Le meraviglie
(Italia, Svizzera, Germania 2014)
Regia: Alice Rohrwacher
Sceneggiatura: Alice Rohrwacher
Cast: Maria Alexandra Longu, Alba Rohrwacher, Sam Louwyck, Monica Bellucci, Agnese Graziani, Sabine Timoteo, André Hennicke
Genere: non è la Rai
Se ti piace guarda anche: Corpo celeste, Somewhere, La leggenda di Kaspar Hauser
Il cinema italiano è attualmente il più coraggioso del mondo.
Ma cooome?
Cannibal Kid non sta sempre, oltre che su YouPorn, a criticare il cinema italiano?
E adesso che fa, si mette a incensarlo senza motivo?
È stato pagato almeno, per farlo?
No, non sono stato pagato, ahimé, e no, non lo faccio senza motivo. Lo faccio quando c'è una ragione per farlo. La ragione è presto spiegata: il cinema italiano di recente ha saputo trasformare la merda in meraviglia. Vi sembra poco?
Gesù Cristo si “limitava” a tramutare l'acqua in vino, ma mi pare che rendere il trash qualcosa di sublime sia un'impresa ancora più encomiabile. Basta vedere pellicole nostrane recenti, apprezzate forse più all'estero che dalle nostre parti, come il premio Oscar
La grande bellezza di Paolo Sorrentino, o
Reality di Matteo Garrone, Grand Prix al Festival di Cannes 2012, o questo Le meraviglie di Alice Rohrwacher, anch'esso vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, nel suo caso edizione 2014. O ancora si può citare
Gomorra – La serie, che non è cinema in senso stretto, ma in fondo sì, è Cinema, sebbene fatto per la tv.
Cos'hanno fatto, questi film/telefilm?
La grande bellezza è riuscito a dare grande bellezza alle festicciole della peggio Roma con Raffaella Carrà come colonna sonora. Il kitsch che si fa poesia pura.
Gomorra – La serie si è messo in testa di competere con le serie americane di HBO e AMC attraverso un drama famigliar-criminale accompagnato dalla musica del neomelodico Alessio. E c'è riuscita, alla grande.
Reality ha messo in scena l'Italia che sogna di partecipare al Grande Fratello, programma simbolo del trash più totale, sotto forma di una moderna, malata fiaba moderna.
Con Le meraviglie, Alice Rohrwacher non è stata da meno. Anzi. Ha preso una delle canzoni più merdose nella Storia della Musica, ovvero “T'appartengo” di Ambra Angiolini, e l'ha messa al centro della sua pellicola. I film anglofoni fanno i fighi con i pezzi di David Bowie, Radiohead o Pixies, ma così è troppo facile. Per usare la musica di Ambra sì che ci vanno le palle. Il brano dell'ex starlette di Non è la Rai riveste un ruolo molto importante nella pellicola. Innanzitutto colloca la vicenda a livello temporale a metà anni Novanta. Senza questo pezzo, sarebbe difficile stabilirlo con certezza. Il film è infatti ambientato nel casale di una famiglia di apicoltori della campagna tra Umbria e Toscana. Il loro stile di vita è talmente arcaico, o anche della Preistoria, come dice Monica Bellucci nel corso della pellicola, che non si capirebbe bene in che epoca collocare la storia, non fosse appunto per la presenza di Ambra.
Il pezzo è usato in un paio di sequenze, una in particolare fondamentale per delineare il personaggio principale della pellicola. Sì, ok, in Le meraviglie si parla di una famiglia di apicoltori, ma la vera protagonista è Gelsomina (l'ottima Maria Alexandra Longu), la figlia maggiore della coppia formata da una Alba Rohrwacher meno insopportabile del solito, sarà perché per fortuna appare pochino, e da un padre-padrone che sinceramente non ho capito quale lingua/dialetto parli. Forse non l'ha capito nemmeno lui.
|
"A forza di farmi dire da Cannibal che sono braccia rubate all'agricoltura,
ho finito per dargli ascolto." |
Questo Le meraviglie per prima cosa è allora un racconto di formazione. Il passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza di Gelsomina possiamo vederlo quasi una versione al femminile e di 12 anni più breve di
Boyhood. O anche come una versione meno hipster e fighetta, mooolto meno hipster e fighetta, delle opere di
Sofia Coppola. Qualcuno a questo punto potrà dire che già il film d'esordio della regista Corpo celeste raccontava un po' la stessa storia un po' allo stesso modo, ed è vero, ma allora perché l'avevo detestato tanto?
Non lo so. Il Corpo celeste era impregnato di una certa aura di neorealismo che avevo trovato pesante e fastidiosa. Mi aspettavo di ritrovarla pure qui ed ero già pronto con un fucile carico di parole infuocate pronte a colpire pure Le meraviglie. Invece no. Invece Le meraviglie mi ha fatto un'impressione di segno opposto.
Il secondo film della Rohrwacher vola leggero, per quanto non privo di qualche momento duro e drama, ed è pieno di incanto. Il viaggio alla scoperta dell'adolescenza compiuto dalla protagonista Gelsomina è tutto fuorché una gita nel paese delle meraviglie, eppure la regista riesce a farcelo passare quasi come tale. Così come Sorrentino, Garrone e lo Stefano Sollima di Gomorra – La serie, è riuscita a tramutare la merda in meraviglia.
La vita apparentemente priva di grossi stimoli, schiacciata dal peso di un padre che ha una concezione medioevale del mondo, della protagonista cambia quando incontra una Monica Bellucci con look da Elsa di Frozen. Questa fatina conduttrice di un programma kitsch di una tv locale diventa l'unica speranza di miglioramento per la sua vita. Raccontato così potrebbe apparire deprimente come spunto per una storia, e invece non lo è. Le meraviglie è davvero una piccola meraviglia di film, in cui lo schifo si fa bellezza e tutto diventa possibile, persino trasformare “T'appartengo” di Ambra in poesia. Non ci credete?
Eppure io, miei cari lettori, ve lo prometto.
E se prometto poi mantengo.
(voto 7+/10)