cannibal. Non abbiamo capito una parola del tuo post,
possiamo usare il traduttore di Google?"
Un’altra parte del fascino della película sta invece nella sua realizzazione in stile vagamente Grindhouse, come se fosse una versione comica di una película di Robert Rodriguez. Tra le altre note positive vi è inoltre la colonna sonora, che fa respirare l’odore della terra mexicana e che vanta anche una Christina Aguilera in gran spolvero rispetto alle sus últimas canciones de mierda. Suena como una buena cantante, nella canción d’apertura. La musica es protagonizada de un sacco di otros momentos, con varie scene canore che tengono un ritmo bueno e sono tra le cose più piacevoli della visione. Bene anche le scene più comiche, soprattutto le prese per el culo dei mexicani, con il loro prendersela comoda in tutto, con la loro mania di salutare 50 mila volte (un po’ come gli italiani) e con la loro fissa per il fumo. I messicani fumano sempre, anche in punto di morte.
A non convincere molto sono invece il miscuglio tra le parti comiche e quelle serie, non del tutto riuscito, e soprattutto una trama parecchio scontata. Capisco che esta es una parodia delle solite storione latine, però lo siento ma se poteva fare de più. Ao’, com’è che il mio espanol sta finendo per somigliare al romanesco?
Oh, stop speaking that fuckin’ Spanish. Yo no hablo espanol muy bien. Io parlare a mala pena itagliano. Chiudiamola qui.
Cast: Gael García Bernal, Alfred Castro, Antonia Zegers, Néstor Cantillana, Luis Gnecco, Jaime Vadell, Marcial Tagle, Pascal Montero
Genere: elettorale
Se ti piace guarda anche: Good Bye, Lenin!, Tony Manero
Uscita italiana prevista: 18 aprile 2013
No?
Per me è un film da sì.
(voto 7+/10)
Volete saperne qualcosa in più?
No.
Non è che mi rifiuto. No è il titolo del film. Dunque, No, cioè sì ve ne parlo.
No è un film che racconta del referendum del 1988 indetto in Cile su pressione del resto del mondo. Un referendum sulla dittatura di Augusto Pinochet. Se votavi sì, oltre a essere un pirla, significava che appoggiavi e legittimavi la sua dittatura, gradendo che proseguisse ancora. Se votavi no, significava che ti volevi disfare una volta per tutte della dittatura e poter andare a elezioni democratiche.
La campagna per il Sì puntava a bollare come comunista ogni oppositore. Vi ricorda qualcuno, per caso?
La campagna per il No è invece stata affidata con grande coraggio a un pubblicitario innovativo (interpretato dal valido Gael Garcia Bernal), uno che voleva utilizzare un linguaggio nuovo, lontano dalle solite campagne politiche vecchio stampo, tristi e cupe, ma puntando sulla positività e sull’allegria. Senza nemmeno utilizzare Mike Bongiorno come testimonial, ricorrendo però a jingle di stampo pubblicitario come il seguente, che io vedrei bene applicato anche alla situazione politica italiana attuale.
Mi fa male vederlo ogni giorno
Mi da fastidio il suo sorriso gelido
Mi imbarazza la sua letteratura
Mi deprime la sua mini cultura
No no no
Non mi piace, no
Non lo voglio, no
"Che palle, negli anni '80 non avevamo ancora internet, cosa che significa:
No Pensieri Cannibali!
Non mi resta che dormire..."
La pellicola ci getta nel Cile del 1988 in maniera del tutto immersiva. Il regista Pablo Larraín, già autore dell’acclamato Tony Manero, non ha solo voluto una ricostruzione impeccabile del periodo a livello di costumi, pettinature e arredamenti, ma ha anche girato il tutto con telecamere prese in prestito direttamente dagli anni Ottanta e un formato “quadrato”, lontano anni luce da visioni in 16:9, 3D e HD attuali. Un film in tutto e per tutto 80s, senza però canzoni di Cyndi Lauper, Madonna, Duran Duran e nemmeno Smiths e Joy Division. Per quelle potete sempre rivolgervi alla serie tv The Carrie Diaries.
Una storia bella sulla libertà accompagnata da un gusto cinematografico piacevolmente retrò in grado di ricreare alla perfezione il clima del Cile dell’epoca. Sì, anche per chi del Cile dell’epoca non ne sa nulla. Sebbene personalmente io tra i candidati all’Oscar di miglior film straniero preferisca il canadese Rebelle, la nomination agli Oscar è meritata pure per questo No, una pellicola cinematograficamente viva, oltre che un bel modo per ricordarci che il voto è importante. Sempre. Persino durante una dittatura.
E se non sapete ancora per chi votare, adesso mi riferisco alle elezioni italiane non a quelle cilene, potete fare un paio di test online che vi aiuteranno a capire a quale schieramento politico siete più vicini. Uno lo trovate sul sito Voi siete qui, l’altro sul sito di Repubblica.
Dopo questa parentesi politica, torniamo ora a quanto dicevo all'inzio del post.
Un film, e per giunta un film americano, con Max Pezzali (per la precisione “Un giorno così” degli 883) in colonna sonora parte già male. Anzi, diciamo che per quanto mi riguarda ha già un piede nella fossa. Se ci aggiungiamo anche una sequela di stereotipi sull’Italia e un ritmo da crociera sbadigliosa più che da road movie le cose non vanno poi molto meglio, per questa commediola romantica. Per fortuna allora che oltre a quella merda di Pezzali trovano spazio sonoro anche pezzi di Malika Ayane e una rispolverata “Sono bugiarda” di Caterina Caselli.
Ma le (poche) note positive arrivano dal cast più che dalla musica. La protagonista è la biondina Amanda Seyfried, lanciata dalla serie Veronica Mars (era la Laura Palmer della situazione), da un esilarante ruolo da perfetta svampita in Mean Girls e dai balli & danze di Mamma mia; ultimamente però la sua carriera sta prendendo una piega leggermente preoccupante, tra film troppo smielati come questo o come il drammone sparksiano Dear John e quella gran boiata di Chloe – Tra seduzione e inganno. Peccato perché lei è brava, o almeno diciamo bravina.
In Letters to Juliet, la Seyfried parte per una pre-luna di miele con il futuro marito, lo chef Gael Garcia Bernal (sì, il Che de I diari della motocicletta e il protagonista dello splendido L’arte del sogno). Dove andare, se non nella romanticissima Verona, la città di Giulietta Capuleti? Romantica lo sarebbe, peccato che Gael Garcia Bernal giochi la parte del peggior boyfriend del mondo: non tradisce la tipa, non è che si droghi, nemmeno la picchia. Semplicemente è un idiota che anziché passare il tempo con lei se ne va in giro ad assaggiare tartufi o a partecipare a eccitantissime aste di vini. Aste di vini???
Esatto: è uno dei più grandi idioti patentati mai visti al cinema.
Immagine sempre tratta da Letters to Juliet,
NON dal nuovo di Aldo, Giovanni & Giacomo
La Seyfried lasciata tutta sola nel paese dù sole allora che deve fà, se non andarsene in giro? Pure lei non è che si dia alla pazza gioia, va detto: si unisce infatti a un club di perpetue (comprendente Luisa Ranieri, la mitica Marina Massironi e la moglie di Fantozzi Milena Vukotic!) che si occupano di rispondere a tutte le lettere lasciate sotto il terrazzo della Giulietta shakespeariana. Pensavo fosse un’invenzione hollywoodiana, ma invece queste signore dovrebbero esistere veramente, almeno stando a vedere questo sito…
Guarda caso, l’americana in vacanza sgama subito una lettera rimasta nascosta per tipo 50 anni e decide di risponderle. Vanessa Redgrave leggendo la sua risposta maledisce la lentezza delle poste italiane e quindi si precipita immediatamente dall’Inghilterra fino a Verona insieme al giovine a affascinante nipote e i tre decidono di partire così alla ricerca dell’amante perduto dalla vecchina. Inevitabilmente tra i due scatterà intanto la scintilla (intendo tra la Seyfried e il nipote, non tra la Seyfried e la vecchina). Alla faccia di Gael Garcia Bernal che si fa le seghe alle aste dei vini!
Immagine pure questa tratta da Letters to Juliet, NON da The Hills
A interpretare il giovane englishman in Verona c’è la new entry Christopher Egan, un mix tra Ryan Philippe, lo psicopatico Spencer di The Hills e Heath Ledger (a livello recitativo vale per ora appena un mignolino di Heath Ledger, ma staremo vedere cosa combina in futuro…).
Tra un cameo di Fabio Testi e varie markette a manetta di Lancia e 500 (che dietro ci sia lo zampino di Marchionne per renderle cool al pubblico USA? Certo che sì!) il film si lascia anche vedere, grazie agli attori citati e a una sempre fascinosa ambientazione italica, ma è una romcom piuttosto piatta e senza la benché minima idea originale. E poi la presenza di Max Pezzali in colonna sonora proprio non mi è ancora andata giù…
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