(Italia 2013)
Regia: Giacomo Campiotti
Sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Alessandro D’Avenia
Cast: Filippo Scicchitano, Gaia Weiss, Aurora Ruffino, Luca Argentero, Romolo Guerreri, Gabriele Maggio, Roberto Salussoglia, Pasquale Salerno, Michele Codognesi, Flavio Insinna, Cecilia Dazzi
Genere: italian teen
Se ti piace guarda anche: Come te nessuno mai, I liceali
Un film italiano decente è una notizia. Un film italiano teen decente è un miracolo.
Adesso parlare di miracolo per un filmetto come Bianca come il latte, rossa come il sangue forse, ma solo forse, è esagerato, però rende bene la situazione allarmante del nostro cinema e ancor di più della rappresentazione degli adolescenti nel nostro cinema, così come nelle nostre serie tv.
Perché, esistono delle nostre serie tv?
Fiction. Volevo dire le nostre fiction.
Nostre?
Volevo dire vostre. Io mica le guardo. A parte I liceali, che per qualche tempo ho seguito e sì, ancora me ne vergogno.
Fiction. Volevo dire le nostre fiction.
Nostre?
Volevo dire vostre. Io mica le guardo. A parte I liceali, che per qualche tempo ho seguito e sì, ancora me ne vergogno.
"Cosa vuoi che ti suoni?" "Guarda, qualunque roba, basta che non sia un pezzo dei Modà." |
Bianca come il latte, rossa come il sangue è un film pieno di difetti. È parecchio ingenuo, infantile se vogliamo, nella sua rappresentazione dell’amore romantico, però alla fine l’amore liceale un po’ è davvero così, quindi gli si può perdonare qualche esagerazione perché fa tenerezza. A livello cinematografico, poi, non ci troviamo certo di fronte a qualcosa di favoloso e la regia di Giacomo Campiotti è giusto un filo sopra alla media delle fiction televisive. Però se non altro è un filo sopra.
La colonna sonora invece è qualcosa di ingiustificabile. Qualcosa di agghiacciante.
La colonna sonora invece è qualcosa di ingiustificabile. Qualcosa di agghiacciante.
Inserire una canzone dei Modà significa voler male agli spettatori.
Inserire due canzoni dei Modà significa odiare gli spettatori.
Inserire tre canzoni dei Modà significa voler vedere gli spettatori morti.
Tra l’altro, i brani dei Modà trascinati dall’insopportabile voce del leader Kekko (non provate a scrivere il suo nome senza le K che si mette a piangere), sono inseriti nelle tre scene chiave della pellicola, quelle che dovrebbero rappresentare i vertici emotivi e invece risultano dei vortici che ti trascinano nello sconforto più totale. Pretendere di commuovere con delle canzoni dei Modà è come suonare la Marcia funebre a un party. O è come suonare un pezzo di Laura Pausini mentre si fa all’amore. Ti s’ammoscia subito. Laura Pausini è l’anti-Viagra. E i Modà sono l’anti-sentimento, oltre che l’anti-musica. I Modà non fanno commuovere, al limite fanno venire una commozione cerebrale.
Questo è un limite non da poco, anche perché in un film teen la soundtrack riveste un ruolo particolarmente importante. È l’ossigeno che la fa respirare. E i Modà sono il gas nervino.
Oltre alla urticante presenza dei Modà in colonna sonora, anche l’inizio della pellicola non lasciava ben sperare:
Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. Passare una notte in bianco, andare in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio bianco, avere un capello bianco...
Ma per favore! Una di quelle frasone da far cascare le palle che sembrano uscite da un biscotto della fortuna cinese. Oppure da un libro di Federico Moccia. Invece no. Il film è tratto da un romanzo di Cristina D’Avenia.
Ok, non si chiama davvero così. Si chiama Alessandro D’Avenia, ma io non ce la faccio a non chiamarlo Cristina D’Avenia, o al massimo Cristino D’Avenia. È più forte di me. Non riesco a trattenermi, così come il cantante dei Modà non riesce a trattenersi dal gridare anziché cantare. La smetto di avercela con i Modà?
Quasi. Dico ancora che a questo punto in Bianca come il latte manca giusto la Marrone come la Emme, volevo dire la Emma, e poi la colonna sonora Marrone come un’altra cosa era completa.
Ma con tutto questo concentrarsi sui Modà, del film in sé ho già parlato?
Per ora mi sono concentrato sugli aspetti negativi che, come avete visto, non sono pochi e non sono da poco. Eppure non mi sento di bocciare il film. Perché? Forse perché mi sono rammollito? O magari perché in gran segreto i Modà mi piacciono?
No. Il merito della (parziale) riuscita della pellicola sta nell’evitare, dopo l’incipit, eccessive moccianate e bimbominkionate varie. E soprattutto sta nei personaggi, fatti vivere (ATTENZIONE SPOILER e in un caso morire FINE SPOILER) dai bravi attori arruolati dalla produzione.
Più che la bianca come un cadavere del titolo, interpretata dalla rusa de cavei Gaia Weiss, un pochino troppo anonima per stare al centro di tutta la storia, c’è da segnalare un’altra convincente prova da parte di Filippo Scicchitano, uno che suscita una naturale simpatia. Per dire, uno come Nicolas Vaporidis con quella sua faccia da schiaffi suscita una naturale antipatia. Scicchitano invece si conferma perfetto per i ruoli da teenager cazzaro ma con del potenziale, come già dimostrato in Scialla! (Stai sereno), altra pellicola teen italiana a sorpresa non del tutto da buttare. C’è poi da segnalare la gradevole rivelazione Aurora Ruffino, che è la classica ragazza del banco accanto di cui innamorarsi, ben più della rossa Gaia Weiss. E inoltre c’è anche un sorprendente Luca Argentero. Che fosse qualcosa di più di un ex recluso del Grande Fratello cerebroleso l’aveva già dimostrato in passato, ma qui supera la prova del fuoco, alle prese con il personaggio più rischioso della vicenda: il prof amicone del protagonista, un Robin Williams de ‘noantri che, con le sue frasi tratte da qualche libro pronte per tutte le occasioni, rischiava di scadere nel ridicolo. Con un po’ d’ironia, il personaggio riesce invece a non essere del tutto una cagata pazzesca, così come il film.
"Sto male. Ho un tumore alle orecchie. Grazie tante, Kekko dei Modà!" |
Nonostante nella seconda parte la pellicola rischi di precipitare nei territori del melodramma melenso, non lo fa del tutto. Riesce persino ad affrontare tematiche non certo semplici come il rapporto con Dio, la malattia e la morte in maniera non dico profondissima, ma nemmeno così sciocca o stereotipata. Ogni tanto il film prende qualche sbandata, ci sono delle scenette riempitivo che si sarebbero anche potute evitare, non tutto funziona alla grande no no no, la vicenda si sviluppa in una maniera parecchio prevedibile, eppure non sono riuscito a odiarlo, questo film. Avrei voluto farlo, visto che sentivo puzza di moccianata da 3 metri sopra il cielo di distanza e visto che del romanzo di Cristino D’Avenia da cui è tratto avevo sentito parlare in maniera terrificante, ad esempio dallo Zio Scriba. E soprattutto perché una pellicola con i Modà protagonisti della colonna sonora non mi sarei aspettato di promuoverla. Certo, con delle canzoni non dico belle ma dico anche solo “normali” nei momenti chiave al posto di quelle dei Modà, sarebbe potuto uscirne qualcosa di più emozionante. Però accontentiamoci. Questo è il massimo che possono offrire i teen movie nostrani oggi. D'altra parte, non si può avere tutto dalla vita. Ad esempio, sarebbe bello se si potesse non morire. E sarebbe ancora più bello se si potesse non avere i Modà a rovinare un filmetto italiano altrimenti quasi degno di nota.
(voto al film 6/10
voto alla colonna sonora 0/10)