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mercoledì 2 novembre 2016

Black Mirror - Specchio riflesso senza ritorno






Black Mirror
(stagione 3)

Black Mirror lo sapete ormai tutti cos'è, giusto?
Per quei due o tre che vivono nel mondo delle fate e di Mediaset e ancora non lo sanno, per farla breve si tratta di una specie di Ai confini della realtà ai tempi di Twitter.
Ancora non avete capito?

È una serie diciamo di fantascienza, ma non di quella fantascienza assurda e irrealizzabile. È una sci-fi che ci mostra il mondo non com'è, ma come potrebbe diventare tra un anno, o magari tra 10 minuti.
Non vi è ancora chiaro?


domenica 5 luglio 2015

Beyond the Lights - Trova la tua voce, basta che non sia la mia





Beyond the Lights - Trova la tua voce
(USA 2014)
Titolo originale: Beyond the Lights
Regia: Gina Prince-Bythewood
Sceneggiatura: Gina Prince-Bythewood
Cast: Gugu Mbatha-Raw, Nate Parker, Minnie Driver, Danny Glover, Machine Gun Kelly, Aisha Hinds, India Jean-Jacques, Estelle
Genere: suicida
Se ti piace guarda anche: Empire, Nashville, Honey, Cadillac Records

Yo yo, bella fra, com'è, come butta?
Oggi yo vi voglio parlare di una nuova pelli-cola, che si beve fresca come una Coca-Cola, e se preferite la Fanta, tornatevene indietro agli anni ottanta, qui non si parla di roba old-school, se ne volete andate a fuck you!

lunedì 27 aprile 2015

JUPITER - IL DESTINO DELL'UNIVERSO NELLE MANI DI UNA FIGA SPAZIALE





Jupiter - Il destino dell'universo
(USA, UK 2015)
Titolo originale: Jupiter Ascending
Regia: The Wachowskis
Sceneggiatura: The Wachowskis
Cast: Mila Kunis, Channing Tatum, Eddie Redmayne, Douglas Booth, Sean Bean, Maria Doyle Kennedy, Tuppence Middleton, David Ajala, Doona Bae, Gugu Mbatha-Raw, James D'Arcy, Terry Gilliam
Genere: sci-fi sce-ma
Se ti piace guarda anche: Divergent, Matrix, Guardiani della Galassia, Thor

Pillola azzurra, fine della storia, cari Wachowski: dopo un filmone come Matrix la smettete di girare, domani vi sveglierete in camera vostra, e crederete a quello che vorrete.
Pillola rossa, restate a Hollywood a girare filmacci peggio de Il paese delle meraviglie di Tim Burton, e vedrete quanto si può sprofondare nella tana del pessimo cinema.


domenica 23 marzo 2014

ODD THOMAS, IL POCO STRANO FILM SULLO STRANO THOMAS




Odd Thomas
(USA 2013)
Regia: Stephen Sommers
Sceneggiatura: Stephen Sommers
Tratto dal romanzo: Il luogo delle ombre di Dean R. Kootz
Cast: Anton Yelchin, Addison Timlin, Gugu Mbatha-Raw, Willem Dafoe, Melissa Ordway, Nico Tortorella, Kyle McKeever, Patton Oswalt
Genere: senitivo
Se ti piace guarda anche: Il sesto senso, Ghost Whisperer, Donnie Darko, R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà

Vedo la gente morta.
Pure tu? Ormai siete in tanti.
Odd Thomas è chiamato così per un errore all’anagrafe, in teoria avrebbe dovuto chiamarsi Todd, e anche perché è un tipo strano. È strano perché vede i morti… Ma, scusate un po’, che c’è di tanto strano?
Ormai è più fuori dal comune trovare come protagonista di un film uno che non li vede. Per tutta la durata della pellicola, i personaggi non fanno poi altro che dire quanto sia strano Thomas, lui per primo, solo che non è così strano. A parte il piccolo fatto di vedere i fantasmi, anzi i bodach, così vengono chiamati gli spiriti in questo film per fare un po’ gli originali, Odd Thomas è un ragazzo piuttosto normale. Anziché considerarlo un freak, un fenomeno da baraccone, un tipo fuori di testa, un povero malato di mente, tutti lo ritengono parecchio cool. Le ragazze gli sbavano dietro: ha una tipa stragnocca, più una biondazza che non vede l’ora di farselo. I ragazzi anziché riempirlo di botte tutto il giorno o sfotterlo, come ParaNorman ad esempio, lo rispettano e i poliziotti si fidano persino di lui. Invece di volerlo rinchiudere in un manicomio, il detective Willem Dafoe pende letteralmente dalle sue labbra.
Insomma, Odd Thomas non è un disadattato come Donnie Darko o il bambino de Il sesto senso, che nel frattempo è diventato così…


Odd Thomas è l’idolo paranormale locale, nella cittadina californiana in cui vive. Nonostante questo, tutti continuano a ripetergli: “Oh, certo però che sei strano,” e “Che cose strane che dici, però ti dobbiamo lo stesso dare ascolto”. E a forza di dirlo e a ridirlo pure lui si convince di essere strano, ma tanto tanto strano.
La sceneggiatura del film ripete la parola strano più volte di quanto lo stia facendo io in questo post. Strano, vero?

"Perché me ne sto qui su in cima a una collina con un'aria misteriosa?
Perché fa tanto strano. O fa solo scemo?"
E mentre tutti gli ripetono che è strano forte, anche noi spettatori cominciamo a credere che questo Thomas lo sia. Il film invece è ben poco strano. È la solita pellicola dai toni teen fantasy di quelle che negli ultimi tempi vanno per la maggiore e vorrebbe forse diventare l’erede di Donnie Darko, mentre il risultato finale va più dalle parti di Donnie Darko 2, ma anche peggio. Mi ha ricordato persino la versione cinematografica di Dylan Dog. Nel caso abbiate dei dubbi in proposito, non è un complimento. E mi ha fatto venire in mente pure il recente R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà, che al confronto appare quasi come un film divertente.
Ma chi è l’artefice di una simile porcheria?

Odd Thomas è il personaggio protagonista di un paio di libri dello scrittore americano Dean Koontz: Il luogo delle ombre e Nel labirinto delle ombre, cosa che mi fa temere nella possibilità di un sequel anche al cinema. Ipotesi al momento per fortuna remota, visto che il film mi pare sia stato a mala pena distribuito nei cinema americani e in Italia ovviamente non è manco arrivato. I libri magari sono anche fighissimi. Magari sono persino davvero strani. La versione cinematografica è invece atroce e andando a scoprire il nome di chi si è occupato dell'adattamento non stupisce più di tanto. A produrre, sceneggiare e a dirigere il film vi è Stephen Sommers, già regista dei due La mummia, mediocri ma ancora decenti, e di due robacce inguardabili come Van Helsing e G.I. Joe – La nascita dei cobra. Dopo queste grandi produzioni, fa piacere vedere che il Sommers si è avventurato a girare una pellicola più piccola. Dopo aver visto il film, non fa più piacere.

"Hai girato questo film solo per recitare con me, vero?"
"Più che al recitare, veramente pensavo di fare con te qualcos'altro..."
La trama del film risulta assurda persino all’interno di un contesto fantasy, i dialoghi sono ridicoli, tra i peggiori ascoltati di recente (The Counselor a parte), i personaggi macchiettistici, ogni tanto arrivano improvvise zuccherose dosi di romanticismo che nemmeno in Twilight, gli effetti speciali sono onnipresenti e fastidiosi e la regia di Stephen Sommers, ci fosse il bisogno di sottolinearlo, è tutt’altro che fenomenale.
L’unica cosa positiva da segnalare in pratica è l’ingente quantità di figame presente: Addison Timlin, già fattasi notare in Californication e Uomini di parola, è qualcosa di straordinario, il vero effetto speciale più sorprendente del film. In più ci sono la sexy bionda Melissa Ordway e la notevole Gugu Mbatha-Raw, splendida attrice che purtroppo sceglie di comparire solo in progetti fallimentari come le serie cancellate Touch e Undercovers o il pessimo film di e con Tom Hanks L’amore all’improvviso – Larry Crowne.
Il protagonista maschile è invece uno spento Anton Yelchin, pure lui specialista in pellicole non proprio riuscite come Fright Night – Il vampiro della porta accanto, Mr. Beaver e il nuovissimo Only Lovers Left Alive.
Odd Thomas è allora un teen fantasy bocciatissimo che vorrebbe essere il nuovo Donnie Darko e finisce invece per essere peggio di una puntata di Teen Wolf. Una puntata brutta di Teen Wolf (non che ce ne siamo molte di belle). E, nonostante cerchi di esserlo con tutte le sue forze, non è certo un film strano. Ma manco un po’.
(voto 4/10)

sabato 14 aprile 2012

Touch me I'm sick

"Ma quanto sono new-age?"
Touch è un Babel for dummies.
Fine della recensione.

Non vi ritenete dummies?
Volete un approndimento?
Uff, e va bene. Allora continuate a leggere…

Touch
(serie tv, stagione 1, episodi 1-4)
Rete americana: Fox
Rete italiana: Fox
Creata da: Tim Kring
Cast: Kiefer Sutherland, David Mazouz, Gugu Mbatha-Raw, Danny Glover, May Miyata, Satomi Okuno
Genere: collegato
Se ti piace guarda anche: Babel, Molto forte, incredibilmente vicino, Numb3rs, Cosa piove dal cielo?, Magnolia

“C'e' un'antica leggenda cinese, quella del Filo Rosso del Destino,
secondo la quale gli dei hanno legato un filo rosso alle nostre caviglie
collegandolo a tutte quelle persone con cui siamo destinati a entrare in contatto.
Quel filo potrà allungarsi, o aggrovigliarsi, ma non si romperà mai.”

Un filo rosso lega tutte le persone, almeno secondo la leggenda cinese citata in Touch, ed è proprio quello che deve aver legato alle caviglie i tre nomi coinvolti in questa serie: Kiefer Sutherland, Tim Kring e Francis Lawrence.

"Sono Jack Bauer, io. Non ho tempo per stare a leggere i tuoi cazzo di numeri!"
Kiefer Sutherland, devo anche stare a dirlo?, era e nel mio cuore sarà sempre Jack Bauer, il protagonista di 8 stagioni/giornate di 24 nonché mio idolo personale. 24 ha rivoluzionato la narrazione televisiva e non solo come poche altre serie, oltre ad aver anticipato varie questioni politiche (attentati, presidenti degli Stati Uniti di colore, torture ai terroristi Guantánamo-style), e il suo protagonista Kiefer anche in futuro difficilmente riuscirà a non essere identificato con quel telefilm.
C’è poco da fare. Un sacco di attori provano a sfuggire al loro destino, ma non ci riescono. Di recente ci ha provato anche Sarah Michelle Gellar. Peccato che con l’atroce Ringer non abbia certo fatto dimenticare la mitica Buffy. Semmai ha solo accresciuto la sua memoria: se prima ricordavamo l’Ammazzavampiri con una lacrimuccia nostalgica, dopo aver visto Ringer la piangiamo a dirotto disperati.
A Kiefer Sutherland le cose con Touch, diciamolo subito, vanno un po’ meglio che con Ringer. Però non così bene da lasciare intendere che con questa serie possa lasciare un vero segno come con 24. No no no. Anche perché il suo personaggio finora non ha regalato grandi motivi di esaltazione e sembra solo una copia sbiadita proprio di Jack Bauer, sempre in corsa contro il tempo per qualche motivo, ma senza essere kick-ass come lui.

"Mio figlio non vuole essere toccato da nessuno,
però se lo "tocchi" tu, abbella de mamma, mi sa che non fa tante storie..."
La sua è la classica storiona strappalacrime post-11 settembre: la moglie è morta vittima degli attentati e lui non ha potuto farci niente. Oh, non è Jack Bauer. Non qui. Non ha potuta salvarla.
A parte che, se andiamo proprio a vedere, pure la moglie di Jack Bauer moriva…
Comunque, data la situazione della moglie morta, si ritrova da solo a crescere un figlio. Un figlio “speciale”, un ragazzino autistico che odia essere “touchato”, che non ha MAI parlato in vita sua e che comunica solo attraverso i numeri.
Questo bambino (il solito bambino mediamente odioso presente nei film e/o nelle serie tv) vede la realtà in modo diverso da noi, poveri comuni mortali. Come il codice di Matrix (il film, non il programma d’informazione (?) con Alessio Vinci): se a un occhio normale possono apparire soltanto elenchi di cifre senza senso, lui invece ci vede altro, vede delle connessioni tra le persone. Persone che vivono in posti anche parecchio distanti del mondo e sono interrelazionate in qualche modo tra di loro. E lui lo vede, lo capisce…
Chi cazzo è?
Il figlio di Jack Bauer o il figlio di Dio?

"Eh, certo che 24 aveva ritmi un pochino più adrenalinici..."
Passiamo alla seconda persona collegata al filo rosso: Francis Lawrence.
Anello debole dei tre, Francis Lawrence è uno dei produttori della serie nonché regista dell’episodio pilota. Lawrence ha firmato pellicole che io certo non ho amato molto come Constantine, Come l’acqua per gli elefanti e soprattutto il pessimo Io sono leggenda con un poco leggendario Will Smith. Il suo stile iper-patinato e videogammaro non mi piace e il suo personal “touch” lo infila un filino pure dentro a questa serie. Molto Fox (il network che lo trasmette sia negli Usa che in Italia) come stile e quindi un po’ troppo commerciale e didascalica per i miei gusti. Capisco che considerata la natura complessa della tematica si debbano spiegare tutti i passaggi, però così è un po’ troppo. Con eccessive spiegazioni, si finisce per perdere il fascino delle connessioni.

Chiudiamo con la terza persona collegata al filo rosso: Tim Kring.
Tim Kring è l’autore di Crossing Jordan e soprattutto di Heroes, una serie pure questa parecchio importante per il panorama televisivo degli ultimi anni, capace di raccontare i supereroi attraverso uno spiccato punto di vista umano. La serie presentava alcuni personaggi fenomenali: l’esilarante ed eroico Hiro Nakamura, l’indistruttibile cheerleader gnocca Claire Bennet, il perfido cattivone Sylar, tanto per citarne alcuni. Nonostante dopo un’ottima prima stagione si sia rapidamente persa per strada, il merito principale della serie era quello di riuscire a creare un mondo, un immaginario intero. Fumettoso ma anche piuttosto realistico.

"Almeida torno al CTU, mi son rotto di 'ste stronzate new-age!"
Riuscirà a farcela anche questo Touch? Riuscirà a crearsi un immaginario tutto suo? Dopo le prime puntate, sembra mettere sul fuoco tanti personaggi, tante storie, tante vicende più o meno intrecciate tra loro che fanno molto social network, in una maniera che ricorda parecchio il film Babel (come detto in apertura di post), così come Molto forte, incredibilmente vicino (prossimamente recensito), ma direi che un vero e proprio immaginario a cuocere sulla brace non lo mette. Comunque c’è tempo, la serie sta facendo ascolti dignitosi negli Usa e quindi almeno una prima stagione completa dovrebbero realizzarla. Vedendo il quadro finale, speriamo che i tasselli trovino una loro collocazione e un loro senso. Ad esempio le due harajuku girls sono dei personaggi inseriti così alla cazzo per fare simpatia, oppure riveleranno una loro reale importanza all’interno del grande disegno (se ce n’è uno) di questa serie, comunque vada davvero troppo new-age per i miei gusti?
Per il momento non possiamo che fare come Kiefer Sutherland. Leggiamo i numeri, ma non riusciamo a vedere le connessioni. Arrivati alla fine, otterremo lo sguardo del suo figlio autistico e vedremo ciò che vede lui?
(voto 6-/10)


lunedì 14 novembre 2011

Il cinema è come una scatola di cioccolatini: non sai mai che film di merda ti capita

L’amore all’improvviso - Larry Crowne
(USA 2011)
Titolo originale: Larry Crowne
Regia: Tom Hanks
Cast: Tom Hanks, Julia Roberts, Gugu Mbatha Raw, Bryan Cranston, Cedric the Entertainer, Holmes Osborne, Wilmer Valderrama, Taraji P. Henson, Pam Grier, Rita Wilson, Rami Malek, Nia Vardalos
Genere: buonismo alla tomhanks
Se ti piace guarda anche: qualunque altro film con tomhanks, 

Indovina, indovinello: riuscite a immaginare qualcosa di più noioso di un film interpretato da Tom Hanks?
Andiamo, non è difficile…
Niente? Eppure è semplice: un film scritto, prodotto, diretto e interpretato da Tom Hanks!

Io odio Tom Hanks. Odio magari è una parola esagerata, meglio usarla per qualcun altro. Diciamo allora che lo detesto cordialmente. Perché?
Il motivo è quello del fan. La iena - tarantiniana - (meglio specificarlo, ché io con Enrico Brignano non voglio aver niente a che fare) che è in me non può farne a meno. Forrest Gump ha battuto Pulp Fiction agli Oscar del 1995.
Un filmetto carino quanto ruffiano che batte il sommo capolavoro tarantiniano?
Ancora non l’ho digerita.
Per quanto il povero Tom Hanks non avesse colpe (o forse sì, visto che magari ha fatto qualche magheggio con i membri dell’Academy) da lì non ho potuto fare a meno di provare una sorta di repulsione per tutto quello che lo riguarda. E certo che anche lui ci mette tutto il suo impegno per rendermi la vita facile. Soprattutto in questo caso.

Tom Hanks aveva esordito alla regia con Music Graffiti (That thing you do!), filmetto pure questo carino, come molte delle cose che Hanks fa. Però non è un carino carino, è un carino tipo “cariiiiiino” detto da una voce odiosa.
Adesso ci riprova e questa volta per fare le cose in grande dirige, produce, interpreta come protagonista assoluto, e co-sceneggia insieme a Nia Vardalos (sì, quella de Il mio grosso grasso matrimonio greco, il film che ci fa capire perché la Grecia è un paese in crisi e non merita l’aiuto di nessuno - scherzo! -).
Il risultato?
Qui non si può parlare nemmeno di cariiiiino.
Qui si può parlare solo di ridiiiiiiiiiiiicolo.

Julia Roberts (con tanto di caschetto tricolore) e Tom Hanks in giro
a festeggiare le dimissioni di Berlusconi. A Gasparri non è andata giù.
Di cosa parla il film? La storia è in pratica la crisi vista dal punto di vista di Tom Hanks, il divo hollywoodiano multimilionario. La crisi intesa sia come economica che personale.
Dal primo punto di vista, è proprio la crisi economica a mettere in moto la vicenda del film. Il protagonista Larry Crowne (Tom Hanks, nel caso aveste dubbi) è un uomo che viene licenziato perché non ha una laurea.
Ok, fermi tutti. In Italia vieni licenziato (o non vieni proprio assunto) perché HAI una laurea. Possibile che negli Usa avvenga il contrario?
Possibile, possibile.
E così Larry decide di iscriversi all’università e se vi aspettate un film divertente quanto l’episodio in cui Homer Simpson fa la stessa cosa allora siete pazzi. PAZZI siete.


Di divertente in questa commedia non c’è nulla. Le battute sono – passatemi il francesismo - merd! Ogni tanto fanno persino ridere involontariamente da quanto poco divertenti sono. E i ritmi non sono certo quelli scoppiettanti pim pum pam che ci si aspetterebbe da una commedia brillante, bensì sono mortalmente noiosi e zzzzzz soporiferi. Forrest, anziché la scatola di cioccolatini, questa volta tua mamma ti avrà mica dato quella del Valium?


Comunque Larry Crowne diventa una sorta di idolo sia all’università che nel suo quartiere senza un motivo logico: non è simpatico, non è intelligente, non è divertente, non è bello, non è niente. Sempre senza alcuna ragione apparente, entra a far parte di una gang di motociclisti e quando cambia casa viene salutato da tutti come se se ne andasse il Profeta. Fino alla parte finale, in cui Tom Hanks fa il suo discorso di commiato dall’università ed è la serie di banalità e assurdità più banali e assurde mai sentite (non solo in un film), e invece uno dei suoi compagnucci di scuola commenta dicendo: “Il miglior discorso mai fatto”.
Ma perché? Peeeeerché?
Naturalmente tutte le donne sono pazze di lui, sia la splendida studentessa interpretata da Gugu Mbatha-Raw (unica nota lieta del film) che l’insegnante interpretata da Julia Roberts.
Ma perché? Peeeeerché? - Parte seconda.

A proposito di Julia Roberts: lei è la dimostrazione vivente di come le mie opinioni non siano certo immutabili, possano cambiare anzi radicalmente e sono pure parecchio contento quando ciò accade. Un tempo la detestavo all’incirca quanto Hanks. Ok: quasi quanto Hanks. La consideravo un’attricina buona giusto per commediole romantiche e smielate. Quando ha vinto l’Oscar per Erin Brockovich ho pensato: “Ma come essere possibile questo?”. Poi però ho visto il film, ho fatto il tifo per Erin e mi sono reso conto che l’interpretazione di Juliona Roberts è davvero notevole e l’Oscar se l’è meritato tutto. Da allora in poi la Roberts mi piace, più in Closer che in robe come Mangia prega e ama o questo, però mi piace, mentre Tom Hanks non mi ha mai fatto cambiare opinione su di sé e, anzi, dopo questo film la mia opinione su di lui è pure peggiorata ulteriormente.

Larry Crowne (Larry Clown sarebbe stato più appropriato) è un film che a parte l’onnipresente Hanks vanta un ottimo cast, in cui oltre alle due donzelle sopra citate appaiono anche il protagonista della serie Breaking Bad, ovvero uno sprecatissimo Bryan Cranston (che comunque con professionalità riesce a salvare la faccia), Holmes Osborne (il padre cinematografico di Donnie Darko) e Pam Grier (Jackie Brown proprio di Tarantino, cazzo!). Ma questo non gioca a favore di Tom Hanks. Anzi, avere un cast così e sprecarlo con una delle commedie più assurde, noiose e imbarazzanti viste negli ultimi anni dovrebbe essere considerato un crimine in tutti gli stati o per lo meno in quello in cui vive lui.
Avete bisogno di un altro motivo per odiare - pardon, detestare cordialmente – pure voi Tom Hanks? È pure il padre (non cinematografico) di Colin Hanks, l’attore (raccomandatissimo) che sta facendo di tutto per risultare il cattivo meno credibile nella storia della serie tv Dexter. Pregusto già il momento in cui la vendetta di Dex si abbatterà su di lui. E magari tarantinianamente pure sul padre…
(voto 3/10)

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