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lunedì 25 giugno 2018

A casa Muccino tutti bene, ma non benissimo





A casa tutti bene
Regia: Gabriele Muccino
Cast: Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Renato Raimondi, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi, Elisa Visari


Gabriele Muccino is back in Italy!

Aò, ma come sto a parlà? Gabriele Muccino è finalmente tornato in Italia dopo aver fatto il figo, o cercato di fare il figo a Hollywood, li mortacci sua. Per qualche tempo gli è anche andata bene, a sto fijo de na... ma non benissimo. Ha girato il film peggiore e più ruffiano della sua intera carriera, e forse dell'intera storia del mondo, ovvero La ricerca della felicità, con cui ha ottenuto un grande successo di pubblico, il plauso della critica e pure una nomination agli Oscar per l'interpretazione del principe de Tor Vergata... volevo dire de Bel-Air. Poi con Sette anime la gente ha cominciato a rendersi conto che i film ammericani di Muccino erano delle gran fregnacce e la fortuna ha cominciato a voltargli le spalle.

venerdì 18 luglio 2014

SLACCIATEVI LE CINTURE




Allacciate le cinture
(Italia 2014)
Regia: Ferzan Ozpetek
Sceneggiatura: Ferzan Ozpetek, Gianni Romoli
Cast: Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Carolina Crescentini, Francesco Scianna, Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Giulia Michelini, Luisa Ranieri
Genere: melò
Se ti piace guarda anche: Un sapore di ruggine e ossa, Braccialetti rossi, Mine vaganti

Allacciate le cinture, tesorucce mie care. Vorrete mica farvi del male? Lo so che siete al cinema e non su un aereo dirette a San Francisco o a Mykonos. Magari, AAAH!
Anche al cinema alle volte però bisogna tenersi forte, perché le emozioni ti sanno prendere in una maniera talmente prepotente che non è facile rimanere indifferenti. Oltre ad allacciarvi le cinture, vi consiglio inoltre di tenere i fazzoletti a portata di mano, perché le lacrime scenderanno a fiumi. Di che film sto parlando?
Ma di Allacciate le cinture di quel tesoruccio caro del Ferzan Ozpetek, ovvio. Quanto ci piace, Ozpetek, quanto?

"Mi hanno massacrato già tutti. Cannibal, almeno tu risparmiami, ti prego."
Bisognerebbe fargli un monumento soltanto per la vera motivazione per cui ha girato questa pellicola. Se Lars von Trier aveva fatto Melancholia solo per mostrare le tette della Kirsten Dunst – TETTE? UFF, CHE PALLE! – l’Ozpetek nostro ha realizzato Allacciate le cinture unicamente per donarci il culetto di Francesco Arca tutto da mordere su grande schermo. Lo avevam già visto in tv a Uomini e donne quando i tronisti sì che erano dei manzi mica come adesso, e l’avevam visto pure su calendario, ma volete mettere ammirarlo sul telone del multisala a grandezza esagerata?
Uh, quelle fossette sopra le chiappe, che eros. AAAH!
E poi c’è lo Scicchitano. Uh, che chic Filippo Scicchitano. AAAH!
È troppo frocia in questa pellicola, la Filippa. Ci piace. E poi siete sicure che stia solo recitando? A me quella sciocchina non la racconta giusta. C’ho il radar, io, per certe cose.

"Guarda Francesco Arca che tenta di recitare."
"Che tenerezza che mi fa."
Comunque facciamo le serie. Torniamo a parlare di cinema, va’. Questo film pare che sia di genere melò.
Giusto. Io Scicchitano melò farei troppo. Francesco Arca non parliamone.
No, no, no, basta, così non va bene! Dobbiamo parlare di cinema.
Allacciate le cinture è stato accolto male da quei birboni pieni di pregiudizi della critica. Da come se ne parlava in giro, sembrava che dovesse essere un naufragio annunciato, da cui manco un’arca ci avrebbe potuti salvare. Anche se io da Arca mi farei salvare mooolto volentieri.
Tutti a dire quanto fa schifo l’ultimo film di Ozpetek che quasi quasi avevano convinto pure me. Con la gente va così. Ti dicono una cosa talmente tante volte che ti convinci abbiano ragione loro. Ti dicono ad esempio che ti devono piacere le donne e te lo ripetono così spesso che alla fine ci credi. Poi però vedi quei muscolacci di Francesco Arca – GNAM! – e subito cambi idea. Preferite davvero la Dunst? Nel 2014 vi piacciono ancora le tette?
Siete troppo OUT, sfigate!

"Pettinata così sei uguale a Justin Bieber."
"Ahahah, è vero!"
Fatto sta che erano tutti a dire che Allacciate le cinture fa cagare, fa cagare, fa cagare e sapete cosa?
Non fa cagare. Mai dare ascolto alla gente. Soprattutto alla gente mal vestita. Un paio di scene del film sono assurde e potevano anche essere tagliate via dal montaggio, è vero, però al Ferzan certe cose le perdoniamo perché lo sappiamo che è tanto pazza. Ci piace anche per questo. Da lei non sai mai cosa aspettarti. Ti può tirare fuori dei gioiellini come il delizioso La finestra di fronte con quell’altro manzo di Raoul Bova – MEGAGNAM! – o il simpatico Mine vaganti, una ventata d’aria fresca nell’asfittico panorama delle commedie bacchettone italiane vecchio stampo. Oppure può tirare fuori un film da MEH! come la non troppo riuscita parentesi paranormale di Magnifica presenza. Comunque vada a finire, sai già che l’Ozpetek ti sorprenderà. Qui la regista turca naturalizzata italiana torna a fare ciò che sa far meglio. Il melodrammone con accenni da commedia, di quelle un po’ alla Pedro Almodóvar, però meglio di quell’altra pazza dell’Almodóvar che negli ultimi tempi ci sta facendo penare parecchio con pellicole al limite del penoso come La pelle che abito e Gli amanti passeggeri.
Pure Allacciate le cinture ha i suoi difettucci. Qua e là Ozpetek esagera, si fa prendere la mano dal dramma, diversi personaggi sono stereotipati e lo sguardo perso nel nulla di Francesco Arca non aiuta. Meglio quando lo riprende da dietro, che da davanti. In compenso c’è una sceneggiatura molto libera e imprevedibile a livello temporale e poi a tenere su tutta la baracca c’è una Kasia Smutniak ME-RA-VI-GLIO-SA. Dio, quanto l’ho invidiata! Con tutte le Madonne che le ho tirato dietro, per forza che a un certo punto il suo personaggio vive una svolta sfortunata. Però in questo film è propria brava, ‘sta stronzetta, glielo riconosco. C’è persino un momento in cui comincia a farti pena. Poi ripensi alla scena in cui è tutta nuda lì sul bagnasciuga insieme al Francesco Arca pure lui tutto nudo, o a quella sequenza in cui lui fa all’amore con lei in ozpedale anche se lei è in condizioni disastrose che mi ha ricordato un'analoga scena di amore disperato in Un sapore di ruggine e ossa, e subito torni a maledirla, la dannata Kasia.

Non date allora retta a quelle che vi dicono che Allacciate le cinture fa schifo. Sono solo delle sceme invidiose. O forse sono solo io ad essere diventata troppo buona con le produzioni italiane, chi lo sa? Comunque sia, se proprio vogliamo trovare un grande difetto a questo film, secondo me il titolo è tutto sbagliato. Non si doveva chiamare Allacciate le cinture. Si doveva chiamare Slacciatevi le cinture.
Riferito a chi? Come, riferito a chi?
Ad Arca e Scicchitano, sciocchine!
(voto 7-/10)

martedì 18 febbraio 2014

OUTING – FILM PER SBAGLIO




Outing – Fidanzati per sbaglio
(Italia 2013)
Regia: Matteo Vicino
Sceneggiatura: Matteo Vicino
Cast: Nicolas Vaporidis, Andrea Bosca, Giulia Michelini, Massimo Ghini, Riccardo Leonelli, Claudia Potenza, Mia Benedetta, Lorenzo Zurzolo
Genere: diverso (dal cinema)
Se ti piace guarda anche: Io vi dichiaro marito e... marito, Diverso da chi?, Mine vaganti

Ci sono due modi diversi per vedere Outing – Fidanzati per sbaglio:
1) Da un punto di vista omosessuale, difficilmente si può considerare una pellicola offensiva, non quanto le passate dichiarazioni di Mr. Mulino Bianco Guido Barilla o le leggi anti-gay di Putin ad esempio, ma solo parecchio superficiale e scontata nei confronti del mondo gay.
2) Da un punto di vista eterosessuale, c’è da vergognarsi per come viene rappresentato il mondo gay. Sullo stesso tema e con una trama simile, una coppia di amici che si fingono una coppia di fatto, al confronto persino Io vi dichiaro marito e... marito con Adam Sandler appare come un impegnato ritratto sociologico.


Ci sono altri due modi diversi per vedere Outing – Fidanzati per sbaglio:
1) A livello cinematografico, Outing è un film innovativo, rivoluzionario, che non segue le logiche cinematografiche tradizionali e prova a inventarne di nuove. Come?
Grazie a un montaggio del tutto casuale, grazie a una recitazione talmente improvvisata da andare oltre il neorealismo, grazie a soluzioni registiche folli da chi si cimenta con una macchina da presa per la prima volta nella sua vita e si diverte come un bambino nel farlo. Magari chi guarda si diverte un po’ meno.
2) A livello cinematografico, Outing è un disastro totale. L’amatorialità spacciata per un film vero e proprio. Al regista Matteo Vicino d’ora in poi non dovrebbe essere permesso di stare vicino a una macchina da presa a una distanza inferiore ai 500 metri. I protagonisti Nicolas Vaporidis, Andrea Bosca e Giulia Michelini andrebbero radiati dall’ordine degli attori, se ne esistesse uno. In più come guest-star c'è pure la fashion blogger Chiara Ferragni di The Blonde Salad ed è forse la migliore del cast. Credo di aver detto tutto.
Anzi no. La sceneggiatura, firmata dallo stesso Vicino, affronta con coraggio tematiche difficili come omosessualità, corruzione della classe politica, meritocrazia e disoccupazione giovanile. Ci va davvero coraggio ad affrontarle in una maniera tanto innocua, ingenua, stereotipata e banale.

"Secondo Cannibal recito meglio io di Nicolas Vaporidis. Beh, in effetti..."

E infine, se si fa lo sbaglio di vedere Outing – Fidanzati per sbaglio, si può interpretare la conclusione in due maniere diverse:
1) Il finale è geniale. La versione gay dei colpi di scena conclusivi di film come I soliti sospetti e Il sesto senso.
2) Il finale è il finale più ridicolo visto dai tempi di quello de La passione di Cristo di Mel Gibson. Anche se di recente pure quello de The Counselor – Il procuratore non ha scherzato mica…


Ci sono insomma modi diversi per vedere Outing – Fidanzati per sbaglio, ma c’è un solo modo per giudicarlo...
(voto 0/10)
"Ma sta zitto Cannibal, che questo film è un capolavoro!"

Per chiudere con qualcosa di realmente bello e vero sul tema dell'omosessualità, vi lascio con l'emozionante discorso-coming out che l'attrice Ellen Page ha tenuto lo scorso San Valentino.

giovedì 7 aprile 2011

Notte fonda prima degli esami

Immaturi
(Italia 2011)
Regia: Paolo Genovese
Cast: Raoul Bova, Ricky Memphis, Barbora Bobulova, Ambra Angiolini, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Anita Caprioli, Luisa Ranieri, Alessandro Tiberi, Giulia Michelini, Maurizio Mattioli
Genere: nuova (si fa per dire) commedia italiana
Se ti piace guarda anche: Notte prima degli esami, Compagni di scuola, Old School

Trama semiseria
Il loro esame di maturità è stato annullato e così un gruppo di quasi 40enni si trova costretto a rifarlo. Tra loro ci sono tutti i tipi stereotipati (ma nemmeno così lontani dalla realtà) dell’italianità di oggi: c’è un Raoul Bova in crisi mucciniana perché la compagna è incinta, c’è il bamboccione Ricky Memphis che vive ancora insieme ai suoi, c’è la mamma single Barbora Bobulova con la figlia che è più matura di lei stile Susan di Desperate Housewives, c’è un’Ambra maniaca che va in un centro sessuomani anonimi che fa molto USA e ci sono Luca & Paolo che fanno… Luca & Paolo.

Recensione cannibale
Vedere un film inglese, giapponese, americano e poi una cosetta del genere fa balzare agli occhi delle differenze notevoli. È vero che questo film non è per forza di cose rappresentativo di tutto il cinema italiano, e meno male, però se paragoniamo questo prodotto medio nostrano con altri prodotti medi internazionali, emergono difetti mica da poco.
Il cinema inglese è a un livello di recitazione che fa mettere le mani nei capelli a vedere Ambra, Raoul & Co. tutti insieme poco appassionatamente, per non parlare di colonne sonore che proprio stanno su due pianeti distanti anni luce: mediamente favolose quelle made in UK, sponsorizzata da RTL 102.5 quella qui proposta. E se certi pezzi funzionano in radio, in un film la musica radiofonica è quanto di meno cinematografico io riesca a immaginare. A ciò aggiungiamo pure una sana dose di cinismo e ironia tutte british che da noi quasi sempre mancano in favore di una stanca comicità buonista, per non parlare poi del solito discorso moralista sulla droga: qui una ragazzina si cala una pasta e finisce subito in ospedale, nelle produzioni UK la tematica viene affrontata thanx God in maniera più libera e in serie come Skins o Misfits si fanno dal mattino alla sera senza che (quasi) nessuno muoia.

Il cinema giapponese ha poi un’originalità e una capacità di sorprendere che qui da noi sono invece visti come un peccato mortale, perché da noi è un reato uscire dai soliti binari delle aspettative consolidate.
Rispetto al cinema americano manca invece la stessa professionalità, non dovuta solo a mere questioni di budget, ma anche a una maggior cura nei più piccoli dettagli, nel ritmo dei dialoghi e nelle battute, per quanto il rischio di imbattersi in americanate clamorose sia sempre elevato. Vogliamo mettere dentro anche la Francia in questo excursus tra le cinematografie che seguo in maniera diciamo più costante? Ecco, il cinema francese medio recente non è che sia messo poi molto meglio del nostro.
Eppure questi filmetti italiani medi negli ultimi mesi continuano a centrare l’obiettivo del box-office con grande facilità proprio per merito della loro mediocrità. Proprio perché per un paese medio è facile amare storielle medie come queste. Peccato che manchi la benché minima cognizione cinematografica, oltre che una qualsivoglia profondità nel trattare certi argomenti che sarebbero pure potenzialmente interessanti.

Ma parliamo del film che mi ha ispirato tali riflessioni estemporanee. Immaturi offre un gruppo variegato di ex compagni di classe che si ritrovano per rifare la maturità e un po’ tutti possiamo riconoscere noi e i nostri ex amici (e nemici) di classe in questi personaggi. Il successo notevole riscosso dal film (di cui è già previsto anche un sequel) sta tutto qui, in questo spunto di partenza decisamente valido. Peccato che poi la pellicola non vada da nessuna parte. Non c’è la risata dolceamara di Compagni di scuola, er mejo der Carletto Verdone. Non c’è una vera evoluzione dei personaggi che si muovono sempre lunga una diagonale a metà tra Muccino e Moccia. L’unico percorso intrapreso è quello verso un’idea di normalità e famiglia tradizionale da Mulino (o Muccino?) Bianco.

A ciò possiamo aggiungere anche il solito espediente ormai trito e ritrito dell’irritante e saccente voce fuori campo, i personaggi di Luca & Paolo che non sono niente più di macchiette inutili, una scena di balletto sulle note di “Ufo robot” che vorrebbe essere un momento memorabile mentre invece è uno scult totale, un Raoul Bova medico più improbabile degli scopa-dottori delle ultime stagioni di Grey’s, dialoghi imbarazzanti (vedi la telefonata di Bova in macchina che ripete tutto quello che gli viene detto dall’altro capo), un’Ambra Angiolini che se la sarà anche cavata con Ozpetek e ke chezz però qui fa rimpiangere i tempi di Non è la Rai, spudorate markette di CheBanca! e Intimissimi e un finale terrificante con un pezzo di Alex Britti. No, dico: Alex Britti? Mi state pigliando per il culo?

Nonostante vari momenti che fanno cadere le palle, di cui quelli sopra citati sono gli esempi più lampanti, la visione fila via piuttosto liscia, soprattutto per merito di Ricky Memphis e Barbora Bobulova, i due più in palla e con i personaggi un attimino più decenti del lotto, mentre tra i comprimari ben figurano Alessandro Tiberi (il mitico stagista della serie Boris), la phiga di turno (Giulia Michelini) e persino un divertente Maurizio Mattioli (sì, quello del Bagaglino). Il filmetto è quindi guardabile e non mi sento di sconsigliarlo in toto, peccato che più che divertire metta un po’ di tristezza. Non tanto perché i tempi del liceo sono ormai un ricordo nostalgico più o meno lontano (almeno per me), ma per lo stato attuale del cinema (medio) italiano. Che una notte fonda possa calare su questa marea di commediole prima degli esami.
(voto 5-)

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