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martedì 13 agosto 2013

ALFRED HITCHCOCK EVENING




Good evening, oggi è l’Alfred Hitchcock Day, anzi questa sera è l’Alfred Hitchcock Evening.
Per celebrare l’anniversario della nascita del grande maestro del brivido inglese (e mondiale), Pensieri Cannibali a causa del clima vacanziero non vi propone una rece fresca, perché fa troppo caldo e nun glia’ fa, però non rinuncia del tutto a partecipare alle celebrazioni della sua nascita, avvenuta nel lontano 13 agosto del 1899. E così Pensieri Cannibali vi ricicla i post passati dedicati al regista, proponendovi qui di seguito qualche stralcio dedicato ad alcune delle più grandi hit di Hitchcock.

La finestra sul cortile
Una volta, quando non c’erano la tv satellitare o lo scaricamento selvaggio di film e serie tv, i videogame così come gli smart phone, la gente doveva arrangiarsi come poteva, per divertirsi. Si doveva inventare dei passatempi con quello che gli passava il convento. James Stewart, fotoreporter costretto temporaneamente sulla sedia a rotelle con una gamba ingessata, si ritrova così tutto il giorno seduto di fronte alla finestra a spiare, pardon a guardare ciò che fanno i suoi vicini di casa. Voyeur, maniaco, guardone… chiamatelo come volete, la sostanza non cambia.
In effetti però, come dargli torto? Le vite dei suoi vicini vanno a comporre un palinsesto più variegato di quello stitico di Canale 5: c’è la commedia romantica con la single alla Bridget Jones, ci sono i servizi sugli animali come quelli della nuova imperdibile (si fa per dire) rubrica di Studio Aperto Colpo di coda, c’è il canale soft porno con l’affascinante vicina in reggiseno (oh, siamo pur sempre negli anni ’50, epoca di molto pre-Colpo grosso), c’è la rete musicale antenata di Mtv con i musicisti jazz anziché le popstar e i rapper, e poi naturalmente c’è la parte thriller.

Psyco
Cos’ha tanto di speciale, questo Psyco? Me lo chiedeva sempre mio figlio. Poi l’ha finalmente visto e l’ha capito. È una pellicola straordinaria. Rispetto ad altri film già notevoli di Hitchcock, possiede una tensione ancora maggiore e costante. L’unica illusione di tranquillità è nella prima scena, in cui la macchina da presa ci accompagna dentro una stanza di un hotel. Non una camera inquietante come la numero 1 del Bates Motel, bensì una stanza in cui Marion incontra il suo innamorato. Oh, che teneri. Poi basta.
È solo un’illusione. Subito dopo Hitchcock comincia a macinare le sue trame gialle. Inizialmente con la fuga di Marion, la bionda Marion. Com’è che gli uomini amano tanto le bionde, ma poi si sposano le more? Boh, sarà che siamo più affidabili, comunque meglio per noi more. Fatto sta che, laddove molte altre pellicole del regista cicciobombo, e diciamolo che magrolino certo non era, sono a tratti attraversate da vicende romantiche e toni da commedia leggera, qui a parte la citata concessione iniziale si viaggia a mille. E così Marion prende e va via in auto. Oh, quanto piacerebbe farlo anche a me. Scappare via dalla mia famiglia, almeno ogni tanto. Andare via da tutti. Peccato che sì ho la patente, ma è da così tanto tempo che non guido oramai che mi sono dimenticata come si fa. E l’auto, poi? Mio figlio non mi darebbe mai la sua. Maledetto Kid. Ma ci si può chiamare Cannibal Kid? A l’è propi ‘n drugà!

Gli uccelli
Vi piacciono gli uccelli? O preferite le passere?
Qualunque sia la risposta, sono fatti vostri. In ogni caso, però, a tutti piacciono i volatili. Sono un simbolo di libertà. Hanno le ali, senza nemmeno bisogno di bere Red Bull, e possono volare via ovunque vogliano. L’uomo ha sempre voluto volare oh oh nel blu dipinto di blu, a volte si è persino scottato nel farlo. Icaro, ne sai qualcosa?
Insomma, gli uomini hanno da sempre invidiato gli uccelli, soprattutto quelli di grosse dimensioni, ma non ne hanno mai avuto paura. Oddio, forse pure in questo caso di quelli di enormi dimensione un pochino sì, però gli animali spaventosi sono altri. Spielberg ad esempio ha avuto gioco facile con Lo squalo e con i dinosauri di Jurassic Park. Semplice creare tensione, con delle bestie del genere. Capaci tutti.
La missione di Alfred Hitchcock sembra invece essere un’altra. Dopo averci costretti con Psyco a fare la doccia in fretta e furia e con un braccio sempre pronto a ripararci da eventuali pugnalate in arrivo, con la sua pellicola successiva ha continuato nella sua opera di demolizione di tutte le nostre certezze e ci ha messi di fronte a un nuovo incubo. Gli uccelli ci ha costretti ad andare in giro con lo sguardo all’insù preoccupati che una minaccia possa pioverci addosso dal cielo. Gli uccelli, creature pacifiche di cui al massimo potevamo temere per qualche scagazzata in testa, sono diventati dei mostri da temere. Grazie Alfred, terrorista del cinema.

BONUS TRACKS
Spazio infine anche ai due recenti film biopic a lui dedicati.

The Girl
Alfred Hitchcock era un maniaco?
Non lo sappiamo, almeno io non lo so, ma il film The Girl fa venire un pochino il dubbio.
Alfred Hitchcock era un guardone, o se preferite un voyeur e anche un mezzo stalker?
Questo è parecchio probabile. I suoi film sono pieni di indizi in tal senso. Molti dei suoi più grandi capolavori sono infatti giocati sullo spiare, sul guardare, sull’osservare in silenzio, dal Norman Bates di Psyco fino persino ai pennuti stalker de Gli uccelli, per non dire poi del caso più clamoroso, quello de La finestra sul cortile, una vera e propria celebrazione del voyeurismo.

Hitckcock
Più che un filmone di per sé, questo Hitchcock è una chiccheria ricca di aneddoti e curiosità, da poter poi sfoggiare con gli amici per fare i fighi e quelli che la sanno lunga sulla lavorazione di uno dei film cardine del cinema. Allo stesso tempo è anche un modo, non riuscito fino in fondo, per provare a penetrare nella mente del regista e avvicinarsi a un personaggio davvero singolare, egotomane e imponente, fisicamente e non solo, interpretato da un ottimo Anthony Hopkins. L’attore diventa Hitch. Non offre solo un’imitazione come quella di Beppe Fiorello alle prese con Domenico Modugno nella fiction Volare. Certo che anche io, andare a paragonare un’interpretazione di Sir Anthony Hopkins a una di Beppe Fiorello… Che ci volete fare? Pure a me come a Hitchcock piace shockare e sorprendere il pubblico. E cosa c’è di più spaventoso di Beppe Fiorello che recita?
Adesso andate a dormire e fate sogni d’oro, se ci riuscite.
Good evening.


Partecipano all'Alfred Hitchcock Day anche i seguenti magnifici blogs:

Movies Maniac
Director's cult
In Central Perk
Scrivenny
Montecristo


domenica 14 aprile 2013

GLI HITCHCOCK PREFERISCONO LE BIONDE


"Mi piacciono gli uccelli.
E non pensate subito male..."
The Girl
(UK, Sud Africa, USA 2012)
Regia: Julian Jarrold
Sceneggiatura: Gwyneth Hughes
Tratto dal libro: Spellbound by Beauty: Alfred Hitchcock and His Leading Ladies di Donald Spoto
Cast: Sienna Miller, Toby Jones, Imelda Staunton, Conrad Kemp, Penelope Wilton
Genere: famo un film
Se ti piace guarda anche: Hitchcock, Gli uccelli, Marnie, Factory Girl, Marilyn

Alfred Hitchcock era un maniaco?
Non lo sappiamo, almeno io non lo so, ma il film The Girl fa venire un pochino il dubbio.
Alfred Hitchcock era un guardone, o se preferite un voyeur e anche un mezzo stalker?
Questo è parecchio probabile. I suoi film sono pieni di indizi in tal senso. Molti dei suoi più grandi capolavori sono infatti giocati sullo spiare, sul guardare, sull’osservare in silenzio, dal Norman Bates di Psyco fino persino ai pennuti stalker de Gli uccelli, per non dire poi del caso più clamoroso, quello de La finestra sul cortile, una vera e propria celebrazione del voyeurismo.

"Se te lo stai chiedendo: sì, c'ho messo del roipnol."
Più che un film biografico sul grande regista, The Girl è il resoconto del suo rapporto di amore-odio malato nei confronti delle bionde dei suoi film e in particolare è la storia della sua ossessione per Tippi Hedren, la protagonista de Gli uccelli e di Marnie. Segnalata dalla moglie di Hitch, questa bionda dalle esperienze cinematografiche pressoché inesistenti ha subito folgorato il regista, affascinato dall’idea di prendere una completa sconosciuta per il film che doveva seguire al grande successo di Psyco. In tale modo, i veri protagonisti assoluti erano loro, gli uccelli.
Modella di origini campagnole, Tippi Hedren si è ritrovata così catapultata al centro di una grossa produzione hollywoodiana, tra le mani del più grosso (in tutti i sensi) regista hollywoodiano dell’epoca. E forse non solo dell’epoca.

Laddove nell'altrettanto recente film Hitchcock abbiamo una visione più benevola del regista, in questo film tv prodotto da HBO troviamo un suo ritratto più inquietante. Il cattivo, il mostro di The Girl è proprio lui, Hitchcock. È questa l’idea più intrigante di una produzione televisiva di livello cinematografico che si avvale dell’interpretazione di due ottimi attori. Personalmente ho trovato più adatto al ruolo del regista Anthony Hopkins, per età e per “mole” fisica, ma a livello attoriale il piccolo Toby Jones ha svolto pure lui un lavoro impressionante. L’attore 46enne, minuto e piccolino, non ha il physique du role, se così vogliamo dire, del grosso cineasta britannico, ed è troppo giovane per fare Hitch quando questi era già oltre i 60 anni. Eppure la sua interpretazione è così convinta da farci quasi dimenticare questi aspetti.
Perfetta nella parte di Tippi Hadren è una notevole Sienna Miller, attrice dotata di una classe molto 60s già mostrata in Factory Girl, in cui interpretava Edie Sedgwick, una delle muse di Andy Warhol. Vedendo Gli uccelli, l’attrice contemporanea che più mi ha ricordato Tippi Hadren è stata però Naomi Watts, ma comunque anche la Miller le somiglia molto e qui è parecchio convincente.
Naomi Watts avrebbe dovuto prendere invece la parte che fu della Hadren nel vociferato remake de Gli uccelli in preparazione pochi anni fa. Quello che, come accennavo ieri, doveva realizzare Michael Bay ma che ora è in stand-by.

È su loro due, sui due protagonisti, che l’intera pellicola è costruita. Sul loro rapporto controverso che, più che a una storia d’amore, somiglia a quello tra Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix in The Master di Paul Thomas Anderson.
Per il resto, The Girl offre anche qualche retroscena interessante riguardo alla lavorazione de Gli uccelli e poi anche di Marnie, l’altro film girato insieme dalla coppia non-coppia Hitch/Hedren. Da questo punto di vista, il film Hitchcock risulta più interessante, sarà perché la preparazione di Psyco è più mitologica, mentre sul piano della costruzione dei personaggi la figura del regista viene qui trattata in maniera più coraggiosa. Come detto, ne esce un suo ritratto parecchio spaventoso.
Alfred Hitchcok, il maestro del brivido?
No. Alfred Hitchcock, un uomo da brividi.
(voto 6+/10)



sabato 13 aprile 2013

VI PIACCIONO GLI UCCELLI?


"Aaah, sono appena uscita dalla parrucchiera e questi vogliono
scagazzarmi in testa!"
Gli uccelli
(USA 1963)
Regia: Alfred Hitchcock
Sceneggiatura: Evan Hunter
Tratto dal racconto: Gli uccelli di Daphne du Maurier
Cast: Tippi Hedren, Rod Taylor, Suzanne Pleshette, Jessica Tandy, Veronica Cartwright, Ethel Griffies, Charles McGraw, Karl Swenson
Genere: volatile
Se ti piace guarda anche: The Girl, Psyco, Lo squalo

Vi piacciono gli uccelli? O preferite le passere?
Qualunque sia la risposta, sono fatti vostri. In ogni caso, però, a tutti piacciono i volatili. Sono un simbolo di libertà. Hanno le ali, senza nemmeno bisogno di bere Red Bull, e possono volare via ovunque vogliano. L’uomo ha sempre voluto volare oh oh nel blu dipinto di blu, a volte si è persino scottato nel farlo. Icaro, ne sai qualcosa?
Insomma, gli uomini hanno da sempre invidiato gli uccelli, soprattutto quelli di grosse dimensioni, ma non ne hanno mai avuto paura. Oddio, forse pure in questo caso di quelli di enormi dimensione un pochino sì, però gli animali spaventosi sono altri. Spielberg ad esempio ha avuto gioco facile con Lo squalo e con i dinosauri di Jurassic Park. Semplice creare tensione, con delle bestie del genere. Capaci tutti.
La missione di Alfred Hitchcock sembra invece essere un’altra. Dopo averci costretti con Psyco a fare la doccia in fretta e furia e con un braccio sempre pronto a ripararci da eventuali pugnalate in arrivo, con la sua pellicola successiva ha continuato nella sua opera di demolizione di tutte le nostre certezze e ci ha messi di fronte a un nuovo incubo. Gli uccelli ci ha costretti ad andare in giro con lo sguardo all’insù preoccupati che una minaccia possa pioverci addosso dal cielo. Gli uccelli, creature pacifiche di cui al massimo potevamo temere per qualche scagazzata in testa, sono diventati dei mostri da temere. Grazie Alfred, terrorista del cinema.

"Com'è grosso il suo uccello."
"Eh, grazie. Me lo dicono tutte. E tutti."
Oltre che un concentrato di paura, Gli uccelli è l’ennesima lezione di cinema tenuta dal Maestro Hitch. Tutto è concentrato intorno alla presenza dei volatili, dall’inizio alla fine. In mezzo ci infila dentro anche una storia romantica, certo, ma il focus dell’opera sono sempre loro, i pennuti. Fin dalla prima sequenza, ambientata all’interno di un negozio di uccelli. Ed è qui che, secondo me, si può intravedere una chiave di lettura del film: gli uccelli, considerati animali ornamentali e intrappolati dall’uomo, a sorpresa si ribellano e diventano pericolosi, segno che il male può arrivare da ovunque, anche da dove meno ce lo aspettavamo. Anche da un composto omone inglese apparentemente innocuo e invece riuscito a diventare il maestro mondiale della suspance.
In questo film, Hitch dà ulteriore conferma di questa maestria: la prima parte è lenta, giocata sui toni della commedia romantica, con il classico gioco del boy meets girl: lui incontra lei, lui le sta inizialmente antipatico, lei però è affascinata dalla sua attitudine bastarda al punto da raggiungerlo in una cittadina di campagna. Una tranquilla cittadina in cui però si scatenerà l’inferno…

"Che situazione micidiale: proprio ora la batteria dell'iPhone doveva abbandonarmi?"
La potenza di un film come Gli uccelli sta nella libertà di interpretazioni che possiamo vedere, dalla chiave religiosa, con i volatili che si scagliano contro l’uomo come punizione divina, in maniera analoga a quanto succederà con la pioggia di rane di Magnolia, o in chiave socio-politica, per via dei timori dell'epoca nei confronti della bomba atomica.
Al di là delle molteplici letture possibili, Gli uccelli è anche e soprattutto un grandissimo film di paura, di terrore. Magistrale è poi il non uso della musica. Nella pellicola è quasi del tutto assente una colonna sonora musicale, ma quasi non ce ne accorgiamo. A essere ben presenti sono infatti gli inquietanti effetti sonori, una soundtrack costituita per lo più dai suoni dei volatili. È dalla cura in dettagli, che poi non sono solo dettagli, come questo che si nota la differenza tra un semplice film e un grande film.
Spettacolare il crescendo di tensione tipicamente hitchcockiano cui assistiamo. Prima una partenza tranquilla in cui affiorano qua e là degli elementi inquietanti. Poi via via il livello di tensione sale, con i primi attacchi dei pennuti e i loro angoscianti assembramenti che infine si fanno sempre più violenti e prepotenti. Il loro è un odio apparentemente senza ragioni. I loro attacchi partono all’improvviso, dopo fasi di quiete.
La domanda che lo spettatore si pone è: perché lo fanno?
La stessa domanda che ci possiamo fare è: perché l’uomo ogni tanto sente il bisogno di attaccare gli altri, di odiare, di fare la guerra?
È un comportamento senza senso, la cui assurdità ci viene sbattuta in faccia quando gli animali cominciano a comportarsi come gli uomini. Un’allegoria non nuova, vedi La fattoria degli animali di George Orwell, ma che mai su grande schermo aveva trovato un’applicazione tanto potente, con il volo degli uccelli che riecheggia i raid aerei della seconda guerra mondiale.

La razione di Scarlett Johansson quotidiana.
È un male inspiegabile e senza ragioni, messo in scena successivamente anche dal già citato Steven Spielberg nel suo Duel. La pellicola è pure uno dei primi e più grandi esempi di disaster/survival movie. Genere che poi sarebbe degenerato parecchio nella mani di registi come Roland Emmerich o Michael Bay.
Spazio curiosità: qualche anno fa si era vociferato della possibile realizzazione di un remake de Gli uccelli e come regista si era fatto il nome - orrore! - proprio di Michael Bay. Per fortuna, il progetto sembra per il momento essere stato accantonato, in attesa che come i pennuti del film riprenda quota e ritorni all’attacco. Fine dello spazio curiosità.

Gli uccelli volano alti ancora oggi. A 50 anni di distanza gli effetti speciali appaiono per forza di cose superati, anche se non sono invecchiati nemmeno troppo male, e pure oggi fanno il loro “effetto” sullo spettatore più di tutti i maledetti 3D di tutti i maledetti James Cameron di questo maledetto mondo. L’insieme è poi ancora tremendamente efficace. Sia per ricchezza di significati che per efficacia cinematografica, non ha pari tra gli altri survival/disaster movie prodotti in seguito. Anche perché definirlo un semplice survival/disaster movie appare assai limitante. Con rivali del calibro de La donna che visse due volte e Psyco, Gli uccelli non è forse il miglior film in assoluto del Maestro del brivido, però è probabilmente quello più ambizioso e dalla maggiore valenza simbolica. Quello che vola più in alto di tutti.
Nota di merito infine per la protagonista, la praticamente esordiente modella Tippi Hedren. Ma di lei avremo modo di parlare domani.
E ora, come direbbe un mio noto collega cannibale: vola vola vola… vola vola vola…
(voto 9/10)

Post pubblicato anche su The Movie Shelter.


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